Settembre 28th, 2020 Riccardo Fucile
DOPO LA POSITIVITA’ DI PERIN E SCHONE, ALTRE CATTIVE NOTIZIE PER I ROSSOBLU’… ORA ANCHE I GIOCATORI DEL NAPOLI DOVRANNO FARE IL TAMPONE… E QUALCUNO VORREBBE FAR RIEMPIRE GLI STADI
Sabato Mattia Perin, ieri Lasse Schone, oggi altri 12 tra giocatori (pare otto) e staff del Genoa, sono risultati positivi al nuovo coronavirus. Tamponi a tappeto anche al Napoli, avversario ieri di rossoblù al San Paolo.
“Il Genoa Cfc comunica che dopo gli accertamenti odierni il numero di tesserati positivi a Covid-19 è salito a quattordici tesserati tra componenti team e staff. La Società ha attivato tutte le procedure previste dal protocollo in vigore e informato le Autorità per le procedure correlate. Il Club fornirà prossimi aggiornamenti dettati dall’evoluzione”.
(da agenzie)
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Settembre 28th, 2020 Riccardo Fucile
A FRANCO BETTONI, IN QUOTA LEGA, CON LO STESSO DECRETO, LO STIPENDIO E’ STATO PORTATO A 150.000 EURO… LE NOMINE FRUTTO DELLA SPARTIZIONE TRA DI MAIO E SALVINI (CHE OGGI SI INDIGNA SOLO PER TRIDICO)
Non solo Pasquale Tridico: anche il presidente dell’Inail Franco Bettoni, in quota Lega, ha ottenuto un aumento di stipendio in seguito al decreto interministeriale dello scorso 7 agosto, firmato dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo in accordo col ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.
Il decreto infatti recita: “Gli emolumenti annui lordi di cui all’articolo 3, comma 11, del decreto legislativo n. 479 del 1994, come modificato dall’articolo 25, comma 1, lett. f), del decreto-legge n. 4 del 2019, da corrispondere al Presidente, al Vice Presidente e ai consiglieri di amministrazione di INPS e di INAIL, sono così determinati: Presidente € 150.000,00 (euro centocinquantamila/00), Vice Presidente € 40.000,00 (euro quarantamila/00) in caso di deleghe € 60.000,00 (euro sessantamila/00), consiglieri di amministrazione € 23.000,00 ciascuno (euro ventitremila/00)”.
Le polemiche, tuttavia, hanno investito solamente il presidente dell’Inps Tridico, in quota M5S, attaccato in particolar modo dal centrodestra e dal leader della Lega Matteo Salvini, che il 26 settembre scorso ha tuonato sui social: “Invece di aumentarsi lo stipendio, prima paghi la cassa integrazione alle centinaia di migliaia di lavoratori che la aspettano da mesi, poi chieda scusa e si dimetta”.
Dimissioni, però, che non sono state richieste per Franco Bettoni, il presidente dell’Inail che, come detto, ha ricevuto lo stesso trattamento di Tridico.
Nel frattempo lo stesso Salvini nella giornata di lunedì 28 settembre ha smentito che l’aumento dello stipendio dei vertici di Inps e Inail sia stato avviato dal governo gialloverde, anche se il leader del Carroccio ha evitato ancora una volta di menzionare il presidente Inail Bettoni.
Eppure le nomine sono frutto di un patto M5S-Lega che prevedeva la presidenza dell’Inps al Movimento 5 Stelle e quella dell’Inail alla Lega, con Adriano Morrone, vicino al Carroccio, nel ruolo di subcommissario dell’Inps e Paolo Lazzari, in quota M5S e fedelissimo di Luigi Di Maio, a ricoprire quello di vicepresidente dell’Inail.
Una spartizione, legittima, così come legittimo è l’aumento di stipendio decretato per i vertici Inps e Inail, che oggi però nelle dichiarazioni dei protagonisti sembra non essere mai avvenuta.
(da TPI)
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Settembre 28th, 2020 Riccardo Fucile
IN 24 ORE IL PREMIER SMONTA LE DUE MISURE SIMBOLO DEL VECCHI GOVERNO E CANCELLA ANCHE UN PO’ IL VECCHIO SE STESSO
Ventiquattr’ore. Tanto sono bastate a Giuseppe Conte per archiviare quasi definitivamente l’era gialloverde.
O meglio, per superare l’anima della vecchia alleanza fra Lega e M5s. E così facendo ha anche ripudiato un po’ se stesso, visto che di quell’esecutivo lui era il Presidente del Consiglio.
Senza annunci clamorosi, quasi in sordina, come suo solito, il premier ha bocciato le due misure economiche simbolo di quella esperienza (insieme con i Decreti sicurezza di cui la modifica è stata già annunciata): Quota 100 e Reddito di Cittadinanza. Metaforicamente il Conte II ha strappato la foto più emblematica del Conte I, senza colpo ferire e come se lui in quell’immagine non ci fosse.
Siamo nel gennaio 2019, Salvini e Di Maio sono sorridenti al suo fianco dopo la conferenza stampa in cui annunciavano il varo delle due leggi assistenzialiste. Sono passati solo 20 mesi ma sembra un secolo fa.
La prima (auto)sconfessione è arrivata sabato pomeriggio, al Festival dell’Economia di Trento. Lì per la prima volta Conte ha detto pubblicamente e senza mezzi termini che Quota 100 non verrà rinnovata, quindi niente più agevolazione per le persone che vogliono andare in pensione prima del consentito, a partire dal 2022.
L’anno prossimo, in sostanza, sarà l’ultimo slot utile per chi vuole usufruire dell’anticipo.
La notizia non è di quelle bomba, anche perchè la mancata conferma di Quota 100 era nell’aria, i sindacati nelle settimane scorse hanno già cominciato a fare riunioni al ministero del Lavoro per evitare che dal 2022 si verifichi un altro scalone, visto che le disposizioni della Legge Fornero saranno le uniche da seguire per chi è alla fine della propria vita lavorativa.
Certo è che una cosa sono le anticipazioni dei giornali o le riunioni preparatorie, altro è un impegno pubblico, peraltro preso davanti a un pubblico “specializzato”, quello appunto del Festival di Trento.
Non a caso, Matteo Salvini, chi più di tutto ha voluto la misura, è subito salito sulle barricate, promettendo battaglia politica.
Se tutto sommato la cancellazione di Quota 100 per il secondo Conte, quello attuale, non rappresenta un grande costo politico, ben diversa invece è la sortita contro il Reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del “suo” Movimento 5 Stelle.
Il premier infatti ha molto criticato come stia procedendo l’attuazione del sussidio in questi primi 18 mesi di vita, soprattutto per la parte attiva e cioè quella che dovrebbe trasformare una misura solamente assistenziale in una capace di creare occupazione. Come scrive il Corriere della Sera, non smentito da Palazzo Chigi, il premier sarebbe molto infastidito dal fatto che l’operato dei navigator – i dipendenti pubblici che dovrebbero recapitare a chi percepisce il Reddito universale le offerte di lavoro – sia molto sotto le aspettative. “Voglio che una soluzione sia operativa entro sei mesi, il reddito di cittadinanza in questo modo rischia di essere una misura assistenziale senza progettualità ”, avrebbe detto ai suoi collaboratori.
Del resto se si vanno a snocciolare i dati forniti dall’Anpal e dal ministero del Lavoro, la bocciatura del Reddito di cittadinanza è nelle cose.
Su una platea di un milione e duecentomila percettori del sussidio pronti a lavorare, i navigator sono riusciti a presentare solo 220mila offerte di lavoro.
Un magro bottino, che di fatto declassa il reddito di cittadinanza a una versione riveduta e ampliata del Reddito d’inclusione varato dai precedenti governi di centrosinistra. Ossia una misura che serve a combattere la povertà redistribuendo soldi pubblici a chi ne ha fatto richiesta ma non serve a creare nuovo lavoro nè a formare e riqualificare i percettori. Insomma, l’impianto in cui ha fortemente creduto Luigi Di Maio – e il suo uomo all’Anpal, Mimmo Parisi – non ha funzionato alla prova dei fatti.
Di Maio e Salvini, quindi. I due che un anno e mezzo fa pensavano di poter agevolmente telecomandare un premier semi-sconosciuto messo lì a palazzo Chigi per protocollarne le decisioni.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 28th, 2020 Riccardo Fucile
EQUIPARATO DI FATTO ALL’ANTISEMITISMO E AL FASCISMO.., LE REAZIONI: “UNA NORMA ILLIBERALE CHE CONTRASTA CON IL VERO LIBERISMO”
Un fantasma si aggira per l’Europa, ma i suoi contorni sono molto più sfumati di quanto non fossero un secolo fa. Con una mossa che ha lasciato molti perplessi, e altri scioccati, il Regno Unito ha deciso di vietare, nelle scuole inglesi, l’uso di risorse da parte di organizzazioni che hanno espresso il desiderio manifesto di voler mettere fine al capitalismo.
L’anti-capitalismo è di fatto equiparato all’antisemitismo, alla soppressione della libertà di parola, al fanatismo terrorista o al supporto di attività illegali.
Lo ha deciso la giunta conservatrice guidata da Boris Johnson. Secondo il documento redatto dal Governo: “Le scuole non devono usare, in ogni circostanza, materiale proveniente da quelle organizzazioni che supportano istanza politiche estreme”.
E anche se il materiale scolastico non è considerato “estremo”, è sufficiente che una di queste organizzazioni che lo producono venga bollata come anti-capitalista, per far sì che il contenuto venga automaticamente vietato all’interno delle scuole.
Tra le posizioni politiche estreme viene di fatto equiparata “l’abolizione della democrazia, quella del capitalismo e la fine delle ‘libere elezioni’”.
Tradotto: è sufficiente che una ONG che si occupi, ad esempio, di ambiente o di violenze di genere esprima posizioni anti-capitaliste, per vedersi censurata all’interno delle scuole britanniche.
Le reazioni: perchè mettere al bando l’anti-capitalismo è illiberale
E le reazioni non si sono fatte attendere, anche dal fronte laburista. John McDonnell, ex premier del “governo ombra” laburista, intervistato dal Guardian non usa mezze misure e taccia di autoritarismo il governo conservatore: « Su queste basi sarebbe illegale la gran parte della storia e della politica britannica, basti pensare alla storia del socialismo inglese, del partito laburista, del sindacalismo: tutte queste forze hanno dichiarato, seppur in tempi diversi, di voler abolire il capitalismo».
Ancora più duro l’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis secondo il quale le linee guida mostrano “quanto facilmente un Paese scivoli surrettiziamente versi il totalitarismo”.
E aggiunge «Immaginate un sistema educativo che bandisce dalle scuole quegli insegnanti con curriculum dedicato allo studio e alla diffusione di grandi scrittori inglesi come William Morris, Iris Murdoch e Thomas Paine. Il Governo inglese sta istruendo le scuole a fare esattamente questo».
Basterebbe forse ricordare che il liberalismo non coincide automaticamente con il capitalismo e con in libero mercato e che, anche in una società apparentemente “libera” e iper-liberista, possono trovare spazio provvedimenti che ne sono l’esplicita negazione.
(da Globalist)
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Settembre 28th, 2020 Riccardo Fucile
IL REFERENDUM SULLA LIMITAZIONE DEGLI INGRESSI PER I FRONTALIERI ITALIANI BOCCIATO A LIVELLO NAZIONALE
Tre cantoni hanno detto sì, gli altri 17 hanno detto no. Si è concluso con un nulla di fatto il referendum che si è tenuto in Svizzera tra i cui quesiti ce n’era uno che riguardava la limitazione della libertà di circolazione.
Fosse passata questa mozione, ci sarebbero stati chiari riverberi anche per quel che riguarda i frontalieri (quei cittadini che vivono in Italia, nel caso specifico, ma lavorano nei territori svizzeri).
L’analisi del risultato del referendum Svizzera, però, mostra come il principale cantone dove ci sia questo retaggio sovranista sia il Ticino.
Il risultato finale del Referendum Svizzera è stato: 61,71% di No e 38,29% di Sì.
Il voto è stato omogeneo in quasi tutte le città e i cantoni, tranne che in tre: due più piccoli (Svitto e Glarona) e uno più grande, il Ticino.
Ed è quella la zona elvetica che ha più a che fare con la libera circolazione dei cittadini all’interno dei territori europei, essendo al confine con l’Italia. Lì il Sì ha vinto con il 53,14% dei consensi.
A livello Nazionale, però, questo dato non ha influito più di tanto. Nel resto delle Svizzera, infatti, ha trionfato la linea sostenuta anche dal Consiglio Federale e dal Parlamento che aveva già bocciato la proposta di una limitazione della circolazione nei confronti dei cittadini stranieri (che sono fulcro dell’economia e delle attività produttive anche in Ticino, dove invece ha vinto il Sì).
Cosa chiedeva il sì
Questa la tesi sostenuta da chi sosteneva il sì: «Secondo il comitato, dall’introduzione della piena libertà di circolazione delle persone con l’UE si assiste a un’immigrazione di massa che incide in maniera eccessiva su ambiente, mercato del lavoro, assicurazioni sociali e infrastrutture. Il comitato chiede pertanto che la Svizzera gestisca autonomamente l’immigrazione e rinunci alla libera circolazione delle persone».
La posizione del Consiglio Federale e del parlamento (a favore del No)
Questo, invece, il punto di vista dei sostenitori del No: «Il Consiglio federale e il Parlamento respingono l’iniziati va poichè compromette la via bilaterale con l’UE. Essa mette a repentaglio la stabilità delle relazioni con il principale partner della Svizzera, minacciando così i posti di lavoro e la prosperità in un periodo già caratterizzato da grande incertezza sul piano economico».
(da agenzie)
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Settembre 28th, 2020 Riccardo Fucile
L’INCOLPEVOLE CHIARA FERRAGNI NEL MIRINO DEGLI INTEGRALISTI DELLA DOMENICA
Chi parla di blasfemia deve trovare il coraggio di ammettere: il problema non è tanto la copertina di Vanity Fair, ma il soggetto in questione.
Ormai, come pessimo onere della notorietà , sembra che la figura di Chiara Ferragni sia destinata a dividere e creare dei veri e propri casi sociali (e social). Sempre.
L’ultimo caso è scoppiato (con tanto di denuncia da parte del Codacons) per un’immagine che vede come protagonista la famosissima imprenditrice-influencer. Il fotomontaggio la raffigura come una ‘Madonna’ con in braccio il bambinello. Ed ecco che si sono scatenate le accuse di blasfemia.
Abbiamo parlato della denuncia presentata dal Codacons (che già in passato non ha lesinato critiche, per usare un eufemismo, nei confronti di Chiara Ferragni e del marito Fedez). Ma quella è solamente l’espressione finale — e mediaticamente più rilevante — di una tendenza scaturita dai social da quando è stata diffusa quella copertina di Vanity Fair che accompagna l’intervista all’imprenditrice di Cremona. Ed ecco che si parla di blasfemia, ma a targhe alterne.
E alcune riflessioni sul caso Chiara Ferragni blasfemia vanno fatte. Partiamo da un dato di fatto: quell’immagine è stata scelta da Vanity Fair, settimanale che ha realizzato l’intervista.
Accusare l’imprenditrice di essere blasfema per esser stata ‘sostituita’ alla ‘Madonna orante’ dipinta dal Sassoferrato (al Secolo Giovanni Battista Salvi), è quantomeno fuori luogo. Quell’immagine, infatti, fa parte di una collezione realizzata dall’artista Francesco Vezzoli che ha curato l’ultima edizione del settimanale
E allora San Pietro della Lavazza?
Il secondo spunto di riflessione arriva dai social, con il tweet della deputata Lia Quartapelle.
L’esempio della Lavazza — che sul Paradiso ha creato una strepitosa campagna pubblicitaria con San Pietro interpretato prima dall’indimenticabile Roberto Garrone e poi da Tullio Solenghi — è esemplificativo: nessuna protesta e nessuna accusa di blasfemia. E quegli spot erano spettacolari per ironia ed efficacia. Ma lì ci fu il giusto silenzio.
Insomma, ancora una volta il famoso proverbio viene intaccato nelle sue radici: ‘Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi’. Ma solo se si tratta di Chiara Ferragni
(da agenzie)
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Settembre 28th, 2020 Riccardo Fucile
LA RABBIA DEI FAMILIARI DEL SOTTOUFFICIALE DELLA GUARDIA COSTIERA: “NON CHIEDE NEMMENO SCUSA”
Aurelio Visalli è annegato nel tentativo di salvarli dal mare in tempesta davanti alle coste di Milazzo. Ma i due adolescenti protagonisti della vicenda, di 15 e 13 anni, non sembrano affatto essersi resi conto della tragedia provocata dal loro gesto sconsiderato: gettarsi in acqua nonostante le condizioni meteo proibitive, con onde alte fino a 6 metri.
Uno di loro, in un video postato sui social. racconta il momento in cui è stato travolto: «L’onda era quattro volte me e mi ha buttato al larghissimo, sono strapieno di morsi di medusa dappertutto, stavo morendo. Mi hanno preso che ero in ipotermia, per fortuna che sono riuscito a staccarmi da una boa e tornare con un’onda alta alla riva».
Il messaggio si chiude con un «ringrazio Dio», ma non una parola per il sacrificio di Visalli.
Come se non bastasse, il 27 settembre è stato rimosso da Facebook il post dell’altro dei due giovanissimi che hanno rischiato di annegare. Un post inaccettabile per tono e contenuti: «Sono sano e salvo. Mentre facevo le capriole in spiaggia, a me e al mio amico ci prende in pieno un’onda e mi trascina al largo. Nessuno si è buttato, quindi prima di dire che qualcuno è morto per salvare me…».
Perchè negare l’evidenza in maniera così plateale, davanti a un uomo delle forze dell’ordine che ha perso la vita?
Un atto che ha provocato rabbia e sdegno in quanti piangono la scomparsa di Visalli, a partire dalla moglie Tindara e dai due figli: «Non hanno nemmeno chiesto scusa».
(da Open)
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Settembre 28th, 2020 Riccardo Fucile
LE ACCUSE DEI FAMILIARI: “NON E’ STATA FATALITA’ MA INCOMPETENZA DI CHI L’HA COSTRETTO A INTERVENIRE SENZA MEZZI”… “I SOCCORSI ARRIVATI IN RITARDO”
“Aurelio Visalli e i suoi colleghi sono stati mandati allo sbaraglio, non avevano nemmeno i salvagente, Ci sono responsabilità molto gravi per quello che è accaduto”, è il durissimo atto di accusa di Antonio Crea, comandante dei vigili urbani di Venetico, in Sicilia, e cognato di Visalli, il sottufficiale della Guardia Costiera morto annegato in mare per salvare due ragazzi dalla furia del mare a Milazzo.
“Ora ci hanno promesso i funerali di Stato ma noi vogliamo solo la verità ” ha aggiunto Crea ricostruendo quanto accaduto in quei terribili momenti in cui il sottufficiale si è gettato in acqua per salvare i ragazzi in difficoltà senza più riuscire a riemergere.
“Lo hanno costretto ad intervenire senza mezzi, i soccorsi sono stati assolutamente in ritardo e inefficaci” ha ribadito Crea, spiegando: “Inizialmente a mio cognato e a due sue colleghi era stato vietato di intervenire con la motovedetta perchè il mare non lo consentiva. Poi gli è stato chiesto di intervenire da terra: ma come potevano farlo senza attrezzatura, non avendo nè giubbotti di salvataggio, nè salvagenti, mute, corde o altro? È stata una follia”.
“Non è morto per una fatalità , ma per l’incompetenza di chi l’ha mandato a salvare due ragazzi senza un giubbotto, senza funi, senza mezzi” ha sottolineato Crea.
“Avevano solo un piccolo salvagente con una cordicella per tirarla ai due giovani. Uno dei ragazzi è riuscito a tornare a riva mente l’altro attendeva aggrappato ad una boa. A questo punto mio cognato e gli altri due nonostante non avessero l’equipaggiamento adatto si sono gettati in mare in mutande togliendosi la divisa per salvarlo. Ad un certo punto mio cognato è stato investito dalle onde e nessuno lo ha più visto” ha raccontato ancora Antonio Crea, lamentando poi anche la mancanza di ricerche tempestive per salvarlo.
“Nessuno ha tentato di salvarlo, nemmeno i suoi i due colleghi, perchè il mare era troppo forte. E dalle 13 alle 19 prima che arrivasse l’elicottero nessuno lo ha cercato veramente. Lo hanno cercato con pochi mezzi, questo anche perchè la Capitaneria di Milazzo non era dotata di una nave che potesse affrontare le onde e questo ritengo sia gravissimo, così come non concepisco che ai soccorritori è stato detto di cercarlo dalla spiaggia e a noi familiari non era stato detto nulla e lo abbiamo dovuto apprendere dalla stampa” ha spiegato il cognato di Aurelio Visalli.
Il corpo senza vita di Aurelio Visalli è stato recuperato solo diverse ore dopo dai suoi colleghi vicino alla spiaggia di Milazzo.
La stessa accusa arriva anche dalla sorella della moglie di Visalli che chiede ai vertici della Guardia costiera di chiarire cosa è accaduto. “Ogni lavoratore va messo in condizioni di sicurezza. Figurarsi quando dei militari vengono chiamati per ruoli diversi dal proprio. Aurelio era motorista di una motovedetta. Coinvolto invece in un’operazione di terra, senza gli attrezzi che anche un bagnino ha” ha dichiarato Tindara Grosso in un’intervista al Corriere. “Mio cognato, uomo razionale, conosceva il pericolo. Sulle motovedette, da Lampedusa alla Maddalena, ha partecipato a centinaia di salvataggi. Ha recuperato corpi in alto mare. Non è possibile che sia stato inghiottito da un’onda a riva. Ecco perchè vorremmo parlare con i due colleghi ma non ci fanno incontrare”, ha aggiunto la donna, concludendo: “Li hanno mandati tutti e tre a salvare gli scampati in mutande, lasciando le divise sulla sabbia, senza attrezzi, senza funi o giubbotti. Cosa sia veramente accaduto non vogliono dirlo”.
(da Fanpage)
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Settembre 28th, 2020 Riccardo Fucile
I FATTI DELLA GREGORETTI SONO CHIARI, SALVINI RISERVI LE SUE BALLE AI RAZZISTI CHE LO VOTANO
Il 25 luglio 2019 alle 18.30 il comandante della nave Gregoretti ha ricevuto l’ordine di dirigersi a nord di Lampedusa per trasbordare un centinaio di persone soccorse da un pattugliatore della guardia di finanza e da una motovedetta della guardia costiera in due diverse operazioni.
Il giorno successivo, a trasbordi effettuati, la capitaneria di porto ha ordinato alla nave di dirigersi verso il porto di Catania, dove gli è stato fornito un punto di fonda.
Il 27 luglio è stato ufficialmente richiesto un porto di sbarco, ma è stato comunicato alla nave militare italiana di dirigersi verso il porto militare di Augusta, dove è stata ormeggiata all’alba del 28 luglio.
Il ministero dell’interno, secondo quanto documentato dalle capitanerie, era stato informato dei soccorsi avvenuti nella zona di ricerca e soccorso maltese sotto il coordinamento delle autorità italiane e della richiesta di un porto di sbarco a partire dal 27 luglio, ma ha negato l’autorizzazione all’approdo fino al 31 luglio, tenendo bloccate le persone, tra cui una ventina di minorenni, a bordo della nave, che tra le altre cose, non era attrezzata per trasportare così tante persone e disponeva di un solo bagno. Secondo quanto ricostruito dal tribunale dei ministri, a bordo alcuni dei migranti avevano delle malattie infettive come la scabbia documentate dal medico di bordo del Cisom, confermate poi da un’ispezione sanitaria.
Per il tribunale dei ministri, quindi, Salvini avrebbe abusato del suo potere di ministro per privare della libertà personale le persone a bordo della Gregoretti per una quantità di tempo “apprezzabile” e al di fuori dei casi consentiti dalla legge.
Per i giudici, inoltre, è altrettanto chiaro che i soccorsi sono avvenuti con il coordinamento italiano e che quindi fosse una responsabilità delle autorità italiane indicare un porto di sbarco.
La giustificazione a posteriori di Salvini che “sono stati trattenuti” in attesa della risposta europea sulla ridistribuzione non regge: potevano essere sbarcati tranquillamente e poi ridistribuiti.
(da agenzie)
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