Destra di Popolo.net

CONTE IN SPAGNA E PORTOGALLO, MA L’INCONTRO CLOU SUL RECOVERY FUND E’ A BRUXELLES

Luglio 6th, 2020 Riccardo Fucile

INCONTRO A QUATTRO CON VON DER LEYEN, MERKEL, MICHEL E SASSOLI

Dopodomani, mentre Giuseppe Conte sarà  a Madrid a stringere i bulloni della solida alleanza con Pedro Sanchez sul piano di ripresa europeo dopo la crisi covid, a Bruxelles si svolgerà  quello che può essere ben definito un ‘incontro clou della trattativa sul recovery fund.
Ursula von der Leyen si riunirà  con Angela Merkel, Charles Michel, David Sassoli per piantare i paletti alla difesa della proposta della Commissione sul fondo di ricostruzione: 750 miliardi di euro, di cui 500mld di sussidi e 250mld di prestiti, finanziati anche con l’introduzione di risorse proprie dell’Ue, cioè tasse sui giganti del web e tasse sui prodotti di industrie inquinanti esportati nel continente da paesi extra Ue.
Può sembrare un ennesimo incontro della lunga e complicata trattativa sul recovery fund, ma non è così. Il vertice voluto dalla presidente della Commissione attiva l’articolo 324 del Trattato europeo che prevede la consultazione tra i presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione nell’ambito delle procedure di bilancio. Garanzia ulteriore è che al vertice parteciperà  anche la cancelliera Merkel, presidente di turno dell’Ue nonchè prima sostenitrice del recovery fund.
Per Roma e i paesi alleati come la Francia, la Spagna, il Portogallo (che Conte visiterà  domani per un bilaterale con il premier Antonio Costa), l’incontro di mercoledì a Bruxelles è la migliore garanzia che la proposta della Commissione sul recovery fund non esca stravolta dalle trattative tra i governi in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 luglio.
In sostanza la si può spiegare così: ciò che del recovery fund non piace ai paesi ‘frugali’ del nord Europa, è ciò che al contrario chiede l’Europarlamento. A cominciare dalle dimensioni “ambiziose” del fondo fino all’introduzione delle nuove tasse. Includere il presidente dell’Eurocamera nei negoziati serve a frenare le richieste dei frugali: un piano di ripresa meno ambizioso non verrebbe approvato dal Parlamento Ue, che l’anno scorso – si ricordi – ha bocciato ben tre commissari di nomina governativa, ai tempi della formazione della squadra von der Leyen.
Insomma, all’incontro di mercoledì si coalizzeranno ben tre interessi comuni, tutti in linea con quelli italiani. L’interesse di von der Leyen di difendere la proposta della Commissione, quello di Merkel di chiudere un accordo ambizioso sul recovery fund e quello di Sassoli di far presenti le prerogative del Parlamento che può bocciare un accordo non ambizioso. Tre contro uno: Michel, presidente del Consiglio ‘costretto’ a tener conto delle varie richieste degli Stati.
Da parte sua, Conte porta ‘in dote’ il piano nazionale di riforme, per rassicurare i paesi del nord sull’uso delle risorse europee, in vista del Consiglio Ue della settimana prossima.
Domani a Lisbona e dopodomani a Madrid il premier rinsalderà  l’asse con Spagna e Portogallo, alleati di questa battaglia fin dall’inizio della crisi covid. L’importo del fondo, ricorda Sanchez oggi dopo un bilaterale con Costa, deve essere “almeno” quello proposto dalla Commissione. “E’ essenziale che l’Europa si sbrighi e dia una risposta sufficientemente robusta alla crisi”, dice il premier portoghese.
Non è escluso che con il premier spagnolo ci sia uno scambio anche sulla richiesta di prestiti al Meccanismo europeo di stabilità : anche Sanchez ora si ritrova a dover gestire un pressing politico da parte degli indipendentisti catalani. La scorsa settimana il governatore della Catalogna Quim Torra ha annunciato la richiesta di un prestito al Mes per la sua regione.
Ma la posizione del governo italiano non cambia: nessuna richiesta al Mes prima di aver raggiunto l’intesa europea sul recovery fund.
La risoluzione di maggioranza, che verrà  messa ai voti del Parlamento italiano il 15 luglio prossimo in vista del Consiglio europeo, non tratterà  la richiesta di aiuti al Salva Stati.
Se ne parlerà  dopo: prevale il freno dei cinquestelle, ancora preoccupati per le condizionalità  ‘ex post’, in particolare la sorveglianza rafforzata prevista dal trattato sul Mes e ‘neutralizzata’ da un accordo politico tra i leader Ue sulla nuova linea di credito istituita per le spese sanitarie legate al covid, senza condizionalità .
Mercoledì si annuncia come giornata importante per i negoziati sulla risposta europea alla crisi.
Tra l’altro, in mattinata, prima dell’incontro con von der Leyen, Michel e Sassoli, la cancelliera Merkel interverrà  in plenaria all’Europarlamento per spiegare gli obiettivi del semestre di presidenza tedesca dell’Ue. Tra questi: raggiungere l’accordo sul recovery fund prima dell’estate.
Se non sarà  sufficiente il vertice del 17 e 18 luglio, ne seguirà  un altro a strettissimo giro, prima della fine del mese. Di certo, da quando è iniziata la presidenza tedesca dell’Unione, il primo luglio scorso, Merkel è entrata nel vivo delle trattative: lunedì avrà  un bilaterale anche con Conte
Sassoli invece si sta anche occupando di creare una rete di intellettuali europei a sostegno del recovery fund, strumento rivoluzionario per l’Ue in quanto per la prima volta crea una sorta di debito comune tra gli Stati attraverso i bond emessi dalla Commissione europea.
Oggi un primo incontro online con il filosofo francese Edgar Morin e lo scrittore Roberto Saviano. Ne seguiranno altri per cercare di approfittare della crisi per rompere con le politiche neoliberiste mai corrette dopo la crisi del 2008.

(da “Huffingtonpost”)

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L’ABBRACCIO DI YODIT, ITALIANA D’ETIOPIA, CON FRANCESCO, IL SUO BAMBINO IN AFFIDO

Luglio 6th, 2020 Riccardo Fucile

E’ LA PRIMA DONNA DI PELLE NERA CHE IN ITALIA E’ DIVENTATA MAMMA DI UN BAMBINO BIANCO ITALIANO IN AFFIDO

Ci sono piccole storie e “foto” del nostro tempo che fanno la Storia. Non lo sanno, ma è così. Anche noi non ce ne rendiamo conto, tentati di non riprenderle per il timore che possano apparire eccezionali perchè vorremmo che fossero quotidianità  acquisita.
Come la foto di Yodit e del suo Francesco, foto comparsa qualche giorno addietro nella cronaca locale. Sfondo e insieme protagonista di questa piccola storia è Palermo, regista di tante inclusioni.Loro sono Yodit e Francesco.
Lei ha 47 anni, in Sicilia da 35. La terra dei suoi, l’Etiopia, anche sua terra, ma per pochi anni, fino alla fuga. Arrivata qui bambina, come tanti altri bambini che negli anni successivi e fino ai nostri giorni, e chissà  per quanti anni ancora, avremmo visto sbarcare da gusci incerti con una fragile sponda tra vita e morte, spesso fatti per uccidere.
Yodit è psicologa e mediatrice culturale, e facendo questo mestiere di storie di disperazione, di morte, e di rinascita ne ha sentite tante.
Vivendo a Palermo si è anche accorta che le ingiustizie del mondo che continuano a scavare il solco già  profondo tra ricchi e poveri non risparmia neanche questa parte del mondo che al Sud i suoi e lei, bambina, guardavano come il ricco Nord da raggiungere per provare a cambiare il verso della vita. Anche a rischio di morire
La foto   ritrae Francesco in braccio a Yodit, avvinghiato al collo della donna.
E’ la foto di una mamma e di un figlio trovato. Si, trovato e accolto con amore: Yodit è la prima donna di pelle nera che in Italia sia diventata mamma di un bambino bianco, italiano in affido.
Francesco ha trovato in Yodit la mamma che gli era stata negata da una vita all’insegna del degrado. E in questa città , Palermo, che a Yodit bambina aveva offerto una nuova occasione. Intrecci d’amore. E sarebbe bello attraversare, conoscere e fare propri tutti i sentimenti che ha vissuto Yodit nel fare questo gesto d’amore. Avremmo molto da imparare, andremmo attrezzati agli incontri con i maestri dell’odio.
Auguri Yodit! Che tu possa essere felice, piccolo Francesco!

(da Globalist)

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SUL RIFINANZIAMENTO DELLE MISSIONI IN LIBIA IL GOVERNO RISCHIA DI NON AVERE I NUMERI E SUI DECRETI SICUREZZA NON C’E’ ACCORDO

Luglio 6th, 2020 Riccardo Fucile

IL CAMBIO DI PASSO NON C’E’, DI FATTO NON SI CAMBIA NULLA… PER FINANZIARE I CRIMINALI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA BASTAVA LASCIARE SALVINI AL SUO POSTO

Contrordine compagni, la parentesi aperta da Zingaretti — il “cambio di passo”, la concretezza, la “svolta” — è stata già  chiusa da Franceschini: Conte è bravo, bravissimo, dunque bene così, anzi non è neanche un tabù discutere la riduzione dell’Iva, considerata, fino a qualche giorno dal Pd, sia al Tesoro che al Nazareno, una specie di bestemmia.
E l’alleanza con i Cinque Stelle è strategica, serve solo, dopo un anno di Governo assieme, un “surplus di riflessione”, se sulle Regionali le forze che si sono messe insieme per arginare Salvini, non trovano un accordo nemmeno in Liguria, la terra del capo morale dei Cinque Stelle e del vicesegretario del Pd.
Si riparte così, con l’orizzonte schiacciato sulla quotidianità  di una verifica iniziata a gennaio e mai conclusa, ripartita dopo la grande emergenza e ancora in corso, con la solita riunione sui decreti Sicurezza prevista per giovedì, il cui cambio era stato dato per imminente tre settimane fa e un’incidente annunciato sul capitolo “immigrazione”.
Già , perchè domani approda in Senato il decreto per il rifinanziamento delle missioni internazionali. E sul capitolo Libia un pezzo di maggioranza chiederà  il voto per “parti separate”, perchè contraria agli accordi di cooperazione vigenti: non solo Leu, ma c’è un pezzo di Pd e dei Cinque stelle che già  in commissione ha espresso la sua indignata contrarietà  al rifinanziamento dei “trafficanti di esseri umani”, ovvero la Guardia costiera libica al centro di inchieste giornalistiche e giudiziarie.
È dunque probabile che, quantomeno su questo specifico capitolo, si manifesterà  un dato politico non irrilevante. E cioè che, senza centrodestra, non c’è maggioranza, proprio su uno dei temi più delicati dell’azione di Governo.
E non c’è maggioranza perchè non c’è una “politica”, una “strategia complessiva sull’immigrazione”
Questo accade proprio nel momento in cui sarebbe ancora più urgente coniugare la tutela della salute e il principio di solidarietà  Nel giorno del Signore 6 luglio, c’è poco da prendersela con l’emergenza se il Governo rischia di non essere autosufficiente a palazzo Madama, dopo che ha annunciato modifiche al Memorandum e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nel corso della sua visita a Tripoli, aveva incassato una disponibilità  a ridiscuterlo.
Solo che della riunione della commissione bilaterale italo-libica, prevista per il 2 giugno, non si sono avute più notizie, segno che non si sono fatti dei passi in avanti.
Si disvela l’avvitamento diventato endemico tra gli appelli a cambiare e il fatto che non si cambia nulla, accompagnati dalla facile giustificazione teorica dell’immobilismo in nome del pericolo della destra alla Orban, alla Bolsonaro, alla Salvini, alla Trump che però non nomina nessuno perchè amico di Giuseppi.
E rivela che la difesa dell’esistente in nome di uno stato di emergenza perenne non può durare a lungo e, comunque, non funziona.

(da “Huffingtonpost”)

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CATHY LA TORRE, AVVOCATA DEI DIRITTI CIVILI, SI CANDIDA A DIVENTARE SINDACO DI BOLOGNA

Luglio 6th, 2020 Riccardo Fucile

HA CONDOTTO DECINE DI BATTAGLIE: DAI BRACCIANTI AGRICOLI ALLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA, DAI RIDER AGLI OMOSESSUJALI… HA DIFESO ANCHE IL 17ENNE TUNISINO CUI SALVINI AVEVA CITOFONATO

Dai braccianti agricoli agli omosessuali, dalle donne vittime di violenza ai rider. Cathy La Torre, avvocata e attivista per i diritti umani, da anni punto di riferimento per la comunità  Lgbtq+, ha deciso di scendere in campo per ripartire «dagli invisibili».
Se ci saranno le condizioni, si candiderà  a sindaca di Bologna, città  che l’ha adottata (qui ha studiato Giurisprudenza) per il centro-sinistra.
Siciliana (nata a Trapani), per metà  italiana e per metà  americana, ha 39 anni, ha partecipato al suo primo Pride nel 1998, è stata vicepresidente del Movimento Identità  Trans e nel 2013 ha fondato GayLex, la rete degli avvocati e attivisti contro l’omotransfobia.
Nel 2010 è stata eletta coordinatrice, nella provincia di Bologna, di Sinistra Ecologia e Libertà  ed è stata anche consigliera comunale.
Ha lanciato la campagna online “Odiare ti costa”, un’iniziativa che offre assistenza legale a chi è vittima di diffamazione sul web, e attualmente dirige lo studio legale Wildside.
Ha 155mila follower su Instagram, 45mila su Twitter e 79mila su Facebook. Insomma, qualche carta da giocare ce l’ha per realizzare il suo sogno e amministrare una città  come Bologna. Ma «solo se ci saranno le primarie di coalizione», precisa lei.
Andrà  in giro con un gruppo di 18enni, appena diplomati, per capire, attraverso i loro occhi in quali condizioni versa la città .
Il suo “pallino”, in realtà , resta la mobilità  oltre all’economia di prossimità , alla sanità  e alla scuola. Soprattutto adesso che le famiglie sono provate dalla crisi economica causata dal Coronavirus. Fa sapere che sarà  la «candidata del dialogo, dell’ascolto»: si rivolge «a tutti», non solo dunque al mondo Lgbtq+, dove è già  nota.
Proprio di recente Cathy La Torre ha intrapreso una campagna di sensibilizzazione, tramite i suoi canali social, per evidenziare quanto sia «importante una legge contro l’omotransfobia».
E, infatti, è intervenuta più volte sui recenti fatti di cronaca: dall’educatore insultato a Lucca («sei bravo ma gay») alle due coppie di ragazzi omosessuali aggrediti in Liguria e a Pescara.
L’avvocata ha anche difeso il 17enne tunisino a cui Matteo Salvini ha citofonato in diretta su Facebook chiedendogli se fosse uno spacciatore.

(da agenzie)

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GLI ITALIANI SENZA CITTADINANZA: “SIAMO OLTRE UN MILIONE CRESCIUTI IN ITALIA, MA SENZA IDENTITA'”

Luglio 6th, 2020 Riccardo Fucile

IL DECRETO SICUREZZA HA ALLUNGATO A QUATTRO ANNI I TEMPI BUROCRATICI PER OTTENERE LA CITTADINANZA A CHI NE HA DIRITTO… NEGLI ALTRI PAESI EUROPEI BASTA UN ANNO, IN GRAN BRETAGNA E BELGIO SEI MESI

Gli “Italiani senza cittadinanza” riaccendono i motori. O meglio, non li hanno mai spenti. Il movimento dei figli e delle figlie di immigrati è da anni impegnato sul fronte di una riforma che cancelli lo ius sanguinis e introduca nel nostro Paese il cosiddetto ius culturae per ottenere il passaporto tricolore. Ma per ora non se n’è fatto nulla.
Oggi combattono contro il decreto sicurezza, che ha allungato a 4 anni i tempi burocratici necessari a ottenere la cittadinanza. In gioco ci sono i diritti di un milione di bambini, nati o cresciuti in Italia, da genitori stranieri.
L’appello di Jovana.
A parlare a nome degli “Italiani senza cittadinanza” è stata ieri Jovana Kuzman, dal palco degli “Stati popolari” in piazza San Giovanni a Roma: «Siamo oltre un milione di ragazzi e bambini che sono cresciuti in Italia, ma che ancora oggi non vedono riconosciuta la propria identità . Siamo prigionieri dell’attuale legge 91 del ’92 per la concessione della cittadinanza, una legge ormai vecchia, incapace di rispondere alle esigenze di una società  profondamente cambiata dagli anni ’90. Dopo 20 anni in Italia dobbiamo ancora chiedere il permesso per rimanere nel Paese che consideriamo casa. Senza cittadinanza non si esiste: non possiamo votare, non possiamo scegliere liberamente quali lavori fare e perdiamo tantissime opportunità  di studio all’estero. Per i nati in Italia attualmente è previsto un percorso differente, che permette l’ottenimento, seppur tardivo, della cittadinanza, per i tanti invece cresciuti qui ma nati all’estero non esiste niente di tutto ciò. Come movimento chiediamo innanzitutto di abrogare i decreti sicurezza. A cominciare dalla parte sulla cittadinanza. È una vergogna che per il primo decreto sicurezza dobbiamo aspettare altri 4 anni per le sole pratiche di cittadinanza o essere cittadini di serie B perchè la nostra cittadinanza è diventata revocabile. Le pratiche devono durare al massimo un anno, come negli altri Paesi europei».
La denuncia degli Italiani senza cittadinanza.
«Il decreto sicurezza ci fa aspettare altri 4 anni per diventare cittadini, perchè nessuno ne parla? — scrivono i responsabili del movimento — le risposte alle nostre richieste di cittadinanza devono arrivare entro un anno, come in altri Paesi europei. I 4 anni italiani sono una vergogna imposta dal decreto sicurezza che va abrogato».
Il movimento denuncia dunque i tempi burocratici per ottenere la cittadinanza: «Quello che i funzionari di altri Paesi europei devono fare in un anno, accettare o respingere una richiesta di cittadinanza, per quelli italiani richiede 4 anni. Sono 48 mesi, 1460 giorni che tengono ancora le nostre vite in sospeso e che si aggiungono a tutti gli anni in cui siamo cresciuti in questa nostra Italia senza esserne riconosciuti parte. È un vero e proprio accanimento politico nascosto tra le maglie della burocrazia e che prevede, per chi cresce nella scuola italiana, 10 anni di residenza continuativa per poter chiedere la cittadinanza a cui si sommano i 4 anni di attesa di una risposta dal ministero dell’Interno».
“Da quattro anni a uno”.
Il movimento denuncia anche che «all’atto di richiesta della cittadinanza vengono versati 250 euro la cui destinazione dovrebbe essere dedicata ad abbassare i tempi, non certo ad allungarli così tanto. Chiediamo che i 4 anni di durata delle pratiche per l’accesso alla cittadinanza italiana, tempo vergognoso stabilito nel 2018 dal primo decreto Salvini, vadano ridotti a un anno, come è già  previsto in altri Paesi europei. Questo è un punto irrinunciabile che chiediamo venga inserito subito nelle trattative sui decreti sicurezza». Secondo il dossier del movimento, «per esempio in Spagna il massimo di attesa dalla presentazione della domanda, per legge, è di un anno e stanno cercando di abbassarlo ancora; in Belgio e in Gran Bretagna le pratiche durano 6 mesi».

(da agenzie)

argomento: Diritti civili | Commenta »

OCEAN VIKING, NEGATIVI I PRIMI 65 TAMPONI SUI MIGRANTI, IN SERATA VIA AL TRASBORDO SULLA NAVE QUARANTENA

Luglio 6th, 2020 Riccardo Fucile

IL MERCANTILE TALIA ANCORA IN ZONA SAR MALTESE CON 50 PERSONE A BORDO IN CONDIZIONI DRAMMATICHE

Sono negativi i primi 65 tamponi processati dei 180 prelevati ieri sui migranti salvati dalla Ocean Viking. Il laboratorio di analisi di Pozzallo, dove sono stati effettuati i test mentre la nave di Sos Mediterranèe incrociava a 16 miglia dalla costa, nelle prossime ore   completerà  le analisi.
Già  in serata però comincerà  il trasbordo sulla Moby Zaza, la nave quarantena che proprio oggi è stata sanificata dopo la fine del periodo di isolamento degli altri migranti arrivati nelle scorse settimane con la Sea Watch.
L’equipaggio della Ocean Viking ha avuto istruzioni di entrare in porto. Il trasbordo dei migranti avverrà  al molo. Prima saliranno coloro di cui si conosce l’esito del tampone. Poi via via gli altri.
Da eventuali positività  che dovessero essere riscontrate tra i migranti della Ocean Viking dipende la sorte dell’equipaggio che potrebbe essere invitato dalla sanità  marittima a rimanere a sua volta per 14 giorni in quarantena sulla nave.
Resta invece da risolvere la drammatica situazione del mercantile Talia che alcuni giorni fa ha soccorso in zona Sar maltese un gruppo di 52 migranti alla deriva su un gommone.
Tra loro anche il diciassettenne eritreo, ieri poi portato a terra a Malta in evacuazione medica d’urgenza, la cui foto ( portato a braccia da un marinaio della Talia) ha commosso il mondo. Il mercantile da tre giorni chiede alle autorità  maltesi di poter trasbordare i migranti e proseguire nella sua rotta commerciale ma le autorità  de la Valletta si rifiutano di intervenire se prima non avranno assicurazioni dall’Europa sulla redistribuzione dei migranti.
Sono tutti in buone condizioni i 54 sbarcati ieri a Crotone da un veliero.   Tra loro una donna con il suo bambino di pochi mesi ed altri 13 minori. Sono stati intercettati mentre viaggiavano su un veliero da una motovedetta della Guardia di finanza, che li ha condotti fino al porto. Sul posto anche il personale del 118 e della Croce Rossa.I migranti sono stati portati nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto, dove sono stati collocati in quarantena in attesa di essere sottoposti ai tamponi anti Covid.

(da agenzie)

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“DISTRAEVANO FINANZIAMENTI PUBBLICI”: 28 ARRESTI A ROMA, CE’ ANCHE UN DIRIGENTE DEL MINISTERO

Luglio 6th, 2020 Riccardo Fucile

SEQUESTRATI BENI PER 5 MILIONI, ACCUSA DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E TRUFFA … E IN ITALIA QUALCUNO PENSA ANCORA DI ALLARGARE LE MAGLIE SU APPALTI E PROCEDURE

Facevano ottenere finanziamenti pubblici erogati dal Ministero dello Sviluppo Economico a società  che non ne avevano il diritto.
E poi li distraevano invece di utilizzarli per il loro originario scopo.
C’è anche questa accusa tra le contestazioni dell’ultima indagine della procura di Roma, che ha portato all’arresto anche di un dirigente del Mise.
I carabinieri del comando Provinciale di Roma stanno eseguendo due ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip su richiesta della Procura della capitale, nei confronti di 28 persone indagate, a diverso titolo, per i reati di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e al trasferimento fraudolento di valori, di traffico d’influenze in concorso con l’aggravante della qualifica di pubblico ufficiale, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in concorso, emissione di fatture per operazioni inesistenti, malversazione a danno dello Stato in concorso, truffa aggravata, millantato credito aggravato in concorso.
Il primo provvedimento restrittivo ha colpito 9 indagati, tra i quali un dirigente del Ministero dello Sviluppo economico e un commercialista, che hanno operato per far ottenere o agevolare l’indebita percezione di finanziamenti pubblici erogati dal Mise, che, una volta ottenuti, sono stati distratti anzichè essere utilizzati per il loro originario scopo.
Tra novembre 2018 e settembre 2019, grazie a tali attività , sono state erogate somme per circa un milione e mezzo di euro a tre diverse società .
La seconda ordinanza di custodia cautelare ha colpito un sodalizio criminale, composto da altre 19 persone, che, mediante la costituzione di società  fittizie intestate a compiacenti prestanome, emetteva documenti fiscali per operazioni inesistenti, per riciclare denaro provento da altre società  attive e commettere reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto.
Contestualmente, i carabinieri hanno sequestrato 25 immobili, 290 conti correnti e partecipazioni societarie, per un valore complessivo di oltre cinque milioni di euro.

(da “il Fatto Quotidiano”)

argomento: Giustizia | Commenta »

PER L’AGGRESSIONE AI GIORNALISTI CONDANNATI A CINQUE ANNI E SEI MESI DUE ESPONENTI DI FORZA NUOVA E AVANGUARDIA NAZIONALE

Luglio 6th, 2020 Riccardo Fucile

CASTELLINO E NARDULLI CONDANNATI PER LESIONI, RAPINA AGGRAVATA E MINACCE

Cinque anni e mezzo di carcere per l’aggressione al cronista dell’Espresso Federico Marconi e al fotografo Paolo Marchetti. È la condanna emessa dal tribunale di Roma per due esponenti di estrema destra: Vincenzo Nardulli, di Avanguardia nazionale, e Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova. I due sono accusati di lesioni e rapina aggravata e minacce.
Il pm Eugenio Albamonte aveva chiesto condanne per 6 anni ciascuno. Al termine della lettura della sentenza Castellino ha urlato “siete una manica di buffoni“.
I due reporter vennero aggrediti nel cimitero del Verano il 7 gennaio del 2019 in occasione di una manifestazione degli esponenti di estrema destra per i morti di Acca Larentia. A quanto accertato dagli investigatori della Digos romana, le due vittime sarebbero state accerchiate, aggredite e una anche minacciate di morte nel tentativo di impossessarsi del materiale registrato. Il 28 marzo del 2019 Castellino e Nardulli furono arrestati e posti ai domiciliari.
Secondo la ricostruzione della Questura, durante la commemorazione di Acca Larentia al mausoleo dei martiri fascisti al cimitero del Verano organizzata da Forza Nuova e Avanguardia Nazionale, otto persone, tra le quali Castellino e Nardulli, stavano discutendo animatamente con un collaboratore esterno dell’Espresso perchè stava riprendendo le fasi della cerimonia. Gli agenti, dopo aver calmato gli animi, hanno raccontato di aver accompagnato il cronista all’esterno del cimitero, per evitare che la situazione potesse degenerare. In serata, però, lui stesso si è presentato dalla Digos, insieme ad un altro giornalista, denunciando la subita aggressione, con schiaffi e pugni, da un gruppo di manifestanti.
Inoltre, lo stesso giornalista aveva presentato referto con tre giorni di prognosi per alcune contusioni. Castellino e Nardulli erano stati accusati di minaccia, lesioni personali e violenza privata.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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IL MESSAGGIO DI BEPPE GRILLO AL M5S: “ALLEATEVI CON IL PD ALLE ELEZIONI REGIONALI”

Luglio 6th, 2020 Riccardo Fucile

UNA ALLEANZA POTREBBE ESSERE DECISIVA IN UNA DELLE TRE REGIONI IN BILICO: PUGLIA, LIGURIA E MARCHE, DANDO PER SCONTATE I VENETO A ZAIA E CAMPANIA E TOSCANA AL PD

Ilario Lombardo su La Stampa oggi parla di un nuovo messaggio alla nazione pentastellata che Beppe Grillo ha in preparazione per le elezioni regionali, che potrebbero rappresentare una disfatta per il governo giallorosso
Al netto della sua imprevedibilità , quello che nel governo sanno è che Grillo — forse addirittura da Roma — manderà  un messaggio che potrebbe dare una svolta alle estenuanti trattative sulle Regionali di settembre, per le quali Pd e M5S faticano a creare un progetto comune.
Le conseguenze di una sconfitta potrebbero essere disastrose per il governo nazionale. Questa è la posta in gioco e il comico ce l’ha ben presente. Anche perchè gliel’ha spiegata Giuseppe Conte, e in qualche modo pure il leader dem Nicola Zingaretti, il quale, secondo fonti del M5S, avrebbe avuto contatti con Grillo.
Le bocche restano cucite perchè gli attivisti grillini restano ipersensibili sull’argomento, in gran parte riluttanti alle ragioni della politica nazionale e all’idea di andare a   braccetto con il partito che sul territorio è stato spesso il più acerrimo avversario.
Ma la storia è cambiata una volta e può cambiare ancora. A maggior ragione se il pericolo si ripresenta uguale a se stesso.
La disfatta sarà  quantificabile in regioni. Dato per inarrivabile il Veneto, dove il leghista Luca Zaia si gioca il trionfo bulgaro, e date per vinte Toscana e Campania che il Pd già  governa, restano in bilico Marche, Liguria e Puglia.
Sono le tre regioni dove i dem chiedono il soccorso del M5S. Perderle tutte vorrebbe dire mettere in discussione la segreteria di Zingaretti.
Anche per questo il leader del Pd ha chiesto e ottenuto da Conte un appello a favore dell’intesa che ha fatto innervosire una parte del mondo grillino. Ma lo stesso si attende da Grillo.
In ballo c’è anche la regione del comico genovese, la Liguria da cinque anni in mano al centrodestra. E dove Pd e M5s stanno provando da mesi a convergere su un candidato condiviso. Le chance per il giornalista Ferruccio Sansa si sono assottigliate, ma Crimi in queste ore ha fatto sapere di voler comunque «chiudere un accordo». Con la benedizione di Grillo tutto potrebbe essere più semplice.

(da “NextQuotidiano”)

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