Luglio 26th, 2020 Riccardo Fucile
“IL RECOVERY RICHIEDE UN RUOLO DEL PARLAMENTO”… “QUALI RIFORME? SIAMO BRAVI A DARE SUSSIDI MA PER CRESCERE SERVE ALTRO”
Professor Giuliano Amato, l’accordo sul Recovery Fund faticosamente raggiunto a Bruxelles è una pietra miliare nel destino europeo o i Paesi “solidali” cantano vittoria prematuramente?
È da quanto è nata la Comunità Europea che dopo aver raggiunto un accordo in direzione della maggiore solidarietà , ma non soltanto, bisogna aspettare la fase attuativa. Non è una novità . D’altra parte, se qualcuno non ha titolo a esprimere scetticismo sulla fase attuativa siamo noi italiani: specialisti in riforme che riempiono le pagine della Gazzetta Ufficiale e restano sulla carta.
Quindi, chi vivrà vedrà ?
Fatte queste premesse, considero il Recovery Fund un passaggio molto importante sulla strada del processo di integrazione europea. È un grosso passo adottato non a freddo bensì nel pieno di una situazione eccezionale. Del resto, durante la crisi finanziaria iniziata nel 2008, l’Europa si era già inventata una strumentazione di cui fa parte il Quantitative Easing. E per molti anni si era parlato di iniziative comuni da finanziare con il debito comune, ma questa ipotesi era sempre stata rifiutata. Pesava l’ipoteca di Paesi come l’Italia che ci vedevano un modo per coprire i propri debiti nazionali.
Cosa è cambiato, adesso?
La vicenda tragica del Covid ha generalizzato l’esigenza di una spesa con cui gli Stati membri possano affrontare un nemico comune. È stata la pandemia a giustificare la nascita di un debito comune. Vede, tante volte in passato i sostenitori dell’idea di debito comune ricordavano che gli Usa al momento della loro nascita hanno accettato la proposta di Hamilton sull’emissione di titoli del neonato Tesoro per coprire il debito degli Stati federali. A loro veniva fatta l’obiezione che il debito americano l’avevano creato tutti gli Stati insieme con la guerra di indipendenza dalla Gran Bretagna. Ebbene, questa è la prima volta che l’Europa vive l’esperienza simile di un debito che si è originato in modo comune.
L’Italia dovrebbe accettare anche i soldi del Mes?
Non entro nel dibattito politico.
Chi avrà maggior potere decisionale, in concreto, sul Recovery Fund: la Commissione o i Governi nazionali?
Leggendo le conclusioni del Consiglio Europeo è facile capire l’esito del braccio di ferro tra chi voleva il cosiddetto freno d’emergenza a totale disposizione dei singoli Stati e chi invece riconosceva ad essi il potere di attivarlo lasciando però la decisione non al potere di veto dei singoli bensì alla Commissione Europea. Ebbene, la decisione è in mano alla Commissione. Si evince dall’ultima riga che pone il meccanismo in linea con l’articolo 17 del Trattato sull’Unione Europea e con l’articolo 317 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea: sono le norme che definiscono proprio i poteri della Commissione.
Al di là degli interessi italiani, questo è un dato positivo per tutti?
Molto. Sono da sempre diffidente verso i meccanismi intergovernativi e lo spazio di crescita che hanno registrato in questi anni. Vedo finalmente un segno che si torna nella direzione opposta. Il veleno che ha maggiormente contribuito a paralizzare l’integrazione europea è proprio quello dei meccanismi intergovernativi.
A chi va il merito dell’intesa sul Recovery Fund? Alla “svolta” imposta da Angela Merkel? Alla capacità di negoziare di Giuseppe Conte? Alle istituzioni europee?
Non ero presente e non posso dare pagelle. Sono un vecchio ammiratore delle qualità di Angela Merkel, e se dovessi attribuire un merito lo darei a chi le ha consentito di rimettersi in buona salute negli ultimi mesi. Nella mia esperienza, difficilmente la buona politica riesce a svilupparsi quando manca la salute.
Mark Rutte, il premier olandese e leader dei “frugali”, emerso nel ruolo di principale avversario italiano, ha perso o ci aspetta al varco?
I Paesi che fanno valere i propri interessi nazionali sono una dinamica che è sempre esistita nell’Ue. E negli ultimi anni, a causa dell’esasperazione dei nazionalismi, fra tali interessi è entrato anche quello di colpire chi si ritiene immeritevole. Mi aspetto che se l’Italia non sapesse usare con efficacia le risorse del Recovery Fund gli olandesi saranno tra i primi ad alzare la voce. Non sarebbe sorprendente.
La lista di riforme che l’Europa ci chiede fa impressione. Basti pensare a pensioni e giustizia. L’Italia sarà capace di adempiere, dopo aver procrastinato per decenni?
Attenzione, perchè riforme è ormai una parola magica: è fuor di dubbio che l’Italia ne abbia bisogno, ma è diventata una formula di stile con cui parliamo di ciò che non sappiamo. Per esempio, il sistema pensionistico andrà messo in migliore equilibrio, ma questo non ci farà spendere i soldi del Recovery Fund: casomai ce li farà risparmiare. Per migliorare la gestione dei conti pubblici e della previdenza bisognerà affrontare il grande tema del “longevity risk” che colpisce tutti i Paesi con l’allungamento della vita. E soprattutto Italia e Giappone che hanno popolazioni più anziane.
Fatto sta che questo Governo si troverà con una mole inedita di soldi a disposizione. Carlo Cottarelli dice che bisogna sapere spendere. Ha ragione?
Altre riforme pongono la sfida di saper spendere in modo efficace e tempestivo. Molti fondi europei degli anni passati non sono ancora stati spesi. È un paradosso. Sappiamo spendere l’”helicopter money” dei benefici immediati: cassa integrazione, reddito di cittadinanza, bonus. Sono cose positive, ma strumenti dell’emergenza. Per crescere servono infrastrutture. Da vent’anni siamo gli ultimi dell’eurozona per classifiche e previsioni di crescita.
Fino a quando potremo fare finta di ignorare l’entità del nostro debito pubblico?
Anche grazie, da ultimo, alle misure anti-Covid abbiamo accumulato un debito pari al 160% del nostro Pil. Dobbiamo non solo ridurre il numeratore, ma metterci in condizione di aumentare il denominatore. Gli imprenditori hanno molte colpe, ma hanno ragione nel dire che uno dei fattori che più inceppano la crescita sono i ritardi della Pubblica Amministrazione e delle istituzioni nel far funzionare l’economia italiana.
Colpa della burocrazia? Non è un po’ autoassolutorio per tutti gli altri?
Da un lato c’è la lentezza delle procedure, dall’altro la mancanza di personale in molti uffici che impedisce di sbrigare le pratiche. Servono ora persone con qualità organizzative e capaci di padroneggiare le nuove tecnologie che sono la grande risorsa per velocizzare e semplificare. Ma certo, se tra tre o quattro anni le scuole continueranno a crollare e i ragazzi ad andare in classe con il cappotto perchè il riscaldamento è rotto, quello di adesso sarà pure un Fund ma non è Recovery…
A chi spetta gestire le risorse: a Palazzo Chigi tramite il Ciae (Comitato Interministeriale per gli Affari Europei), oppure al Parlamento, con o senza la creazione di una Bicamerale?
Basta togliere l’”oppure”. È ovvio che si tratta di una responsabilità governativa, ma essendo impregnata di indirizzi è necessario che avvenga con la collaborazione del Parlamento. Noi siamo maestri sulle formule che prevedano il coinvolgimento di commissioni preesistenti o la costituzione ad hoc. Ma questa sarebbe una seria e opportuna espressione della democrazia parlamentare.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 26th, 2020 Riccardo Fucile
GLI EQUILIBRI POTREBBERO MUTARE SI ENTRASSERO LEU, ITALIA VIVA, VERDI E AZIONE
Se la nuova legge elettorale, il Brescellum, verrà approvata (percorso che appare tutto in salita vista la reticenza all’interno della maggioranza di Italia Viva), la distribuzione dei seggi in Parlamento avverrà secondo i criteri di un sistema proporzionale.
Come ogni sistema di questo tipo i piccoli partiti potranno anche avere un ruolo fondamentale, ed essere l’ago della bilancia, per garantire la formazione di una maggioranza.
Questo però, nel caso del Brescellum, è subordinato a un elemento cruciale: la soglia di sbarramento. Al momento è al 5%, ma non è detto che non possa scendere al 3%. In questo caso si configurerebbero scenari molto diversi.
È quanto si osserva in una simulazione realizzata da Ipsos per il Corriere della Sera, nella quale vengono delineati tre scenari, tenendo conto che, con la riforma sottoposta al referendum di settembre i seggi alla Camera scenderanno da 630 a 400.
Nella prima ipotesi in un Brescellum (chiamato anche Germanicum per le similitudini con il sistema tedesco) con soglia di sbarramento al 5%, stando agli attuali sondaggi, il centrodestra conquisterebbe la maggioranza con 220 seggi.
Partito di testa si conferma la Lega, con 107 deputati, segue poi Fratelli d’Italia che, con i suoi 82 seggi, confermerebbe un costante guadagno di terreno nei riguardi del Carroccio. Forza Italia invece conquisterebbe 31 seggi.
Sostanziale parità tra Pd (92 seggi) e M5s (86), 2 per la Sà¼dtiroler Volkspartei.
Nella seconda simulazione abbiamo una soglia di sbarramento al 3% ma, stando agli attuali sondaggi, che vedono Leu ed Europa Verde al 2,9%, Italia viva e Azione al 2,5%, non cambierebbe nulla. Questi partiti resterebbero fuori.
Ma la domanda è: cosa accadrebbe se queste forze riuscissero ad andare oltre il 3%? Lo scenario cambierebbe radicalmente.
Perchè, come si vede nella terza ipotesi, avrebbero tutti diritto a 12 seggi. Trattandosi di partiti collocabili nell’area del centrosinistra ecco che i rapporti di forza cambierebbero, e una eventuale coalizione formata da questi piccoli partiti, più il Pd e il M5s, metterebbe in minoranza il centrodestra.
Resta dunque da domandarsi se a Pd e M5s non convenga davvero venire incontro alle richieste di Italia Viva perchè, approvando il Brescellum così com’è, il risultato appare segnato.
(da agenzie)
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Luglio 26th, 2020 Riccardo Fucile
L’ESPERTO: “IL VIRUS VIAGGIA IN PRIMA CLASSE SUGLI AEREI, NON CERTO SUI BARCONI”
Se per alcuni esponenti dell’opposizione la colpa dei nuovi contagi da Coronavirus è da attribuire, in parte, anche agli sbarchi che hanno ripreso nelle scorse settimane, gli esperti sembrano pensarla diversamente.
Lo aveva già detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità , lo ha ribadito l’epidemiologo Pierluigi Lopalco già ieri, 25 luglio, in un post su Facebook. Ma oggi torna sulla questione per rispondere a chi — come il capogruppo regionale Fdi, Ignazio Zullo — l’ha accusato di aver abbandonato la scienza per darsi alla politica, in riferimento alla sua candidatura alle regionali.
«Non mi piace la polemica. Ma mi sento in obbligo di rispondere a chi mi ha accusato», scrive Lopalco in un post dal titolo “Virus, barconi e politica” e condivide una serie di lavori scientifici su immigrazione e malattie infettive.
«Mi occupo di questo argomento dal 1997, ho lavorato nei centri di accoglienza dei migranti quando ero ancora specializzando. Diciamo che un po’ di studio ed esperienza sul tema credo di averlo», scrive.
E conclude: «Quando parlo, non so se parlo da scienziato o da politico. Ma quando dico che se la circolazione di Coronavirus riparte non è certo per colpa dei barconi, so quello che sto dicendo».
Già ieri, 25 luglio, aveva dedicato un post all’argomento. «L’aumento della circolazione avviene sia per ripresa della attività virale autoctona pre-esistente, sia per importazione di casi da paesi ad elevata attività e conseguente circolazione autoctona. Perchè i fattori che favoriscono la circolazione — da qualunque parte arrivi il virus — sono fattori locali», aveva spiegato l’epidemiologo.
«Capiamo bene che il caso importato, soprattutto se l’importazione avviene da parte di poveri extracomunitari, faccia notizia», aveva detto con una frecciatina alle opposizioni: «Capiamo anche che alcune forze politiche cavalchino questa tigre non avendo altri argomenti».
Per poi concludere con ironia: «I virus sono individui esigenti: se proprio devono viaggiare, preferiscono farlo in aereo in prima classe piuttosto che sui barconi».
(da agenzie)
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Luglio 26th, 2020 Riccardo Fucile
“HO RICEVUTO IL CODICE PER IL BONUS, LO CEDO SENZA SOGGIORNARE IN CAMBIO DELLA META’ DELLA SOMMA”
Il Mattino oggi racconta una denuncia sul Bonus Vacanze dell’Abbac, associazione delle strutture extralberghiere regionali, che ha già segnalato diversi casi alle forze dell’ordine. In particolare si registrano alcuni episodi nella zona tra Pompei e l’entroterra vesuviano.
«Negli ultimi giorni un nostro associato — spiega Agostino Ingenito, presidente dell’Abbac — ha ricevuto diverse telefonate, tutte dello stesso tono. La persona dall’altro capo del filo, senza troppi giri di parole, faceva questa proposta: “Ho ricevuto il codice Qr per il bonus vacanze e sono disposto a cederlo senza soggiornare presso la tua struttura in cambio della metà della somma”». Telefonate in serie, avvenute nell’arco di pochi giorni: «Qualcuno diceva che si sarebbe accontentato anche di una percentuale inferiore e altri pretendevano di più. Parliamo di somme che vanno dai 150 ai 500 euro,a seconda del numero di componenti del nucleo familiare».
Furbetti sì, ma fino a un certo punto. «È vero — conferma il presidentedi Abbac — visto che per loro stessa ammissione si tratta di persone che risiedono nella stessa zona o nelle vicinanze della struttura ricettiva». In pratica sarebbe come affermare di trascorrere le vacanze nel b&b che si trova nell’appartamento di fronte. Decisamente inverosimile.
La denuncia dell’operatore turistico ha fatto scattare l’allarme ed è venuto fuori che non si tratta di un episodio isolato:
Ingenito a sua volta ha avviato un’indagine tra i propri associati per capire se altri abbiano ricevuto proposte analoghe e portare tutto all’attenzione delle forze dell’ordine. Che sono chiamate, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, anche a indagare per capire se vi sono stati casi in cui la truffa sia stata effettivamente consumata.
Se, cioè, imprenditori e titolari del bonus si siano messi d’accordo per trasformare finte vacanze in soldi veri.
«Tutta questa storia non fa altro che confermare i nostri dubbi sul bonus vacanze, una misura inutile come abbiamo evidenziato fin dalla sua introduzione — evidenzia il leader dei gestori di attività extralberghiere della Campania -. In questa fase critica per l’economia i titolari delle strutture hanno bisogno di liquidità e non di credito di imposta. Inoltre abbiamo sondato moltissime banche e nessuna si è detta disponibile ad accettare il credito».
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 26th, 2020 Riccardo Fucile
I DATI STRANI SUI TAMPONI INDUCONO A MOLTE PERPLESSITA’
Il professor Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova, rilascia oggi un’intervista al Messaggero e dice che i numeri di oggi sull’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 gli paiono “strani”:
Cosa ci dice l’andamento dell’epidemia in Francia, Spagna, Romania ma anche in Germania?
«Prima di tutto, sorge anche qualche dubbio: in Italia abbiamo molti casi in meno degli altri Paesi europei, forse non stiamo effettuando i tamponi alle persone giuste. Ma non voglio per forza essere pessimista, magari siamo più bravi, più efficaci nell’isolare i focolai. Comunque sia, sarebbe utile conoscere le ragioni della differenza dei nostri dati con quelli degli altri Paesi. Detto che anche i nostri 275 casi di oggi non sono pochi».
La seconda ondata arriverà a settembre?
«Non so se possiamo definirla seconda ondata, ma mi sembra evidente che avremo una fine dell’estate molto impegnativa. Forse anche fine agosto».
Eppure, guardando i dati neppure si può dire che l’Italia stia agendo peggio degli altri, visto come sta correndo l’epidemia nel resto d’Europa.
«Vero, non lo si può dire. D’altra parte in questa epidemia s’impara giorno per giorno.Ma in questa fase l’Italia sta andando meglio di altri Paesi vicini. Ammesso, però, che stiamo testando le persone giuste, il dubbio, ripeto, viene. Se stiamo facendo qualcosa di buono, sarebbe meglio capirlo, studiarlo e incamerare questa esperienza».
Crisanti come applicherebbe i controlli alle frontiere?
«Innanzitutto cercherei di implementare il sistema di tracciamento del percorso di chi entra in Italia. Questa è la prima cosa. E poi tamponi. D’altra parte due sono le cose: o ti chiudi dentro una bolla, ma è impossibile, oppure fai un investimento senza precedenti sull’informatica e sui macchinari per fare tamponi, bisogna investire su qualsiasi tecnologia che permetta di identificare chi arriva con il virus. Costerà molti soldi, ma come ho già detto altre volte ricordiamoci sempre quando ci è costato il lockdown. Le faccio una domanda: lei accetterebbe un volo da Miami a occhi chiusi?».
(da agenzie)
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Luglio 26th, 2020 Riccardo Fucile
PER IL GOVERNO E’ UNA MINACCIA AI “VALORI POLACCHI”: QUALI SAREBBERO QUESTI VALORI? QUELLI DELLA VIOLENZA DOMESTICA SULLE DONNE?
Varsavia fa sul serio. Almeno contro le sue donne.
Dopo aver cercato ad aprile di inasprire la legge sull’aborto, una delle più restrittive d’Europa, ora l’esecutivo ultra conservatore ha deciso di far uscire il Paese dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.
Il governo guidato dal partito nazionalista di “Diritto e Giustizia” (PiS) inizierà ufficialmente il processo di disdetta della Convenzione del Consiglio d’Europa.
Ratificata nel 2012 nella città turca dall’allora governo centrista dell’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, è considerata dalla maggioranza un “pericolo” per i valori polacchi.
A dare l’annuncio è stato il guardasigilli Zbigniew Ziobro spiegando che secondo lui la Convenzione contiene «concetti ideologici» non condivisi dall’attuale esecutivo
Nata per proteggere le donne dalla violenza domestica, Zobro ha assicurato che anche con l’uscita dalla Convenzione la legge polacca in vigore tutela «in modo esemplare» i diritti delle donne.
Contro la decisione del governo si sono svolte negli ultimi giorni proteste nella capitale. Le donne polacche sono convinte che la decisione inciderà negativamente sulla loro situazione, soprattutto in famiglia.
«L’obiettivo è di legalizzare la violenza domestica», ha detto una delle organizzatrici della manifestazioni, Magdalena Lampert. «PiS è l’inferno delle donne», recita invece uno dei cartelloni apparsi al corteo.
(da agenzie)
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Luglio 26th, 2020 Riccardo Fucile
ALTRA MOSSA PER DISTINGUERSI DAL MURO CONTRO MURO DI SALVINI
Non è il preannuncio di un “inciucio” e neppure la nascita sottobanco di un asse personale. Ma ai primi di settembre accadrà un evento originale, in completa controtendenza rispetto ad una “sceneggiatura” politica sempre identica a sè stessa: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha accettato l’invito di Giorgia Meloni e dei Fratelli d’Italia a partecipare al convegno “ Italia 20.20 Rapporto sull’interesse nazionale “, dedicato ad un tema potenzialmente bipartisan.
In una stagione politica nella quale domina il riflesso pavloviano per il quale l’avversario ha sempre torto e parlarsi è la premessa di una svendita, il convegno Meloni-Conte si preannuncia una novità quantomeno di costume politico.
Ma anche il lavoro preparatorio si profila più consistente di quelli in uso nell’attuale stagione: la Fondazione “Farefuturo”, presieduta da Adolfo Urso, ha chiesto nei mesi scorsi contributi a personalità di diverso orientamento culturale, alcuni di “area” e altri lontani dalla destra.
Ne è venuto fuori un libro ricco di apporti e di spunti: sulle tante declinazioni legate all’interesse nazionale — la politica estera, l’intelligence, i confini, la natalità , la Pubblica amministrazione, la tv di Stato, il Mezzogiorno — si affiancano i saggi, tra gli altri, di Ernesto Galli della Loggia, Domenico De Masi, Giulio Sapelli, Giulio Tremonti, il presidente di Fincantieri Giampiero Massolo, il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, l’ad di Invitalia Domenico Arcuri, ma anche di personaggi che orbitano nell’area di Fratelli d’Italia come l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, Francesco Alberoni, Giorgio Crosetto.
Gli autori dei contributi saranno presenti al convegno settembrino nel quale si presenterà il volume, un evento che naturalmente avrà come principali protagonisti la padrona di casa Giorgia Meloni e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, politicamente distantissimi sin da quando è nato il primo governo guidato dall’”avvocato del popolo”, quello al quale partecipò la Lega di Matteo Salvini e al quale Fratelli d’Italia si oppose.
Ma la conclamata distanza da Conte non ha impedito a Giorgia Meloni di rompere lo schema dell’incomunicabilità su un tema come l’interesse nazionale, proponendo un format che peraltro sta nelle corde più di una formazione come Fratelli d’Italia, che non in quelle della Lega.
Ed è inevitabile che nel “giochino” della concorrenza Meloni-Salvini, il convegno settembrino sia destinato a diventare un terreno nuovo per marcare le differenze tra i due leader più popolari del centro-destra.
Ma è un approccio che sta nelle corde di Giorgia Meloni, che dal 1998 ha forgiato la sua “creatura”, la manifestazione Atreju, puntando su queste aperture a tutto campo: nel corso degli anni tra gli invitati personaggi come Fausto Bertinotti, Walter Veltroni, Mario Capanna, Marco Minniti.
Naturalmente per una forza di opposizione è sempre utile tenere aperto un canale riservato con palazzo Chigi, da attivare nelle trattative più delicate, quelle che riguardano le nomine, norme di particolar interesse o che investono il futuro delle forze politiche, come ad esempio la riforma elettorale.
Ma Adolfo Urso, che guida “FareFuturo” dai tempi nei quali è stato laboratorio politico-culturale di An, esclude che questo sia lo spirito dell’iniziativa: «Definire ciò che rappresenta l’interesse nazionale nei vari campi è l’esatto contrario di un rapporto opaco: una volta messo a fuoco ciò che è realmente l’interesse comune, nulla di più trasparente che dividersi, anche aspramente su come perseguire quell’interesse».
(da “il Sexolo XIX)
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Luglio 26th, 2020 Riccardo Fucile
LA FRASE “HANNO FAME? DATEGLI LE BRIOCHE” NON E’ DI MARIA ANTONIETTA, RIPASSI LA STORIA ALMENO PRIMA DI SPARARE CAZZATE
Ci risiamo: ancora una volta Capitan Nutella si inerpica nei meandri della storia e ancora una volta fa degli sfondoni peggiori di quelli di Di Maio, che pure sono diventati una barzelletta.
Il guaio è che ancora una volta a distanza di un ano lo xenofobo a capo della Lega cade sulla rivoluzione francese e sulla regina di Francia.
Qual è la perla di oggi? ”Conte non cadrà per trame di palazzo ma per i problemi che lui ha creato agli italiani. Lui è come Maria Antonietta: gli italiani hanno fame? Dategli le brioche”.
Lo ha detto in un’intervista al Giornale Salvini aggiungendo. ”Gli imprenditori -sottolinea- mi dicono che a ottobre la liquidità è finita”
E ci risiamo: È ormai risaputo da anni e anni che la regina di Francia finita alla ghigliottina non abbia mai pronunciato questa frase che le è stata attribuita falsamente.
Non c’era internet ma le fake news sono sempre circolare.
Quella frase (che in forma diversa fu pronunciata in altre circostanze da una nobile francese) era stata attribuita alla regina detestata della popolo che la considerava una sorta di usurpatrice austriaca
Ma Capitan Nutella è recidivo: in un comizio a Caorso dell’8 settembre 2019 aveva detto parlando del Conte-bis: “È la fine dell’impero, ce lo insegna la storia: ricordate quando Maria Antonietta al popolo che chiedeva pane regalava brioche, questi invece che brioche regalano poltrone, ma non dura molto più”.
In quel caso lo sfondone era stato ancora peggiore perchè aveva perfino rovesciato la fake news.
(da Globalist)
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Luglio 26th, 2020 Riccardo Fucile
MA IL COMPITO DI UN SINDACATO AUTONOMO DI POLIZIA E’ DIFFONDERE NOTIZIE FALSE?…L’IRA DEL SINDACO: “QUESTO E’ PROCURATO ALLARME, INTERVENGA LA MAGISTRATURA”
I tamponi rino-faringei ai quali sono stati sottoposti i 25 migranti che erano risultati positivi con test sierologico al Covid-19 hanno dato esito negativo. Nessuno dei migranti che si trova all’hotspot ha contratto il coronavirus.
“Si tratta dei 25 migranti – ha polemizzato il sindaco – citati da un comunicato stampa diffuso dal rappresentante di una organizzazione sindacale di polizia che aveva parlato di ’25 positivi’, per poi specificare che si riferiva all’esito dei test sierologici che come è noto non fornisce la certezza del contagio al coronavirus, per la quale è necessario conoscere il risultato del tampone. Se da un lato tiriamo un sospiro di sollievo avendo saputo che le 25 persone non sono positive al virus, dall’altro mi aspetto che le autorità e gli organismi competenti valutino gli estremi di ‘procurato allarme’ per la notizia diffusa dal rappresentante della sigla sindacale di polizia che, nella migliore delle ipotesi, ha agito con grave superficialità provocando paura fra la popolazione residente e fra i turisti, nonchè un danno all’economia della nostra isola”.
(da agenzie)
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