Dicembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
E SULLA “DECISIONE CONDIVISA” CON CONTE E DI MAIO NON SOLO VIENE SMENTITO DAI VERBALI DEL CDM MA NON PRODUCE UNO STRACCIO DI PROVA ALLA SUA TESI
Salvini versione “confusione mentale”: “Se mi devono chiamare in tribunale per rispondere di quello che ho fatto mi autodenuncio” afferma il Capitano rivolgendosi all’accusa di sequestro di persona nei confronti dei 131 migranti della nave Gregoretti.
Ma non c’è bisogno di autodenunciarsi: come è successo per la Diciotti, e come succede ora per la Gregoretti e come sicuramente succederà in futuro, finchè ci sarà ancora qualcuno in questo paese che conosce le istituzioni e il loro senso e non si è lasciato incantare dalla propaganda, Salvini sarà sempre denunciato.
Se le sue intenzioni sono quelle di bloccare le persone in mare, di chiudere i porti, di negare a chi ha bisogno di aiuto l’umana solidarietà per raggranellare punti in più tra l’elettorato più marcio del paese, allora Salvini passerà la sua vita politica in tribunale. Perchè non si chiuderanno mai gli occhi di fronte allo sfacelo in cui questo paese si è trasformato per colpa di politici senza scrupoli.
Quanto alla chiamata in corrietà nei confronti di Conte e D i Maio è già finita in farsa: nessuna “decisione condivisa” ha precisato un tecnico (il segretario generale di Palazzo Chigi), argomento mai trattato in Cosniglio dei Ministri.
Salvini sostiene che ha “lettere e mail” che lo provano, ma non ha esibito uno straccio di “lettera o mail” a sostegno della sua affermazione.
Morale: se le avesse avute queste “prove”, le avrebbe già esibite.
Conclusione: si faccia processare e si difenda nel processo, visto che dice di non temerlo (a parole). Così fanno i cittadini onesti.
(da agenzie)
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Dicembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
SALE A ROMA, VOLEVA ANDARE A MILANO E SI RITROVA A NAPOLI
Disavventura per Daniela Santanchè. La parlamentare di Fratelli d’Italia era intenzionata a fare una sorpresa al figlio rientrando a casa per cena ma in stazione, probabilmente a causa della fretta, ha sbagliato treno e anzichè andare a Milano è finita a Napoli.
È stata lei stessa, ancora infastidita per quanto accaduto, a raccontare quello che era successo su Instagram: “Finisco il lavoro a Roma e decido di fare una sorpresa e tornare a cena a casa, anche perchè c’era ospite la fidanzatina di mio figlio. Vado alla stazione e salgo sul treno per Milano Centrale. Mi sembrava che ci fosse qualcosa di strano, poi vedo la scritta: Napoli. Ho chiesto al capotreno se ci fossero fermate prima ma mi ha detto che era diretto”. Rimediare è stato impossibile: quel treno era in forte ritardo, e all’arrivo a Napoli non ce ne erano altri in partenza per Milano. La parlamentare, quindi, ha dovuto pernottare nella città partenopea.
(da Fanpage)
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Dicembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
L’INCHIESTA DI GRATTERI TERREMOTA I PARTITI ALLA VIGILIA DELLE REGIONALI
In carcere non finiscono solo imprenditori, professionisti e colletti bianchi. Quando manca poco più di un mese al voto, nelle oltre 15mila pagine dell’inchiesta ‘Rinascita Scott’ piombano i nomi di ex parlamentari, ex consiglieri e sindaci. Di destra e di sinistra. La Calabria ne esce stravolta.
Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, che da tre anni lavora a questa indagine, paragona la Regione a “un treno della Lego smontato pezzo per pezzo e adesso da rimontare”.
Poco dopo ecco Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, calabrese doc, che parlando con l’Huffpost inquadra così quanto è successo: “Oggi viene disarticolato un pezzo di politica che è contigua alla ‘ndragheta e alla massoneria”.
In tutto le persone indagate sono 400, di cui 260 sono andate in carcere, 70 ai domiciliari, 4 destinatarie di divieto di dimora nella regione: “La più grande inchiesta dopo il maxi-processo”, dice Gratteri.
In questo contesto la Regione si appresta ad andare al voto. Infatti tra una settimana scade il termine ultimo per depositare le liste in corsa alle elezioni regionali, e se il quadro era già confuso, adesso lo è ancora di più. E tutto può cambiare ancora alla luce di questa operazione.
Basti pensare che a Nicola Adamo è stato inflitto il divieto di dimora in Calabria. L’ex vicepresidente della Giunta regionale e marito della deputata Pd Enza Bruno Bossio è il braccio destro del governatore uscente Mario Oliverio. Quest’ultimo intende ripresentarsi anche senza l’appoggio del Pd, che ne ha preso le distanze già nel giugno scorso puntando sull’imprenditore Pippo Callipo, il “re del tonno”.
Ora secondo alcuni rumors locali Oliverio potrebbe rinunciare alla corsa. Anche perchè ai domiciliari è andato anche Luigi Incarnato, segretario regionale dei socialisti che ha fatto una lista in appoggio al governatore uscente. Anche per questo l’operazione ‘Rinascita Scott’ è un vero e proprio terremoto.
Accanto a capi e gregari delle cosche di ‘ndrangheta del Vibonese, nel vortice giudiziario scatenato dalla nuova inchiesta della Dda di Catanzaro sono finiti quindi nomi di rilievo nel panorama regionale e non solo.
Come quello di Giancarlo Pittelli, avvocato molto noto anche perchè tre volte parlamentare di Forza Italia nel 2001 e nel 2006 e del Pdl nel 2008. Ci sono anche dem come l’ex renzianissimo Gianluca Callipo, giovane sindaco di Pizzo Calabro e – come si è detto Luigi Incarnato – ex assessore regionale e ora commissario liquidatore della societa’ Sorical che gestisce le risorse idriche calabresi. I nomi non sono ancora finiti. Pietro Giamborino, con un passato da assessore provinciale e consigliere regionale sotto le insegne di Margherita e Pd.
L’inchiesta delinea il potere del clan Mancuso di Limbadi, che esercita la sua egemonia in ogni settore, illegale e apparentemente legale, su tutto il Vibonese, con propaggini anche nel Nord Italia e legami consolidati con Cosa nostra.
Il tutto, secondo la procura guidata da Nicola Gratteri, grazie ai servigi di personaggi al di sopra di ogni sospetto, “colletti bianchi” in grado di procurarle informazioni e affari.
Centrale la figura di Pittelli, uomo che, secondo gli investigatori, sfruttava la sua appartenenza alla massoneria, oltre che i suoi legami politici e professionali, per favorire gli interessi del clan Mancuso.
Nel caos finisce anche il centrodestra, con Forza Italia che oggi ha annunciato la candidatura di Iole Santelli come presidente, ma che ancora non ha avuto il via libera di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni.
“Ovviamente lo scenario politico è visibilmente colpito”, ammette il sindaco Pd di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà : “Quando si verificano queste cose non si può parlare solo di questo o di quel partito”.
E pensando ai prossimi giorni non può non far notare che per la prima volta si è davanti a una competizione elettorale il cui quadro non è affatto delineato. Nicola Morra intanto però avverte: “Serve un controllo severissimo. Aiutati che Dio ti aiuta, il primo che dovrà essere attento è colui che ammetterà nella sua lista soggetti che potrebbero costituire motivo di scandalo”. I prossimi giorni saranno determinanti. Il quadro politico si è sgretolato in poche ore.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
“NON SUSSISTONO PIU’ LE CONDIZIONI UMANE E POLITICHE PER CONTINUARE”: SE NE VANNO IL RESPONSABILE PROVINCIALE, QUELLO GIOVANILE, 12 CONSIGLIERI COMUNALI E TUTTI I PRESIDENTI DI CIRCOLO
Nel giorno in cui Giorgia Meloni è a Imola e Forlì Fratelli d’Italia perde molti pezzi a Bologna per dissensi sulla strategia elettorale.
“Non sussistono più le condizioni umane e politiche per continuare”, scrive Fabrizio Nofori, responsabile provinciale di Fratelli d’Italia, componente della direzione nazionale del partito e responsabile regionale dell’organizzazione, annunciando l’addio “suo e della classe dirigente che lo ha seguito fin qui”, specifica la nota (inviata dall’indirizzo mail del partito di Bologna) che racconta la sua decisione
Rassegnano infatti le dimissioni (lasciando il partito) anche il portavoce provinciale di Gioventù nazionale, il componente della direzione nazionale del giovanile, il portavoce cittadino di Gioventù nazionale, il responsabile dell’Università di Gioventù nazionale, 12 consiglieri comunali, il responsabile provinciale dell’organizzazione, il segretario amministrativo provinciale e cittadino, “tutti i presidenti di Circolo con i relativi iscritti”, tre esponenti dell’assemblea nazionale del partito: oltre una ventina di dirigenti, più gli iscritti.
“E’ una decisione difficile e sofferta- ammette Nofori- abbiamo fondato questo partito a Bologna e provincia, l’abbiamo affermato e fatto crescere sul territorio, spesso ostacolati da chi vedeva nel nostro progresso un intralcio alle proprie ambizioni personali, investendo passione, tempo e risorse, credendo nella premessa di una politica meritocratica, che Meloni sembrava incarnare. Purtroppo a distanza di sette anni con estremo rammarico devo prendere atto che non è più così. Nell’ultimo anno sono stato spesso in disaccordo con le decisioni del partito; nonostante cio’, ho sempre rispettato il volere della dirigenza, ma le ultime scelte fatte in vista delle prossime elezioni regionali dimostrano che andiamo in direzioni diverse”, chiarisce Nofori.
(da Globalist)
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Dicembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
MA NEL CENTRODESTRA, DOPO LE GRIDA DI DROGATI AI BANCHI DELLA MAGGIORANZA, NESSUNO SI FA AVANTI
Dalla sfida sul test anti-droga a Matteo Salvini e a tutto il Parlamento, il viceministro M5s Stefano Buffagni non si è tirato indietro, sottoponendosi direttamente all’esame, con tanto di video che mostra i risultati.
Il grillino aveva messo alla prova tutti i parlamentari che polemizzavano sull’emendamento nella Manovra, poi stralciato al Senato, sulla cannabis light.
Dal centrodestra, in particolare da Salvini, era partita anche l’accusa di «Stato spacciatore». Il leader della Lega si era detto impaziente di fare il test, ma al momento non si è ancora sottoposto all’esame.
A quelle «reazioni scomposte», Buffagni aveva quindi risposto: «Io credo che mettere delle regole chiare sulla vendita di cannabis light possa solo fare bene a un settore che potenzialmente può creare tantissimi posti di lavoro e togliere mercato alle mafie! Ma visto che Salvini e Meloni fanno i puritani sfido loro e tutti i parlamentari a fare il test anti-droga, non solo sulla cannabis light. Così vediamo se si parla seriamente o è solo propaganda elettorale».
Due giorni dopo la bagarre in aula, Buffagni ha mostrato i risultati del suo test: «Tutto negativo: sono cocaina, anfetamina, marijuana e oppiacei. Invito tutti i miei colleghi parlamentari, tutti, a dare il loro contributo».
Ma per ora, la sfida di Buffagni non è stata ancora raccolta.
(da agenzie)
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Dicembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
MENTRE LA GDF HA DENUNCIATO A FROSINONE 37 PERSONE CHE NON AVEVANO DIRITTO A PERCEPIRLO
Angelo De Silvio, appartenente alla nota famiglia, condannato per estorsione, usura, oltraggio a pubblico ufficiale, percepisce il reddito di cittadinanza. E non è il solo. Come lui percepisce il reddito anche sua nuora, Liana Spada, condannata, in via non definitiva, per spaccio. –
Entrambi sono stati giudicati pericolosi socialmente con l’applicazione della sorveglianza speciale dal Tribunale di Frosinone.
E’ quanto racconta l’inchiesta di Sara Giudice e Nello Trocchia in onda a Piazzapulita su La7.
Luigi Di Maio aveva scritto su Facebook che ” chi fa parte del clan Spada non prenderà un solo euro. Nemmeno uno! Ho già chiesto personalmente di fare le opportune verifiche sul caso”, quando Il Messaggero raccontò di alcuni membri della famiglia Spada in fila a chiedere il sussidio a Ostia.
“Ci stanno mandando in carcere a noi, hanno mandato in carcere i miei figli per stupro, cosa che noi non facciamo. Io reggente di un clan? Oh Signore no! Ma stamo a scherza’?”, dice De Silvio nel video.
La legge sul reddito di cittadinanza non prevede però — nell’elenco dei reati che ne escludono la percezione — quelli per usura, estorsione, spaccio e furto.
Mentre sono inclusi reati come associazione mafiosa, terrorismo, truffa ai danni dello Stato, scambio elettorale politico mafioso, strage, ecc.
Proprio oggi la Guardia di Finanza di Frosinone ha denunciato 37 persone che percepivano il reddito di cittadinanza senza averne il diritto.
Ma il comandante provinciale Alessandro Gallozzi — ai microfoni di Piazzapulita — ha spiegato che “tra quelli destinatari della revoca non ci sono soggetti che hanno commesso reati come usura, spaccio o estorsione”, come nel caso di De Silvio e Spada.
Qualche mese fa scoppiò invece il caso di Federica Saraceni, ex terrorista che stava scontando la sua pena alla detenzione domiciliare (e non agli arresti, come sostenevano i politici) ma a cui prima la Lega e poi il MoVimento 5 Stelle volevano togliere il reddito di cittadinanza.
Nella legge c’è scritto espressamente che il beneficio può essere chiesto, nuovamente (e quindi anche per la prima volta) se sono trascorsi dieci anni da una condanna.
(da agenzie)
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Dicembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
“UN SIGNORE IN SALA D’ATTESA HA DETTO “SEMBRA UN RITO SATANICO” E UNA DONNA HA RISPOSTO “SARANNO TRADIZIONI LORO”
Open ha potuto raccogliere una seconda testimonianza che confermerebbe come vi siano state effettivamente alcune esternazioni discriminatorie dei presenti in sala d’attesa nei confronti di alcune persone straniere presenti in pronto soccorso in quel momento.
La persona in questione vuole restare anonima. Questo è quello che ci ha raccontato.
Cos’è successo quella mattina in pronto soccorso?
«Inizialmente ho visto arrivare una donna e successivamente alcune persone. Non so se fossero parenti della madre e della bambina poi morta. Dopo circa un’ora li ho visti uscire dalla zona delle sale per le visite e percorrere un altro corridoio, che non passa attraverso la sala d’attesa. C’era una signora in particolare che piangeva e urlava disperata. Qualcuno ha detto che si era anche buttata a terra, ma io non ho visto questa cosa. Non sono stata lì a guardare cosa stesse succedendo nello specifico».
E ha sentito delle frasi razziste o discriminatorie?
«Sì, alcuni dei presenti, parlottando, hanno detto che “il gruppo sembrava stesse facendo un rito satanico”, mentre un’altra donna ha risposto “sono tradizioni loro”».
Quante persone erano presenti in sala d’attesa?
«Una quindicina circa».
E da parte di quante persone ha sentito commenti fuoriluogo?
«Un paio di persone, sembravano padre e figlia. Io ho sentito un signore in attesa che ha detto che “sembrava un rito satanico” e una donna che forse lo accompagnava — che avrà avuto tra i 40 e i 50 anni — che ha risposto “saranno tradizioni loro”».
Queste persone hanno urlato contro il gruppo o contro la donna che piangeva e urlava?
«No, han fatto commenti a bassa voce, parlottando tra di loro».
Ha sentito altri insulti?
«Personalmente no. L’altra donna che ha raccontato l’accaduto si è trattenuta più di me, perchè io nel frattempo sono andata via e quindi non ho avuto modo di sentire altre cose».
E qualche persona in attesa si è affacciata a guardare cosa stesse succedendo?
«Alcuni hanno osservato cosa stesse succedendo sul piazzale, dove era uscito il gruppo di persone».
Era presente il personale medico-sanitario?
«Alcuni operatori erano presenti nel gabbiotto dell’accettazione. Non potevano sentire le persone parlottare, nè le frasi discriminatorie».
(da Open)
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Dicembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
“UNA PERSONA PRESENTE HA DETTO “TANTO NE SFORNANO UNO ALL’ANNO, NON E’ UN PROBLEMA”
L’eco della vicenda di Sondrio raccontata da Open si è fatta sempre più ampia.
Come sempre avviene in questi casi, tra i commenti sui social c’è anche chi mette in discussione il racconto. Siamo allora andati a ascoltare chi era presente in quel pronto soccorso di Sondrio.
Cos’è successo quella mattina in pronto soccorso?
«Mi trovavo al pronto soccorso, accompagnata da mia madre, perchè non mi sentivo bene. Erano circa le 10.30 del mattino. A un tratto si sono iniziate a sentire delle urla nella zona delle sale visita. Il timbro di voce era quello di una donna».
La sala d’attesa è però divisa dalle sale di visita, è corretto?
«Sì, dalla sala d’attesa non si vedeva molto, si sentivano solo le urla. Alcuni signori si sono messi a spiare attraverso i vetri delle porte e hanno visto che si trattava di una signora e di altre persone con lei. E da quel momento sono iniziati i commenti».
Cosa dicevano?
«Erano commenti molto pesanti a sfondo razzista. E purtroppo non erano solo un paio di persone a farli, ma quasi l’intera sala in cui si trovavano circa 15 persone, tra pazienti e accompagnatori. È stato detto che stava facendo “riti satanici”, “le sue tradizioni”, che era pazza. Ero preoccupata dalla situazione perchè non si capiva cosa stesse succedendo, si sentivano solo urla».
Il personale medico-sanitario ha avuto modo di intervenire?
«No, perchè nella sala d’attesa non c’era nessuno, solo le operatrici che chiamavano i numeri, ma erano distanti dalle persone che facevano le esternazioni razziste».
E poi cos’è successo?
«Poi le urla si sono interrotte. Io sono entrata, son stata visitata e poi in attesa dei risultati è emerso quello che era successo. Una persona presente ha detto: “Tanto ne sfornano uno all’anno, non è una tragedia”, mentre altri, che precedentemente avevano insultato la madre, si son zittiti. Cosa si può dire quando si viene a sapere della morte di una bambina di pochi mesi?».
Ci sono altri testimoni?
«Sono stata contattata da un’altra ragazza, che era stata accompagnata da un’amica, che si trovava in pronto soccorso durante l’accaduto e mi ha ringraziata per aver raccontato pubblicamente l’episodio. Anche lei era rimasta allibita e amareggiata da quanto successo».
La stessa testimone, ricontattata una seconda volta da Open, racconta: «Mi dispiace che stia venendo strumentalizzata la mia persona. Io ho semplicemente riportato ciò che io ho sentito in quei momenti in cui ero presente al pronto soccorso. Semplicemente questo».
«Ovvio che il personale sanitario dice di non aver sentito niente e che non ci sono stati insulti diretti. Perchè è la verità . Il personale non era presente in quel momento, ma non ho neanche mai affermato il contrario. Stessa cosa: non ho mai affermato che gli insulti fossero stati fatti in presenza della povera donna», ribadisce la testimone.
“Io ho parlato a mio nome, una qualsiasi cittadina che si indigna di fronte a frasi del genere. Semplicemente questo», chiosa la giovane.
(da “Open”)
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Dicembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
UN PORTAVOCE DELL’OSPEDALE: “IL PERSONALE PRESENTE NON HA SENTITO GLI INSULTI SOLO PERCHE’ SONO STATI ESPRESSI A BASSA VOCE NELLA SALA D’ATTESA”…GARA DI SOLIDARIETA’ PER PAGARE I FUNERALI DELLA PICCOLA
Nessuna bufala e nessuna smentita. A Sondrio è il momento della ricerca della verità sul caso della donna vittima di insulti razzisti mentre piangeva la morte della figlia di cinque mesi.
L’episodio ha scosso le coscienze e in tanti si sono offerti di aiutare a sostenere le spese per il funerale, ma sono stati anche sollevati dei dubbi sulla veridicità del racconto, dal momento che i medici non hanno sentito le frasi incriminate e la vittima non ha sporto denuncia.
Come sono andate le cose davvero? Un portavoce dell’ospedale, contattato da Fanpage.it, ha chiarito che il personale presente non ha sentito gli insulti, ma solo perchè sono stati espressi nella sala d’attesa e a bassa voce.
Nessuna smentita e nessuna bufala quindi.
Il personale — impegnato nel disperato tentativo di salvare la piccola e confortare la madre — non si è accorto di nulla. Nessun insulto plateale è arrivato alle orecchie degli operatori. Le frasi razziste delle persone presenti nella sala d’attesa del pronto soccorso sono state pronunciate a bassa voce.
Chi ha definito “scimmia” la donna disperata e affermato che la perdita di un figlio per lei non sarebbe stata poi così grave “tanto ne sfornano uno all’anno”, pensava che i suoi commenti crudeli e disumani non sarebbero stati sentiti e denunciati all’esterno della stanza.
Anche i carabinieri hanno confermato che, sebbene non sia stata sporta denuncia, questo non significa che i commenti razzisti non siano stati pronunciati.
C’è anche un altro lato della medaglia in questa vicenda che ha indignato tutta l’Italia. È la storia di chi ha provato ad aiutare la donna e la sua bambina. In tanti si sono mobilitati e ore ci tengono a ribadire che “non tutti i valtellinesi sono razzisti”. A partire dai medici del pronto soccorso. Un’equipe non specializzata in emergenze pediatriche, che si è trovata ad affrontare un evento eccezionale e gravissimo.
La bambina è arrivata in arresto cardiaco e in condizioni disperate. “Erano tutti molto commossi e si sono prodigati per aiutare la donna e prendersi cura del corpo della piccola. Sono stati momenti emotivamente forti e tutto il personale è stato coinvolto. La mamma è stata accudita e aiutata, ha avuto esternazioni molto forti e plateali”, raccontano dall’ospedale.
C’è poi la storia di chi che ha portato la madre e la piccola in ospedale. La donna, che non parla italiano e non conosceva il numero per le emergenze, è scesa in strada con la piccola in braccio in cerca di aiuto. Lì ha trovato una persona che l’ha aiutata e accompagnata in ospedale. Un volto umano, anche se sconosciuto, in questa vicenda drammatica.
A Sondrio diversi cittadini si sono offerti per aiutare la donna a sostenere le spese del funerale della sua bambina. Un gesto per dimostrare che la società non è tutta incattivita.
(da Fanpage)
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