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IL RIBELLE MANTERO: “CI VOGLIONO ESPELLERE? COSI’ IL M5S DIVENTA IL PARTITO DEL MONOPENSIERO”

Febbraio 18th, 2021 Riccardo Fucile

“NON CI SONO GLI ESTREMI PER MANDARCI VIA”. ..”MA SE SI VUOLE DISTRUGGERE IL GRUPPO, BASTA DIRLO”

Il senatore Matteo Mantero ha votato no secco, è uno dei 15 del M5S a Palazzo Madama che ha scelto così.
Neanche l’astensione?
“L’astensione è un appoggio implicito, quindi no”.
Perchè ha scelto di non dare la fiducia?
“Mi sembra una scelta profondamente sbagliata. Magari è un errore mio e i 5 Stelle riusciranno ad incidere sull’operato del governo e se sarà  così voterò a favore dei provvedimenti che andranno incontro alla transizione ecologica e alla tutela delle classi più deboli. Dal discorso di Draghi però mi pare che la direzione presa sia diversa”.
Quali punti non l’hanno convinta?
“Sull’immigrazione, circostanziando al fattore dell’asilo politico viene limitato nei fatti l’accesso a delle persone con oggettiva difficoltà . Non condivido l’idea che qualche azienda vada aiutata e qualcun altro no. Chi decide i parametri? Ritengo giusto investire sulle aziende proiettate nel futuro ma adesso i sussidi vanno dati a tutti, incentivare o disincentivare come facemmo noi con la tassa sulla plastica è un passaggio che va fatto dopo, ora i ristori vanno dati a tutti”.
Solo che ora verrà  espulso dal Movimento, lo sa?
“Francamente non credo ci siano gli estremi, anzi non dovrebbe essere così. Il 90 per cento dei senatori era contrario all’ipotesi di formare un governo con Draghi dopo Conte, così anche alla Camera la maggior parte era per il no. Ma nonostante questo si è iniziata una trattativa che ha portato il voto su Rousseau. Il punto è che non andava neanche comininciata, sapevano che eravamo contrari. Se non avessimo avuto paura del voto, i responsabili alla fine sarebbero usciti e avremmo avuto un governo politico. Non mi interessa neanche parlare del quesito fuorviante su Rousseau, non è quello il punto”.
Resta il fatto che erano state annunciate le espulsioni per chi votava no alla fiducia.
“Se se vuole distriggere il gruppo allora andranno avanti così, se si vuole preservare il gruppo e il pluralismo allora posizioni diverse devono piuttosto essere valorizzate. Se si continuano a tagliare le teste diventiamo il partito del monopensiero. Chi ha votato in maniera difforme lo ha fatto perchè messo nelle condizioni di non fare altro”.
Lei quindi non se ne va e resta nel Movimento?
“Sì assolutamente, continuo a lavorare e a seguire le tematiche di cui mi occupo da sempre, dal fine vita alla legalizzazione della cannabis, e resto al servizio del M5S”.

(da “La Repubblica”)

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M5S, SCISSIONE IN CORSO: ESPULSIONE PER 15 SENATORI CHE HANNO DETTO NO A DRAGHI

Febbraio 18th, 2021 Riccardo Fucile

CRIMI VUOLE CACCIARLI, LORO REPLICANO: “NON SEI NESSUNO, SEI DECADUTO E HAI TAROCCATO IL QUESITO”… FINIRA’ IN TRIBUNALE E ALLA FINE DARANNO RAGIONE AI DISSIDENTI

L’espulsione dovrebbe arrivare per direttissima già  stamattina. Tutti i senatori che hanno votato no alla fiducia per il governo Draghi, violando quanto deciso dalla base degli iscritti su Rousseau, saranno cacciati dal Movimento.
Chi non è venuto in aula, o è andato via, riceverà  un provvedimento da parte dei probiviri, ma potrebbe essere graziato. Si cercherà , insomma, di recuperarlo alla causa. Anche perchè i numeri di ieri non sono quelli di uno smottamento, ma di una scissione.
I no sono 15, e pesano perchè dentro ci sono quelli dell’ex ministra del Sud Barbara Lezzi, del presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, oltre che di Rosa Silvana Abate, Luisa Angrisani, Margherita Corrado, Mattia Crucioli, Fabio Di Micco, Silvana Giannuzzi, Bianca Laura Granato, Virginia La Mura, Elio Lannutti, Matteo Mantero, Cataldo Mininno, Vilma Moronese, Fabrizio Ortis.
Troppi per non far pensare a un’area organizzata che si sta già  muovendo. Ieri, si coordinava insieme a un gruppo di deputati che oggi alla Camera è pronto a fare lo stesso. Parla con Di Battista, rimasto alla finestra a dire tutta la sua contrarietà  verso il governo. Flirta con Davide Casaleggio, che ieri aveva appoggiato l’interpretazione di Lezzi: il voto che su Rousseau annullava la figura del capo politico e istituiva quella dell’organo collegiale da formare era stato interpretato dai ribelli e dal manager come la cancellazione di tutti gli attuali organismi dirigenti. Quindi, del potere del reggente Vito Crimi, di quello del comitato di garanzia, perfino dei probiviri.
In questa vacatio, Lezzi and co speravano che nessuno potesse espellerli e che la scissione potesse continuare a vivere e crescere dentro il Movimento.
Non sarà  così per espresso volere di Beppe Grillo, che ieri è stato sentito prima da Crimi, poi da altri, e che ha dato direttive completamente diverse.
Sugli assenti, invece, si lavora ancora. Giuseppe Auddino, Elena Botto, Antonella Campagna, Emanuele Dessì, Vincenzo Garruti, Simona Nocerino, Orietta Vanin saranno sanzionati, ma non cacciati.
“Non potremmo neanche farlo – spiegava ieri un senatore – perchè ci sono troppi precedenti in cui chi è rimasto a casa l’ha fatta franca, vincerebbero il ricorso”.
Ma la verità  è anche che si vuole cercare di fermare l’emorragia, talmente ampia da poter dar vita a un nuovo gruppo parlamentare di area dibattistiana se i ribelli troveranno un simbolo da usare (nelle settimane scorse erano state avviate trattative per farsi prestare quello dell’Italia dei Valori).
L’accelerazione è anche dovuta alla decisione di Grillo di fermare il voto per l’organo collegiale, che doveva partire presto, quasi subito. Già  ieri, contestualmente all’annuncio del sì degli iscritti (hanno votato solo 11mila su 119mila aventi diritti) si sarebbe dovuto dare il via alla raccolta delle candidature. Ma il Garante ha scritto al reggente: “Non è il momento, aspettiamo”.
E Lezzi e compagnia hanno capito che la loro speranza di entrare nell’organismo direttivo del M5S era sempre più lontana. Così quelle che potevano essere assenze o astensioni si sono trasformati in sonori No detti davanti a un Draghi impassibile, quando in Senato stava per scoccare la mezzanotte. Lo stesso, potrebbe accadere oggi alla Camera per almeno dieci deputati M5S. E diventare così un’onda che rischia di travolgere quel che resta del Movimento.
Espulsione in arrivo? “Per ora non mi è arrivata nessuna comunicazione. Io attendo fiducioso, poi valuterò. Mi sento M5S fino al midollo”. Lo dice stamani il senatore M5S Nicola Morra, tra i parlamentari grillini che ieri hanno votato contro la fiducia al governo Draghi.
Negli stessi minuti, però, il reggente 5S Vito Crimi scrive su Facebook: “I 15 senatori che hanno votato no alla fiducia saranno espulsi. Ieri al Senato – aggiunge – il Movimento 5 Stelle ha votato sì. Non lo ha fatto a cuor leggero, è evidente. Ma lo ha fatto. Lo ha fatto con coerenza, nel rispetto dell’orientamento emerso in seguito all’ultima consultazione, dove la maggioranza dei nostri iscritti si è espressa a favore. E lo ha fatto con coraggio, assumendosi la responsabilità  di una scelta che non guarda all’interesse esclusivo del Movimento o al facile consenso, bensì agli interessi di tutti i cittadini italiani e della nostra comunità  nazionale”.
Crimi inoltre sottolinea: “I 15 senatori che hanno votato no sono venuti meno all’impegno del portavoce del Movimento che deve rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti. Tra l’altro, il voto sul nascente governo non è un voto come un altro. È il voto dal quale prendono forma la maggioranza che sostiene l’esecutivo e l’opposizione. Ed ora i 15 senatori che hanno votato no si collocano, nei fatti, all’opposizione”.
A ruota Elio Lannutti: “Non rilascio dichiarazioni, ma dico con chiarezza che faremo ricorso”. Alle parole di Crimi, il senatore Mattia Crucioli invece dice: “Mi sembra una decisione corretta e lineare da parte del Movimento. Me l’aspettavo, del resto le nostre posizioni sono politicamente diverse, un abisso direi e quindi mi sembra giusto che le nostre strade si separino. Ora per me è importante fare un’opposizione seria, l’ho detto anche ieri intervenendo in Aula e conto di valutare il mio voto, provvedimento per provvedimento. Spero che questo si riesca a fare dentro un gruppo coeso”.
Date queste premesse, la querelle potrebbe finire in tribunale.
Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Adnkronos, diversi tra coloro che hanno avuto il “cartellino rosso” stanno infatti valutando di adire le vie legali, ricorrere al giudice contro quella che reputano un’ingiustizia. Che potrebbe indurli, tra le altre cose, a chiedere un risarcimento per danno di immagine. “C’è il quesito ‘truffaldino’ che è stato sottoposto alla base – racconta uno dei senatori all’Adnkronos – ma anche una serie di altre questioni. Per dirne una: il nostro Statuto mette nero su bianco che il voto di fiducia va dato a un premier espressione del Movimento, vi sembra che Draghi lo sia?”.

(da agenzie)

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GIMBE: “IMPOSSIBILE PIEGARE LA CURVA DEI CONTAGI CON LE MISURE ATTUALI”

Febbraio 18th, 2021 Riccardo Fucile

IN 12 REGIONI AUMENTA L’INCIDENZA DEL VIRUS… CONSEGNATO SOLO UN TERZO DELLE DOSI DEL PRIMO TRIMESTRE

Nel controllo della pandemia “serve un cambio di passo” perchè “complici le varianti, è impossibile piegare la curva dei contagi con le misure attuali, confidando solo nel potenziamento della campagna”. L’appello, rivolto al Governo Draghi, arriva dalla Fondazione Gimbe. Il virus continua a correre mentre sul fronte delle vaccinazioni – è stato consegnato solo un terzo delle dosi del primo trimestre – si registrano primi rallentamenti nelle somministrazioni fuori da ospedali e rsa.
Il monitoraggio della Fondazione nella settimana compresa tra il 10 e il 16 febbraio rileva che i nuovi casi non accennano a diminuire, in 12 Regioni aumenta l’incidenza del virus (dunque i positivi per 100.000 abitanti) e in 17 province l’incremento percentuale dei nuovi casi supera il 5%. Resta sostanzialmente stabile il numero nuovi casi (84.272 da 84.711), diminuisce quello dei positivi (393.686 da 413.967), delle persone in isolamento domiciliare (373.149 da 392.312), dei ricoverati con sintomi (18.463 da 19.512) e nelle terapie intensive (2.074 da 2.143) e dei morti (2.169 da 2.658).
“Anche questa settimana – spiega il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta – nonostante i dati riflettano i contagi avvenuti in un’Italia tinta di rosso e arancione, i nuovi casi non accennano a diminuire. E guardando ai dati regionali si rilevano segnali di incremento, favoriti dalla circolazione delle nuove varianti”. Rispetto ai sette giorni precedenti, in 12 Regioni aumentano gli attualmente positivi per 100.000 abitanti e l’incremento percentuale dei casi negli ultimi 7 giorni, in apparenza stabile a livello regionale, supera il 5% in 17 Province.Sul fronte ospedaliero, l’occupazione da parte di pazienti affetti da Covid supera in 3 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 5 Regioni quella del 30% delle terapie intensive.
Preoccupano le varianti, la cui diffusione potrebbe complicare lo scenario epidemiologico. La prima indagine dell’Istituto Superiore di Sanità  ha rilevato la presenza della variante inglese in 14 su 16 Regioni, con una prevalenza media del 17,8%. “In attesa dei risultati della nuova indagine anche sulle varianti brasiliana e sudafricana”, Cartabellotta invita “le Istituzioni a rendere pubblici i dati di prevalenza per le singole Regioni”. Servono infatti restrizioni tempestive ed è necessario potenziare il sequenziamento, “ancora molto lontano dagli standard fissati dalla Commissione Europea: almeno il 5%, idealmente il 10% dei tamponi molecolari positivi al virus”, sottolinea il presidente della Fondazione.
E suggerisce al nuovo Governo, “se intende perseguire l’obiettivo europeo zero Covid, sulla scia della strategia tedesca”, di disporre “un lockdown rigoroso di 2-3 settimane”, per “riprendere il tracciamento, allentare la pressione sul sistema sanitario, accelerare le vaccinazioni e contenere l’emergenza varianti”.
Sul fronte delle vaccinazioni, “per rispettare la tabella di marcia delle forniture – puntualizza Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione – entro fine marzo dovrebbero essere consegnate in media 1,45 milioni di dosi a settimana , a fronte delle quasi 600 mila attuali”. Dalle analisi della Fondazione emerge che nell’ultima settimana le somministrazioni sono rallentate di quasi il 30%, per Cartabellotta “possibile spia di difficoltà  organizzative della campagna vaccinale fuori da ospedali e rsa”.
Dalla Fondazione, Gili fa notare che “la vera criticità  di questa fase 1 è che solo il 5,9% (261.008 persone) degli over 80 ha ricevuto almeno una dose di vaccino, e solo il 2,7% (117.537) ha completato il ciclo vaccinale, percentuali molto lontane dal target raccomandato dalla Commissione Europea per questa fascia di età : 80% entro il 31 marzo 2021”.
Ma per contenere la pandemia non si può pensare di puntare tutto sull’accelerazione, pure necessaria, della campagna vaccinale. Di qui l’appello di Cartabellotta al nuovo Governo. “Nel suo discorso al Senato – conclude il presidente di Gimbe — il Presidente Draghi ha indicato nella lotta alla pandemia l’obiettivo prioritario del suo Governo, da attuarsi attraverso il potenziamento di forniture e somministrazioni del vaccino. Una strategia necessaria ma non sufficiente, considerato che l’attuale sistema delle Regioni a colori, oltre ad esasperare i cittadini e a danneggiare le attività  economiche con decisioni last minute, non è riuscito a piegare la curva dei contagi e mantiene ospedali e terapie intensive al limite della saturazione, con la minaccia delle varianti che da un giorno all’altro potrebbero mandare in tilt i servizi sanitari. Ma forse la politica, oltre a temere le conseguenze sociali ed economiche di un nuovo lockdown, dubita che il Paese sia davvero pronto a perseguire la strategia zero Covid”.

(da agenzie)

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GENOVA: 15 INFERMIERI DEL SAN MARTINO NON SI VACCINANO E ORA SONO POSITIVI AL COVID

Febbraio 18th, 2021 Riccardo Fucile

“INDIFENDIBILE CHI RINUNCIA AL VACCINO E POI SI AMMALA”

Quindici infermieri rifiutano la vaccinazione e risultano positivi al Covid. Risultato? Tutti a casa, con danno procurato, oltrechè a se stessi, anche allo stesso ospedale, che si vede privato di quindici risorse fondamentali in piena emergenza, a causa di una negligenza dei loro stessi dipendenti. E’ incredibile quello che è accaduto all’ospedale San Martino di Genova, raccontato oggi sul “Secolo XIX” da Guido Filippi, che si chiede cosa accadrà  ora anche dal punto di vista giuridico e contrattuale.
“Devono essere considerati in malattia o addirittura dovranno essere considerati inidonei alla loro attività  professionale? Quali provvedimenti devono essere adottati nel confronti del personale infermieristico che non ha aderito al piano vaccinale?, chiede il direttore generale del San Martino Salvatore Giuffrida in una lettera riservata al direttore dell’Inail di Genova, Marco Quadrelli. Il manager solleva un quesito giuridico attualissimo, soprattutto dopo che la vaccinazione.”
Il tema è complesso, insomma, e si apre a molteplici interpretazioni. Di sicuro, si è trattata di una grave inadempienza deontologica da parte di chi opera in strutture sanitarie e ha il dover di curare la propria salute, oltre a quella dei pazienti, per il principio implicito che l’una dipende dall’altra.
“E’ indifendibile chi decide di non vaccinarsi e poi si ammala. Noi dobbiamo stare bene per occuparci dei nostri pazienti” tuona Carmelo Gagliano, Presidente Ordine Federazione ligure Ordini professioni sanitarie. Una posizione netta, chiara, eppure nessuno ad oggi può obbligare o vincolare medici, infermieri e operatori sanitari a vaccinarsi per il Covid-19, col risultato di esporre gli ospedali a casi come questi. Questo è un caso estremo, la punta dell’iceberg di un fenomeno che riguarda l’intera penisola, dove il tasso di adesione ai vaccini da parte dei sanitari oscilla tra il 10 e il 20%, nonostante la campagna di informazione a tappeto. Numeri che sono in lieve diminuzione ma che rappresentano ancora un motivo di preoccupazione.

(da agenzie)

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I SENATORI M5S DISSIDENTI SONO 22: 15 NO, 6 ASSENTI, 1 ASTENUTO

Febbraio 18th, 2021 Riccardo Fucile

DRAGHI SI FERMA A 262 , MONTI CON 281 AVEVA FATTO MEGLIO DI LUI… I DISSIDENTI M5S HANNO I NUMERI PER FARE UN GRUPPO AUTONOMO AL SENATO

Il governo Draghi ha ricevuto la fiducia con 262 senatori favorevoli, 40 voti contrari e 2 astenuti. E nonostante la maggioranza ampia, di ben 101 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta fissata a 161, l’ex numero uno della Bce non batte il primato raggiunto da Mario Monti nel 2011 con 281 voti a favore.
Sono almeno 15 i senatori M5s che hanno votato no alla fiducia al governo Draghi. Si tratta di Granato, Gianuzzi, Lamura, Lanutti, Lezzi, Mantero, Mininno, Moronese, Morra, Ortis, Abate, Angrisani, Corrado, Crucioli, Di Nitto. Secondo il regolamento del Senato, che prevede 10 senatori per la costituzione del gruppo parlamentare, i dissidenti grillini hanno raggiunto il numero per crearne uno. Devono però risolvere il problema del collegamento col simbolo elettorale.
Sono risultati assenti alla votazione inoltre Garutti, Nocerino, Vanin, Auddino, Botto e Dessì. Nel Misto hanno votato contro Fattori, Giarrusso, Nugnes, Ciampolillo, Martelli. Mentre Drago si è astenuta.
Fra i contrari, si contano anche 19 parlamentari di Fratelli d’Italia, tutti i componenti del gruppo a Palazzo Madama, come annunciato.

(da agenzie)

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