Dicembre 24th, 2019 Riccardo Fucile
TENTATIVO DI ALZARE LE PARATOIE FALLITO, SULLA VICENDA REGNA IL PIU’ FITTO MISTERO
C’era grande movimento ieri sera nel cantiere del Mose alla bocca di Treporti — Lido di Venezia. Nonostante nessuna prova di emersione fosse ufficialmente in programma, l’attività della barriera che dovrebbe salvare la laguna di Venezia era frenetica.
Per questa mattina è stata prevista un’alta marea di un metro e mezzo così la speranza dei veneziani era quella di vedere su le paratoie del Mose. E invece nulla.
Alle 20.30 era stata messa in pre allerta la Guardia Costiera — confermano i militari a Fanpage — , in vista di un possibile alzamento delle paratoie che poi non è arrivato.
E anche secondo la stampa locale, c’è stata una forte pressione sia da parte del provveditore alle opere pubbliche, Cinzia Zincone, che, d’accordo con il commissario del consorzio Venezia Nuova (che si occupa della realizzazione dell’opera), volevano vedere su le paratoie, almeno a Treporti, almeno una parte.
La macchina sarebbe dovuta partire alle 22, ma qualcosa, di nuovo, è andato storto e non si è riusciti a porre un argine, seppur minimo, all’alta marea che oggi, puntualmente, ha invaso Venezia.
Perchè tutto questo mistero? Perchè questa prova di emersione non è stata comunicata a nessuno? È vero — come scrive il Gazzettino — che una troupe Rai stava andando sul posto? C’è effettivamente stato un ordine di movimentazione poi revocato? E il Comune era stato messo al corrente?
Tutte domande che avremmo voluto girare al consorzio Venezia Nuova, in particolare al portavoce Antonio Gesualdi, ma non c’è stato verso di mettersi in comunicazione con lui (il telefono viene riagganciato e ai messaggi non viene dato alcun seguito).
Va bene che è la vigilia di Natale, ma non comunicare ufficialmente nemmeno se le paratoie siano state alzate o meno è una cosa grave, che legittima sempre più i sospetti e le paure legate a questa opera mastodontica che è finora costata oltre 6 miliardi, non ha un piano di gestione e costi e non si sa quando sarà finita, visto che quella famosa quota del 94% dei lavori completati è una panzana mai smentita. Come ne sono state dette tante. Troppe.
Da quello che risulta a Fanpage, è possibile che alcune operazioni di ieri sera, almeno quelle iniziate alle 19, non fossero legate all’acqua alta, ma ancora una volta alle pulizia degli alloggiamenti dove le paratoie trovano spazio quando non sono sollevate. Un’operazione “straordinaria” — si legge nel sito del Mose — che va avanti da 10 mesi ed è stata ripetuta 25 volte.
E che, si scopre sul sito della Guardia Costiera, sono andate avanti fino al 21 dicembre e, nel 2020, andranno avanti fino al 18 gennaio.
Come già spiegato, queste lunghe e costose operazioni di “pulizia” del fondale marino servono a tenere questi alloggiamenti perfettamente sgombri da sabbia, spazzatura e detriti di ogni genere che nella zona abbondano. Altrimenti il Mose non può funzionare. E così a Venezia si “scopa” il mare.
Un’operazione ingrata ma necessaria perchè, come già successo, se gli alloggiamenti non sono puliti, le paratoie non possono abbassarsi, adagiandosi sul fondo. Forse è quello che è successo anche ieri sera e che ha bloccato una prova “segreta” dell’unica, attesissima, difesa di Venezia.
Ma il Consorzio Venezia Nuova ha deciso che i veneziani, i contribuenti, noi, non dobbiamo sapere. Probabilmente per non farci andare di traverso la cena natalizia.
(da “Fanpage”)
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Dicembre 24th, 2019 Riccardo Fucile
L’INIZIATIVA DI UOMINI E DONNE DEL IX REPARTO MOBILE
Gli agenti di polizia della Questura di Bari protagonisti delle cronache nazionali per un grande atto di solidarietà arrivato nei giorni di Natale. Il IX reparto Mobile di Bari ha donato un cospicuo quantitativo di generi alimentari in favore di associazioni impegnate nel sociale e in aiuto ai più bisognosi.
Cibo, per un valore di poco meno di sedicimila euro, che arriva dalla rinuncia a circa tremila buoni pasto maturati durante il corso del corrente anno da parte degli agenti. Dal suo canto l’azienda che gestisce la mensa del polifunzionale della polizia di Stato ha aggiunto una parte di donazione ai buoni pasto, convertendoli poi in derrate alimentari.
I prodotti sono stati donati all’associazione Incontra con sede a Bari, all’opera Salesiana Sacro Cuore con sede a Cisternino, alla Congregazione Suore dello Spirito Santo di Bari e alla Comunità educativa 16 agosto con sede a Bari.
“Un grazie anche a tutti coloro che, in questo periodo natalizio, hanno fatto donazioni” — I volontari dell’associazione Incontra, nella giornata di venerdì 20 dicembre, si sono recati nella caserma di via Cacudi a Bari e, coadiuvati dagli agenti, hanno caricato nel furgone associativo una ingente quantità di generi alimentari a lunga conservazione, che sono stati successivamente disposti sulle mensole del market solidale dell’associazione e quindi verranno donati alle oltre 600 famiglie in stato di bisogno assistite.
“L’associazione InConTra intende ringraziare sia il IX reparto mobile della Polizia di Stato di Bari che l’azienda di ristorazione per aver dimostrato sensibilità verso chi è meno fortunato — si legge nella nota di InConTra -. Un grazie anche a tutti coloro che, in questo periodo natalizio, hanno fatto donazioni in termini di giocattoli, beni alimentari e vestiario utili alle attività di volontariato associative”.
(da Fanpage)
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Dicembre 24th, 2019 Riccardo Fucile
IL GOVERNATORE USCENTE ANNUNCIA RITIRO DA CORSA A PRESIDENZA CALABRIA
“Pur ritenendo di avere tutte le ragioni del mondo, non faccio dividere il bambino a metà . Di altri sono e saranno le responsabilità . La Storia si incaricherà di fare giustizia di tutto, presto o tardi. Io faccio un passo indietro per non consentire che venga distrutto e dilaniato un patrimonio che è la mia storia politica”.
E’ quanto scrive, in una lettera aperta al segretario del Pd, Nicola Zingaretti, il governatore della Calabria Mario Oliverio annunciando il ritiro della sua candidatura a presidente.
Gesto apprezzato dallo stesso Zingaretti. “Grazie ad Oliverio per il suo gesto importante e significativo che aiuterà sicuramente a vincere un appuntamento elettorale molto importante. Sono e rimango convinto che il percorso delineato e seguito con tenacia in questi mesi sia quello giusto. Costruire una coalizione ampia all’insegna del rinnovamento, per dare un futuro positivo e di rilancio ad un terra bellissima come la Calabria. Ora tutti uniti con Callipo per battere una destra populista che evoca solo paure ma non dà mai risposte”. Così in una nota il segretario del Pd Nicola Zingaretti.
Oliverio, nella lettera al segretario del Pd, cita in premessa la parabola biblica di Re Salomone, sulle due donne che reclamavano la maternità di un bimbo, e richiama “la storia di Fausto Gullo e dei braccianti poveri e diseredati, la storia dei morti di Melissa, la storia delle lotte contro la ‘ndrangheta, la storia di Giannino Losardo e di Peppe Valarioti e dei tanti uomini e donne assassinati per l’affermazione dei diritti, per la legalità e la giustizia; la storia di Riace e di ciò che rappresenta, la storia di tanti giovani che credono nel riscatto di questa terra; la storia della mia famiglia. La storia di ieri e di oggi che prosegue”.
“Continuerò ad andare in giro per la Calabria – aggiunge – nei centri piccoli e grandi, nelle scuole e nelle università , nei luoghi della sofferenza e della speranza per mostrare il lavoro che abbiamo avviato in questi 5 anni in condizioni difficilissime e soprattutto per dimostrare che un’altra Calabria è possibile, che si può cambiare il corso delle cose con l’azione continua e costante del buon governo. Ti riconfermo che è stato un errore politico grave e serio non aver voluto ricercare una soluzione che potesse rappresentare al meglio il fronte democratico nell’imminente campagna elettorale per le regionali, una soluzione di autentico rinnovamento, come fino all’ultimo ho sollecitato.
Altrettanto grave e miope è stata la gestione burocratica e irrispettosa dell’intera vicenda e l’ostinazione ad impedire, in questi mesi, una soluzione partecipata ed aperta alle forze del centrosinistra, ai movimenti civici, agli iscritti e agli elettori democratici calabresi. Gli stessi che in tutte le occasioni, come le elezioni primarie che ci hanno visto in modo disinteressato a tuo attivo sostegno, hanno dimostrato generosità e voglia di decidere nell’interesse generale”.
“Ad una grande forza democratica come il Pd – sostiene ancora Oliverio – non giovano egoismi correntizi e meschini veti ‘non detti’, ma una visione alta, in Calabria come per il resto del Paese. La mia, la nostra storia non finisce qui”.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 24th, 2019 Riccardo Fucile
ALTRO CHE “PIAZZA STRAPIENA” COME VUOL FARE INTENDERE AI PIRLA, ECCO LA FOTO DALL’ALTO
«Piazza strapiena ieri ad Ancona stamattina! Emozionante. Più ci attaccano, più cresciamo». Matteo Salvini è ancora molto emozionato (al punto di non ricordare se era ieri o questa mattina) per la giornata di ieri ad Ancona con il suo strepitoso comizio in Piazza del Plebiscito.
Ma ieri in piazza a sentire Salvini non c’era una folla oceanica, e soprattutto la piazza non era affatto strapiena.
Ieri, ad Ancona, i simpatizzanti della Lega e di Matteo Salvini non erano così tanti quanto la macchina della propaganda vorrebbe far credere. E non è la prima volta che accade.
Qualcuno ricorderà le folle oceaniche che accoglievano Salvini quando faceva campagna elettorale in Sicilia, oppure quando i social media manager ci volevano convincere del “bagno di folla” di Salvini a Bari.
Spesso e volentieri Salvini fa comizi per pochi intimi che però vengono sempre raccontanti con toni roboanti e trionfalistici.
Ed è su questo aspetto che il movimento delle sardine ha saputo colpire uno dei punti deboli della macchina della propaganda leghista: Salvini non è quello che riempie le piazze ovunque vada.
E questo significa che non è l’idolo delle folle che ci vogliono far credere. È un politico che senza dubbio raccoglie voti, tanti, ma non perchè sta in mezzo alla gente, perchè quando ci va di gente ce n’è pochina.
Per rivelare il trucco basta allontanarsi dalla scena del trionfo salviniano, con il sedicente Capitano che scende gli scalini della chiesa di San Domenico sulle note del classico “Nessun dorma” che accompagna da anni le sue ascese su palchi, palchetti e sgabelli.
Perchè inquadrata dal palco ai piedi della scalinata la piazza sembra lunghissima e strapiena. Ma se si ribalta la prospettiva tutto cambia.
Ad esempio inquadrando la stessa piazza alla stessa ora, intorno a mezzogiorno di ieri, dal fondo. Come in questa foto, pubblicata nel gruppo Facebook delle sardine marchigiane.
Un’altra prospettiva è quella di guardare la piazza strapiena dall’alto della scalinata (si è all’incirca lo stesso momento ripreso da due angolazioni diverse).
Duecento persone o poco più strette strette attorno al palco. Ma non è certo l’immagine della “piazza strapiena” che uno si aspetta leggendo le parole di Salvini. Perchè quelle parole non sono rivolte a chi ad Ancona c’era, e sa bene quanti erano, ma alla platea dei social, che è più facilmente manipolabile.
Cosa ci racconta questo di Salvini? Senza dubbio che dal punto di vista propagandistico fa ancora affidamento sulla narrazione del “popolo è con me” contro quelli che stanno rinchiusi nel Palazzo (qualsiasi palazzo, qualsiasi cosa stiano facendo, magari votando).
Una narrazione efficace senza dubbio, ma che non sempre rispecchia la realtà . Eppure Salvini non si ferma, un po’ perchè vuole dimostrare che lui è l’unico leader che in piazza ci va sempre e comunque, anche al costo di prendersi qualche fischio e qualche insulto, un po’ perchè ha capito che è un racconto che funziona. Ed è per questo motivo che le sardine gli danno fastidio. Non perchè manifestano “contro l’opposizione”, ma perchè si stanno prendendo quelle piazze che nell’immaginario collettivo appartengono a lui
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 24th, 2019 Riccardo Fucile
CROLLA IL NUMERO DEI GRILLLINI IN REGOLA CON LE RENDICONTAZIONI E CON I VERSAMENTI A ROUSSEAU
Erano 317, sono rimasti in 15. Gli eletti del MoVimento 5 Stelle non restituiscono più i soldi e non danno più la quota mensile a Rousseau, la creatura di Davide Casaleggio.
Il Corriere della Sera fa sapere oggi che sono soltanto 10 deputati (su 216) e 5 senatori (su 101) a essere in regola con le rendicontazioni di novembre.
Se si guarda ottobre, non va così meglio: solo 27 deputati e 16 senatori in regola.
Da settembre, ovvero dall’addio al governo con la Lega, si sono moltiplicati esponenzialmente gli eletti grillini in “ritardo” con le rendicontazioni e il ritardo nel versamento delle quote sta iniziando a creare un serio problema di risorse alla piattaforma Rousseau: nelle restituzioni sono inclusi, infatti, i 300 euro che ciascun parlamentare deve dare alla piattaforma presieduta da Davide Casaleggio (oltre al versamento mensile di almeno 2 mila euro sul conto di un comitato creato ad hoc, intestato a Luigi Di Maio e ai capigruppo di Camera e Senato).
Ed è per questo che i vertici 5 Stelle stanno studiando la stretta: i ritardi potrebbero essere presto materia di lavoro per i probiviri, il comitato che decide sulle sanzioni. Intanto, i parlamentari sono stati avvertiti: chi non è in regola con i versamenti non potrà candidarsi al ruolo di facilitatore regionale.
Il problema è evidentemente politico e non tecnico. C’è chi nel 2019 non ha mai restituito.
Su Tirendiconto.it, spiccano il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti e il senatore Michele Giarrusso.
Gli altri sono alla Camera: Nicola Acunzo, Nadia Aprile, Santi Cappellani, Daniele Del Grosso, Federica Dieni, Flora Frate, Francesca Galizia, Marta Grande, Mara Lapia, Paolo Romano, Gianluca Vacca e Andrea Vallascas.
Mentre a Palazzo Madama si aggiungono: Cristiano Anastasi, Alfonso Ciampolillo (che è già finito in passato sotto la lente dei probiviri), Luigi Di Marzio, Fabio Di Micco e Pietro Lorefice.
Tra i ritardatari figurano anche ministri e sottosegretari. Come Alfonso Bonafede (da agosto), Stefano Buffagni (settembre), Laura Castelli (ottobre), Federico d’Incà (aprile). Membri di primo piano come Carla Ruocco e l’ex ministra Giulia Grillo (da aprile). E ancora: Nunzia Catalfo (da marzo), Barbara Lezzi (agosto), Vito Crimi e Danilo Toninelli (giugno).
Chi è che invece restituisce? I senatori Giorgio Fede, Barbara Floridia, Gabriele Lanzi, Arnaldo Lomuti e Fabrizio Trentacoste; e i deputati Raffaele Bruno, Stefania Ascari, Lucia Azzolina, Antonio Federico, Riccardo Olgiati, Davide Serritelle, Carlo Sibilia, Arianna Spessotto, Luca Sut e Davide Tripiedi.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 24th, 2019 Riccardo Fucile
L’ATTRICE E’ SOTTO PROCESSO AD AREZZO PER UN CONTO D’ALBERGO NON PAGATO… NEL 2003 L’ARRESTO CON L’ACCUSA DI SPACCIO DI DROGA, FU PROSCIOLTA AMMETTENDO L’ACQUISTO DI COCAINA PER USO PERSONALE
Serena Grandi si schiera al fianco di Lucia Borgonzoni ed è a un passo dalla candidatura nella lista civica a sostegno della leghista per le prossime regionali.
“Sono convinta di poter dare una mano a Lucia – dice l’attrice, nata a Bologna nel 1958 con il cognome Faggioli -, non è la prima volta che mi schiero in politica, mi candidai già vent’anni fa con Alessandra Mussolini, dopo aver scritto il libro ‘L’amante del federale’. Borgonzoni mi convince, credo che le donne siano fortissime e d’ora in poi possiamo fare più degli uomini. Questo vale specialmente per le romagnole”.
Serena Grandi è nata a Bologna, ma ha una casa di famiglia a Rimini e spesso soggiorna nella città romagnola, dove fino a qualche tempo fa aveva anche un ristorante.
“Ho conosciuto Matteo Salvini e mi è piaciuto, vorrei dei consigli da lui per la campagna elettorale – dice l’attrice, che ha all’attivo più di 40 film e ha lavorato con registi come Tinto Brass (Miranda, Monella) agli esordi e come Paolo Sorrentino (La grande bellezza), più di recente -. Io concordo in pieno con le idee della Lega” . Anche lei punta molto sul tema della sicurezza, poi le piacerebbe anche occuparsi di cinema.
Serena Grandi è sotto processo ad Arezzo imputata, insieme al fidanzato Luca Iacomoni, per il mancato pagamento del pernottamento in un resort dell’Aretino il 25 giugno 2018. La prossima udienza è fissata per il 25 giugno 2020.
L’attrice venne arrestata nel 2003 con l’accusa di spaccio di droga ma venne poi prosciolta dalla magistratura prima ancora dell’inizio del processo e ammise l’acquisto di cocaina per uso personale e riunioni di gruppo.
(da agenzie)
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Dicembre 24th, 2019 Riccardo Fucile
ECCO, QUESTO ANCORA CI MANCAVA NEL DEGRADO ITALICO
Violenza sessuale ai danni di tre giovani militari e ingiuria a un sottoposto.
Sono questi i reati per i quali stamattina il Tribunale di Torino ha condannato a due anni e quattro mesi di reclusione G.G., maresciallo ordinario, capo plotone e istruttore della “Brigata alpina Taurinense”.
L’uomo, un torinese di 35 anni, era l’allenatore delle quattro persone offese che dovevano prepararsi ai campionati sciistici delle truppe alpine. Tra il gennaio 2017 e l’aprile 2018, nel corso delle esercitazioni a Sestriere, Oulx, Pragelato (Torino) e al Passo del Tonale (Brescia), “abusando della propria autorità e del proprio ruolo” palpeggiava le tre giovani donne e dava loro pacche sul sedere e baci non richiesti. Non solo: il maresciallo insultava anche un giovane alpino di origine maghrebina chiamandolo con epiteti come “negro”, “spaccino”, “beduino” e frasi peggiori: “Perchè canti l’inno nazionale? — gli diceva -. Credi di essere italiano?”.
A differenza degli altri, che venivano incitati durante gli allenamenti, il sottoposto veniva insultato e contro di lui il capo plotone dava inizio a un procedimento disciplinare poi finito nel nulla.
I comportamenti illeciti sono proseguiti fino a quando una delle ragazze si è confidata a un carabiniere che, in seguito, ha scritto la relazione da cui sono partiti gli accertamenti.
Il sostituto procuratore Barbara Badellino ha quindi aperto un fascicolo d’indagine e qualificato quei comportamenti come violenze sessuali e maltrattamenti aggravati dalle finalità discriminatorie.
Al momento della sentenza il gup del tribunale torinese Valentina Soria ha riqualificato l’ultima ipotesi di accusa in un altro reato, “minaccia o ingiuria a un inferiore”, previsto dal codice penale militare.
Oltre al maresciallo capo la procura di Torino ha anche indagato un comandante del reparto, un tenente colonnello di 47 anni (difeso dall’avvocato Roberto Giacobina), per omessa denuncia e un capitano di 45 anni (assistito dal legale Erik Paleni) per tentato favoreggiamento perchè avrebbe scoraggiato le vittime e aiutato il maresciallo a eludere le indagini.
Stando agli atti, la storia degli insulti al soldato di origini nordafricane “doveva finire lì, tanto non andrà a buon fine”. A un testimone, inoltre, aveva detto che era inutile parlare con i carabinieri delegati all’inchiesta perchè “non sanno lavorare in modo serio”: “Lasciate perdere perchè i nostri accordi erano altri”, aveva aggiunto. I due ufficiali sono stati rinviati a giudizio. Assolto invece un quarto militare, difeso dagli avvocati Marco Arena ed Erik Galimi, accusato di tentato favoreggiamento.°
Il giudice Soria ha riconosciuto alle tre giovani militari e al loro commilitone, assistiti dall’avvocato Valerio D’Atri, un risarcimento provvisionale immediatamente esecutivo.
Nel novembre 2018 il principale imputato era stato sospeso dallo Stato maggiore dell’Esercito italiano: “Laddove le accuse fossero confermate, si tratta di comportamenti indegni, inaccettabili e immorali, ancora più gravi per uomini e donne che indossano l’uniforme e rappresentano lo Stato”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 24th, 2019 Riccardo Fucile
“CON LA MORTE NEL CUORE”: DOPO 26 ANNI DI MILITANZA APPRODERA’ AL GRUPPO MISTO
Sembra impossibile, eppure Michaela Biancofiore, fedelissima di Silvio Berlusconi, sempre al suo fianco da 26 anni, ha deciso di lasciare Forza Italia.
La deputata bolzanina dà l’annuncio nella notte: “Con la morte nel cuore, ma anche liberata. La Forza Italia nella quale sono nata e cresciuta, non esiste più”, ha detto la deputata già sottosegretario di Stato con delega alla Pubblica amministrazione e la semplificazione del Governo Letta. “Siamo diventati come i grillini, uno vale uno senza distinguo, senza storia, senza rispetto per le persone”, ha commentato.
Biancofiore, che il 28 dicembre compirà 49 anni, alla Camera approderà al gruppo Misto. Recentemente era stata sostituita nell’incarico di coordinatrice regionale del Trentino Alto Adige.
Il suo addio, in realtà , è l’epilogo di una crisi all’interno del partito cominciata già da diverso tempo. Nel 2016, infatti, in occasione delle comunali a Bolzano (che si conclusero con la vittoria del candidato di centrosinistra Renzo Caramaschi) era entrata in polemica con Berlusconi che non aveva sostenuto il suo candidato bensì quello proposto da Elisabetta Gardini, all’epoca commissario di Forza Italia per il Trentino Alto Adige.
(da agenzie)
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Dicembre 24th, 2019 Riccardo Fucile
ORGANIZZATA DA “LIBERA” DOPO IL MAXI-BLITZ CON CUI LA PROCURA DI CATANZARO HA DECAPITATO LA ‘NDRANGHETA VIBONESE
Una folla enorme, eterogenea, colorata. In migliaia questa mattina hanno invaso le strade di Vibo Valentia per la “marcia per la legalità ” convocata dall’associazione antimafia “Libera”.
Un’iniziativa, pensata dopo il maxi-blitz “Rinascita-Scott” di giovedì scorso, con cui la procura di Catanzaro ha decapitato la ‘ndrangheta vibonese, e voluta – hanno spiegato gli organizzatori – per esprimere “vicinanza e gratitudine agli uomini e alle donne dello Stato che quotidianamente sono in trincea per l’affermazione dei principi della legalità e della democrazia nel nostro territorio”.
In pochi, nelle ore precedenti alla manifestazione, si azzardavano a fare previsioni sulle adesioni. In una terra in cui troppo spesso boss e latitanti sono stati omaggiati con applausi, inchini e baciamano, nessuno sembrava pronto a scommettere su una partecipazione oceanica ad una manifestazione contro la ‘ndrangheta, il giorno di Vigila di Natale per di più. Ed invece Vibo Valentia ha sorpreso se stessa e forse anche la Calabria.
In piazza si sono fatti vedere attivisti, vittime di mafia, testimoni di giustizia, familiari di vittime di “lupara bianca”, le decine di donne e uomini assassinati dai clan e sepolti in tombe senza nome, ma soprattutto centinaia di giovani e semplici cittadini che hanno voluto materialmente riappropriarsi delle strade, delle piazze, della città .
Gente di Vibo, ma anche delle zone limitrofe e delle altre province calabresi, che hanno voluto testimoniare “#ancheiosonoStato”, l’hashtag scelto per la manifestazione. “Gratteri rappresenta il padre e la madre dei ragazzi calabresi” dice una donna, mentre un’altra ringrazia la procura “perchè finalmente possiamo passare un Natale libero dalla ‘ndrangheta, almeno qui a Vibo”.
Libertà , speranza, cambiamento, le parole che a più riprese i manifestanti hanno gridato per le strade colorate dalle bandiere di Libera e da cartelloni e striscioni scritti a mano.
Fra la folla, anche amministratori, sindaci, politici, fra cui il presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, che cita Pasolini e fa appello a tutte le forze politiche che a breve depositeranno le liste per le imminenti regionali
“Il casellario giudiziario non basta, i candidati scelti siano tutti specchio una specchiata moralità . Qualcuno ha parlato di inconsapevolezza, ma esiste — ancor più in politica — il dovere della prudenza. Soprattutto in questi territori: Certe frequentazioni vanno evitate. Chi rappresenta il potere democratico deve tenersi lontano da determinati ambienti affinchè si possa avere un vero cambiamento”
“L’operazione Rinascita-Scott — ha detto il coordinatore di Libera, Giuseppe Borrello, sotto il comando provinciale dei carabinieri dove si è simbolicamente conclusa la manifestazione – nei giorni scorsi “ha liberato territori, come Limbadi, Piscopio, Vibo, Sant’Onofrio dove sono state messe in luce connivenze e collusioni che per troppo tempo hanno determinato il degrado sociale e culturale sofferto dalle comunità che oggi sentono forte la possibilità di spezzare le catene”. E adesso – ha aggiunto – è ora di ripartire, rinascere.
“Ognuno si assuma la propria quota di responsabilità e decida da che parte stare”, scrive il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, che da lontano si è rivolto ai tanti che sono scesi in piazza, invitando i cittadini a “rivendicare i diritti senza scadere nella contraddizione del favore. È arrivato il momento per i commercianti di rompere le catene dell’usura e del racket”.
(da “La Repubblica”)
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