Luglio 11th, 2020 Riccardo Fucile
SI ARRIVERA’ DRITTI AL 2 LUGLIO 2011 QUANDO INIZIERA’ IL SEMSTRE BIANCO, NESSUNO VORRA’ PERDERE PRIMA LA POLTRONA
Giancarlo Giorgetti, che ha già capito come andrà a finire, si è messo comodo in tribuna. “Se piove”, spiega, “perlomeno sono al coperto”.
Il suo Capitano, invece, continua a sbattersi sul terreno di gioco tra bagni di folla e comizi, talk-show e sagre del maiale, in uno stato di eretismo propagandistico dispendioso che può durare qualche settimana o qualche mese al massimo, di certo non all’infinito.
Salvini si sta spendendo come se Conte e la sua maggioranza tra poco venissero giudicati (e condannati). Ma c’è un però: di elezioni politiche qui non si vede traccia. Anzi peggio: per una somma di scadenze e di convenienze, qualcuna nobile altre decisamente meno, ci stiamo infilando in un lunghissimo tunnel. Per almeno 18 mesi, con buona pace della Lega, ansiosa di passare all’incasso, è praticamente impossibile che prima del 2022 si torni a votare.
Anzitutto c’è di mezzo il referendum costituzionale che, per far contento Di Maio, pure Matteo aveva sponsorizzato. Doveva tenersi il 29 marzo scorso, causa Covid è slittato al 21 settembre insieme con le Regionali.
Vuol dire che, fino a quel giorno, non sapremo da quanti membri verrebbe composto il futuro Parlamento. Potrebbero essere gli attuali 930 nominati o, se verrà convalidato il taglio, i 600 altrettanto nominati previsti dalla riforma.
Vista l’aria che tira, possiamo tranquillamente scommettere sulla seconda delle due. Ma non si può mai prevedere cosa passa per la testa degli italiani. E comunque il presidente della Repubblica, nel caso in cui Conte inciampando cadesse, certamente tirerebbe il freno: “Prima di tenere nuove elezioni”, direbbe, “facciamo svolgere il referendum, evitando l’obbrobrio di un Parlamento appena eletto e subito delegittimato”. Ragionamento di molto buonsenso cui nessuno potrebbe obiettare, tantomeno Salvini.
Sennonchè poi, una volta timbrato il taglio di deputati e senatori, sarà necessario tarare la legge elettorale sulla base dei nuovi numeri. Ci sarà una delega apposita. Il governo avrà tempo due mesi per provvedere, e tutto fa pensare che se li prenderà fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno disponibile.
Nel frattempo saremo a fine novembre, con il pensiero già rivolto al Natale, cioè alla data più temuta dai capponi i quali sanno che cosa li attende.
Di capponi terrorizzati sarà pieno il Parlamento perchè, nel caso di elezioni anticipate, gran parte dei nostri onorevoli tornerebbe alla vita di prima. Dunque si formerà una massa di disperati, pronti a qualunque contorsione politica pur di non affrettare il giorno in cui cuoceranno in pentola.
La loro parola d’ordine sarà “resistere, resistere, resistere”. Per quanto tempo? Non tanto: sarà loro sufficiente arrivare al “semestre bianco” che, come la Costituzione prescrive, vieta al presidente della Repubblica di sciogliere le Camere nei sei mesi che precedono la fine del suo settennato.
Così si volle impedire che il Capo dello Stato ricattasse i partiti minacciando “o mi rieleggete o vi mando tutti a casa”. Figurarsi se a Mattarella verrebbe mai in mente di comportarsi così. Tra l’altro sarebbe contrarissimo a ricandidarsi, assicurano i suoi. Però la legge vale per tutti e, nel caso del dodicesimo presidente, il semestre bianco scatterà il 2 luglio 2021 tipo saracinesca.
Dopo quella data Salvini potrà protestare finchè vuole, promuovere manifestazioni sotto il Quirinale e perfino minacciare di buttarsi giù dal Colosseo, ma inutilmente. L’uomo del Colle allargherà le braccia e gli dirà : “Rivolgiti al mio successore, una volta che sarà stato eletto”.
Cioè non prima di gennaio 2022. Passando attraverso tutte le manovre e i mercanteggiamenti che solitamente precedono le elezioni presidenziali.
Un paio di ulteriori considerazioni, suggerite da chi se ne intende. Osserva Gaetano Quagliariello, già ministro delle Riforme, che la finestra elettorale teorica (dal referendum elettorale fino al semestre bianco) è in realtà una finestrella, al massimo una feritoia, uno spiffero, un pertugio. Il motivo? Nella storia d’Italia non si è mai votato durante il semestre bianco; per consuetudine tenere elezioni in quel periodo verrebbe considerato altamente scorretto sul piano costituzionale, e dunque per votare prima del semestre “non bianco ma bianchissimo” Mattarella dovrebbe sciogliere le Camere addirittura a Pasqua.
I fautori delle elezioni, ammesso che ve ne siano, dovranno darsi una mossa. Segnala infine Stefano Ceccanti, giurista “dem”, che gli eventuali congiurati avranno più convenienza a pugnalare Conte dopo il 2 luglio, con la certezza di non causare nuove elezioni, piuttosto che venire allo scoperto prima (e causare elezioni al rischio di venire trombati).
“Chi lo facesse sarebbe politicamente un folle, un aspirante suicida da ricoverare con un Tso”, garantisce Ceccanti. Sarebbe il salto definitivo nella neuro-politica.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 11th, 2020 Riccardo Fucile
MOTIVAZIONI ASSURDE E PRETESTUOSE… GIORGIA LINARDI: “LE AUTORITA’ ITALIANE USANO PRETESTI PER IMPEDIRE I SOCCORSI IN MARE”
La nave Sea Watch 3 dell’ong tedesca Sea-Watch è stata costretta a fermare la sua attività . Tre giorni fa, lo scorso 8 luglio, dopo un’ispezione della Guardia costiera italiana, l’imbarcazione umanitaria è stata sottoposta a “fermo amministrativo” al largo di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Per l’organizzazione si tratta dell’ennesimo “strumento per celare il vergognoso tentativo politico di fermare i soccorsi colpendo le ong”.
“Sea-Watch non si oppone al diritto delle autorità di effettuare controlli — afferma la portavoce Giorgia Linardi — ma ci appare chiaro, nel nostro come in altri casi recenti, che le autorità italiane usino questo pretesto per colpire le ong, impedendo in questo modo le attività di ricerca e soccorso in mare che dovrebbero essere responsabilità dei governi e delle istituzioni europee, e lasciando il Mediterraneo privo di assetti umanitari a scapito della sicurezza di chi scappa dalla Libia”.
I controlli delle autorità hanno rilevato “diverse irregolarità di natura tecnica e operativa”, e il provvedimento, spiega la Guardia costiera, “permarrà fino alla rettifica delle irregolarità rilevate in sede ispettiva e, per alcune di esse, sarà necessario l’intervento dello stato di bandiera”, che per la Sea Watch 3 è appunto la Germania.
Fino allo scorso dicembre la nave batteva invece bandiera olandese. L’ong ha deciso il cambio di bandiera, visto che i Paesi Bassi mostravano un atteggiamento ostile e non collaborativo.
Quelle segnalate sono irregolarità di natura tecnica e operativa, che secondo la Guardia costiera rischiano di compromettere non solo la sicurezza dell’unità e dell’equipaggio, ma anche dei migranti che potrebbero trovarsi a bordo, salvati nel corso delle operazioni di ricerca e soccorso.
Quali sono le irregolarità riscontrate sulla Sea Watch 3
“La nostra nave è registrata come nave cargo secondo la normativa tedesca che non prevede un registro per gli assetti di ricerca e soccorso e, avendo cambiato recentemente bandiera (dicembre scorso), ha subito attenti controlli per poter essere correttamente registrata ed essere operativa”, dichiarano dalla ong.
Da quanto ha potuto apprendere Sea-Watch, i rilievi contenuti nel rapporto dell’ispezione effettuata sulla Sea Watch 3, ruotano attorno al fatto che la nave dovrebbe essere registrata in una modalità che non è nemmeno prevista dallo Stato di bandiera.
“Le autorità italiane sono consapevoli di questo problema e cercano di produrre una situazione di stallo con le autorità tedesche. Nel rapporto riscontriamo inoltre molte irregolarità di poco conto e immediatamente rimediabili da parte di Sea-Watch, come l’assenza di un poster che spieghi le procedure di smaltimento dei rifiuti e di un manuale per la sicurezza del carico, che svilupperemo a breve a bordo”, spiegano dall’organizzazione.
“Alcune altre irregolarità riscontrate dagli ispettori sono più rilevanti ma sarebbero e sono riscontrate, in misura ben maggiore, su qualsiasi altra unità navale. Altre non sono risolvibili dall’armatore (Sea-Watch) ma necessitano un chiarimento da parte dello Stato di bandiera”.
Ma sono stati evidenziati alcuni punti nel rapporto, che vengono giudicati “assurdi e pretestuosi”. Tra le violazioni emerse è stata segnalata anche la sovrabbondanza dei giubbotti di salvataggio: “I giubbotti non sono invece mai usati dalla cosiddetta guardia costiera libica, che opera con navi italiane e che appena due giorni fa ha respinto in Libia 19 sopravvissuti, in mare da 10 giorni”, osserva in un tweet l’ong.
Ma la considerevole quantità di giubbotti di salvataggio addizionali, che non vengono menzionati nel “Cargo ships safety Equipment Certificate”, è solo una conseguenza del fatto che si tratta appunto di materiale addizionale, “mentre tutto il materiale obbligatorio relativo alla sicurezza è in regola per numero e rispetto degli standard”, spiegano ancora dall’organizzazione.
Il rapporto segnala poi un problema con il funzionamento del sistema fognario quando a bordo sono presenti migranti recuperati in mare. “I soccorsi in mare si configurano come situazioni di emergenza, tuttavia le autorità italiane cercano di sostenere che questi sistemi dovrebbero soddisfare gli standard dell’industria delle navi da crociera, a dispetto del fatto che le stesse leggi italiane impongono alle navi di ricerca e soccorso di ridurre i tempi di sbarco, rendendo l’applicazione di tali standard impossibile”.
(da Fanpage)
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Luglio 11th, 2020 Riccardo Fucile
SE SEI PARLAMENTARE TUTTO E’ PERMESSO? ALTRO CHE PRIVILEGI DELLA CASTA
“Salvini è parlamentare, è esente dai provvedimenti disciplinari. Io l’ho visto una volta sola quando era ministro: gli ho chiesto di vederci perchè aveva proposto l’abolizione dell’ordine. Poi è caduto il governo”.
Questa la risposta del presidente dell’ordine dei giornalisti della Lombardia, Alessandro Galimberti, a una delle domande nell’intervista pubblicata oggi sul Fatto Quotidiano che sottolinea come il leader della Lega, nonostante sia un giornalista pubblicista iscritto proprio a quell’Odg, non abbia mai ricevuto nessun procedimento disciplinare nemmeno quando ha mostrato volti di minorenni o quando ha citofonato al 17enne di Bologna dandogli dello “spacciatore”.
Due pesi e due misure, dunque.
Visto che il 7 luglio l’Ordine lombardo ha deciso di deferire la giornalista di TPI Selvaggia Lucarelli per aver difeso suo figlio Leon Pappalardo dopo esser stato identificato dalla Polizia per aver criticato, in modo acceso ma con civiltà e educazione, Matteo Salvini in un luogo pubblico. Lucarelli lo ha difeso dalla gogna mediatica a cui il 15enne è stato sottoposto dopo la pubblicazione di quel video sui profili social della Lega e su alcuni giornali.
E occorre ricordare che si è giornalisti sempre quando si è iscritti all’albo e non solo quando si scrive.
Il dibattito è poi diventato un caso. Ma a passarla liscia è sempre Matteo Salvini.
Anche in quest’occasione c’è uno sbilanciamento: l’Odg dice chiaramente che “non può essere punito”, ma l’esposizione mediatica che riserva ai minorenni è di gran lunga più grave di quella di una giornalista che ha preso le parti del suo stesso figlio e in un momento in cui la sua identità era già stata sbandierata proprio dalla Lega.
(da TPI)
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Luglio 11th, 2020 Riccardo Fucile
“IO CI HO IMPIEGATO TRE ANNI A TROVARE UN POSTO A MIA FIGLIA, COME MAI LA CECCARDI SUBITO?”: LA DOMANDA DI UNA MADRE DI CASCINA HA MESSO ALLE STRETTE LA LEGHISTA
L’iscrizione al nido di Cascina (Pisa) della figlia dell’eurodeputata, e ora candidata per il centrodestra alla presidenza della Regione Toscana, Susanna Ceccardi, diventa un caso. Che si consuma tutto a colpi di post sui social.
Con la decisione, alla fine, dell’ex sindaca del comune pisano di ritirare la figlia dalla scuola comunale per iscriverla a un nido privato. “Nessuno la usi per polemiche politiche”.
Ma andiamo con ordine. Tutto comincia con un post su Facebook di una cittadina di Cascina che ieri mattina ha pubblicato la graduatoria dei bambini che hanno accesso ai nidi comunali in cui, tra gli altri nomi, c’è anche quello della figlia dell’ex sindaca leghista.
Nel post la cittadina racconta di avere impiegato tre anni prima di ottenere un posto pur presentando un Isee molto basso e chiede spiegazioni all’assessore ai servizi educativi e candidato sindaco alle amministrative, Leonardo Cosentini (Lega), su come possa esserci subito riuscita “una madre che guadagna 20 mila euro al mese”.
Pronta la replica di Ceccardi, arrivata sempre ieri, in un lungo post su Facebook: “Ho fatto domanda per il nido l’Aquilone perchè è l’unico asilo comunale a gestione diretta del comune, conosco la professionalità delle insegnanti e mi faceva piacere dare questa offerta formativa a mia figlia. Ho ragionato semplicemente da genitore e non da politica, e ho fatto domanda, all’asilo comunale avrei pagato retta piena non avendo diritto ad alcun contributo. Gli uffici hanno semplicemente compilato l’istruttoria attribuendo a mia figlia il punteggio che le spetta, un punteggio alto dovuto al fatto che ha una madre che lavora all’estero e un padre che fa il pendolare. Ma il bene di mia figlia viene prima di tutto e dopo queste polemiche abbiamo deciso di ritirarla da quell’asilo. Ne sceglierò uno privato”
Sul caso, diventato subito oggetto di polemica politica, è intervenuto anche il Pd di Cascina che ha annunciato che, in caso di vittoria alle amministrative, cambierà l’attuale regolamento per l’accesso all’asilo comunale: “Rivedremo i regolamenti comunali. Li rivedremo per renderli più vicini ai più deboli. Li rivedremo per ridurre le distanze sociali”. “La vera questione – proseguono i dem – è la mancanza dei posti in convenzione, e quindi a tariffa calmierata, nel sistema dei servizi educativi del Comune. Negli ultimi quattro anni si è fatto poco o niente per rendere la frequenza al nido un diritto universale per i bimbi e le bimbe del territorio. L’onorevole Ceccardi puntava a usare in modo amorale una possibilità che comunque dovrebbe essere garantita a tutti. L’unica mossa responsabile è stato il passo indietro”.
(da agenzie)
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Luglio 11th, 2020 Riccardo Fucile
SU 35.000 RICHIESTE MENO DI MILLE QUELLI DI PERCETTORI DEL REDDITO … SU 5.000 ASSUNZIONI NEI CAMPI NEANCHE 100 I TITOLARI DEL REDDITO DI CITTADINANZA
Qualche tempo fa qualcuno sosteneva che non c’era alcun bisogno di sanatorie nei confronti dei lavoratori stranieri dell’agricoltura perchè gli italiani non vedevano l’ora di finire a zappare nei campi.
All’epoca si obiettava che in effetti aver studiato per cinque o dieci o quindici anni per poi finire a fare i braccianti forse non era la massima aspirazione
Il decreto Rilancio consente a chi prende il reddito di cittadinanza di lavorare nei campi, per al massimo due mesi e a patto che il guadagno complessivo non superi i duemila euro, senza per questo perdere il diritto all’aiuto o subire una decurtazione della cifra versata dallo Stato.
Il settore agricolo sforna un milione di posti di lavoro l’anno. Eppure, garantiscono le associazioni del comparto come Coldiretti a Confagricoltura, la proposta non è stata accolta con entusiasmo:
I numeri sono impietosi. La piattaforma di Confagricoltura, “Agrijob”, ha raccolto circa 35mila curriculum, di cui meno di mille sono stati caricati dai possessori della carta del reddito di cittadinanza.
«Contiamo 5 mila assunzioni a oggi, ma non arrivano a 100 i sussidiati che hanno trovato lavoro nei campi con noi», fanno sapere dall’associazione. Coldiretti, con la sua piattaforma “Job in Country”, ha incamerato 15 mila curriculum, solo 250 provenienti dai beneficiari del reddito di cittadinanza: «Circa 70 i percettori del beneficio che hanno ottenuto un contratto nei campi tramite Job in Country».
La piattaforma della Confederazione italiana agricoltori, “Lavorare con gli agricoltori italiani”, ha totalizzato 5 mila richieste di lavoro, di cui una cinquantina da parte dei percettori del sostegno.
L’app “Resto in campo”, made in Anpal, è operativa da poco tempo e i numeri registrati finora dalla piattaforma sono ancora troppo bassi per poter fare la differenza.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 11th, 2020 Riccardo Fucile
MODIFICANO I VIDEO PER FAR INTENDERE CHE IL PUBBLICO E’ COMPOSTO DI MALEDUCATI CHE NON ASCOLTANO GLI INTERVENTI MA SUONANO I TAMBURI… MA NEL VIDEO ORIGINALE I SUONI NON C’ERANO
La Bestia di Matteo Salvini colpisce ancora: la macchina social del leader della Lega, infatti, questa volta ha modificato un video, inerente alla manifestazione degli Stati Popolari, aggiungendo in sottofondo, a scopo di propaganda, un fastidioso e assordante rumore di bonghi, che nella realtà non c’è mai stato.
A notare questa discrepanza è stato il giornalista Emiliano Mola, che ha proposto un video sul suo profilo Facebook nel quale mostra come il filmato postato sui profili social di Matteo Salvini sia stato volutamente modificato a scopo di propaganda.
Nel filmato, Mola mostra il post pubblicato da Matteo Salvini il 6 luglio scorso, in cui viene proposto un estratto del discorso che il sindacalista Aboubakar Soumahoro ha fatto nel corso degli Stati Popolari, manifestazione a favore degli “invisibili” che si è tenuta in Piazza San Giovanni a Roma lo scorso 5 luglio. §
L’iniziativa, bollata da Salvini come una raccolta di “clandestini in piazza”, ha visto alternarsi sul palco diverse persone, tutte unite da precarietà e diseguaglianza sociale: braccianti, rider, precari dello spettacolo e della scuola.
Nel post, Salvini mostra un video, della durata inferiore a un minuto, in cui sono proposti tre interventi durante i quali vengono chiesti più diritti e l’abolizione dei due decreti sicurezza firmati proprio dall’ex ministro dell’Interno.
Gli interventi, però, sono conditi da un rumore di bonghi in sottofondo che rende l’audio particolarmente fastidioso e irritante. Rumore di bonghi che non è mai esistito.
Come fa notare Mola, infatti, nel video originale della manifestazione non si sentono nè bonghi nè altri rumori.
Quindi, come afferma il giornalista “qualcuno nella Bestia di Salvini si è preso il disturbo di andare a isolare la traccia dei bonghi e di metterla sotto ogni intervento per dare una sensazione di caos, creando una sensazione di disturbo e fastidio e un’immagine di una manifestazione in cui il pubblico è maleducato, non ascolta e suona i bonghi.
È tutto scientificamente studiato per ingannare i propri elettori”.
(da TPI)
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Luglio 11th, 2020 Riccardo Fucile
“DAGLI ATTI DELLA COMMISSIONE EMERGE CHE IL M5S NON SOLLEVO’ MAI ALCUNA OBIEZIONE”
La sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma contenuta nel c.d. “decreto sicurezza uno” del 2018, relativamente alla preclusione dell’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, sta causando, tra le altre cose, una interessante reazione a catena.
Da ieri, infatti, apprendiamo che il Movimento 5 Stelle non sarebbe stato d’accordo con le norme del decreto.
In realtà , durante tutto il procedimento di conversione del Decreto, sia nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia di Camera e Senato sia nelle rispettive Aule, nessuno dei Parlamentari che oggi ancora fanno parte dei Gruppi del Movimento 5 Stelle, sollevò obiezioni sulla legittimità costituzionale o sull’efficacia e la coerenza di quel provvedimento rispetto agli obiettivi dichiarati.
Coloro, quei pochi che, all’interno del Movimento 5 Stelle osarono farlo, furono subito sottoposti a procedimento disciplinare, e qualcuno è stato poi espulso.
Oggi leggiamo sul Corriere della Sera che il Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia afferma che nelle riunioni dell’allora maggioranza il Movimento 5 Stelle avrebbe rappresentato alla Lega che la norma sull’iscrizione anagrafica era incostituzionale. Ma anche se fosse vero, perchè queste differenze non sono state rese pubbliche e si è preferito il silenzio e l’appiattimento sulle posizioni leghiste.
Infatti, esistono i resoconti stenografici degli interventi svolti per il Movimento 5 Stelle nelle Aule Camera e Senato da cui non emerge alcuna distanza.
Anzi, nessun dubbio sulla legittimità costituzionale era stato espresso laddove, anzi, alla Camera la deputata Dieni chiariva che il Movimento avrebbe votato a favore della Fiducia e aggiungeva “lo facciamo senza differenza, senza sentirci diversi, perchè siamo uniti dal medesimo interesse, quello per la sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).”
Nessuna distinzione specifica nemmeno nel discorso di D’Uva, allora Capogruppo alla Camera nel voto sul provvedimento.
Se oggi il Movimento è rimasto folgorato sulla via di Damasco può essere un bene, ma bisogna ricordare i fatti, i quali ci dicono che a ieri, nessuna contrarietà è stata espressa dal Movimento sul Decreto Sicurezza 1, e nemmeno sul successivo Decreto Sicurezza 2.
Il ravvedimento sarebbe utile se fosse operoso e portasse, quindi, alla cancellazione delle norme incostituzionali ed incoerenti che sono presenti in entrambi i Decreti; ma il tentativo di cancellare la memoria riscrivendo la realtà , inganna solo chi è predisposto ad essere ingannato.
Gregorio De Falco
(da Globalist)
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Luglio 11th, 2020 Riccardo Fucile
INSERITO NELLA LISTA DEGLI SVINCOLATI DOPO GLI INSULTI SESSISTI A UNA DONNA DI COLORE
Il triste e squallido episodio che ha coinvolto un giovane calciatore di una squadra piemontese di seconda categoria, ha indignato tutta Italia e nelle ultime ore ha anche provocato la dura reazione della dirigenza di questa società che ha sede in provincia di Cuneo.
Colpevole di aver insultato una donna di colore attraverso un video diffuso dai social, il diciannovenne Marco Rossi è stato infatti licenziato dalla Monregale Calcio. La notizia ufficiale è arrivata attraverso un post pubblicato sul profilo Facebook del club di Mondovì.
Il comunicato della società
“Con riferimento alla deplorevole vicenda che ha visto artefice il sig. Marco Rossi, tesserato per la Monregale Calcio scsd, la società — a seguito dell’acquisizione del parere legale menzionato nel comunicato ufficiale societario del 7 luglio scorso, sentiti gli organi di governo della Federazione italiana gioco calcio — Lega nazionale dilettanti, Comitato regionale Piemonte, — comunica che il ragazzo verrà inserito nella lista di svincolo di cui all’art. 107 delle Norme organizzative interne federali. Pertanto a far data dall’ufficializzazione della lista di svincolo [20 luglio prossimo] Marco Rossi non farà più parte della Monregale Calcio”.
Inizialmente sospeso per la sua delirante iniziativa, che aveva anche provocato l’indignata reazione del ministro dello sport, Vincenzo Spadafora (“Sono disgustato per le frasi razziste e sessiste”), Marco Rossi non scenderà più in campo con la Monregale Calcio e rischia anche di vedere compromessa in maniera definitiva la sua giovane carriera.
(da agenzie)
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Luglio 11th, 2020 Riccardo Fucile
ALTRO DATO ALLARMANTE: IL 90% DELLA PROPAGANDA RAZZISTA SUI SOCIAL NON VIENE CENSURATO DAGLI AMMINISTRATORI NONOSTANTE LE SEGNALAZIONI
La preoccupazione, circostanziata, è contenuta in un report dell’agenzia inglese antiterrorismo Commission for Countering Extremism.
Secondo il documento, in particolare neonazisti e attivisti di estrema destra (ma ci sarebbero segnali analoghi anche da parte di formazioni di altro credo politico) avrebbero fatto appello ai propri seguaci perchè infettino mussulmani ed ebrei, sfruttando il Coronavirus.
Stando a quanto riporta un articolo della Cnn, dall’inizio della pandemia, la commissione inglese ha ricevuto costanti report su come gruppi di estremisti di diversa estrazione vogliano usare il virus per promuovere una narrazione divisiva ed aumentare le tensioni sociali.
Gli attacchi sono di tipo diverso. I gruppi islamici starebbero propagando «una narrativa anti democratica e anti occidente» sostenendo che la malattia Covid-19 è una punizione divina per la degenerazione nei costumi o, in alternativa, la piaga inviata da Dio contro la Cina per il trattamento che riserva alla minoranza islamica degli Uiguri.
Dall’estrema destra arriverebbe, però, la minaccia più circostanziata: «Abbiamo ascoltato interventi di estremisti inglesi di estrema destra e gruppi neonazisti che incoraggiano ad infettare le minoranze, inclusi gli ebrei», avrebbero scritto gli analisti, secondo la Cnn.
A giugno, il capo sovrintendente Nik Adams, coordinatore nazionale dell’Uk Prevent counterterrorism program aveva avvertito che la parte di società più vulnerabile avrebbe potuto essere attratta dai gruppi terroristici e dalla loro propaganda.
E infatti, i gruppi di estrema destra, prosegue il documento, starebbero cercando di rafforzare la narrazione anti immigrazione e populista. A preoccupare gli analisti dell’antiterrorismo inglese è il fatto che il pubblico sembra essere sempre più sensibile ai messaggi radicali. Ad esempio, un post che parlava di come i musulmani violerebbero sistematicamente il lockdown sarebbe stato condiviso 2.700 volte. E qui appare un ulteriore dato altrettanto controverso: secondo uno studio citato nel report, il 90% dei contenuti falsi di questo genere non sono stati messi sotto osservazione in alcun modo dagli amministratori dei principali social media, nè cancellati, nonostante le molteplici segnalazioni da parte di gruppi di volontari.
(da Open)
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