Luglio 12th, 2020 Riccardo Fucile
“OCCORRE AVERE IL CORAGGIO DI SCELTE ANCHE IMPOPOLARI”… “IL MIO RAMMARICO? NON AVER INTERVISTATO ALMIRANTE, IN RAI ERA PROIBITO”
A settantasei anni, gli schieramenti sono superflui: “Non mi rassegno all’Italia ultima in classifica. Chiunque la governi: Conte oggi, oppure Salvini domani. Alla mia età , l’unico interesse che ho è vivere in un Paese normale. Non accetto che l’Italia sia il peggiore Paese in termini di crescita economica tra i quarantadue stati più industrializzati del mondo. I dati li ho letti sull’Economist dell’ultima settimana e sono il risultato di vent’anni di immobilità . Con la pandemia, però, la situazione è diventata drammatica. Può essere un’occasione, oppure il colpo finale. Dobbiamo esserne consapevoli e agire. Non mi rassegno a un paese incapace di decidere. Sempre bloccato. Da cittadino, esigo che anche in Italia si facciano le cose che si fanno negli altri Paesi europei. È ora di tirarsi su le maniche e risalire le posizioni di quella maledetta classifica. Non sopporto di invidiare la Francia, la Germania, l’Inghilterra, per la capacità di fare delle scelte. È un dolore vedere l’Italia così”.
Bruno Vespa ha trascorso il lockdown beato tra le donne: Belen, B. B., Sophia Loren, Monica Bellucci, Claudia Cardinale, Gina Lollobrigida, Stefania Sandrelli, Laura Antonelli, Diletta Leotta. Le ha studiate per raccontarle una per una nel suo ultimo libro, Bellissime! Le donne dei sogni italiani, dagli anni ’50 a oggi (#RaiLibri): “La donna che ha turbato la mia adolescenza è stata Marisa Allasio, il suo bikini in Poveri ma belli è un ricordo incancellabile”. Percorrendo le vie che dall’immagine della diva porta all’immaginazione degli italiani, Vespa registra i terremoti che hanno scosso il costume italiano: “Oggi Alberto Moravia verrebbe massacrato se si permettesse di iniziare la sua intervista a Claudia Cardinale chiedendole: ‘Lei deve accettare di essere ridotta a oggetto’. S’immagina la reazione delle neo femministe del #metoo?”.
Sbaglierebbero?
Sarebbe una reazione adeguata alla nuova sensibilità . Sebbene, è negli anni ottanta che il corpo della donna è stato più mercificato. Si ricorda Drive in? Era l’Italia della Milano da bere, dell’esplosione del godimento anche nell’economia, in cui un programma ben fatto, e di grande successo come quello, ritagliava alle donne un ruolo di pura estetica.
Lei cosa prova di fronte alla bellezza femminile?
La maggior parte delle volte, mi incute timidezza. Un sentimento che svanisce, soprattutto ora che sono invecchiato, quando l’incontro avviene per lavoro.
Per esempio?
Quando ho ospitato Belen a Porta a Porta mi sono reso conto che la sua presenza avrebbe riempito lo studio anche se fosse rimasta zitta dal primo all’ultimo minuto. Questo non ha influito sulla mia conduzione. Però è stato sufficiente a ricordarmi che la bellezza può essere anche usata come un’arma di potere. Basta pensare a cosa ne fece Cleopatra.
Kundera scrive che la bellezza soprattutto nasconde. Cosa, secondo lei?
Mi viene in mente la storia di Edwige Fenech, una donna che ha fatto settanta film in dieci anni e, ogni volta che appariva, finiva sotto la doccia nuda. Quando era compagna di Luca di Montezemolo, Enzo Ferrari prese Montezemolo da parte e gli disse: “Guarda che lei è molto più intelligente di te”. Ecco cosa nasconde, forse.
Il femminismo l’ha costretta a cambiare il suo modo di essere uomo?
Io ho amato il femminismo che ha riscattato le donne. Quello che ha trasformato un Paese in cui le donne non potevano votare fino al 1946 e ha chiuso con l’Italia in cui era legale uccidere una moglie che tradiva il marito. Ho ammirato il femminismo che ha conquistato per le donne più ruoli nella società .
Però?
Non condivido il femminismo ideologico. Quello degli eccessi del #metoo. Un movimento nato per reagire alle molestie sessuali di alcuni uomini di potere (cosa sacrosanta), ma poi è sfociato in una criminalizzazione del desiderio maschile. Tanto è vero che Catherine Deneuve ha sentito il dovere di scrivere una lettera a le Monde in cui diceva: ‘Condanniamo lo stupro, ma difendiamo la libertà di importunare, perchè è indispensabile alla libertà sessuale’.
Crede di aver impedito l’emergere di colleghe donne?
Proprio no. Da direttore del Tg1 sono stato il primo ad affidare la conduzione di un telegiornale importante (quello delle 13.30) a tre donne: Lilli Gruber, Maria Luisa Busi e Tiziana Ferrario. E, a Porta a Porta, la redazione è femminile per otto decimi.
Come definirebbe il suo rapporto con il potere?
Direi laico. Quando ero direttore del Tg1, dissi che il mio editore di riferimento era la Democrazia cristiana. Scoppiò il finimondo. Una fiera delle ipocrisie.
Perchè?
Io non sono mai entrato in una sezione della Democrazia Cristiana, a differenza dei miei colleghi molto bravi Sandro Curzi, che era un militante comunista e stava al Tg3, e Alberto La Volpe, del partito socialista, che dirigeva il Tg2. Però ero consapevole di come funzionavano le cose: se la segreteria della Democrazia cristiana si fosse messa di traverso, io me lo sarei sognato il posto da direttore del Tg1.
Oggi chi è il suo editore di riferimento?
Io sto alla Rai da cinquantuno anni, il rapporto con l’editore non ha più nulla a che fare con quello che avevo trent’anni fa. Alla mia età non m’importa più nulla se governa uno oppure l’altro. In una situazione drammatica come quella che viviamo oggi, l’unico pensiero che ho è: ‘Come faccio a lasciare ai miei figli e ai miei nipoti, se li avrò, un Paese normale?’
Che vuol dire?
Che pretendo un governo che governi, una maggioranza che decida, un presidente del consiglio che sappia anche essere impopolare, se necessario; e che quando la mattina si guarda allo specchio, pensi: ‘Non è possibile che l’Italia abbia i numeri peggiori tra i paesi industrializzati. Non è dignitoso. Non è tollerabile. Non è quello per cui gli italiani si sono fatti il mazzo dal dopoguerra in poi.
E dopo?
E dopo, faccia. Abbiamo dovuto aspettare una pandemia per riformare il codice degli appalti. Si rende conto? È possibile che ogni volta dobbiamo lambire la catastrofe per fare delle cose di buon senso?
La passione con cui lo dice, mi sta ricordando quella volta che se la prese con Davigo.
Ma perchè fanno parte dello stesso problema. Siamo l’unico Paese occidentale in cui i pubblici ministeri non rispondono a nessuno. Siamo l’unico Paese in cui le sabbie mobili della giustizia civile scoraggiano gli investimenti esteri. Siamo l’unico Paese in cui il procuratore di una città può rivendicare una competenza su quello che succede in qualsiasi altra città d’Italia, mandare avvisi di garanzia, scatenare il can can mediatico, finchè poi gli diranno: ‘Il caso non è di sua competenza’. Ma nel frattempo quante persone ha sputtanato?
La preoccupa la proroga dello stato d’emergenza?
Se lo stato d’emergenza è una coperta di Linus, una misura psicologica per segnalare che la situazione è ancora grave, ci può stare. Ma vista la diffidenza che c’è dentro la maggioranza e con l’opposizione troverei corretto usare il decreto legge per ogni provvedimento di qualche rilevanza.
La “rivoluzione” del 4 marzo — come la chiamò — è finita?
La rivoluzione che ha cambiato la geografia politica italiana, con il successo di due forze anti sistema come la Lega e i 5 stelle, non è stata affatto riassorbita. Soprattutto perchè i 5 stelle controllano ancora il più grande gruppo parlamentare, e hanno in mano il destino del governo.
Le sembrano così rivoluzionari oggi?
Al Movimento 5 stelle è successo quello che succede a tutti i movimenti rivoluzionari: quando entrano nelle stanze del potere, diventano conservatori.
Ha un rimpianto professionale?
Tranne Alcide De Gasperi, ho intervistato tutti i leader politici che sono passati in Italia. L’unico che non ho potuto intervistare è stato Giorgio Almirante. In Rai era proibito. Devo ammettere che è una mancanza che mi pesa.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 12th, 2020 Riccardo Fucile
ALLA RICERCA DI VISIBILITA’
C’è una frase che più di ogni altra sintetizza le ambizioni dei partiti di maggioranza: “Le richieste sono superiori alle disponibilità ”.
Un esponente Pd, in questo slancio di realismo, descrive così l’ansia da Palazzo tipica di questi giorni. In sostanza tutti coloro che sostengono il governo vorrebbero quanti più posti in prima fila, tutti vorrebbero accaparrarsi quante più presidenze delle commissioni parlamentari, ormai in scadenza da giugno.
Presidenze che fanno gola a tanti ed è per questo che “la trattativa è in alto mare”, come ammette chiunque: “Un accordo non c’è”.
Martedì a Palazzo Madama e mercoledì a Montecitorio si vota per affidare gli incarichi. Sono in programma nuovi incontri tra i capigruppo per chiudere il cerchio, ma c’è chi sospetta che la decisione possa slittare a settembre in mancanza di un’intesa tra M5s, Pd, Leu e Italia Viva.
Come è ovvio le poltrone sono ventotto in tutto, tra Camera e Senato, ed è difficile mettere tutti d’accordo.
Qui il manuale Cencelli non basta. Il Movimento 5 Stelle la fa facile: “Sostituiamo i leghisti con gli altri partiti e noi confermiamo tutti i nostri”.
Ragionamento bocciato all’istante. Perchè come fa notare un deputato di Italia Viva: “Non se ne parla. Prima in maggioranza c’erano solo due partiti, ora siamo quattro, noi, M5s, Pd e Leu. Dobbiamo cambiare tutto”. In questa partita si sfogano quindi gli appetiti che non possono essere soddisfatti altrove dal momento che il rimpasto dell’esecutivo non è imminente.
L’Italia è in stato d’emergenza, nella prossima legislatura ci saranno meno parlamentari a sedere in Parlamento ed ecco che le presidenze di commissione diventano una specie di camera di compensazione per avere visibilità .
A Montecitorio attualmente i 5Stelle hanno otto presidenze, fosse per loro rinuncerebbero a una sola di queste. Ma gli altri partiti della maggioranza stanno lottando per far scendere il peso grillino a sei. In questo modo due presidenze andrebbero a Italia Viva, una a Leu, e cinque al Pd. Ma qui subentrano ancora i grillini: “No, a noi sette commissioni e al Pd quattro”. Vengono spalleggiati da Italia Viva: “Il Pd è onnivoro e non è possibile”.
Italia Viva che formalmente ne chiede due, vuole per sè quelle chiave. La potente commissione Bilancio per nominare Luigi Marattin al posto di Claudio Borghi della Lega. E una tra Trasporti, in caso sarebbe affidata a Raffaella Paita, e Giustizia, dove andrebbe Maria Elena Boschi.
Dai Trasporti passano tutti i fondi che post emergenza saranno destinati alle infrastrutture, e dalla Giustizia la grande riforma attesa e mai realizzata. Ancora i 5Stelle: “Non possiamo perdere la commissione Giustizia, guidata ora da Francesca Businarolo, e neanche la commissione Affari costituzionali. Casomai lasciamo a Italia Viva i Trasporti che ora sono in quota Lega”. A trattare sono i capigruppo dei partiti, che venerdì si sono incontrati producendo però scarsi risultati. Il clima era teso, il partito di Renzi è sbottato: “Dovete mollare qualcosa. Noi non siamo presenti nei ministeri. Siamo solo all’Agricoltura e nessuno di noi è al Tesoro, dove ci sono tutti i partiti tranne noi”.
Si passa poi ai desiderata del Pd, vuole cinque commissioni se cede la Bilancio a Italia Viva. Piero De Luca è in pole per la commissione Politiche europee, ora in quota M5s con Sergio Battelli.
Tuttavia avendo quest’ultimo fatto un buon lavoro, i pentastellati non voglio assecondare il cambio. Ambita anche la commissione Ambiente con Chiara Braga, ma nello stesso tempo è possibile che venga a affidata a Leu con Rossella Muroni. Mentre Debora Serracchiani è in corsa per la commissione Lavoro. Un’altra commissione chiave è la Esteri, ora guidata da Marta Grande. Premesso che i 5Stelle, essendo Di Maio ministro, si sono rassegnati a perderla, c’è il Pd che litiga al suo interno. I nomi in ballo sono tre: Minniti, Fassino e Quartapelle. C’è un altro braccio di ferro sempre tra i dem e riguarda la commissione Sviluppo economico. A contendersela ci sono Luca Lotti di Base riformista e Gianluca Benamati in quota invece Dario Franceschini. Ammesso che gli venga data.
C’è poi il valzer del Senato. Qui il Pd vorrebbe sfilare al Movimento due commissioni: la Affari esteri con Roberta Pinotti al posto di Vito Petrocelli e l’Industria con Dario Stefano al posto di Gianni Girotto. Occhi dei dem puntati anche sulla commissione Lavoro dove vorrebbero piazzare Tommaso Nannicini al posto della grillina Susy Matrisciano, ma M5s è pronto alle barricate e Nannicini potrebbe andare invece all’Istruzione.
Italia Viva, se alla Camera ha abbassato le pretese passando da tre a due commissioni, qui non vuole fare sconti: “Vogliamo tre commissioni. Abbiamo più della metà dei senatori del Pd”. La partita sarà molto complessa perchè i 5Stelle pretendono la commissione Bilancio. Leu con Pietro Grasso vorrebbe ottenere la Giustizia, mentre il dem Luciano D’Alfonso potrebbe spuntarla per la Finanze al posto del leghista Alberto Bagnai. Nel frattempo i 5Stelle vivono anche un dramma tutto interno. Nutrono fiducia nei confronti di poche persone e hanno paura di fare un buco nell’acqua come è già successo con Raffaele Trano, espulso poco dopo essere diventato presidente della commissione Finanze della Camera.
Lunedì è in programma un nuovo incontro tra i capigruppo per sbrogliare i nodi. Tra rivalità interne e ambizioni personali, è tutto una partita tra chi vuol pesare di più all’interno del proprio partito e tra i partiti di una maggioranza che scricchiola sempre di più, anche su questo terreno.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 12th, 2020 Riccardo Fucile
NON C’E’ SPAZIO NEANCHE PER STENDERSI, MA MUSUMECI NON INVOCA IN QUESTO CASO LO STATO DI EMERGENZA SANITARIA
Marina di Ragusa, 12 luglio 2020. Siamo in Sicilia e la spiaggia che si trova a pochi chilometri dalla casa di Montalbano è letteralmente stracolma. Non c’è più spazio per altri ombrelloni. Altro che distanziamento sociale, altro che paura per il Coronavirus, altro che rispetto rigido delle norme. In quella spiaggia sembra che tutto sia passato.
A denunciarlo è Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di “Report”, che su Facebook scrive: «Mentre il Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci ha chiesto al governo di Roma la proclamazione dello stato di emergenza a Lampedusa per motivi sanitari, questa è la situazione di oggi, 12 Luglio, sulla spiaggia di Marina di Ragusa».
In Sicilia, allo stato attuale, la situazione sembra essere sotto controllo e i numeri della pandemia non preoccupano affatto. Con l’avvio della stagione estiva, con l’arrivo dei primi turisti e con assembramenti di questo tipo, il rischio è che la situazione possa precipitare da un momento all’altro, soprattutto alla luce di una possibile seconda ondata a ottobre.
Il Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, invece sembra essere più preoccupato per la situazione a Lampedusa — che negli ultimi giorni ha accolto oltre 600 migranti — al punto da chiedere a Roma la proclamazione dello stato di emergenza.
Ma dei rischi sanitari sulla spiaggia di Marina di Ragusa ai sovranisti “perbbbbbene” non frega una mazza.
(da agenzie)
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Luglio 12th, 2020 Riccardo Fucile
LA STORIA DI ALESSIA E LO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI NELLE STRUTTURE ALBERGHIERE… PRIMA DEI CONTROLLI ARRIVA LA TELEFONATA AI TITOLARI CHE HANNO IL TEMPO DI FAR SPARIRE I DIPENDENTI NON IN REGOLA
Con un messaggio WhatsApp, Alessia ha detto di no all’ennesima proposta di lavoro umiliante. Una guerra che, però, rischia di combattere da sola. Intanto non ha un lavoro, perchè nessuno vuole farle un contratto
«Mi hanno chiesto di lavorare in un locale, come cameriera, per 10 ore al giorno e per 3,50 euro l’ora, senza riposo settimanale e senza contratto. Sono condizioni inaccettabili, basta ho detto di no».
A parlare a Open è Alessia Incontro, 38 anni, cameriera di Villasmundo (frazione di 4mila abitanti del comune di Melilli, a Siracusa), che — con un messaggio WhatsApp — ha rifiutato un’offerta di lavoro umiliante. L’ennesima. «Basta vendermi all’ennesimo ricatto. Ci trattano come degli schiavi, siamo sottopagati e sfruttati. E poi c’è il problema dei controlli» ci spiega.
«I controlli? Assenti»
Alessia, che fa questo lavoro da 20 anni, è convinta che ci siano «pochi controlli» e che manchi un sindacato forte che difenda la categoria: «Prima dell’arrivo dei controlli da parte delle forze dell’ordine, arriva sempre la telefonata al locale. Ed è in quel momento che il proprietario mi dice “togliti il grembiule e siediti”, così non mi hanno mai beccata sul fatto. Ma io non ci sto più, basta» ci dice.
«Ho sempre lavorato in nero»
«Ho sempre lavorato in nero, pochissimi i contratti che ho avuto, comunque quasi tutti a prestazione, a chiamata in cui, su un mese, dichiaravano appena 1-2 giorni. Adesso, infatti, mi ritrovo con circa 4 anni di contributi su 20 effettivamente lavorati» ci confessa. Una situazione insostenibile e lesiva non solo dei diritti dei lavoratori ma anche della dignità della persona.
Il gruppo WhatsApp
Alessia, che è un fiume in piena, ce l’ha anche con i colleghi che, dopo le lamentele, si piegano alle condizioni dei proprietari dei locali. Insomma non trovano il coraggio di ribellarsi: «Durante il lockdown, avevo creato un gruppo WhatsApp in cui chiedevo ai miei colleghi di fare squadra, di non tornare più a lavoro a queste condizioni. Eravamo 70, ora invece siamo rimasti in 3-4 a combattere questa “guerra”. Da soli. Tutti gli altri hanno ceduto e, adesso, ovviamente lavorano. Noi no». Una situazione difficile al punto che Alessia ha dovuto chiedere un aiuto economico alla sua famiglia.
60 cameriere lasciano un hotel in Sardegna
Intanto 60 cameriere hanno lasciato l’hotel in cui lavoravano — il resort di Cala Gonone a Nuoro, in Sardegna — perchè la richiesta dei proprietari sarebbe stata quella di prendere servizio con «una paga più bassa e per più ore al giorno». Condizioni che le 60 lavoratrici di Dorgali non hanno accettato: per questo sono state sostituite dalla sera alla mattina.
Lo sfruttamento e il precariato in Italia
Una storia che, purtroppo, non può dirsi isolata. Non solo i camerieri, ma anche i braccianti agricoli o le colf. Tutti lavoratori sfruttati e sottopagati.
Basti pensare che, secondo l’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, il tasso di irregolarità nei rapporti di lavoro in agricoltura sarebbe pari al 39%.
Nel settore domestico e di cura sarebbero almeno 865mila gli irregolari su 2 milioni di lavoratori e la situazione è altrettanto grave nel settore della ristorazione, dove è l’Istat a spiegare che il nero arriva a cifre enormi, sebbene si tratti, appunto di servizi aperti al pubblico (e quindi, almeno in teoria, più suscettibili ai controlli).
Numeri da far paura che rischiano di diventare sempre più drammatici a causa della grave crisi economica che sta attraversando l’Italia a causa del Coronavirus.
«Il tasso di irregolarità dell’occupazione è più alto tra le donne, nel Mezzogiorno, tra i lavoratori molto giovani e tra quelli più anziani. Su questo aspetto pesa molto il settore economico in cui si lavora: il tasso è infatti al 23,8% in agricoltura, al 6,6% nell’industria in senso stretto, al 16,0% nelle costruzioni e al 13,9% nei servizi, con punte che, in quest’ultimo comparto, toccano il 17,1% nel settore degli alberghi e dei pubblici esercizi, il 23,8% nelle attività ricreative e ben il 58,3% nel comparto del lavoro domestico» scrive l’Istat nel rapporto annuale 2020.
(da Open)
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Luglio 12th, 2020 Riccardo Fucile
IL PARTY IN VILLA SENZA LICENZE E SENZA RISPETTARE LE DISTANZE
Il party in villa a Porto Ercole finisce con le denunce. Hanno organizzato all’interno della loro villa all’Argentario una festa con oltre 350 persone senza le previste licenze e senza rispettare il divieto di assembramenti per l’emergenza Coronavirus. Per questo padre e figlio sono stati denunciati dai carabinieri a Porto Ercole (Grosseto).
Intorno alle due della scorsa notte i militari, impegnati in servizio di controllo della zona, hanno sentito musica alta provenire da una lussuosa casa con centinaia di giovani presenti all’interno e nelle immediate vicinanze.
Molte anche le segnalazioni di cittadini arrivate al 112. Padre e figlio dovranno rispondere in concorso dei reati di trattenimenti pubblici senza licenza, apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo, disturbo della quiete pubblica e violazione del divieto di assembramenti.
Nel corso della notte sono inoltre stati identificati e denunciati sei giovani, di cui quattro minorenni, che hanno preso parte a una rissa per futili motivi all’ingresso della stessa villa per poi dileguarsi, lasciando sul posto un ragazzo ferito che poi è stato portato all’ospedale di Orbetello dove i medici hanno dato una prognosi di 30 giorni.
(da agenzie)
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Luglio 12th, 2020 Riccardo Fucile
INCENTIVI, ZERO TASSE PER CHI RITORNA DALLE UNIVERSITA’ DEL NORD
Le università di tutta Italia sono preoccupate per il nuovo anno accademico in cui — a causa della crisi aperta dalla pandemia e dal distanziamento sociale obbligato — si stima il 10-15% nelle immatricolazioni in meno in tutto il paese.
Al sud le università stanno iniziando a proporre una serie di incentivi per gli studenti che rientrano dalle università nelle altre regioni o che scelgono di rimanere a studiare a casa, il tutto tra le proteste dei rettori del nord che parlano di concorrenza sleale. Si sta aprendo una vera e propria faida tra nord e sud, quindi, con opinioni agli antipodi.
La regione Sicilia ha deciso di offrire 1.200 euro a tutti gli studenti che scelgono di rientrare da altre regioni.
L’Università di Palermo nello specifico, poi, promette iscrizione gratuita — per quest’anno — a coloro che scelgono l’ateneo del capoluogo.
Anche dalla Puglia arriva una scelta simile, con zero tasse per chi torna a studiare in regione (anche dall’estero).
Queste idee sono valse la bocciatura del ministro dell’Università , che ferma subito: «Non conosco nel dettaglio questi incentivi, però non sono favorevole a misure che abbiamo una caratteristica di tipo territoriale, in qualsiasi posto vengano fatti. Dobbiamo garantire pari opportunità agli studenti e libertà di scelta». Le proteste del nord parlano di concorrenza sleale ma dal sud ribattono: «Si tratta di una normale forma di concorrenza, certo non sleale», sottolinea il rettore di Palermo.
Il nord ribatte parlando di incostituzionalità di queste misure, con il presidente della Conferenza dei rettori che le definisce «politiche di corto raggio» e sostiene che «il tema non è tanto la concorrenza, ma non sottovalutare la capacità di scelta dei nostri studenti. La mobilità non può essere forzata, bisogna solo puntare sulla qualità . Nessun protezionismo o chiusura di confini può essere la soluzione».
Dai rettori di Milano e Padova arrivano parole sulla stessa lunghezza d’onda, a sottolineare che non è diversificando le due realtà che si fa il meglio per gli studenti.
(da agenzie)
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Luglio 12th, 2020 Riccardo Fucile
LA RAGAZZA E’ CITTADINA ITALIANA, IL PADRE E’ IN OSPEDALE… O LO STATO METTE IN GALERA QUESTA FECCIA E I LORO MANDANTI MORALI O LA GENTE PROVVEDERA’ PERSONALMENTE A DIFENDERSI E A REGOLARE I CONTI
«Tornate a casa vostra» è una frase che sentiamo spesso dire da una determinata fazione politica nei riguardi delle persone che arrivano in Italia sui barconi ma non solo.
Questa frase se la sono dovuta sentir dire anche Beatrice Ion e suo padre nell’ambito di una vera e propria aggressione a sfondo razziale che hanno raccontato su Facebook.
Roma, marina di Tor San Lorenzo: la 22enne originaria della Romania ma cittadina italiana e giocatrice nell’Amicacci Giulianova e suo padre sarebbero stati aggrediti davanti ai cancelli di casa loro.
La giovane si è sfogata su Facebook raccontando la sua storia: «Vivo in Italia da 16 anni, ho la cittadinanza italiana, ho fatto tutte le scuole qui e sto continuando gli studi all’università italiana, gioco nella nazionale italiana di basket in carrozzina e mi considero in tutto e per tutto italiana eppure sono stata aggredita, mio papà è stato aggredito ed è in ospedale probabilmente con uno zigomo rotto perchè a detta loro siamo degli stranieri del ca…. che devono tornare al loro paese, tralasciando le offese che mi sono presa perchè sono disabile. Non dite che il razzismo in Italia non esiste perchè io l’ho vissuto oggi dopo 16 anni che vivo qui e fa male. A voi che ci avete aggrediti, vergognatevi saremo anche stranieri ma abbiamo più dignità di voi, e voi che avete guardato il tutto senza alzare un dito vi dovreste vergognare più di loro».
La famiglia ha raccontato di aver ricevuto una serie di minacce a sfondo razziale da una famiglia di romani che si è trasferita lì per l’estate.
La squadra della giovane tramite le parole di Peppino Marchionni, il presidente, ha immediatamente mostrato solidarietà e condannato il gesto: «Con grande dispiacere veniamo a conoscenza della vile aggressione per motivi razziali contro la nostra Bea e la sua famiglia. La piaga del razzismo è ancora, purtroppo, un problema attualissimo e mondiale. Qualsiasi forma di razzismo è abominevole e noi continueremo sempre a batterci, come abbiamo già fatto, per eliminare questa gravissima piaga, nella vita come nello sport».
(da agenzie)
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Luglio 12th, 2020 Riccardo Fucile
IL SINDACO EUROPEISTA DI VARSAVIA PARTE CON 14 PUNTI DI DISTACCO MA I SONDAGGI LO DANNO IN CLAMOROSA RIMONTA
La Polonia torna alle urne. Deciderà il futuro del Paese un margine esiguo di voti.
La sfida nel ballottaggio per la presidenza contrappone due diverse visioni: quella del presidente ultraconservatore Andrzej Duda, alleato del Partito nazionalista del diritto e della giustizia (PiS), e quello del candidato liberale Rafal Trzaskowski, che si dichiara l’uomo del cambiamento e vuole riallacciare il legame con Bruxelles.
Al primo turno Duda ha ottenuto il 43,7% e il sindaco di Varsavia Trzaskowski il 30,3%. I sondaggi danno i due testa a testa nel secondo turno.
Sono 30 milioni i cittadini aventi diritto di voto e si prevede che l’affluenza alle urne sarà superiore al 64,51% del primo turno del 28 giugno. I seggi elettorali rimangono aperti fino alle 21 quando usciranno i primi exit poll. I risultati ufficiali sono previsti all’inizio della settimana.
Il voto si svolge nel pieno della pandemia che in Polonia ha causato oltre 37.000 contagi e quasi 1.600 morti. Gli elettori devono indossare maschere e guanti, mantenere la distanza di sicurezza e igienizzare le mani con disinfettante. Possono usare le proprie penne per segnare le schede. Anche i funzionari elettorali devono indossare maschere e sedersi distanti l’uno dall’altro. Le urne saranno regolarmente disinfettate e i seggi elettorali saranno ventilati.
Trzaskowski ha 48 anni ed è membro della Piattaforma civica polacca: sindaco di Varsavia è a favore dell’Ue ed è molto popolare nelle principali città polacche.
Rappresenta l’ala più liberale del partito e, come sindaco di Varsavia, ha partecipato alle marce per l’uguaglianza Lgbt e ha proposto di introdurre corsi nelle scuole della capitale per contrastare il bullismo contro le minoranze.
In un’intervista ha sostenuto che la Polonia è ancora democratica, ma che la sua “democrazia è sotto attacco”, poichè il governo sta politicizzando le istituzioni indipendenti, come la magistratura, e sta cercando di spogliare il governo locale dei suoi poteri. Come ex europarlamentare, Trzaskowski afferma di volere che la Polonia assuma un ruolo più attivo nei negoziati dell’Ue. Teme che, una volta ridotto il beneficio finanziario proveniente dall’adesione, l’antipatia dell’attuale governo nei confronti di alcuni aspetti del progetto europeo potrebbe alla fine portare la Polonia a lasciarla.
(da agenzie)
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Luglio 12th, 2020 Riccardo Fucile
NON AVENDO PARTECIPATO AL GOVERNO INCARNA IL VOTO DI PROTESTA
L’istituto demoscopico Analisi Politica, diretto dal sondaggista Arnaldo Ferrari Nasi, già docente di Analisi della Pubblica Opinione all’Università di Genova, ha elaborato per Libero uno studio sulle ragioni del boom della formazione della Meloni, cercando di documentare come e a chi ruba consensi.
Ne è risultato che Fratelli d’Italia prende un po’ da tutti, a eccezione dei partiti di sinistra naturalmente, ma in particolar modo da Salvini, al quale in un anno avrebbe sottratto 6 punti percentuali dei consensi complessivi.
Tra i nuovi elettori arrivati, ma non provenienti dalla Lega, la parte del leone la fanno gli ex berlusconiani, che rappresentano il 45% dell’insieme e fanno salire i gradimenti complessivi di quasi il 2%, un apporto di poco superiore a quello dei grillini delusi, che rappresentano il 35% dei simpatizzanti guadagnati nell’ultimo anno dalla destra.
Quanto all’identikit dei salviniani in fuga verso la Meloni, Ferrari Nasi spiega che sono per lo più uomini, sopra i cinquant’anni con una bassa scolarizzazione e un’alta religiosità e provenienti dal Nord-Est.
«Questo significa» chiosa il sondaggista «che il Salvini dell’unità nazionale e del rosario non ha convinto del tutto il Veneto tradizionale e cattolico; non ci sarebbe da stupirsi quindi se, alle Regionali di settembre, Fdi risultasse il secondo partito dell’alleanza di centrodestra dietro la lista Zaia e davanti alla Lega».
Le ragioni della transumanza di voti verso la Meloni sono essenzialmente due. Fratelli d’Italia non è mai stata al governo, e quindi capitalizza più facilmente il voto di protesta ed è la prima scelta naturale degli elettori delusi sia di Lega che di Forza Italia.
Quanto a M5S, nella sua componente di destra, il Movimento è stato svuotato ampiamente già da Salvini e quindi Giorgia, per molta parte della base grillina rimasta ancorchè delusa, è poco attrattiva. «La componente di destra dei cinquestelle, molto forte in passato» commenta Ferrari Nasi, «resta comunque del 20% e corrisponde a un milione di voti», bacino di possibile crescita ulteriore, come il 33% di chi non ha indicato un partito, «la metà dei quali» spiega Ferrari Nasi «statisticamente poi va a votare e sceglie per appartenenza politica», e qui Fratelli d’Italia potrebbe crescere di un ulteriore 3-4%, considerando che il 19% degli indecisi si dichiara di centrodestra e il 53% non si schiera.
(da “NextQuotidiano”)
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