Dicembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
ALLA FACCIA DELLE RADICI CRISTIANE, PER LA LEGA GESU’ E’ UN CAMORRISTA NAPOLETANO
“E mo c’arripigliamm tutt kill kè o nuost”.
È la frase scritta sull’immagine di Gesù con il presepe, postata dall’account ufficiale di ‘Lega Salvini Premier’.
Un cinguettio seguito da una serie di commenti che criticano la scelta.
“Occhio, è una frase di Gomorra”, li avverte Luca.
“Apprendo oggi che per la Lega di Salvini Gesù era un camorrista napoletano. Alla faccia del rispetto per le radici cristiane” scrive Nicolas.
“E’ una bestemmia niente male” e ancora, “blasfemi all’inverosimile”, “voi non state bene” rincara la dose Virginia, mentre tra tutti c’è anche chi si interroga.
“Quindi la bestemmia è ammessa nello strano catechismo di questi finti credenti da operetta?” chiede Aquilante senza aspettarsi risposta.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
LEGGETEVI L’ART 369 DEL CODICE PENALE E LA PENA PER IL REATO DI AUTOCALUNNIA QUANDO CI SI INCOLPA DI UN REATO COMMESSO DA ALTRI
Come la vogliamo chiamare se non demagogia di bassa lega (è proprio il caso di dire) e spacciare buffonate, sparate per qualcosa che abbia un minimo senso istituzionale?
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha proposto al Congresso Federale del Carroccio un’autodenuncia di massa, qualora la magistratura decidesse di andare a processo contro di lui nel procedimento per la nave Gregoretti.
“Conto che vi autodenuncerete tutti, cosi’ al processo andiamo tutti insieme. Propongo al processo una autodenuncia di massa. I favorevoli si alzino”, ha proposto Salvini all’assemblea, che ha risposto alzandosi in piedi a sostegno del suo leader.
Ancora una volta la più totale ignoranza delle leggi.
Primo: perchè – per fare un esempio . non si è trattato di arresti nell’ambito di una manifestazione, quando qualcuno si autodenuncia per solidarietà , ma perchè si è reso responsabile di comportamenti analoghi
In questo caso la decisione è stata presa da una persona sola che, stando all’ipotesi di reato, ha abusato dei suoi poteri.
Esiste il reato di autocalunnia, articolo 369 del codice penale: “Chiunque, mediante dichiarazione ad alcuna delle Autorità indicate nell’articolo precedente, anche se fatta con scritto anonimo o sotto falso nome, ovvero mediante confessione innanzi all’Autorità giudiziaria, incolpa se stesso di un reato che egli sa non avvenuto, o di un reato commesso da altri, è punito con la reclusione da uno a tre anni”.
Accomodatevi
(da Globalist)
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Dicembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
IL PRIMO CITTADINO LEGHISTA E’ IL POSSIBILE CANDIDATO GOVERNATORE DELLA LEGA IN TOSCANA
Il Comune di Grosseto, governato dal centrodestra, obbliga le scuole comunali e gli uffici del municipio a esporre un presepe nei giorni delle feste natalizie, ma il sacerdote più ascoltato della diocesi cittadina, monsignor Francesco Nencioni, si dissocia dall’iniziativa dell’amministrazione: “I segni della fede non si obbligano a nessuno e in nessun luogo” è stata la replica del preposto del Duomo di Grosseto.
Il sindaco di Grosseto è il possibile candidato di Matteo Salvini alle prossime elezioni Regionali in Toscana, Antonfrancesco Vivarelli Colonna,
La mozione era stata presentata (e approvata) dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Casapound (gruppo misto) e impegnava il sindaco ad “attivarsi affinchè all’interno di ogni scuola e del palazzo comunale sia previsto in vista delle prossime festività un presepe, ben visibile e di consone dimensioni”.
Monsignor Nencioni, classe 1926, è la storica voce della chiesa maremmana (è stato ordinato sacerdote nel 1950) fino a diventarne una colonna. Tant’è che lo scorso 29 dicembre ha ricevuto la benemerenza del Comune, cerimonia officiata proprio dal sindaco Vivarelli Colonna che in quell’occasione lo aveva definito “un uomo giusto”. “La fede è un atto libero — ha detto monsignor Nencioni al Corriere Fiorentino — viene dall’accoglienza di un dono frutto dell’intelligenza, bensì del cuore e della necessità intima di avvertire le domande fondamentali dell’esistenza. E a queste domande le risposte non possono essere obbligate”. Per questo, ha concluso monsignor Nencioni, “i segni della fede non possono essere imposti da nessuno”.
(da agenzie)
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Dicembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
E ORA CHI PAGA? QUANTI LEGGERANNO CHE LA NOTIZIA ERA FALSA? … QUANDO LO STATO CAPIRA’ CHE SIAMO DI FRONTE A UNA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE CHE ISTIGA ALL’ODIO PER MINARE LE FONDAMENTA DEL NOSTRO PAESE?
Lo scorso 5 dicembre ha fatto scalpore la denuncia di una donna di Taranto che ha postato la foto del marito ricoverato in ospedale con la seguente didascalia: “Sono una moglie tarantina di 28 anni. Volevo condividere un episodio sconcertante a Taranto: mio marito stava tornando da lavoro ed è stato preso a calci e pugni da uomini di colore per puro divertimento. Ora ha la spalla lesionata, non ha più i denti superiori e inferiori. Domando: un ragazzo di 27 anni può essere ridotto a deglutire cibi liquidi e a bere con l’ausilio di infermiere per causa di questi personaggi tanto elogiati dai tanti BUONISTI? Io non sono razzista, però è giusto che gli aggressori paghino al di là del colore della pelle”.
Il post aveva raggiunto milioni di italiani e condiviso da moltissime persone ed era stato anche raccontato da Il Giornale.
Peccato che sia tutta una bufala. Perchè come ha confermato la polizia, l’uomo era giunto in ospedale con ferite al volto.
Inizialmente aveva spiegato ai sanitari del 118 di essere caduto a causa di un malore, connesso ad una patologia di cui soffre.
Al pronto soccorso, però, aveva cambiato versione spiegando di essere stato assalito e picchiato da due extracomunitari.
Cathy La Torre, su Instagram, ha commentato la notizia: “Quante condivisioni ha avuto il post? 8.800. Ottomilaottocento. Per darvi un’idea dei numeri, nelle ultime 24 ore, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha pubblicato 20 post. Di questi 20 post, solamente 3 hanno avuto più condivisioni del racconto inventato. Questo senza contare le oltre 5.000 condivisioni dell’articolo del “Il Giornale” e le altre migliaia e migliaia delle varie testate e pagine Facebook locali. Parliamo di milioni di Italiani raggiunti da una notizia inventata. Milioni di Italiani a cui la smentita di questa bufala non arriverà mai. Cosa può spingere una persona a mettere deliberatamente in pericolo altre persone? Esiste una fine a questo fondo che continuiamo a scavare? Me lo chiedo da ore, ma non riesco a darmi una risposta. So, però, che siamo a un punto di non ritorno. E so, che è necessario fare la propria parte, nella speranza che questo post possa arrivare anche a una sola di quelle persone ingannate da chi passa il proprio tempo a seminare odio”.
(da agenzie)
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Dicembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
IL CONTO DEL SOLE 24 ORE: PER ORA SIAMO A 5.9 MILIARDI, MA NON FINIRA’ QUI
Il conto per ora ammonta a 5,9 miliardi, ma è sicuro che aumenterà .
Per adesso ILVA, Alitalia e Banca Popolare di Bari, le tre grandi crisi che i governi di questa legislatura hanno dovuto fronteggiare (sprecando soldi, come nel caso del vettore italiano), sono costate rispettivamente 3 miliardi, 1,5 miliardi e 1,4 miliardi secondo i conti di Gianni Dragoni sul Sole 24 Ore.
Le due più “pericolose” ad oggi sono Banca Popolare di Bari e Alitalia.
Sull’istituto di credito scrive il Sole:
Il governo ha già stanziato 900 milioni con il decreto legge approvato il 15 dicembre per ricapitalizzare la banca, attraverso Invitalia e la controllata Mediocredito centrale. A questo si aggiungono i 400 milioni di salvagente lanciato dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd). Il Fondo nella forma è un organismo privato, alimentato con i contributi versati dalle banche, oneri che di fatto ricadono sul costo dei servizi bancari e quindi della clientela. Il costo del dissesto della principale banca del Sud però non si limita a questo. È in corso un’ispezione della Banca d’Italia, da cui potrebbero emergere ulteriori oneri. Inoltre — stando a quanto ha detto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri — saranno risarciti coloro che hanno comprato azioni e obbligazioni della Bpb sulla base di informazioni ingannevoli. Il costo finale pertanto potrebbe attestarsi almeno 1,4 miliardi.
Per quanto riguarda Alitalia invece è buio pesto:
Con i 400 milioni di finanziamento pubblico previsto dal decreto legge approvato il 2 dicembre salgono a circa 1,5 miliardi i soldi messi a disposizione della compagnia da quando è stata commissariata, il 2 maggio 2017. Altri 900 milioni sono stati già versati dal governo Gentiloni e sono evaporati con le perdite. Su questa somma sono maturati 145 milioni di interessi fino al 31 maggio scorso, neppure questi sono stati resi al Mef.
Dal primo giugno gli interessi non sono più dovuti, sono stati aboliti con il decreto Crescita. Tenendo conto anche del costo della Cigs si arriva intorno a 1,5 miliardi. In totale con questi oneri il costo dell’Alitalia a carico dello Stato e della collettività in 45 anni è salito a 9,2 miliardi, a valori monetari correnti. Si può prevedere che i 400 milioni (non ancora versati alla compagnia) non basteranno ad arrivare al risanamento o alla cessione della compagnia.
Quindi il costo totale della crisi è destinato a salire ancora. E non di poco.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
SI SOMMANO AI 112 SALVATI IN UN ALTRO INTERVENTO (24 DONNE E 38 BAMBINI)
La Ocean Viking ha eseguito un secondo difficile salvataggio, dopo 8 ore di ricerca. Cinquanta persone, tra cui 10 bambini e un neonato, erano su una barca di legno sovraffollata in condizioni meteorologiche avverse nella zona di ricerca e salvataggio maltese. Ora tutti sono al sicuro a bordo.
Lo scrivono su Twitter Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere, le due Ong che gestiscono la nave.
Queste 50 persone si sommano alle 112 soccorse ieri a trenta miglia dalle coste libiche su un gommone sgonfio a 34 miglia nautiche dalla costa libica: tra loro c’erano 24 donne (3 incinte) e 38 bambini, il più piccolo di 3 mesi.
«Nella più grande oscurità all’inizio, i soccorritori sentivano piangere i bambini, la maggior parte delle persone erano molto agitate» ha raccontato una coordinatrice di Ocean Viking.
(da agenzie)
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Dicembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
LA POLIZIA LOCALE DI OPERA, DOPO DECINE DI COMMENTI INDIGNATI, HA RIMOSSO IL POST… MA HANNO COMPIUTO UN REATO, QUINDI NON PUO’ FINIRE COSI’
Ha scatenato non poche polemiche la foto postata dalla polizia locale di Opera, a Milano, su Facebook che ritrae alcuni agenti in posa davanti a una cella nella quale c’è un uomo, fermato poco prima proprio dalla locale.
“Stamattina a seguito di segnalazioni da parte di cittadini, che lamentavano un soggetto teso ad infastidire le persone nell’area mercato di Opera — si legge nel post pubblicato sui social — il personale del Corpo è intervenuto per le attività di rito. La persona è in stato di fermo e sono in corso gli accertamenti”.
Questa la didascalia che accompagna la foto del fermato, a volto coperto, in cella.
L’immagine è stata postata (e poi rimossa qualche ora dopo) dalla pagina Corpo Polizia Locale Comune di Opera nel primo pomeriggio di oggi e ha immediatamente scatenato una luna serie di commenti di utenti indignati: “Un gravissimo errore. Non smetteremo mai di ringraziarvi per il lavoro che fate, ma mostrare un uomo che, peraltro Non è neppure condannato ma ma solo in stato di fermo in attesa di accertamenti è illegale, degradante e inumano”, scrive un utente.
“Che un uomo per di più accusato di un reato tutto da dimostrare tipo… Infastidire persone… Venga messo al gabbio e fotografato tipo animale da esporre al pubblico ludibrio ci riporta alla pre civiltà “, si legge invece in un altro commento.
La foto oltre a essere di cattivo gusto è anche illegale così come specificato nell’articolo 114 del codice di procedura penale secondo cui “è vietata la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di manette ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica”.
A poche ore dalla pubblicazione del post, la foto è stata poi rimossa dalla pagina Facebook con tanto di scuse: “Scusandoci dell’immagine pubblicata sul post precedente, la stessa viene rimossa immediatamente — si legge sulla bacheca social — nel merito delle attività compiute la persona veniva fermata, mentre molestava in maniera insistente nell’area mercato alcuni passanti”.
Forse non hanno ancora capito che quello che hanno fatto è un reato e non è giustificabile.
(da agenzie)
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Dicembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
INSIEME AD ALTRI MASSIMI DIRIGENTI AVREBBE EROGATO PRESTITI AD AZIENDE GIA’ DECOTTE, DETERMINANDO IL DISSESTO DELLA BANCA
C’è anche l’ex amministratore delegato della Banca Popolare di Bari, Giorgio Papa, tra gli indagati per concorso nella bancarotta fraudolenta delle società del gruppo Fusillo di Noci (Bari). La Procura ipotizza lo stesso reato nei confronti di Gianluca Jacobini, ex condirettore generale dell’istituto, e di Nicola Loperfido, ex responsabile della direzione crediti. I tre avrebbero contribuito, in concorso con gli ex amministratori delle società Fusillo, ad aggravarne lo stato di dissesto, erogando prestiti quando le imprese erano già in crisi.
Secondo le ipotesi del procuratore aggiunto Roberto Rossi e del pm Lanfranco Marazia, la banca avrebbe illecitamente continuato a concedere crediti a un gruppo che era sull’orlo di fallimento. Le verifiche sono iniziate molti mesi fa e a giugno sfociate in un decreto di perquisizione nei confronti delle società del gruppo Fimco-Maiora e della Banca popolare di Bari.
All’epoca gli avvisi di garanzia furono notificati solo agli imprenditori ma, nel prosieguo delle indagini della guardia di finanza, è emerso che l’istituto di credito potrebbe avere delle responsabilità nella bancarotta. Quattro società del gruppo in questione, nel frattempo, sono state dichiarate fallite e per una quinta è stata fissata un’udienza a gennaio, davanti al tribunale civile di Bari.
Le indagini «hanno consentito di far emergere il ruolo della Banca Popolare di Bari — spiegavano gli inquirenti già al momento delle perquisizioni — quale principale creditore delle imprese sottoposte a procedura concorsuale, risultate esposte con l’istituto di credito per una cifra di poco inferiore ai 140 milioni di euro, a seguito delle ingenti linee di credito elargite negli anni».
Ed è proprio sulle linee di credito concesse dal 2010 al 2019 dalla banca alle società Fusillo, l’ultima da 40 milioni di euro nel marzo 2019, che si sono concentrate le indagini degli ultimi mesi, fino all’attuale ipotesi di bancarotta anche a carico degli ex vertici della Popolare di Bari.
(da Open)
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Dicembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
MANAGER E IMPRENDITORI AMICI: UN RAPPORTO CHE INIZIA NEL 2015 CON LA NOMINA AI VERTICI DELLA BANCA DI GIORGIO PAPA, BANCHIERE VICINO ALLA LEGA…FINO AL DECRETO “SALVA BARI” DI SEI MESI FA
Perchè Salvini non dice nulla sul salvataggio della Banca Popolare di Bari?
Perchè non spara a palle incatenate contro un governo che avrebbe trattato di nascosto il salvataggio della Bpb con i suoi vertici e con Bankitalia, almeno stando a quel raccontano nelle registrazioni pubblicate in esclusiva da Fanpage.it Gianvito Giannelli e Vincenzo De Bustis, rispettivamente presidente e ad del’istituto di credito barese? Perchè non chiede conto di 900 milioni di denaro pubblico spesi per salvare una banca che dovrà lasciare a casa dalle ottocento alle mille persone, senza alcuna garanzia di rimborso per gli azionisti? Perchè tutto questo irreale silenzio?
L’emendamento SalvaBari
Per provare a capirci qualcosa di più, dobbiamo fare qualche passo indietro. Più precisamente al 17 giugno scorso, quando nel dl crescita dell’allora governo Conte Uno trova spazio un emendamento immediatamente ribattezzato “SalvaBari”: la norma prevede infatti un importante sconto fiscale pari a un massimo di 500 milioni di euro alle imprese e alle banche del Sud che decidono di fondersi o di aggregarsi.
In teoria, è una misura che riguarda tutte le banche e le imprese meridionali, ma l’intento è chiaro: “È evidente che al Sud ci sono istituti in crisi che potrebbero creare problemi qualora andassero in default o non fossero sufficientemente capitalizzati”, spiega il parlamentare — nonchè tesoriere — leghista Giulio Centemero, uno dei due relatori di questo emendamento insieme al Cinque Stelle Raphael Raduzzi. Ogni riferimento alla Banca Popolare di Bari è voluto. E forse spiega più di mille parole il silenzio di queste ore.
È un caso che la Lega sia così interessata a salvare un istituto di credito meridionale, per giunta guidato dall’ingegner Vincenzo De Bustis, controverso banchiere romano protagonista del crac di Banca 121 e della sua vendita a peso d’oro a Mps, che le cronache raccontano da sempre legato a Massimo D’Alema?
Come mai questo improvviso interesse per le sorti di un istituto chiacchierato come quello della famiglia Jacobini?
Come mai nemmeno mezza parola contro i manager che ne hanno provocato la crisi, o contro Bankitalia che non ha vigilato?
Habemus Papa
Semplice: perchè dentro quel disastro c’è anche lo zampino di persone vicine alla Lega. Il primo nome il lista è quello di Giorgio Papa, direttore generale della Popolare di Bari dal 2015 al 2018, gli anni in cui — secondo De Bustis — la banca barese è stato “un esempio di scuola di cattivo management, irresponsabile, esaltato”.
Gli anni, per intenderci, in cui la banca, per recuperare dal disastro dell’acquisizione della Cassa di Risparmio di Teramo — Tercas, per gli amici — ha fatto salire a bordo del carro-soci più di 70mila persone, piazzando 800 milioni di azioni e 200 milioni di obbligazioni subordinate.
Operazioni sbagliate, il crollo della redditività dell’istituto e l’aumento esponenziale dei crediti deteriorati, arrivati al 17,2% sul totale degli impieghi, hanno concorso a bruciare il 90% del valore dei titoli di Popolare di Bari, che dai massimi del 2016 a oggi sono crollati da 9,53 a 2,38 euro circa.
Un miliardo e mezzo di euro andati in fumo, macerie sotto alle quali sono finiti gli azionisti, impossibilitati a vendere le loro azioni. Non essendo quotata in borsa, la Popolare di Bari, aveva e ha ancora la facoltà di aprire o chiudere le negoziazioni dei titoli quando vuole lei.
Giorgio Papa, dicevamo. Nato a Varese, classe 1956, Papa è assurto agli onori delle cronache nel 2011, quando è stato nominato direttore generale di Finlombarda, la cassaforte della Regione Lombardia, una finanziaria pubblica con un patrimonio di 211 milioni di euro e 4 miliardi di fondi gestititi.
Le cronache del tempo raccontano che quella di Papa fu una nomina in quota Lega, figlia dell’abbandono del ciellino Marco Nicolai, del declino della stella di Roberto Formigoni e dell’ormai prossimo avvicendamento con Roberto Maroni.
E proprio Maroni e Giancarlo Giorgetti sono i nomi che, anche solo per la medesima appartenenza geografica e politica, sono sovente associati a Papa.
Gli amici di Varese
Non ci è dato sapere come Papa, la cui carriera è sempre rimasta circoscritta tra Varese, Milano, Bergamo e Novara, finisca a dirigere la Banca Popolare di Bari. Sappiamo, però, che sotto la sua direzione, tra il 2013 e il 2016, Finlombarda finisce nel mirino di un’ispezione di Regione Lombardia, che attesta “scelte d’investimento effettuate, per volumi rilevanti”, che “non risultano adeguatamente motivate a fronte dei rischi di controparte assunti”, avvenute anche grazie alla “mancanza di regole efficaci per disciplinare l’esercizio della discrezionalità del responsabile delle scelte di investimento”.
Tra queste scelte, oltre a 150 milioni di euro di obbligazioni delle due banche venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, finite poi a gambe all’aria, ci sono anche numerosi titoli della Banca Popolare di Bari.
Nonostante questo, Papa risulta essere molto gradito a Bankitalia, alla ricerca di qualcuno che rimedi al disastro Tercas, dopo la polemica uscita di scena di De Bustis, che quell’acquisizione proprio non l’aveva digerita.
Non ci è dato saperlo, ma sappiamo che assieme a Papa finiscono in pancia alla Popolare di Bari, investimenti e affidamenti che di barese e pugliese hanno ben poco. Come ha ricostruito Vittorio Malagutti sull’Espresso, Papa apre un importante linea di finanziamento alla Monferrini, una famiglia di costruttori con base a Varese, fallita nel 2017 con uno sbilancio nei confronti dell’istituto di circa 10 milioni di euro.
O anche a Luca Parnasi, costruttore romano politicamente dalle assidue frequentazioni con Giancarlo Giorgetti anche lui beneficiato da prestiti da decine di milioni dalla Banca Popolare di Bari durante l’era Papa, nonostante un indebitamento sopra il livello di guardia che aveva fatto scattare il semaforo rosso nelle centrali rischi di altre banche con lui molto esposte, come UniCredit.
Se il decreto SalvaBari, la nomina di Papa, gli affidamenti agli amici della Lega siano solo una serie di sfortunati eventi non ci è dato saperlo.
Di sicuro, sappiamo che Salvini è quello che raccontava che il Meccanismo Europeo di Stabilità avrebbe “distrutto il risparmio degli italiani”.
Che ora stia zitto di fronte a chi quel risparmio l’ha distrutto davvero, è già una mezza risposta.
(da “Fanpage”)
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