Giugno 8th, 2020 Riccardo Fucile
LA NOSTRA RISPOSTA
Il video in cui Nicola Porro difende Casapound sta diventando virale sui social network. Il giornalista, che è vicedirettore de Il Giornale, ha realizzato — nella giornata del 6 giugno — un video di circa 15 minuti in cui commenta le varie notizie del giorno.
Tra questa, ovviamente, c’è anche quella del sequestro dell’immobile di via Napoleone III a Roma, occupato da Casapound.
Nicola Porro afferma che, vista la sua formazione liberale, occorre lasciare libertà di espressione a soggetti politici come quelli che compongono il movimento della tartaruga: «Li difenderò finchè crepo» — è la frase su cui si sta concentrando l’attenzione di diversi utenti dei social network e di diversi commentatori politici.
«Per loro difendere CasaPound significa essere fascisti e non essere liberali come sono io — ha detto Porro -, e io difenderò CasaPound finchè crepo perchè penso abbiano il diritto di dire tutto quello che vogliono, non mi sembrano un movimento violento, io sono stato là dentro».
Nicola Porro, infine, ha anche ricordato che in passato ha avuto modo di illustrare le sue idee proprio “nel covo” di Casapound, idee diverse rispetto a quelle della ‘destra sociale’ (Porro, invece, dichiara di avere idee di destra liberale), ma accolte — stando a quanto riportato dal giornalista — tranquillamente nella dinamica di un confronto civile.
Vorremmo chiedere a Porro:
1) Se è per la libertà di espressione come mai non ha difeso anche le occupazioni da parte di centri sociali di sinistra? Noi (che non siamo liberisti) abbiamo sempre sostenuto, a differenza sua, che i centri di aggregazione sociale, purchè non commettano reati, hanno diritto di esistere (possibilmente pagando un affitto).
2) Da “liberale” ritiene giusto che il proprietario della struttura debba ricevere un danno di 4,5 milioni di euro per una occupazione abusiva della sua proprietà ?
3) Da “liberale” ritiene giusto che centinaia di migliaia di euro di mancato pagamento delle utenze debbano gravare sugli altri cittadini?
4) Da “liberale” e giornalista perchè non ha mai fatto una campagna di stampa perchè a tutti i centri sociali che hanno occupato proprietà pubbliche o private siano concesse strutture alternative in modo che possano continuare la loro attività nella legalità , restituendo ai proprietari le sedi occupate?
5) Da “liberale” non confonda la destra sociale con Casapound: la destra sociale dovrebbe occupare immobili per permettere a senzatetto italiani e stranieri di avere un alloggio decoroso, non per sistemare e allocare i propri dirigenti e amici. Questa prassi, unita a quella di diventare un’azienda della ristorazione, è molto più “da sistema liberista” che sociale, caro Porro.
Ps
Chi ti pone queste domande ha gestito per oltre 10 anni ( quelli del terrorismo per capirci) un centro culturale di destra pagando regolarmente l’affitto grazie al contributo dei militanti, senza pietire sedi pubbliche, senza lamentarsi delle istituzioni e delle molotov contro la sede.
E non ho mai chiesto la chiusura di quelli di sinistra, forse perchè, pur non essendo liberista, sono più “liberale” di te.
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Giugno 8th, 2020 Riccardo Fucile
“IMPEGNATE RISORSE PUBBLICHE IN MANIERA ILLEGITTIMA”… TRASMESSI GLI ATTI ALLA PROCURA E ALLA CORTE DEI CONTI
Il Tar della Lombardia ha annullato l’accordo tra il Policlinico San Matteo di Pavia e la Diasorin sui test sierologici.
È stato, dunque, accolto il ricorso dell’azienda concorrente TechnoGenetics, rappresentata dallo studio legale Abiosi. Il Tar ha anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Corte dei Conti poichè, si legge nella sentenza, “la Fondazione San Matteo ha impegnato risorse pubbliche, materiali ed immateriali, con modalità illegittime, sottraendole, in parte qua, alla loro destinazione indisponibile”.
Il Tar della Lombardia, con sentenza depositata stamattina, ha annullato gli atti amministrativi formati dalla Fondazione San Matteo di Pavia ed il conseguente contratto stipulato con la Diasorin, multinazionale con sede a Saluggia (Vercelli), per la sperimentazione dei test sierologici.
I giudici amministrativi, accogliendo il ricorso dell’azienda concorrente di Lodi, la Technogenetics, rappresentata dallo studio legale Abiosi, hanno rilevato l’alterazione della concorrenza poichè, si legge nella sentenza, “mediante l’accordo, il Policlinico ha consentito ad un particolare operatore economico, scelto senza il rispetto di alcuna procedura ad evidenza pubblica, ancorchè non tipizzata, di conseguire un nuovo prodotto, che rimane nell’esclusiva disponibilità e commerciabilità dell’operatore stesso”.
Il Tar ha anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Corte dei Conti poichè “la Fondazione San Matteo ha impegnato risorse pubbliche, materiali ed immateriali, con modalità illegittime, sottraendole, in parte qua, alla loro destinazione indisponibile”.
I test sierologici, ossia quelli che rilevano la presenza di anticorpi dopo un’infezione da Covid, sono iniziati in Lombardia il 23 aprile. Il San Matteo di Pavia, in particolare, ha effettuato la validazione testando i sieri della Diasorin per vedere se erano affidabili.
E tra l’ospedale e la multinazionale è stato siglato un contratto proprio su questa validazione, un accordo che prevede che la società versi una royalty dell′1% per tutti i test venduti nel mondo (Lombardia esclusa), soldi che, poi, il San Matteo avrebbe usato per la ricerca. Contratto annullato oggi dai giudici che lo hanno dichiarato “inefficace”.
Allo stesso tempo, TechnoGenetics ha presentato anche un esposto in Procura (è stata aperta un’inchiesta a Milano) contro l’affidamento diretto da parte della Regione alla Diasorin della sperimentazione dei test. Nella denuncia, in particolare, si contesta la legittimità dell’accordo esclusivo del 26 marzo tra Regione, Diasorin e ospedale sul progetto sviluppato dalla stessa società piemontese.
(da agenzie)
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Giugno 8th, 2020 Riccardo Fucile
“LA SCUOLA SECONDO QUESTO GOVERNO”: PER IL LEGHISTA TUTELARE LA SALUTE DEI BAMBINI EQUIVALE A UN CAMPO DI STERMINIO… LO SCONCIO PARAGONE DI CHI VUOLE INFETTARE IL PROSSIMO IN NOME DELLA BALLE NEGAZIONISTE (FINO A CHE NON TOCCA A LORO)
La scritta dell’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau trasformata da “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi) a “La scuola educa alla libertà “.
E poi un’altra frase in tedesco, “Schule macht Frei” accompagnata dalla traduzione in italiano “La scuola Libera”.
E’ l’immagine pubblicata ieri da Claudio Ticci, un consigliere comunale della Lega di Borgo San Lorenzo, comune nel Fiorentino, in un post su Facebook per esprimere il dissenso sulle misure che il governo potrebbe adottare per il ritorno dei ragazzi in aula a settembre, dopo i mesi di emergenza coronavirus.
“La scuola secondo questo Governo… Pd+ 5stelle+ Leu+ Italia Viva # andatevene a casa, # vergognatevi. Il plexiglass ce lo avete al posto dei neuroni o nelle vostre poltrone”, il messaggio con cui il consigliere leghista ha accompagnato la foto. Un post che ha subito scatenato non poche polemiche
“La foto si commenta da sola. Si può essere critici verso un partito, un’idea, una legge, ma usare queste immagini, in particolare se chi la usa è un consigliere comunale, è inaccettabile. Io spero che tutti i consiglieri e tutte le forze politiche locali vogliano condannare questo episodio grave. Gravissimo”, ha detto il sindaco di Borgo Paolo Omoboni che ha aggiunto: “Purtroppo quotidianamente in Italia e nel mondo abbiamo a che fare con episodi di intolleranza… Mi auguro che lo tolga e che chieda scusa”.
Ma alcune ore dopo aver pubblicato il post, il consigliere comunale l’ha ripostato spiegando perchè ha associato un’immagine così forte alla scuola. “Ammetto che sia una immagine molto forte – ha commentato – ma il messaggio era per evidenziare un problema reale”.
Sul caso è intervenuto anche il deputato dem, Emanuele Fiano: “Questo è un consigliere comunale della Lega a Borgo San Lorenzo, provincia di Firenze. Paragona la scuola secondo questo governo, al campo di Sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove furono gasate e poi bruciate circa 1,2 milioni di persone per la sola colpa di essere nati. Ebrei, Sinti, Rom, omosessuali, Testimoni di Geova, disabili, oppositori dei regimi, prigionieri di guerra… Come può una mente sana paragonare questo alla scuola? Come può un Partito permettersi di farsi rappresentare da costui?”.
“E’ in corso una banalizzazione della storia, anche la più tragica, che ci farà male, e tanto – ha aggiunto Fiano – Non abbiamo educato abbastanza, non abbiamo spiegato abbastanza, non abbiamo studiato abbastanza. Abbiamo una generazione davanti non sempre o non tutta consapevole che il male esiste e può sempre tornare”.
(da agenzie)
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Giugno 8th, 2020 Riccardo Fucile
“FONTANA HA RINGRAZIATO ARMANI PER LA DONAZIONE DI UN MILIONE DI CAMICI MA DEL GENTILE OMAGGIO DI DAMA NON SA NULLA, NE’ COME GOVERNATORE, NE’ COME MARITO, NE’ COME COGNATO”
Marco Travaglio sul Fatto di oggi torna sulla storia dei camici della Regione Lombardia e della ditta della moglie e del cognato, notando che secondo la stessa ricostruzione del presidente della Regione Attilio Fontana si nota che l’acquisto è diventato una donazione il 22 maggio, ovvero due giorni dopo che Report si è presentato a chiederne conto alla Dama e al Pirellone. In tutto ciò il governatore non si è accorto di nulla, come il ben noto Scajola:
Quindi Fontana sa che l’azienda di cognato e moglie può fornire la merce, allora introvabile, e si è offerta di procurarla alla Regione (e meno male, perchè a lui non è venuto in mente di chiederla). Ma non raccomanda al cognato, alla moglie e all’agenzia regionale di fare tutto gratis, per non finire in conflitto d’interessi. Anzi, l’agenzia regionale concorda con gli uomini di suo cognato (che in pieno lockdown in azienda non c’è e chissà dov’è) fatture per mezzo milione. E Fontana non ne sa niente, nè come presidente della Regione nè come marito nè come cognato: Scajola gli fa un baffo.
Non sa neppure che sta nascendo un clamoroso equivoco, perchè la ditta di famiglia della sua signora vuol fare una mega-donazione alla sua Regione e quelli di Aria hanno capito di doverla pagare.
In compenso sa che Armani vuole donare un milione di camici e lo ringrazia in varie conferenze stampa. Ma del gentile omaggio di Dama non dicono nulla nè lui (che sostiene di non averlo saputo, almeno fino a ieri pomeriggio), nè la società dei suoi parenti che, titolare del marchio di moda PauleShark, sarebbe interessata a far conoscere il suo beau gente gratuito.
Chi legge questa favoletta senza senso ne deduce che l’appalto da mezzo milione andava bene a tutti finchè Report non l’ha scoperto.
Poi s’è tramutato in donazione e le fatture in errore da “rettificare” ex post, in una corsa precipitosa a nascondere le tracce che moltiplica i sospetti anzichè dissiparli. Avete mai visto un tizio accusato di rubare che, per dimostrare di non aver rubato, restituisce il maltolto al proprietario? Peggio la toppa del buco.
Ma è solo la prima perchè ieri Fontana, anzichè dimettersi seduta stante come avverrebbe in un paese civile, ha diffidato Rai e Report “dal trasmettere un servizio che non chiarisca in maniera inequivocabile come si sono svolti ifatti e la mia totale estraneità alla vicenda”(cioè che non affidi il servizio direttamentealui). Ha annunciato querela al Fatto per aver pubblicato fatti volutamente artefatti per raccontare una realtà che semplicemente non esiste”: cioè l’affidamento per 513mila euro a Dama siglato dall’agenzia della sua Regione e le note di credito emesse oltre un mese dopo dalla ditta di cognato e moglie per stornare le fatture.
Poi, in serata su Facebook, ha smentito sia se stesso (affermando di sapere tutto ciò che prima negava di sapere), sia suo cognato: nessun errore da “rettificare”, ma un normale “ordine” per forniture”di Dpi, partite il primo aprile e “accompagnate attraverso regolare fattura stante alla base la volontà di donare il materiale alla Lombardia, tanto che prima del pagamento della fattura, è stata emessa nota di credito bloccando di fatto qualunque incasso” (peccato che le note di credito siano arrivate solo il 22 maggio, 36 giorni dopo l’inizio delle consegne, proprio quando Report iniziava a indagare).
Ma forse Fontana voleva soltanto anticipare la sua linea di difesa su questa e altre sue mirabolanti imprese degli ultimi mesi: l’incapacità di intendere e volere.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 8th, 2020 Riccardo Fucile
LA RISPOSTA AMBIGUA DELLA CENTRALE ACQUISTI AL GIORNALISTA: “RIVOLGETEVI ALL’UFFICIO STAMPA DI FONTANA” (E NON PARLA DI DONAZIONE)
Ieri, dopo aver pubblicato su Facebook il suo status in cui spiegava “tutto” sull’appalto dei camici alla ditta del cognato e della moglie, Attilio Fontana ha fatto annunciare a Regione Lombardia una querela a Report e una diffida alla Rai a mandare in onda il servizio di Giorgio Mottola che racconta le tortuose vie della “donazione” della Dama SPA che prima ha emesso fattura e solo dopo l’inizio dell’indagine della trasmissione di Raitre ha emesso la nota di credito che la certificava.
Su Facebook Fontana ha scritto ieri: “Alla Dama SpA il 16 aprile vengono ordinati 7.000 set costituiti da camice + copricapo + calzari al costo a 9 euro (prezzo più basso in assoluto) e 75.000 camici al 6 euro (anche questi i più economici). Le forniture iniziano il giorno dopo e vengono immediatamente distribuite (…). Nell’automatismo della burocrazia, nel rispetto delle norme fiscali e tributarie, l’azienda accompagnava il materiale erogato attraverso regolare fattura stante alla base la volontà di donare il materiale alla Lombardia, tanto che prima del pagamento della fattura, è stata emessa nota di credito bloccando qualunque incasso. Pertanto — conclude Fontana — nessuna accusa può esser fatta a coloro che nel periodo di guerra al Covid-19 hanno agito con responsabilità e senso civico per il bene comune”.
E oggi con il Fatto Sigfrido Ranucci ironizza: “Non vedo proprio perchè non dovremmo andare in onda. In fondo raccontiamo un bel gesto. Senza di noi e senza il Fatto Quotidiano nessuno avrebbe infatti saputo che l’azienda del cognato del presidente della Lombardia ha donato ai suoi cittadini materiale sanitario. Prendiamo atto della discrezione di casa Fontana: il governatore che aveva elogiato pubblicamente Giorgio Armani per aver donato camici alla Sanità lombarda tace sulle buone azioni di casa propria”.
Il servizio di Report andrà comunque in onda: “Siamo sempre andati in onda”, commenta Ranucci, il quale — tra l’altro — ha ricevuto una telefonata dal neodirettore di Rai 3 Franco Di Mare, a cui ha fornito l’ovvia garanzia di aver in mano tutti i documenti in grado di confermare la corretta ricostruzione della vicenda.
A voler essere maliziosi si potrebbe raccontare come Report avesse iniziato ad occuparsi della vicenda pochi giorni prima che l’equivoco di casa Fontana si chiarisse: “Avevamo ricevuto una segnalazione, un operatore aveva già registrato del materiale. E a voler essere ancora più maliziosi — conclude Ranucci — dal momento che Fontana sostiene di essere stato all’oscuro di tutto, possiamo dire che tutto sia avvenuto a sua insaputa, sia in Regione che in casa. Insomma credo debba ringraziarci. Se non ce ne fossimo occupati noi avrebbe continuato a non sapere nulla”.
“Può anche essere che Fontana sia in buonafede, per carità — aggiunge Giorgio Mottola, l’autore del servizio di Report — però c’è un fatto quantomeno curioso: quando abbiamo chiesto conto alla centrale di acquisto della Regione Lombardia notizia di questo appalto, Aria ci ha consigliato di rivolgerci direttamente all’ufficio stampa della presidenza della Regione, il quale effettivamente, in una mail del 4 giugno, tre giorni dopo la nostra citofonata ad Andrea Dini ceo di Dama spa, ci ha fornito le informazioni richieste.
In particolare, alla domanda ‘La società Dama spa e il presidente Fontana hanno informato Aria del potenziale conflitto di interesse prima di procedere all’acquisto della suddetta fornitura? ‘, la risposta è stata: “Se la procedura lo richiedeva, Dama lo avrà comunicato.
Per quanto riguarda il presidente Fontana non ha fatto passi in tal senso non essendo a conoscenza della procedura negoziata in corso’.
Il conflitto di interesse ci pare evidente — conclude Mottola — che ci siano stati dei dubbi sul fatto sulla necessità di comunicarlo è abbastanza singolare”. Senza contare che la domanda di Mottola fa espressamente riferimento a un “acquisto”, la risposta non fa alcun cenno a una donazione.
C’è anche un altro fatto curioso: una cessione gratuita di beni a enti pubblici prevede il regime dell’esenzione (quindi fai fattura, ma non ci applichi sopra l’iva). Se parlano di nota di credito, invece, hanno applicato Iva al 22%.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 8th, 2020 Riccardo Fucile
“ABBIAMO RICEVUTO GLI SR41 DI QUESTA ULTIMA TRANCHE SOLO A FINE MAGGIO, QUA C’E’ GENTE CHE LAVORA ANCHE NEI FESTIVI PER FAR FRONTE ALLE RICHIESTE”
In un’intervista rilasciata oggi a Repubblica, Pasquale Tridico ha parlato degli 830mila italiani che ancora non hanno ricevuto i soldi della Cassa Integrazione sostenendo che entro venerdì gli emolumenti arriveranno a tutti: «Lo scriva: entro venerdì 12 giugno pagheremo tutte le 419 mila domande di cassa integrazione giacenti».
Intanto chiariamoci sui numeri: sul sito dell’Inps calcolate 419 mila e 360 lavoratori che ancora stanno aspettando di essere pagati, mentre la differenza tra i 7,6 milioni di dipendenti pagati sugli 8,4 milioni di beneficiari potenziali fa 800 mila persone che non hanno avuto la Cig. Ve ne siete persi la metà per strada
«È statisticamente scorretto sottrarre dai beneficiari potenziali, che sono mele, gli assegni effettivamente pagati, che sono pere. Non si può fare e lo capisce chi conosce i meccanismi complessi della Cig. Quando un’azienda a inizio del mese inoltra la domanda di Cig viene conteggiata come potenziale richiedente. Ma quella è solo una prenotazione di risorse. Soltanto a fine mese il titolare dell’impresa conosce il numero delle domande effettivamente da presentare, con il numero di ore lavorate».
Sta dicendo che tra domanda potenziale e richieste effettivamente presentate c’è uno scarto così grande? È possibile?
«È possibile. Nelle crisi più gravi in epoca pre-Covid la Cig ha avuto un “tiraggio” tra il 30 e il 60% rispetto alla domanda potenziale. La stessa cosa probabilmente sta accadendo oggi. L’unica cosa che conta è il numero dei modelli SR41 che ci arrivano: sulla base di quei moduli io posso finalmente emettere l’ordine di pagamento, perchè c’è scritto l’Iban del lavoratore e il numero di ore lavorate. Ma l’imprenditore ha tempo fino al 31 agosto per presentare questa domanda. Il numero delle domande potenziali lo diamo noi stessi, per una questione di trasparenza, ma sono le richieste effettive quelle che contano».
Restiamo allora alle domande effettive non liquidate: se anche fosse, le sembra poco un arretrato di quasi 420 mila persone ancora senza assegno?
«A lei sembrano tanti, e capisco che sia un grande problema per i lavoratori, ma noi abbiamo ricevuto gli SR41 corrispondenti nell’ultima settimana di maggio».
Allora ci dica una data. “Io, Pasquale Tridico, mi impegno solennemente…”.
«Mi impegno a pagare l’arretrato in settimana. Entro venerdì 12 giugno. All’Inps ci sono lavoratori straordinari che si stanno facendo in quattro per dare una risposta a tutti. Come quelli della Sanità hanno garantito la protezione dal virus, noi abbiamo garantito la protezione sociale. I nostri hanno lavorato a Pasqua, il 25 aprile, il primo maggio, hanno subito minacce, insulti. Non è giusto, l’Italia deve essere orgogliosa di loro. Anche perchè la Cig, al 90 per cento, è stata pagata».
(da agenzie)
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Giugno 8th, 2020 Riccardo Fucile
CHIUSI 76 MEETUP (IL 13,9%), ADDIO DI 6.000 MILITANTI (RIDOTTI ORA A 109.000)
Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera racconta oggi che c’è un dato in più che deve far riflettere il MoVimento 5 Stelle nella gestione del consenso del partito che fu di Grillo e Casaleggio: un numero come 6000, ovvero gli attivisti persi da gennaio:
In realtà , i contendenti (o il comitato) dovranno anzitutto riannodare le fila dei rapporti con la base. Da fine gennaio ad oggi, in contemporanea con lo scoppio dell’epidemia da coronavirus, il Movimento ha subito una vera e propria emorragia: i meetup hanno perso seimila attivisti (ora sono quasi 109mila) e sono stati chiusi 76 gruppi (il 13,9% del totale). Tuttavia nel Movimento sia a livello dei militanti sia a livello parlamentare continua a prevalere la linea dura: questa settimana si preannuncia di fuoco per i probiviri.
Infatti, a metà mese scade il termine per saldare le restituzioni arretrate: una ventina tra deputati e senatori rischiano una sanzione. Ma oltre al fronte interno, c’è anche quello governativo. Con due trattative (con gli alleati dem) entrambe delicate e importanti. Anzitutto quella sull’utilizzo del Mes, che ieri ha visto un’apertura da parte di Pierpaolo Sileri. Per il viceministro alla Salute, se si tratta di soldi «senza vincoli,vantaggiosi, e anche in tempi rapidi. Allora va bene. L’Italia ha dato tanto all’Europa. Non ci dimentichiamo che l’austerity e i tagli vengono tutti da lì, quindi per ripartire è necessario un cambio di passo».
Parole che hanno agitato le acque interne. Intanto domani, sempre per quanto riguarda l’asse con il Partito democratico, si terrà a Roma il vertice sulle Regionali in Liguria, un passaggio determinante per capire come gli alleati giallorossi abbiano intenzione di muoversi in vista delle elezioni sul territorio: un test che diventa fondamentale soprattutto in vista delle Amministrative 2021, con le principali città italiane al voto. E c’è già chi prova a spostare l’attenzione dalle questioni interne: «In gioco non c’è il destino del Movimento, ma il destino del Paese».
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 8th, 2020 Riccardo Fucile
POI COME SEMPRE IL CONIGLIO CHIEDE SCUSA MA PEGGIORA LA SITUAZIONE
“Gli antifa sono mer…, negli Usa come Italia. Spero che Trump abbia il coraggio di trattarli come meritano, facendo sparare”. Ad Acireale, un grosso centro in provincia di Catania, è bufera sul consigliere comunale e commissario cittadino della Lega Alessandro Coco: in un commento pubblicato su Facebook, l’esponente del Carroccio ha scritto duri insulti contro gli antifascisti, augurandosi una repressione nel sangue delle proteste contro l’uccisione di George Floyd.
Il caso è stato sollevato dalla sezione locale del Partito democratico: “Commentando le proteste che in questi giorni stanno investendo gli Stati Uniti a seguito dell’omicidio di George Perry Floyd, brutalmente assassinato da un agente di polizia – scrivono il segretario Francesco Licciardello e alcuni esponenti della sua segreteria – si lascia andare al suo peggiore repertorio, mostrando la vera natura illiberale del suo pensiero quando auspica che le proteste dei movimenti americani vengano soffocate nel sangue. Sentire un qualsiasi cittadino esprimersi con questo gergo sarebbe inaccettabile, pensare che a tenere toni ed atteggiamenti simili sia un esponente delle istituzioni risulta insopportabile”.
Il Partito democratico chiede dunque all’esponente leghista – eletto due anni fa con una lista civica dopo un passato nel Fronte della Gioventù e nel frattempo transitato sotto le insegne lumbard – di “ritirare quanto scritto, scusarsi con la città e magari, in un sussulto di dignità , rassegnare le dimissioni preservando il prestigio dell’istituzione e della città che rappresenta”.
Poi Coco ha pubblicato, ancora su Facebook, una precisazione: “Chiedo scusa a tutti per le mie parole, assolutamente eccessive e inopportune – ha scritto – ero particolarmente scosso dalle notizie che arrivano dai miei amici e parenti negli Usa”.
Con una postilla che peggiora la situazione: “Mia cugina – si spinge ad affermare il leader leghista – è terrorizzata in casa a Houston, non può uscire per paura di essere stuprata”
(da agenzie)
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Giugno 8th, 2020 Riccardo Fucile
COLPITE NUMEROSE COSCHE DI COSA NOSTRA DI PALERMO CHE GESTIVANO UN GIRO DI AFFARI ILLEGALE MILIONARIO
Associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori aggravato dal favoreggiamento mafioso.
Sono le accuse alle quali devono rispondere gli otto arrestati nell’ambito dell’ambito del blitz dei finanzieri del locale Comando provinciale di Palermo contro la mafia e il business delle scommesse.
Un affare ambito dai boss di Cosa Nostra svelato grazie all’operazione “All In” della Guardia di Finanza del capoluogo siciliano.Il gip ha disposto anche il sequestro preventivo dell’intero capitale sociale e del relativo complesso aziendale di 8 imprese, con sede in Sicilia, Lombardia, Lazio e Campania, cinque delle quali titolari di concessioni governative cui fanno capo i diritti per la gestione delle agenzie scommesse; 9 agenzie scommesse, ubicate a Palermo, a Napoli e in provincia di Salerno, attualmente gestite direttamente dalle aziende riconducibili agli indagati, per un valore complessivo stimato in circa 40 milioni di euro.
L’indagine, coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, ha svelato gli interessi dei clan nel settore dei giochi e delle scommesse sportive ed ha svelato le complicità di alcuni imprenditori che avrebbero riciclato il denaro sporco per conto dei boss.
Personaggi chiave dell’inchiesta sono l’imprenditore Francesco Paolo Maniscalco, in passato condannato per mafia ed esponente della “famiglia” di Palermo Centro, e Salvatore Rubino che per conto dei clan avrebbe riciclato il denaro.
Gli inquirenti hanno ricostruito il modo in cui le cosche si infiltravano nell’economia “legale” controllando imprese, gestite occultamente da loro uomini di fiducia. Come Vincenzo Fiore e Christian Tortora che, partecipando a bandi pubblici, avevano ottenuto le concessioni statali rilasciate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la raccolta di giochi e scommesse sportive.
La rete di agenzie scommesse e di corner gestiti dalle imprese vicine alla mafia si sarebbe espanda grazie ai clan di Porta Nuova e Pagliarelli. Coinvolti nell’affare anche i “mandamenti” della Noce, di Brancaccio, di Santa Maria di Gesù e Belmonte Mezzagno e San Lorenzo, che avrebbero dato l’ok per l’apertura di centri scommesse nei loro territori. Le operazioni economiche sarebbero state pianificate nel corso di summit a cui avrebbero partecipato anche i massimi vertici del mandamento di Pagliarelli: Settimo Mineo e Salvatore Sorrentino, arrestati nei mesi scorsi.
Negli anni, “grazie alla loro abilità imprenditoriale e ai vantaggi derivanti dalla “vicinanza” alla mafia, gli indagati avrebbero acquisito la disponibilità di un numero sempre maggiore di licenze e concessioni per l’esercizio della raccolta delle scommesse, fino alla creazione di un impero economico costituito da imprese, formalmente intestate a prestanome compiacenti come Antonino Maniscalco e Girolamo Di Marzo, che nel tempo sono arrivate a gestire volumi di gioco per circa 100 milioni di euro” dice la Gdf.
(da Fanpage)
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