Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
SERVONO 500 MILIONI… NUOVO ROUND VENERDI MATTINA
Il segnale che i renziani stanno facendo sul serio, che vogliono riaprire la manovra, arriva quando a palazzo Chigi sta per iniziare il vertice di maggioranza che Giuseppe Conte è stato costretto a convocare proprio per sondare le loro intenzioni. I partecipanti sono già seduti al tavolo.
Sono le 17.27. Matteo Renzi appare su Facebook: “Le tasse contro la plastica e lo zucchero ‘funzionano’ mediaticamente per i populisti. Fanno licenziare 5mila persone”. Il riferimento è ai grillini. È il là per dire ai suoi che sono dentro di iniziare a battagliare per cancellare le due tasse. Dentro ci sono Davide Faraone, Luigi Marattin e Teresa Bellanova.
Il messaggio è netto: “O si cancellano le due tasse o la manovra non va avanti”. La discussione si accende, partono le urla. Dopo oltre due ore si prende atto che le posizioni sono inconciliabili. Si butta sul tavolo una traccia di mediazione da verificare in nuovo vertice fissato venerdì mattina. Ma dopo due ore la traccia è già carta straccia.
La fumata nera a palazzo Chigi ha una genesi lunga, sottotraccia da settimane ed esplosa oggi per un’intera giornata.
La scia di questa fumata dice della difficoltà del governo di essere compatto sulla base minima del senso del suo mandato: la manovra. I tempi sono strettissimi e proprio quando i giochi sembravano chiusi al Senato per il primo via libera, ecco che la maggioranza si riscopre nuovamente divisa.
Ma ritorniamo al vertice. I renziani partono a razzo e provano a portare a casa il bottino pieno, ma il resto del governo frena subito le intenzioni più bellicose. Si discute per circa un’ora, poi tutti concordano sulla necessità di provare ad arrivare a una mediazione.
L’ipotesi prende forma, sempre per volontà dei renziani: se non è possibile cancellare le due tasse, allora rinviamole di un anno, al 2021. Al tavolo c’è anche Roberto Gualtieri. Il ministro del Tesoro è reduce dal risultato strappato a Bruxelles
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
“IL M5S STA SPARENDO PERCHE’ NON PARLA PIU’ ALLA GENTE”
Mentre parla, la sua azienda è circondata dai militari, come ogni giorno e ogni notte.
E nella stanza accanto ci sono altri due agenti di scorta.
Da queste mura, Nino De Masi, imprenditore calabrese che la ‘ndrangheta vuole morto, in questa conversazione con l’HuffPost lancia un appello al Movimento 5 Stelle: “State sparendo perchè non parlate più alle persone. Con Callipo c’è la coalizione degli onesti”.
De Masi, lei come si definirebbe? Un perseguitato dalla ‘ndrangheta?
Preferisco un folle sognatore, probabilmente malato di mente perchè una persona normale non farebbe tutto quello che ho fatto e che sto facendo.
Lei praticamente vive blindato e la sua famiglia è stata costretta ad allontanarsi dalla Calabria, giusto?
Giusto.
Continua a credere nella politica e si è molto impegnato affinchè Callipo scendesse in campo, per quale ragione?
Io credo nel bianco e nel nero e credo nei valori assoluti che sono la ricchezza dell’essere umano. I miei valori sono la mia ricchezza. La libertà , la dignità e l’orgoglio mi hanno portato a combattere battaglie folli. Mi dicevano ‘ma a te che ti costa? Paghi la mazzetta e risolvi il problema’. E invece no. Io mai avrei consentito a nessuno di essere mio padrino, c’è un valore che è quello della libertà . Continuo a pensare che un giorno il cavaliere sconfiggerà il drago.
E Callipo è il cavaliere della Calabria degli onesti?
È vero, ci ho parlato molto per spingerlo a candidarsi. Io non faccio politica, attenzione, faccio un altro mestiere ma sento la responsabilità nei confronti della mia terra. In questo mondo il male sta prevalendo sul bene. Le lobby di potere e criminali stanno condizionando la crescita di questo territorio.
Per questo lei ha fatto un appello a Pd e 5Stelle?
Sì, in nome di questi valori ho chiesto di unirci e di correre al capezzale della Calabria che rischia di precipitare in una degenerazione di valori morali. Al di là di tutto, al di là delle ideologie politiche, giriamoci le maniche e vediamo cosa possiamo fare per questa terra che è stata depredata e stuprata da bande di lestofanti e criminali.
Appello a cui ha risposto solo il Pd. I 5Stelle hanno presentato un altro candidato.
Ho parlato con i 5stelle, uno per uno, dicendo che qui c’è un sogno. Credevo di aver suscitato il loro interesse ma alla fine non ho capito perchè hanno deciso di fare il contrario. Me ne rammarico molto.
Hanno tradito i loro valori? L’onestà , l’antimafia?
Non li capisco, Callipo era il loro candidato. Che le devo dire, mi auguro che M5s venga illuminato sulla via di Damasco nell’interesse della ragione e dei calabresi e che pensi al bene collettivo. Forse Di Maio è distratto da altri impegni ma gli va dato atto e merito di aver organizzato un Movimento che è stato punto di riferimento per tanti e se forse oggi non lo è più come lo era prima qualcuno si deve chiedere il perchè.
Ecco, perchè?
Forse perchè non sono più riusciti a parlare alla gente nel modo giusto. Nel mio tentativo di rivoluzione ho visto che il Movimento 5 Stelle poteva essere portatore di questa rivoluzione. Ho seguito molte loro attività , condividevo i loro pensieri e ho chiesto al Movimento e a tutte le altre forze politiche di unirci, individuando Callipo come una figura che va sopra ogni sospetto, una figura di eccellenza calabrese. Il Pd lo ha capito. Va dato merito al segretario Zingaretti, al commissario Graziano per questa operazione di rinnovamento, hanno mandato via tutto il marcio.
Insomma, anche lei ha creduto nel Movimento e ora è deluso.
Sì, ma Callipo vince lo stesso, non ha bisogno di nessuno. Una volta c’erano i blocchi di voti, oggi dobbiamo parlare alla gente, non ci sono i voti dei 5stelle, del Pd, del centrosinistra o di centro, noi dobbiamo parlare alla gente. Glielo assicuro, vinciamo lo stesso.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
FINANZIAMENTO ILLECITO DI 40.000 EURO DALLA ESSELUNGA… CENTEMERO E’ INDAGATO ANCHE IN ALTRO PROCESSO PER UN FINANZIAMENTO ILLECITO DI 250.000 EURO RICEVUTI DAL COSTRUTTORE ROMANO PARNASI
I pm di Milano Stefano Civardi e Gianluca Prisco hanno chiesto il rinvio a giudizio per il tesoriere della Lega Giulio Centemero per un presunto finanziamento illecito da 40mila euro concordato, tra il 2015 e il 2016, con il patron di Esselunga Bernardo Caprotti (morto nel 2016).
Finanziamento che doveva andare all’associazione ‘Più voci’, di cui Centemero era legale rappresentante, ma che sarebbe andato al Carroccio per rimpinguare le casse di Radio Padania. L’inchiesta era stata chiusa a ottobre.
Nell’avviso, notificato dai pm Civardi e Prisco, per la conclusione delle indagini non compare alcun uomo di Esselunga perchè (da comunicazioni interne e deposizioni) risulta che i manager del colosso distributivo, come l’amministratore delegato Carlo Salza, si sarebbero trovati di fronte a una volontà precisa e diretta di Caprotti di aiutare la radio della Lega, il quale anzi all’inizio avrebbe voluto stanziare 150.000 euro e solo dopo le perplessità del management (sull’entità del contributo a confronto con il volume totale di pubblicità di Esselunga sulle varie radio) ridimensionò la cifra (40.000) ma confermò ai manager l’indicazione del da farsi.
L’unico coimputato di Centemero, in questa ricostruzione, sarebbe potuto essere Caprotti, morto nel settembre 2016.
La tesi della difesa di Centemero è che il reato non sia comunque configurabile perchè «Più Voci» (che ha cessato di esistere) non era una articolazione del partito, ma una Onlus autonoma seppure di area culturale.
La Procura, per argomentare il contrario, valorizza il fatto che i conti di «PiùVoci» (come per primo ebbe a rilevare l’Espresso) avessero poi bonificato 265.000 euro a Radio Padania e 30.000 alla società editrice leghista Mc srl della testata online Il Populista; e che Centemero fosse simultaneamente tesoriere della Lega, presidente di «PiùVoci», e amministratore di Radio Padania e di Mc srl.
Centemero, capogruppo della Lega in Commissione Finanze, è anche indagato, tra l’altro, nell’inchiesta romana, chiusa nelle scorse settimane, su un presunto finanziamento illecito da 250mila euro, sempre all’associazione ‘Più voci’, da parte dell’imprenditore romano Luca Parnasi.
Fascicolo della Procura di Roma che vede indagato anche Francesco Bonifazi, ex tesoriere del Partito democratico, poi passato nelle fila di Italia Viva, per un altro presunto finanziamento illecito da Parnasi.
Stando alle indagini della Procura milanese, chiuse a fine ottobre scorso, inizialmente Caprotti e Centemero avevano concordato un finanziamento per ‘Più voci’ di 150mila euro e poi, però, alla fine i soldi incassati dal Carroccio per risanare le casse di Radio Padania sarebbero stati solo i 40mila euro contestati nell’imputazione.
Gli inquirenti, infatti, avrebbero trovato traccia di bonifici dalla ‘Più voci’ verso Radio Padania. Dopo la richiesta di processo, verrà fissare l’udienza preliminare al termine della quale il giudice deciderà se mandare o meno a giudizio Centemero.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
“PRIMA LA LOBBY DELLE ASSICURAZIONI” E’ IL NUOVO MOTTO SOVRANISTA
Un risparmio per gli italiani, entrate più ridotte per le casse degli assicuratori.
Perchè è in arrivo una revisione delle norme sulla nuova Rc auto familiare, prevista nel decreto fiscale. Al momento si sta aspettando una riformulazione dell’emendamento già approvato dalla commissione Finanze della Camera.
Il decreto dovrebbe tornare in commissione, anche per lo stop per le coperture a diverse modifiche arrivato dalla commissione Bilancio, e in quella sede dovrebbe essere corretta anche la norma che estende la classe più favorevole a tutti i veicoli assicurati in famiglia, anche in occasione dei rinnovi.
Tutto bene? Sì, ma non per la Lega. Che alla faccia del #primagliitaliani come già altre volte fa gli interessi delle lobby.
Ora l’accusa è arrivata dalla presidente della commissione Finanze della Camera, la grillina Carla Ruocco; “Ci risiamo! La Lega fa ostruzionismo tentando di sabotare il nostro provvedimento sulle RCAuto più eque. Salvini e i suoi ancora una volta si fingono dalla parte dei cittadini, per poi schierarsi dalla parte delle lobby. Noi andiamo avanti e riduciamo i premi assicurativi. Punto”.
(da Globalist)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
IL PRIMO SONDAGGIO CHE LI METTE IN TEORICA CONCORRENZA CON GLI ALTRI PARTITI… UN DATO IMPORTANTE: DI QUESTO 7,5% SOLO IL 3,4% PROVIENE DA PD E M5S, IL 4,1% PROVIENE DA ALTRI PARTITI E SOPRATTUTTO DA CHI SI ASTIENE
Se le Sardine decidessero di diventare un vero e proprio soggetto politico, stando alla rilevazione, non solo rosicchierebbero voti da altri partiti, ma riporterebbero al voto una notevole percentuale di astensionisti, quelli che a destra come a sinistra non si sentono rappresentati da tempo.
Secondo il sondaggio Ixè per Cartabianca, il movimento delle Sardine raccoglierebbe il 7,5% delle intenzioni di voto degli aventi diritto.
Ma da quale elettorato proverrebbero i voti che convergerebbero nell’ipotetica lista delle Sardine?
Dal Partito Democratico (2,4%), poi dal Movimento 5 Stelle (1,0%), da altri partiti (1,4%) e infine dagli astensionisti (2,7%).
In pratica oltre la metà dei voti non arriverebbero da quelli che sono ritenuti i loro referenti principali dai media (Pd e M5s) ma da cittadini che attualmente si astengono perchè non si sentono rappresentati da nessuno, ovvero ex elettori sia di destra che di sinistra che di centro che “non vogliono morire salviniani”.
E se le sardine riuscissero a far tornare al voto qualche altro punto percetuale tra le file degli astensionisti, il muro del 10% non sarebbe poi così lontano.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
L’ARTE DEL RINVIO DI CONTE “IL TEMPOREGGIATORE” E DI MAIO SENZA PIU’ UN GRUPPO PARLAMENTARE CHE LO SEGUA
La notizia è che sono tornati a parlare, è il “clima”, radicalmente cambiato rispetto al giorno precedente, proprio sul dossier più delicato: la giustizia.
E, con essa, anche la “mutabilità ” (sempre del clima) in questo governo: repentina, capace di passare, nello spazio di poche ore e con una certa disinvoltura linguistica, da una situazione di pre-crisi al ritrovato dialogo.
E domani chissà , non essendoci programma, anima, insomma la chiarezza minima necessaria.
Lo stato dell’arte è questo, detta senza tanti giri di parole: la prossima settimana ci sarà un vertice ad hoc sulla giustizia, per affrontare il nodo della prescrizione e trovare un punto di incontro.
Di questo, che non è un accordo ma solo un percorso condiviso, se ne sono fatti carico il premier e il guardasigilli, dopo una giornata di scambi col vicesegretario del Pd Andrea Orlando.
In quell’occasione il Pd, come si fa nelle trattative, si presenterà con la sua proposta sulla rimodulazione della prescrizione accompagnata dalla ragionevole durata dei processi.
Un po’ di sollievo, per due partiti che, fino al giorno prima, avevano quasi evocato in materia la crisi di governo. Punto.
Perchè, come evidente, il negoziato è tutto da svolgere. E, come si dice in questi casi, nel merito le parti sono distanti proprio sui principi di fondo. Sentite qui, lo scambio tra Bonafede e Orlando, proprio dopo aver fatto trapelare la notizia che ci sarà un incontro. Dice l’attuale guardasigilli: “La riforma Orlando non supera l’era Berlusconi. Però ho apprezzato che il Pd alla Camera non ha votato l’urgenza sulla proposta dei berlusconiani”. Risposta dell’ex guardasigilli: “Facciamo un appello a tutte le forze politiche della maggioranza: togliamo di mezzo le stupidaggini”.
Ecco. Questa è la cornice. L’incontro che rompe l’incomunicabilità e l’inizio di un confronto, nel reciproco pregiudizio.
Cornice che già segnala la fragilità del tutto e l’improvvisazione con cui è nato il governo, senza un minimo di accordo sul tema più delicato, divisivo, identitario, con una dead line che rappresenta la verifica di chi ha vinto e chi ha perso: il primo gennaio, data in cui entrerà in vigore la normativa sulla prescrizione approvata nello spazza-corrotti, la “barbarie giustizialista” che intrappola le persone in processi tunnel in cui è impossibile rivedere la luce, alla faccia del principio che in un paese democratico ci deve essere un termine entro cui lo Stato può esercitare la sua potestà punitiva.
Proprio il primo gennaio è il punto. Diciamo le cose come stanno: è molto complicato che in piena sessione di bilancio si possa, in due settimane, trovare e approvare un accordo che la modifichi. Dunque è assai possibile che entrerà in vigore.
Fonti qualificate del Pd spiegano che un bel passo avanti sarebbe già mettere nero su bianco un accordo entro la fine dell’anno per poi approvarlo dopo il primo gennaio, anche perchè la riforma Bonafede dispiegherà i suoi effetti nel 2023.
Poichè non siamo in un convegno, ma questa è politica, fatta di date simboliche, bandiere, messaggi, è una bella differenza, considerati i tempi che corrono e la perdurante incertezza del governo.
Bizzarro che proprio coloro i quali si interrogano sul “quanto possa durare così” accettino riforme postume, dopo cioè che quelle che si vogliono cambiare siano diventate legge.
Si potrebbe sintetizzare il tutto così: il dialogo è ripreso perchè il Pd ha smesso di porgere l’altra guancia, ha fatto capire che gioca sul serio, il che ha alimentato la rivolta dentro i Cinque Stelle sulla linea oltranzista di Di Maio che rischia di portare al voto.
Però comunque la discussione di merito è ancora da approfondire e una approvazione dopo il primo gennaio rappresenterebbe per il Pd non una vittoria, ma semmai una riduzione del danno. È la perfetta sintesi delle debolezze, di due partiti costretti a stare assieme per mancanza di praticabilità di vie d’uscita che alternano minacce a carezze, all’interno di una dinamica in cui non c’è mai un punto fermo, ma una sequenza di rinvii, sotto forma di vertici, pacchetti, questioni da approfondire messe nelle sapienti mani del cunctator Giuseppe Conte, che del governo come temporeggiamento ha fatto un’arte.
E che, in fondo, grazie a questa prassi sta garantendo la continuità del nucleo duro del Conte 1, occupandosi del pacchetto giustizia quando è troppo tardi per sancire una “discontinuità ” entro il primo gennaio e non occupandosi affatto del decreto sicurezza, immutata legge vigente nel silenzio dei più.
È un’arte anche questa.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
SI TROVA I PARLAMENTARI CONTRO E PUR DI MANTENERE LA POLTRONA AMMORBIDISCE LA LINEA SULLA PRESCRIZIONE… PRENDE SEMPRE PIU’ QUOTA CONTE ALL’INTERNO DEL M5S
La grande paura di Luigi Di Maio.
L’escalation dei toni e le vere e proprie minacce di Nicola Zingaretti, Graziano Delrio e degli altri dem di tornare alla urne stanno avendo un effetto dissuasivo.
La rigidità M5s sulla prescrizione si sta ammorbidendo. Sos nel pianeta stellato: “Se davvero andiamo alle urne adesso, noi rischiamo l’estinzione”. I sondaggi sono quelli che sono, tra poco sopra e poco sotto le due cifre.
Il mood di molti grillini non coincide affatto con quello di Di Maio, ovvero come dice un sottosegretario: “Noi con quelli del Pd lavoriamo molto bene”.
Ed è così che nel giro di pochissime ore il quadro è cambiato radicalmente. Dalla grande forzatura alla grande frenata e Di Maio ha capito che bisognava dare questa svolta per evitare che la reazione dem sulla giustizia portasse sull’orlo del baratro elettorale.
Costretto da chi invece vuole andare avanti nell’esperienza di governo giallorosso, il capo politico si è fermato un metro prima del reale o solo sbandierato precipizio: “Ogni buona proposta è ben accetta”. Ora a trattare con i dem sono principalmente il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il premier Giuseppe Conte, la prossima settimana potrebbe esserci un vertice di maggioranza per trovare un accordo e approvarlo entro l’anno.
Le posizioni di partenza sono queste. Per i 5Stelle la riforma deve entrerà in vigore il 1° gennaio e prevede l’interruzione dei termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado, sia di condanna che di assoluzione.
Il Pd insiste invece sulle sue proposte: se proprio si deve lasciare la cancellazione della prescrizione dopo il primo grado, vanno prima introdotti termini di durata massima per le fasi dell’appello e della Cassazione.
Il tutto si cristallizza per giorni, facendo cadere il governo in un impasse che si intreccia anche con il Mes, il meccanismo economico di stabilità .
In campo però, per far cambiare idea al capo politico M5s, sono dovuti scendere diversi attori, tra cui il premier Giuseppe Conte. Intanto mercoledì sera ci sono state due riunioni parallele entrambe a Palazzo Madama.
Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, tra i più attenti all’interno del Movimento, ha riunito un gruppo di parlamentari, erano circa trenta, per discutere di identità 5Stelle. Su quella che fu e che oggi non c’è più.
Velate ma neanche tanto le critiche a Di Maio. Nello stesso tempo il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che non fa più parte del cerchio magico del capo politico, ha incontrato i deputati e i senatori delle due commissioni competenti. Ed ecco i primi segnali arrivati stamattina: “Non voglio rompere con il Pd, non voglio neanche la prescrizione rientri dalla finestra ma sono aperto a nuove proposte”.
Bonafede, che in fondo è colui che ha presentato Conte al Movimento 5 Stelle, gioca sempre più in squadra con il premier.
L’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando annuncia la proposta dem all’attuale Guardasigilli e chiama anche lo stesso presidente del Consiglio, coloro che insomma usano toni più moderati.
La campagna spesso aggressiva messa in atto da Di Maio già da qualche tempo non piace ai parlamentari 5Stelle. In pratica il capo politico ha rinsaldato i rapporti con Alessandro Di Battista ma ha perso la sua base.
E nel frattempo a crescere nel gradimento è Conte, come figura che dà stabilità e ora sta prendendo in mano anche il pallino della giustizia.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
AVEVA DEFINITO TERRONE NAPOLITANO FACENDO IL GESTO DELLE CORNA IN UN COMIZIO, CONDANNATO A UN ANNO… L’EX PRESIDENTE AVEVA DATO L’OK ALLA GRAZIA, BOSSI RINGRAZIA
Umberto Bossi – condannato a un anno per vilipendio – ha ricevuto la grazia dal capo dello Stato Sergio Mattarella.
Il senatur aveva definito “terrone” Giorgio Napolitano, allora in carica come presidente della Repubblica, e gli aveva fatto il gesto delle corna durante un comizio ad Albino, in provincia di Bergamo.
Napolitano ha dato il via libera al provvedimento: “Nessun motivo di risentimento”. Ed è arrivata la risposta dell’ex leader del Carroccio: “Sono molto contento. Ringrazio sia il Presidente della Repubblica Mattarella sia il Presidente Napolitano”.
I fatti risalgono al 2011. In primo grado la condanna era stata a 18 mesi di reclusione. La sentenza era diventata definitiva nel 2018, confermando sostanzialmente il giudizio di appello.
Quella sera il Senatur, parlando dal palco della festa provinciale del Carroccio, aveva detto: “Abbiamo subìto anche il presidente della Repubblica che è venuto a riempirci di tricolori, sapendo che non piacciono alla gente del Nord”.
E ancora: “Mandiamo un saluto al presidente della Repubblica. Napolitano, Napolitano, nomen omen, non sapevo fosse un terùn”. Un riferimento alle origini partenopee dell’ex presidente. E aveva fatto il gesto delle corna con la mano destra. Accanto a lui i “colonnelli” del partito, Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Bossi “rimproverava” a Napolitano di aver celebrato i 150 anni dell’unità d’Italia.
Il comizio era stato filmato e mandato in onda dalle tv. Subito dopo scoppiarono polemiche, con decine di denunce presentate da comuni cittadini e un esposto, da cui è partito l’iter giudiziario.
Veniva contestato un “attacco sovversivo contro l’unità d’Italia e i suoi organi costituzionali”. A nulla era valsa la tesi della difesa, secondo cui le affermazioni di Bossi sarebbero rientrate nell’esercizio delle sue funzioni istituzionali.
Nella nota del Quirinale si precisa che, “nel valutare la domanda di grazia, in ordine alla quale il Ministro della Giustizia ha formulato un avviso non ostativo, il Presidente della Repubblica ha tenuto conto del parere favorevole espresso dal Procuratore generale, delle condizioni di salute del condannato, nonchè della circostanza che in relazione alle espressioni per le quali è intervenuta la condanna il Presidente emerito Giorgio Napolitano ha dichiarato di non avere nei confronti del condannato alcun motivo di risentimento”.
Bossi è ancora senatore ma, per motivi di salute, lo si vede molto poco in Parlamento. Soprattutto dopo un malore in casa, a Gemonio, nel 2019. Ma il suo tramonto politico è cominciato nel 2012, con le inchieste sui rimborsi elettorali.
“Ringrazio il presidente della Repubblica per aver ancora una volta dimostrato la sua umanità firmando l’atto di grazia per Umberto Bossi. Ha fatto un grande gesto, sotto l’aspetto umano e della giustizia”, ha detto il senatore Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
“NON E’ VERO CHE NOI GIOVANI SIAMO IL FUTURO, NOI SIAMO IL PRESENTE”
Migliaia di persone sono in Darsena di città per il raduno delle Sardine.
“La nostra Darsena non è mai stata così bella. Ravenna è e sarà sempre una città democratica, accogliente, solidale, inclusiva, libera e aperta”, dice il sindaco Michele de Pescale che ha postato la foto che pubblichiamo.
“Oggi siamo ottomila, ma dobbiamo esserlo anche domani – ha detto uno degli organizzatori salendo sul palco -. Non dobbiamo mai credere alle persone che ci dicono che noi giovani siamo il futuro perchè non è vero, noi giovani siamo il presente”.
L’attesa è stata condita da canzoni del cantautorato italiano – da Lucio Dalla a Fabrizio De Andrè – poi è partita Romagna Mia, come un vero e proprio inno
I manifestanti si sono dati appuntamento in Darsena con le immancabili sardine colorate, vero e proprio simbolo della protesta.
(da agenzie)
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