Dicembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
LA NOTA UFFICIALE DELL’INPS SMENTISCE LA BUFALA DIFFAMATORIA
Il quotidiano La Verità , diretto da Maurizio Belpietro, ha pubblicato la notizia secondo cui l’attuale presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, si sarebbe triplicato lo stipendio.
Il tutto sottolineato dal fatto che le casse dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale siano tutt’altro che floride.
Un’informazione che ha provocato molte reazioni e malcontento, con Matteo Salvini che ha gridato alla scandalo accusando — come se gli servissero ulteriori assist — l’attuale governo.
In serata, però, ecco la nota ufficiale con la smentita da parte dell’Inps
.«Il compenso attuale del presidente Tridico è fissato in via provvisoria in circa 62mila euro lordi all’anno, circa il 40% in meno del precedente presidente — si legge nella nota ufficiale dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale -. Infatti il decreto interministeriale del 14 marzo 2019 stanzia complessivamente 103 mila euro annui lordi per il professor Tridico e per il suo vice, che sono stati ripartiti, rispettivamente, in 62mila e 41mila euro annui lordi».
E la chiave di lettura non è solamente la smentita della notizia, ma tutto quello che c’è intorno alla macchina degli emolumenti: «Un futuro decreto ministeriale (sicuramente non l’Inps) indicherà la misura dei compensi per tutti i componenti del consiglio di amministrazione. Affermare che il presidente Tridico ‘si è aumentato lo stipendio’ è, dunque, semplicemente falso».
La logica, leggendo la nota dell’Inps, porta a pensare al classico cortocircuito informativo. Se è un decreto ministeriale a decidere il compenso di un presidente (e del suo vice) dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, come si fa a sostenere che Pasquale Tridico si sia aumentato lo stipendio? Inoltre rispetto alla presidenza di Tito Boeri, lo stipendio da numero uno è addirittura ridotto del 40%.
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
LA PAGINA UFFICIALE DELLA LEGA POSTA L’INIZIATIVA “POLITICA” DELLE GIOVANI E SI SCATENANO I LEONI DA TASTIERA E GLI PSICOPATICI RAZZISTI
“Non era una partita giovanile. Non era una partita di beneficenza. Nessuno ha strumentalizzato nessuno. Era una partita interna alla nostra societa’, tra persone ben consapevoli del nostro impegno sociale e politico ancor prima che sportivo. Impegno politico che abbiamo deciso di manifestare prima del calcio d’inizio, quando ci siamo fotografati con uno striscione con su scritto ‘Diamo un calcio a Salvini’ per protestare contro la presenza del leader della Lega in citta’.
Cosi’ in una nota la Polisportiva Antirazzista Assata Shakur di Ancona, di cui fa parte anche Ancona Respect, la societa’ di calcio femminile e giovanile, finita nel mirino della Lega dopo lo striscione apparso in occasione di una partitella fatta “per salutarci prima della pausa natalizia e farci auguri di buone feste, aperta a tutti, dirigenti, allenatori, calciatrici, amici, tifosi, simpatizzanti, tesserati e non. All’ultimo si sono aggiunte anche le ragazze della giovanile”.
“Il vero incitamento alla violenza – osserva la societa’ – e’ nelle centinaia di messaggi che abbiamo ricevuto nelle ultime 48 ore dopo che la pagina Facebook nazionale della Lega ha condiviso, decontestualizzando e strumentalizzando, la nostra foto col suddetto striscione: inviti ad essere stuprate, violentate, uccise”
“Ma noi continueremo a portare avanti il nostro messaggio – prosegue la nota -. Tutti i genitori delle ragazze e dei ragazzi iscritti alla nostra scuola calcio sanno del nostro impegno sociale, politico e sportivo. Esponiamo da anni ad ogni nostra partita, lo striscione ‘Chi ama lo sport, odia il razzismo’. Essere contro ogni tipo di discriminazione, in Italia nel 2019 – conclude la nota -, significa essere contro quei leader politici che provano a dividere per acquisire voti, che lisciano il pelo ai peggiori istinti. Che dicono di essere dalla parte del popolo quando del popolo non lo sono neanche mai stati. Noi siamo il popolo. Con le nostre attivita’ di quartiere quotidiane, basate sul volontariato”.
(da Globalist)
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Dicembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
“DA NOI C’E’ SPAZIO PER TUTTI, NOI STIAMO CON GLI ULTIMI E I PIU’ VULNERABILI”
Dalla parte dei più vulnerabili: Lorenzo Donnoli, uno dei volti più noti del Movimento delle sardine, ha commentato sul suo profilo Facebook le polemiche sulla partecipazione alla manifestazione di Roma in Piazza San Giovanni di Nibras Asfa, la “sardina con il velo” che ha “osato” affrontare Giorgia Meloni e Mattia Salvini.
Dopo giorni e giorni di discussioni riguardo la scelta di far salire una ragazza con il velo sul palco delle sardine, Lorenzo Donnoli ha commentato quanto sta cavalcando l’onda mediatica in un lungo post sul suo profilo personale di Facebook: “Disoccupati, precari, operai e lavoratori che rischiano la vita ogni giorno, vittime del sistema mafioso, vittime della malasanità , vittime dell’ignoranza della propria famiglia, vittime di intolleranza, donne vittime di violenza. Questo sono, anche, le Sardine. Quindi non possiamo che rivendicare questa scelta, dalle parte degli ultimi. Delle ultime. Dei più vulnerabili.”
Il messaggio è semplice ed è solamente uno: il movimento delle sardine si schiera dalla parte delle minoranze, tutte. Sociali, religiose, lavorative, non importa. Quello che è fondamentale è riuscire a dare voce a chi, da solo, non riesce a parlare. Perchè “fra le sardine c’è spazio per tutti”.
“Dare voce ad una persona che si definisce islamofoba come ha fatto il Giornale non prova il nostro oscurantismo ma il loro“, ha sottolineato Lorenzo Donnoli nel suo post. “Leggete delle origini del velo, una moda nata in tutto il Mediterraneo, ad imitazione delle più altolocate. Quando a Roma e nella cerchia di Maometto le donne iniziarono a portare il velo, alle schiave era proibito. E non è il burqa. E lo portano anche tante donne al Sud Italia. Non solo Nibras, che è italiana fra l’altro. Basta islamofobia, basta antisemitismo, bas
ta omotransfobia, basta discriminazioni e basta bugie“, continua il lungo commento. Quello a cui fa riferimento Donnoli è l’idea di sottomissione a cui viene collegato il velo islamico. La decisione di indossare il velo, in realtà , può essere sia religiosa che non: per alcune donne è una scelta personale che viene fatta dopo la pubertà e ha lo scopo di riflettere la propria devozione personale vero Dio, altre lo indossano per esprimere visibilmente la loro identità mussulmana, altre ancora lo riconoscono come espressione della loro identità culturale.
Non è altro che una scelta personale. Storicamente il velo è si è diffuso in tutta l’area mediterranea come un elemento distintivo delle donne di classi elevate, e questo spiega perchè anche nel Cristianesimo la Vergine Maria è quasi sempre raffigurata velata. Sempre storicamente parlando, pare che le donne mussulmane abbiano iniziato a indossare il velo per imitazione: le donne della cerchia del profeta Maometto infatti erano tutte velate e presto è diventato un vero e proprio simbolo distintivo di ricchezza.
Con l’avvento dell’Islam, poi, si cercò di promuovere soprattutto una società meno gerarchica e più equa, e con questo anche la concessione di indossare il velo per le schiave, cosa proibita fino a quel momento.
Oggi, in Europa, l’associazione tra il velo e la classe sociale è sparita per fare spazio a discriminazioni di ogni genere: le donne mussulmane velate sono considerate la minoranza più vulnerabile d’Europa.Lorenzo Donnoli contro Giorgia Meloni
“Amore per il prossimo, amore per gli ultimi, lo dico da ateo non battezzato a quelli che si definiscono cristiani e ci attaccano violentemente ogni giorno…”: la conclusione dell’organizzatore del movimento delle sardine è un velato riferimento a Giorgia Meloni, che dopo l’intervento di Nibras ha postato sui suoi profili il video dei due ragazzi durante la manifestazione di Roma e ha commentato: “Quello che non mi è chiaro della simpatica ragazza nel video è: perchè se tu sei fiera di essere islamica, io non posso esserlo di dirmi cristiana?” E a questa domanda ha risposto Donnoli: “Non puoi essere fiera di essere cristiana se il gruppo parlamentare del tuo partito vota contro la risoluzione europea che contrastata la violenza sulle donne e l’odio in base al genere. E fomenta l’odio razziale su due ragazzi solo perchè sono di un’altra fede religiosa. I cristiani amano il prossimo, i pagliacci solo se stessi“.
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
PUO’ L’ITALIA CONTINUARE A ESSERE ALLEATA IN LIBIA CON I CRIMINALI FILO-TURCHI CHE HANNO STERMINATO I CURDI?
Dopo averli utilizzati per schiacciare la resistenza dei curdi siriani nel Rojava, affidando loro i lavori più sporchi — razzie, pulizia etnica, esecuzioni sommarie — ora il “sultano” di Ankara ha deciso di replicare in Libia, in quella che è ormai una guerra di tutti.
Non appena il Parlamento riaprirà , ha detto Erdogan, il decreto sull’invio di uomini in Libia verrà messo in agenda: ottenuta l’autorizzazione, l’8 o il 9 gennaio si potrebbe già aprire la strada al dispiegamento.
E tra le forze che Ankara intende dispiegare sul suolo libico ci sono battaglioni del cosiddetto Esercito nazionale siriano, un insieme di milizie, anche di origine qaedista, supportate e finanziate dalla Turchia.
Ankara sarebbe già in contatto con diversi gruppi di ribelli siriani per il dispiegamento e le Brigate Suqour al-Sham avrebbero già accettato ‘l’invito’ tanto che alcune unità avrebbero raggiunto la Turchia in attesa del dispiegamento in Libia.
A queste indiscrezioni si aggiungono quelle di una fonte turca, secondo cui la Divisione Sultan Murat, gruppo armato di turcomanni siriani, arriverà in Libia insieme ad altre forze.
Stando alle rivelazioni di Middle East Eye, il gruppo ribelle Faylaq al-Sham dovrebbe essere al comando. “Le forze di Tripoli hanno inviato armi e munizioni per aiutare i ribelli siriani nel 2011. Hanno persino inviato loro comandanti ad aiutarli – ha detto la fonte siriana – Faylaq al-Sham ha ricambiato il favore nel 2013 con l’invio di ufficiali con compiti di consulenza a favore delle forze di Tripoli contro le forze di Bengasi”.
Ieri in dichiarazioni al sito di notizie Erm News, il direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani – ong con sede in Gran Bretagna legata agli attivisti delle opposizioni siriane – già accusava la Turchia di aver “inviato combattenti dalla Siria alla Libia a sostegno alle forze di Fayez al-Sarraj”
“Non è la prima volta, ma questa volta i combattenti sono di nazionalità siriana”, diceva Rami Abdel Rahman, aggiungendo che si tratta di ribelli che hanno “partecipato all’offensiva contro i curdi” nel nord della Siria. A ottobre, sottolineava ancora ieri il direttore dell’Osservatorio a Erm News, la Turchia ha invece inviato “jihadisti stranieri” dalla Siria in Libia.
Le Forze armate turche sono pronte a un possibile impegno in Libia a sostegno del governo di Tripoli contro le forze del generale Khalifa Haftar, come richiesto dal presidente Erdogan.
L’esercito è “pronto a svolgere qualsiasi compito in patria e all’estero”, ha dichiarato la sua portavoce Nadide Sebnem Aktop, durante la conferenza stampa di fine anno. Anche gruppi di ribelli siriani filo-turchi saranno impiegati in Libia a sostegno del Governo di accordo nazionale (Gna) di al-Sarraj contro le forze del generale Haftar. Lo ha detto un alto funzionario del governo di Tripoli.
Per essere ancora più chiari: si sta parlando di miliziani che hanno postato il video di una giovane combattente curda stuprata e vilipesa, il tutto mostrato sui social. Sarebbero costoro i nuovi alleati di un Governo, quello guidato da Fayez al-Sarraj, che l’Italia continua a sostenere, sia pure non come Sarraj vorrebbe?
Di fronte a questo scenario, il Governo italiano, e le forze politiche che lo sostengono, non possono cavarsela con il solito mantra “non esistono soluzioni militari” alla crisi libica.
Il punto ora è un altro: è giustificabile continuare a sostenere un Governo libico che pur di non essere schiacciato dalle forze pro-Haftar si affida a carnefici, stupratori, miliziani qaedisti e dell’Isis?
Da giorni il confronto tra i due schieramenti in cui è spaccata la Libia – alimentati da combattenti forniti dai rispettivi alleati – non fa che avvicinarsi pericolosamente al punto di non ritorno. E ora le date di cui parla Erdogan diventano come un ultimatum per la diplomazia, che deve accelerare i tempi.
La Turchia è pronta a sostenere Sarraj, che ha anche chiesto aiuto militare all’Europa — Italia compresa -, vincolata all’embargo. E anche il Qatar è un altro alleato del governo di Tripoli.
Dall’altra parte, Haftar può contare sull’appoggio dei mercenari russi della Wagner (giù impiegati in Siria e nel Donbass), oltre ad Egitto ed Emirati Arabi Uniti.
In più, nei giorni scorsi, il Guardian ha anche scritto di miliziani sudanesi in arrivo per combattere al suo fianco, per recuperare risorse e denaro (anche col traffico di esseri umani) e tornare poi a combattere nel loro Paese.
“Una donna somala ha dato alla luce un bambino e un libico ha preso il neonato e lo ha gettato ad un cane che lo ha mangiato”. È l’ultima, terribile testimonianza sugli orrori nei campi di detenzione per migranti in Libia.
A raccontarlo sono due sopravvissuti ad un naufragio accaduto in novembre nel Mediterraneo centrale. I due giovani sono stati salvati dalla nave Alan Kurdi dell’Ong tedesca Sea-Eye.
Due giorni fa, l’organizzazione umanitaria ha diffuso un video in cui i due ragazzi, con il volto oscurato per proteggere la loro identità , rivelano come una delle guardie del centro abbia commesso il gesto disumano. “Sì, il cane ha mangiato il bambino”, conferma uno dei due davanti all’incredula volontaria a bordo della Alan Kurdi.
Le esperienze dei migranti nei campi di detenzione in Libia sono terribili e ricordano, ancora una volta, la violenza vissuta da quanti cercano di raggiungere l’Europa.
Un altro dei sopravvissuti ha raccontato di essere stato torturato e costretto a chiamare i parenti perchè inviassero denaro ai suoi aguzzini.
Abbiamo considerato a lungo se diffondere o meno questo rapporto — si legge in una nota dell’Ong tedesca — dopo un’attenta riflessione abbiamo deciso che queste storie devono essere ascoltate”. “I rapporti su commercio di schiavi, gravi torture, violenze sessuali — prosegue Sea-Eye — ma anche condizioni mediche e alimentari totalmente inadeguate non hanno portato a nessun cambiamento della politica europea sulle migrazioni”.
“Ecco perchè abbiamo deciso di pubblicare questa relazione, perchè la situazione nei campi libici è parte della brutale realtà della sicurezza delle frontiere europee”. E Sea-Eye lancia un appello al governo tedesco e a tutti i Paesi dell’Unione europea: “Chiediamo di porre fine all’inumana politica di rimandare in Libia chi viene salvato in mare e di adottare misure orientate al rispetto dei diritti umani”. “Le persone particolarmente vulnerabili come famiglie, donne in gravidanza e bambini — conclude l’organizzazione umanitaria — devono essere evacuate e non consegnate ai criminali”.
Come può essere la Libia considerata un luogo sicuro se gli stessi libici mettono le loro famiglie in mare a rischio della vita in modo da lasciare il Paese così in fretta?”, afferma Gorden Isler, presidente di Sea-Eye.
E le cose sono destinate a peggiorare con l’arrivo dei tagliagole di Erdogan.
(da Globalist)
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Dicembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
CAGLIARI, INDAGA LA POLIZIA POSTALE… ATTO DI GRATUITA VIOLENZA VERSO UN PORTATORE DI HANDICAP
Colpisce un disabile con una bottigliata in testa, lo ferisce mentre qualcuno film la scena senza intervenire, senza neppure pensare per un attimo a prendere le difese del più debole.
E il video della violenza ancora una volta è diventato virale: circola nelle chat e sul web tra commenti e condivisioni.
Ora sull’episodio indaga la Polizia di Cagliari che cerca di individuare l’aggressore che, dopo uno scambio di battute, alla fine colpisce la testa della vittima con una bottiglia di birra piena.
Nelle immagini si vede il disabile quasi incredulo: rimane in piedi, ma toccandosi si rende conto di avere una ferita sul capo da cui esce sangue. Il responsabile è facilmente riconoscibile: la Questura dovrebbe già averlo identificato.
Allo stesso tempo la Polizia postale lavora per far sparire il video dalla circolazione, sia sul web che sulle chat.
Sul fatto si è pronunciato anche l’Osservatorio Cybercrime, condannando il gesto e soffermandosi sulla vittima, da anni involontario protagonista di filmati che finiscono in Rete. “Prima o poi qualcuno lo ammazzerà – avverte il direttore dell’Osservatorio Luca Pisano – Stiamo parlando di una persona che soffre, anche se non ha la necessaria autoconsapevolezza per chiedere aiuto”.
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
L’EPISODIO IN PROVINCIA DI VIBO VALENTIA
Altro che inclusione e rispetto. Nemmeno a Natale sembrano sentimenti condivisi. La notizia arriva da Filadelfia, nel Vibonese, dove un gruppo di clienti di un ristorante avrebbe protestato all’indirizzo di un gruppo di ragazzi down e dei loro accompagnatori lamentando il fatto di non poter cenare nel tavolo accanto poichè disgustati dalla vista dei ragazzi.
A denunciare l’accaduto è Francesco Conidi, responsabile del “Club dei ragazzi – gruppo per l’autonomia dei ragazzi con sindrome di down”, che con i ragazzi, un loro genitore e due accompagnatori il 23 dicembre si trovavano nel locale a mangiare una pizza, in attesa di vedere insieme una serie tv.
All’improvviso una famiglia ha rumorosamente protestato, sostenendo di avere nausea alla vista dei ragazzi, “, rivendicando il fatto che, a loro dire, “a Roma certe cose non accadono”. Subito dopo la famiglia, insultando i ragazzi e i loro accompagnatori, ha lasciato il locale.
L’episodio è stato duramente condannato anche dal sindaco di Filadelfia, Maurizio De Nisi, il cui Comune sta portando avanti un’opera di inserimento lavorativo dei ragazzi down. “E’ sconfortante – ha dichiarato Conidi – prendere atto che alle soglie del 2020 a una persona possa essere negata la libertà di cenare con gli amici solo perchè affetta da sindrome di down”
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
GRANDE IMPENNATA DI RICHIESTE DALL’ULSTER, MA ANCHE DA SCOZIA, GALLES ED INGHILTERRA
Un milione di passaporti in un anno. È il record di richieste di cittadinanza ricevute dall’Irlanda nel corso del 2019, ancora più notevole se si pensa che è un paese di neanche 5 milioni di abitanti.
La ragione per cui d’improvviso così tanta gente vuole un passaporto irlandese è chiara: la Brexit. Ovvero l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
La stragrande maggioranza delle richieste di cittadinanza, infatti, proviene dal Regno Unito. In parte dai residenti in Irlanda del Nord, la parte britannica dell’isola, i quali hanno automaticamente diritto a ottenere la cittadinanza della Repubblica d’Irlanda, mantenendo la propria, ossia avendo la doppia cittadinanza, in base agli accordi di pace del 1998.
Per il resto le richieste giungono dalla Gran Bretagna, cioè da tutti coloro che in Inghilterra, Scozia e Galles di colpo sentono l’esigenza di potere continuare ad avere un passaporto europeo.
Molti inglesi hanno genitori, nonni o antenati irlandesi e spesso ciò è sufficiente a richiedere la cittadinanza dell’Irlanda. Ora che la Brexit sta per diventare realtà , dopo la vittoria alle urne di Boris Johnson il 12 dicembre e il voto del nuovo parlamento britannico che nei giorni successivi ha infine approvato l’accordo di uscita dalla Ue negoziato dal premier in autunno, tutti coloro che hanno radici irlandesi le rispolverano per ottenere appunto la cittadinanza (il che non comporta la rinuncia a quella britannica).
I vantaggi sono numerosi: la possibilità di risiedere e lavorare, con piena assistenza sanitaria e ogni altro diritto, nei 27 paesi della Ue; la facoltà di visitarli per affari e turismo senza richiedere il visto online che verrà introdotto dal 2021, al termine della fase di transizione; l’accesso a programmi di scambio di studio come Erasmus, per gli studenti. Oltre a essere un modo per continuare a sentirsi cittadini europei a pieno titolo, per tutti quelli che sono contrari alla Brexit.
Le cifre diffuse dalle autorità di Dublino sono impressionanti: quasi 1 milione di nuovi passaporti distribuiti in un anno, con punte che sfiorano i 100mila al mese e i 5mila al giorno. E la corsa alla cittadinanza irlandese continuerà , man mano che il Regno Unito entra sempre più nella Brexit.
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
DANNO ALLE CASSE DELLO STATO PARI A 200.000 EURO
La Guardia di Finanza di Caserta ha scoperto, negli ultimi mesi, 80 ‘furbetti’ del reddito di cittadinanza, tra cui lavoratori in nero, contrabbandieri e venditori abusivi storici che operano nei pressi della Reggia vanvitelliana.
Di questi, 64 sono stati denunciati, mentre nei restanti 16 casi è scattata nei loro confronti la segnalazione all’Inps per farli decadere dalla riscossione del contributo pubblico.
Complessivamente sono stati 255 i componenti dei nuclei familiari oggetto di controllo, che sono poi risultati aver illegittimamente richiesto e percepito il sussidio per un danno alle casse dello Stato stimabile in oltre 200 mila euro, calcolando solamente le somme già materialmente percepite.
La scoperta arriva dopo diverse ispezioni avviate nei confronti delle imprese commerciali, nell’ordinario controllo del territorio per la repressione dei traffici illeciti e dell’abusivismo commerciale e, ancora, nei pattugliamenti per garantire la sicurezza e il decoro nei centri urbani.
Degli 80 illegittimi beneficiari del reddito di cittadinanza, circa la meta’ lavorava in nero. Sotto questo profilo la casistica e’ stata la piu’ varia: pizzaioli, camerieri, baristi, cassieri, addetti ad autolavaggi, operai tessili e calzaturieri, magazzinieri e muratori. Durante un controllo in un negozio, ad esempio, sono stati scoperti due coniugi che continuavano a vendere al dettaglio capi di abbigliamento, ma utilizzando una partita Iva gia’ chiusa e quindi non dichiarando alcun reddito, cosi’ da non pagare alcuna imposta sul reddito e da arrotondare percependo anche il reddito di cittadinanza.
Altri 25 persone sono risultate invece occuparsi con continuità ed abitualità della vendita al minuto di sigarette di contrabbando.
Altri erano dediti alla vendita di prodotti di abbigliamento con marchi contraffatti o di cd/dvd in violazione ai diritti d’autore.
Verbalizzato anche uno spacciatore di Capodrise trovato in possesso di mezzo chilo di hashish. Grazie, invece, al controllo dei mezzi commerciali circolanti su strada sono stati individuati diversi autisti in nero, mentre a riscontro di alcune segnalazioni sono stati sanzionate altre persone che avevano affittato, senza regolare contratto, degli appartamenti, o che avevano omesso di segnalare nella richiesta di contributo la proprieta’ di alcuni beni immobili.
Un ex titolare di un importante caseificio, cedute le quote dell’impresa ai propri familiari, e’ stato piu’ volte fermato a bordo di un potente e lussuoso suv, nonostante fosse destinatario del reddito di cittadinanza.
Nella sua domanda, infatti, era stato omessa la la moglie, titolare di redditi e intestataria di beni patrimoniali ben oltre i limiti massimi previsti dalla legge per poter accedere al contributo pubblico.
Infine, quattro degli storici venditori abusivi di gadget davanti la Reggia di Caserta, gia’ destinatari di ripetuti ordini di allontanamento e del daspo urbano e, in tre casi, anche denunciati in piu’ occasioni per mancato rispetto di questi provvedimenti, percepivano il reddito di cittadinanza, dichiarandosi nullatenenti e nullafacenti.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
PRESENTATO IL RICORSO CONTRO L’ORDINANZA DEL TAR
Facebook ha presentato un reclamo contro l’ordinanza del Tribunale di Roma che il 12 dicembre scorso aveva ordinato al social di riattivare gli account di CasaPound.
“Ci sono prove concrete che CasaPound sia stata impegnata in odio organizzato e che abbia ripetutamente violato le nostre regole. Per questo motivo abbiamo presentato reclamo”, fa sapere un portavoce di Facebook.
Il giudice del tribunale civile di Roma Stefania Garrisi aveva ordinato in un giudizio cautelare a Facebook la riattivazione della pagina di Casapound fissando una penale di 800 euro per ogni giorno di violazione dell’ordine impartito e condannando il social network di Mark Zuckerberg alla rifusione delle spese di giudizio per 15mila euro.
La pagina di Casapound era stata chiusa lo scorso 9 settembre e qualche giorno dopo aveva anche bloccato la pagina fan dell’organo ufficiale dei sedicenti Fascisti del Terzo Millennio, il Primato Nazionale, in seguito riattivata.
“Le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram. Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti, devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia. Gli account che abbiamo rimosso oggi violano questa policy e non potranno più essere presenti sulle piattaforme”, disse all’epoca della sospensione un portavoce del social network di Zuckerberg all’ANSA.
“Non vogliamo che le persone o i gruppi che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono utilizzino i nostri servizi, non importa di chi si tratti. Per questo motivo abbiamo una policy sulle persone e sulle organizzazioni pericolose che vieta a coloro che sono impegnati in ‘odio organizzato’ di utilizzare i nostri servizi”, dichiara il portavoce di Facebook. “Partiti politici e candidati, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti su Facebook e Instagram, devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia”.
(da agenzie)
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