Dicembre 22nd, 2019 Riccardo Fucile
L’INVESTITORE 20ENNE POSITIVO AL TEST ALCOL E DROGA…LE DUE RAGAZZE SEDICENNI AVREBBERO ATTRAVERSATO DOVE NON SI POTEVA … IL TRAGICO EPILOGO DI UN SABATO DI MOVIDA A ROMA
Un sabato sera di festa, in una delle zone più vivaci della Capitale, trasformato in un istante in tragedia.
La frenata, lo schianto fortissimo e le due ragazze sbalzate in aria per alcuni metri. È una tragedia dell’incoscienza giovanile quella avvenuta nella notte a Corso Francia, a ridosso di Ponte Milvio.
L’investitore è un ragazzo di vent’anni: Pietro Genovese, figlio del regista Paolo, risultato positivo ai test su alcol e droga.
Le vittime sono due ragazze di 16 anni, Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann, morte mentre cercavano di attraversare una strada ad alto scorrimento.
Il ragazzo, che guidava un suv, è ora indagato per omicidio stradale. Portato in ospedale per gli accertamenti di rito, sarebbe risultato positivo agli accertamenti alcolemici e tossicologici.
Solo ulteriori esami, i cui esiti arriveranno nei prossimi giorni, potranno però stabilire i “parametri, la tipologia e il livello di sostanze rinvenute”.
Dei rilievi si occupa la polizia locale del Gruppo Parioli che in queste ore sta ascoltando diversi testimoni. Al vaglio anche le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona.
Intanto la macchina e il cellulare del ragazzo sono stati sequestrati. Verranno effettuate verifiche sul telefono per stabilire se al momento dell’impatto stesse effettuando una chiamata o inviando messaggi.
All’arrivo dei soccorsi i corpi delle ragazze sono stati trovati sulla carreggiata in direzione centro, alcuni metri prima di un attraversamento pedonale. A quanto ricostruito, stavano attraversando la strada ad alto scorrimento quando sono state centrate dal suv.
“Abbiamo sentito un gran boato e siamo usciti dal locale. Pensavo a un tamponamento, poi ho visto le ragazze a terra” ha raccontato il titolare di un ristorante che ha poi accolto le famiglie delle ragazze fino all’alba
“Avevamo fatto tanti progetti con Camilla. Non è giusto. Non doveva andare così, doveva investire me”, ha detto la mamma della ragazza a chi ha avuto modo di incontrarla dopo l’incidente.
Ad effettuare il riconoscimento di Gaia è stato il papà , arrivato sul posto su una sedia a rotelle a causa proprio di un incidente stradale.
E ora sono in corso indagini dei vigili per ricostruire con esattezza la dinamica dell’incidente. “I corpi delle ragazze erano lontani dalle strisce, probabilmente volevano scavalcare il guardrail”, ha raccontato un residente di Corso Francia
Una versione simile a quella riferita da un ragazzo che ha detto di aver visto la scena. “Ho assistito all’incidente. È un’immagine che non dimenticherò mai. Erano al centro della strada, Gaia si è girata verso Camilla e poi è arrivata quella macchina – ha ricordato – c’è stata la frenata fortissima e l’impatto che le ha sbalzate; l’auto è andata avanti. Poi sono arrivate altre macchine, penso che almeno tre le abbiano colpite”. Saranno gli accertamenti medico legali a stabilire se dopo l’investimento altri veicoli abbiano colpito le ragazze.
Al momento, dai rilievi della polizia locale, sembrerebbe tuttavia che sia coinvolto solo il suv guidato dal ventenne Pietro Genovese. Il padre si è detto sgomento: “il dolore per Gaia e Camilla e per i loro genitori è insopportabile. Siamo una famiglia distrutta, è una tragedia immensa che ci porteremo dentro per sempre”, ha detto all’ANSA il regista.
Grande sgomento nel quartiere. Decine di mazzi di fiori sono stati lasciati da conoscenti e amici delle due ragazze sul luogo dell’incidente e anche un cappellino di Babbo Natale.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 22nd, 2019 Riccardo Fucile
LA COORDINATRICE DELLA CALABRIA JASMINE CRISTALLO: “COME SI SENTIREBBE TUA FIGLIA SE FOSSE VITTIMA DELLA STESSA VIOLENZA CHE TU INFLIGGI AD ALTRE DONNE?”
“Da oggi ho una ragione in più per non arretrare di un passo e difendere il mio diritto al dissenso, a battermi per un mondo civile, in cui le donne non vengano brutalizzate. Lo devo alle donne, a mia figlia ed anche alla sua”.
Jasmine Cristallo, coordinatrice di ‘6000 Sardine’ in Calabria e attivista del movimento, promotrice della ‘rivolta dei balconi’ di Catanzaro e da sempre impegnata nel volontariato, lo ha scritto in un messaggio in cui si rivolge al leader leghista Matteo Salvini, che ieri sulla sua pagina Facebook ha postato un link all’intervento della leader delle Sardine calabresi a Otto e mezzo.
Un post a cui sono seguiti una lunga serie di commenti. “Racconterà a sua figlia – ha chiesto Jasmine – che espone foto di donne solo per farle dileggiare e violentemente aggredire con frasi e aggettivi raccapriccianti?”.
“Quando teneramente le mette lo smalto o assiste alle recite natalizie, ci pensa – ha aggiunto – a come si sentirebbe se fosse sua figlia vittima di quella stessa violenza che infligge ad altre donne? Posso per ora raccontarle come ha reagito la mia di figlia, che ha 19 anni ed ha commesso la sciocchezza di leggere i commenti a me destinati dai suoi campioni di civiltà : tremava”.
“Le ho spiegato che certe battaglie passano anche attraverso queste prove certamente non gratificanti, ma – ha sottolineato -che meritano, comunque, di essere condotte con tenacia e convinzione”.
“Quanto a lei, Salvini – è la conclusione -, non mi aspetto delle risposte ma sappia che da oggi ho una ragione in più per non arretrare di un passo e difendere il mio diritto al dissenso, a battermi per un mondo civile, in cui le donne non vengano brutalizzate. Lo devo alle donne, a mia figlia ed anche alla sua”.
Cristallo è stata vittima di pesanti attacchi e minacce sui social anche dopo la sua partecipazione, alcuni giorni fa, alla trasmissione tv Stasera Italia su Rete 4.
Tra i post anche uno dai toni minacciosi contro il quale l’attivista calabrese ha annunciato di voler sporgere denuncia. “Jasmine- recitava il messaggio minatorio – attenzione di non pestare troppo la coda del cane che dorme, perchè quando si sveglia è pericoloso. Tu hai un figlia”
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2019 Riccardo Fucile
LA CORSA ELETTORALE A RIMETTERLO IN PIEDI ENTRO APRILE 2020, MA CONTA PIU’ LA VITA DEI LAVORATORI CHE LO SPOTTONE DI TOTI E BUCCI PER LE REGIONALI… GIA’ DUE INCIDENTI CON FERITI
“C’è un mese di ritardo, sarà difficile avere il nuovo ponte ad aprile”. Quella di Marco Bucci, sindaco di Genova e commissario alla ricostruzione del Morandi, è una resa sofferta di fronte all’evidenza.
Che i lavori andassero a rilento lo sapevano tutti, in primis le aziende costruttrici della struttura progettata da Renzo Piano (Fincantieri e Salini Impregilo, riunite nel consorzio PerGenova) che da mesi tengono le bocche cucite con la stampa.
E IlFattoQuotidiano.it ne aveva parlato a inizio novembre, quando ancora regnava l’ottimismo e Bucci assicurava che non c’erano ritardi, “anzi, esattamente l’opposto“. Promettendo ancora una volta che entro fine anno si sarebbero visti “tutti gli impalcati”, come da preciso impegno delle imprese.
E invece, ora che al 31 dicembre mancano pochi giorni, il quadro è impietoso: in piedi ci sono 4 campate su 19, appena 200 metri sui 1.067 del nuovo viadotto.
Tre sul lato di Ponente, dove il vecchio ponte è stato demolito con smontaggio meccanico, solo una a Levante, dove c’è stata l’esplosione e le aree di cantiere si sono liberate più tardi.
Altre cinque — 3 a Ponente, 2 a Levante — sono in assemblaggio a terra. Delle dieci restanti, più le due “spalle” alle estremità , non c’è ancora traccia.
Per quanto riguarda le pile, quelle completate sono 9 su 18. Le altre sono a stadi diversi, quasi mai oltre metà dell’altezza.
E in due casi — la pila 1, a ovest, e la pila 17, a est — si stanno ancora scavando le fondazioni. Insomma, la stima di Bucci potrebbe essere più che ottimistica. E d’altra parte il sindaco si è arreso soltanto all’ultimo: ancora a inizio dicembre chiedeva ai costruttori uno sforzo per tirare su 8 campate entro fine mese, annunciando che i lavori si sarebbero fermati soltanto per 24 ore, tra Natale e Santo Stefano. Per il resto, cantiere all’opera 24 ore su 24, compresi la notte di Capodanno e il 1° gennaio.
“Se tutto fila perfetto c’è ancora la possibilità di finire il 30 aprile (la data prevista nel contratto, ndr). È chiaro che non sarà facile, perchè c’è del ritardo accumulato. Ma tutto è possibile”, diceva.
Ora anche la deadline di aprile è saltata, e con essa la speranza del governatore Toti di poter “spendere” il nuovo ponte nella campagna elettorale per le regionali. Così, su Facebook, il leader di “Cambiamo” se la prende con il meteo: “Manterremo la nostra promessa: restituire il ponte alla città in primavera! Crediamoci e facciamo il tifo tutti insieme, chi non la pensa così non vuole bene a Genova!”, scrive.
Il maltempo è il capro espiatorio additato dal sindaco-commissario, che fa notare come il mare grosso abbia ostacolato l’arrivo via mare dei conci delle nuove pile.
In realtà il maltempo era prevedibile e andava calcolato, visto che non possono cancellare le stagioni neanche per i leghisti.
Qualche giorno fa, Bucci ha tirato in ballo anche i ritardi nella demolizione, dovuti all’amianto scoperto nel relitto del vecchio ponte. Ma entrambe le giustificazioni non reggono: da un lato perchè diluvi e vento nell’autunno ligure non erano certo imprevedibili, dall’altro perchè Bucci ha continuato a insistere sulle due scadenze (sagoma completa a dicembre, lavori conclusi ad aprile) ben dopo la fine della demolizione.
Il problema non è certo avere il ponte a giugno invece che ad aprile, anche se il ritardo effettivo sarà ben superiore. Il problema è rispettare i cittadini e garantire la sicurezza dei lavoratori del cantiere
Già , perchè lo scorso 13 dicembre un operaio 51enne è stato colpito all’addome da un carico in movimento, riportando alcune fratture alle costole.
Il 20 novembre, invece, si è inclinata una gru, ferendo altre tre persone.
Il timore è che l’ansia del sindaco di fare in fretta, unita alle penali salatissime — fino a 202mila euro al giorno — previste per le aziende in caso di ritardi, faccia passare in secondo piano il rispetto delle norme contro gli infortuni.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 22nd, 2019 Riccardo Fucile
PER L’ACCESSO AGLI ALLOGGI SI CHIEDEVA AI CITTADINI NON COMUNITARI UNA DOCUMENTAZIONE SUPPLEMENTARE RISPETTO A QUELLA RICHIESTA AI CITTADINI ITALIANI E COMUNITARI
Il governo Conte ha deciso di impugnare la legge sulle case popolari in Abruzzo varata dalla giunta di centrodestra nell’ottobre scorso perchè la norma prevede che, per l’accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, i cittadini non comunitari devono produrre documentazione ulteriore rispetto a quella richiesta ai cittadini italiani e comunitari.
La legge sulle case popolari in Abruzzo, tra i requisiti per l’accesso all’edilizia residenziale pubblica, sostiene infatti all’articolo 2 la “non titolarità di diritti su uno o più alloggi, ubicati all’interno del territorio nazionale o all’estero, salvo che si tratti di alloggio inagibile o sottoposto a procedura di pignoramento.
Il valore complessivo, determinato ai sensi della legge 27 luglio 1978, n. 392, deve essere almeno pari al valore locativo di alloggio adeguato con condizioni abitative medie nell’ambito territoriale cui si riferisce il bando di concorso”. E poi, all’articolo 5
Ai fini della verifica del requisito di cui alla lettera d) del primo comma dell’articolo 2, i cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea, con esclusione di coloro in possesso dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria ai sensi del decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 251 (Attuazione della direttiva 2004/83/CE recante norme minime sull’attribuzione, a cittadini di Paesi terzi o apolidi, della qualifica del rifugiato o di persona altrimenti bisognosa di protezione internazionale, nonche’ norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta), devono, altresì, presentare, ai sensi del combinato disposto dell’articolo 3, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa) e dell’articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394 (Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, a norma dell’articolo 1, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286), la documentazione che attesti che tutti i componenti del nucleo familiare non possiedono alloggi adeguati nel Paese di origine o di provenienza. La disposizione di cui al periodo precedente non si applica nei confronti dei cittadini di Paesi terzi qualora convenzioni internazionali dispongano diversamente o qualora le rappresentanze diplomatiche o consolari dichiarino l’impossibilita’ di acquisire tale documentazione nel paese di origine o di provenienza.
Il Governo impugna l’articolo 2 “dal momento che si prevede che, per l’accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, i cittadini non comunitari devono produrre documentazione ulteriore rispetto a quella richiesta ai cittadini italiani e comunitari. La discriminazione fondata sulla nazionalità viola altresì l’articolo 18 del Trattato di funzionamento dell’unione europea e l’articolo. 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, così come evidenziato dalla Corte Costituzionale laddove ha censurato la discriminazione dello straniero con riferimento alle prestazioni sociali”.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2019 Riccardo Fucile
CONTINUA LA CRISI DEMOGRAFICA E NON E’ VERO CHE GLI STRANIERI RUBANO IL LAVORO
Le chiacchiere sono tante, la realtà un’altra: la crisi demografica italiana si accentua. I morti prevalgono sulle nascite (374 mila nati contro 625 mila decessi nel 2018) ma l’emigrazione di cittadini italiani verso l’estero ha raggiunto nel 2018 quota 117 mila connazionali, che hanno cancellato la propria residenza anagrafica in Italia.
Dal 2015 al 2018 i residenti stranieri sono aumentati complessivamente di 240 mila persone, mentre 446 mila italiani hanno trasferito la propria residenza all’estero (a fronte di 156 mila rimpatri nello stesso periodo).
Lo rende noto l’anticipazione del report annuale sulle migrazioni della Fondazione Di Vittorio
“Un sorpasso – si legge nello studio – che è legato a molti fattori, tra i quali l’acquisizione della cittadinanza da parte di stranieri già residenti, ma va considerato anche che l’emigrazione italiana è sottostimata, come dimostrano le differenze considerevoli tra i nostri dati ufficiali e quelli registrati nei diversi paesi di migrazione dai relativi uffici immigrazione, in particolare nell’area dello spazio Ue di libera circolazione”.
Il Presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni, sottolinea: “I numeri dimostrano che nessuna invasione è in atto. E’ necessario invece contrastare una pericolosa e negativa crisi demografica con interventi a sostegno della natalità e a favore di lavoratori e famiglie, ma anche attraverso una equilibrata politica di governo (e non di aprioristico contrasto) dei flussi migratori in entrata legati al lavoro oltre che alla protezione internazionale e ricongiungimento familiare”.
Il secondo luogo comune – prosegue il report – che si usa ai fini del consenso è: “Gli immigrati ci rubano il lavoro e/o i nostri soldi”.
Anche in questo caso è bene fare riferimento alle cifre ufficiali. Il contributo alla crescita economica (PIL) dell’immigrazione e’ importante: nel 2018 la ricchezza generata dai lavoratori immigrati regolarmente presenti e’ stimata in 139 miliardi di euro, pari al 9% del PIL totale.
Ma, ancora più significativa per confutare lo slogan precedente, è la partecipazione degli stranieri all’incremento del PIL: nel periodo 2001-2011 la crescita cumulata senza il contributo dell’immigrazione sarebbe stata negativa (-4,4%) mentre, grazie alla spinta imputabile alla forza lavoro straniera (stimata pari a +6,6% nello stesso periodo), e’ risultata positiva (+2,3%).
Anche nel periodo 2011-2016 il contributo dell’immigrazione alla variazione del Pil e’ stato rilevante (+3,3%) e ha contenuto la flessione effettiva (-2,8%) che altrimenti, in assenza degli stranieri, sarebbe stata ben più accentuata (-6,1%).
Anche a livello fiscale i conti sono in regola. Esistono diversi metodi di stima che conducono tutti ad un saldo positivo (dati 2017) tra entrate e uscite ascrivibili all’immigrazione, da + 200 milioni (stima prudenziale basata sui costi medi per settore) fino a +3,2 miliardi (stima basata sul costo marginale).
Infine il lavoro. Gli occupati stranieri sono 2 milioni 455 mila e rappresentano il 10% del totale dell’occupazione, percentuale stabile dal 2015.
Il tasso di occupazione è diminuito nel corso della crisi recente in misura molto più marcata tra gli stranieri che tra gli italiani (tra il 2007 e il 2013 la differenza tra il tasso dei primi e il tasso dei secondi è passata da +9 a +3 punti percentuali) mentre dal 2014 al 2018 i tassi di occupazione degli uni e degli altri hanno segui’to lo stesso andamento crescente
Anche per il lavoro, come per le risorse – sintetizza la Fondazione Di Vittorio – i luoghi comuni vengono smentiti dai dati.
Una differenza sostanziale invece esiste e riguarda le professioni, con la prevalenza tra gli immigrati delle qualifiche piu’ basse (uno straniero su tre svolge professioni non qualificate, quattro volte il rapporto registrato tra gli occupati italiani) e per la percentuale molto alta di occupati sovra-qualificati.
Anche il disagio nell’occupazione (lavoro temporaneo e/o part time involontario), è molto più diffuso tra i lavoratori stranieri che tra quelli italiani.
La clandestinità : dopo le sanatorie, ultima nel 2011, il bacino dei clandestini è andato via via aumentando. Le stime di diversi istituti convergono su una cifra attualmente attorno alle 500 mila unità , persone costrette ad una vita durissima, che spesso lavorano in nero, sfruttate da “schiavisti” che lucrano sulla loro attività , senza alcun beneficio per lo Stato ed ampliando invece quell’area a rischio di illegalita’ che la condizione di clandestino provoca
(da Globalist)
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Dicembre 22nd, 2019 Riccardo Fucile
420 MILIONI DI PERDITE SECCHE MA PENSAVANO A RADDOPPIARSI GLI STIPENDI
Il consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Bari aumentava i compensi ai suoi manager mentre l’istituto di credito fronteggiava il crac.
A partire dagli addetti ai controlli interni e alla compliance (la conformità alle direttive di vigilanza): le due aree nevralgiche da cui dipendeva il flusso di comunicazioni sia con i magistrati che indagavano sulla banca, ipotizzando i principali reati societari, sia con i controllori della Banca d’Italia.
Racconta oggi Andrea Greco su Repubblica che l’assemblea infuocata chiamata a votare il bilancio 2018, chiuso con 420 milioni di perdita netta a causa di ingenti svalutazioni su crediti, doveva discutere al punto 5 anche le “Politiche di remunerazione ed incentivazione per l’esercizio 2019”.
Un punto che passò al voto dei soci infuriati, forse più intenti a contestare i vertici nel timore di non rivedere i loro investimenti.
Come dovessero essere tali “politiche di remunerazione e incentivazione” lo si capì due mesi dopo, il 24 settembre. Quando il cda della banca approvò il nuovo pacchetto dei compensi.
Il gettone per tutti i consiglieri di amministrazione saliva da 40 mila a 70 mila euro annui. Il compenso fisso per l’ad Vincenzo De Bustis fu stabilito a 1 milione di euro, e di 450 mila euro per il presidente Gianvito Giannelli, che tre giorni dopo l’assemblea del 21 luglio aveva sostituito il patron Jacobini (suo zio).
Il capostipite della famiglia, in banca dal 1978, nel 2018 era stato pagato molto più del nipote: 655 mila euro per l’annata, e 2,5 milioni di “compensi residui per anni pregressi”, non meglio specificati dal documento di remunerazione 2019.
Ma quel risparmio di risorse fu di fatto redistribuito tra gli altri consiglieri, con la creazione di cinque nuovi comitati interni al consiglio
Da due che erano furono portati a sette, ufficialmente per rafforzare i presidi dell’organo di amministrazione della banca; di fatto, fu un’altra occasione di guadagno per tutti i consiglieri.
Per fare un esempio, per il comitato di pianificazione strategica fu scelto presidente Gianfranco Viesti, che così all’importo base aggiunse 45 mila euro; alla presidenza del comitato controlli e rischi Francesco Venturelli, altri 75 mila euro, e 50 mila a testa in più per i due suoi componenti Gianfranco Viesti e Francesco Ago.
E così via, in un fiorire incrociato di gruppetti e di gettoni.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 22nd, 2019 Riccardo Fucile
ERANO TUTTI SENZA CALZATURE E IN STATO DI IPOTERMIA
Sono 33 i migranti soccorsi la notte scorsa sulla costa di Santa Maria di Leuca, in provincia di Lecce. Si tratta di 21 iraniani, 10 iracheni e 2 ucraini. Tra loro anche una donna e due ragazzi di 14 e 15 anni
I migranti si trovavano a bordo di una barca a vela che si è incagliata sulla scogliera sul lungomare Cristoforo Colombo, a Leuca. Alcuni migranti sono stati portati in salvo dalla guardia di finanza, altri sono stati rintracciati sulla terraferma.
Sarebbero in viaggio da 7 giorni e con le attuali condizioni meteo e il vento forte hanno avuto piuttosto fortuna di arrivare a riva.Tutti privi di calzature, in evidente stato di ipotermia e provati dalla traversata, ma fortunatamente salvi. Qualcuno ha riportato ferite lievi, alcuni sono stati medicati sul posto e uno dei migranti è stato ricoverato per ulteriori accertamenti.
Tra i migranti anche una donna e due ragazzini di 14 e 15 anni. Sul posto anche la Caritas e rappresentanti del comune di Castrignano del Capo che hanno fornito supporto materiale e logistico durante le operazioni di accoglienza.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2019 Riccardo Fucile
“LE SARDINE? IL MANIFESTO E’ CONDIVISIBILE IN MOLTI PUNTI”… “STANNO ARRIVANDO MOLTISSIME RICHIESTE DI ADESIONE”
Lei non ci sta all’annessione salviniana.
Mara Carfagna parla di Voce Libera, la sua fondazione, in una intervista a Repubblica.
Ribadisce “Forza Italia è casa mia”, ma detta le sue condizioni: “Non ci faremo annettere da Salvini, noi siamo una forza europeista e liberale”.
“Voce libera nasce non per dividere ma per includere, aggregare. E sarà utile alla stessa Forza Italia”, spiega Carfagna aggiungendo che “in queste ore mi stanno arrivando tantissime richieste di adesione da persone che stavano per lasciare Fi o l’avevano lasciata e vogliono tornare. Gente a cui piace la nostra associazione perchè in grado di coinvolgere anche chi fa fatica a indossare una casacca di partito, ma condivide i valori di un centrodestra europeista, liberale e garantista”.
Voce libera, chiarisce Carfagna, “si propone di offrire un contributo di proposte a quell’area moderata e liberale che vorrebbe uno sguardo lungo sul futuro – per accorciare il divario Nord-Sud, abbassare le tasse, ammodernare le infrastrutture – e si ritrova ostaggio di partiti che pensano solo al breve, ad aumentare nei sondaggi. Ma i politici non sono tutti influncer”.
Relativamente alle Sardine, “il loro posizionamento politico è lontano dal mio, ma il manifesto è condivisibile in molti punti”.
Ci sarà una convergenza con il movimento di Toti?
“Con Giovanni ci sentiamo, ma lui ha scelto un percorso e io un altro: lui ha fatto un partito, io sto provando a rivitalizzare l’area liberale”.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2019 Riccardo Fucile
BRAVO, LO TENGA BEN PRESENTE NEL CASO GLI VENISSE IN MENTE DI IMITARLI
“Per me la legislatura deve andare a scadenza naturale. E deve eleggere nel 2022 il Presidente della Repubblica. Ma senza aumentare le tasse o fare norme populiste, giudiziarie o economiche. Al 2023 arriveremo con le nostre idee, non grillizzati. Non saremo mai la sesta stella di Beppe, non ci iscriveremo alla piattaforma Rousseau”.
Lo dice al quotidiano La Repubblica il leader di Italia Viva Matteo Renzi.
Riguardo ai dissidi nella maggioranza su alcune parti del Milleproroghe, il senatore spiega: “Se qualcuno vuole revocare la concessione ad Autostrade per la vicenda del ponte Morandi si presenti in Parlamento con un disegno di legge. Il Parlamento e’ sovrano: si discutera’ e la maggioranza decidera’. Ma utilizzare il Milleproroghe aprendo un potenziale caos normativo e facendo crollare la fiducia degli investitori esteri sull’Italia e’ roba da azzeccagarbugli di provincia. Torniamo all’Abc: nel mille proroghe ci vanno le proroghe, non le brillanti intuizioni di qualche demagogo”.
E il piano Innovazione era “redatto con tanto di ringraziamento a Casaleggio. Alla faccia del conflitto di interessi”, aggiunge Renzi, che critica anche la riforma Bonafede della prescrizione: “Uno scandalo, entrato in vigore solo grazie ai voti di Salvini. Un processo senza fine e’ la fine della giustizia. Vedremo quali strumenti tattici utilizzare per risolvere il problema. Ma in Parlamento su questo tema oggi Bonafede e’ in minoranza: se propone una mediazione, bene. Altrimenti, si voti in Aula e vediamo come va. Noi tra il giustizialismo e lo stato di diritto sappiamo benissimo da che parte stare. Gli altri decideranno”.
In merito al caso Gregoretti, “la sorpresa più grande è la posizione del M5S. Io ritengo che i grillini debbano vergognarsi per quello che hanno fatto al governo con Salvini e per come hanno dato giustificazione politica a quelli che tecnicamente erano sequestri di persona – sottolinea il leader di Italia Viva -. Dopodichè prima di decidere, leggiamo le carte. Siamo persone serie, noi”.
(da agenzie)
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