Luglio 4th, 2020 Riccardo Fucile
GABRIO VACCARIN RAPPRESENTA LA MELONI AL COMUNE DI NIMIS, IN PROVINCIA DI UDINE
È Gabrio Vaccarin, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, il protagonista di una foto che sta
girando in questi giorni in rete e che ritrae il 54enne vestito da nazista accanto alla foto di Adolf Hitler.
L’uomo, classe 1966, è consigliere comunale del partito guidato da Giorgia Meloni a Nimis, centro in provincia di Udine poco distante da Tricesimo, comune di residenza del coordinatore regionale di Fdi, Walter Rizzetto.
Vaccarin sarebbe un fedelissimo del segretario provinciale di FdI Gianni Candotto; la foto in cui indossa la divisa delle SS, corredata dalla bandiera delle SS, un’immagine di Hitler e un cero alla Madonna, è girata di cellulare in cellulare ed è stata poi pubblicata da Il Perbenista, il Trasparente e La Stampa.
Vaccarin nel 2016 si candidò a sindaco di Nimis, ma riuscì a raccogliere solo 110 preferenze, pari a meno del 10 per cento dei voti.
“A ‘rovinare’ lo squallido scenario una borsa del supermercato Panorama ai bordi del tavolo. Oltre a questa immagine ve ne sono altre, sempre in posa con divise naziste e sguardo fiero”, ha scritto Il trasparente.
(da agenzie)
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Luglio 4th, 2020 Riccardo Fucile
VINCE REGOLARMENTE IL CONCORSO DI COMANDANTE DELLA POLIZIA MUNICIPALE MA IL SINDACO NOMINA UN ALTRO AL SUO POSTO, DA QUI LA DENUNCIA
Il sindaco di San Giuseppe Vesuviano Vincenzo Catapano ha ricevuto un avviso di garanzia per abuso d’ufficio da parte della procura di Nola.
Un fatto quasi di ordinaria amministrazione visti i rischi che corrono i primi cittadini ovunque in Italia ma che si va ad intrecciare con la campagna elettorale in Campania e con la richiesta da parte della Lega di liste pulite in appoggio a Caldoro nella sfida con Vincenzo De Luca, che secondo i primi sondaggi appare proibitiva.
Acuito dal fatto che nel frattempo Catapano è diventato coordinatore provinciale del partito. Racconta oggi il Mattino:
L’indagine prende le mosse dalla mancata nomina del comandante della polizia municipale, dopo un bando per mobilità esterna al quale non fu dato seguito. La persona che si aggiudicò la nomina, e che guidava il comando dei vigili di un Comune vicino, di fatto non prese mai possesso della carica.
L’amministrazione comunale, infatti, fece un’altra scelta, spostando il vincitore del bando a un altro incarico. Il comandante non la prese bene. Ne scaturirono esposti e denunce, fu coinvolta anche la Prefettura fino all’indagine della procura di Nola e all’avviso di garanzia di qualche giorno fa.
Quando avvenne l’episodio, Catapano era al primo mandato: un anno dopo circa sarebbe stato rieletto per la seconda volta, decidendo di aderire alla Lega. Nel frattempo la magistratura ha approfondito e ha deciso di inviare l’avviso di garanzia
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 4th, 2020 Riccardo Fucile
HA RITIRATO LA FIRMA DALL’EMENDAMENTO CHE EQUIPARAVA GLI STIPENDI A QUELLI DELLE ALTRE FORZE DELL’ORDINE
Qualche giorno fa abbiamo parlato del curioso caso di Genova, quando una squadra di vigili del
fuoco si è rifiutata di togliere uno striscione perchè non era pericolante e perchè questo tipo di interventi in questo caso non sono di competenza dei pompieri.
Qualche tempo fa abbiamo invece raccontato degli straordinari da pagare a polizia e vigili del fuoco promessi da Matteo Salvini e infine pagati dal governo giallorosso.
Ieri la Lega ha fatto saltare l’equiparazione degli emolumenti a quelli della polizia in commissione Bilancio.
A raccontare nel dettaglio la vicenda è stata la deputata Vittoria Baldino: «Avevamo promesso che il loro stipendio fosse equiparato a quello delle altre forze dell’ordine. Ci sembrava, e ci sembra ancora, che sia dovuto a questo grande Corpo che rende ogni giorno un servizio fondamentale alla nostra nazione. L’ultimo passaggio obbligatorio affinchè ciò diventasse realtà (sono stati già stanziati 165 mln in legge di Bilancio) era la revisione delle tabelle degli stipendi. Quindi abbiamo presentato in Commissione Bilancio un emendamento proprio finalizzato ad armonizzare gli stipendi dei Vigili del fuoco. Ebbene, incredibilmente la Lega si è opposta prima nella persona del presidente della commissione Bilancio Borghi che per ben due volte ha dichiarato l’emendamento inammissibile, poi del capogruppo Garavaglia che, quando tutti i capigruppo erano a favore della ammissione (per la quale era necessaria l’unanimità dei capigruppo) ha ritirato la sua firma, impedendo di fatto che fosse messo al voto e che fosse quindi approvato».
Anche il sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia è andato all’attacco: «Tutti eravamo trasversalmente d’accordo per assegnare finalmente le risorse già previste in Finanziaria per l’adeguamento stipendiale del Corpo ma i deputati della Lega hanno ritirato la firma, determinando la bocciatura dell’emendamento che prevedeva già a luglio l’incremento degli stipendi dei Vigili del Fuoco. Una gravissima responsabilità che non trova ragioni se non quella di remare contro gli interessi del nostro corpo dedito alle emergenze: tutti siamo poi bravi a riempirci la bocca sul loro eroismo sulla loro competenza e professionalità , salvo poi scappare dalle responsabilità nel momento della decisione».
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 4th, 2020 Riccardo Fucile
VERTICE INFORMALE CON PAOLA TAVERNA A CAPOTAVOLA E IL CAPOGRUPPO PERILLI
Il Messaggero racconta oggi di una cena segreta del MoVimento 5 Stelle sul Meccanismo Europeo di Stabilità (MES-ESM) nel quale alcuni big stanno facendo vacillare le loro promesse sul no all’utilizzo dello strumento:
«Alla fine sapete che c’è? Se ci sarà da votare il Mes è meglio che passi con il nostro sì, che con quello di Forza Italia. Così non metteremo a rischio la maggioranza e dunque il governo».
La convinzione si è fatta largo giovedì sera tra le dune di Focene, litorale romano, già caro alla Dolce vita di Fellini. E’ qui che, con l’occasione di festeggiare il compleanno «congiunto»
Laura Bottici (questore di Palazzo Madama) e Gianluca Castaldi (sottosegretario ai rapporti con il Parlamento), una ventina di parlamentari M5S si è messa a parlare del futuro.
A capotavola Paola Taverna, poi il capogruppo Gianluca Perilli e ben attovagliati gli altri «portavoce». E così anche questa serata di svago — tra vino bianco ghiacciato e impepata di cozze — si è trasformata in un vertice informale, soprattutto di quel pezzo di Movimento che in questa fase, anche per calcoli interni, non ha intenzione di mettere in difficoltà il premier Giuseppe Conte.
Un po’ tutti i commensali sono stati d’accordo su un punto: «Adesso aspettiamo lo scostamento di bilancio che proporrà il ministro Gualtieri, poi vediamo se basterà . Di sicuro se dall’Europa dovesse arrivare una spinta sul Mes non potremmo farci trovare impreparati». Una lettura che non fa una piega e che, è stato l’auspicio generale, dovrà essere il più condivisa possibile.
Tuttavia proprio a Palazzo Madama, dove la maggioranza balla, la truppa dei «no-Mes» è capitanata da Elio Lannutti, volto storico delle battaglie grilline ante litteram. «Sul Salva Stati ci porremo il problema al momento del voto, magari a settembre», dice a Il Messaggero il capogruppo Perilli.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 4th, 2020 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEL MEDICO DI FAMIGLIA DI CIVIDATE AL PIANO CHE SI E’ AMMALATO DI COVID
Il Messaggero fa il punto sulle indagini della procura di Bergamo per la mancata zona rossa ad
Alzano Lombardo e sulla questione delle 110 polmoniti anomale rilevate a fine dicembre nel territorio.
Nelle oltre cinquanta denunce depositate da chi ha perso un familiare alla procura di Bergamo, che indaga per epidemia colposa, si legge tra l’altro: «La Regione Lombardia sapeva del rischio epidemia sin dal 22 gennaio. Quel giorno il ministero della Sanità diramò una circolare che informava del pericolo del virus e le invitava le Regioni a organizzarsi. Tanto è vero che l’assessore al Welfare Giulio Gallera convocava il 23 gennaio una riunione urgente, si suppone per dare seguito alle indicazioni ministeriali e predisporre un piano antipandemia per la Lombardia».
I pm hanno ascoltato i medici dell’ospedale di Alzano Lombardo, focolaio dell’epidemia, e hanno chiesto all’Ats altri dati fondamentali: gli accessi al pronto soccorso, le richieste di radiografie e tac al torace prescritte dai medici di famiglia, il consumo di antibiotici utilizzati nelle complicanze batteriche di polmoniti virali.
In Val Seriana i medici di base hanno segnalato un’ondata di polmoniti «strane». Nessuno ha pensato di svolgere approfondimenti e si arriva al 31 gennaio, con la delibera del Consiglio dei ministri che dichiara lo stato di emergenza per patologie da agenti virali trasmissibili.
Il quotidiano intervista anche il dottor Pietro Poidomani, classe 1954, da oltre 35 anni medico di famiglia a Cividate al Piano, 5.000 abitanti nella bassa bergamasca, che si è ammalato di Covid e su quello che è successo tra Alzano e Nembro si è fatto un’idea chiara:
«La Regione Lombardia è stata capace di ignorare l’allarme arrivato dal territorio perdendo almeno 45 giorni preziosi per contenere l’epidemia. Ha avuto un atteggiamento indolente sia nei confronti delle circolari dell’Oms, sia delle contromisure da mettere in campo. C’era un piano pandemico, ma solo sulla carta proprio a causa dell’inerzia. E questo ha causato migliaia di morti».
Secondo lei, dottore, il disastro si sarebbe potuto evitare?
«Attorno a fine dicembre noi medici di base abbiamo cominciato a rilevare casi di pazienti con tosse persistente, febbre costante e molto provati. Mi sono accorto che nella saturazione dell’ossigeno c’era qualcosa che non funzionava, ci trovavamo di fronte a forme interstiziali che non sapevamo valutare. Lo stesso tipo di strane polmoniti che ora l’Ats certifica erano già state notate, ma sui nostri allarmi nessuno ha deciso di indagare, di approfondire alcunchè. Io ne ho parlato con alcuni colleghi e ho trovato la conferma. In quel periodo la Cina aveva chiuso in casa milioni di persone ed era arrivata alla Regione anche la segnalazione del ministero della Salute. Ma niente, abbiamo buttato via almeno 45 giorni»
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 4th, 2020 Riccardo Fucile
E’ ANDATO IN GIRO CON LA FEBBRE ANCHE DOPO ESSERE RISULTATO POSITIVO AL TAMPONE
A noi piacerebbe moltissimo darvi ragione: ci piacerebbe poter dire ‘il virus è finito, fate quello che vi pare’. Ma il Sars-CoV-2 c’è ancora, che ci piaccia o meno.
E sebbene sia vero che ha diminuito la sua carica virale, è altrettanto vero che fregarsene, fare finta che non sia successo nulla, non indossare la mascherina perchè fa caldo e pensare che andrà tutto bene perchè ‘tanto lo fanno tutti’ è pericoloso, quanto credere alle assurde teorie del complotto o dare dei terroristi a chi sta semplicemente riportando i fatti.
Il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia è – giustamente – furibondo perchè il manager di Pojana Maggiore che se ne è fregato delle misure di sicurezza adesso è in rianimazione.
Ma prima ha avuto il tempo di viaggiare all’estero, organizzare feste private, partecipare a funerali, rifiutare di sottoporsi a un tampone e infine farsi ricoverare, dopo però aver continuato – pur essendo già risultato positivo – a svolgere la sua vita di sempre.
Questa non è solo irresponsabilità , questa è pura idiozia. Idiozia che è corroborata da chi continua a minimizzare il rischio che c’è ancora, ed è un pericolo per tutti
Lo scorso 25 giugno il manager dell’azienda Laserjet è rientrato nella sua casa di Sossano, in provincia di Vicenza, dopo aver trascorso un periodo in Serbia con dei colleghi.
Ha accusato quel giorno i primi sintomi (febbre), ma ha fatto finta di nulla. Tant’è che i giorni successivi, il 26 e il 27 giugno, intrattiene diversi contatti sia in ambito lavorativo che extra. Il 28 giugno le sue condizioni peggiorano e così si presenta in pronto soccorso a Noventa Vicentina: tampone positivo.
Ma al manager non frega nulla, tanto che rifiuta il ricovero e continua la vita di tutti i giorni, finchè non gli è imposto di farsi ricoverare.
I suoi contatti sono stati però tantissimi, e adesso, per colpa sua, le tre aziende sanitarie locali si preparano al peggio.
Nel frattempo, 40 persone sono in isolamento e già 5 sono stati trovati positivi.
(da Globalist)
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Luglio 4th, 2020 Riccardo Fucile
DURANTE GLI SCONTRI PER IL COMIZIO DI CASAPOUND A GENOVA, IL CRONISTA STEFANO ORIGONE SUBI’ LA FRATTURA DI DUE COSTOLE E HA PERSO PARZIALMENTE LA FUNZIONALITA’ DI DUE DITA
I 4 poliziotti che l’anno scorso, il 23 maggio 2019, pestarono il giornalista Stefano Origone,
durante gli scontri di Genova che seguirono un comizio di Casapound protetti dalla polizia, andranno a processo: sono Luca Barone, Angelo Giardina, Stefano Mercadanti e Fabio Pesci.
La manifestazione di Casapound era stata molto contestata e un presidio era stato organizzato in Piazza Corvetto. Ne erano seguiti disordini fra manifestanti e polizia.
Origone stava svolgendo il suo lavoro ma fu a un certro punto puntato dai 4 agenti e pestato brutalmente: gli fratturarono una costola e due dita e ha subito due interventi chirurgici, perdendo parzialmente funzionalità alle due dita.
Il pestaggio fu fermato solo da un altro poliziotto che urlò ‘fermi, è un giornalista’.
(da agenzie)
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Luglio 4th, 2020 Riccardo Fucile
L’AGGRESSORE NON LAVORA E NON STUDIA… CON LUI ALTRE SEI PERSONE, TRA CUI UNA RAGAZZA… PERCHE’ NON VIENE PUBBLICATO IL NOME E LA FOTO? O SI RENDONO NOTE LE GENERALITA’ SOLO QUANDO UN REATO E’ COMMESSO DA IMMIGRATI?
È un giovane di 21 anni l’aggressore del ragazzo gay pestato mentre passeggiava, tra il 25 e il 26 giugno, sul lungomare di Pescara, mano nella mano con il suo fidanzato.
A rintracciarlo sono stati i carabinieri che adesso lo accusano di lesioni personali con l’aggravante di aver agito per motivi abbietti o futili.
Come raccontato dalla vittima (che ha riportato la rottura della mascella ed è stato sottoposto a un intervento chirurgico; la prognosi è di 30 giorni), si è trattato di uno scontro ad armi impari: sette contro uno, tra cui una ragazza. Sono in corso le indagini per rintracciare gli altri giovani presenti al pestaggio.
Chi è l’aggressore
L’aggressore, stando alle prime informazioni, non lavora e non studia, vive con i nonni. Con lui, però, c’erano altre sei persone che adesso i militari stanno cercando di identificare grazie alle telecamere di videosorveglianza e alle testimonianze dei presenti.
Il giovane, infatti, era arrivato a Pescara per far visita al suo fidanzato, un 22enne del posto, ed è stato preso di mira, senza alcuna ragione, dal branco di ragazzi che prima lo ha insultato, poi è passato dalle parole ai fatti, colpendolo al volto.
La buona notizia è che molti passanti hanno provato a difendere i due fidanzati e che, come riporta l’avvocata Cathy La Torre, il giovane «riceverà cure odontoiatriche gratuite da un dentista, e consigliere comunale di Forza Italia, che si è offerto di seguirlo nei prossimi mesi».
La situazione a Pescara
A Pescara, purtroppo, non tira una buona aria: tre episodi di omofobia nell’ultima settimana — due dei quali hanno riguardato coppie di ragazze lesbiche — una piazza negata all’Abruzzo Pride («Il sindaco non ci ha mai ricevuti. E poco prima dell’evento alcuni di noi sono stati apostrofati come “fr**i” o “ricc****i”», ci fa sapere il portavoce dell’Abruzzo Pride Fabio Milillo) e infine una manifestazione contro la legge Zan indetta per domenica 12 luglio «in collegamento con altre 100 piazze italiane» si legge. Una protesta contro «la legge liberticida sull’omotransfobia» che rischia di «punire le tue idee».
Gli ultimi casi di omofobia in Itali
Mentre si discute sulla legge Zan, un educatore di Lucca ha denunciato pubblicamente l’ennesimo episodio di omofobia: «Il genitore di un bambino ha detto che “sono bravo ma gay.”. In quel momento mi è passato un treno nello stomaco, ho provato un senso di rabbia e dolore. Sono tornato indietro nel tempo, quando alle medie mi hanno buttato giù dalle scale dicendomi “Tu nello spogliatoio dei maschi non entri”», ha raccontato a Open Marco Dianda. Situazione analoga in Liguria dove, ieri 3 luglio, due ragazzi sono stati assaliti con insulti e pugni solo perchè si stavano scambiando un bacio sulla banchina della stazione di Vernazza, alle Cinque Terre.
(da Open)
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Luglio 4th, 2020 Riccardo Fucile
PIAZZA DEL POPOLO: MOLTI DEI 4.250 POSTI A SEDERE SONO RIMASTI VUOTI, INTERI SETTORI SENZA PRESENZE
Sono circa 4 mila le sedie posizionate di fronte al palco dei leader del centrodestra per la
manifestazione contro il governo indetta oggi, sabato 4 luglio, in piazza del Popolo a Roma. E molte di queste sono rimaste vuote.
Un mezzo flop, considerando che gli organizzatori avevano insistito per aumentare il numero massimo di posti consentiti, dopo che la polizia aveva previsto di permettere l’accesso alla piazza a circa 2 mila persone, in modo da rispettare le norme anti-contagio.
Un numero che, come detto, aveva fatto scattare le proteste. Alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia avevano affermato che in quel modo si sarebbero provocati degli assembramenti di militanti “assiepati fuori dalle transenne”, ricordando allo stesso tempo che per la manifestazione contro il razzismo dopo la morte di George Floyd c’erano “almeno 7mila persone, senza che nessuno dicesse nulla”.
Il problema, comunque, non si è posto visto che molte sedie sono rimaste vuote e si è presentata relativamente poca gente. “Anche per evitare polemiche, sedetevi, e tra pochi minuti iniziamo”, ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini alle persone presenti, invitandole ad accomodarsi tra gli ampi settori vuoti.
Dopo le accuse ricevute per la manifestazione dello scorso 2 giugno, in cui spesso non era stato rispettato il distanziamento sociale e Salvini aveva più volte abbassato la mascherina per scattare un selfie dietro l’altro, questa volta la protesta è stata organizzata in modo ordinato. Ingressi contingentati, mascherine (consigliate, visto che le sedie sono state posizionate nel rispetto delle distanze di sicurezza) e misura della temperatura ai militanti ai varchi di entrata.
Sul palco prendono la parola Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Non ci sono i simboli dei tre partiti del centrodestra, ma solo lo slogan della manifestazione “Insieme per l’Italia del Lavoro”. Ognuno però ha il suo gazebo: a quello di Forza Italia si raccolgono le firme per la campagna che vuole fare Silvio Berlusconi senatore a vita per “risarcirlo politicamente” dopo quanto emerso in merito al processo per frode fiscale sui diritti Mediaset.
(da Fanpage)
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