Maggio 12th, 2020 Riccardo Fucile
GOVERNATORI PRAGMATICI: “SERVONO SOLDI PER LA SANITA'”… DIRE NO VUOL DIRE FAR PERDERE 6 MILIARDI ALLA LOMBARDIA E 3 AL VENETO, VAI POI A SPIEGARLO AI CITTADINI
Mes sì, Mes no? Non passa giorno senza che Matteo Salvini affermi che la “linea comune della Lega” sia attestata sul no, nella convinzione che prendere un prestito dal Salva Stati significhi comunque esporre il paese a delle condizionalità sui conti, malgrado i chiarimenti dell’Eurogruppo venerdì scorso.
Eppure nel partito si continua a discutere, stando a quanto raccontano fonti autorevoli del Carroccio ad Huffpost.
I dubbi sull’assenza di condizionalità o meno intorno alla nuova linea di credito aperta nel Mes per la pandemia si sono fatti strada anche nella granitica posizione della Lega
Si capisce quanto sia complicato ora cambiare la posizione contraria al Mes in una a favore: non è all’orizzonte.
Eppure nel partito sarebbero due le linee che si confrontano.
C’è quella anti-europeista di Bagnai e Borghi, fatta propria da Salvini e ferma sul no. C’è quella più pragmatica dei governatori leghisti del nord, quella che si misura in maniera più diretta con la necessità di avere risorse fresche da spendere per la sanità .
I soldi del Mes porterebbero al Veneto 3 miliardi di euro, alla Lombardia anche il doppio, secondo stime che circolano nella Lega.
È un dibattito che non viene fuori allo scoperto. Anche perchè è naturalmente condizionato dal fatto che la Lega ora è all’opposizione di un governo diviso proprio sul Mes: qualunque tentennamento sul no al Salva Stati offrirebbe una stampella ad un esecutivo debole e soffrirebbe della concorrenza a destra da parte di Fratelli d’Italia, che non si discosta dal no al Mes.
Il margine insomma è stretto. Ma ciò non toglie che nella Lega si discuta.
La pandemia ha cambiato il quadro soprattutto al nord, dove la Lega è in prima linea sull’emergenza, con i suoi amministratori più vicini alle necessità pratiche che alle diatribe ideologiche.
Qualche giorno fa, il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha provato a dirlo a Skytg24: “Senza condizioni, nessuno si può lamentare se vengono date delle risorse”. Dichiarazione non perfettamente in linea con la posizione ufficiale della Lega. Fontana non ne ha più riparlato.
Il suo collega veneto Luca Zaia si mantiene lontano dalle polemiche. “Questa è una partita del governo”, dice quando glielo chiedono nelle sue conferenze stampa quotidiane in Regione. Ma non si espone sul ‘no secco’
Ma la questione del Mes è molto di più per la Lega. Va oltre il confronto tra la parte ideologica e quella più pragmatica e pone il partito ancora una volta di fronte alla scelta tra la lotta e l’ambizione di governo, la protesta anti-europeista che porta voti e la necessità di accreditarsi come forza politica in grado di governare — un domani — uno dei paesi fondatori dell’Ue, tra i più grandi dell’Unione.
È possibile che nemmeno stavolta sul Mes prevalga la parte meno impulsiva della Lega.
La stessa leadership di Salvini ne soffrirebbe, perchè vincerebbe la linea dei governatori, anche di Zaia che, stando ai sondaggi, farebbe meglio del leader nazionale in questo periodo di emergenza covid, Zaia che non a caso è sempre attento a bloccare qualunque speculazione che lo metta in competizione con il segretario.
Ma è evidente che la pandemia ha aperto qualche problema nel Carroccio, partito dal nord diventato forza nazionale con Salvini e con la ricetta sovranista. Ancora una volta un bivio, ancor più complicato dalla concorrenza a destra di Giorgia Meloni e da un pauroso calo nei sondaggi.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 12th, 2020 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE KLAUS REGLING SPIEGA PERCHE’ E’ CONVENIENTE USARE QUESTO FINANZIAMENTO SENZA CONDIZIONI
Klaus Regling, in un’intervista ad Ansa, Dpa, Efe, Anp e Afp spiega perchè bisognerebbe Usare il Mes è vantaggioso, l’Italia può risparmiare fino a 7 miliardi di euro in dieci anni, cosa che non riuscirebbe a fare se andasse da sola sui mercati a finanziarsi per coprire i costi dell’emergenza coronavirus.
Inoltre, è privo di condizionalità , sia ora che in futuro, come ha assicurato anche la Commissione europea.
Il direttore generale del Mes, Klaus Regling, in un’intervista ad Ansa, Dpa, Efe, Anp e Afp spiega perchè bisognerebbe approfittare dei “soldi sicuri” della nuova linea di credito.
“Tutti i Paesi possono ricevere il 2% del proprio Pil” e “ognuno può calcolare i vantaggi. Per la Spagna, che ha un tasso appena sotto l′1%, il risparmio sarebbe di 200 milioni di euro all’anno, che per l’orizzonte di dieci anni (di durata del prestito, ndr), sarebbero 2 miliardi. Se si fa il calcolo per l’Italia, sarebbero 7 miliardi, perchè i tassi d’interesse sono più alti”, spiega Regling.
I fondi Mes “sono in un certo senso anche ‘soldi sicuri’, perchè non scapperemo nella prossima crisi”, a differenza di quanto potrebbero fare altri investitori. Quindi il nuovo strumento ”è affidabile ed economico. Questi sono i vantaggi. Ma ogni Governo deve decidere da solo se vuole fare richiesta oppure no”.
Regling è convinto che chiedere aiuti al Mes non manderebbe un messaggio negativo ai mercati, anzi, ”è il contrario”, perchè i mercati “sanno che si tratta di denaro vantaggioso e il Paese che deve finanziare il proprio deficit ha più vantaggi a chiedere al Mes piuttosto che fare tutto da solo sui mercati, perchè il tasso di interesse è più basso”.
Inoltre, non ci sono condizionalità . “L’unica condizione” è che la linea di credito “sia spesa nel settore sanitario, per costi diretti e indiretti.
“Non c’è niente di più, e nemmeno ci sarà dopo”. Il Mes attiverà l’Early warning system, un sistema di controllo “che guarda solo ai rischi per la restituzione”, come una qualsiasi banca fa con chi chiede un mutuo. Ma “non c’è la giustificazione per ripetere” la condizionalità “ora con questo tipo di crisi”
Per quanto riguarda il monitoraggio, il direttore generale ricorda che “la Commissione ha detto molto chiaramente in una lettera firmata dal commissario Gentiloni che non ci sarà un monitoraggio speciale”, ma “farà quello che fa sempre con tutti, si chiama sorveglianza ed è nel Trattato. Non ha niente a che fare con la crisi di oggi.”
Sul tipo di spese che potranno essere coperte, Regling chiarisce che non sono solo quelle “per costruire un nuovo ospedale”, ma anche “per gli ospedali esistenti” e per “medici, infermieri che già ci sono”.
Inoltre, come costi indiretti valgono anche alcuni “costi di contenimento, necessari per tenere i costi sanitari bassi”. La nuova linea dedicata alla pandemia vale 240 miliardi di euro, ma l’aspettativa, spiega, è che ne venga utilizzato un terzo, cioè circa 80 miliardi.
(da agenzie)
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Maggio 12th, 2020 Riccardo Fucile
LEI AI PM: “SONO SERENA MALGRADO LE MINACCE”… IL PROFILO FB E’ DIVENTATO INACCESSIBILE AGLI ESTRANEI… MA SONO DECINE DI MIGLIAIA I POST DI SOSTEGNO A SILVIA
“Serena nonostante le minacce”. Silvia Romano è stata sentita come persona offesa per circa un’ora e mezza dal pm di Milano Alberto Nobili, responsabile dell’antiterrorismo, nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla procura sull’odio social che ha travolto la ragazza dopo la sua liberazione.
Nobili coordina l’indagine che è stata affidata al Ros, e che al momento vede la raccolta e l’analisi di tutti i messaggi minatori: ci sarebbero i commenti sui social, lettere/volantini, e anche un post di Vittorio Sgarbi che ha scritto di Silvia “va arrestata per concorso esterno in associazione terroristica”. Del post, tra l’altro, ha parlato, da quanto si è saputo, la stessa 24enne nell’audizione di oggi pomeriggio.
Inquirenti e investigatori hanno sentito anche la madre. L’ipotesi, contro ignoti, è di minacce aggravate.
Il profilo Facebook della giovane volontaria milanese liberata in Somalia dopo un anno e mezzo di prigionia, e rapita in Kenya nel novembre 2018, da oggi non è più visibile: il profilo è diventato privato e non accessibile a chi non è suo amico.
Non manca chi ha fatto recapitare mazzi di fiori a casa di Silvia, mentre sui social sta montando sempre più l’indignazione dei cittadini verso chi la insulta e sono decine di migliaia le persone che le esprimono solidarietà e sostegno.
(da agenzie)
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Maggio 12th, 2020 Riccardo Fucile
“”IL PREZZO RESTERA’ A 50 CENTESIMI PIU’ IVA, GLI SPECULATORI SE NE FACCIANO UNA RAGIONE”… CHIARITA LA POLEMICA CON FEDERFARMA RESTA DA CHIEDERSI: PERCHE’ LE REGIONI NON DISTRIBUISCONO LE MASCHERINE ALLE FARMACIE?
“Lavoriamo nell’esclusivo interesse dei cittadini al fine di tutelare al meglio la loro salute. Qualche volta faccio degli errori, per i quali mi aspetto critiche e se serve reprimende”, ma “solo dai cittadini”.
Così il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri è tornato sulle polemiche per l’assenza delle mascherine a prezzo calmierato. “Abbiamo distribuito 208 milioni di mascherine da inizio emergenza, è una quantità sufficiente. Le Regioni hanno 55 milioni nei loro magazzini”, ha aggiunto nella conferenza stampa della protezione civile.
“Il prezzo delle mascherine chirurgiche fissato a 50 centesimi più Iva è e resterà quello”. E ancora: “Gli speculatori e categorie simili dovranno farsene una ragione – ha sottolineato Arcuri – la giungla che abbiamo lambito, la speculazione che abbiamo osservato non c’è più e non tornerà “.
Ieri l’accusa di Federfarma che annunciava l’esaurimento delle scorte di alcuni dispositivi di protezione essenziali, quali mascherine, guanti e alcol.
E oggi la replica di Arcuri critico con la distribuzione nelle farmacie: “Non è il commissario a dover rifornire le farmacie nè i loro distributori, il commissario non si è mai impegnato a farlo. Il commissario non deve rifornire gli associati della Confcommercio, della Conad, della Coop e della Federdistribuzione. Si è impegnato in entrambi i casi a integrare ove possibile le forniture che queste categorie si riescono a procurare attraverso le loro reti di approvvigionamento”.
Il commissario per l’emergenza ha aggiunto: “Nei prossimi giorni stipuleremo un accordo con i tabaccai, che hanno ben 50 milioni di punti vendita in italia, per la vendita di mascherine anche lì”.
“Noi stiamo facendo la nostra parte – ha aggiunto Arcuri – e lo facciamo mettendoci la faccia. Dunque benvenute le critiche” dei cittadini, “ma solo da loro”. Su questo tema “la doppia morale è inaccettabile”.
In serata Federfarma prende atto che Arcuri non ha accusato le farmacie per la mancanza di mascherine a 0,50 euro e la polemica termina. A questo punto sono le Regioni che devono spiegare perche’ hanno 55 milioni di mascherine e non le distribuiscono.
(da agenzie)
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Maggio 12th, 2020 Riccardo Fucile
“E’ UNA PRATICA IN USO DAL 2014: TRASFORMANO IL RILASCIO IN UN CREDITO PER INCASSARE QUALCOS’ALTRO”
Silvia Romano sequestrata con l’ausilio indiretto del Millà® Ä°stihbarat TeÅŸkilà¢t (i servizi segreti turchi) e poi rilasciata su loro espressa richiesta come moneta di scambio per ottenere dal governo italiano favori in altri scenari come quello libico?
Sembra fantascienza ma probabilmente non lo è, soprattutto se mettiamo in ordine una serie di fatti suffragati anche da inchieste della magistratura, rapporti di Ong ed ingiunzioni di tribunali.
Ma occorre fare un passo indietro.
Il 19 dicembre 2016 l’ambasciatore russo in Turchia Andrej Karlov veniva abbattuto da una serie di colpi di pistola sparatigli a distanza ravvicinata da Mevlà¼t Mert AltıntaÅŸ ufficiale di polizia turco.
Nell’inchiesta sull’omicidio del diplomatico russo trapelava che Mevlà¼t Mert AltıntaÅŸ si era radicalizzato dopo aver letto un libro intitolato “Tà¼m Yà¶nleriyle Suriye Devrimi” (La rivoluzione siriana in tutti gli aspetti) scritto da Abdulkadir Åžen, figura radicale e di spicco di al-Qaeda.
Abdulkadir Åžen aveva precedentemente incontrato Mevlà¼t Mert AltıntaÅŸ ad Istanbul, giusto due mesi prima dell’omicidio come racconta anche il quotidiano turco Cumhuriyet.
Questo fatto che sembra sprovvisto di legame con quanto accaduto alla nostra connazionale in realtà è estremamente importante.
Nel fascicolo d’accusa del caso dell’omicidio dell’ambasciatore russo Andrei Karlov il governo turco, non solo decideva di non procedere contro Åžen, agente coperto dell’intelligence turca (MÄ°T) in Siria e poi in Somalia attraverso Ong turche, ma aggiungeva nel fascicolo una nota estremamente importante, un tentativo di smentire un’accusa molto pesante.
L’accusa era che l’intelligence turca aveva consegnato centinaia di migliaia di dollari all’organizzazione terroristica Al Shabaab in Somalia attraverso l’intermediazione di un ex detenuto.
Nella nota, la secca smentita governativa arrivava da un’investigazione condotta dal Financial Crimes Investigation Board turco (MASAK), un organismo tutt’altro che indipendente dato che operava sotto gli auspici del Ministero delle Finanze e del Tesoro turco, guidata dal genero di ErdoÄŸan, Berat Albayrak.
Berat è membro di una potente famiglia, Albayrak che in Somalia faceva affari d’oro anche con Al Shabaab.
Nel 2018 Berat intenta una causa per diffamazione contro la giornalista Pelin àœnker (membro dell’International Consortium of Investigative Journalists) ed il quotidiano Cumhuriyet dopo che quest’ultimo nel novembre 2017 aveva pubblicato dettagli su come politici e gruppi industriali, tra i quali Albayrak, avevano nascosto denaro offshore, presumibilmente dunque anche in Somalia dove Albayrak operava.
Ma questo lo vedremo tra poco.
L’atto d’accusa intanto, presentato il 23 novembre 2018 alla corte di Ankara, è già in sè un documento da far accapponare la pelle dei servizi segreti italiani, costretti a chiedere l’aiuto turco perchè incapaci di localizzare e liberare Silvia Romano: nell’accusa si parla di Åžen e del suo trasferimento di 600.000 dollari ad Al Shabaab a settembre e dicembre 2012.
Per inciso, Åžen oggi, dato che la giustizia turca ha deciso di non procedere contro di lui, è libero e continua a lavorare per Ong turche in Siria.
Ma ritorniamo ad Albayrak. Nell’agosto del 2019 il giornalista turco Abdullah Bozkurt pubblicava un articolo in cui parlava dei legami oscuri tra ambasciata turca in Somalia ed il gruppo imprenditoriale Albayrak.
Il Gruppo Albayrak, implicato in diverse inchieste per corruzione in Turchia e all’estero, conduceva i suoi progetti in Somalia “sotto l’egida dell’ambasciata turca”.
Il Gruppo Albayrak, di proprietà della famiglia Albayrak, è noto per i suoi stretti legami con il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) di ErdoÄŸan (abbiamo visto che membri della famiglia erano anche nel MASAK che insabbiò l’inchiesta sui finanziamenti in Somalia ad Al Shabaab).
Il gruppo controlla il quotidiano Yeni Safak, un giornale islamo-conservatore, due reti televisive nazionali, oltre a Kanal 7 e àœlke TV.
Il gruppo Albayrak è stato il più fedele sostenitore della politica neo-ottomana di ErdoÄŸan da quando il suo partito è salito al potere nel novembre 2002 ed è diventato una colonna portante della sua nuova struttura mediatica. Inoltre membri della famiglia Albayrak avevano frequentato insieme a ErdoÄŸan negli anni Settanta l’Ä°stanbul Ä°mam-Hatip, una scuola pubblica religiosa.
In Somalia dunque il Gruppo Albayrak ha edificato molto: immobili dal 2011, poi ha rilevato il porto di Mogadiscio nel 2014 e attraverso questo porto, come segnalato da un rapporto sulla corruzione in Somalia redatto dal GAN Integrity (basato a New York York), ha fatto proliferare affari loschi, corruzione e tangenti che sono serviti, racconta il giornalista, come fonte di finanziamento per i ribelli armati come Al Shabaab.
Qualche anno dopo il capo dell’autorità fiscale del porto di Mogadiscio, Ahmed Ali Samow, e altri nove alti funzionari sono stati poi arrestati per aver dirottato i dazi riscossi del porto nel 2018 su altre attività . Quali? Va detto a scanso di equivoci che la Turchia è un alleato chiave e un importante donatore del governo somalo negli sforzi per ricostruire il paese dopo oltre due decenni di conflitti e carestie.
Erdogan è diventato il primo leader non africano a visitare la Somalia in quasi 20 anni, quando vi si è recato nel 2011. Nel 2017, la Turchia ha aperto una base militare a Mogadiscio per addestrare i soldati somali e le esportazioni turche verso il continente africano hanno raggiunto i 121 miliardi di dollari nel 2019. Ma dove vanno tutti questi soldi?
Dopo dunque la pubblicazione di quest’articolo svelante i legami tra intelligence turca ed Al Shabaab (ufficialmente sono in guerra dato che Shabaab continua a colpire obbiettivi turchi in Somalia come ricorda l’ICT, International Institute for Counter-Terrorism), si muove addirittura l’ex ambasciatore turco in Somalia Cemalettin Kani Torun (fedelissimo di ErdoÄŸan) e la sua denuncia spinge il tribunale turco a bloccare l’accesso al post sull’account Twitter del giornalista e sui siti web somali che condividevano l’articolo.
Ma cosa temeva esattamente l’entourage di ErdoÄŸan?
L’articolo bloccato dal tribunale rivelava non solo gli interessi politici e commerciali del presidente ErdoÄŸan in Somalia dal 2011 e le sue attività — per usare un eufemismo — ambigue nel paese, ma anche un altro fatto: la nomina dello stesso Torun che fece censurare l’articolo. Torun, medico ed islamista convinto, ambasciatore non in carriera a Mogadiscio nel 2011. Torun che, secondo la ricostruzione di Bozurt, ha incanalato milioni di dollari verso i soci d’affari di ErdoÄŸan ed aveva incontrato segretamente i leader terroristici di Al Shabaab vendendo loro armi fin dal 2014.
Per i suoi servizi Torun è stato largamente ricompensato da ErdoÄŸan, che lo ha nominato consigliere capo nel 2014 e poi deputato in parlamento un anno dopo.
Veniamo dunque a Silvia Romano.
Sequestrata da Al Shabaab in Somalia e liberata proprio dall’intelligenza turca, con le informazioni che ora abbiamo in possesso non si tratta forse di uno strano ed inquietante cortocircuito?
Noi di TPI lo abbiamo chiesto direttamente a Bozkurt che pubblicò quell’articolo poi censurato e che ancora oggi, fuori di Turchia, protegge le sue fonti: “Ho l’impressione — basata su quello che ho visto in diversi casi di rapimento del 2014 in Siria — che il MIT potrebbe essere indirettamente coinvolto nel rapimento e che abbia ottenuto il rilascio trasformando quest’ultimo in una sorta di campagna di marketing a proprio favore ottenendo tra l’altro crediti per incassare qualcos’altro dagli italiani, in altri scenari, forse quello libico. Non bisogna dimenticare che la Turchia ha il più grande complesso di ambasciate mai realizzato a Mogadiscio, gestisce una base militare, controlla sia l’aeroporto che i porti”.
Dichiarazioni certo da prendere con le pinze ma occorre considerare anche questo dato semplice che rafforza l’ipotesi di Bozkurt: il giornalista turco Can Dà¼ndar è stato condannato all’ergastolo ed è dovuto scappare in Germania per sfuggire alla giustizia turca per aver pubblicato un articolo in cui mostrava come i servizi segreti turchi (il Millà® Ä°stihbarat TeÅŸkilà¢t) facevano passare armi di nascosto ai jihadisti dello stato islamico (Daesh) in Siria attraverso un confine turco-siriano fin troppo “poroso” all’epoca.
Ora sapendo dunque che questi stessi servizi segreti turchi, più volte accusati di spalleggiare e foraggiare gruppi armati radicali in chiave ora anti-Assad, ora anti-curda, sono implicati nella liberazione di Silvia da un noto gruppo armato jihadista (che per inciso ha lo stesso vessillo dello stato islamico) allora qualche domanda è lecito porsela.
Insomma servizi segreti italiani che fanno accordi sottobanco con la Turchia per ottenere la liberazione di Silvia Romano ed il ruolo del Millà® Ä°stihbarat TeÅŸkilà¢t che resta più che ambiguo: finanzia direttamente o indirettamente gruppi jihadisti gravitanti attorno all’orbita turca, gruppi che spianano poi il campo all’influenza neo-ottomana, ad accordi commerciali ed affari d’oro, alla formazione paramilitare di soldati contro il nemico jihadista salvo poi parlamentare con loro per ottenere la liberazione.
Il cerchio così si chiude. Una liberazione che verrà probabilmente usata come moneta di scambio geopolitica e che costerà in termini politici molto di più di un esoso riscatto all’Italia.
(da TPI)
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Maggio 12th, 2020 Riccardo Fucile
L’ACCUSA DELLE MINORANZE E IL VERBALE DELLA SEDUTA: “PER CONTROLLARE CHE NESSUNO DELLA MAGGIORANZA SGARRASSE OGNUNO DOVEVA APPORRE SULLA SCHEDA DELLE CROCI DI RICONOSCIMENTO”
“Il voto sulla mozione di sfiducia all’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, è stato falsato”. Dopo la denuncia a TPI della consigliera Carmela Rozza (Pd), siamo in grado di mostrare il verbale della turbolenta seduta consigliare di quel 4 maggio, segnata dalle proteste dei consiglieri di minoranza per la presunta violazione del principio di segretezza del voto
Il sospetto è che la maggioranza — temendo che al suo interno ci fossero franchi tiratori pronti a sfiduciare Gallera per la cattiva gestione dell’emergenza Coronavirus -abbia impartito l’ordine di votare a ciascuno attraverso un “segno diverso”.
Nel verbale della seduta si legge durante le operazioni di scrutinio al tavolo dei segretari si avvicinano alcuni consiglieri. Tra questi il consigliere dem Pietro Bussolati, che “dichiara ad alta voce che la diversa modalità di segnatura del voto contrario rende le schede riconoscibili vanificando la segretezza del voto”.
“La maggioranza si è controllata”, accusa la consigliera Rozza. “Ognuno doveva votare con una croce verticale, con una croce orizzontale, con una grande, con una piccola, segno che anche nella maggioranza del consiglio regionale non sono assolutamente convinti di quanto è stato fatto dalla Regione Lombardia in questi due mesi, perchè altrimenti non dovevano aver paura. Invece era palese la paura. E hanno controllato i loro consiglieri”.
(da TPI)
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Maggio 12th, 2020 Riccardo Fucile
AVEVA INVITATO I MAGISTRATI A INDAGARLA PER CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE TERRORISTICA, ORA RISPONDERA’ DI QUANTO DETTO
I pm di Milano hanno aperto un’indagine sugli insulti e sulle minacce a Silvia Romano e tra i nomi degli indagati spunta anche quello di Vittorio Sgarbi, che ha scritto sui social network che la ragazza andrebbe ‘arrestata’ per “concorso esterno in associazione terroristica”.
Una affermazione che adesso dovrà provare da indagato.
Delle parole del critico d’arte avrebbe parlato, come persona offesa, anche la stessa 24enne nell’audizione davanti al capo del pool antiterrorismo e agli investigatori del Ros dei carabinieri.
Sgarbi ha arbitrariamente accostato una conversione religiosa alla complicità con i terroristi: “se Silvia Romano si è convertita all’Islam, va arrestata per concorso esterno in associazione terroristica” l’originale tesi del critico d’arte.
Ora avrà modo di presentare le prove ai magistrati.
(da Globalist)
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Maggio 12th, 2020 Riccardo Fucile
CONDANNATA DUE VOLTE PER DIFFAMAZIONE AGGRAVATA, SU DI LEI E’ STATO ANCHE APERTO UN PROCEDIMENTO DELL’ORDINE DEI MEDICI… UN OTTIMO ACQUISTO PER I SOVRANISTI
La scrittrice e blogger italiana Silvana De Mari, che è anche chirurgo in Piemonte, è note per le sue posizioni a favore delle ‘cure’ per omosessuali, ha definito l’omosessualità contronatura e si è detta contraria all’uguaglianza tra i sessi e ha giustificato in modo plateale il ricorso a mezzi anche violenti in difesa della famiglia e della fede.
Con un curriculum così, De Mari non poteva che essere in pole position per insultare pesantemente Silvia Romano: in un video diffuso ieri, De Mari ha definito la 24enne una ‘sciacquina in vacanza in Africa’ e ha continuato dicendo che bisogna creare una legge che vieti il pagamento di riscatto, così che queste ‘sciacquine’ ci pensino due volte prima di recarsi nel Terzo Mondo.
Nel gennaio 2017, sulla base di numerose segnalazioni, è stato aperto da parte dell’Ordine dei Medici un provvedimento disciplinare ancora pendente per via delle sue posizioni ritenute sostanzialmente non scientifiche
Il 19 marzo 2017 ha partecipato a un convegno organizzato a Verona dal gruppo religioso di estrema destra Christus Rex con un intervento in cui ha espresso posizioni contrarie all’uguaglianza tra i sessi e ha giustificato in modo plateale il ricorso a mezzi anche violenti in difesa della famiglia e della fede.
Nel corso del 2017 ha definito le associazioni LGBT “criminali contro l’umanità ” e in seguito a questa e ad altre affermazioni ritenute offensive nei confronti degli omosessuali, il Coordinamento Torino Pride, il Consiglio Regionale del Piemonte e il Comune di Torino hanno promosso un’azione giudiziaria. Condannata per diffamazione aggravata il 14 dicembre 2018, Silvana De Mari ha pagato una multa di 1500€ e versato 5000€ come risarcimento
Il Circolo Mario Mieli ha presentato anch’esso una seconda querela presso il tribunale di Torino per diffamazione continuata ed aggravata dopo gli insulti rivolti ai suoi membri da parte di Silvana De Mari
Il 28 giugno 2019, Silvana De Mari è stata condannata una seconda volta per diffamazione aggravata. Ha versato 5000€ per danni morali ai soci del Circolo Mario Mieli, oltre al pagamento di una multa di 1000€.
(da Globalist)
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Maggio 12th, 2020 Riccardo Fucile
LA MACCHINA DEL FANGO SULLA RAGAZZA SI ARRICCHISCE DI ALTRO PUTRIDUME… I SOVRA-ONANISTI FANNO GIRARE IL VIDEO DI UNA RAGAZZA VALDOSTANA SPACCIANDOLA PER SILVIA
Il veleno dei leoni da tastiera è in grado di mistificare anche le realtà più palesi.
Negli ultimi giorni abbiamo assistito e letto attacchi vergognosi nei confronti di Silvia Romano che ha come unica colpa quella di esser stata rapita.
E lo è stata mentre era in Kenya per aiutare i più deboli ‘a casa loro’, come da motto sovranista che piace tanto a questi parvenu del dibattito social.
Nelle ultime ore, però, il fango gettato sulla ragazza si arricchisce di altro putridume, come il presunto video di Silvia Romano nuda per le strade di Bologna nel 2017.
Lo diciamo subito: non è solo una bufala, ma è uno schifo. Sui social, infatti, sta circolando un video che nel 2017 fece molto scalpore: una giovane che circolava completamente nuda, con una borsa a tracollo, per le strade di Bologna per fare quello che poi definì un esperimento sociale.
In tantissimi, forse accecati dall’odio, stanno dicendo che quella ragazza fosse Silvia Romano. Ovviamente non è così.
Ci viene in aiuto il portale bufale.net che ricorda come quella stessa ragazza del video — che non è Silvia Romano nuda — fosse stata intervistata proprio nel 2017 da La Stampa.
Si tratta di una 27enne valdostana che ora, vivendo nel 2020, ha 30 anni. La cooperante italiana rapita in Kenya e liberata sabato scorso, invece, ha ora 25 anni ed è milanese.
Inoltre, e non pubblicheremo nè il video nè le foto private della giovane perchè la situazione sta superando i limiti del voyeurismo, i tatuaggi che ha la valdostana sono ben diversi da quello sulla spalla di Silvia Romano.
Ora tocca alla magistratura identificare i soliti delinquenti sovranisti che hanno messo in circolazione la bufala sessista, indicando nomi e cognomi dei responsabili.
(da “Giornalettismo”)
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