Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
IL PD PROPONE UNA PRESCRIZIONE PER GRADI CON TEMPI CERTI NELLA VARIE FASI… E DI MAIO OGGI FA LA COLOMBA
In un amen il clima si distende e le parti tornano a dialogare per trovare una soluzione sul nodo dei nodi, vale a dire la prescrizione.
All’ora di pranzo i toni si abbassano quando in Transatlantico l’ex Guardasigilli Andrea Orlando si mostra possibilista: “Si è riaperto un filo di discussione, vediamo”.
Poco dopo seguono le parole di Luigi Di Maio, che da falco si trasforma in colomba: “Non vedo motivo di alimentare tensioni inutili all’interno del governo e con comprendo i toni duri usati negli ultimi giorni da parte di qualcuno. Sulla prescrizione ogni buona proposta che punti a far pagare chi deve pagare e vada dunque nella direzione auspicata dal M5S e’ ben accetta”. Insomma, tutto volge al meglio. Ed è propabile un intervento legislativo.
Il Pd aveva infatti minacciato, per bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, di presentare un disegno di legge che prendeva le mosse dalla proposta di Edmondo Bruti Liberati che prevede “un sistema di prescrizione per gradi”.
E’ questa la mossa che ha messo sul tavolo il Partito democratico nel corso di una riunione della cabina di regia, convocata stamane alle 8.
Ecco, l’accelerazione dei democratici innesca la replica del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che sul dossier prova a spegnere il fuoco. “Non voglio rompere con nessuno nè provocare una crisi di governo”, taglia corto.
E ancora: “C’e’ una maggioranza con cui si può dialogare meglio su questi temi, dico lavoriamo. Mi rifiuto di pensare che una maggioranza in cui ci sono M5s e Pd possa mettere in crisi un governo sulla prescrizione”.
Da più parti si esclude una conclusione anticipata dell’esecutivo su un tema come la prescrizione. All’ora del caffè mattutino si ritrovano attorno a un tavolo Andrea Giorgis, sottosegretario alla Giustizia, Michele Bordo, vicecapogruppo del Pd alla Camera, e ancora il senatore Franco Mirabelli e il capogruppo in commissione Giustizia Alfredo Bazoli. E se le bocche restano cucite l’obiettivo dei partecipanti appare chiaro: fermare la prescrizione corta presente nella legge Spazzacorrotti.
Sulla questione le truppe di Zingaretti non indietreggiano, giocano all’attacco e non intendono certo abbozzare un accordo a ribasso con i 5 stelle. E allora agitano lo spettro di un disegno di legge che ruota attorno all’istituto della “prescrizione per gradi”. Ovvero, per usare le parole di Bruti Liberati, “un tempo per le indagini preliminari, un tempo per l’appello e un tempo per la Cassazione”.
Ed è questo un modo per tenere insieme la legge Bonafede e le richieste di un partito, il Pd, che desidera introdurre tempi certi in Appello e in Cassazione.
Ma è altresì una mossa che, alla luce della situazione attuale, è servita ai democrat nella trattativa all’interno della maggioranza, e in particolare con i cinquestelle. Anche perchè la proposta dei dem potrebbe avere i numeri in Parlamento ricevendo il via libera non solo da parte di Italia Viva e di LeU, ma anche da quel centrodestra che a partire da Forza Italia fino a giungere alla Lega ha una visione diversa sulla prescrizione caldeggiata dai grillini.
Poi certo ci sono i cinquestelle. Le truppe di Di Maio rumoreggiano, alzano i toni e veicolano con la dicitura “fonti M5s” l’ennesima chiusura sull’affaire prescrizione: “Con le minacce non si va da nessuna parte. E’ opportuno, invece, dimostrare chiaramente di essere leali e andare avanti in maniera compatta. Con la riforma della prescrizione abbiamo la possibilità di mettere la parola fine all’era di Berlusconi che ha fatto solo danni al Paese. Siamo certi che il Pd farà la scelta giusta pensando all’interesse dei cittadini”.
Un attimo dopo risponde a muso a duro il presidente dei senatori Andrea Marcucci: “La riforma della prescrizione è nelle mani del Presidente Conte, non certo delle veline del M5S”
A questo punto i democrat confidano nell’opera di moral suasion del premier Giuseppe Conte che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha invocato “un sistema di garanzie che assicurino la durata ragionevole del processo”.
Nel corso della mattinata è intervenuta sulla questione anche Maria Elena Boschi, alto dirigente delle truppe renziane, che stamane si è materializzata alla maratona oratoria contro la Legge Bonafede, promossa dall’Unione delle camere penali.
”Siamo disponibili – osserva la Boschi – a lavorare dentro la maggioranza, lo stiamo già facendo, perchè questa riforme della prescrizione senza per altro una riforma del processo penale, perde di ogni efficacia. Siamo disponibili a valutare soluzioni diverse in Parlamento se non dovesse esserci un accordo nella maggioranza per tornare almeno alla riforma Orlando che avevamo votato nella precedente legislatura e che non è stata ancora messa alla prova, non ne abbiamo valutato gli effetti”.
Intanto, questa sera nel consiglio dei ministri fissato alle 20 e 30, il governo darà il via libera a un disegno di legge delega sul processo civile. “Un primo passo, ma la vera partita è un’altra”, chiosa un alto dirigente del Nazareno.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
“SALVINI E BORGHI INADATTI E IRRESPONSABILI, CHI RAPPRESENTA IL PAESE DEVE LAVORARE NELL’INTERESSE DEGLI ITALIANI”
“E’ noto che Borghi e la Lega sono per l’uscita dell’Italia dall’euro e si confermano nemici dell’Italia perchè, se si facesse come dicono loro, gli italiani perderebbero stipendi e pensioni e l’Italia sarebbe un paese più povero”.
Al termine della riunione con i colleghi del’Eurogruppo, prima di ripartire per l’Italia, dove relazionerà a Giuseppe Conte che “ho aggiornato costantemente in queste ore”, Roberto Gualtieri si concede un’ora di conferenza stampa a Bruxelles per mettere i puntini sulle ‘i’ del pasticciaccio della riforma del Meccanismo europeo di stabilità .
Il ministro dell’Economia confida di aver messo in sicurezza il governo, che rischiava di saltare sul ‘Salva Stati’.
Di certo, a Bruxelles, per ora ha messo in sicurezza l’Italia dal rischio più temuto dagli europei: il ritorno di Matteo Salvini al governo con le minacce leghiste di portare l’Italia fuori dall’euro.
Il caos sul Mes, la scelta ottenuta all’Eurogruppo di rinviare la decisione finale, sono occasione per Gualtieri per chiarire i termini di una questione complicatissima da capire e spiegare e per questo facile vittima della propaganda. Si dilunga sul Meccanismo europeo di stabilità , per rispondere alle critiche sovraniste che lo definiscono organismo ‘tecnico’, esempio di deficit democratico in Europa.
“Il Mes siamo noi, vorrei svelare questo segreto. Se c’è un eccesso di potere, è un eccesso di potere di noi stessi”, dice per spiegare che nel board del Mes ci sono soprattutto i ministri dell’Economia degli Stati membri.
Dunque è un organo intergovernativo, fuori dai Trattati, in cui decidono gli Stati membri perchè loro sono i contributori e vogliono poter dire l’ultima parola su dove vanno i loro soldi.
“Io preferisco sempre il metodo comunitario e vorrei che il Mes diventi questo in futuro — specifica Gualtieri – Ma si è scelto che il potere resti agli Stati, quale garanzia per i meno inclini ad una posizione federalista, cioè coloro che vogliono il controllo sulle proprie risorse”.
Dunque, dovrebbe andar bene ai sovranisti. “Allora perchè il problema della struttura del Mes viene posto dagli anti-europeisti? Lo trovo paradossale, avrebbe più senso se fosse posto da noi federalisti…”.
A Bruxelles la missione di Gualtieri non era semplice, anzi quasi impossibile. Ma alla fine di una lunghissima riunione dell’Eurogruppo ieri sera, la questione Mes appare sminata.
“Un esito positivo”, dice il ministro, riferendosi sia al “risultato ottenuto” – il rinvio con un Consiglio europeo della prossima settimana che non si annuncia più come decisivo per il ‘Salva Stati’ e diminuisce quindi la pressione sul governo – sia alla “credibilità , la fiducia, il consenso nei confronti del nostro paese. Il negoziato è stato intenso, ma l’Italia non ne è uscita isolata”.
All’indomani della lunga giornata di trattative fino a notte fonda, il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno parla la stessa lingua di Gualtieri.
Sul Mes “servono chiarimenti, spero che riusciremo a farlo nella nostra riunione di gennaio”, dice nella conferenza stampa finale accanto a Paolo Gentiloni, nuovo commissario europeo all’Economia al suo primo Eurogruppo.
Centeno prevede la “firma” dell’accordo sul Mes da parte di tutti gli Stati membri “nel primo trimestre dell’anno prossimo, secondo le aspettative di partenza e poi le ratifiche dei parlamenti nazionali”.
Da parte sua, Gentiloni sottolinea che la responsabilità del rinvio non ricade solo sull’Italia. “C’è stata una discussione che ha coinvolto diversi Paesi su aspetti secondari, legali, la Commissione non è protagonista perchè non firma il Trattato ma abbiamo visto una discussione dove almeno 5-6 Paesi avevano opinioni diverse, non c’è stato un processo legato ad un solo Paese”, dice rispondendo ad Huffpost dopo la conferenza stampa. “Come vi ho sempre detto nessun Paese ha nulla da rischiare da questo nuovo meccanismo di backstop, tantomeno l’Italia”.
Torniamo a Gualtieri nella sua lunga conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo. Non ha ancora sentito al telefono Luigi Di Maio, il capofila delle critiche del M5s sul Mes. Ma è fiducioso di aver fatto tutto il possibile per blindare la maggioranza.
L’11 dicembre, alla vigilia del Consiglio europeo, il Parlamento italiano voterà una risoluzione di maggioranza che, spiega Gualtieri, “sarà ampia, non solo sul Mes ma sui grandi temi al centro del dibattito europeo. Sono fiducioso che si esprimerà la linea di una maggioranza che si colloca nel campo europeista. E sono fiducioso in un consenso più largo oltre la stessa maggioranza, all’opposizione non c’è solo Borghi”.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
SPIEGAZIONE ADATTA ANCHE A SALVINI (ALMENO LA PROSSIMA VOLTA SA RISPONDERE AL GIORNALISTA)… LE CLAUSOLE CI SONO DAL 2012, LEGHISTI SVEGLIA!!!
Piano piano le bufale sul MES si stanno sgonfiando una ad una. Dopo la storia dei 120 miliardi di euro da rifondere in sette giorni (come scrisse Claudio Borghi) smentita ieri da Ignazio Visco in audizione alla Camera, quella del Fondo Salva Stati come “ente privato”, il rischio che con il MES i “bot della signora Maria” perdano valore per salvare le banche tedesche oggi è il turno delle CACs, acronimo che sta per collective action clauses, clausole di azione collettiva.
I sovranisti confusi sulle CACs
Matteo Salvini ha dato ampiamente prova di non sapere cosa siano, al punto che il Premier Conte lo ha invitato a « informarsi di cosa parla e poi facciamo una discussione su questo».
Ma in fondo non si può pretendere che sappia tutto. La Lega sapeva dell’esistenza del progetto di riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità , sapeva delle posizioni del Governo (comprese quelle espresse dal ministro Paolo Savona, non proprio il più acceso degli europeisti) ma Salvini se ne è accorto solo quando ha fatto cadere il Conte 1.
Alle CACs ci pensa l’europarlamentare Francesca Donato, fondatrice del progetto Eurexit (che sta proprio per “uscita dall’euro”) la quale ieri sosteneva che quelli che sostengono che il dibattito sul MES sia solo un pretesto per andare contro l’Europa siano «ottusi, incoscienti o sprovveduti».
Riccardo Puglisi su Facebook ha fatto notare che sul sito del Progetto Eurexit ad ottobre è stato pubblicato un articolo che “spiega” che con le CACs al Paese che chiede l’aiuto del Fondo Salva Stati viene richiesta una «ristrutturazione del debito» (ma questo veniva chiesto anche prima e la precondizione per la concessione del prestito è che il debito sia sostenibile) con delle clausole che «permettono ai creditori anche di decidere in quale valuta venire rimborsati».
In breve «anche se esci dall’euro i debiti non possono essere svalutati con una “nuova lira”».
Ora perchè mai l’Italia dovrebbe uscire dall’Euro dopo aver chiesto l’intervento del MES questo non si spiega, a quel punto sarebbe più sensato uscire dall’euro prima per poter svalutare il debito poi.
Senza considerare che “svalutare il debito” è una forma di ristrutturazione del debito, ma questo è solo un dettaglio.
Il punto è, conclude Puglisi, che il MES è un problema per i sovranisti no-euro, perchè renderebbe ancora più complicata l’uscita dalla moneta unica.
Ma con buona pace di chi ancora sogna l’uscita dall’Euro questo argomento è piuttosto ozioso non ha alcuna ragione d’essere: perchè nessuno al momento sta proponendo di farlo. A meno ovviamente di non voler prestare il fianco a chi dice che la battaglia contro il MES è una battaglia contro l’Europa, cosa che l’onorevole Donato nega.
Come tutte le balle sul MES anche questa parte da un errore di fondo.
Far credere che questa sia una “novità ” introdotta dalla riforma del Trattato. In realtà questo aspetto delle CACs era già stato inserito nel 2013.
La riforma del trattato, come si legge nel documento del servizio studi del Senato, prevede una modifica delle clausole d’azione collettiva con l’introduzione, a partire dal 1° gennaio 2022, anche delle clausole d’azione collettiva con approvazione a maggioranza unica (single limb CACs)
Cosa significa? Nella sua relazione alla Camera il Presidente di Bankitalia Visco ha spiegato che «nel caso in cui un paese decida di procedere alla ristrutturazione del debito, renderebbe sufficiente un’unica deliberazione dei possessori dei titoli pubblici al fine di modificare i termini e le condizioni di tutte le obbligazioni (cosiddette single limb CACs)».
Secondo Visco «come già avvenuto con l’introduzione delle CACs attuali nel 2013, questa modifica − che non aumenta la probabilità di un default ma riduce l’incertezza relativa al suo esito − potrebbe favorire un calo dei premi per il rischio sul debito sovrano».
Significa sostanzialmente che le CACs potrebbero favorire un abbassamento dello spread Btp-Bund. Ma al di là della modifica del meccanismo di votazione le CACs sono le stesse che c’erano con la prima versione del MES.
Secondo Bankitalia la modifica serve a «rendere più ordinata un’eventuale ristrutturazione del debito, riducendo i costi connessi con l’incertezza sulle modalità e sui tempi della sua realizzazione».
L’esatto contrario di chi sostiene che il MES serva a mettere in atto una speculazione finanziaria nei confronti dell’Italia.
In buona sostanza con il nuovo trattato per i titoli emessi a partire dal 2022 per procedere alla ristrutturazione del debito è sufficiente una votazione a maggioranza singola invece che una doppia votazione da parte dei detentori del debito pubblico.
Il Sole 24 Ore spiegava qualche giorno fa che con questa riforma delle CACs «si esclude così la maggioranza per ogni serie di emissioni di titoli di Stato e si evita che alcuni investitori, per esempio i fondi “avvoltoio”, detenendo solo alcuni titoli possano speculare bloccando o rallentando la ristrutturazione del debito», che è quello che è successo in Argentina, ad esempio.
Non dobbiamo poi dimenticarci che all’interno del MES l’Italia potrebbe giocare il ruolo di creditore (e si auspica non quello di debitore) quindi è nell’interesse italiano (visto che deteniamo il 17% delle quote del Fondo) che i prestiti vengano restituiti.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
IL GIORNALISTA GLI CHIEDE CHE VUOL DIRE CACs ( SAREBBERO “CLAUSOLE DI AZIONE COLLETTIVA”) , LUI NON SA RISPONDERE E SCAPPA
“Chi non sa fare insegna” dice il detto, ma nel caso di Matteo Salvini potrebbe essere declinato come “chi non sa, spiega e distrugge”.
Il leader del Carroccio, impegnatissimo in una grande battaglia contro il fondo salva stati, da giorni ne dice di ogni sul MES. Tanto che nella mente di molti italiani è sorta la domanda: “Cos’è il Mes?”.
Salvini, prontissimo a cogliere la palla al balzo, allora organizza una serie di eventi in cui verrà spiegato agli italiani in cosa consiste il fondo salva stati europei e perchè sia una carognata contro gli italiani.
Ma deve aver perso gli appunti per strada perchè, interrogato da Fanpage, non passa l’esame. Questione di CACs.
Due domande, come ai tempi degli esami sprint all’Università .
«Cosa sono le CACS?» chiede il giornalista di Fanpage.
«Le clausole» risponde Salvini, ma non è sufficiente: gli viene chiesto di argomentare e ampliare la risposta, proprio come quando si viene interrogati a scuola.
«Le clausole che sono in cauda venenum — risponde il leghista- che hanno alcuni dei principali problemi del MES».
Meglio di prima sicuro, poi però la domanda che fa cascare il palco: «Ma l’acronimo Cacs cosa significa?».
A quel punto, come ogni studente sicuro di sè ma colto in fallo ha fatto almeno una volta nella vita, Salvini tenta di buttarla in caciara. «Amico mio, eeeee……» e se ne va, dopo un gran bel bacio. Rimandato a settembre.
L’acronimo, per la cronaca, sta per “clausole di azione collettiva”.
Il tutto condito da una locuzione latina, in cauda venenum, con cui ha provato a sparigliare le carte. Si tratta di una frase che si oppone al classico ‘dulcis in fundo’ e, letteralmente, significa ‘il veleno è nella coda’.
Prende spunto dallo scorpione che per costituzione sarebbe poco pericoloso, ma nella sua coda c’è del veleno che lo rende molto poco affidabile. E, in questo senso, Salvini ha provato a spiegare la pericolosità nascosta nel Mes
Cosa sono le CACs?
Ma la domanda principale, alla quale Matteo Salvini non ha saputo dare risposta — se non quel suo ‘smack’ — è ‘cosa sono queste CACs?’?
Si tratta di clausole di azione collettiva che fanno riferimento alle emissioni dei titolo di Stato europei (tra cui, anche, i Btp). Si tratta di accordi che si stipulano con l’investitore al momento dell’acquisto. Sono stati inseriti, per la prima volta, nel 2011 ed efficaci dal 2013 per evitare un nuovo caso Grecia.
Adesso, con questa nuova riforma, si vuole passare al CACs single limb: si tratta di una semplificazione burocratica per snellire i passaggi passando alla convocazione di un’assemblea unitaria attraverso un’unica votazione per la ristrutturazione del debito di uno Stato.
Insomma, uno snellimento unitario per evitare intromissioni e rallentamenti da parte degli speculatori di mercato.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
LA FRASE CITATA DA SALVINI NON ESISTE, E’ UNA MANIPOLAZIONE DI UN CONCETTO COMPLETAMENTE DIVERSO
Da un paio di giorni Matteo Salvini è tornato a brandire il rosario e a parlare della Madonna di Medjugorje, stavolta per attaccare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
In attesa che quest’ultimo risponda sfoderando Padre Pio, è utile segnalare che il Capitano, il quale ci ha capito proprio poco della riforma del MES, pare che non abbia capito molto nemmeno del messaggio della Madonna che ha citato a Porta a Porta:
“Ieri c’è stato un messaggio — per chi crede — della Madonna di Medjugorje che invitava a giudicare le persone dallo sguardo. Lo sguardo di Conte è quello di uno che scappa”, ha detto Salvini da Bruno Vespa a Porta a Porta.
Ma è davvero così?
Secondo chi crede, la Vergine Maria ha parlato tramite la veggente Mirjana il 2 dicembre alle 8,35: l’apparizione è avvenuta, come di consueto, alla Croce Blu ai piedi della collina del Podbrdo.
E cosa ha detto la Madonna?
“Figli miei, apostoli del mio amore, vivere e operare per gli altri, per tutti coloro che amate per mezzo di mio Figlio, è gioia e consolazione per la vita terrena. Se per mezzo della preghiera, dell’amore e del sacrificio, il regno di Dio è nei vostri cuori, allora la vostra vita è gioiosa e serena.”
“In mezzo a coloro che amano mio Figlio e che si amano reciprocamente per mezzo del Suo amore, le parole non sono necessarie, basta lo sguardo per sentire le parole non dette, non pronunciate e i sentimenti non espressi. Là dove regna l’amore, il tempo non si calcola più.”
Si vede quindi che il senso di quanto affermato nel messaggio non è “basta una sguardo per giudicare le persone”, ma la frase: “In mezzo a coloro che amano mio Figlio e che si amano reciprocamente per mezzo del Suo amore, le parole non sono necessarie, basta lo sguardo per sentire le parole non dette, non pronunciate e i sentimenti non espressi”.
Insomma, Salvini non ha nemmeno capito cosa intendesse il messaggio di Medjugorie. Ma state sicuri che ha capito benissimo cosa c’è scritto nel MES.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
QUANDO NON HA NULLA DA DIRE (CIOE’ QUASI SEMPRE) NE SFRUTTA L’IMMAGINE PER I BEOTI
Due giorni fa da Bruno Vespa Matteo Salvini ha spiegato il suo metodo “Medjugorje” per riconoscere chi mente. Oggi salta fuori che Salvini non aveva capito nulla del messaggio della sedicente Madonna di Medjugorje, ma questa non è una novità perchè a quanto pare è comune fraintendere o interpretare a casaccio i messaggi dei veggenti. Ma il Segretario della Lega, del quale è nota la passione per lo sventolamento dei rosari, i giuramenti sul Vangelo e la volontà di consacrare (ma può farlo?) il Paese al Cuore Immacolato di Maria a quanto pare è l’unico che può parlare della Madonna.
A Porta a Porta Salvini aveva usato la Madonna per dire che il Presidente del Consiglio Mente e scappa. Ora già il fatto che il leader dell’opposizione per parlare di un tema serio come il MES si riduca a tirare in ballo la Madonna (qualcuno direbbe i poteri forti) la dice lunga sulla forza di certi argomenti della Lega.
Ma certe cose Salvini le può fare, gli altri invece no. Ieri infatti, nemmeno ventiquattrore dopo l’uscita della Madonna da Vespa Salvini si è molto offeso per un titolo del Vernacoliere.
Il popolare mensile di satira livornese ha pubblicato un titolo che sfotte la passione di Salvini per usare la mamma di Gesù a fini politici: «Altro che cuore immacolato di Maria! La Madonna scrive al Vernacoliere: “per favore mandate Sarvini affanculo per me. Io le parolacce non le posso dire!». Satira appunto.
Ma Salvini, il novello defensor fidei non ha gradito: «per carità , satira e ironia sono il sale della vita, ma perchè tirare in ballo la Madonna» ha scritto sui social con ben tre punti interrogativi.
Non risulta che la Madonna abbia concesso l’esclusiva a Salvini. Nè che l’abbia concessa a chicchessia.
Quindi se lui può tirare in ballo la Madonna per spiegare che Conte mente sul MES per evitare di spiegare come mai la Lega fosse invece perfettamente informata della trattativa in corso perchè non dovrebbe farlo il Vernacoliere
Da quando è Salvini che decide con chi può parlare la Madonna?
Ieri su Facebook il direttore del Vernacoliere (ed autore della locandina “incriminata”) Mario Cardinali ha risposto così a Salvini: «perchè anche la Madonna ha diritto di parola».
Non possiamo certo escludere che al Vernacoliere abbiano una linea diretta con la madre di Cristo. In fondo non sarebbe poi così diverso da quello che sostengono i veggenti di Medjugorje che da decenni fanno “comparire a comando” la Madonna in giorni ed orari prestabiliti.
Se la Madonna ha deciso di parlare col Vernacoliere che problema c’è? Salvini può continuare ad ascoltare solo i messaggi di Medjugorje, così come l’ex ministro Lorenzo Fontana interpretava a modo sui il Vangelo.
Oggi sul Corriere Fiorentino Cardinali rincara la dose e si rivolge all’ex vicepremier: «Ah dici che saremmo noi che disturbiamo la Madonna? Dè, via Salvini, e allora te la lasceremo disturbare solo a te».
E ancora: «La ribellione della Madonna è una rivendicazione di libero pensiero da parte del Paradiso». Cardinali insomma la prende con leggerezza. Cosa che Salvini non può permettersi di fare perchè si è cucito addosso l’improbabile immagine di crociato del XXI secolo.
Salvini non può prendersela contro la satira, perchè farebbe la figura del rosicone. Anche perchè lui è uno di quelli che “siamo tutti Charlie Hebdo”, per poter attaccare i musulmani offesi dalle vignette.
Ed infatti a Salvini Hebdo andava bene fintanto che il periodico francese faceva satira su Maometto e sull’Islam (vi ricordate di quando Calderoli esibiva magliette su Maometto?) e poteva parlare di “problema culturale” dell’Islam.
Oggi Salvini è un cristiano rinato e quindi si inventa che deve difendere la Madonna. La quale si suppone sappia farlo benissimo da sè.
Il leader della Lega del resto non dice nulla di quelli che organizzano il rosario in suo onore. Quindi sembra ce l’abbia proprio con chi usa la Madonna per criticarlo invece che per incensarlo o difenderlo.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
LA NOTIZIA TENUTA SEGRETA… IL PACCO, INTERCETTATO AL CENTRO SMISTAMENTO DI ROMA, CONFEZIONATO DA MANI MOLTO ESPERTE… GLI INQUIRENTI ESCLUDONO LA PISTA ANARCHICA, SI INDAGA SU ALTRI AMBIENTI
Un pacco bomba “potenzialmente mortale” è stato spedito al Viminale ma è stato intercettato prima che arrivasse negli uffici del Ministero dell’Interno.
A rendere nota la notizia, fino ad oggi rimasta segreta, è Emilio Orlando su Leggo. L’ordigno non fortunatamente non è esploso e non è mai arrivato al Ministero, è stato disinnescato dagli artificieri al centro di smistamento delle Poste nel quartiere Ostiense.
Secondo gli artificieri l’esplosione del plico bomba avrebbe potuto avere esiti mortali. Il mittente del pacco è un gruppo che si è firmato “Nemici dello Stato” ma non c’è stata alcuna rivendicazione del gesto.
L’ordigno artigianale, confezionato con una modalità che secondo gli inquirenti farebbe escludere la pista anarco-insurrezionalista, era composto di due parti.
Una era il detonatore con le batterie per l’innesco, l’altra una scatola metallica delle dimensioni di un hard disk al cui interno era contenuto l’esplosivo.
Ed è stata proprio la scatoletta ad attirare l’attenzione dell’addetto che stava esaminando i pacchi ai raggi X.
All’interno del pacco erano stati inseriti anche alcuni ritagli di giornale che «inneggiavano al ritorno di Matteo Salvini al Viminale».
L’episodio è avvenuto alla fine di ottobre ma è stato mantenuto il massimo riserbo, probabilmente per non intralciare le indagini per risalire all’identità degli attentatori condotte dall’antiterrorismo e dalla scientifica. Scrive Leggo che «il pacco bomba era stato confezionato «da mani molto esperte».
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
IL 41% CREDE A CONTE, SOLO IL 24% A SALVINI… CRESCONO DI 4 PUNTI GLI EUROPEISTI (DAL 37% AL 41%)
Il sondaggio di IPSOS per DiMartedì sul Meccanismo Europeo di Stabilità dice che gli italiani stanno con Giuseppe Conte e contro Matteo Salvini.
Anche se c’è una fetta importante di persone che non sanno e non indicano una preferenza visto che il tema è tecnico, la maggioranza degli italiani, ben oltre la somma dei voti dei due grandi partiti che attualmente la compongono, dice che ha ragione il presidente del Consiglio mentre nonostante la Lega sia accreditata tra il 31 e il 34% nei sondaggi soltanto il 24% degli interrogati dà ragione al Capitano.
Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera oggi spiega che di fronte a temi complessi e quando la confusione regna sovrana, l’opinione pubblica tende a dare ragione al leader politico di cui si fida maggiormente:
A ciò si aggiunge il rapporto con l’Unione europea: uno dei cambiamenti più significativi determinati dalla nuova maggioranza è rappresentato dalla ritrovata sintonia dell’Italia con l’Europa che si è tradotta in un aumento di fiducia nell’Ue dal 37% di luglio al 42% odierno.
È quindi probabile che, indipendentemente dal merito della questione Mes, gli italiani siano preoccupati per un possibile ritorno a un clima di tensione con i partner europei.
Torna a far capolino il principio di precauzione che induce i più a privilegiare una serena convivenza al muro contro muro.
In politica le questioni complicate vanno maneggiate con molta cura: non sempre il richiamo agli interessi del Paese, l’appello all’orgoglio nazionale o l’evocazione di conseguenze apocalittiche per le tasche dei cittadini risultano premianti. Le scorciatoie (anche quelle retoriche) talora portano fuori strada.
(da “NextQuotidiano“)
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Dicembre 5th, 2019 Riccardo Fucile
LEGA 17%, PD 16%, M5S 15%, FORZA ITALIA 14% FDI 11%,,, IN CASO DI PRIMARIE MARA CARFAGNA BATTEREBBE CALDORO COME CANDIDATA PRESIDENTE DEL CENTRODESTRA
La Lega si conferma come primo partito con il 17%. Il Pd segue al 16 e il MoVimento 5 Stelle al 15. FI è al 14 e FdI all’11%.
I dati emergono dal sondaggio di Index Research commissionato dalla Federazione Popolare e segnalato oggi dal Corriere del Mezzogiorno, nel quale la coalizione di centrodestra è data avanti di 12 punti.
A cinque mesi dalle elezioni regionali in Campania la soglia di indecisi resta alta (17,2%) e ancora di più di coloro che non indicano una preferenza o dichiarano di non voler votare (35,1%).
Nel sondaggio la coalizione di centrodestra afferma una distanza rispetto a quella di centrosinistra di ben dodici punti. Raggiungendo il 46 per cento dei consensi contro il 34 del centrosinistra. Il MoVimento 5 Stelle si ferma invece al 15%.
Nel centrosinistra, poi, sono le liste cosiddette minori – Campania Libera, De Luca Presidente, Italia Viva–ad essere determinanti ai fini della capacità competitiva della coalizione ed è per questo che prima della campagna elettorale, la lotta corpo a corpo tra i candidati presidenti sarà ingaggiata allo scopo di strappare all’avversario quante più formazioni da schierare sotto le proprie insegne.
E non è escluso che i cosiddetti «cespugli» che hanno, finora, condito la coalizione del presidente Vincenzo De Luca, non possano decidere di saltare la staccionata e arruolarsi nelle file del centrodestra.
Basti notare ciò che si muove,in queste ore, tra le retrovie parlamentari e locali renziane.
Un altro dato interessante è che in caso di primarie per il centrodestra Mara Carfagna sarebbe più apprezzata di Stefano Caldoro (40 a 30), mentre sono più distanziati Clemente Mastella (10), Paolo Russo (6), Cosimo Sibilia (4) e altri non indicati che sono quotati al 10.
(da agenzie)
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