Maggio 9th, 2020 Riccardo Fucile
VERIFICHE OGNI 15 GIORNI SE I PRESUPPOSTI SONO ANCORA VALIDI, TUTTO QUA… SE NON CI SONO STRUTTURE PENITENZIARE ATTREZZATE PER LE CURE DEI DETENUTI NON CAMBIA UNA MAZZA
Il consiglio dei ministri iniziato alle 21 è finito dopo un’ora e mezza.
E ha approvato in tutta fretta il decreto legge che fissa le nuove regole per le scarcerazioni dei mafiosi e stabilisce che comunque esse dovranno essere verificate ogni 15 giorni per capire se i presupposti che le hanno giustificate sono ancora validi.
Il Guardasigilli Alfonso Bonafede ha lavorato tutta la giornata al decreto.
Il testo ha avuto il via libera del Quirinale dov’è stato mandato nel pomeriggio e che avrebbe anche dato alcuni suggerimenti. D’accordo tutta la maggioranza perchè rispetta i criteri di costituzionalità ed equilibrio tra salute e sicurezza.
Ecco il suo contenuto. Diviso in tre articoli.
Il primo sulle “misure urgenti sulla detenzione domiciliare e il differimento della pena per motivi connessi all’emergenza Covid”.
Il testo stabilisce che per i condannati per terrorismo o mafia e per tutti i reati che mirano ad agevolare le associazioni mafiose e per quelli che si trovano al 41 bis che sono stati “ammessi alla detenzione domiciliare o con il differimento della pena per il Covid dal magistrato di sorveglianza, che ha acquisito il parere della procura nazionale antimafia, il magistrato valuta la permanenza dei motivi legati all’emergenza sanitaria entro il termine di 15 giorni dall’adozione del provvedimenti, e successivamente con cadenza mensile”.
La valutazione, dice ancora il decreto, viene fatta “immediatamente” , quindi anche prima dei 15 giorni, se il Dap comunica “la disponibilità di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta adeguati alle condizioni di salute del detenuto”.
L’articolo 2 invece recita che il magistrato deve “sentire l’autorità sanitaria regionale” per fare il punto sulla situazione sanitaria locale e acquisire anche dal Dap “l’eventuale disponibilità di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta” in cui il detenuto ai domiciliari può riprendere a scontare regolarmente la pena.
Inoltre, nell’articolo 3 del decreto si specifica che, nel caso degli arresti domiciliari “il pubblico ministero verifica la permanenza dei predetti motivi” e continua a farlo “con cadenza mensile”, salvo quando il Dap comunica che ci sono posti disponibili nelle strutture sanitarie del carcere o comunque nei reparti degli ospedali dedicati al carcere.
E’ emersa la necessità di seguire due direttive: non ledere l’autonomia della magistratura, dunque rispettare la separazione dei poteri, ed evitare ogni applicazione della norma in maniera retroattiva.
Non si tratta infatti di un ordine di una nuova carcerazione. Anche perchè, spiegano dall’esecutivo, “non decide certo un governo se incarcerare o meno”.
Ai magistrati competenti verrà chiesto di rivalutare, “riesaminare” il provvedimento adottato qualche settimana fa. E la ragione è legata al fatto che oggi si è nella fase due e i numeri del contagio sono in forte calo.
In sostanza, entro quindici giorni, il magistrato di sorveglianza, dovrà verificare se sussistano ancora le cause, legate al rischio di contagio da Covid-19, che erano state poste alla base del provvedimento con cui era stata concessa la detenzione domiciliare. In ogni caso, come previsto dal dl entrato in vigore il 30 aprile scorso, le toghe di sorveglianza non solo dovranno acquisire obbligatoriamente il parere della Direzione nazionale antimafia e delle Dda. Di più: sarà introdotto l’obbligo di interloquire con l’Amministrazione penitenziaria per trovare posti nelle strutture protette degli ospedali convenzionati con le carceri,.
Dopo la prima valutazione, il tribunale di sorveglianza, sentito il parere della Procuratore distrettuale antimafia e del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo analizzerà con cadenza mensile se persistono le condizioni per la scarcerazione.
Quanto, invece, alle posizioni di chi è ancora in custodia cautelare, le verifiche sul permanere delle motivazioni che hanno portato alla concessione dei domiciliari dovranno essere svolte dal pubblico ministero. Il quale a sua volta formulerà le sue richieste al giudice competente, ossia al Gip, al Riesame o al Corte d’appello a seconda della fase in cui si trova il procedimento sul caso specifico.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2020 Riccardo Fucile
ECCO COME I SERVIZI SEGRETI ITALIANI HANNO LIBERATO SILVIA
La consegna dell’ostaggio è avvenuta venerdì 9 maggio notte in un’area a 30 chilometri da Mogadiscio.
Gli emissari dei sequestratori hanno rilasciato la ragazza nelle mani del “contatto” trovato dall’intelligence italiana guidata dal generale Luciano Carta grazie alla collaborazione con i colleghi somali. Un lavoro comune che sarebbe stato agevolato in una sorta di triangolazione con gli 007 turchi.
La prova che Silvia Romano era ancora viva
La prova in vita della giovane sarebbe arrivata una ventina di giorni fa al termine di una trattativa andata avanti per mesi con il gruppo jihadista di Al Shabaab. La certezza che la ragazza, sia pur provata dalla prigionia, stesse bene era arrivata a novembre. Fino ad allora nessuno aveva la certezza che dopo il passaggio di mano dai criminali kenyoti che l’aveva sequestrata ai fondamentalisti che l’hanno custodita, fosse rimasta in vita. Anzi, circa un anno fa si era sparsa la voce che potesse essere morta in seguito a un’infezione perchè si era ferita in uno dei trasferimenti da una prigione all’altra. Voci e illazioni che secondo l’intelligence avevano soltanto l’obiettivo di far salire il prezzo del rilascio.
La trattativa
Sei mesi fa, dopo aver ricevuto la prova che Silvia era viva, è stata avviata la trattativa per il pagamento del riscatto. Un negoziato che è entrato nel vivo a metà aprile. Fino al via libera ottenuto grazie alla mediazione dei turchi.
Agli 007 che erano già sul posto si sono aggiunti negli ultimi giorni altri specialisti partiti da Roma e venerdì sera è avvenuto lo scambio.
L’incontro ha avuto anche momenti drammatici, visto che sulla zona c’era un alluvione, ma alla fine la partita è stata chiusa.
L’annuncio del premier Giuseppe Conte è stato dato quando la ragazza era “in sicurezza” in un compound. L’aeroporto di Mogadiscio è chiuso per motivi di sicurezza legati al coronavirus e dunque dopo una serie di formalità sarà concesso il via libera al volo che la riporterà domenica 10 maggio alle 14 a Ciampino.
(da “Il Corriere della Sera”)
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Maggio 9th, 2020 Riccardo Fucile
CHI E’ SILVIA ROMANO, LAUREATA IN MEDIAZIONE LINGUISTICA, ISTRUTTRICE DI GINNASTICA, CONVINTA CHE UN MONDO PIU’ SOLIDALE SIA POSSIBILE
20 novembre 2018: quel giorno Silvia Romano, cooperante milanese, veniva sottratta alla sua attività umanitaria a Chakama, un villaggio a 80 chilometri da Malindi, in Kenya. Oggi, a quasi un anno e mezzo di distanza, la 25enne è finalmente libera.
Ma chi è Silvia? Laureata pochi mesi prima del sequestro, nel febbraio 2018, in una scuola per mediatori linguistici per la sicurezza e la difesa sociale con una tesi sulla tratta di esseri umani, ma con un altro grande amore: lo sport.
La giovane inizia a lavorare nella palestra ‘Pro Patria 1883’ di Milano per poi passare alla ‘Zero Gravity’, dove i colleghi ne parlano come una ragazza che “ama i bambini, la ginnastica” e “portata per aiutare la gente”.
Gli studi e gli impegni sportivi non distraggono Silvia dalla solidarietà .
Sul suo profilo Facebook scrive: “Si sopravvive di ciò che si riceve ma si vive di ciò che si dona”, allegando una foto con alcuni bimbi kenyani.
Nell’estate 2018, è nella contea di Kilifi, vicino a Malindi, sulla costa del Kenya, e riparte a novembre dello stesso anno per prestare ancora il suo contributo nel continente prima con la onlus “Orphan’s Dream” e poi con “Africa Milele”.
“I giovani trovano molte strade per seguire le loro passioni e i loro sogni”, scrive ancora su Facebook. “Grazie a ciascuno di voi che mi è stato accanto, mi ha supportato e sopportato, dato forza, per questo obiettivo che mi rende cosi orgogliosa. È il primo di una lunga serie di sogni da realizzare”, posta Silvia dopo le prime esperienze come cooperante.
“Ha lottato e sta lottando per quello in cui crede e spero tanto che la sua lotta abbia solo incontrato un piccolo ostacolo”, sono le parole pronunciate da Federica Stizza, la tutor di Silvia Romano all’Università Ciels di Milano, all’indomani del rapimento.
Così viene raccontata Silvia, così viene raccontato il suo più grande sogno: un mondo dominato dalla cooperazione e dall’aiuto fra popoli.
Bentornata piccola grande donna
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2020 Riccardo Fucile
L’EX PARLAMENTARE: “NON DIMENTICO I COMMENTI INDEGNI QUANDO FU RAPITA”
“Lo posso dire? Quando l’ho saputo non ci ho creduto. Le ultime informazioni che mi erano arrivate erano vaghe, fumose, poco incoraggianti. Una volta capito che era tutto vero, sono scoppiato a piangere”.
Nessuno più di lui si è speso pubblicamente per non far calare il silenzio sul suo nome. Ogni giorno, tutti i santi giorni da quel 28 novembre 2018, ha dedicato il suo primo pensiero al mattino a Silvia Romano, la cooperante italiana rapita in Kenya e liberata oggi a pochi chilometri da Mogadiscio, in Somalia.
Giuseppe Civati, deputato nella scorsa legislatura e fondatore di Possibile ora ha una casa editrice. La sua battaglia quotidiana da diciassette mesi, un tenace e perpetuo esercizio della memoria, è stata per la giovane rapita da Al Shabab: “All’inizio”, racconta all’HuffPost, “non c’era una strategia ma solo una esigenza: non far passare il messaggio cinico, razzista e anche un po’ sessista che stava iniziando a circolare: ‘Era meglio se se ne stava a casa’ o ‘se l’è andata a cercare’.
Poi il messaggio è stato amplificato dalle tante persone che lo hanno condiviso. Ed è diventato un esercizio quotidiano, non strumentale nè, soprattutto, solitario”.
La lista di messaggi dedicati a Silvia Romano è impressionante, mai un giorno senza un ricordo, mai una festività saltata, mai un compleanno dimenticato.
Civati ha abbandonato la politica ma continua a farla nella sua forma più genuina, a contatto con la gente, ben distante dalle aule parlamentari. “Quando Silvia è stata rapita molte persone, anche insospettabili, si sono lasciate andare a dichiarazioni superficiali, oltre ai soliti spiritosi. Nel corso di questi mesi, però, lo spirito di condivisione e di affetto per Silvia e per l’importanza della sua azione a contatto con i più deboli invece di diminuire è aumentato. Mentre chi faceva lo spiritoso è sparito. Credo che questo sia un bel messaggio che arriva dalla società civile, anche in rete. Ma ora l’importante è che Silvia stia bene e sia finalmente libera”.
È stata una azione comune per tenere viva l’attenzione “ma senza mai protestare, sempre con discrezione verso le istituzioni, e con rispetto per il loro silenzio operoso”. Con la sua casa editrice ha pubblicato un libro dal titolo ‘Silvia. Diario di un rapimento’, scritto dal giornalista Angelo Ferrari, “e poi abbiamo incontrato persone, organizzato eventi pubblici e nelle scuole con i ragazzi”, ricorda Civati.
“Ho mai pensato che quello che facevo fosse inutile? Certo, anzi ne ero sicuro, ma mi sbagliavo. L’utilità , soprattutto nelle situazioni più complicate, non è semplice da misurare: certamente potevamo fare ben poco per riportarla a casa, ma tenere in vita il suo ricordo ha avuto una rilevanza importante per la vita di molte persone, non solo di Silvia. Questo piccolo merito, se posso, me lo riconosco”.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 9th, 2020 Riccardo Fucile
LA LIBERAZIONE DI SILVIA E’ MERITO DELLA PROFESSIONALITA’ DI UOMINI CHE NON AVRANNO MAI UNA FOTO IN PRIMA PAGINA
La liberazione di Silvia Romano è un successo dell’AISE, il nostro servizio segreto per la sicurezza esterna, condotto nel silenzio, con grande professionalità e anche, lo ha sottolineato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, “con sprezzo del pericolo”. Riportando a casa Silvia, dopo 18 mesi, la nostra intelligence si conferma patrimonio di competenza e dedizione.
In un’operazione tutta basata sulla cosiddetta humint, cioè il reperimento delle informazioni sul campo da fonti umane, su un terreno in cui l’apporto della tecnologia è stato importante ma, ultimativamente, non decisivo.
Mentre lo è stato lo scambio informativo con i servizi segreti della Turchia, servizi collegati, come si dice, cioè di un Paese alleato nella NATO.“Intellego ac tueor” è il motto dell’AISE, comprendo e difendo.
La liberazione è un successo che avviene sotto il segno del generale Luciano Carta, il cui mandato come capo dell’AISE è stato si è dipanato per tutto il periodo delle ricerche di Silvia, rapita un giorno prima della sua nomina, nel novembre 2018, e liberata qualche giorno prima della sua sostituzione, dal momento che Carta è stato chiamato a presiedere il colosso dell’industria della difesa, Leonardo ,e quindi dovrà essere sostituito obbligatoriamente entro e non oltre il 20 maggio.
La liberazione è soprattutto un successo del numero 2 dell’AISE, il capo operazioni, generale Gianni Caravelli, che ha già ottenuto altri successi per la liberazione di ostaggi, in pole position per sostituire Carta, e la cui nomina è prevista per il prossimo Consiglio dei ministri.
La liberazione della cooperante italiana è – infine, ma non alla fine – un successo di tutti gli uomini dell’AISE che non avranno mai una foto in prima pagina nè un nome scritto in grassetto, nè una dichiarazione virgolettata.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 9th, 2020 Riccardo Fucile
LA LIBERAZIONE STAMANE ALL’ALBA GRAZIE AI NOSTRI SERVIZI DI INTELLIGENCE IN COLLABORAZIONE CON I SERVIZI SOMALI
“Silvia Romano è stata liberata! Ringrazio le donne e gli uomini dei nostri servizi di intelligence. Silvia, ti aspettiamo in Italia!”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia così su Twitter la liberazione della volontaria di 25 anni rapita il 20 novembre 2018 da un commando di uomini armati nel villaggio di Chakama, a circa 80 chilometri a ovest di Malindi, in Kenya.
La giovane, originaria di Milano, lavorava per la onlus marchigiana Africa Milele che opera nella contea di Kilifi, in Kenya, dove seguiva un progetto di sostegno all’infanzia con i bambini di un orfanotrofio.
In una nota il presidente del Copasir, Raffaele Volpi, scrive che “i complimenti vanno al Generale Carta, agli uomini e donne dell’Aise che con il loro incessante lavoro, mai alla luce della ribalta, hanno permesso questo importantissimo risultato. Grazie ragazzi e ben tornata a casa Silvia”.
Secondo fonti di intelligence riportate dall’agenzia AdnKronos, l’operazione per liberarla “è iniziata all’alba questa mattina” e la ragazza, che domani “alle 14 atterrerà a Ciampino”, “è già in sicurezza” in “un compound dell’Onu a Mogadiscio“.
La sua liberazione, proseguono ancora le fonti, è avvenuta grazie a ” un lungo e complesso lavoro sul campo” e con la collaborazione di “servizi turchi e somali”.
Interpellato dall’Ansa, il padre di Silvia, Enzo Romano, dice: “Lasciatemi respirare, devo reggere l’urto. Finchè non sento la voce di mia figlia per me non è vero al 100%.”
Tra i primi a commentare la notizia il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti. “Una bellissima notizia! #SilviaRomano è finalmente libera, grazie a chi ha lavorato per la sua liberazione. Una grande gioia per tutta l’Italia!”, ha scritto su Twitter.
E sono migliaia i commenti di gioia sui social. A febbraio anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella aveva espresso apprensione per le sue sorti. e l’11 aprile il sindaco di Milano Giuseppe Sala aveva chiamato il padre per manifestare la sua vicinanza.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2020 Riccardo Fucile
“MISURE ANTI COVID NON SPETTANO ALLE REGIONI”
Il Tribunale Amministrativo Regionale di Catanzaro ha accolto il ricorso presentato dal Consiglio dei ministri tramite l’Avvocatura generale dello Stato contro l’ordinanza del presidente della Regione Calabria Jole Santelli, del 29 aprile scorso, che consentiva il servizio ai tavoli, se all’aperto, per bar, ristoranti ed agriturismo.
Il TAR ha spiegato che “Spetta al presidente del Consiglio dei ministri individuare le misure necessarie a contrastare la diffusione del virus Covid-19, mentre alle Regioni è dato intervenire solo nei limiti delineati dall’articolo 3, comma 1, dl n. 19 del 2020, che però’ nel caso di specie è indiscusso che non risultino integrati”.
Interessante è anche la parte della sentenza in cui si spiega che l’ordinanza regionale motiva la nuova deroga alla sospensione dell’attività di ristorazione, mediante l’autorizzazione al servizio al tavolo, con il mero riferimento del rilevato valore di replicazione del virus COVID-19, che sarebbe stato misurato in un livello tale da indicare una regressione dell’epidemia.
È però ormai fatto notorio che il rischio epidemiologico non dipende soltanto dal valore attuale di replicazione del virus in un territorio circoscritto quale quello della Regione Calabria, ma anche da altri elementi, quali l’efficienza e capacità di risposta del sistema sanitario regionale, nonchè l’incidenza che sulla diffusione del virus producono le misure di contenimento via via adottate o revocate (si pensi, in proposito, alla diminuzione delle limitazioni alla circolazione extraregionale).
Non a caso, le restrizioni dovute alla necessità di contenere l’epidemia sono state adottate, e vengono in questa seconda fase rimosse, gradualmente, in modo che si possa misurare, di volta in volta, la curvatura assunta dall’epidemia in conseguenza delle variazioni nella misura delle interazioni sociali.
Un tale modus operandi appare senza dubbio coerente con il principio di precauzione, che deve guidare l’operato dei poteri pubblici in un contesto di emergenza sanitaria quale quello in atto, dovuta alla circolazione di un virus, sul cui comportamento non esistono certezze nella stessa comunità scientifica
Il giudice quindi spiega che in un simile contesto ogni iniziativa volta a modificare le misure di contrasto all’epidemia non può che essere frutto di un’istruttoria articolata, che nel caso di specie non sussiste. Alla Regione il giudice imputa anche la mancanza di leale collaborazione con lo Stato:
Anzi, il contrasto nei contenuti tra l’ordinanza regionale e il d.P.C.M. 26 aprile 2020 denota un evidente difetto di coordinamento tra i due diversi livelli amministrativi, e dunque la violazione da parte della Regione Calabria del dovere di leale collaborazione tra i vari soggetti che compongono la Repubblica, principio fondamentale nell’assetto di competenze del titolo V della Costituzione.
La presidente della Regione Calabria l’ha presa bene: “Prendiamo atto della decisione del Tar, ma non nascondiamo il rammarico per una pronuncia che provoca una battuta d’arresto ai danni di una regione che stava ripartendo dopo 2 mesi di lockdown e dopo i sacrifici dei cittadini. Una scelta così importante spettava alla Corte costituzionale, unico organo in grado di fare chiarezza sul rapporto governo-Regioni. Il Governo Conte ha poco da esultare: si tratta di una vittoria di Pirro che calpesta i diritti dei cittadini, dopo che per 11 giorni l’ordinanza ha avuto validità ”.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 9th, 2020 Riccardo Fucile
SALVINI HA PERSO 7 PUNTI NEL GRADIMENTO DEGLI ITALIANI
Il Corriere della Sera pubblica oggi a corredo di un articolo di Antonio Polito l’andamento dei risultati dei sondaggi della Lega e del gradimento di Matteo Salvini a partire dal 26 giugno.
Il Carroccio, che era arrivato a toccare il 35,9% a luglio, oggi è al 25,4%; a dispetto di chi — come Libero e lo stesso Polito — vorrebbe come prima causa del calo il lockdown vediamo che il calo si registra a partire dal 31 ottobre scorso, quando di Coronavirus in Italia nemmeno si parlava.
La picchiata è poi cominciata dal 26 marzo quando il crollo è diventato ancora più evidente, ma all’epoca la quarantena era già cominciata da settimane.
Il gradimento personale del Capitano era arrivato al picco ad ottobre, quando aveva toccato quota 44. Da lì è cominciata la picchiata anche se — sempre per quelli che incolpano il lockdown — a marzo era inaspettatamente tornato a crescere prima di attestarsi oggi al 31.
E insomma, considerato che — per carità — il calo potrebbe essere colpa del traffico, della mezza stagione, della rava e della fava, forse non è il caso di ipotizzare che il crollo di Salvini sia invece colpa di Salvini?
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 9th, 2020 Riccardo Fucile
LA MAGGIORANZA DEI MILITANTI ABBANDONA IL MOVIMENTO: “FIORE SI E’ APPIATTITO SUI TEMI DELLA LEGA” (CHIEDETEVI IL PERCHE’…)
E chi lo dice che soltanto la sinistra si scinde? Il Fatto Quotidiano racconta oggi che Roberto Fiore sta passando un brutto quarto d’ora dentro Forza Nuova, abbandonata da tanti militanti secondo i quali la sua creatura si sta confondendo con la Lega di Salvini:
Forza Nuova “non ha più gli attributi necessari per portare avanti la lotta contro il sistema”. Addio Roberto Fiore, firmato i militanti di mezza Italia.
Nel giro di poche ore le sezioni dell’Emilia-Romagna, della Basilicata e della Puglia, del Trentino Alto-Adige e della Lombardia hanno lasciato, con un comunicato congiunto, la formazione di estrema destra fondata dall’ex leader di Terza Posizione. “Dopo anni di militanza tra le file del partito siamo costretti a prendere atto che le scelte del segretario nazionale, nei fatti, non possono più considerarsi coerenti con i valori fondanti di Fn”. Riassumibili nello slogan “Ordine contro il caos”.
Tra i motivi della fuoriuscita di centinaia di simpatizzanti (alle Politiche del marzo 2018 Fn insieme alla Fiamma tricolore prese poco più di 126 mila voti) ci sarebbe l’appiattimento di Fiore su temi e battaglie già cavalcate da Matteo Salvini, alla guida della Lega.
Gli ex forzanovisti hanno annunciato la loro adesione alla “Rete delle comunità forzanoviste” mentre Fiore fa spallucce e rilancia: “Ho convocato il congresso per il 18 luglio, coloro che hanno gettato la spugna saranno sostituiti da centinaia di nuovi militanti”.
I problemi e le divergenze all’interno di Forza Nuova si rincorrevano da mesi per “motivi di incompatibilità con la sezione romana sul modo di fare politica”. Ad essere contestate sono le scelte del segretario nazionale Roberto Fiore “il nostro slogan è sempre stato ‘Ordine contro il caos’: ebbene, le ultime azioni del gruppo capitolino sono state proprio all’insegna del caos.
Dietro la rottura, oltre alle recenti scoppole elettorali, ci sarebbe anche l’insofferenza verso la gestione opaca da parte dei vertici nazionali, oltre alle varie questioni legali (con accuse legate allo spaccio di sostanze stupefacenti e a presunte truffe) che riguardano Giuliano Castellino, responsabile romano del partito.
(da agenzie)
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