Dicembre 20th, 2019 Riccardo Fucile
LE ARGOMENTAZIONI SULLA “DECISIONE COLLEGIALE” SONO STATE SMENTITE, PROVE DI ACCORDI NON NE ESIBISCE, NON GLI RESTA CHE SPERARE CHE STAVOLTA DAL PROCESSO LO SALVI RENZI (CHE COSI’ FINISCE ANZITEMPO LA SUA CARRIERA POLITICA)
Matteo Salvini continua a rivendicare di aver bloccato uno sbarco ma al tempo stesso fa sapere che non è stato lui a bloccarlo ma l’intero Governo Conte 1.
È tutto qui il senso del paradosso delle politiche salviniane sull’immigrazione: se funzionano è merito suo, se invece qualcosa va storto è colpa di tutti.
Ci sarebbe anche un’altra imprecisione nella dichiarazione di Salvini: sta rischiando il processo (con tutte le garanzie del caso previste da uno stato democratico come il nostro) perchè ha bloccato lo sbarco da una nave della Guardia Costiera italiana.
Dire che quei 131 migranti costituivano un rischio per la sicurezza dell’Italia significa che tenerli per quattro giorni a bordo della Gregoretti, non certo un luogo idoneo alla detenzione di persone “pericolose”, ha messo a repentaglio la sicurezza degli uomini della Guardia Costiera.
Che poteri aveva Salvini per dire che quelle persone rappresentavano un pericolo? In base a quali elementi, indagini o sentenze lo ha deciso?
Va poi considerato il fatto che tutti i migranti sono stati fatti sbarcare in Italia e che 50 di loro sono andati a Rocca di Papa, che è in Italia.
Ieri l’ex ministro Giulia Bongiorno ha dichiarato che «ci sono documenti che provano sia l’interesse pubblico sia la condivisione del Governo» nella decisione di non consentire lo sbarco alle persone a bordo del pattugliatore della Guardia Costiera.
La ministro ha anche aggiunto che «se ci fosse un processo risulterebbe evidente che non ci sono gli estremi del sequestro di persona, consideri anche il fatto che queste persone furono aiutate in tutti i modi sia dal punto di vista strettamente sanitario o gli furono somministrati degli alimenti e non ci fu un abbandono o un sequestro», ma il reato di sequestro di persona non ha nulla a che vedere con il fatto che i presunti sequestrati siano stati o meno nutriti (generalmente durante i sequestri le vittime vengono rifocillate, l’unica cosa che non possono fare è disporre della propria libertà ).
E non si capisce che preoccupazione abbia Salvini riguardo ad un eventuale processo visto che la senatrice Giulia Bongiorno (che è avvocato) «non sussistono gli estremi del reato, non credo che ci possa essere una possibilità di condanna», insomma Salvini è innocente e non rischia nulla.
Allo stesso tempo però la Lega deve continuare a insistere sulla linea della decisione collegiale e condivisa del governo. Non solo perchè questo è quello che prevede il Decreto Sicurezza ma anche perchè al Senato Salvini dovrà dimostrare che ha agito in base all’interesse pubblico e non ad un suo interesse privato (ad esempio quello di usare il “caso Gregoretti” per una mossa di propaganda politica).
In questo senso vanno lette le “indiscrezioni” di fonti della Lega riportate dalle agenzie di stampa in queste ore secondo le quali Salvini avrebbe conservato copia delle interlocuzioni scritte avvenute a proposito della Gregoretti.
Si tratterebbe “numerosi contatti anche tra il ministero dell’Interno, la presidenza del Consiglio, il ministero degli Affari esteri e organismi comunitari”.
Inoltre, sulla redistribuzione degli immigrati, secondo la Lega, era stata contattata anche la CEI.
Quest’ultimo fatto non prova nulla, perchè i contatti con la CEI e gli altri paesi europei potevano essere intavolati anche successivamente, ad esempio mentre i migranti si trovavano nell’hot spot di Pozzallo (dove sono stati trasferiti dopo lo sbarco) per l’identificazione.
Nel momento in cui erano a bordo della nave queste procedure non erano ancora state ultimate e quindi la trattativa poteva al massimo essere sulle cifre ma non sui singoli individui.
Anche il fatto che ci siano state dei contatti con il Presidente del Consiglio e il ministero degli Esteri non prova molto. In primo luogo perchè la notizia era di dominio pubblico e in secondo luogo perchè Salvini non ha parlato di documenti e atti formali. Sappiamo infatti che secondo Palazzo Chigi «la questione relativa alla vicenda della nave ‘Gregoretti’ non figura all’ordine del giorno e non è stata oggetto di trattazione nell’ambito delle questioni ‘varie ed eventuali’ nel citato Consiglio dei Ministri [il 31 luglio 2019, ndr], nè in altri successivi». Vale la pena ricordare che in quei giorni Salvini era a Milano Marittima a giocare con le moto d’acqua della Polizia.
La Lega poi fa filrare fuori una dichiarazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede della fatta il 30 luglio ad In Onda quando disse che «come è sempre avvenuto il Presidente del Consiglio sta facendo valere la voce del Governo italiano in Europa» e che «c’è in questo momento un dialogo costante tra il ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministero dell’Interno e credo anche il Ministero della Difesa, la posizione del governo è sempre la stessa: vengono salvaguardati i diritti, le persone che dovevamo scendere sono scese».
In pratica nemmeno Bonafede era sicuro che ci fosse un’interlocuzione che coinvolgeva il ministero retto dal Elisabetta Trenta, figuriamoci se questo dimostra una decisione collegiale presa da tutto il governo (visto che Bonafede non lo sapeva).
E questa dichiarazione per la Lega sarebbe la prova regina che dimostra che ci sono stati degli atti formali presi da tutto il Governo.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 20th, 2019 Riccardo Fucile
SONO GIA’ CINQUE GLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA ARRESTATI PER ‘NDRANGHETA, LA MELONI QUALCHE DOMANDA DOVREBBE FARSELA
Tra le 334 persone arrestate ieri nell’ambito dell’operazione Rinascita-Scott c’è anche un esponente di Fratelli d’Italia: Giancarlo Pittelli.
Oggi invece un altro membro del partito di Giorgia Meloni è stato dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta sulla ‘ndrangheta che ipotizza anche il voto di scambio. Si tratta di Roberto Rosso, assessore ai Diritti civili della Regione Piemonte.
Rosso e Pittelli condividono un passato politico di Forza Italia (entrambi sono stati eletti in Parlamento nelle fila del partito di Berlusconi) e sono da poco entrati in FdI.
Alle regionali in Piemonte Rosso è stato il più votato tra i candidati di FdI (4477 preferenze) ed è per questa ragione che è diventato assessore. A Rosso però viene contestata l’accusa di voto di scambio: avrebbe offerto la somma di 15 mila euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti. Questa mattina Rosso avrebbe rassegnato le dimissioni da assessore alla Regione Piemonte.
Dalle indagini è emersa “la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori”.
Francesco Saluzzo, procuratore generale del Piemonte, ha aggiunto che «secondo le risultanze delle indagini Roberto Rosso è sceso a patti con i mafiosi. E l’accordo ha avuto successo». Gli investigatori hanno documentato — anche con immagini — diversi incontri tra Rosso e alcuni presunti boss, tra cui Onofrio Garcea, esponente del clan Bonavota in Liguria, anche in piazza San Carlo a Torino
Rosso e Pittelli non sono i primi esponenti di Fratelli d’Italia finiti al centro di indagini riguardanti la criminalità organizzata, in particolare di rapporti con la ‘Ndrangheta.
A luglio scorso venne arrestato Enzo Misiano, consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Ferno (Varese).
L’accusa è quella di associazione a delinquere di stampo mafioso inserita nell’ambito dell’inchiesta Krimisa sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta in Lombardia.
Prima di lui c’era stato il presidente del Consiglio comunale di Piacenza Giuseppe Caruso che secondo gli inquirenti faceva parte dell’organizzazione criminale che operava tra le province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza e che aveva ai vertici soggetti considerati di primo piano come Salvatore Grande Aracri, Francesco Grande Aracri e Paolo Grande Aracri.
Ad agosto di quest’anno invece era stato il turno di Alessandro Nicolò capogruppo di Fratelli d’Italia alla regione Calabria fortemente voluto dalla Meloni e accusato di collusione con la cosca “Libri”.
Con gli arresti di Rosso e Pittelli siamo a quota cinque in pochi mesi. Questo giusto per mettere un numero ai “rigidissimi controlli” di Fratelli d’Italia.
La Meloni però fino ad ora non ne ha mai parlato. Oggi invece si rivolge a «chiunque pensi di usare il nostro simbolo per trattare con mondi che noi combattiamo» per dire forte e chiaro «Fratelli d’Italia non può essere la vostra casa”
Certo, Giorgia Meloni (così come qualsiasi leader di partito) non poteva sapere che i suoi candidati sarebbero stati indagati o arrestati, ma forse poteva immaginare che affidarsi a riciclati di altri partiti comportasse certi “rischi”.
La Meloni cade dalle nuvole e si chiede piuttosto «come ci si difende da chi bussa alla tua porta, dice di voler combattere con te e sembra avere un curriculum specchiato, ma poi viene accusato di reati così infami?».
Non lo chieda a noi, o ai suoi elettori: è lei il leader di quel partito.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 20th, 2019 Riccardo Fucile
FARE LA TESSERA NON E’ SERVITO A NULLA E ORA RIVUOLE INDIETRO I 10 EURO PER ESSERE STATA PRESA IN GIRO… MA LA PROCURA SU QUESTO FATTO NON HA NULLA DA DIRE?
Terezina Shani, ha 62 anni e in realtà , anche se è nata in Albania, è cittadina italiana dal 1997 e ha denunciato ai media una storia molto curiosa
«Ho chiesto aiuto al Comune per avere la residenza anagrafica o la casa popolare ma l’assessore Viale mi ha consigliato prima di fare la tessera alla Lega. Si vede che per iscriversi il “prima gli italiani” non conta così tanto».
Ma la parte più curiosa della vicenda raccontata da Terenzina è che fare la tessera della Lega non le è servito a nulla e per questo vuole indietro i 10 euro: «In mattinata andrò nella sede della Lega di via Macaggi per riconsegnare la tessera e farmi restituire i 10 euro di quota, tanto ho visto che non è servito a nulla. Ci sono già andata oggi (ieri per chi legge, ndr) ma non c’era il signor Dario Pignatelli (il consigliere comunale, ndr) che è lui ad avermi registrato, il 3 dicembre, e incassato i soldi».
Terenzina parla di Giorgio Viale, assessore al personale del comune di Genova.
La storia della signora Shani inizia molto tempo fa, nel 1995, quando, tre anni dopo il suo arrivo in Italia, si trasferisce a Genova. Dopo un matrimonio e un sofferto divorzio, Terezina inizia a lavorare come badante di anziani presso alcune famiglie genovesi, alcune anche molto note.
Il Comune aveva deciso di chiudere l’anagrafe per clochard, persone bisognose, ma anche per soggetti non in carico ai servizi sociali che temporaneamente — badanti, divorziati in difficoltà —hanno necessità di una residenza formale per ricevere notifiche, atti, posta e anche comunicazioni di natura sanitaria.
Oggi si può ottenere la residenza anagrafica dopo essere passati dai consultori ma non si ha diritto ad una casella postale, «mi hanno detto — aggiunge Terezina Shani —»che se la voglio devono andare alle Poste e pagare 100 euro”.
La signora Shani ha iniziato ad andare in Comune: «Il 3 dicembre — racconta — mi sono avvicinata ad un signore giovane, l’assessore Giorgio Viale. Gli ho spiegato quale era il mio problema e lui mi ha detto che se volevo un aiuto mi consigliava di fare la tessera della Lega. E io sono subito andata a farla, quello stesso giorno. Ho ottenuto un appuntamento con l’assessore Fassio il 17 dicembre».
Quel giorno Terezina si presenta a Tursi. «Sono riuscita a parlare con la signora Fassio grazie anche all’interessamento dei consiglieri del Pd Pandolfo e Terrile – ma l’assessora mi ha detto che per la casa non avevo speranza e che mi conveniva tornare in Albania! Ma come, io sono cittadina italiana, ho un lavoro, non sono mica in carico ai servizi sociali».
In merito, l’assessora Fassio, sentita da Repubblica spiega: “La signora mi ha chiesto della casa popolare. Le ho detto che non sono io l’assessore di riferimento, ma non c’entra. Per me non ha i requisiti per essere ai primi posti in graduatoria”.
La badante a quel punto torna da Viale: «Gli ho detto che nessuno aveva risolto i miei problemi e mi ha risposto che la Fassio era entrata da poco tempo nella Lega. Me ne sono andata e ho visto il sindaco Bucci vicino al distributore delle bibite. Mi sono avvicinata e ho spiegato che ero in difficoltà . Lui non si è quasi neppure girato, mi ha detto di scrivere e poi è andato via. Avevo conosciuto Pericu e lui sì che era un sindaco che stava a sentire la gente»
La militanza leghista di Terezina è agli sgoccioli: «Restituirò la tessera e rivoglio indietro i miei soldi. E ho scritto tutto al presidente Mattarella».
Repubblica ha chiesto un commento all’assessore Viale che, però, fino a ieri sera non aveva risposto.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 20th, 2019 Riccardo Fucile
ACCORDO CENCELLI: DUE A FORZA ITALIA E DUE A FRATELLI D’ITALIA… ALLA LEGA ANDRA’ LA TOSCANA DOPO AVER AVUTO L’EMILIA-ROMAGNA
A pochi giorni dalla scadenza per presentare i candidati, il centrodestra completa lo schema dei nomi che correrrano alle prossime regionali.
E così, in base ad accordi presi in precedenza, al netto della corsa della leghista Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna (la Lega sceglierà anche il candidato in Toscana), il partito di Silvio Berlusconi cala i suoi assi per Calabria e Campania. Mentre Fratelli d’Italia rompe gli indugi sui nomi di chi correrà per la presidenza di Puglia e Marche.
E quindi per Forza Italia in Calabria correrà la deputata e coordinatrice del partito calabrese Jole Santelli mentre in Campania l’ex governatore Stefano Caldoro. In Puglia il candidato di Giorgia Meloni è Raffaele Fitto, mentre nelle Marche ci sarà Francesco Acquaroli.
A segnare la fretta degli azzurri sulle regionali è il vertice convocato ieri pomeriggio a Palazzo Grazioli con il presidente e i suoi fedelissimi.
Subito dopo, una nota inequivocabile che parte dagli impregni presi, almeno a voce con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, e li ribadisce, forzando un pò la mano: “FI conferma la candidatura a presidente della Regione Calabria di Jole Santelli”, mentre in Campania, “in seguito agli accordi assunti che assegnano a FI l’indicazione del candidato presidente”, il partito “conferma la già più volte annunciata candidatura di Stefano Caldoro”.
Dopo poche ore arriva l’ok della Lega: “Prendiamo atto della scelta di Forza Italia di indicare Jole Santelli a candidata di coalizione alla Presidenza della Regione Calabria. Accettiamo la candidatura e siamo pronti ad iniziare la campagna elettorale concentrandoci unicamente sul futuro dei calabresi”, afferma il coordinatore regionale della Lega in Calabria Cristian Invernizzi.
Molto simile nei toni la nota di Fdi. “Nel rispetto degli accordi assunti con gli alleati che, oltre all’Emilia-Romagna e alla Calabria, riguardano tutte le altre Regioni nelle quali si voterà nel 2020, Fdi conferma il proprio sostegno, con convinzione e impegno”, alle candidature di Lucia Borgonzoni e di Jole Santelli.
“Allo stesso tempo, sempre in base agli accordi assunti – che assegnano a Fdi l’indicazione dei candidati per Puglia e Marche – annunciamo le candidature di Raffaele Fitto per la Puglia e di Francesco Acquaroli per le Marche”.
(da agenzie)
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Dicembre 20th, 2019 Riccardo Fucile
IL TIRARE LA CORDA SEMPRE DI PIU’ RISPONDE ALLE STRATEGIE LEGHISTE… SI E’ ATTESO FIN TROPPO
Gianluigi Paragone tira la corda sempre più. Oggi prendendosi gioco anche del capo politico in un’intervista a La Repubblica, durante la quale lo definisce “deperito” poichè “ha perso il peso politico”.
Luigi Di Maio non vuole intervenire. Almeno non lui direttamente anche perchè formalmente spetta ai probiviri decidere cosa fare:
Ma ai piani alti del Movimento 5 Stelle non hanno dubbi: si sta andando verso l’espulsione del senatore ribelle. Come chiede buona parte del gruppo parlamentare.
Gruppo parlamentare che martedì sera ha incontrato Beppe Grillo mentre Paragone ha preferito andare a cena con gli attivisti e Alessandro Di Battista, anche quest’ultimo sempre più fuori dalle dinamiche del Movimento e ancor di più del governo, non avendo mai appoggiato l’alleanza con il Pd.
Il responso su Paragone arriverà a gennaio. I probiviri gli contesteranno, tra le altre cose, i voti contrari alle richieste di fiducia da parte del governo e tutte le uscite contro i vertici del Movimento.
Il senatore avrà a disposizione alcuni giorni per essere ascoltato e presentare le sue controdeduzione ma alla fine, con ogni probabilità , si arriverà all’espulsione.
Il caso però alimenta altre tensioni e ipotesi di scissioni che, proprio a gennaio, potrebbero concretizzarsi, indebolendo il gruppo del M5S in vista di una tornata delle Regionali che si preannuncia difficilissima.
Di Maio, proprio nei prossimi giorni, proverà a ricompattare il Movimento su due temi bandiera e a contenere così le perdite di nuovi pezzi.
I temi che cavalcherà sono la battaglia per il taglio dei parlamentari, tornata in auge con il raggiunto quorum per il referendum; e il caso “Gregoretti” su cui il ministro degli Esteri, a differenza della vicenda Diciotti, farà votare a favore dell’autorizzazione a procedere nonostante Matteo Salvini stia continuando a insistere sul fatto che l’allora ex premier così come il resto del governo erano informati e d’accordo sul lasciare a bordo I 131 migranti.
Questa confusione lascia il Movimento parecchio disorientato. Il timore è che Gianluigi Paragone possa fare da tramite tra la Lega e i delusi grillini, che non vedono di buon occhio il governo con il Pd.
Secondo alcuni anche dietro all’abbandono dei tre senatori ci sarebbe Paragone. Difficile dunque, anche per mancanza di numeri, che a Palazzo Madama prenda forma un “gruppo Paragone”, nè tanto meno che questo possa essere a sostegno del Conte II che invece il senatore ha sempre osteggiato.
È la Lega, da queste parti, ad essere un possibile punto di arrivo di altri dissidenti M5S.
Invece alla Camera, secondo rumors insistenti, potrebbe nascere un gruppo autonomo di ex M5s. Un gruppo di responsabili che darà sostegno al premier.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 20th, 2019 Riccardo Fucile
DERIVA DALLA RIDUZIONE DELLO SPREAD SULLA SPESA PER INTERESSI
«Il risparmio di spesa per interessi del 2020 è stimato in 6,7 miliardi», così il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ieri durante l’audizione in Commissione Bilancio alla Camera.
Da dove arrivano i 6,72 miliardi di risparmi di cui parla Gualtieri?
Il 30 novembre l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha pubblicato un report dal titolo “L’impatto della riduzione dello spread sulla spesa per interessi“.
Nel documento si legge che il miglioramento delle prospettive di finanza pubblica registrato negli ultimi mesi è legato in modo significativo alla riduzione della spesa per interessi rispetto a quanto stimato nella prima parte dell’anno (ovvero quando al governo c’erano Lega e M5S).
«La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) 2019, infatti, prevede una spesa per interessi della pubblica Amministrazione che nel prossimo triennio calerebbe progressivamente — rispetto ai 61,3 miliardi del 2019 — fino a raggiungere i 56,5 miliardi nel 2022», continua l’UPB.
Quindi nel 2022 rispetto al DEF (del governo gialloverde) la spesa per gli interessi sarebbe inferiore di 17,2 miliardi di euro.
Nel 2020 quel risparmio sarà di 6,72 miliardi di euro, la cifra detta da Gualtieri.
Il documento dell’UPB spiega che «alla riduzione dello spread tra marzo e settembre si può attribuire quasi la metà della riduzione della spesa per interessi sui titoli di Stato tra il DEF e la NADEF»-. Che è esattamente quello che ha detto Gualtieri ieri quando ha ricordato che la NADEF è appunto la nota di aggiornamento al DEF e che il secondo è stato redatto dal precedente governo mentre il primo è frutto del lavoro e dei calcoli dell’attuale esecutivo.
Che ci sia stata una riduzione dello spread è cosa nota e di conseguenza dall’abbassamento del differenziale di rendimento si ricava un risparmio sugli interessi perchè finanziare il debito costa meno.
(da agenzie)
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Dicembre 20th, 2019 Riccardo Fucile
ENTRO L’ANNO PROSSIMO I TAGLI ALL’ACCOGLIENZA AVRANNO CREATO 16.000 DISOCCUPATI
Il taglio da 35 a circa 21 euro del giornaliero pro capite previsto dal Decreto sicurezza per le aziende impegnate nell’accoglienza ha portato al licenziamento di oltre 5mila operatori ed entro il 2020 saranno più di 16 mila.
Sono questi i numeri che coinvolgono per lo più giovani dai 25 ai 40 anni, laureati che negli anni scorsi hanno trovato lavoro come mediatori culturali, insegnanti di italiano per stranieri o assistenti legali dei migranti accolti nelle strutture Sprar e Cas.
Queste sono solo alcune delle figure cancellate dalle nuove nuove linee guida tracciate dai Decreti sicurezza del governo giallo-verde.
Smantellate intere realtà , soprattutto le più piccole, nelle province italiane già colpite dallo spopolamento e dall’emigrazione dei giovani.
In alcune aree, come nella provincia di Ascoli Piceno si è assistito alla riduzione dell’80% del personale impiegato e al licenziamento di decine di professionisti.
Le norme note come ‘decreti sicurezza’ e nate al grido del ‘prima gli italiani’ hanno dato vita a un doppio paradosso: da un lato la cancellazione di tali figure professionali porterà ad una più difficile integrazione esacerbando le tensioni sociali, dall’altro al licenziamento di migliaia di giovani perlopiù italiani che grazie all’accoglienza diffusa erano rimasti nelle province ad alto tasso di spopolamento
(da agenzie)
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Dicembre 20th, 2019 Riccardo Fucile
“NON HO MAI SANTIFICATO DI MAIO E LUI E’ VENDICATIVO”
Filippo Nogarin, ex sindaco di Livorno che non ha voluto ricandidarsi e imputato per concorso in omicidio colposo nell’alluvione della città del settembre 2017, rilascia oggi un’intervista ad Antonello Caporale del Fatto Quotidiano nella quale, nonostante la consulenza da 40mila euro annui datagli da Federico D’Incà , dice di essere in povertà perchè “sono un uomo mascariato. Dunque un problema, o al meglio un esubero”.
“Sono un ingegnere che ha chiuso il suo studio per fare politica. Mia moglie si è licenziata quando fui eletto sindaco, perchè tre bambine in casa dovevano essere accudite.
Ha detto che è povero.
“Oggi sono povero, e devo affrontare il dileggio. Cerco un lavoro e devo cogliere nel cinismo altrui la dimensione della mia speranza. Metto a disposizione le mie competenze e sembra che, tra tanti spiccia faccende, io sia un esubero quando ho mostrato con i fatti cosa so fare. Desidero impegnarmi nel Movimento, a cui continuo a destinare la mia fiducia e il mio impegno benchè non vada d’accordo col capo politico. Mi evitano, evidentemente non sono una buona compagnia. Non fosse mai che si sapesse in giro che escono con me. Ma mai ho taciuto a Di Maio le mie opinioni, assai lontane dalle sue.
Nogarin se la prende direttamente con Di Maio ma non rivela il motivo per cui il Capo Politico del M5S ce l’avrebbe con lui: “Io sono livornese e ho sempre pensato con la mia testa. Gli eccessi del linguaggio, l’approccio ai problemi troppo scanzonato, non sono mai stati il mio forte. Meno che mai l’ortodossia. Non sono un urlatore, non ho mai santificato Di Maio. Il quale è vendicativo però”.
Qualche tempo fa si diceva che Di Maio fosse arrabbiato per le critiche che il sindaco di Livorno ha rivolto al governo sul caso Diciotti. Nogarin ha quindi scoperto che il dissenso nel M5S non è ammesso.
Mica bisogna essere per forza amici di Di Maio per aver un ruolo nel Movimento? Mica bisogna essere per forza selezionati dalla comunicazione per andare in tv?
Di Maio è capo politico. Capo. Dà il senso della gerarchia, dell’ordine, della verticalità .
A me piace la democrazia orizzontale.
Un avversario le direbbe: ha visto il giustizialismo dove vi porta? Imputato e poi disoccupato.
Il Movimento ha giustamente distinto le imputazioni per colpa da quelle per dolo.
Oggi per sfotterla la chiamano il signor tengo famiglia.
Vado dai frati a mangiare? È indegno mandare il curriculum? È troppo chiedere al mio Movimento di utilizzare le mie competenze? Livorno è stata amministrata bene. Se contano i risultati.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 20th, 2019 Riccardo Fucile
TRE STORIE DI SOLIDARIETA’ E CORAGGIO
Romolo ha 84 anni e ogni giorno percorre 60 km per accompagnare un bimbo cieco a scuola. Angel di anni ne ha 20 e ha salvato un bambino che stava precipitando dal balcone di casa. Samba è l’eroe che ha disarmato l’attentatore in stazione a Milano. Sono loro, insieme ad altri 29, i cittadini scelti da Sergio Mattarella per essersi distinti per atti di eroismo, per l’impegno nella solidarietà , nel soccorso, nella cooperazione internazionale, nella tutela dei minori, nella promozione della cultura e della legalità , per le attività in favore della coesione sociale, dell’integrazione, della ricerca e della tutela dell’ambiente
32 onorificenze al Merito della Repubblica italiana, storie di cittadini normali che hanno compiuto cose straordinarie. Tra loro, appunto, ci sono anche Samba, Romolo e Angel.
Samba Diagne è un senegalese di 52 anni, padre di cinque figli, giunto in Italia negli anni Novanta ed attualmente vive a Milano. È stato insignito dal Mattarella della carica di Cavaliere dell’Ordine al Merito dopo che a settembre scorso, mentre si trovava in Piazza Duca d’Aosta, è intervenuto in difesa di Matteo Troia, Caporalmaggiore dell’Esercito. Quest’ultimo era stato aggredito e ferito con delle forbici da Mohamad Fathe, yemenita. Samba è riuscito a bloccare l’aggressore nel momento in cui si stava dando alla fuga, facilitando il suo arresto.
Dopo i suo gesto, Samba ha dichiarato: “Sono contento di aver contribuito a fermare una persona pericolosa. Anche io sono un musulmano: mi dissocio da chi compie violenze in nome di Allah. Chi lo fa è solo un esaltato”.
Romolo Carletti, invece, è un pensionato di 84 anni di Montemignao (FI) ed ha ricevuto l’onorificenza di Commendadore. Quotidianamente, l’anziano signore accompagna Xhafer, un bambino macedone di 7 anni, alla scuola di Pelago che dista circa 30 km da casa. Il bambino è il figlio dei vicini di casa ma dato che il padre lavora come taglialegna e tutte le mattina deve recarsi nei boschi mentre la madre non ha la patente, Romolo si è offerto di accompagnarlo a scuola per poi andarlo a riprendere. Un gesto di estrema solidarietà senza il quale Xhafer non potrebbe seguire le lezioni.
Angel Micael Vargas Fernandez ha 20 anni e da quando ne ha otto vive in Italia. Di giorno lavora in una stazione di servizio nel Lodigiano, a Casalmaiocco, mentre la sera segue i corsi di informatica all’istituto Alessandro Volta di Lodi. Oggi ha ricevuto la carica di Cavaliere dopo il suo eroico gesto del settembre scorso.
Mentre si trovava a lavoro, un bambino di 4 anni stava precipitando da un balcone al secondo piano. Angel è salito sul tettuccio di un camion e nel momento in cui il bambino è caduto è riuscito a prenderlo al volo, attutendo la caduta a terra con il suo corpo.
(da agenzie)
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