Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile
LA DDIA INDAGA SUI RAPPORTI CON IL REFERENTE LOCALE, ESPONENTE DELLA FAMIGLIA FALCO CHE HA ORGANIZZATO IL COMIZIO DI PAPPALARDO A BARI
Falco appartiene a una famiglia molto conosciuta e considerata nel quartiere San Paolo, ma anche
ben nota alla Dda, la Direzione distrettuale antimafia, perchè il fratello Angelo – ex campione di karate – era in una banda che assaltava portavalori e ha seminato il terrore in mezza Puglia
Sulla manifestazione dei Gilet arancioni del generale Pappalardo tenutasi a Bari, la Digos del capoluogo pugliese sta predisponendo un dossier per la Procura.
Ma non si tratta solo di verificare se siano state violate le norme sul divieto di assembramento e di obbligo di mascherina. Gli investigatori sono al lavoro per capire i motivi della passione per l’ex generale dei carabinieri di alcuni mafiosi locali.
Sull’edizione di Bari della Repubblica di oggi. in un articolo a firma Chiara Spagnolo, si legge, infatti:
L’attività investigativa sulla manifestazione dei Gilet, però, è soltanto il tassello di un mosaico che la polizia sta componendo già da un paio di mesi, quando sui social network hanno cominciato a comparire i primi gruppi catalizzatori del dissenso sociale. A Bari ne sono stati contati e monitorati diversi. In primis “Futuro Italia” di Roberto Falco, che ha preparato il terreno della protesta arancione con video su Facebook e dirette anche con Pappalardo. Falco appartiene a una famiglia molto conosciuta e considerata nel quartiere San Paolo, ma anche ben nota alla Dda, la Direzione distrettuale antimafia, perchè il fratello Angelo – ex campione di karate – era in una banda che assaltava portavalori e ha seminato il terrore in mezza Puglia. Nel 2014 fu arrestato insieme col nipote Michele e Pierpaolo Perez (ucciso a Bitetto il 26 giugno 2018 e del cui omicidio si è autoaccusato il pentito Pietro Losurdo) perchè ritenuti responsabili di un assalto a colpi di kalashnikov sull’autostrada, all’altezza di Cerignola, che fruttò 2 milioni di euro.
Nel video, postato sul profilo Facebook di Roberto Falco, in diretta dalla manifestazione davanti al teatro Piccinni, in piazza Prefettura, e a poche decine di metri dal Comune di Bari, i “seguaci” di Pappalardo parlano “a nome di sessanta milioni di italiani”. Ma quello che preoccupa non sono le farneticazioni di esagitati alle quali Pappalardo in tour ci ha abituati, quanto la possibilità che la malavita locale, stando anche a quanto segnalato da una informativa dell’Aisi al Copasir, aizzi e indirizzi la rabbia di persone che la crisi ha messo ko: da chi ha perso il lavoro, a chi ha difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena.
Intanto, informa sempre Repubblica, “I filmati della giornata sono adesso al vaglio dei poliziotti, che stanno verificando anche se l’ex generale dei carabinieri abbia violato le regole per gli spostamenti tra regioni.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile
DAVID FABBRI E’ GIA’ STATO PROTAGONISTA DI VARI FATTI DI CRONACA: SPOGLIARETTISTA, FORCONE, BALLERINO, CROCI E IMMAGINI DI PUTIN
Alla manifestazione dei gilet arancioni di Pappalardo a piazza del Popolo c’è anche David Fabbri, autonominatosi diacono esorcista, che fa parte di quella schiera di sinceri democratici con un passato (e spesso un presente) da neofascisti.
Infatti è stato condannato a Rimini per apologia del fascismo a sei mesi di reclusione, pena sospesa, e una multa di 4.625 euro. A gennaio 2019 aveva tappezzato il centro storico di Rimini di volantini con l’immagine di Benito Mussolini e la scritta “Per un mondo più pulito torna in vita zio Benito”.
52 anni, fondatore di numerosi “movimenti” politici (roba tipo Forza Popolare e “Lavoro e rispetto”) per qualche tempo ha detto in giro di essere pronipote di Benito Mussolini (Alessandra Mussolini — raccontava lui — sarebbe una sua cugina molto alla lontana).
Ma Fabbri, sedicente diacono ed esorcista nonchè Cavaliere della milizia dell’Arcangelo Michele, non si è sempre occupato di esorcismi.
Prima di scoprire la fede — ed andare a prendersi i fischi a Vergato tentando di esorcizzare una statua “eretica” oggetto delle attenzioni del Senatore Pillon — colui che oggi si fa chiamare “Padre David” è stato anche spogliarellista di successo (negli anni Novanta) e nel 2011 partecipò all’ottava edizione dell’Isola dei Famosi nella categoria non famosi con la qualifica di “ballerino” venendo eliminato subito
Prima, ma non era ancora “Padre”, era stato protagonista di un lancio di banane verso l’allora ministra Kyenge colpevole a suo dire di essersi battuta solo per gli stranieri. Un gesto rivendicato in prima persona, salvo smentirsi qualche anno dopo alle Iene quando disse che a lanciare il frutto dell’amor furono i servizi segreti.
Sempre in quegli anni Fabbri cercò di mettersi alla testa del movimento dei Forconi, quei rivoluzionari che bloccarono l’Italia in una specie di anticipazione dei Gilet Gialli francesi.
Infine, dopo la condanna per apologia di Fascismo, Fabbri ricomparve in Piazza del Popolo in occasione della prima grande manifestazione di Salvini a Roma l’8 dicembre 2018.
Era la nascita del suo nuovo personaggio intonacato, con crocefissi e immagini di Putin. Ultimamente, oltre a bruciare foto di George Soros ) e a combattere contro il Gender, ha trovato un altro nemico: Bill Gates.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile
A MAGGIO ERA STATO DISPOSTO IL SUO RICOVERO COATTIVO ALL’OSPEDALE DI CANICATTI’
A piazza del Popolo oggi a Roma per la manifestazione dei gilet arancioni c’è anche Dario Musso,
attivista politico, fratello dell’avvocato Lillo Musso candidato perdente alla carica di sindaco, che il 2 maggio scorso a Ravanusa in provincia di Agrigento, è stato sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio perchè, secondo la famiglia, si trovava in strada con un megafono e negava l’esistenza della pandemia da Coronavirus SARS-COV-2.
Musso è stato coattivamente ricoverato presso l’Ospedale di Canicattì dove è stato sedato e immobilizzato in un letto di contenzione. «Per i primi tre giorni è stato negato ai familiari, non solo di visitarlo, ma di parlargli al telefono adducendo che il reparto non era dotato di telefono cordless. Il quarto giorno, il fratello, l’avvocato, ha potuto parlargli al telefono per pochi minuti», dice la famiglia.
Alla presenza dei medici, il cui intervento era stato chiesto dalle forze dell’ordine, Musso è stato gettato a terra, bloccato mettendogli le gambe sulla schiena, sedato e sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio che poi è stato convalidato dal sindaco Carmelo D’Angelo.
Sul prestampato della proposta di Tso i medici hanno scritto che l’uomo presentava “scompenso psichico e agitazione psicomotoria”.
Il Garante nazionale delle persone private della libertà , ha chiesto una relazione d’informazione al sindaco e alle autorità sanitarie, relativamente alle modalità di attuazione e al successivo sviluppo di tale trattamento.
(da NextQuotidiano”)
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Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile
COMICHE SOVRANISTE: “PORRO PRIMA MI HA INVITATO PER UNA INTERVISTA POI HA PREFERITO SALVINI”
Con la consueta lucidità che gli è propria e che è precipua del suo carattere così razionale e attendibile, oggi l’ex generale che vede gli alieni Antonio Pappalardo ha raccontato oggi un interessante retroscena su Nicola Porro e Quarta Repubblica: il giornalista lo ha contattato per un’intervista ma poi ha fatto saltare il colloquio perchè ha preferito mandare in onda un’intervista con Matteo Salvini.
Prima Pappalardo si è esibito in una lunga citazione sul Piave dove non passa lo straniero dopo aver affermato che l’Italia è stata venduta “agli stranieri”. Poi è andato all’attacco delle mascherine, che secondo lui fanno male, aggiungendo che si impegnerà per non farle mettere ai bambini e che lui si rifiuta di metterle perchè sono pericolose per il respiro. Ha anche aggiunto che con le mascherine non si può guardare una donna e dire se è bella.
La protesta si è aperta con gli insulti a diversi leader politici e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. I manifestanti hanno poi chiesto le dimissioni del premier Giuseppe Conte. La maggior parte delle persone in piazza si trova a distanza ravvicinata e non indossa mascherine.
Pappalardo ci ha poi tenuto a rispondere a Vasco Rossi, che lo ha criticato: “Una volta Massimo Ranieri mi ha telefonato per complimentarsi perchè dice che sono un grande musicista. Invece Vasco Rossi mi ha attaccato. Canta, Vasco Rossi, che è meglio”, ha risposto. E ha detto che non ha intenzione di muoversi dalla piazza finchè non diventa strapiena, anche se il sistema audio dell’evento sembra ogni volta lì lì per abbandonarlo.
Pappalardo ha poi continuato: “Siamo stati costretti a vivere nelle nostre abitazioni come reclusi mentre mascalzoni vendono il nostro paese alle potenze straniere. Mussolini durante la marcia su Roma non l’ha fermato nessuno, ma a noi ci vogliono fermare, hanno fermato i nostri pullman per non farci manifestare”. E ancora: “Noi siamo qui per votare un provvedimento che prevede tre punti. Il primo è la fine del governo Conte. Il secondo punto è l’approvazione di una legge elettorale per andare immediatamente al voto. Terzo punto: stampa della nostra moneta nazionale”, dice, e qui arriva l’ovazione delle centinaia in piazza che cominciano a urlare “Lira-Lira!”. Naturalmente le tre proposte di Pappalardo vengono approvate all’unanimità per alzata di mano.
Poi fa sapere che lui non parla con Canale 5: “Prima mi vogliono intervistare e poi se ne vanno, adesso non ci parlo più”. E aggiunge che lui non è un massone: “Una volta mi hanno tentato, ma io ho risposto che io amo una donna per volta e per ora sono innamorato dell’Arma dei Carabinieri. Con me mangiate male!”.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile
IN PARTE SONO GLI STESSI DEL FLASHMOB SOVRANISTA… ANCHE IN QUESTO CASO NIENTE DISTANZIAMENTO E MASCHERINE E LA POLIZIA STA A GUARDARE
A qualche ora di distanza dalla affollata manifestazione del centrodestra, piazza del Popolo a Roma
è stata invasa dai gilet arancioni, il movimento guidato dal generale dei carabinieri a riposo Antonio Pappalardo che chiede, tra le altre cose, la fine del governo Conte e il “ritorno alla lira italica”.
Alcune centinaia di persone (che hanno rimpito a stento la metà della piazza) si sono radunate al grido “libertà ” per dare vita alla prima vera manifestazione di protesta dei gilet arancioni dopo quella organizzata a Milano sabato scorso.
Anche oggi sono saltate le regole di distanziamento: quasi nessuno dei partecipanti al presidio ha indossato la mascherina e osservato le misure di sicurezza. Tra lo sventolio di bandiere tricolori il sottofondo della manifestazione è stato un tappeto sonoro di insulti, rivolti anche contro il Capo dello Stato Sergio Mattarella, inviti a dimettersi al premier Giuseppe Conte e parole di scherno contro la stampa: “Siete venduti, siete dei bastardi”.
Poco prima delle 15 è arrivato Pappalardo, con cravatta arancione, acclamato dai manifestanti e accompagnato dall’Inno d’Italia, in uno scenario di completo squallore.
“Il popolo è sovrano e sopra il popolo c’è solo Dio” è la sintesi dell’ex generale, che ha attaccato Matteo Salvini per avergli “rubato” un’intervista.
“Siamo venuti in piazza per votare, come fa un popolo democratico”, ha detto. “Siamo stati costretti a vivere nelle nostre abitazioni come reclusi mentre mascalzoni vendono il nostro Paese alle potenze straniere. Mussolini durante la marcia su Roma non l’ha fermato nessuno, ma a noi ci vogliono fermare, hanno fermato i nostri pullman per non farci manifestare”, ha aggiunto.
E ha criticato l’uso delle mascherine con una battuta sessista: “Non posso guardare in faccia una donna senza sapere se è bella o brutta”.
Moltiplicando le assurdità : “Chi mette la mascherina lo prendo a schiaffi. Ormai lo dicono anche i virologi che questo coronavirus è una boiata. Me li curo da solo i polmoni, già ci sono dei ricoveri per l’uso eccessivo delle mascherine”.
Un delirio completo.
(da agenzie)
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Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile
LA VIOLAZIONE DELLE NORME ANTI-COVID VALGONO SOLO PER I COMUNI CITTADINI? PERCHE’ GLI ORGANIZZATORI DEL FLASHMOB SOVRANISTA NON SONO STATI DENUNCIATI?
1) Chi ha firmato la richiesta di autorizzazione al corteo di Roma di stamane? Fuori i nomi.
2) Chi lo ha fatto ha anche sottoscritto la personale responsabilità penale e civile di rispettare l’ordinanza in vigore su distanziamento e obbligo di mascherina. Perchè non sono state fatte rispettare?
3) Per un caso analogo a Milano sono stati denunciati, previa identificazione video, non solo i partecipanti che hanno violato le norme in vigore, ma anche l’organizzatore del flashmob, ovvero l’ex generale Pappalardo. Perchè in questo caso non si è provveduto alla denuncia? Forse che Meloni, Salvini e Tajani godono di particolare privilegio?
4) Perchè gli organizzatori non hanno attivato un servizio d’ordine interno al fine di evitare assembramenti, ammonendo al rispetto delle regole che hanno sottoscritto con la richiesta di autorizzazione?
5) Perchè gli organizzatori non hanno imposto fin dall’inizio di attenersi a distanziamento e uso mascherina come condicio sine qua non all’effettuazione del corteo? In caso contrario annullando il flashmob?
6) Perchè mentre la Meloni aveva invitato la gente a restare a casa, si è permesso che Salvini continuasse a invitare la gente a scendere in piazza nei giorni precedenti?
7) Perchè si è permesso a noti estremisti di partecipare al corteo da parte degli organizzatori mentre in casi analoghi è lo stesso servizio d’ordine interno ad allontanarli?
8 ) Perchè le forze di polizia si sono dovute trovare in una situazione a rischio quando sarebbe bastato dare disposizione di filtrare i partecipanti al numero stabilito?
9) Perchè non è stato dato l’ordine di scioglimento in quanto la manifestazione aveva assunto un aspetto ben diverso da un “flashmob simbolico” come da autorizzazione?
10) Quante persone sono state identificate per contestargli la multa che è stata comminata a tanti comuni cittadini nel corso di questi mesi? Perchè in casi analoghi vi sono state denunce per “epidemia colposa” e oggi no?
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Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile
TUTTI ACCALCATI CON MASCHERINE AL VENTO A LAMENTARSI DOPO CHE IL GOVERNO HA STANZIATO 55 MILIARDI PER MANTENERE ANCHE SOGGETTI DEL GENERE… PERCHE’ PAPPALARDO E’ STATO DENUNCIATO E SALVINI, MELONI E TAJANI NO?
“Se questa è una manifestazione simbolica io sono un Santo”, afferma sconsolato un sostenitore di
Forza Italia che si chiama Angelo e fa l’imprenditore ed è venuto fin qui da Nettuno.
Ecco, Angelo è fra i pochi moderati e prima di imboccare Largo dei Lombardi e tornare sconsolato a casa ammette: “Questo non è il mio centrodestra”.
Da pochi minuti sono passate le 11 e 30, il flashmob del 2 giugno, festa della Repubblica, si è trasformato in una curva di uno stadio: tutti assembrati, tutti senza mascherina, e tutti infervorati contro il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Sintesi della mattinata: “Elezioni, elezioni, elezioni” e “Conte, Conte, vaffa….”. Altro insomma che manifestazione pacifica di 200/300 persone rispettando le regole e le disposizioni sanitarie. Altro che lo spirito costituente e l’unità morale per il bene della Nazione richiesto dall’inquilino del Quirinale.
Che il corteo del destracentro sarebbe sfuggito di mano ad Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini lo si comprende alle 9 del mattino a piazza del Popolo a circa un’ora dal fischio di inizio. C’è già il pienone.
“Dobbiamo mandarli a casa, a questi incapaci”. Ma l’appello di Mattarella? “Non so nemmeno cosa ha detto”, si vanta un leghista di Tor Pignattara che in passato ha avuto simpatie per Forza Nuova.
Ernesto Picozzi, operaio del settore edile di origine casertana, è lì dalle sette del mattino: “Questa manifestazione è uno sfogo per gli italiani. Non si può andare avanti con Conte, Di Maio e Mattarella. Sono un leghista e dico a voce alta: se ne devono andare a casa”.
Le forze dell’ordine sono preoccupate. “Dai primi attimi non sembra un flashmob”, è il refrain che rimbalza da un poliziotto all’altro. Non a caso pochi metri più in là c’è Ignazio La Russa, altissimo dirigente di Fratelli d’Italia, che sussurra: “Non era quello che avevamo pensato. Ce n’è di più di quella che pensavamo”.
Angelo Rinaldi, europarlamentare di via Bellerio, euroscettico per definizione, camicia celeste, pantalone beige e sneakers da barca, pascola e sparge pessimismo sui Recovery Fund: “Ma voi siete sicuri di tutto quello che ha detto Ursula Von der Layen”.
Claudio Durigon, salviniano laziale, scalda le truppe: “Chi sono i più svegli dei nostri per tenere il Tricolore che mostreremo su via del Corso?”
La rabbia prevale su tutto. Sentite cosa dice Carmelo cinquantenne di Tor Bella Monaca, tifosissimo della Meloni, che non lavora da 12 anni: “Mattarella è uno zombie. Conte è un incapace. Se ne devono anna’ “. Amen.
Gli fa eco l’amico Virgilio: “Conte, Conte, vaffa….”. Iniziano a materializzarsi i leader del destracentro. Il primo è Antonio Tajani. L’ex presidente dell’Europarlamento indossa la mascherina, cerca di rispettare il distanziamento sociale, si muove con passo felpato.
Ecco le prime parole del numero due degli azzurri: “Questa piazza è un messaggio positivo. Ora serve lavorare per utilizzare tutti gli strumenti che ci vengono offerti dalla Ue”. Gli replica a pochi metri La Russa che si mostra dubbioso sugli strumenti messi in campo dalla commissione Ue: “Noi utilizzeremo tutti gli strumenti a patto che non danneggino il Paese”. Ma tant’è.
Il fischio di inizio è imminente. E proprio mentre Durigon sta per dare il là al corteo, ecco spuntare dal Pincio Azione libera italia, frangia di Forza Nuova. Alla tolda di comando Daniele Cipressi, megafono in mano e ghigno infuriato: “Governo Conte, dimissioni. Conte, Conte, Conte, dimissioni”.
La presenza della sigla di estrema destra non era prevista. Le forze dell’ordine corrono ai ripari si avvicinano a Cipressi e company chiedendo cortesemente di allontanarsi. Ma il leader dei ribelli di destra non ci sta: “Questa è una dittatura filorossa. Noi siamo qui pacificamente. Non lo potete fare”. Dettaglio finale: uno degli scagnozzi di Cipressi minaccia i giornalisti con le telecamere colpevoli di fare le domande.
Nel frattempo il corteo di Fi, FdI e Lega con in testa Meloni, Salvini e Tajani parte da piazza del Popolo. Tutto è pronto per lo srotolamento del maxi-Tricolore lungo 500 metri. Il Capitano leghista è il più ricercato e viene preso d’assalto per una selfie.
Si crea un assembramento che viola ogni regola di sicurezza. Tra troupe, militanti che si vogliono immortalare con il leader di via Bellerio le distanze sono praticamente azzerate. Poche le mascherine. Cambia la natura del corteo che metro dopo metro si infiamma, insulta, pretende le elezioni subito: pare insomma di trovarsi nella curva di uno stadio.
Per non essere da meno Salvini tutto tronfio – se fosse stato per lui avrebbe manifestato al Circo Massimo già oggi – si abbassa la mascherina: “Siamo qui soprattutto a nome degli italiani dimenticati”.
Si alternano cori contro il presidente del Consiglio “Conte, Conte, vaffa….” a “elezioni, elezioni” all’Inno di Mameli. A un certo punto un manifestante viene allontanato dalle forze dell’ordine che urla la sua intenzione di fare il saluto romano.
Si scorgono tante mascherine nere ma calate sotto il mento. E’ una folla più di destra che moderata. I parlamentari azzurri sono imbarazzati e stanno a debita distanza dal corteo.
Tajani si difende: “Nessun intento divisivo, vogliamo fare proposte concrete per dimostrare ai tanti italiani in difficoltà che non sono soli. Questo è lo spirito con cui noi di Forza Italia vogliamo dare una testimonianza qui”. Ma lo spirito maggioritario non è certo quello del vicepresidente degli azzurro.
La folla non vuol sentire la parola unità e urla a squarciagola: “Conte, Conte, vaffa…”. Il vaffa che è stato un must della narrazione grillina diventa il manifesto di questa corteo. Francesca che non vuole rivelare il cognome è fra le più infervorate: “E’ un governo di quattro imbecilli. C’hanno sequestrato per tre mesi. Se l’avesse fatto Salvini avrebbero detto che è un fascista”.
Un ex missino intona il coro contro l’avvocato del popolo: “Conte, Conte, vaffa…”. Il clima è questo. E nella mischia c’è anche chi, come Adriano, falegname del Serpentone, nel pomeriggio è pronto a manifestare con i gillet arancioni: “E’ un Paese totalitario. Dove sta il Capo dello Stato? Io stamane sto con Salvini e Meloni, e nel pomeriggio andrò dal generale Pappalardo”.
In questo clima di fuoco si giunge all’altezza di via Antonio Canova. I tre leader dichiarano alle telecamere, i sostenitori della destra sovranista sono sempre più infervorati e c’è un imbarazzo generale che attanaglia diversi dirigenti di Fratelli d’Italia: “Giorgia aveva invitato i cittadini a restare a casa e a seguire via social”.
Non le hanno dato ascolto. Per non parlare della facce dei dirigenti di Silvio Berlusconi. Sono tanti gli azzurri che si rifugiano nei vicoli e assistono basiti alla bolgia. “Noi l’avevamo detto che sarebbe stato opportuno evitare”. Ma ormai il dado è tratto. L’assembramento sul Tricolore è riuscito. Il flashmob è degenerato in una ressa in barba all’unità del Paese e al protocollo sanitario. E per completare la giornata Salvini si dedica agli amati selfie. Si forma la fila. E la lunga attesa porta un manifestante a urlare: “E basta con questi selfie, non servono a niente…. Vieni a parlare con il popolo: non ho più una lira…”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile
PRIMA AL CIMITERO, POI L’INCONTRO CON I SINDACI DEL LODIGIANO
“Qui nella casa comunale di Codogno oggi – come poche ore fa a Roma all’Altare della Patria – è presente l’Italia della solidarietà , della civiltà , del coraggio. In una continuità ideale in cui celebriamo ciò che tiene unito il nostro Paese: la sua forza morale. Da qui vogliamo ripartire. Con la più grande speranza per il futuro”.
Un gesto fortemente simbolico, nel giorno della Festa della Repubblica, per segnare in modo ancor più netto cosa è accaduto in questi mesi che hanno sconvolto l’Italia e il mondo.
Oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella arriva a Codogno, nel cuore della Bassa Lodigiana e nel cuore dell’epidemia del coronavirus, qui dove nella notte tra il 20 e il 21 febbraio venne individuato il cosiddetto ‘paziente zero’.
“La celebrazione del 2 giugno – l’anniversario della nascita della nostra Repubblica – ha luogo quest’anno qui, a Codogno e, idealmente, nei tanti altri luoghi in cui il dolore ha colpito il nostro popolo e dove conto di recarmi in altre prossime occasioni. In questi luoghi si ritrova oggi la Repubblica”.
Sergio Mattarella varca la soglia del municipio della prima città zona rossa d’Italia e sottolinea con la sua visita istituzionale e con le sue parole come proprio in un luogo simbolo della lotta al coronavirus sia importante ricordare la nascita della Repubblica. Il Capo dello Stato ha rivolto il suo messaggio indossando la mascherina.
“Da Codogno, dove è iniziato il nostro percorso di sofferenza, vogliamo ribadire i valori della Costituzione, ricordando nuovamente i tanti nostri concittadini morti per il coronavirus e rinnovando grande solidarietà ai loro familiari e alle loro comunità “.
Il presidente della Repubblica arriva a Codogno in tarda mattinata, dopo aver deposto una corona di fiori all’altare della patria a Roma. Ovviamente, per le norme anticontagio, sarà una visita senza bagni di folla – il centro storico sarà chiuso al traffico -, ma con momenti pubblici molto significativi. Sarà prima al cimitero di Codogno, per rendere omaggio alle vittime davanti alla stele posta dall’amministrazione comunale. Poi incontrerà i sindaci dei Comuni del Lodigiano
(da agenzie)
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Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile
ALCUNE MIGLIAIA DI MANIFESTANTI, LA MELONI PREOCCUPATA, FORZA ITALIA SI SFILA, INSULTI A CONTE, C’E’ ANCHE FORZA NUOVA… LA RUSSA: “LA SITUAZIONE E’ SFUGGITA DI MANO”… VIOLATA LA LEGGE, LA POLIZIA DOVEVA DISPERDERLI, ORA DENUNCI GLI ORGANIZZATORI
Un assembramento che viola ogni regola di sicurezza. Che abbatte qualsiasi soglia di rischio. Che
gioca d’azzardo con la sorte. Distanze azzerate. Alla fine, sono migliaia. Leader (Matteo Salvini in testa) senza mascherine. Le frange più estreme della destra che si presentano puntuali in piazza. Pochi metri più in là rispetto ai promotori del centrodestra (Giorgia Meloni e l’azzurro Antonio Tajani, col leghista).
Centinaia di militanti rispondono alla chiamata via social dell’ex ministro dell’Interno. La Polizia non può che osservare sgomenta. Poi si muove, riceve forse degli ordini dalla questura perchè la scorta dello stesso Salvini chiama preoccupatissima la centrale. C’è la ressa di sempre, avvertono
Eccola la piazza del 2 giugno. “L’Italia non si arrende”. La manifestazione che rompe L’Unità nazionale sotto un Tricolore che da Piazza del Popolo si snoda per trecento metri per via del Corso.
Ma a tenere banco prima dei leader è il drappello tutto muscoli e tatuaggi di “Azione libera italia” frangia di Forza nuova. C’è Danilo Cipressi che urla rabbia dal megafono. Contro Conte, contro le regole “che hanno limitato la libertà ” e contro i giornalisti e la polizia “che ha creato l’assembramento”. Uno dei suoi scagnozzi minaccia i giornalisti con telecamere a non insistere con le domande.
Poi arriva Salvini, abbassa la mascherina e straparla come sempre circondato da centinaia di militanti con telefonini, giornalisti e telecamere. “Se la sinistra era in piazza il 25 aprile, perchè noi no? Vedete bandiere di partito? Solo Tricolori”. Poi inizia una vera e propria sfilata lungo via del Corso. Dovevano essere “solo trecento tra amministratori locali e parlamentari”. C’è un fiume di gente.
La più preoccupata è Giorgia Meloni, che alla vigilia aveva invitato i cittadini “a restare a casa e seguire via social”. Non le hanno dato ascolto. Hanno accolto l’invito di Salvini a esserci. Meloni non toglie mai la mascherina. Si guarda intorno preoccupata. Non era quel che avevano pensato. È una roulette russa.
Parte un coro “Conte, Conte vaffanc…”. Dai capi subito un cenno di stop. Viene subito convertito in “Libertà , libertà ” e “Elezioni subito”.
La capogruppo di Fi Annamaria Bernini e la senatrice braccio destro di Berlusconi Licia Ronzulli riparano in un vicolo, osservano sgomente la bolgia. Lasciano scorrere il corteo lontano su via del Corso. Lasciano il solo Tajani in mezzo alla folla.
Cambia la natura del corteo che metro dopo metro si infiamma, insulta, pretende le elezioni subito: sembra di trovarsi nella curva di uno stadio. Perfino la Meloni osserva attonita, Tajani si muove con passo felpato alla ricerca di spazio. “Non era quello che avevamo pensato”, sussurra La Russa.
Parte l’inno nazionale. “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”. E stavolta suona assai sinistro.
(da agenzie)
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