Luglio 31st, 2020 Riccardo Fucile
COME HANNO FATTO I GENITORI DI FONTANA AD ACCUMULARE TALE FORTUNA?
Repubblica racconta oggi che l’inchiesta sul presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana è
diventata anche l’indagine sui suoi soldi in Svizzera e sulla modalità con la quale li ha regolarizzati, denunciandoli al Fisco italiano.
L’Agenzia delle Entrate sta verificando se la procedura di voluntary disclosure sia stata corretta in tutte le sue parti, visto che la prescrizione in cinque anni raddoppia in caso di capitali riportati da paradisi fiscali come sono, appunto, le Bahamas:
Fontana, come detto, sostiene che si trattasse di un’eredità . Soldi che si trovavano in Svizzera per quella «abitudine purtroppo di moda un tempo», ha dichiarato in un’intervista a Repubblica, di nascondere i soldi all’estero. Aggiungendo: «Evasione fiscale? I miei hanno sempre pagato le tasse». Fontana però non dice come i genitori — il padre, un medico condotto; la madre, una dentista — abbiano fatto ad accumulare tale fortuna. E l’Agenzia delle Entrate, al momento della voluntary disclosure, non ha insistito troppo nel chiederglielo. Si è basata su un’autocertificazione. I genitori, d’altronde, avevano un patrimonio immobiliare rilevante (terreni e palazzi, per 43 particelle). Erano professionisti. Il trust alle Bahamas che schermava il conto svizzero esisteva dal 1997. Quel patrimonio, insomma, era credibile.
Fontana sostiene pubblicamente che quel conto fosse «non operativo» da molti anni.
Le carte bancarie documentano, però, come tra il 2013 e il 2015 cresca di 600mila euro. E come tra il 2010 e il 2013 vengano movimentati complessivamente 1,2 milioni di euro, tra il saldo delle entrate e delle uscite.
Il legale di Fontana, Jacopo Pensa, dice che le oscillazioni «sono dovute a performance positive o negative degli investimenti». I flussi, in entrata e in uscita, sono al momento sotto analisi da parte dei finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria.
La storia si gioca attorno a questo particolare. Per due ragioni: del trust alle Bahamas, Fontana (che è un avvocato d’affari assai stimato, non solo a Varese) era il beneficiario. Soltanto la madre poteva operare sul conto. E la signora, tra gli 80 e i 90 anni, difficilmente può aver svolto un lavoro che garantisse quel volume di entrate. Fontana, nei documenti della volontary disclosure, ha parlato soltanto di eredità . Escludendo che in quei cinque milioni e passa ci fossero anche soldi suoi.
(da agenzie)
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Luglio 31st, 2020 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI MEDICI DI TORINO: “LA VERITA’ E’ CHE IL TASSO DI POSITIVITA’ TRA I MIGRANTI E’ DELL’1,5%”
“Evocare il rischio di contagio da Covid per ridurre l’assegnazione di migranti al Piemonte è fuorviante e scorretto. Come medici, senza voler entrare nel merito di scelte politiche, ci piacerebbe vivere in una regione che conosce, e ha tra i suoi valori più forti, la solidarietà nei confronti delle persone fragili”. Il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino, Guido Giustetto, ieri è andato all’attacco del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.
E cosa aveva detto il governatore sotto schiaffo per la gestione dell’emergenza Coronavirus nella sua regione durante i momenti più duri della pandemia?
Aveva attaccato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese sui migranti sbarcati e in arrivo in Piemonte, come da canovaccio del centrodestra in questi giorni: “Ora però diciamo “basta” e l’ho scritto al Ministero degli Interni perchè il Piemonte non può garantire oltre queste forme di accoglienza.”
La risposta dei medici è precisa: “La realtà è che il tasso di positività al Covid tra i migranti è intorno all’1,5%”, ribatte Giustetto, in una nota firmata anche dal professor Paolo Vineis, epidemiologo dell’Unità di crisi regionale.
“Ogni migrante che giunge in Italia è sottoposto a tampone e posto in isolamento se positivo e in quarantena se negativo — aggiungono -. Prima di essere trasferiti e distribuiti tra le regioni, sono sottoposti a test sierologico. All’arrivo a Torino sono nuovamente sottoposti a tampone e posti in isolamento fino a quando giunge il risultato. Per tutti questi motivi, i migranti irregolari sono forse le persone più controllate e l’ultimo problema nel contenimento della pandemia. Forse siamo più ‘pericolosi’ noi due, veri piemontesi, che non abbiamo fatto nè tampone, nè sierologico”.
(da agenzie)
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Luglio 31st, 2020 Riccardo Fucile
LA SINDACA DI FRATELLI D’ITALIA SI SCHIERA CON LEI: “SE CI FOSSI STATA IO NON FINIVA IN 15 SECONDI, NON TOLLERO I COMPORTAMENTI DI SALVINI”
Non bastano mare, sabbia e ombrelloni a far passare in secondo piano schieramenti e partiti.
E l’ultima dimostrazione è lo scambio di battute consumatosi sul bagnasciuga di Milano Marittima tra il vicesindaco dem del comune di Proserpio, Veronica Proserpio, e il leader della Lega, Matteo Salvini.
Il vicesindaco si è ritrovato casualmente a passare dal bagno in cui si trovava il leghista. E il vicesindaco non ha resistito ad avvicinarsi all’ombrello di Salvini. Ma, questa volta, non ci sono stati nè complimenti, nè selfie sorridenti.
A dirlo è la stessa vicesindaco Pd che, nelle parole che accompagnano il video condiviso su Facebook, spiega: “Non ce l’ho proprio fatta. Mi avvicino sorridendo al cazzaro verde e gli dico di vergognarsi per le sue esternazioni… Il seguito è nel video!!!”.
E nelle immagini si vede la Proserpio che, al fianco di Salvini, dice: “Rovini il nome di questa bellissima città “. Il leader del Carroccio, però, non si scompone: “Fatti un bagno che ti rilassi”. ​”Sono rilassatissima, sono in vacanza da 15 giorni”, controbatte ancora la Proserpio.
§A sostegno della vicesindaco si è schierata anche il sindaco di Proserpio Barbara Zuccon, vicina a Fratelli d’Italia, ma parte della stessa lista civica della dem: “Veronica ha fatto bene — ha spiegato il primo cittadino – Se fossi stata presente il video non sarebbe finito in quindici secondi. Anch’io pur essendo distante dal Pd non amo le esternazioni di Matteo Salvini. Non tollero i suoi comportamenti, come non mettere la mascherina”.
(da agenzie)
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Luglio 31st, 2020 Riccardo Fucile
NOI OSCURIAMO IL SUO VOLTO PERCHE’ NON APPARTENIAMO ALLA CATEGORIA DEGLI INFAMI CHE PUBBLICANO FOTO DI MINORENNI SU FB PER SCATENARE ODIO CONTRO DI LORO
La strategia di Matteo Salvini che prevede l’uso dei figli nei momenti difficili fa un passo avanti. Dopo essere stato mandato a processo per Open Arms, con i sondaggi in calo e il fantasma della legge Severino che a breve dovrebbe cominciare a inseguirlo, oggi il Capitano pubblica una foto a cavalcioni con la figlia.
Ma a differenza delle altre occasioni, stavolta il volto della bambina è ben riconoscibile (noi lo abbiamo censurato a differenza di certi infami che pubblicano le foto di minorenni per scatenare odio contro di loro) nella foto originale.
In altre occasioni in cui ha pubblicato foto dei suoi figli, Salvini ha sempre fatto in modo che non fossero riconoscibili ritraendoli di spalle. Tranne che in poche occasioni: una è stata quella del giorno prima del voto per le elezioni europee del 2019.
Come abbiamo già raccontato, da un certo momento in poi nella strategia di propaganda del Capitano i figli di Salvini hanno iniziato a comparire in misura sempre maggiore nei post su Faceboook, Twitter e Instagram.
Proprio dal momento in cui la bambina è stata ritratta di fronte nel post il giorno prima delle elezioni europee, i figli di Salvini hanno cominciato ad entrare sempre di più nel mondo social del ministro.
Un mondo fatto di insulti a ladri, immigrati, gogna nei confronti di ragazzine (magari coetanee del figlio più grande del Capitano).
A queste ultime Salvini non riserva nemmeno la cortesia di una foto di spalle o censurata, anzi proprio come fa un suo parlamentare, le sbatte sulla sua pagina Facebook senza troppi complimenti.
Eppure anche quelle ragazze sono italiane e quindi “figlie sue”. Salvini, tra l’altro, è giornalista iscritto all’Ordine di Milano. Chissà se stavolta, come per la Lucarelli, il consiglio deciderà di intervenire.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 31st, 2020 Riccardo Fucile
PENSA A QUANDO TI SVEGLIERAI A SAN VITTORE, VEDRAI CHE TI PASSA
“Mi sono svegliato come sono andato a letto ieri, tranquillo, un pò incazzato, ovviamente, per aver subito
un’ingiustizia senza senso”.
Lo ha detto in collegamento con aria Pulita su 7 Gold il leader della Lega ed ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo che ieri il Senato ha autorizzato il processo a suo carico per il caso Open Arms.
“Non chiedevo una medaglia ma rischiare 15 anni di carcere per processo aggravato e continuato mi sembra una follia”, ha aggiunto Salvini.
Il capitone dimentica:
1) in Italia la legge è uguale per tutti, non esistono soggetti che godono di impunità
2) I processi si affrontano, non si cerca di sottrarsi al giudizio
3) Ci sono tre gradi di giudizio proprio per assicurare il massimo della tutela per gli imputati
4) Il sequestro di persona aggravato e reiterato è previsto dal codice penale, nessuno ti ha obbligato a infierire su centinaia di esseri umani. Sei un privilegiato perchè dopo il primo caso doveva scattare l’arresto.
5) La pena va da un minino a un massimo, nel tuo caso va moltiplicata per due.
6) Goditi le vacanze visto che te le puoi permettere, a differenza di milioni di italiani, e abbi un minimo di dignità se ci riesci.
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Luglio 31st, 2020 Riccardo Fucile
SI TRATTA DI IMMIGRATI ARRIVATI NEGLI ANNI SCORSI, MOLTI LAVORANO, STUDIANO E SONO BEN INTEGRATI… UN CONTAGIO CHE POTEVA COLPIRE CHIUNQUE
Ieri la caserma Silvio Serena di Casier a Treviso è approdata improvvisamente al centro del dibattito politico sull’emergenza Coronavirus perchè l’ULSS 2 del Veneto ha trovato 129 positivi tra i migranti accolti nella struttura.
Il boom dei contagi in Veneto è diventato l’argomento principale della politica italiana dopo l’uscita del sindaco di Treviso Mario Conte ha scritto su Facebook che “Il nuovo focolaio all’interno della struttura genera un danno incalcolabile, anche in termini di immagine, al nostro territorio del quale lo Stato dovrà rendere conto”.
Il Corriere della Sera però spiega oggi che vista da Treviso la realtà è però diversa:
Tanto per cominciare le persone ammalatesi non hanno nulla a che vedere con i più recenti arrivi in Sicilia. La maggior parte degli ospiti della «Silvio Serena» è giunta in Italia con le grandi ondate di sbarchi degli anni passati, prevalentemente da Paesi dell’Africa subsahariana. La maggior parte di loro è lì da prima dell’entrata in vigore dei decreti sicurezza, il 20% di loro lavora, in tre hanno sostenuto di recente l’esame di maturità , seguono percorsi di inserimento. Detto in altri termini: non hanno importato nessun virus.
Prima di oggi la «Silvio Serena» aveva registrato un solo caso, il 12 giugno: la malattia aveva colpito un operatore della struttura. Da lì si era deciso di sottoporre al test tutti i migranti presenti a Caser
Come la situazione sia precipitata nelle ultime 48 ore lo racconta Gian Lorenzo Marinese, titolare della Nova Facility, la società che gestisce il centro di accoglienza trevigiano (è la stessa che ha in carico anche l’hotspot di Lampedusa): «Tre migranti della struttura sono stati sottoposti al test e sono risultati positivi. A quel punto abbiamo deciso di estendere l’indagine a tutte le persone all’interno della caserma e il contagio si è rivelato molto esteso. Per noi si è tratto di un fulmine a ciel sereno».I tamponi eseguiti sono stati 315, 22 dei quali hanno riguardato il personale. Questi ultimi sono tutti negativi.
E infatti ieri Lorenzo Fontana, segretario della Liga Veneta, ha accusato il governo di spargere focolai in Italia: “È paradossale che il governo proroghi lo stato di emergenza e imponga restrizioni ai cittadini per il contenimento del Covid e non voglia invece contenere gli arrivi da oltremare, seminando nuovi focolai in giro per il Paese”. “
In serata la situazione a Caser appariva tranquilla: i migranti restano dentro la caserma, tra una settimana verranno sottoposti a un nuovo test. «Stiamo facendo di tutto per risolvere il problema», conclude il presidente Marinese, «ringrazio gli operatori che stanno continuando a lavorare».
Patrice Kouame, richiedente asilo 37enne della Costa d’Avorio ospite della ex caserma, ha raccontato all’agenzia di stampa ANSA che “Proprio oggi ero atteso per un colloquio di lavoro per un posto da operaio metalmeccanico in una grande azienda di elettrodomestici di Treviso”. Il 25 giugno scorso aveva sostenuto la prova orale dell’esame di maturità all’istituto professionale “Giorgio Fermi”. La prova era stato svolta da remoto, sempre per gli effetti della precedente individuazione di un caso di positività all’interno della struttura, ed aveva avuto come esito la promozione ed il conseguimento del diploma.
Kouame era fuggito nel 2012 dalla guerra nel suo Paese, per riparare dapprima in Mali quindi in Algeria, dove ha lavorato come muratore, e infine in Libia. Da qui, trattato da schiavo fino al 2017, aveva tentato la fuga via mare ed era stato salvato da un naufragio nel Mediterraneo per raggiungere infine l’Italia.
“Purtroppo questa mattina ho dovuto avvertire l’agenzia per l’impiego che non sarei potuto recarmi all’appuntamento a causa del risultato del nuovo screening. Per il momento nessuno di noi è stato ancora informato sull’esito del proprio test e siamo ancora qui — conclude — ad aspettare che ci dicano come comportarci”.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 31st, 2020 Riccardo Fucile
LA CASA ERA SU MISURA PER I PROBLEMI DEL RAGAZZINO: FINITA ALL’ASTA PER LA CRISI DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA… IN ITALIA NON ESISTONO SOLO PERSONE CHE ODIANO, MA ANCHE CHE SANNO AMARE I PIU’ DEBOLI
Un anonimo benefattore ha versato 152 mila euro per ricomprare all’asta una casa speciale, a misura di un
bambino speciale: Leonardo, 14 anni compiuti a maggio, affetto dalla sindrome di Dravet.
La struttura era stata messa in vendita a causa della crisi dell’azienda di famiglia ma, dopo due anni di incubo, finalmente è arrivato il bonifico sul sito della Pro Loco di Piazzola sul Brenta. Al Corriere della Sera la mamma, Martina Varini, racconta cosa significhi vivere con questa disabilità .
“Deve essere assistito giorno e notte. La casa è su due piani ma di sopra Leonardo non può andare, perchè ci sono diciotto scalini. Giù abbiamo allestito un divano letto, che la sera diventa un matrimoniale. Dorme lì, sempre con una persona accanto, perchè non può stare solo. C’è il bagno attrezzato con la doccia grande, dove si può entrare vestiti e lavarlo, e il lavandino a misura della carrozzina”.
La casa di Leonardo, due anni fa, era stata pignorata. Tra 2010 e 2011, la piccola azienda di saldature del papà , Mauro Taverna, entra in crisi e i debiti portano ben presto alla richiesta di sfratto. Per fortuna entra in gioco la Pro Loco che apre un conto e parte la sottoscrizione pubblica: tutti in paese si danno da fare per raccogliere fondi. Ma poi un altro colpo: arriva il lockdown.
In cassa ci sono 80mila euro e il termine per ricomprare la casa è fissato al 3 settembre. Ed è a questo punto che fa la sua comparsa l’ignoto benefattore che mette la cifra che mancava, ovvero 152mila euro, coprendo anche le spese per la pratica. Martina Varini, la mamma del piccolo, saputo del bonifico, ha pianto:
“Sono chiusa in casa 24 ore al giorno, curo Leonardo come un oracolo e sopportare questa cosa dello sfratto per due anni…”. Vorrebbe incontrare il benefattore, anche da sola: “Ma so che è impossibile…”.
(da agenzie)
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Luglio 31st, 2020 Riccardo Fucile
UN NORMALE CONTROLLO ALLA CIRCOLAZIONE E I CARABINIERI SCOPRONO CHE L’AGENTE DI POLIZIA PORTAVA LA DROGA… L’ENNESIMO CASO CHE DIMOSTRA CHE QUALCOSA NON VA
Viaggiava in auto con moglie e un figlio minorenne, ma trasportava anche 7,5 chili di cocaina: un agente di polizia è stato così arrestato dai carabinieri della Compagnia di Locri. I militari, nel corso di controlli alla circolazione, hanno fermato un’auto con alla guida un 40enne, B.C., residente in Sicilia, appartenente alla Polizia di Stato in servizio nel reggino.
L’uomo, dopo aver esibito una fotocopia del tesserino di riconoscimento, si è mostrato agitato ed insofferente al controllo, destando così il sospetto che potesse avere qualcosa da nascondere.
I carabinieri hanno quindi perquisito l’auto insieme ad operatori della Polizia di Stato opportunamente avvisati, e, nascosti all’interno di un doppio fondo ricavato dietro il vano portaoggetti, hanno trovato 7 confezioni plastificate da circa 1 kg ciascuna, che contenevano complessivamente 7,5 kg di cocaina. Dichiarato in stato di arresto, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, l’agente è stato portato in carcere in attesa dell’udienza di convalida davanti al giudice di Locri.
(da agenzie)
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Luglio 30th, 2020 Riccardo Fucile
TRADIMENTI E TRABOCCHETTI SULLE COMMISSIONI MANDANO IN FRANTUMI IL MOVIMENTO, TRUPPE AMMUTINATE CONTRO I GENERALI
“Qui dentro non c’è più nulla, è esploso tutto”. Un deputato del Movimento 5 stelle sospira: “Ormai fare
accordi con i nostri vertici, da quelli parlamentari a quelli politici, significa non farli con nessuno”.
Il Movimento 5 stelle è terra limacciosa sotto il diluvio che viene giù. Una poltiglia sbrindellata in cui chi parla per conto di chi e per fare cosa non è chiaro a nessuno e per nessuno.
Il caos sul rinnovo dei presidenti delle Commissioni parlamentari è stata la classica goccia, il vaso è traboccato. “È evidente che il ruolo del ‘capo’, lo avete esercitato in maniera egregia, creando però spaccature enormi all’interno del gruppo”, ha scritto tra gli altri Leonardo Donno, che ha sbattuto la porta e lasciato il suo ruolo di capogruppo nella Bilancio.
Intorno alle 20 di ieri il capogruppo alla Camera Davide Crippa si è messo in contatto con Vito Crimi. La situazione prospettata al capo reggente del partito era drammatica: qui viene giù tutto, i nostri non votano il renziano Luigi Marattin alla guida della Finanze.
Nella bolla di sospetti in cui vivono i 5 stelle è partito lo psicodramma. Qualche ora prima un gioco di antipatie, veleni e veti incrociati avevano fatto saltare la testa prima di Pietro Lorefice, designato presidente pentastellato della commissione Agricoltura del Senato, quindi di Pietro Grasso, il candidato di Leu alla guida della Giustizia.
Al loro posto due leghisti. E non servirebbe aggiungere altro, se non che Marattin aveva dovuto ripiegare sulla Finanze dalla Bilancio, vero obiettivo di Italia viva, e che se fosse successo un pasticcio pure a Montecitorio ci si sarebbe avvicinati a un punto di non ritorno.
Crimi e Crippa si consultano. Poi i nuovi capi del Movimento che voleva aprire la scatoletta di tonno del Senato finiscono per pescare a strascico le loro stesse sardine, con una decisione, questa sì, senza precedenti nella storia della Repubblica: dieci deputati considerati riottosi vengono presi per le orecchie dalla commissione Finanze e forzosamente sostituiti da esponenti più docili. “Una forzatura che va contro la Costituzione”, tuona il sottosegretario all’Economia Villarosa.
L’ala sovranista che fa capo a Raphael Raduzzi e Alvise Maniero non ci sta. I 5 stelle impallinano il proprio stesso candidato alla Giustizia, Mario Perantoni.
La ruota si inceppa di nuovo. Viene eletto Catiello Vitiello, ex pentastellato oggi con Iv. Raccontano di una paradossale telefonata di scuse ricevuta dai renziani proprio dal direttivo 5 stelle. Davide Tripiedi non ci sta: “Per me basta così”, ha detto a un collega subito prima di dimettersi da capogruppo della commissione Lavoro.
Crippa e Gianluca Perilli, capo dei senatori, sono sotto schiaffo. Lo è soprattutto Crimi, definito “capo di niente”. Un suo collega a Palazzo Madama ci va giù duro: “Non riesce a contare niente nemmeno al Viminale, dove è vice dell’unico ministro tecnico, figuriamoci qui dentro”.
I leghisti gongolano, e raccontano di cellulari che hanno ricominciato a squillare. I miasmi salgono su, fino a Palazzo Chigi. “Conte sta facendo promettere mari e monti a tutti – dice un onorevole – lo fa per blindarsi, ma non capisce che così magari un gruppetto lo segue, ma sfascia il Movimento. O magari lo capisce…”.
Con Perilli e Crippa boccheggianti, è dovuto intervenire Federico D’Incà nella trattativa per le presidenze. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento ha tentato di esercitare il suo garbo e la sua paziente moral suasion, con risultati altalenanti.
Perchè anche grazie al suo intervento l’accordo si è chiuso, per poi franare poche ore dopo. Ma soprattutto è stato il segnale di un interesse e una preoccupazione del governo in una trattativa prettamente parlamentare.
E a nessuno è sfuggito che D’Incà ricopre sì il dicastero che più ha attinenza con le Camere, ma che è anche uno degli uomini vicini al premier. “Questi stanno promettendo posti di governo e sottogoverno – dice un pasdaran dei duri e puri – Guardate la Azzolina. Appena si sono diffuse le voci di rimpasto hanno mollato qualche parolina e la gente si fa i film”. Sotto accusa soprattutto Riccardo Ricciardi, vicecapogruppo con un passato vicino a Roberto Fico e oggi considerato il “capo dei contiani” in Parlamento: “Lui e Crippa sono schiacciati sul Pd, Carla Ruocco sta giocando la sua partita, siamo allo sbando”, scrive in una delle chat che spuntano come strani funghi estivi un onorevole.
Federica Dieni e Mattia Fantinati hanno promosso la convocazione di un’assemblea di gruppo. E subito è partita una raccolta firme per sfiduciare il direttivo. Oltre trenta i firmatari, ma il pallottoliere racconta di un bacino potenziale che sfiora i cento. Per cercare di evitare il peggio, è intervenuto il vertice: ok all’assemblea, ma non drammatizziamo la situazione, ne va del futuro di tutti. Il compromesso è che l’assemblea si farà , ma la prossima settimana. Martedì 4 i parlamentari si riuniranno su Zoom, si annuncia uno sfogatoio degno di una telenovela da prima serata.
Crimi e Perilli devono fronteggiare le accuse di essersi fatti infilare il Mes sotto il naso nella risoluzione di maggioranza che ha accompagnato lo scostamento di bilancio.
Un pasticcio di cui gli stessi 5 stelle al governo si sono accorti quando ormai era troppo tardi per tornare indietro, una manciata di minuti prima del voto. Sergio Battelli e Emanuale Dessì hanno dato segnali di apertura sul Fondo salva stati. La maggioranza silenziosa sarebbe anche pronta a votarlo per salvare la poltrona, ma sono più di cinquanta gli onorevoli cittadini pronti a far saltare il banco.
Se collassa il principale partito di maggioranza, collassa il governo. Crimi, insieme a Paola Taverna, ha provato a rinviare più in là possibile gli Stati generali, scialuppa di salvataggio per poter ridare un senso a questa storia, dovendo alla fine cedere.
Circola la data del 4 ottobre, praticamente la prima finestra utile dopo il referendum sul taglio dei parlamentari e le elezioni regionali. E’ Villarosa, non senza qualche ragione, a dire che “con un vero capo politico tutto questo non sarebbe successo”.
Lorenzo Fioramonti da sinistra e Gianluigi Paragone da destra stanno lavorando a due nuove formazioni diventate improvvisamente attrattive per molti parlamentari. La kermesse autunnale è vista come ultima chiamata per ricucire il tessuto di una forza politica disgregata. “Crimi chi?”, chiede un senatore interpellato al telefono. La deputata Yana Ehm cita Brecht: “Il Comitato Centrale ha deciso: poichè il popolo non è d’accordo bisogna nominare un nuovo popolo”. Sempre che non sia troppo tardi.
(da “Huffingtonpost”)
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