Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
DI MAIO SOMMERSO DAI VELENI E LUI REPLICA: “BASTA DIRE CHE VOGLIO ROMPERE”
“Sono stanco di sentirmi dire che voglio rompere. Se si alzano i toni è per trattare”. Luigi Di Maio riunisce i senatori, prova a fare un serrate le fila alla vigilia di un voto affatto banale.
Mercoledì Giuseppe Conte riferirà in Parlamento sul prossimo Consiglio europeo. E la maggioranza sarà chiamata a votare una risoluzione unitaria. Il passaggio chiave è quello sul Mes. “Ho letto l’ultima versione della bozza. Io non la voto”, spiega Gianluigi Paragone, giacca di tweed, che solca il parquet del Senato direzione buvette. È lui la voce più critica all’interno del Movimento 5 stelle, il suo pollice verso sul testo potrebbe tirarsi dietro un drappello di suoi colleghi. A Elio Lannutti e Ugo Grassi è destinato ad aggiungersi Stefano Lucidi. Che ha preso la parola in riunione: “Non abbiamo potuto contribuire alla stesura del testo, la nostra funzione è delegittimata. Sono orientato a votare no”.
I gruppi ribollono. Basta un dettaglio per inquadrare bene la situazione. Alle 18.47 arriva un messaggio sugli smartphone di tutti i parlamentari: “Alle 21.30 di questa sera assemblea congiunta sulla risoluzione sul Mes”. Alle 19.33, ne arriva un altro: ”È ANNULLATA la congiunta prevista per le 21.30 di questa sera”.
I numeri non spaventano la maggioranza, ma la tenuta del gruppo preoccupa Di Maio. “Stiamo ultimando insieme a tutte le forze di governo la mozione – ha ripetuto a chi gli avanzava dubbi – Le nostre richieste sono state accolte”.
Il punto è che a sera un’intesa definitiva ancora non c’era, nulla di certo da portare in tempo all’attenzione dei gruppi. Gli incaricati di chiudere il dossier si riuniscono fino a tarda notte.
I vertici del Movimento hanno preso male la diffusione dell’ultima bozza della risoluzione, circolata a metà pomeriggio. Tra gli impegni cui vincolare il governo, oltre a “escludere qualsiasi meccanismo che implichi la ristrutturazione automatica del debito pubblico”, vi si legge: “Mantenere la logica di pacchetto (Mes, Bicc, Unione bancaria) alla quale accompagnare ogni tappa mirata ad assicurare l’equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell’Unione economica e monetaria, approfondendo i punti critici”.
La “logica di pacchetto”, quella per cui sottoscrivere tutti insieme i vari trattati oggetto di modifica, posta in modo progressivo.
Vale a dire non vincolare la firma del Mes a quella degli altri testi, ma armonizzare gli eventuali aspetti sfavorevoli a compensazioni da ottenere in un secondo momento su altri tavoli.
Una soluzione, sia pur estremamente vaga, potenzialmente latrice di un ulteriore inasprimento delle posizioni dei pasdaran. E infatti a spron battuto è arrivata la smentita di fonti M5s: “Precisiamo che sul Mes stiamo ancora discutendo e ultimando i punti da dirimere nella risoluzione di maggioranza. Dunque smentiamo qualsiasi indiscrezione diffusa”.
Paragone scuote la testa: “Non hanno nemmeno vincolato la firma a un nuovo passaggio in Parlamento”. Un suo collega si ferma in cortile incurante del vento gelido: “Chi semina vento raccoglie tempesta. Non c’è una visione, non c’è niente, solo piccoli orgogli e piccoli poteri da mantenere”.
Di Maio la mattina assicura i malpancisti: “Vogliamo andare avanti con questo governo”. Viene sommerso dagli applausi. I mal di pancia non confluiranno in un no alla risoluzione, la voglia di andare avanti accomuna (quasi) tutti.
Ma la pentola a pressione che è diventato il Movimento sbatacchia sul fornello acceso. Sentite un senatore: “Dai vertici c’è un terrorismo psicologico nei nostri confronti che rasenta la tortura mentale. La dirigenza pare voler confondere e incasinare le già piccole menti dei suoi rappresentanti. Per manipolarli meglio”.
“La coalizione ha lavorato in maniera serena ed unitaria” si affanna a spiegare Enzo Amendola, ministro Dem per gli Affari europei, commentato ironicamente da un gruppetto di senatori pentastellati quando gli rimbalza nelle chat interne.
Salario minimo, conflitto d’interessi, acqua pubblica, agenda green. Sono questi i temi del “rilancio” su cui Di Maio punta a gennaio. Temi identitari, per compattare la marmellata gialla delle 5 stelle. Che applaudono la mattina. E che insufflano veleni a sera.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
PRESENTI ANCHE DIVERSI SINDACI DEL CENTRODESTRA CHE STANNO FIUTANDO IL VENTO
Avvolta dall’abbraccio di una grande bandiera tricolore. Prima cittadina tra i sindaci d’Italia. Liliana Segre, a Milano, ha ricevuto, la solidarietà e l’affetto di 600 sindaci che, da ogni angolo del Paese, sono arrivati nel capoluogo lombardo per camminare al suo fianco. Per dire no al razzismo e all’intolleranza.
Tra questi, provenienti da metropoli o da piccoli paesi, anche sindaci di centrodestra. Degli stessi partiti – Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia – che si sono astenuti quando è stato chiesto al Senato di votare per l’istituzione della commissione, proposta proprio dalla senatrice sopravvissuta ad Auschwitz, contro l’odio e l’antisemitismo.
Sono passate poche settimana da quel voto controverso e, in questa serata di metà dicembre, quelle divisioni sono lontane. Gli echi di quella polemica si affievoliscono fino quasi a zittirsi.
Al freddo della stagione invernale si sostituisce, per alcune ore, il calore della vicinanza. Al di là del colore politico, tutti sono accanto a Liliana Segre per sottolineare, come esplicitato dal titolo dell’iniziativa di Anci, Ali e Upi, che l’odio non ha futuro
“Vogliamo dire con forza a tutti che non accettiamo nessun tipo di fanatismo, l’unico fanatismo che i sindaci accettano in questo Paese è quello per la libertà la democrazia e il rispetto degli altri. – ha detto Antonio De Caro, presidente di Anci e sindaco di Bari alla partenza del corteo -. Per questo oggi con le nostre fasce tricolori vogliamo fare da scorta civica a Liliana Segre”.
Insieme a lui hanno marciato, tra gli altri, Chiara Appendino, sindaca di Torino, Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, Virginio Merola, sindaco di Bologna, Dario Nardella, sindaco di Firenze – “noi siamo la sua scorta”, ha scritto su Twitter – Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, ma anche quelli del centrodestra, tra cui Claudio Scajola e Stefano Locatelli, primo cittadino della bergamasca e responsabile Enti locali della Lega.
Tra i primi cittadini c’erano anche Alan Fabbri, sindaco leghista di Ferrara che poco tempo fa ha deciso di conferire la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari, di Fratelli d’Italia, Mario Occhiuto, di Forza Italia e sindaco di Cosenza, il leghista Mario Conte, primo cittadino di Treviso.
Ha marciato con e per Liliana Segre anche Roberto Di Stefano, il sindaco di Sesto San Giovanni che ha rifiutato di conferirle la cittadinanza onoraria, assieme all’assessore leghista Stefano Bolognini.
“Ci schieriamo vicino alla senatrice Segre per gli attacchi ricevuti. Esprimiamo la nostra solidarietà – ha spiegato – per questo siamo scesi in piazza contro l’odio, perchè spesso in politica viene utilizzato in modo strumentale”. E ancora: “Alla Segre non bisogna metterci le bandierine di partito. Per questo siamo qua a rimarcare la nostra vicinanza alla senatrice”.
Lontano dalle strade del capoluogo lombardo, in un consiglio comunale, un’altra attestazione di stima e di vicinanza alla senatrice a vita. Ancora una volta da parte del Carroccio: il consiglio comunale di Pisa ha approvato all’unanimità la proposta del sindaco leghista di conferirle la cittadinanza onoraria.
“In un momento come questo – aveva detto il sindaco Conti proponendo la cittadinanza nelle scorse settimane – in cui si registra la tendenza della politica a dividersi su tutto, penso sia importante dare segnali forti soprattutto per i più giovani: la cittadinanza a Liliana Segre non serve solo a onorare la storia personale della senatrice, simbolo delle atroci sofferenze di un popolo intero che anche a Pisa ha ancora oggi una comunità forte e coesa, ma anche perchè le istituzioni devono essere in prima linea su tutto quello che si può fare ancora e che va fatto sul tema della lotta all’antisemitismo”.
Ma torniamo nella piazza di Milano. Per la prima volta una manifestazione ha attraversato la Galleria Vittorio Emanuele II. L’immagine è di quelle che restano impresse, che non si vedono tutti i giorni. La senatrice a vita si è unita alla folla tra gli applausi di chi, a più riprese, ha scandito il suo nome.
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha mandato un messaggio ai “fomentatori dell’odio: siamo pronti a tornare in piazza se questo clima non cambierà ”. Il primo cittadin, promotore della manifestazione, ha sottolineato come in Italia esiste “un rischio razzismo, per questo siamo scesi in piazza”.
Per volontà dei sindaci l’unica a prendere la parola al termine della marcia, dal palco montato in piazza della Scala, è stata proprio la senatrice Liliana Segre. “Siamo qui per parlare di amore e non di odio – ha detto – lasciamo l’odio agli anonimi della tastiera”. Poi il messaggio ai giovani, definiti”future candele della memoria”. A loro, ha sottolineato, guarda “con speranza”.
E quei sindaci che si sono riuniti in piazza per lei, oggi erano un po’ come dei figli. “Figli in fascia tricolore”. A loro ha lasciato questo messaggio: “Avete una missione difficile, il vostro impegno è decisivo per la trasmissione della memoria. Cancelliamo le parole odio e indifferenza e abbracciamoci in una catena umana di amore”.
Da oggi anche lei ha una fascia tricolore, le è stata donata dall’Anci e dal suo presidente Antonio De Caro a nome di tutti i Comuni italiani al termine della manifestazione.
Prima dei saluti hanno cantato l’inno nazionale. Uno accanto all’altro contro l’odio, l’antisemitismo e il razzismo. Tutti insieme, per Liliana.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
LA STESSA COSA ACCADE NEGLI STATI UNITI , IN AUSTRALIA, IN MESSICO, IN RUSSIA, IN NIGERIA E IN TANTI ALTRI PAESI… SOLO IN ITALIA C’E’ CHI SI OPPONE
Ogni anno gli evasori fiscali di 16 paesi dell’Unione Europea finiscono alla gogna.
E la stessa cosa succede anche negli Stati Uniti, in Australia e in Messico. Accade perfino in Nigeria e in Uganda, in Russia e in Corea del Sud.
I nomi di chi ha frodato il fisco finiscono online senza che alcuna legge sulla privacy possa farci nulla.
Il Sole 24 Ore oggi pubblica una tabella che riepiloga i paesi UE che pubblicano i nomi degli evasori fiscali, sottolineando come si finisca alla gogna oltre una certa soglia di debito fiscale: 2500 euro in Bulgaria, 2000 in Croazia, mille in Estonia e 150mila euro in Grecia, ad esempio.
Ma ci sono anche paesi, come l’Irlanda, in cui non esiste una soglia minima e nazioni, come la Francia, dove la pubblicazione è obbligatoria in caso di condanna giudiziaria. E così, spiega il quotidiano, le liste vengono pubblicate nei siti delle Agenzie delle Entrate e dei ministeri del Tesoro di almeno 26 Paesi nel mondo, di 23 Stati degli Usa, di decine di contee disseminate dalla costa atlantica a quella del Pacifico degli Stati Uniti. Messi insieme, uno dopo l’altro, questi nomi formano un elenco chilometrico a disposizione di tutti, curiosi e criminali inclusi.
L’obiettivo è colpire i furbetti con uno stigma che provochi disapprovazione sociale e funga da disincentivo all’evasione fiscale. E gli elenchi vengono diffusi online anche nel Regno Unito, a cura dell’agenzia fiscale di Sua Maestà .
Ma sono gli Stati Uniti il Paese in cui il “name and shame” trova la sua applicazione più diffusa. Qui con il Fisco non si scherza.
L’evasione fiscale è un reato gravissimo e le carceri sono piene di contribuenti che hanno evaso o frodato le tasse. Ben 23 dei 50 Stati che compongono gli Usa mettono alla gogna chi ha dimenticato di saldare i conti con il Fisco, incluso il Delaware, che è diventato il paradiso fiscale numero uno negli Stati Uniti ma che non ha pietà nei confronti dei suoi contribuenti che non pagano le tasse.
Infine, se abitate in Finlandia, in Norvegia, in Svezia, in Islanda e perfino in Pakistan è possibile sapere per voi quanto guadagna il vostro vicino di casa, perchè i redditi sono pubblici.
Quando ci provò l’Italia nel 2008 per volontà dell’allora viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, e del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Massimo Romano, gli elenchi resistettero agli assalti solo poche ore.
Poi capitolarono, travolte dall’intervento del Garante della privacy.
(da agenzie)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
PROTOCOLLO DI INTESA CON LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA PER GARANTIRE MAGGIORE SICUREZZA NELLE ORE NOTTURNE
Luci in più a Roma, per la sicurezza. In che modo? Grazie a un incentivo per i commercianti che terranno le vetrine e le insegne accese di notte.
È questo il contenuto del protocollo d’intesa – sottoscritto questa mattina dal Prefetto, dal sindaco, dal presidente della Camera di commercio e dall’amministratore delegato di Acea – perfezionato sulla base delle indicazioni emerse dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica dello scorso 15 novembre. Lo riferisce il Viminale.
Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha espresso “grande soddisfazione per un concreto risultato raggiunto per rafforzare la sicurezza nella Capitale: è un progetto pilota che parte in due Municipi e costituisce un modello di sicurezza partecipata e che potrà essere esteso anche in altre aree della Capitale. Il mio apprezzamento va a tutti i firmatari del protocollo coordinati dal Prefetto”.
(da agenzie)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
DA AMSTERDAM A PARIGI, DA SAN FRANCISCO A BERLINO, DA LONDRA A MADRID, IL 14 DICEMBRE TUTTI IN PIAZZA IN CONTEMPORANEA CON ROMA, UNA MOBILITAZIONE MONDIALE CHE HA RISVEGLIATO MIGLIAIA DI ITALIANI
Anche le sardine all’estero si preparano al flash mob del 14 dicembre. Ancora una manciata di giorni e saremo al 14 dicembre, giorno in cui le sardine si apprestano a riempire piazza San Giovanni a Roma per l’evento che gli organizzatori definiscono “storico”.
Il 14 dicembre sarà anche trascorso esattamente un mese da quando Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa portavano sul Crescentone di Bologna 15mila persone nel giorno della kermesse della Lega al PalaDozza.
In un mese il fenomeno delle sardine si è evoluto e ha contagiato decine di piazze in tutta Italia. E i quattro ragazzi che volevano “sfidare” Salvini e la retorica populista hanno ricevuto un’ondata partecipativa imprevedibile.
Mattia Santori, laureato in Economia e Diritto ricercatore energetico in chiave ecosostenibile, è colui che materialmente ha fatto partire l’adunata, coadiuvato da Roberto Morotti, ingegnere appassionato di riciclo della plastica, Giulia Trappoloni, fisioterapista di Sansepolcro, e Andrea Garreffa, laureato in Scienze della Comunicazione e guida turistica.
Su di loro si è detto tutto e il contrario di tutto
Di certo il fenomeno delle sardine è esploso in un tempo ridotto, ha superato le Alpi e l’Oceano per arrivare fino a New York e San Francisco.
Gli italiani all’estero hanno cominciato a guardare con interesse al fenomeno, provando il bisogno di condividere un impegno che dimostrasse la voglia di cambiare le cose. E così sono nate le tante piazze che in breve tempo si sono organizzate ad Amsterdam, New York, Dublino etc.
Ora l’obiettivo per tutti è il flash mob globale in contemporanea con Roma: a manifestare saranno le sardine di Dublino, Bordeaux, Berlino, Parigi, Londra, San Francisco, Edimburgo, Amsterdam e Madrid
Flash mob sardine Berlino: “Siamo testimoni di un’inclusione che ci ha visto migranti”
“Nessuno ha mai fatto una cosa del genere”, racconta a TPI Thokozile Martucci Schiavi, nata a Frosinone, da 8 anni vive a Berlino. Lei è la fondatrice del gruppo sardine di Berlino.
“Intorno al 20 novembre ho cominciato a leggere delle sardine, mi sono confrontata con mio marito e mi sono chiesta come fosse possibile che a Berlino non ci fossero sardine. Ho deciso che fosse necessario parlarne e così ho creato un gruppo Facebook nel quale confrontarsi. Il gruppo ha deciso di aderire al flash mob del 14. E ora eccoci qui, siamo 1.900”.
“Scendiamo in piazza per l’Italia, per un senso di appartenenza alla patria, per una visione europeista”, spiega Thokozile.
La volontà di partecipazione testimoniata dalle sardine all’estero non va sottovalutata e rappresenta un cambio di passo significativo.
“Come italiani all’estero siamo testimoni di un’inclusione che ci ha visto migranti. Molti di noi sono partiti dall’Italia senza un lavoro ma con la voglia di scoprire nuovi mondi. E qui ci hanno accolto. Scendiamo in piazza per dire no al populismo in Europa, alla tendenza al razzismo, all’omofobia, per un senso globale di appartenenza”.
I gruppi delle sardine all’estero sono nati in modo trasversale e per volontà di ragazzi ma anche di persone mature che negli altri Paesi hanno trovato la loro casa.
“Ci vedremo alla porta di Brandeburgo a un mese dalla nascita delle sardine. Guardiamo alla trasformazione che già c’è stata. Non siamo più solo un momento di contrasto alla retorica di Salvini. Siamo propositivi e chiediamo un impegno serio. In un mese non è poco. Mi fido dei ragazzi di Bologna, mi sembrano molto genuini. Ci danno una mano. Mi spaventa che tutto questi diventi corruttibile. Questa è la mia unica paura”, prosegue Thokozile.
“Ma come ha detto Dacia Maraini nel suo endorsement, l’importante è nutrire ancora l’idealismo. La base da cui parte tutto sono gli ideali e non dobbiamo dimenticarlo”.
Flash mob sardine Bordeaux: “Finalmente fieri di essere italiani”
Un idealismo ben visibile nelle parole di Gabriella Patera, 25 anni, studia in Erasmus a Bordeaux.
Gabriella è la cofondatrice del gruppo sardine Bordeaux, insieme alla sua coinquilina di soli 19 anni, Giulia Valeri, hanno messo in piedi il gruppo che conta 130 iscritti ed è pronto a scendere in strada a Place de Saint Projet, (su rue Sainte-Catherine) il 14 dicembre.
“Finalmente abbiamo visto che era sorto qualcosa di cui andare fieri e abbiamo deciso di darci da fare per partecipare. Tanti altri studenti e ricercatori ci hanno subito aiutato”, spiega a TPI Gabriella.
In Gabriella si sente lo spiriti giovanile e la voglia di cambiare le cose che finalmente trova una sua strada. “Volevamo andare contro tutte le forme filo-dittatoriale che cominciano a crearsi in Europa. Contro il populismo e le tendenze fasciste. Dicono sempre che gli italiani sono un popolo di pecoroni, finalmente un’occasione di riscatto”.
“Ma la nostra è una ribellione non violenta e questa è la cosa più importante che dà valore al tutto”, specifica Gabriella
“Sentiamo che stiamo investendo energie per manifestare nel modo giusto. Si fa rete, si comunica, si utilizzano i social network per qualcosa di positivo”.
Dalle parole di Gabriella emerge uno degli aspetti più interessanti del fenomeno sardine che invade anche l’estero, ossia la capacità di coinvolgere i giovani nella politica attraverso strumenti contemporanei. I giovani e giovanissimi decidono di prendere parte. Una scelta che sono movimenti come il Fridays for Future erano riusciti a far riaffiorare.
Flash mob sardine Dublino: “È tempo di reagire, e noi sardine ci siamo risvegliate!”
Veronica Vierin è originaria di Torino ma vive a Dublino da 17 anni, un periodo di tempo notevole che avrebbe potuto allontanarla decisamente dall’Italia. Invece a TPI Veronica racconta della sua passione mai sopita per la politica italiana e per la voglia di partecipazione.
“Ho seguito tutta la storia delle sardine fin dall’inizio e dopo due giorni dall’evento di Bologna, ho deciso di creare la pagine della sardine di Dublino. Con una chiamata collettiva abbiamo organizzato il flash mob del 14 dicembre”.
L’evento di Dublino sarà caratterizzato da un’azione congiunta con la rete anti-razzista Irlandese, che per lo stesso giorno ha indetto il ‘Rally for Peace on Earth — Against the Politics of Hatred’.
“Siamo l’alternativa che rivendica i diritti fondamentali della nostra civiltà : la libertà , l’uguaglianza, l’accoglienza e l’idea di un’ Europa sociale. È tempo di reagire, e noi sardine ci siamo risvegliate! Partecipiamo tutti insieme, con il corpo, la testa, il cuore e l’energia creativa. No bandiere di partiti politici. No slogan offensivi”, dicono gli organizzatori.
“Ci ritroveremo di fronte al parlamento irlandese”, spiega Veronica, “per manifestare tutti insieme e dare corpo a quella che è in fondo l’idea delle sardine: stare uniti senza bandiere politiche”.
Il gruppo conta 800 partecipanti
Flash mob sardine San Francisco: “A 10mila km dall’Italia ci sentiamo vicini al nostro Paese”
Le sardine sono arrivate oltreoceano, dopo New York, ora è il momento delle “sardine pacifiche” che si stanno organizzando per il Global Sardina Day sempre il 14 dicembre a San Francisco.
“Ho creato questo gruppo su Facebook a supporto delle sardine di Bologna perchè mi piaceva l’iniziativa. Sono rimasta davvero stupita che così tanta gente si è svegliata e si è opposta a un’ideologia che non ci rappresenta”, racconta a TPI Enza Sebastiani, romana di origine, vive a San Francisco dal 1991 e ha fondato la pagina “sardine pacifiche“.
“Nell’arco di pochi giorni il numero dei partecipanti è cresciuto. L’importante è essere uniti, credere in questo bisogno di non usare più la propaganda, il linguaggio d’odio. Dopo aver creato la pagina ho incontrato altre persone che partecipano attivamente all’organizzazione del flash mob. Questa cosa delle sardine ci piace davvero tanto, mi ha fatto tornare 20enne. A 10mila km di distanza dall’Italia ci sentiamo comunque vicini al nostro Paese”, spiega Enza.
In tutta la Bay aerea di San Francisco è stata bloccata la pesca delle sardine perchè nei mesi scorsi c’è stata una pesca troppo intensa. “Siamo una specie protetta”, scherza Enza.
“Siamo allineati con i principi e i valori fondamentali delle 6mila sardine di Bologna. Abbiamo visto cosa è successo durante la seconda guerra mondiale. Le 6.000 sardine di Bologna stanno facendo un ottimo lavoro. I diritti civili vanno rispettati. Noi italiani, anche con tutti i problemi finanziari e di governo che abbiamo, scendiamo in piazza e ci facciamo sentire, perchè c’è un amore vero verso la patria che è raro vedere”, conclude Enza.
(da “Tpi”)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
LA IMPONENTE E PACIFICA MANIFESTAZIONE HA AVUTO COME SIMBOLO IL LIBRO: “E’ SIMBOLICAMENTE POTENTE CONTRO L’IGNORANZA”
« Hanno cercato di etichettarci perchè senza le sagome non sanno dove sparare. Ci dicono che abbiamo idee diverse, ma loro sono così allineati che non capiscono la forza della contaminazione. Continuano a farci sempre le stesse domande sperando di avere risposte diverse. Ma noi siamo la domanda, noi devono darci la risposta».
Inizia così «la sardinata» in piazza Castello, con le parole del fondatore Paolo Ranzani. Che prima di dare il via agli altri interventi legge una lettera indirizzata a Torino da Liliana Segre: «I giovani saranno le sentinelle della memoria».
La prima a parlare, ricevendo moltissimi applausi, è Sara Diana, 19 anni, studentessa al primo anno di università . «Sono stati giorni intensi, mi sono trovata al tavolo con persone che non conoscevo, molto più grandi, ma con ideali comuni. Mi hanno detto che una volta la politica cercava di dare il buon esempio. A me ora sembra l’opposto. Che ci si occupi solo di attrarre il consenso. Quello che vogliamo è un futuro fatto di attenzione al clima devastato, attenzione per le persone indipendentemente dalla loro provenienza, attenzione per chi ha bisogno di aiuto. Sembrano temi semplici o scontati, ma cosa stiamo facendo per affrontarli? Io ho 19 anni e sono qui perchè il mio futuro lo voglio a colori».
Prosegue Mattia Angeleri, laureato in legge: «Non possiamo chiedere una politica migliore, se siamo indifferenti. So che per qualcuno è difficile. Mandela diceva “Ogni cosa sembra sempre impossibile, finchè non viene realizzata”».
La prima a nominare il leader della Lega Matteo Salvini è Francesca, 22 anni: : “Siamo a Torino, la città dov’è nata l’Italia e dove la parola libertà ha sempre avuto significato importante. Oggi Torino è qui, in piazza, ad alzare la voce perchè è arrivato il momento di dire no a qualsiasi tipo di razzismo, discriminazione. No a Salvini e alla Lega, alla violenza dei loro comportamenti e delle loro parole. Devono sentirci bene, capire che non siamo più disposti ad accettare la valanga di odio e falsità che hanno cercato di appiopparci giorni per giorno. Torino sa essere bellissima e lo stiamo dimostrando tutti insieme. Torino non accetterà mai questa Lega e lotterà finchè tutti non avranno sentiti nel Paese. Torino si slega».
In piazza ci sono anche suor Giuliana Galli, ex vicepresidente della Compagnia di San Paolo, e il don Fredo Olivero, che ha parlato dal palco: “Dio è unico per tutti, lui non fa differenza, di razze ce n’è una sola, ed è quella umana, il resto sono frottole. Ecco perchè sono una sardina come voi. La Chiesa davanti alla disumanità deve metterci la faccia. Bisogna lasciar da parte i rosari e cominciare a guardare in faccia le persone” —
La catena del libro
«Una particolarità di questa serata – racconta il fotografo Paolo Ranzani, il fondatore delle 6000 Sardine torinesi -, nella nostra città , è il dono della cultura. Donare un libro è simbolicamente potente. Sono contento che a dare il via sarà il professore Niccolà³ Pagani». Pagani è il professore torinese che ha abbandonato il programma l’Eredità¡ per tornare dai suoi studenti. Sarà lui a far partire la «catena» in cui ognuno donerà un testo al proprio vicino. Il libro scelto è l’ultimo di Massimo Gramellini, «Prima che tu venga al mondo», che l’autore ha regalato agli organizzatori con la dedica «A tutte le sardine che verranno».
(da “il Corriere della Sera“)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
“HANNO RAGIONE A DIRCI DI USCIRE FUORI DA SCHEMI STANTII E CHE SONO STANCHI DI SENTIRCI SOLO GRIDARE”
Sono sotto attacco e tanti cercano di delegittimarli e screditarli, con fake news e trappole, come quella dell’inesistente apertura a Casapound
“Non posso che avere simpatia per questi ragazzi, che prendono l’iniziativa per dire a noi adulti che non ce la fanno più a sentirci solo gridare”.
Lo ha detto monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica ed ex segretario generale della Cei, in un’intervista a Circo Massimo, su Radio Capital, a proposito del movimento delle sardine.
“Mi dispiace che siano costretti a vedersi aggrediti e tante volte ridicolizzati: così perdiamo una bella possibilità di essere messi fuori da certi nostri schemi stantii”, ha aggiunto.
(da agenzie)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
ANCHE QUESTI NON HANNO CAPITO CHE UNO PARTECIPA SENZA BANDIERE E SENZA CERCARE DI METTERCI IL CAPPELLO… RESTINO A CASA PURE LORO INSIEME A CASAPOUND
Nel corso della sua intervista a Repubblica, Mattia Santori — uno dei fondatori delle sardine a Bologna — aveva accusato alcune forze di sinistra, come Potere al Popolo e Rifondazione comunista, di essersi «infiltrate nella manifestazione di Firenze in maniera sporca».
I vertici di Potere al Popolo hanno interpretato questa presa di posizione come un vero e proprio attacco. Tant’è che hanno inviato una lettera aperta allo stesso Mattia Santori chiedendogli «perchè non ci vuoi bene?».
«No, no, Mattia — scrivono da Potere al Popolo -. Innanzitutto chiariamo le cose importanti. Ci deve essere un equivoco grande come una casa: noi nelle piazze non ci infiliamo, noi nelle piazze ci siamo sempre stati. C’eravamo lo scorso anno, assai prima delle sardine, insieme ai coraggiosi che osavano contestare il neonato governo gialloverde, quando Salvini pareva intoccabile».
«Ma soprattutto, Mattia, perchè Francesca Pascale sì e noi no?».
Potere al Popolo, accusato di voler mettere il cappello sulla manifestazione delle sardine, ha affermato di non aver fatto altro, nel corso dell’evento di Firenze, se non mostrare qualche striscione e qualche cartellone.
Appunto, quello di cui sono accusati: forse non hanno capito neanche loro che ai flash mob della sardine ci si va da cittadini SENZA SIMBOLI DI PARTITO.
Oppure ti organizzi una tua manifestazione visto che nessuno te lo vieta: il concetto vale per tutti.
(da agenzie)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
“HA COMPIUTO OPERAZIONI SU PARTE DEI 49 MILIONI DELLA TRUFFA”…PERQUISITE ANCHE LA BONIARDI GRAFICHE E LA NEMBO SRL
L’assessore all’Autonomia e alla Cultura della Regione Lombardia Stefano Bruno Galli è indagato dalla procura di Genova nell’ambito dell’inchiesta sul presunto riciclaggio di parte dei 49 milioni dei fondi della Lega.
L’accusa ipotizzata nei confronti di Galli — nella sua qualità di presidente dell’Associazione Maroni Presidente — è riciclaggio.
Secondo quanto si apprende, le perquisizioni dei finanzieri hanno interessato uffici e domicili a Milano, Monza e Lecco.
A Galli, oltre al provvedimento di perquisizione e sequestro, è stato notificato un avviso di garanzia “per aver compiuto — si legge in una nota della procura di Genova — operazioni su una parte delle somme di denaro provento dei reati ex art. 640 bis (truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche) commessi da Umberto Bossi e Francesco Belsito attraverso l’associazione ‘Maroni presidente’”.
Le perquisizioni svolte dagli uomini del Nucleo di polizia Economico-finanziaria di Genova hanno riguardato anche la ‘Boniardi Grafiche’ di Milano e la ‘Nembo srl’ di Monza (allo stato cessata), due società che hanno prestato i loro servizi per le campagne elettorali della Lega.
Uno dei proprietari delle quote dell’azienda, Fabio Massimo Boniardi, è deputato della Lega.
L’inchiesta genovese nasce da quella sui rimborsi elettorali che la Lega avrebbe ottenuto ai danni del Parlamento tra il 2008 e il 2010, falsificando rendiconti e bilanci. Il processo si è concluso lo scorso 6 agosto con una sentenza della Cassazione che ha dichiarato prescritti i reati per Umberto Bossi e per il tesoriere Belsito ma ha confermato la confisca dei 49 milioni.
L’ipotesi su cui stanno ora lavorando i magistrati genovesi riguarda il presunto riciclaggio di parte di quei fondi, che da settembre il partito sta restituendo allo Stato a rate: secondo i pm parte dei 49 milioni sarebbero stati fatti sparire in Lussemburgo attraverso la banca Sparkasse di Bolzano e poi fatti rientrare, in parte, subito dopo i primi sequestri disposti della procura.
A giugno scorso, inoltre, investigatori e inquirenti genovesi hanno ascoltato, come persona informata sui fatti, l’ex consigliere della lista Maroni Presidente, Marco Tizzoni, che a Milano aveva presentato un esposto in cui aveva adombrato il sospetto che l’Associazione Maroni Presidente “fosse stata tenuta nascosta ai consiglieri dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi”.
Il consiglio direttivo dell’ Associazione Maroni presidente, lanciata nel 2013 per le regionali, è composto — stando a quanto si legge nello statuto pubblicato sul sito — da Stefano Bruno Galli, attuale assessore all’Autonomia e alla Cultura di Regione Lombardia, Andrea Cassani, Ennio Castiglioni e Stefano Candiani, quest’ultimo ex sottosegretario agli Interni e commissario Lega per la Sicilia. Federica Moro appare invece come tesoriere.
Lo scorso giugno gli investigatori genovesi avevano ascoltato, come persona informata dei fatti, l’ex consigliere della lista Maroni Presidente, Marco Tizzoni, che a Milano aveva presentato un esposto in cui palesava il sospetto che l’Associazione “fosse stata tenuta nascosta ai consiglieri, dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi”.
(da agenzie)
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