Maggio 10th, 2020 Riccardo Fucile
CI SONO ANCHE UN BONUS AGLI OPERATORI SANITARI E AIUTI AL SETTORE DELLO SPORT
Il Governo è al lavoro per finalizzare il decreto “Rilancio” per far ripartire l’economia italiana dopo due mesi di lockdown a causa del Coronavirus. Nel frattempo cominciano ad emergere nuovi dettagli sulla bozza del decreto.
Mascherine
Una prima misura riguarda i dispositivi di protezione. Per cercare di renderle più accessibili il Governo avrebbe deciso di abolire nel 2020 l’Iva su mascherine, gel disinfettanti, camici, guanti, termometri e tutti gli altri dispositivi anti-Coronavirus. La norma vale anche per i ventilatori polmonari per la terapia intensiva e per gli strumenti per la diagnostica, come i tamponi
Premio per gli operatori sanitari
Sono stati chiamati “eroi” per il lavoro svolto coraggiosamente dall’inizio della pandemia e adesso il Governo intende premiarli. In arrivo un bonus fino a 1.000 euro per tutti gli operatori sanitari, medici, infermieri, tecnici in prima linea contro il Covid. Nella bozza è anche previsto un incremento di fondi della contrattazione integrativa per riconoscere un premio a tutto il personale sanitario dipendente delle aziende e degli enti del Servizio sanitario.
Reddito di emergenza
Il reddito di emergenza, destinato alle famiglie che non beneficiano di altri sussidi con un limite di Isee di 15mila euro, dovrebbe essere distribuito in due quote tra 400 e 800 euro per ciascuna famiglia. La domanda andrà presentata entro la fine di giugno e sarà l’Inps a gestirlo.
Credito d’imposta
Per aiutare le aziende invece è previsto un credito d’imposta dell’80% per un massimo di 80 mila euro da spendere in investimenti necessari per riaprire in sicurezza. Si va dagli interventi edilizi, per il rifare gli spogliatoi e le mense, alla realizzazione di spazi medici, ingressi e spazi comuni e l’acquisto di tecnologie per l’attività lavorativa e apparecchiature per il controllo della temperatura dei dipendenti.
Altro credito di imposta fino al 60% è previsto per le spese di affitto delle imprese con ricavi o compensi non superiori a 5 milioni di euro, riservato a chi ha subito almeno il dimezzamento del fatturato e dei corrispettivi ad aprile 2020. Il credito per le strutture alberghiere è previsto indipendentemente dal volume d’affari.
Turismo
È previsto anche un credito vacanze fino a 500 euro per le famiglie con un reddito Isee non superiore ai 35mila euro. Il bonus scende a 300 euro per le famiglie da 2 persone e a 150 euro per i singoli. Partirà dal 1 luglio e sarà valido — al 90% sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto e per il 10% come detrazione di imposta — fino al 31 dicembre 2020.
Alitalia
Nella bozza non ci sarebbe alcun riferimento esplicito alla compagnia aerea di bandiera ma le norme per il trasporto aereo sono le stesse indicate nei giorni scorsi per Alitalia dal ministro dello sviluppo economico Patuanelli: si parla di una “newco” controllata interamente dal Tesoro o da una società prevalentemente a controllo pubblico per la quale il minstero economia e finanze può partecipare con 3 miliardi per il 2020.
Sport
È previsto anche un fondo per il rilancio del sistema sportivo nazionale. Dovrebbe essere di almeno 20 milioni di euro per il 2020, 40 milioni per i 2021 e 20 milioni per il 2022. Al fondo dovrebbe essere destinata una quota della raccolta da scommesse relative a eventi sportivi di ogni genere fino al 31 luglio 2022 (non è ancora chiaro se pari o inferiore all’1% del totale).
Non mancano le novità dell’ultima ora.
Tra queste una delle più attese riguarda i contributi a fondo perduto destinati alle imprese.
La misura, così come presentata nella bozza, prevede un sostegno a favore dei soggetti titolari di reddito d’impresa e di lavoro autonomo, titolari di partita Iva, con ricavi non superiori a 5 milioni di euro.
Il testo però indica che oltre ai 5 milioni di euro deve sussistere una seconda condizione, e cioè che “fatturato e i corrispettivi del mese di aprile 2020 sia inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019. Il contributo dunque, su queste basi, “è determinato applicando una percentuale alla differenza tra l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 e l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019”.
La predetta percentuale è del 25%, 20% e 15% per i soggetti con ricavi o compensi non superiori rispettivamente a centomila, quattrocentomila e cinque milioni di euro, nel periodo d’imposta precedente a quello in corso alla data di entrata in vigore del decreto.
In altre parole se un’azienda ha fatturato 9000 euro nell’aprile 2019 e 1000 nell’aprile 2020, il sostegno è pari al 25% di 8000 euro, quindi 2000 euro. Il minimo erogabile sarà comunque di 1000 euro per le persone fisiche e 2000 euro per gli altri.
15 miliardi di garanzie per nuove passività delle banche
Allo studio anche misure al sistema bancario.
Nella nuova bozza si prevede da un lato che il Mef possa concedere per i prossimi sei mesi garanzia dello Stato fino al valore nominale di 15 miliardi su nuove passività degli istituti di credito. Dall’altro si prevedono una serie di aiuti – garanzie e misure fiscali – agli acquirenti di piccole banche sotto i 5 miliardi di attività che dovessero essere sottoposte, dopo l’entrata in vigore del decreto, a liquidazione coatta amministrativa.
(da agenzie)
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Maggio 10th, 2020 Riccardo Fucile
LA TELEFONATA DELL’ATS LOMBARDA ALLA FIGLIA DI UNA VITTIMA DELLA VAL SERIANA… E NON E’ UN CASO ISOLATO
In molti si chiedono per quale scherzo del destino la Lombardia sia stata preda del Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19.
Un modo per capire come sia potuta succedere questa casualità è spiegato in un articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera, dove si racconta la storia della signora Alberta, che qualche giorno fa ha ricevuto una telefonata dall’ATS per sottoporre al test del tampone suo padre. Che però era morto un mese prima.
«Al momento ero imbarazzata io per l’impiegata, sapevo che non era colpa sua – dice ora –. Ma adesso provo rabbia e dolore: non si può lavorare in questo modo quando ci sono di mezzo le vite e i sentimenti della gente».
La signora vive a Fiorano al Serio, tremila abitanti in cima a quella Val Seriana flagellata dal virus. Suo padre Silvano Fantoni, 77 anni, ex perito automobilistico, comincia a stare male ai primi di marzo. Un mese che in paese ha visto la morte di 37 persone contro le 3 di media negli anni scorsi.
I casi positivi finora sono ufficialmente 47, «ma quelli reali, conoscendo i malati, sono molti di più», dice il sindaco Andrea Bolandrina.
Dopo due giorni di febbre e nausea, e visto che il pensionato aveva anche il Parkinson e altri problemi, si decide per il ricovero. Il 14 marzo entra all’ospedale di Piario, il 17 viene sotto posto al tampone che lo trova positivo al virus e il 18 muore.
«Da allora abbiamo vissuto nella paura che succedesse anche a noi –racconta Alberta Fantoni, 52 anni, due figli –. Anche perchè una nostra vicina è stata dimessa dall’ospedale con la prescrizione di qualche tachipirina e poco dopo è morta. Speravamo che almeno ci facessero il tampone. Intanto mio marito ha continuato a lavorare al supermercato. Con tutte le precauzioni, ma senza che le autorità controllassero la sua salute».
Il 20 aprile arriva la telefonata dell’Ats: «Hanno parlato di tampone, ma poi ho capito che volevano farlo a mio padre. Ho dovuto rispondere che era morto da un mese».
Di telefonate simili ne sono arrivate diverse nella stessa provincia. «Il 1° aprile papà ci lascia per il Covid – racconta un giovane di Bergamo –. Venti giorni dopo ci chiama l’Ats: vuole parlare con lui per il secondo tampone».
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 10th, 2020 Riccardo Fucile
ANDRANNO A SCAMPIA, AFRAGOLA E CARDITO… L’IMPRENDITORE: “LA CARITA’ NON E’ APPARENZA, ALTRIMENTI E’ PRIVA DI SOSTANZA, MIA MADRE NON C’E’ PIU’ MA SEGUO I SUOI INSEGNAMENTI”
I primi 100 chili sono già arrivati alla palestra di Gianni Maddaloni.
Il maestro judoka guarda i 9 scatoloni pieni di banane e non crede ai suoi occhi. Tutto è iniziato con una telefonata: «Gianni, c’è un imprenditore di Cardito che ha comprato una tonnellata di banane per i bisognosi e vuole donarle alle famiglie di Scampia». Un’unica condizione: il benefattore, in epoca di protagonismo social, pretende di restare anonimo.
Si è chiuso così un triangolo della solidarietà che parte a Cardito, passa per Afragola e finisce nell’area nord di Napoli.
Già , perchè a telefonare Maddaloni è il padre di un bambino autistico di Afragola, che porta Scampia nel cuore, e a dicembre ha vissuto una di quelle sofferenze che accendono qualcosa dentro: il figlio autistico escluso a scuola dalla recita di Natale. Quando è scoppiato il coronavirus, quel papà è diventato uno dei tanti volontari che distribuiscono alimenti, su e giù tra Afragola e Cardito, a stretto contatto coi rispettivi sindaci Claudio Grillo e Giuseppe Cirillo.
«L’altro giorno – rivela il papà – il sindaco Cirillo mi ha indicato dove andare a prendere delle banane e ho conosciuto questo signore che mi parlava della “beneficenza che non può essere apparenza, altrimenti è priva di sostanza”. Indicava il quadro di Gesù e mi diceva di ringraziare lui”.
Era il benefattore anonimo. “Mi scuso se non rivelo la mia identità – spiega l’imprenditore – Ma se chi è in difficoltà in questo momento si sente inferiore, quasi in colpa, non vedo perchè chi ha possibilità debba ostentare. Con questo maledetto virus ho visto la mia attività andare avanti e altri fermarsi. Senza più un lavoro. Non è giusto. Mi sono detto: tutto quello che posso fare per gli altri, lo farò. In nome di mia madre che non c’è più e tanto faceva per i meno fortunati. Ho iniziato a donare tra Cardito e Afragola, poi sono incappato in questo papà , che è venuto con l’auto a caricare la merce, il merito è suo…”.
E le banane sono arrivate così nella palestra di Maddaloni e all’associazione per la legalità “Senza bavaglio” di Claudio Ferrara. «Da due anni distribuisco pacchi alimentari – spiega Maddaloni – Ma col Covid le famiglie da 120 sono diventate 300. Serve una mano. Oltre alle banane, questo imprenditore vorrebbe aiutarci ancora con cibo, pasta, salsa. Io sono un sognatore. Volevo vincere l’Olimpiade e con Pino ce l’ho fatta. Ora voglio trasformare questa palestra che è del Comune in una mensa per i poveri e in un banco alimentare dove arriverà cibo tutti i giorni».
(da agenzie)
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Maggio 10th, 2020 Riccardo Fucile
TRA LORO ANCHE IL VIGILE CHE PORTAVA LA MOGLIE ESTETISTA IN UFFICIO PER FARE LE UNGHIE ALLE COLLEGHE
Da ieri 16 vigili urbani del nucleo Pics (Pronto intervento Centro storico) sono stati rimossi e trasferiti ad altro incarico.
Tra questi, anche il pizzardone che portava la moglie estetista in ufficio per fare le unghie alle colleghe come ha raccontato qualche giorno fa il Messaggero. Il quotidiano romano fa sapere oggi che una direttiva firmata dal comandante generale della Polizia locale di Roma, Antonio Di Maggio, trasferisce 16 dei 47 appartenenti al nucleo PICS a quelli territoriali.
La sezione Pronto intervento Centro storico è alle dirette dipendenze del gabinetto del sindaco. Si occupa di contrastare il degrado urbano nel cuore della Capitale e della «tutela del patrimonio ambientale», come si legge nelle carte dei vigili.
È un’unità che dovrebbe annoverare quindi solo personale operativo, non gente che passa il turno in poltrona. Invece dopo una serie di verifiche, si è scoperto che diversi agenti trascorrevano parte del turno alla scrivania o davanti al pc.
Perfino negli ultimi giorni, quando le grandi aree verdi della città , a partire da quelle del Centro-Villa Borghese su tutte rischiano di trasformarsi in un pericoloso terreno di contatto tra runner senza mascherine, brigatelle di liceali a spasso, sbandati, famiglie con bimbi al seguito.
Insomma, andranno a lavorare nelle auto-pattuglie che vanno in giro per i quartieri o nei giardini più periferici a fare controlli e a staccare multe dal blocchetto. Anche perchè, annota sempre Di Maggio nella circolare, una parte dei compiti del Pics è ormai assorbita dal Nucleo Ambiente «all’interno dell’ufficio per il coordinamento del decoro urbano». E non c’è bisogno di doppioni che, come si è visto, portano gli agenti a passare ore e ore di servizio dentro gli uffici.
(da agenzie)
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Maggio 10th, 2020 Riccardo Fucile
IL FATTORE R0 RISALE ALL’1,1 … 600 GLI OPERAI DEI MATTATOI POSITIVI
In Germania torna a crescere l’indice di contagio e l’allarme focolai riparte dai mattatoi del Paese. Secondo il Robert Koch Institute (Rki), l’agenzia governativa tedesca per il controllo e la prevenzione delle malattie, l’R0 registrato ieri è pari a 1.10, il che significa che ogni persona può contagiarne in media più di un’altra. Mercoledì scorso, secondo l’Rki, l’R0 era pari a 0.65.
In totale, dall’inizio dell’epidemia, sono oltre 169.300 i contagi registrati sul territorio nazionale, mentre le vittime sono giunte a quota 7434 (dati complessivi aggiornati al 9 maggio).
Occhi puntati sui grandi impianti di macellazione. Secondo un rapporto del giornale tedesco Spiegel online pubblicato ieri, sarebbero complessivamente circa 600 i lavoratori dei macelli risultati positivi al Covid-19, di cui circa 300 solo nell’impianto Mueller Fleisch di Pforzheim, nel Baden Wuerttemberg, nella maggioranza impiegati di origine romena che spesso coabitano in spazi molto stretti.
E c’è attenzione anche per la Westfleisch a Coesfeld, nel Nord-Reno Vestfalia, dove risulterebbero positivi oltre 200 lavoratori. Gli stabilimenti nei quali è stato registrato l’aumento delle infezioni sarebbero stati chiusi fino a nuovo ordine.
Anche nel profondo Nord, ossia nello Schleswig Holstein, si segnalerebbero contagi tra gli operai degli impianti di macellazione: stando ancora a quanto riportato dallo Spiegel, la società Vion avrebbe chiuso il suo macello a Bad Bramstedt (Segeberg), dopo la segnalazione di oltre 100 nuovi infetti da Covid-19.
Il settore presenterebbe criticità specifiche e per i lavoratori il rispetto delle regole di distanziamento sociale sarebbe di difficile attuazione: a quanto scrive lo Spiegel, i dipendenti di Mueller Fleisch vivrebbero in gruppi da 16 in appartamenti di massimo 117 metri quadri. Molti degli stagionali in arrivo soprattutto dalla Romania e dalla Bulgaria. Secondo lo stesso ministro alla Salute della Vestfalia, Karl-Josef Laumann, “vi è la preoccupazione che queste strutture soprattutto per quello che riguarda la sistemazione dei dipendenti a contratto stagionale non possano essere conformi alle necessità igieniche di una pandemia”.
(da agenzie)
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Maggio 10th, 2020 Riccardo Fucile
“SILVIA ROMANO COME UNO TORNATO DA UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO VESTITO DA NAZISTA”…COME SE VESTIRSI DA SOMALI O PRATICARE LA RELIGIONE ISLAMICA VOLESSE DIRE ESSERE TERRORISTI
Le parole fanno male. Soprattutto se pronunciate in un pomeriggio che dovrebbe farci sorridere, perchè una nostra connazionale — Silvia Romano — è tornata a casa dopo un anno e mezzo di prigionia, tra Kenya e Somalia.
Invece Alessandro Sallusti dopo aver visto le immagini dell’atterraggio della ragazza all’aeroporto di Roma Ciampino, in cui la volontaria è apparsa sorridente nel suo abito tradizionale somalo, il direttore de Il Giornale ha scritto: «Silvia è tornata, ma è stato come vedere tornare un prigioniero dei campi di concentramento orgogliosamente vestito da nazista. Non capisco, non capirò mai».
Parole che sono un ignobile oltraggio ai musulmani perchè accomuna tutti coloro che vestono arabo o praticano la religione musulmana a terroristi.
Parole che, purtroppo, hanno incontrato un grande consenso in rete e che hanno contribuito a far partire messaggi di odio, come quello sottolineato da Selvaggia Lucarelli, che ha screenshottato un commento al tweet di Sallusti che mostrava un accanimento incredibile nei confronti della ragazza 24enne.
Silvia Romano ha dichiarato, nelle poche battute che ha rilasciato ai cronisti, di essersi volontariamente convertita all’islam — come riportato da Open -, di non essere mai stata sposata con i suoi sequestratori somali (una voce che alcune fonti di stampa avevano fatto circolare durante il periodo del suo rapimento) e di aver compiuto questa scelta di fede in maniera volontaria. Ha atteso per dare ulteriori dettagli perchè prima ha voluto condividere questa sua stessa scelta con la famiglia che l’ha aspettata all’aeroporto di Ciampino.
(da agenzie)
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Maggio 10th, 2020 Riccardo Fucile
“MAI LEGATA, SEQUESTRATORI SEMPRE GLI STESSI, CAMBIAVANO SPESSO COVO, NESSUNO MI HA COSTRETTA ALLA CONVERSIONE RELIGIOSA, MIA LIBERA SCELTA”
“Sto bene, ora voglio solo stare tanto tempo con la mia famiglia”. Vestita con jilbab, un abito tradizionale indossato dalle donne in Kenya e Somalia, con il capo coperto, guanti sulle mani e mascherina sul volto abbassata solo per salutare, Silvia è scesa dalla scaletta dell’aereo che l’ha riportata in Italia dopo la lunga prigionia.
Quindi il trasferimento in caserma per incontrare i pm che hanno avviato un’indagine per rapimento a scopo di terrorismo. “Sono serena. Durante il sequestro sono stata trattata sempre bene”, ha detto agli agenti del Ros in un colloquio durato quattro ore per ricostruire le fasi della vicenda.
Il racconto della prigionia
Sono state settimane dure quelle vissute da Silvia dal momento del rapimento: la giovane cooperante italiana è stata ammalata in modo serio. “Ogni tre mesi cambiavo covo”, ha raccontato Silvia agli inquirenti dando nuovi dettagli di quei mesi trascorsi senza mai essere stata legata nè aver visto in volto i suoi rapitori. Molti i trasferimenti da un nascondiglio all’altro, e sempre in luoghi abitati, dove Silvia non ha mai incontrato altre donne. Così i carcerieri, – sempre gli stessi e presenti in tre, ha spiegato – sono riusciti a tenerla nascosta. “Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa e così è stato”, ha detto la cooperante ai pm di Sergio Colaiocco che l’hanno ascoltata con i carabinieri dell’antiterrorismo.
Per arrivare in Somalia ci sono volute quattro settimane di spostamenti in moto, spesso a piedi e con altri mezzi, ha chiarito Silvia nell’interrogatorio
La conversione all’Islam
Poi, la conversione all’Islam. “E’ successo a metà prigionia, – ha raccontato – quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata”. Già al suo arrivo Silvia aveva fugato i dubbi che la decisione fosse avvenuta a causa delle condizioni psicologiche affrontate in Africa, chiarendo che si è trattato di una sua libera scelta. “Nessuno mi ha costretta. E non è vero che sono stata costretta a sposarmi, non ho avuto costrizioni fisiche nè violenze”, ha dichiarato.
“Non c’è stato alcun matrimonio nè relazione, solo rispetto”.
“Mi sono spostata con più di un carceriere in almeno quattro covi, che erano all’interno di appartamenti nei villaggi -ha ricordato Romano- Loro erano armati ed a volto coperto, ma sono sempre stata trattata bene ed ero libera di muovermi all’interno dei covi, che erano comunque sorvegliati.
La prigionia è trascorsa in stanze chiuse, dove Silvia dice però di non essersi mai sentita “carcerata” perchè libera di muoversi nei covi, almeno quattro, all’interno di villaggi. “Mi è stato messo a disposizione un Corano e grazie ai miei carcerieri ho imparato anche un po’ di arabo. Loro mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura. Il mio processo di riconversione è stato lento”.
Il ritorno a Milano, città in festa
Dopo l’interrogatorio durato quattro ore, Silvia rientrerà con un volo a Milano. La sua città nelle ultime ore si è riempita di striscioni di “Bentornata”, e il suo quartiere, nel Terzo municipio, sta pensando a una festa speciale compatibile con il regime di lockdown in una città ancora nella bufera per il Covid-19.
(da agenzie)
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Maggio 10th, 2020 Riccardo Fucile
“MI HANNO TRATTATA SEMPRE BENE, NON E’ VERO INVECE CHE SONO STATA COSTRETTA A SPOSARMI”
Silvia Romano è tornata in Italia alle 14, atterrata all’aeroporto di Ciampino su un volo dell’Aise, i servizi segreti per la sicurezza esterna. Ad accoglierla il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. «Sono felicissima, grazie — ha detto la volontaria — Sto bene fisicamente e mentalmente. Sono stata forte — ha aggiunto — Grazie alle istituzioni. Ora voglio stare con la mia famiglia».
Ha anche confermato di essersi convertita all’Islam, durante la prigionia in Somalia, quindi dopo essere stata consegnata al gruppo islamico Al Shabab da parte dei primi rapitori kenioti: «È vero, mi sono convertita all’Islam. Ma è stata una mia libera scelta, non c’è stata nessuna costrizione da parte dei rapitori che mi hanno trattato sempre con umanità . Non è vero invece che sono stata costretta a sposarmi, non ho avuto costrizioni fisiche nè violenze».
La ragazza è scesa dalla scaletta indossando una veste islamica verde, oltre a una mascherina e i guanti e già da questa scelta si capiva che le indiscrezioni circolate ieri potevano essere confermate. Non appena è arrivata, Silvia Romano è stata sottoposta ai test sul Coronavirus.
Da Ciampino è stata portata in una caserma dei carabinieri del Ros per essere ascoltata dal pm della procura di Roma, Sergio Colaiocco e dagli ufficiali dell’antiterrorismo dei carabinieri, che in questi mesi hanno indagato sul rapimento della cooperante in Kenya. Ad occuparsi dell’arrivo in Italia è stata ancora una volta l’Aise, l’agenzia dell’intelligence estera guidata da Luciano Carta che ha anche lavorato alla sua liberazione.
L’audizione è indispensabile per chiarire ulteriormente cosa sia successo dal 20 novembre 2018, quando la cooperante della onlus Africa Milele è stata rapita nel villaggio di Chakama, a circa 80 chilometri da Malindi, in Kenya.
(da Open)
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Maggio 10th, 2020 Riccardo Fucile
DOVE STA LA VOSTRA COERENZA NEL CRITICARE CHI HA MESSO IN PRATICA QUELLO CHE PER VOI E’ SOLO UNO SLOGAN? VOI SIETE QUELLI CHE AVETE RIDOTTO DEL 31,9% GI AIUTI UMANITARI AI PAESI SUD-SAHARIANI E AVETE ANCORA L’INDECENZA DI PARLARE?
Non conosciamo le idee politiche di Silvia Romano e neanche ci interessano, siamo abituati a valutare le persone per i valori etici e la coerenza di vita, non per la tessera di partito e questo blog lo dimostra ogni giorno.
Nell’estate 2018 Silvia decide di partire da sola per l’Africa, per la sua prima esperienza di volontariato in un orfanotrofio a Likoni, gestito dalla onlus “Orphan’s Dream”. La giovane ha proseguito le sue attività con la piccola onlus marchigiana “Africa Milele” (che opera nel Paese africano su progetti di sostegno all’infanzia) a Chakama.
Silvia aveva lanciato una raccolta fondi per ampliare la struttura e accogliere un maggior numero di bambini che vivono attualmente nella discarica di Mombasa in condizioni estremamente pericolose per la loro salute: “in questo modo, Orphan’s Dream potrebbe dare loro un futuro degno di essere chiamato tale”.
Il progetto principale che l’associazione sta portando avanti è la costruzione di una casa orfanotrofio in grado di ospitare 24 bambini orfani di entrambi i genitori. Per ora tutto viene fatto in strada. L’idea è che i bambini possano avere così assistenza sanitaria e la possibilità di essere inseriti in programmi scolastici secondo le proprie capacità , anche grazie ad un progetto di adozioni a distanza. All’interno della struttura è stato progettato un impianto fotovoltaico per sopperire alla totale mancanza di corrente elettrica.
Quante volte abbiamo sentito in Italia lo slogan “Aiutiamoli a casa loro” per giustificare il respingimento di masse di esseri umani in fuga dalla povertà e dalle guerre?
Silvia dovrebbe essere il simbolo vivente di come “si possono aiutare davvero” queste popolazioni, assicurando istruzione ed assistenza, come fanno migliaia di volontari ogni giorno. Il tutto mentre gli Stati “ricchi” contribuiscono ben poco al riscatto di queste popolazione.
Con i sovranisti al governo, insieme al M5s, si è assistito a una riduzione degli aiuti: meno 31,9% verso i paesi dell’Africa sub-sahariana (da 324, 8 milioni di dollari nel 2017 a 221,3 del 2018), questo è il modo di “aiutarli a casa loro” di politici ipocriti.
Silvia non ha seguito logiche e statistiche, è partita per la sua missione perchè questo contraddistingue chi crede in un ideale di vita: andare dove ti porta il cuore.
C’è chi dalla Padagna ambisce a trascorrere le vacanza in Costa Smeralda coi soldini di papà e c’è chi lascia una testimonianza del suo passaggio sulla terra, qui sta la differenza.
La stessa differenza che esiste tra chi, pensando che prima vengono i quattrini come ragione di vita, ora si lamenta perchè per liberare Silvia è stato pagato un riscatto forse di 4 milioni e chi non dimentica quanto costa agli italiani onesti pagare le tasse anche per chi evade ogni anno il fisco per 100 miliardi e poi usufruisce del condono sovranista.
Ultima osservazione: quelli che si lamentavano di essere stati privati della libertà religiosa in periodo di quarantena, a breve accuseranno Silvia di essersi convertita alla religione islamica, come fosse un reato.
E quelli che si convertono dall’islamismo o dall’induismo al Cristianesimo ? Non sono forse scelte personali che nessuno dovrebbe neanche discutere? O in un senso va bene ma nell’altro no? Ognuno deve essere libero di professare o non professare la fede che desidera senza che qualche idiota gliene chieda spiegazione.
Questa è la libertà .
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