Maggio 25th, 2020 Riccardo Fucile
SI PUO’ UTLIZZARE SOLO UN REAGENTE DELLA STESSA MARCA DELLA MACCHINA UTILIZZATA E IN LOMBARDIA LE MACCHINE SONO SOLO SEI
È un problema tecnico il motivo principale del fatto che si fanno pochi tamponi in Italia. Milena
Gabanelli e Simona Ravizza sul Corriere della Sera oggi spiegano che il meccanismo si inceppa sulla macchina che processa i tamponi:
Quelle più diffuse al Nord sono a sistema chiuso: carichi il bastoncino, ed esce l’esito. Sono macchine completamente automatizzate e richiedono una bassissima manualità . Lo svantaggio è che si può utilizzare soltanto il reagente specifico per ogni tipo di analisi (il kit coronavirus è diverso dal kit morbillo) e deve essere della stessa marca della macchina. Le principali sono Hologic, Roche, Elitech, Diasorin, Abbott, Arrow. Per quel che riguarda la produttività , possono processare fino a 800/1.000 tamponi al giorno, se lavorano h24. Dunque per farne tanti bisogna averne molte; alcune oggi sono diventate difficili da reperire sul mercato, come pure i kit specifici per il Covid-19.
Il tema è sempre lo stesso: la Cina è il più grande produttore al mondo di tamponi, reagenti e componenti per le macchine. Tutto il mondo è stato travolto dallo stesso problema e così alla fine nei laboratori ci sono macchine ferme perchè hanno bisogno di manutenzione o sottoutilizzate per mancanza di reagenti.
Di solito le strutture le noleggiano: circa 20 mila euro l’anno, ma il costo più significativo è proprio il reagente, che in questi mesi è stato abbassato a 15-20 euro per ogni tampone. Con questo sistema chiuso oggi l’ospedale Niguarda di Milano, che processa il numero più alto di tamponi per la Lombardia, fa 1.500 analisi al giorno con 6 macchine.
Solo il 12 maggio, a tre mesi dallo scoppio dell’epidemia, nel punto stampa della Protezione civile, il commissario Domenico Arcuri scopre che servono i reagenti e lancia la procedura per le offerte pubbliche: «Abbiamo fatto una richiesta di offerta perchè da soli i tamponi non bastano. I reagenti sono un bene scarso nel mondo, in Italia ci sono pochi produttori e spesso non sono italiani». Alla domanda «quali tipi di reagenti comprerete»? Arcuri risponde «quelli compatibili con i 211 laboratori. E saranno le Regioni a indicarmi di cosa hanno bisogno».
L’offerta si è conclusa il 18 maggio, siamo al 25 e ancora ci stanno pensando. Altri ritardi non sono tollerabili, e sarebbe opportuna un’unica strategia per essere in grado di affrontare l’autunno, pianificando ora le macchine che servono, ed ordinarle subito per riuscire ad averle fra tremesi. Chi vuol continuare con il sistema chiuso deve stabilire e ordinare adesso anche la quantità di reagenti specifici necessari. Sperando di trovarli. Altrimenti si ricomincia da capo.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 25th, 2020 Riccardo Fucile
LA MOVIDA E IL SUD PREOCCUPANO GLI ESPERTI
Dopo il primo weekend della nuova Fase 2 arriva il momento dei bilanci. Da Nord a Sud, le immagini di persone accalcate fuori ai bar o ai pub, come se l’emergenza fosse ormai acqua passata, hanno suscitato la reazione di sindaci e governatori regionali e l’appello al rispetto delle norme sul distanziamento e sui dispositivi di protezione.
Per il sindaco di Milano Beppe Sala gli assembramenti sono stati “troppi”, tanto che ha annunciato che oggi incontrerà il prefetto. Il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha invitato a fare attenzione e ha aggiunto: “Richiudere sarebbe un colpo mortale”.
Ma il timore di una nuova ondata non traspare solo dalla politica: la preoccupazione arriva anche dagli esperti del comitato tecnico scientifico.
Il rischio è che l’epidemia di Coronavirus, che non ci ha mai davvero lasciati, nonostante il calo di vittime e contagi, torni con una seconda ondata già a giugno, come accaduto ad esempio a Seul, con le conseguenti chiusure di alcune zone del paese.
Gli esperti del comitato, secondo quanto riporta Repubblica, temono che quello che sta accadendo nei luoghi d’incontro dei ragazzi possa far risalire i contagi. Sono preoccupati inoltre per il Sud, che potrebbe essere tradito dall’eccesso di sicurezza, dovuto al fatto che finora quest’area del Paese non è stata gravemente colpita dall’ondata pandemica.
Al momento i dati epidemici non destano preoccupazione, ma i tecnici hanno manifestato i loro dubbi al governo.
Dopo la decisione di riaprire quasi tutto il lunedì della scorsa settimana, durante l’ultima riunione del Cts, più di un esperto si è detto preoccupato per le tante persone fuori ai locali. Ma a questo punto bisognerà aspettare i dati che arriveranno tra due settimane, all’inizio di giugno.
Solo così si potrà capire se questi atteggiamenti abbiano avuto conseguenze dannose. Questa eventualità potrebbe pesare negativamente sulla decisione che si appresta a prendere l’esecutivo il 3 giugno, quando dovrebbe arrivare il via libera allo spostamento tra regioni. “Il criterio per la riapertura sarà il numero dei contagi”, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza.
(da agenzie)
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Maggio 25th, 2020 Riccardo Fucile
DOVRANNO “MONITORARE” E “SEGNALARE”, NEL CASO DI MOVIDA RISCHIANO SOLO DI PRENDERE DELLE BOTTE
60mila assistenti civici scelti tra disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza o di
ammortizzatori sociali che dovranno collaborare nel far rispettare il distanziamento sociale nei parchi, nelle spiagge e nei locali ed anche per sostenere la parte più debole della popolazione.
Li ha annunciati ieri il governo tramite il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia e saranno una figura professionale a tempo che potrà operare fino alla fine della fase 2 dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19, ovvero ad oggi il 31 luglio 2020.
I 60 mila assistenti civici saranno coordinati dalla Protezione Civile che indicherà alle Regioni le disponibilità su tutto il territorio nazionale e verranno impiegati dai sindaci per le attività sociali. L’accordo per il bando è stato raggiunto tra il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e il presidente dell’Anci Antonio Decaro, sindaco di Bari.
Gli assistenti civici presteranno il loro supporto a titolo gratuito sino ad un massimo di tre giorni a settimana, e per non più di 16 ore settimanali, sulla base delle indicazioni fornite da ciascun Comune nel quale operano.
Saranno “coperti” dall’Inail in caso di infortuni e avranno una polizza assicurativa di responsabilità civile verso terzi in caso di eventi che lo richiedano.
Saranno poi ben riconoscibili dai cittadini perchè indosseranno una casacca o un fratino con dietro la scritta “assistente civico” e davanti il logo della Protezione civile nazionale, dell’Anci e del Comune in cui prestano il servizio.
“Dopo le migliaia di domande di medici, infermieri e operatori socio sanitari, arrivate alla Protezione civile nel momento maggiore emergenza negli ospedali italiani, ora è il momento — ha spiegato il ministro Boccia — di reclutare tutti quei cittadini che hanno voglia di dare una mano al Paese, dando dimostrazione di grande senso civico”.
Uno di quelli che li ha apprezzati di più è “El Comandate Che Calenda”, già da qualche tempo a capo della rivoluzione italiana su Twitter al grido di “Ok, Boomer!”:
Va segnalato che, al contrario di quello che pensa Calenda, gli assistenti civici non saranno pagati e quindi per stavolta è sfumata la possibilità di fare di questo paese “un pozzo di assistenzialismo ebete e scellerato” e quindi niente Venezuela.
La Stampa annuncia che sarà oggi il giorno in cui la Protezione Civile lancerà il bando per gli assistenti civici che dovranno essere maggiorenni e residenti o domiciliati in Italia, che potranno essere impiegati dai Comuni anche per «attività sociali e per dare un sostegno alla parte più debole della popolazione», come stabilisce il protocollo preparato dalla presidenza del Consiglio.
Il supporto richiesto può arrivare a 16 ore settimanali, divise al massimo in tre giorni e fino al termine dell’emergenza fissata dal governo al 31 luglio. Non è prevista retribuzione o rimborso spese. I volontari, assicurati con una polizza Inail, saranno dotati di un fratino come quello degli steward degli stadi con la scritta «assistenti civici» e con stampati i loghi della Protezione civile e del Comune per il quale si prende servizio.
Il primo cittadino di Bari e leader dell’Anci, Antonio Decaro, spiega a La Stampa: «È un piccolo aiuto, in questi mesi il sostegno è arrivato dai volontari della Protezione civile a livello regionale, adesso con la fine del lockdown queste persone stanno ricominciando a lavorare. Chiunque prende un ammortizzatore sociale può fare domanda al proprio Comune e andare a fare attività di monitoraggio nei parchi, nei mercati, nelle spiagge per evitare gli assembramenti. Non possiamo tenere la Polizia locale dappertutto, abbiamo bisogno di personale». Le cronache degli ultimi giorni raccontano di tanti giovani che affollano le vie delle città fuori dai locali di Milano o sul lungomare di Napoli. I volontari non avranno certo l’autorità per intervenire, ma potranno segnalare alle Forze dell’ordine casi critici. O semplicemente dare informazioni o fare da mediatori, magari distribuendo delle mascherine.
Francesco Boccia spiega a La Stampa che potranno essere anche di più: «No, questa di 60mila è una prima stima sulle necessità individuate dai Comuni. Quella degli Assistenti civici è una grande operazione fatta in collaborazione con tutti i sindaci italiani e con il presidente Decaro. Ci sarà tanta gente per strada, percettori del reddito di cittadinanza e volontari di ogni età , migliaia di persone che, nel proprio Comune, saranno capaci di ricordare a chi ha meno memoria, ai ragazzi e non solo a loro, quali siano le regole della nostra convivenza. Saranno per strade, nei parchi, fuori dalle chiese. E svolgeranno anche altri lavori socialmente utili: per esempio potranno portare anche la spesa a casa a chi ne avesse necessità ».
(da agenzie)
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Maggio 25th, 2020 Riccardo Fucile
A SETTEMBRE ASSUNZIONI A TEMPO DETERMINATO ATTINGENDO DALLE GRADUATORIE, DOPO L’ESTATE CONCORSO PER LA STABILIZZAZIONE DI 32.000 PRECARI CON PROVA SCRITTA MA NON A CROCETTE
A settembre i docenti saranno assunti a tempo determinato attingendo dalle graduatorie provinciali. Il concorso straordinario per la stabilizzazione dei precari, che sarebbe dovuto essere a luglio, è stato rimandato.
Sarà subito dopo l’estate attraverso una prova scritta, non a crocette. Quasi allo scoccare della mezzanotte il premier Giuseppe Conte, dopo una lunga giornata di contatti e trattative, si presenta al tavolo con questa proposta di mediazione per mettere pace in una maggioranza divisa anche sul tema della scuola.
Le posizioni erano distanti. “Noi vogliamo una graduatoria con una prova finale selettiva alla fine dell’anno”, diceva a sera la responsabile scuola Pd, Camilla Sgambato, in rappresentanza di un partito che mirava a una selezioni esclusivamente per titoli.
Il Movimento 5 Stelle e Italia Viva invece chiedevano che si procedesse a luglio con il concorso straordinario già previsto e su cui era stato trovato un accordo con la maggioranza e con i sindacati. Per questo accusavano il Pd e Leu di volere una sanatoria.
Alla fine Conte trova una via di mezzo che fa dire ai partiti di maggioranza di provare “un cauto ottimismo”. Il concorso straordinario di luglio non ci sarà , ma sarà fatto subito dopo l’estate. Non più a crocette ma con una prova scritta.
Il premier si dice soddisfatto: “Resta la prova selettiva in entrata per l’assunzione di 32 mila insegnanti. Si terrà dopo l’estate – spiegano fonti di Palazzo Chigi – e sarà in forma scritta, con consegna di un elaborato, senza il quiz a risposta chiusa. Una soluzione – si evidenzia – che permette di combattere il precariato garantendo la meritocrazia”.
Dello stesso avviso il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina: “Vogliamo ridurre il precariato, per dare più stabilità alla scuola, e vogliamo farlo attraverso una modalità di assunzione che garantisca il merito. La proposta del Presidente del Consiglio va in questa direzione, confermando il concorso come percorso di reclutamento per i docenti”. Il Pd fa trapelare una “moderata soddisfazione”.
Dopo giorni di battaglia all’interno della maggioranza, ora si attende il testo definitivo che arriverà domani nella commissione del Senato che sta esaminando il decreto Scuola.
(da “Huffingtonpost”)
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