Maggio 15th, 2020 Riccardo Fucile
LA DESTRA CIVILE DI MIRKO TREMAGLIA E IL DOVERE MORALE DI DARE UNA CHANCE AGLI IMMIGRATI: “SAPPIATE LEGGERE NEI LORO VOLTI LE ASPETTATIVE E LA DISPERAZIONE CHE ANIMARONO I NOSTRI BISNONNI EMIGRANTI”
Nell’agosto del 2009 Mirko Tremaglia, come ogni anno, ricordava la strage di Marcinelle in Belgio, dove nel 1956 morirono 256 minatori, tra i quali 156 emigrati italiani. Le sue parole, pubblicate sul Secolo d’Italia, sono un memorandum alla destra attuale.
Ecco il passaggio dell’articolo “L’otto agosto riflettiamo su Marcinelle”.
“Dal canto mio, non posso che augurarmi che la Giornata dell′8 agosto sia solennemente celebrata da tutte le nostre ambasciate e dai consolati nel mondo, dai Comuni, dalle Regioni e dalle Province sul territorio nazionale, anche come monito e insegnamento per le vicende attuali.
Soprattutto in alcune aree del Nord dove oggi ci si confronta con il problema inverso, quello dell’integrazione di vaste realtà di lavoratori stranieri, ricordare l’epoca non troppo lontana in cui si partiva a migliaia verso mete dai nomi esotici e sconosciuti – Rio Grande do Sul, Santa Catarina, Paranà , Espirito Santo – inseguendo la speranza di una vita migliore può aiutarci a riconoscere in tanti volti dei cosiddetti “extracomunitari” le aspettative, le illusioni, talvolta la disperazione che animarono i nostri nonni e i nostri bisnonni.
Gli emigrati italiani hanno vinto nel mondo contro le discriminazioni ottuse, gli stereotipi che li volevano tutti mafiosi e delinquenti, le vere e proprie persecuzioni di cui sono stati oggetto.
Con questa storia alle spalle, dare una chance a chi oggi è in Italia “da straniero” è qualcosa di più di un adempimento burocratico: è un dovere morale che tutti dovrebbero sentire.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 15th, 2020 Riccardo Fucile
CON IL DISTANZIAMENTO SOCIALE DI UN METRO PER UNA VOLTA I SOVRANISTI RIUSCIRANNO A RIEMPIRE UNA PIAZZA ANCHE CON QUATTRO GATTI… DOMANDA: MA GLI ITALIANI CHE SONO “ALLA CANNA DEL GAS” E “NON HANNO SOLDI PER MANGIARE” DOVE LI TROVANO I SOLDI PER ANDARE A ROMA?
Centrodestra unito, ma distante. Matteo Salvini, attraverso i suoi canali social, ha annunciato che la Lega parteciperà alle proteste di piazza a Roma di cui, qualche giorno fa, aveva parlato anche Giorgia Meloni.
Il giorno scelto è quello della Festa della Repubblica. Sarà il primo evento politico da quando l’Italia è stata stretta nella morsa dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus. La manifestazione centrodestra 2 giugno, come spiegato dal leader della Lega, dovrà essere effettuata in sicurezza.
«Come richiesto da tantissimi di voi — ha scritto Matteo Salvini su Facebook — eccoci pronti: tutti insieme il 2 giugno a Roma, rispettando le regole, per aiutare l’Italia e gli italiani».
L’annuncio arriva con una foto in cui si vede il leader della Lega in primo piano, con sullo sfondo l’altare della patria. Il tutto corredato dal logo «Prima gli italiani».
Manca però, e questo non è un dettaglio, il simbolo della Lega. Una scelta per evidenziare, ovviamente, come la manifestazione Centrodestra 2 giugno sia aperta a tutti.
La festa della Repubblica è ancora lontana nel tempo: mancano più di due settimane e le condizioni — come ha ben dimostrato l’emergenza sanitaria — potrebbero cambiare dall’oggi al domani.
Occorrerà vedere se ci sarà un ulteriore allentamento delle restrizioni, anche se da settimane si parla di un distanziamento sociale da mantenere per un periodo che potrebbe addirittura superare la stagione estiva.
Insomma, gli assembramenti non saranno permessi neanche in quella giornata. Ora si attendono diverse reazioni dopo questo annuncio che, con le parole di Salvini, riunisce il Centrodestra. Lega e Fratelli d’Italia saranno in piazza a Roma
Si attende la decisione di Forza Italia.
Ricordiamo che oltre ai dpcm che vietano gli assembramenti, c’è anche un articolo del decreto sicurezza — firmato Matteo Salvini — (il numero 6) che vieta le manifestazioni di piazza con volto coperto.
(da agenzie)
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Maggio 15th, 2020 Riccardo Fucile
SI’ AGLI ARRIVI DALLA UE SENZA QUARANTENA (SPERANDO IN DIO CHE NON SIANO POSITIVI)
L’Italia si prepara a riaprire le frontiere con il resto d’Europa. Nel decreto e nel successivo Dpcm che saranno varati nelle prossime ore dal governo, è prevista la possibilità dal 3 giugno di entrare in Italia dai paesi dell’Unione europea, dell’area Schengen compresi Svizzera e Monaco.
Per chi varcherà i confini non sarà più prevista la quarantena obbligatoria con isolamento di 14 giorni. Una misura che mira a far riprendere il flusso turistico in vista dell’estate preparata dai ministri Amendola, Franceschini e Di Maio.
D’altra parte la stessa Commissione europea sta coordinando la riapertura dei confini di tutti i partner dell’Unione.
Sarà l’Ecdc, l’Agenzia Ue per le malattie, a mappare il territorio europeo e a bloccare il flusso di viaggiatori tra aree con una alta densità del contagio. Si aspetta che anche gli altri partner europei il 3 giugno aprano le frontiere in conseguenza delle raccomandazioni di Bruxelles.
Restano invece chiuse almeno fino al 15 giugno tutte le frontiere europee esterne, ovvero con il resto del mondo. A metà del prossimo mese la Commissione europea deciderà se levare il blocco o se prolungarlo.
(da agenzie)
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Maggio 15th, 2020 Riccardo Fucile
LA NORMA DEL GOVERNO ITALIANO E’ UNA IGNOBILE MARCHETTA AL SETTORE CHE DI FATTO SI TRATTIENE GLI ANTICIPI… L’EUROPA CHIEDE ANCHE CHE I GOVERNI GARANTISCANO IL CLIENTE NEL CASO DI FALLIMENTO DEL TOUR OPERATOR… SE L’ITALIA ENTRO 15 GIORNI NON SI ADEGUA SCATTA LA PROCEDURA DI INFRAZIONE
La scelta del governo italiano di consentire a compagnie aeree e tour operator di non rimborsare i viaggi annullati causa Covid-19 è contraria alle norme europee.
Tanto che se l’Italia non cambierà le regole introdotte per la prima volta con il decreto del 2 marzo 2020, Bruxelles aprirà una procedura d’infrazione a carico del Paese. La questione viene sollevata dalla Commissione europea in una lettera formale inviata stamane al governo a firma di Didier Reynders e Adina Valean, titolari della Giustizia e dei Trasporti.
Ora l’esecutivo Conte ha due settimane di tempo, fino al 28 maggio, per fugare ogni dubbio di legalità prendendo le misure adeguate, ovvero cambiando la legge e lasciando ai consumatori la possibilità di optare tra rimborso del viaggio cancellato e recupero dello stesso con un voucher:
“Speriamo — ammonisce la Commissione – che la faccenda possa essere risolta senza ricorrere a una procedura di infrazione formale, ma se a questa lettera non seguirà una risposta soddisfacente, considereremo di aprirla”.
La Commissione premette che le numerose cancellazioni di viaggi causate dal Covid “hanno portato a un insostenibile mancanza di liquidità ed entrate per il settore dei trasporti e dei viaggi e comprendiamo il bisogno di sostenere l’industria”.
Tuttavia, sottolinea Bruxelles, l’Europa ha dato i mezzi alle autorità nazionali per sostenere l’industria del turismo in altro modo: “Siamo convinti — si legge nella lettera – che la Ue debba preservare i diritti dei viaggiatori e dei passeggeri. I nostri cittadini sono profondamente colpiti dalla crisi, molti hanno perso significative parte delle entrate e coloro che hanno scelto un viaggio prima della pandemia ora potrebbero preferire il rimborso per coprire altri pressanti bisogni”.
Le regole adottate dal governo italiano a partire dal 2 marzo 2020 infatti sono contrarie ai diritti dei passeggeri garantiti dal diritto comunitario e alla direttiva sui pacchetti turistici in quanto prevedono il voucher — ovvero la possibilità di recuperare il viaggio in futuro, a pandemia superata — come unica forma di riprotezione in caso di vacanza cancellata. Escludendo il rimborso.
Ecco perchè Bruxelles ricorda di avere approvato giusto la scorsa settimana una serie di direttive per salvare la stagione estiva e il turismo tra le quali si prevede espressamente che “passeggeri e i viaggiatori devono avere la scelta di optare tra voucher e rimborso”.
Tra l’altro, ricorda Bruxelles, i voucher per essere resi più attraenti devono essere coperti da una garanzia pubblica che garantisca il rimborso in caso di fallimento dell’operatore. Altra norma disattesa dall’Italia.
Queste indicazioni, attacca la Commissione, non sono rispettate dalle autorità italiane, in particolare già dai primi decreti con le misure urgenti contro la pandemia adottati il 2 marzo. “Entro il 28 maggio aspettiamo provvedimenti o la descrizione dei provvedimenti che verranno presi” per allineare le leggi italiane al diritto comunitario. Altrimenti sarà procedura.
Nel mirino della Commissione comunque non c’è solo l’Italia, ma mezza Europa visto che Bruxelles ha scritto anche a Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo e Paesi Bassi.
(da agenzie)
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Maggio 15th, 2020 Riccardo Fucile
PERMETTEREBBE DI INIZIARE IL PERCORSO PER ATTIVARE AIUTI PER 2.000 MILIARDI, IN PARTE A FONDO PERDUTO
Il Mes neanche a dirlo. La cassa integrazione europea (SURE) nemmeno. Il Recovery Fund ‘non è mai stata la soluzione’.
Ma allora quale dovrebbe essere la formula che la Lega e Fratelli d’Italia chiedono all’Europa per aiutare gli stati in difficoltà economica dopo la pandemia da coronavirus?
Sicuramente, anche sul Recovery Fund non potrà esserci la firma del Carroccio nè del partito di Giorgia Meloni. I parlamentari europei di Lega e Fratelli d’Italia, infatti, si sono astenuti nel corso della votazione di oggi a Bruxelles, decisiva per avviare il percorso di attivazione di aiuti per 2.000 miliardi di euro, attraverso l’emissione di obbligazioni a lungo termine per i paesi che ne facciano richiesta.
La risoluzione di Ppe, Pse, Verdi, Renew europe (liberali+macroniani), Ecr (il gruppo di cui fa parte Fratelli d’Italia) ha ottenuto 505 voti favorevoli, 119 contrari e 69 astensioni.
I parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno votato a favore; i leghisti si sono astenuti, così come quelli di Fratelli d’Italia.
Voto favorevole (con una sola eccezione) dai parlamentari di Forza Italia. Insomma, un voto che in Europa ha sancito la spaccatura fra un centrodestra europeista — quello di Forza Italia, appunto — e uno che si porta dietro il pregiudizio di Bruxelles, ovvero Lega e Fratelli d’Italia.
La risoluzione chiede che il Recovery Plan sia fondato su sussidi e pagamenti diretti agli stati colpiti dalla crisi economica legata alla pandemia, con risorse proprie fino al 2% del PIL dell’UE e con un fondo per la ripresa da 2 mila miliardi.
Nella risoluzione i deputati chiedono che il nuovo “fondo di ripresa e trasformazione” debba avere una dimensione di 2.000 miliardi di euro, venga finanziato “attraverso l’emissione di obbligazioni a lungo termine” e sia erogato “attraverso prestiti e, soprattutto, attraverso sovvenzioni, pagamenti diretti per investimenti e capitale proprio”.
Inoltre, la Commissione non dovrebbe utilizzare “dubbi moltiplicatori per pubblicizzare cifre ambiziose” e non dovrebbe ricorrere a “sortilegi finanziari”, poichè è in gioco la credibilità dell’UE.
Il piano di ripresa deve essere fornito in aggiunta al prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP), ossia il bilancio a lungo termine dell’UE, e non a scapito dei programmi UE esistenti e futuri, si legge ancora nella risoluzione approvata dal Parlamento.
Inoltre, i deputati insistono sulla necessita’ di aumentare il QFP, sottolineando come il Parlamento debba usare i suoi poteri di veto qualora le richieste del PE non venissero soddisfatte.
I fondi per la ripresa dovrebbero essere destinati a “programmi rientranti nel bilancio dell’UE”, per garantire il controllo e la partecipazione parlamentare. Il Parlamento deve anche essere pienamente coinvolto “nella definizione, nell’adozione e nell’attuazione del fondo per la ripresa”. La Commissione dovrebbe astenersi da qualsiasi “tentativo di elaborare una strategia di ripresa al di fuori del metodo comunitario e ricorrendo a mezzi intergovernativi”.
Il “massiccio pacchetto di misure di ripresa”, che i deputati hanno già chiesto nella recente risoluzione di aprile, deve durare abbastanza a lungo per affrontare il “previsto impatto profondo e duraturo dell’attuale crisi”. I deputati chiedono inoltre che il pacchetto di misure “trasformi le nostre economie” sostenendo le PMI e “aumenti le opportunita’ di lavoro e le competenze per mitigare l’impatto della crisi sui lavoratori, sui consumatori e sulle famiglie”.
I deputati chiedono di dare priorita’ agli investimenti sulla base del Green Deal e dell’Agenda digitale e insistono sulla creazione di un nuovo programma sanitario europeo a se’ stante.
I deputati ribadiscono la loro richiesta di introdurre nuove “risorse proprie” (le fonti di entrata dell’UE), in modo da evitare un ulteriore aumento dei contributi diretti degli Stati membri al bilancio UE per soddisfare le esigenze del QFP e del Fondo per la ripresa e la trasformazione.
Poiche’ il massimale delle entrate UE e’ espresso in RNL (Reddito Nazionale Lordo), che dovrebbe diminuire significativamente a causa della crisi, i deputati chiedono anche “un aumento immediato e permanente del massimale delle risorse proprie”.
Forza Italia ha votato sì: “La Recovery Initiative è una vittoria della linea del Partito Popolare Europeo, la grande famiglia europea della democrazia e della libertà di cui noi facciamo parte. Personalmente mi sono speso molto, e con me la delegazione di Forza Italia, per convincere i nostri amici del PPE e i nostri alleati in Europa ad arrivare a queste conclusioni, che sono positive e importanti per il nostro Paese”.
(da agenzie)
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Maggio 15th, 2020 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI + EUROPA: “LA UE TAGLI I FONDI ALL’UNGHERIA”
La notizia è gravissima e la riporta Yuri Guaiana, della Direzione di +Europa: il presidente ungherese Viktor Orbà¡n ha disposto l’arresto di Jà¡nos Csà³ka-Szucs, membro del movimento liberale di opposizione Momentum, per aver criticato il governo su Facebook nella gestione della pandemia: “Questa” dice Guaiana, “è l’ennesima prova di come Orbà¡n stia rapidamente smantellando la democrazia e lo Stato di Diritto in un Paese membro dell’Unione Europea”.
“A questo si aggiungono gli attacchi alla libertà di stampa, all’indipendenza della magistratura e dell’università , violazioni dei diritti di lavoratori, richiedenti asilo e persone Lgbt, rifiuto di ratificare la convenzione di Istanbul sulla violenza sulle donne, criminalizzazione delle Ong.
È ora che Orban – prosegue l’esponente di +E – venga colpito dove più gli può far male: i fondi stanziati per Budapest nell’ambito del prossimo bilancio a lungo termine dell’Ue devono venir subordinati al rispetto dello Stato di diritto. E la Commissione dovrebbe proporre un meccanismo adeguato per garantire che, fino al ripristino della democrazia – conclude Guaiana – tutti i fondi europei destinati ai cittadini ungheresi siano gestiti direttamente dalle istituzioni Ue”.
(da agenzie)
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Maggio 15th, 2020 Riccardo Fucile
“POTEVA SUCCEDERE UN CORTO-CIRCUITO, QUEL PREFABBRICATO NON E’ MAI STATO IDONEO A OSPITARE ALCUN PAZIENTE”… IL POLICLINICO MINIMIZZA MA FOTO E VIDEO CONFERMANO
Attimi di preoccupazione nella notte a Milano all’interno del Policlinico. Il nubifragio che si è abbattuto sul capoluogo lombardo ha allagato un edificio, il padiglione De Palo, che ospitava cinque pazienti Covid in terapia intensiva.
“Ha iniziato a piovere dentro, hanno dovuto coprire con le buste i respiratori”, rivela a Fanpage.it una fonte, che chiede di rimanere anonima per evitare ritorsioni.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, che assieme agli anestesisti, ad alcuni infermieri e ai barellieri hanno trasportato i pazienti, intubati, all’interno di un altro reparto di terapia intensiva.
Un trasporto che avrebbe esposto i pazienti a grossi rischi: “Poteva succedere un corto circuito, i pazienti sono arrivati con i ventilatori zuppi e il rischio di interrompere la respirazione”.
Quel prefabbricato non è adatto a ospitare nessun paziente
Per fortuna è andato tutto bene, anche se l’episodio della scorsa notte stando a chi vi ha assistito è “la riprova finale che sono state fatte cose di pancia, più che di testa”, nella gestione dell’emergenza coronavirus anche all’interno del Policlinico.
“Sono state violate palesemente le più basilari norme di sicurezza e di igiene — spiega la fonte — quel prefabbricato non era assolutamente adatto a ospitare nessun paziente, soprattutto pazienti in terapia intensiva e ancor di più Covid”.
La struttura sarebbe infatti sorta come appoggio per qualche visita ambulatoriale, ma poi l’arrivo dell’epidemia ha fatto sì che, come successo anche altrove in Lombardia, venisse adattata per ospitare pazienti con Covid-19
Il Policlinico minimizza: Pazienti trasferiti in tutta sicurezza
Il trasferimento dei pazienti è stato confermato a Fanpage.it anche dall’ufficio stampa del Policlinico, che però ha escluso che il padiglione si sia allegato: “Non è una struttura ‘di fortuna’, ma un reparto vero e proprio — precisano a Fanpage.it dal Policlinico -. C’è stato un trasferimento in via cautelativa perchè l’intensa pioggia di questa notte ha messo in difficoltà il sistema di drenaggio dell’acqua”.
Dal Policlinico aggiungono che i pazienti “sono stati trasferiti in tutta sicurezza nella terapia intensiva tradizionale, quella già attiva prima del Covid, perchè si erano liberati alcuni posti. Non ci sono stati particolari problemi: non stava piovendo dentro, si è accumulata l’acqua nelle grondaie”
Dei video testimoniano l’allagamento
Quanto mostrato da alcuni video di cui Fanpage.it è venuta in possesso raccontano però un’altra vicenda. A detta della nostra fonte, inoltre, il prefabbricato “non rispetta gli standard minimi di terapia intensiva, dagli spazi ai dispositivi di emergenza”.
La riprova sarebbe proprio la pioggia caduta all’interno della struttura questa notte, che ha costretto a trasportare i pochi pazienti che ancora si trovavano nel prefabbricato nell’altro reparto di rianimazione, che si voleva tenere vuoto per far “ripartire le sale operatorie e non perdere i rimborsi della Regione”.
Anche qui, il Policlinico ha fornito un’altra versione sul perchè, se c’erano posti liberi nella terapia intensiva tradizionale, i cinque pazienti fossero ricoverati all’interno del padiglione De Palo: “Il ricovero in terapia intensiva è lungo, un paziente in media ci resta per 2-3 settimane e anche oltre. Quei pazienti erano lì da diverso tempo, ma non si sposta un paziente in quelle condizioni se non c’è veramente bisogno. I pazienti trasferiti non torneranno al padiglione De Palo — conclude il Policlinico — ma non è escluso che in futuro se dovessero aumentare i ricoveri, la struttura non possa ospitare altre persone”
Chi prova a segnalare carenze viene redarguito e minacciato di ritorsioni
Nella fase di trasporto dei pazienti, secondo quanto riportato dalla fonte, sarebbero emerse anche falle nelle procedure di sicurezza: “Il padiglione degli infetti comunicava con il resto dell’ospedale”. Purtroppo, spiega chi ci ha inviato la segnalazione, “la vicenda è stata gestita male dall’inizio e a distanza di mesi continua a essere gestito male. Rischiamo di rimetterci tutti”. Nessuno però, si vuole esporre: “Ci hanno minacciato di ritorsioni. Delle carenze ci sono state, ma chi prova a segnalarle è stato redarguito e minacciato davanti a tutti dai dirigenti”.
(da Fanpage)
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Maggio 15th, 2020 Riccardo Fucile
“DOVEVA DISPIACERSI PER IL POPOLO DESTINATO ALLA MISERIA, PER GLI IMPRENDITORI SUICIDI”… “MAESTRO UN PAR DI PALLE”… “INFAME E COLLUSO”… E’ ORA DI FARE PULIZIA ETICA
L’account Twitter del Quirinale ha pubblicato un tweet in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella commemora la morte di Ezio Bosso, pianista, compositore e direttore d’orchestra deceduto a 48 anni:
“Sono rimasto molto colpito dalla prematura scomparsa del maestro Ezio Bosso. Desidero ricordarne l’estro e la passione intensa che metteva nella musica, missione della sua vita, e la sua indomabile carica umana”.
In pochi minuti l’account si è riempito di una serie di reply che accusano Mattarella di non essersi abbastanza dispiaciuto per qualcos’altro, ovvero “l’Italia”, gli “imprenditori suicidi” (quelli che prendono prestiti a tasso zero e 2.000 euro a fondo perduto), un “popolo destinato alla miseria” (quelli che premono per tornare al ristorante e dall’estetista); altri dicono che Mattarella è una “persona infame e collusa” mentre altri lo esortano a vergognarsi, possibilmente al plurale. E c’è anche chi contesta la definizione per Bosso: “Maestro un paio di palle” (neanche rispetto per un morto)Naturalmente, visto che ha parlato il Quirinale, nei commenti non poteva che riunirsi all’istante un grande numero di costituzionalisti
E poi c’è chi invece sapeva benissimo che Ezio Bosso stava morendo perchè era malato e quindi il Quirinale non ha avuto ritegno nel “vestirsi di ipocrisia” con le sue condoglianze.
Una delle frasi di Bosso che in queste risuonano di più, insieme alla sua musica immortale, è questa: «La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare. La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme».
Per fortuna che non si riferiva a Twitter.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 15th, 2020 Riccardo Fucile
IN LOMBARDIA SIAMO PASSATI DAL “MI SPIACE, STAI MORENDO MA NON PUOI FARE IL TAMPONE” A “DEVI FARE IL TAMPONE PAGANDOTELO” E FACENDO L’ENNESIMO FAVORE AI PRIVATI
“I numeri bisogna saperli leggere con attenzione. Il dato importante è l’indice di contagio, e noi su quello siamo tra le migliori regioni”. La battuta, degna del Crozza più in forma, l’ha pronunciata ieri il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana, ma era una citazione di una frase già pronunciata dal prode Giulio Gallera giorni fa, perchè i due hanno molti difetti ma di una cosa tocca dargli atto: nel dire boiate hanno una coesione che ha del commovente.
Ora, per chi non lo sapesse l’indice di contagio è il rapporto tra la popolazione e i contagi accertati. La Lombardia ha 10 milioni di abitanti. Secondo InTwig, società bergamasca che ha integrato il numero dei decessi nelle provincie di Bergamo, Brescia, Cremona e Milano con i dati Istat e con i livelli di contagio da Covid19, i contagiati nella regione non sono stati 80mila come da dati ufficiali, ma oltre il milione. Più di UN MILIONE.
È facile, fingendo di dimenticare quanti lombardi hanno invocato il tampone mentre erano mezzi morti, bullarsi di quanto poco (ufficialmente) si sia diffuso il virus rispetto alla popolazione. Ma sorvoliamo.
Passiamo al livello successivo, perchè un’altra cosa che non possiamo negare è che quando si tratta di peggiorare le cose, la Regione Lombardia riesce sempre a farlo con un certo talento.
Dopo le polemiche sulla questione “privato” e le tante strutture private al centro di polemiche, sospetti, indagini. Dopo la famosa delibera di Gallera con cui inviava i malati Covid nelle rsa, cosa fa Gallera?
Offre finalmente a questi poveri cristi di lombardi la possibilità di sapere se sono malati o se sono stati malati (con i margini d’errore conosciuti), ma affidando il compito di monitorare la situazione ai privati.
Quindi, i cittadini lombardi si auto-monitoreranno, ma a loro spese. Sarà la prima indagine epidemiologica auto-condotta dai cittadini della storia. Altro che esperimento di Vo’. Crisanti pensa di essere figo, un pioniere. È qui in Lombardia che si sta svolgendo l’esperimento del secolo.
Finiremo noi lombardi, su Nature, come i cittadini più coglioni del pianeta. Qui c’è l’epidemia fai da te. Beppe Sala farà i test ai conducenti Atm e già ha annunciato che per processarli chiederà aiuto alla Francia. Massimo Galli farà un’indagine epidemiologica per conoscere la diffusione del virus in Lombardia e ha detto che i tamponi li comprerà con le donazioni dei privati. Noi cittadini adesso pagheremo la possibilità di sapere se siamo o siamo stati malati o no. E se non hai i soldi, amen. Rimarrai con quel brivido dell’incertezza che ha il suo fascino. Le parole di Gallera:
“Il test sul singolo cittadino in forma autonoma non è utile e genera false aspettative e per questo abbiamo previsto che sia possibile effettuarlo all’interno di una determinata comunità (aziende, enti…), ma chi lo propone deve occuparsi di tutto: acquisire i test sierologici, trovare il laboratorio che li processi, spiegare al cittadino che il test è volontario, reperire i tamponi a cui sottoporre la persona qualora questa dovesse risultare positiva al test. L’esecuzione del tampone non dovrà gravare sulle priorità della sanità pubblica. Le ATS possono procedere all’integrazione dei contratti con gli erogatori individuando quale soglia minima di produzione l’attuale capacità produttiva e prevedendo che l’incremento di produzione di ogni singolo erogatore sia destinato per l’80% ai percorsi di sanità pubblica e per il restante 20% in favore di altri soggetti senza oneri per il SSR.”.
Quindi: l’assessore al welfare Gallera ritiene i test sierologici inutili e dice ai cittadini “pagateveli”, va bene. Un bel favore ai privati, e va bene anche questo.
Ma i tamponi cosa c’entrano? Perchè i cittadini dovrebbero pagare i tamponi? E a chi vengono fatti i tamponi? A chiunque? E qui viene il bello.
Andando per esempio sul sito dell’istituto ospedaliero POLIAMBULANZA di Brescia che effettuerà i test (ospedale no profit convenzionato con il servizio sanitario regionale, con “ancoraggio cattolico” come da descrizione nel sito), si trova scritto: “Sono disponibili test sierologici su prenotazione. Se il test rileva le igg specifiche nel sangue, dà esito positivo e il paziente è tenuto, suo carico, all’esecuzione del tampone”. Il test costa 35 euro, il tampone 70.
“Il cittadino è tenuto a suo carico”? Che cosa significa che è tenuto? In Lombardia siamo passati dal “mi spiace, stai morendo ma non puoi fare il tampone” a “devi fare il tampone pagandotelo?”.
Telefono al centro prenotazioni di Poliambulanza. “Buongiorno vorrei prenotare il test sierologico”. “Sì, c’è posto il 26 giugno al sant’Anna”. “Ok. Mi può spiegare questo passaggio sul vostro sito che dice che se sono positiva al test sono tenuta a fare il tampone a 70 euro?”. “Se risulta positiva noi facciamo una comunicazione all’Ats e poi viene richiamata per fare il tampone che costa 70 euro”. “Cioè sono obbligata?”. “Questo non glielo so dire”. “C’è scritto che “sono tenuta a fare il tampone” sul vostro sito”. “Non lo so”.
Questa è la situazione. In pratica ora ti paghi il test privatamente, test a cui però Gallera non crede e che definisce “inutile”, però l’inutile positività scoperta pagando viene segnalata a Ats che a quel punto un po’ al test evidentemente ci crede e stabilisce che va fatto il tampone. Tampone che paghi 70 euro, in una struttura privata.
Sempre che Ats non ti offra altre opzioni. Insomma, l’ennesimo caos. Una cosa però è certa. Se i primo posto libero per il test era il 26 giugno, la storia degli inutili test si avvia a diventare un utilissimo affare per i privati.
Resta da capire la questione tamponi a pagamento e il coinvolgimento di Ats, ma siamo certi che il buon Gallera avrà una spiegazione confusa anche su questo. Del resto, in Lombardia l’incidenza assessori al Welfare/arguzia è vicina allo zero. Meglio del Covid.
(da TPI)
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