Dicembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
DODICI SENATORI IN USCITA DA FORZA ITALIA PER FARE DA FORZA DI DISSUASIONE VERSO CHI PUNTA ALLA CRISI… MENTRE CONTE E’ MOLTO ATTIVO E PUNTA A CREARE UN SUO GRUPPO
Il Senato è una trincea. Tra i 5 stelle è una girandola di telefonate.
Beppe Grillo, dopo aver chiamato infruttuosamente Lucidi, ha contattato un po’ di senatori della vecchia guardia, per capire cosa stesse succedendo e quanto potesse essere utile caso per caso la sua moral suasion.
Al poliziotto buono ha fatto eco quello cattivo. “I parlamentari che lasciano mettano nella lettera anche il listino prezzi del mercato delle vacche aperto da Salvini al Senato, ci dicano quanto costa al chilo un senatore”, ha tuonato Luigi Di Maio, proseguendo sulla linea aggressiva inaugurata ieri.
Il timore non è quello di una scissione, ma che pian piano il gruppo si sfilacci, e perda numeri alla spicciolata come accaduto già nella scorsa legislatura.
Andre Cioffi beve una spremuta alla buvette. E’ l’unico dei campani che rimane, gli si fa notare scherzando. Lui sorride amaro, tetragono nella fedeltà agli ideali del Movimento: “Ma volevamo fare la rivoluzione, ed eccoci qua”, aggiunge con un velo di tristezza.
Il parquet di Palazzo Madama scricchiola come non mai. E’ tutto un via vai di pentastellati che oscillano tra la soddisfazione di aver tenuto botta sul Mes e la preuccupazione quasi adolescenziale del “che ne sarà di noi?”.
Ma soprattutto scricchiola dell’andirivieni di forzisti. “La prossima settimana qui nasce un nuovo gruppo”, spiega uno di loro.
In sala Garibaldi si palesano i deputati Renata Polverini e Luigi Casciello. Vanno e vengono con Paolo Romani e Massimo Mallegni. Sono registi del nuovo drappello. Una dozzina di senatori in fuoriuscita dal gruppo azzurro di Palazzo Madama. Con l’obiettivo di stabilizzare la legislatura. Per ora.
Un’operazione di non immediata lettura. Per capirla bisogna sforzarsi di immergersi per un attimo nelle alchimie di Palazzo.
Ad aderirvi sono quotati i senatori più vicini a Giovanni Toti e all’ala di Forza Italia che più guarda al Carroccio: Vitali, Berutti e Quagliariello insieme a Romani.
E coloro che, al contrario, hanno le pulsioni più centriste: oltre a Mallegni sono dati in uscita Dalmas, Cangini (“Non c’è nulla di definito”, spiega ad Huffpost) e i tre eletti con l’Udc e poi confluiti nel gruppo (De Poli, Binetti e Saccone).
Rappresentano entrambi sensibilità che li portano lontane dall’attuale gruppo, ma in direzioni esattamente opposte.
L’intenzione non è quella di replicare lo schema Denis Verdini, quello dei Responsabili che puntellarono la scorsa legislatura. Ma di fungere più che altro da calmiere di pulsioni centripete.
Traducendo: nessun sostegno organico alla maggioranza, ma una forza di dissuasione per eventuali colpi di testa da parte di altri transfughi 5 stelle o di Italia viva. “Che esci a fare se non sei determinante?”, sintetizza uno dei promotori dell’iniziativa.
Che aggiunge: “Certo, si nasce così, poi però navighiamo a vista, vedremo quello che succede…”.
Grandi manovre che i berlusconiani di ferro provano a infastidire. L’altro ieri, accanto alla denominazione del gruppo, è comparsa la sigla Udc. Perchè senza quel simbolo, che è tra quelli presentati alle elezioni, per i regolamenti di Palazzo Madama sarebbe impossibile la formazione di un gruppo vero e proprio.
Manovre di interdizione, come quelle sulla raccolta delle firme per il referendum sul taglio dei parlamentari, che hanno toccato quota 55, a meno dieci dal quorum necessario. C’è tempo fin dopo la Befana.
E’ dallo stesso centrodestra che si segnala un vivace attivismo di Giuseppe Conte.
Il premier, spiegano, sta mobilitando le sue diplomazie per tastare il polso di quel che succede al Senato, e muoversi anche lui in ottica di stabilizzare il quadro. Dentro e fuori i 5 stelle.
E tornano a circolare con insistenza le voci di senatori pronti a costituire gruppi che riferirebbero al premier. Non ora, spiegano, non mentre un’operazione di contenimento è già in corso, non prima di averne tastato la portata e l’eventuale tenuta.
Intanto sarebbe la pugliese Angela Piarulli la prossima pentastellata accreditata da un’uscita dal gruppo. “Ma se lo scrivi si intimorirà e non lo farà ”, spiega uno di quelli che la indica
La macchina anti dissidente si è messa in moto. Un fuoco di fila dei fedelissimi per stigmatizzare fuoriusciti o fuoriuscenti. Carlo Sibilia attacca di petto Grassi, tirando fuori un suo post a difesa della penale grillina per chi cambia casacca.
Uno scontro tutto centrato nel collegio di Avellino, dove entrambi sono stati eletti, quasi fossero già proiettati alla prossima tornata di voto. Uno di quelli bollati come “senza forza” guarda Lucidi passare sotto l’albero di Natale di Palazzo Madama: “Guardalo. Invece di indebolire Di Maio fanno solo male al Movimento”.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
TRENTA E CATALDO SUL PIEDE DI GUERRA: “MODALITA’ DI VOTO SCORRETTE”
La riorganizzazione del Movimento 5 Stelle, resa necessaria dopo tante sconfitte elettorali, porta con sè già parecchie polemiche.
Nel mirino ancora le decisioni calate dall’alto. In particolare finiscono sotto accusa, prima ancora di essere ratificati dalla piattaforma Rousseau, i sei referenti scelti da Luigi Di Maio, che creeranno attorno a lui una sorta di segreteria politica.
Ecco Massimo Castaldo, l’eurodeputato da tempo non in linea con le idee del capo politico: “Credo che non sia affatto corretto presentare un listino bloccato e dare la possibilità di votare solamente Si o No all’intera lista. Si sarebbe dovuto dare a tutti noi la possibilità di votare individualmente ogni componente di quella squadra”.
In pratica i sei dovranno essere votati in blocco e non si potrà esprimere apprezzamento per una persona e bocciarne invece un’altra.
Inoltre si ribella anche l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il cui team è stato escluso dalla votazione sui dodici facilitatori.
Ma procediamo per step. Prima di tutto parliamo della segreteria politica.
La squadra, studiata da Di Maio e messa ai voti, serve prima di tutto ad accontentare qualche scontento, per esempio chi è rimasto fuori dal governo Conte II, ma vi è anche una divisione per quote di peso.
Basti pensare che Enrica Sabatini, fedelissima di Davide Casaleggio, uno dei quattro soci dell’associazione Rousseau presieduta del figlio del cofondatore, sarà responsabile al “coordinamento e agli affari interni”. Si tratta di fatto di un ruolo fortemente politico.
Vicino a Davide Casaleggio vi è anche la senatrice Barbara Floridia, responsabile e-learning di Rousseau che adesso si occuperà della “formazione e del personale” del partito
Passiamo poi ai delusi da tranquillizzare. Di Maio affida a Danilo Toninelli, ex ministro dei Trasporti, che ha tentano invano di ricoprire il ruolo di capogruppo, l’organizzazione delle campagne elettorali.
Un ruolo è stato ricavato anche per Paola Taverna, rimasta fuori dal governo Conte II. La senatrice si occuperà dell’attivismo locale.
Alla comunicazione è stato designato Emilio Carelli, ex direttore di SkyTg24, che negli ultimi tempi non ha risparmiato qualche critica riguardo i messaggi lanciati dal Movimento 5 Stelle.
Infine l’eurodeputato Ignazio Corrao, tra le persone più vicine ad Alessandro Di Battista e tra i più ribelli rispetto all’alleanza con il Pd, diventerà il responsabile agli enti locali amministrati dal Movimento 5 Stelle.
Il quadro è questo, la piattaforma Rousseau dovrà solo ratificare la scelta di Di Maio. Sotto i sei responsabili che saranno i più vicini a Di Maio, ci saranno i dodici facilitatori con le loro squadre.
In questo caso la rete è chiamata a scegliere tra i vari team che si sono presentati per ogni settore. Quello che fa discutere è il team per la Sicurezza e Difesa.
Ci sono un progetto, i cui componenti sono Luca Frusone (facilitatore); Emanuela Corda; Luigi Piccirillo; Marcello La Rosa; Aniello Prisco; Andrea Grigoletto; Antonio Teti; Umberto Saccone; Vincenzo Siani.
Eppure si era presentata, annunciandolo in conferenza stampa, anche l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il cui progetto è stato escluso: “Ritengo di essere vittima di una trama agita da alcuni poteri forti, ma non intendo mollare la presa. Questo episodio conferma le perplessità su alcuni processi decisionali dei vertici del Movimento”.
Sullo sfondo potrebbe esserci la questione immigrazione. Da cui Di Maio adesso se ne resta a debita distanza.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
LO SCRITTORE PARTECIPERA’ ALLA MANIFESTAZIONE A ROMA: “COME A HONG KONG, A TEHERAN, A SANTIAGO, C’E’ UNA NUOVA GENERAZIONE CHE VUOLE ESSERE PROTAGONISTA. SCENDERE IN PIAZZA E CONOSCERSI IN NOME DELL’INCLUSIONE”
Per Erri De Luca quello delle Sardine è “un movimento costituzionalista”.
Lo scrittore napoletano, poeta e traduttore, conosciuto per la potenza evocativa dei suoi scritti e anche per l’impegno come volontario e attivista – la battaglia contro la Tav, che gli è valsa anche un processo, conclusosi con l’assoluzione – ha annunciato che sabato sarà in piazza San Giovanni per partecipare alla prima manifestazione nazionale del fronte anti sovranista riunitosi per la prima volta a Bologna il 14 novembre e da allora, via via, in centinaia di altre piazze del Paese.
“Le Sardine intendono applicare la Costituzione, che vieta il razzismo”, scandisce per spiegare meglio la sua definizione. E aggiunge: “Si tratta di far vivere in piazza, in questo momento particolare, la Costituzione”.
De Luca, ha annunciato che sabato andrà a Piazza San Giovanni per rendersi conto di persona, “percepire” il movimento delle Sardine.
“Sì fino ad ora ho seguito, mi sono informato attraverso la televisione, che letteralmente vuol dire “visione da lontano”. Per me, per capirci qualcosa, questo è insufficiente. Ogni volta in cui mi sono impicciato dei movimenti, ho sentito l’esigenza di essere presente, ascoltare di persona. Mi è stato chiesto di intervenire, ma non credo lo farò. Vado lì ad ascoltare, ad imparare un nuovo modo di stare in piazza perchè è di questo che si tratta”.
Si continua ad associare questo movimento alla sinistra, ma intanto sono arrivati manifestazioni di interesse e endorsement anche dalla destra. E Casapound ha dichiarato che sabato sarà a Piazza San Giovanni.
“Le parole arrivate da quest’ultima parte che ha nominato mi sembrano un annuncio di infiltrazione ostile, che in genere si realizza senza annuncio”.
E invece l’interesse della destra verso una realtà che molti collegano alla sinistra?
“Secondo me relegare questo movimento in quella parte politica ne scatta una fotografia parziale. Lo chiamerei “costituzionalista”, perchè intende applicare la Costituzione, che vieta il razzismo. Si tratta di far vivere in piazza, in questo momento particolare, la Costituzione. Si tratta di una gioventù politica nuova che si presenta a se stessa, smentendo la versione ufficiale che la vuole capace di socializzare solo dietro gli schermetti illuminati”.
Cioè?
“Questa generazione nuova, smentendo quella versione, ha deciso di frequentarsi, di conoscersi fisicamente e quando ci si trova nelle piazze, insieme a delle persone che hanno degli intenti comuni, improvvisamente avviene una rivelazione. Una generazione si presenta a sè stessa, si conosce e questo è il punto di partenza di qualunque possibilità futura. Qui i connotati sono cambiati. Tutte le denominazioni di “amicizia” e “conoscenza” proprie dei social e della rete internet vengono sospese quando si scende in piazza”.
I leader del movimento continuano a dire di non voler creare un partito. Ma non organizzandosi in una forma più strutturata non rischiano di perdere forza
“Secondo il mio punto di vista, la forza si perderebbe proprio nel momento in cui andrebbe a strutturarsi, irregimentandosi. Il passaggio alla forma partito decreterebbe la fase terminale, la morte del movimento. Sono abbastanza svegli da non ripetere le formule del passato. Credo che la loro forma decisionale resterà l’assemblea e che a Roma, sabato, ci sarà la convocazione degli Stati generali di una generazione politica”.
Le Sardine le ricordano i Girotondi?
“No. In questo momento, nel mondo – penso a Hong Kong, a Teheran, a Santiago del Cile – si sta muovendo una gioventù che sente di essere contemporanea, che scende in piazza per contarsi e contare. La possiamo considerare una tendenza civile generale. Mentre i Girotondi erano movimenti locali, hanno svolto la loro funzione in quel momento storico e si sono esauriti. Sentirsi parte di una generazione come sta succedendo ora è come è accaduto alla mia – quella del ’68 e di tutto il seguito di quell’inizio – è diverso. Incoraggia e dà motivazioni politiche”.
In che senso “politiche”?
“Non certo nel senso di stilare una serie di richieste. Adoperare la parola “inclusione” e già un programma, questa parola è la risposta più efficiente alla politica delle esclusioni, delle separazioni, delle contrapposizioni”.
I sondaggi cominciano a registrare un interesse crescente verso le Sardine. Ma nelle proiezioni le destre di Salvini e Meloni continuano a catalizzare gran parte del consenso degli italiani.
“Gli umori degli italiani sono mutevoli, non fondo alcuna valutazione sui sondaggi. Certo, la destra esiste. Ma che destra è? Più che sovranista, nazionalista, intimamente antieuropeista. In Francia, per esempio, il primo partito è il Fronte nazionale, ma non conta nulla, è solo un peso”.
In Italia, almeno nei sondaggi e nella narrazione corrente, vincono le destre di Salvini e Meloni. Le Sardine possono creare una inversione di tendenza?
“Se possono rendere innocuo quel tipo di nazionalismo? Abbiamo la prova favorevole delle piazze piene di gioventù. Per me il grande investimento è questo. La gioventù che sta investendo su sè stessa, che c’è, mi pare vada in direzione contraria a quella del nazionalismi e non si farà scoppiare il futuro dai rigurgiti del passato”.
Dovesse dare un consiglio, cosa direbbe alle Sardine?
“Non do consigli. Preferisco condividere, aggiungere la mia condivisione ideale e fisica. Così posso rispondere meglio a questo tipo di domande”.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
PREVISTE 100.000 PRESENZE, 300 SARANNO I VOLONTARI PER GARANTIRE LA SICUREZZA, 124 GLI ADDETTI A PULIRE LA PIAZZA DOPO L’EVENTO… 15.000 EURO I COSTI, 11.000 EURO GIA’ VERSATI CON CROWDFUNDIG… HANNO CHIESTO L’ACCREDITO I MAGGIORI NETWORK INTERNAZIONALI, DALLA BBC AD AL JAZEERA
Immaginate un telo di 40 metri che sventola sotto la basilica papale. Una sardina gigante disegnata su di esso e centomila persone : la coreografia che 50 sardine stanno preparando in un capannone di via Salaria, Roma, preannuncia un evento destinato a restare nella memoria di molti.
Le telecamere di broadcast internazionali come Bbc e Al Jazeera hanno già presentato la richiesta di accredito.
I dettagli della scenografia sono stati pubblicati dal Corriere. «Volete sapere la verità ? — dice una sardina al quotidiano -. Noi, all’inizio, avevamo chiesto di poterci incontrare in piazza del Popolo, ma il 14 dicembre là ci sarà la Comunità di Sant’Egidio e la Questura stessa allora ci ha consigliato San Giovanni».
«La fortuna — racconta la sardina al Corriere — è stata quella di non aver dovuto versare al Comune la tassa di occupazione di suolo pubblico. Perchè noi siamo solo un’aggregazione popolare, dietro non abbiamo partiti, sindacati, centri sociali. Nessuno». Ad ogni modo dei costi ci sono, ma le sardine sono riuscite, grazie a un crowdfunding di soli sette giorni, a raccogliere 11mila euro per coprire le spese previste, stimate intorno ai 15mila euro.
«Ci servono le casse e l’impianto audio, il tir che farà da palco, due ambulanze e la stampa di 5mila sardine di cartone da distribuire». Il servizio d’ordine sarà basato su 300 volontari a fare da steward, coadiuvati dalle forze dell’ordine.
Sembra che le sardine abbiano pensato a tutto: oltre alla scenografia e alla sicurezza, 124 sardine volontarie prima del flash mob (alle 15) e dopo (alle 17) si occuperanno della pulizia di piazza San Giovanni.
(da Open)
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Dicembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
SONDAGGIO EMG: SECONDO LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI, MATTIA NON DOVREBBE CANDIDARSI (PER I LEGHISTI E’ UNA SPERANZA)
Interessante sondaggio EMG Aqua andato in onda questa mattina sul programma di approfondimento politico di Raitre Agorà .
Questa misurazione intende verificare come reagirebbero gli elettori a una eventuale candidatura di Mattia Santori, il fondatore del movimento delle Sardine, il trentenne che ha portato per primo 15mila persone in piazza a Bologna, contemporaneamente all’apertura della campagna elettorale di Matteo Salvini per Lucia Borgonzoni al Pala Dozza, in vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna.
Secondo la maggior parte delle persone intervistate, infatti, Mattia Santori non dovrebbe cedere alla tentazione di candidarsi.
Il 73% globale degli elettori italiani ritiene che l’impiegato in una società di ricerca che lavora nel settore dei mercati energetici non dovrebbe candidarsi, nè fondare un partito politico.
Il 15% delle persone ritiene invece che la scelta giusta sia quella di inserirsi all’interno di una lista, mentre il 12% preferisce non rispondere.
Gli elettori del Pd che vorrebbero una candidatura di Mattia Santori sono il 25%, mentre quelli pentastellati sono il 37%.
L’indicazione sugli elettori del M5S è abbastanza interessante: dimostra ancora una volta come una parte consistente del Movimento sia propensa ad accogliere i volti nuovi in politica.
Anche se, a onor del vero, una larga maggioranza sembra aver appreso la lezione — durata sei anni (dalle elezioni del 2013 che garantirono la prima grande infornata di uomini nuovi in parlamento) — di politici senza esperienza nel campo della pubblica amministrazione che si sono ritrovati a rivestire ruoli di grande responsabilità .
Complessivamente, il sondaggio indica che in Italia il movimento delle Sardine non viene percepito come esigenza elettorale. Piuttosto, le loro manifestazioni hanno dato una risposta forte al concetto di partecipazione e di coinvolgimento che, evidentemente, rappresenta una spinta per ampi strati della popolazione.
(da agenzie)
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Dicembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
QUESTA E’ L’ITALIA DELLA SOLIDARIETA’ CHE AMIAMO
Un anonimo benefattore ha pagato un debito di 600 euro a un padre di famiglia a cui era stata staccata la luce e il gas in casa perchè non era più in grado di pagare le bollette.
Come riporta Il mattino di Padova, il gesto di generosità è avvenuto allo sportello multiservizi di Conselve.
“Allo sportello un uomo si era appena sentito dire che il blocco della fornitura era inevitabile perchè non aveva pagato le ultime bollette” racconta un testimone. “Questa persona ha risposto di avere quattro bambini in casa e di non essere in grado di pagare la somma per intero, chiedendo la possibilità di rateizzare. Niente da fare, gli è stato spiegato, perchè l’insolvenza era troppo lunga e non prevedeva la rateazione. Sgomento e disperato l’uomo si è allontanato piangendo. A quel punto il signore che si trovava in coda dietro di lui e che aveva assistito alla scena ha chiesto all’addetto allo sportello a quanto ammontava il debito. Ha aggiunto che avrebbe pagato lui ma desiderava rimanere anonimo anche nei confronti di chi ha beneficiato del suo gesto”.
(da agenzie)
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Dicembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
SYED HASNAIN: “PER ME L’ITALIA E’ TUTTO, E’ LA MIA TERRA SANTA”
“Io sono stato fortunato, ma sono anche la dimostrazione che gli immigrati, quando ne hanno l’opportunità e quando sono trattati con umanità , sono una risorsa: per me l’Italia oggi è tutto, è la mia terra santa”.
In un’intervista a la Repubblica, Syed Hasnain, 30 anni, rifugiato afgano, figlio di un capo talebano morto nella jihad, racconta la sua incredibile storia di “sopravvissuto” nel giorno del traguardo più ambito, quello della laurea in Scienze politiche e relazioni internazionali a La Sapienza di Roma.
Syed Hasnain dice infatti di essere “figlio di un comandante talebano morto per Allah e il mio destino era diventare anch’io un martire” se solo la madre Sediqa “non avesse trovato il coraggio di ribellarsi al destino” quando lui aveva dieci anni e un uomo che si era recato a casa per dare loro la notizia della morte del padre, gli fece capire che “ormai sei grande, tra un po’ toccherà a te partire”.
Nel corso del racconto il ragazzo dice di poter affermare di “essere nato per la seconda volta a 10 anni, quando mia madre mi mise in salvo sottraendomi a quello che sarebbe stato il mio destino: combattere con i talebani e probabilmente morire come è stato per mio padre e un mio fratello maggiore. E dire che per me, bambino — sottolinea Syed Hasnain — era bello e normale essere chiamato a combattere. Quello avrei voluto fare anch’io a 10 anni. E invece mi ritrovai improvvisamente da solo in Pakistan nel giro di poche ore”.
Nato a Lashkargah, nel sud dell’Afghanistan, da una famiglia Pashtun, il padre di Syed era un comandante delle milizie talebane, “uomo molto rigido e temibile, tutto preghiera e combattimento, pronto a morire per la jihad, due mogli e nove figli”, dice il ragazzo, che aggiunge: “Mia madre, la sua seconda moglie, però è di etnia hazara e questo rendeva le cose complicate: io ero il penultimo figlio”.
Così quando un giorno bussarono a casa sua due uomini con una lunga barba e i mitra, “alle due mogli di mio padre dissero: ‘È andato in paradiso, da bravo martire di Allah’. E lì cominciò a cambiare la mia vita” ricorda oggi il ragazzo che racconta che i fratelli maggiori partirono subito per combattere.
“È così che funziona in Afghanistan. Se muore il padre devono andare i figli maschi. Ricordo che assistetti alla loro vestizione da soldati di Allah, ero affascinato. Mia madre invece era angosciata. Lei aveva avuto tre figli tutti maschi da mio padre e non voleva altri eroi. Ma mio fratello maggiore, Shahsawar, dovette partire e non tornò più dalle montagne” ricorda Syed che racconta la sua odissea di quando fu arrestato in Pakistan senza documenti e fu rimandato in Afghanistan dove ha poi deciso di mettersi in viaggio verso l’Europa dove dopo lunghe peripezie ha presentato richiesta di asilo in Italia e ha cominciato a studiare. Fino ad oggi, giorno della laurea.
(da Globalist)
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Dicembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
IL GOVERNO CONTROLLERA’ FONDI, NOMINE E GESTIONI IN BASE AL GRADIMENTO POLITICO…. LE ASSOCIAZIONI DELLO SPETTACOLO: “ATTO RIPUGNANTE CHE VIOLA LA LIBERTA'”
Il governo ungherese presieduto da Viktor Orban mette un bavaglio ancora più stretto sulla cultura e lo spettacolo.
L’esecutivo condotto dal partito Fidesz del paese membro dell’Unione Europea ha approvato una legge che istituisce un Consiglio nazionale culturale guidato da un ministro con il compito di “fissure priorità e direzioni che la cultura ungherese dovrà seguire”, come rivela una bozza consultata dall’agenzia Reuters.
In pratica il governo controllerà fondi e gestione in base al proprio gradimento politico o meno. La legge ha suscitato forti critiche e proteste nel paese da 10 milioni di abitanti
Per molti osservatori è una mossa per stroncare l’indipendenza e la libertà artistica. Netto e chiaro il commento di Carlo Fontana e Filippo Fonsatti, rispettivamente presidenti dell’Agis Associazione Generale Italiana dello Spettacolo e di FederVivo: “Il controllo governativo nei confronti di ogni forma di libera espressione, tanto più in ambito culturale, è un atto politico ripugnante che riporta alla mente i peggiori regimi totalitari del secolo scorso”
In un articolo da Budapest Krisztina Than della Reuters riferisce che il ministro alla guida del consiglio nazionale potrà incidere o decidere sulle nomine o sui licenziamenti di direttori teatrali e di istituzioni finanziate dallo Stato e dalle città .
Recita il testo consultato dall’agenzia: “Un requisito fondamentale per le attività sotto gli auspici di questa legge è difendere attivamente gli interessi del benessere della nazione”. Un portavoce ha confermato un rafforzamento del controllo sui teatri parzialmente finanziati dallo Stato.
Secondo Gergely Karacsony, sociologo liberale eletto sindaco di Budapest a ottobre, “la proposta eliminerà la diversità culturale” che nasce alla libertà , la qual cosa significa che “gli artisti non sono tenuti a un guinzaglio politico”.
Anche la Società del Teatro Ungherese ha giudicato il progetto in corso inaccettabile
Questa norma, insistono Fontana e Fersatti, “oltre che rappresentare una gravissima forma di ingerenza politica nei confronti del settore della cultura, deve suonare come un campanello d’allarme per tutta l’Europa. È una legge che rischia di ledere i principi fondamentali della libertà ”
(da agenzie)
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Dicembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
“L’INTERESSE DEGLI ITALIANI PER L’IMMIGRAZIONE E’ SCEMATO E LUI NON RIESCE A TROVARE UN TEMA ALTERNATIVO”… “UN SEGNALE VERO DELLA SUA ESPERIENZA DI GOVERNO NON C’E’ STATO”
Per la prima volta Matteo Salvini segna un calo costante.
Augusto Minzolini, in un retroscena su Il Giornale, rivela che ci sono i sondaggi della “maga Alessandra Ghisleri” che dicono che “da un mese la Lega ha cominciato a scendere con una certa costanza nelle previsioni di voto, perdendo mezzo punto a settimana”
E non è solo una questione di numeri. Secondo la Ghisleri il problema fondamentale del leader della Lega riguarda il futuro: perchè l’interesse degli italiani per il tema dell’immigrazione, cavallo di battaglia del Carroccio, “sta scemando; nel contempo, Salvini che non è riuscito a dare un segnale vero nella sua esperienza di governo sulla flat tax, non riesce ad individuare un argomento che catalizzi l’interesse dell’ opinione pubblica”.
In pratica la Lamorgese è riuscita senza tanta caciara e senza atti illegali a ottenere la ridistribuzione in Europa dell’85% dei migranti arrivati sui barconi e a fare più rimpatri di Salvini, svelando il bluff leghista.
Il Mes è un argomento farlocco a cui frega nulla a nessuno e che quasi nessuno ha capito cosa sia. Senza contare che quota 100 ha interessato solo un terzo delle persone previste e la flat tax e’ già dimenticata.
E sottovalutare le inchieste giudiziarie è un errore perchè prima o poi si arriva alla resa dei conti.
(da agenzie)
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