Destra di Popolo.net

FONTI DI POLIZIA IN CONGO: “PORTATI NELLA FORESTA E UCCISI”. “ERANO SENZA SCORTA”

Febbraio 22nd, 2021 Riccardo Fucile

IL COMMANDO DI 6 PERSONE AVREBBE PRIMA ATTACCATO IL CONVOGLIO E UCCISO L’AUTISTA

Sono due, entrambi del Programma alimentare mondiale (Wfo), i veicoli presi di mira oggi nell’attacco nella Repubblica democratica del Congo in cui sono rimasti uccisi l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e un autista dello stesso Pam.
Lo ha detto il rappresentante aggiunto del segretario generale dell’Onu nel Paese, David McLachlan-Karr, che “condanna con la più grande fermezza” l’episodio. L’attacco è avvenuto a nord-est di Goma.
Il convoglio attaccato in Congo “si stava recando da Goma a visitare il programma di distribuzione di cibo nelle scuole del Wfp a Rutshuru” e viaggiava senza protezione dei caschi blu della missione Onu nel Paese (Monusco), perchè era stato autorizzato il viaggio senza una scorta di sicurezza.
Oltre alle tre vittime – i due italiani, l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, più l’ autista – altri passeggeri sarebbero rimasti feriti.
“Il Wfp lavorerà  con le autorità  nazionali per determinare i dettagli dietro l’attacco, che è avvenuto su una strada che era stata preventivamente dichiarata sicura per viaggi anche senza scorta”, si legge nella nota del Wfp.
Secondo fonti della polizia locali, al vaglio degli inquirenti italiani, l’ambasciatore e il carabiniere sarebbero stati portati nella foresta, dopo la morte dell’autista, e lì uccisi.
Il commando, di 6 persone, avrebbe prima attaccato il convoglio e ucciso l’autista. Gli assalitori avrebbero quindi condotto gli altri nella foresta e, proprio mentre stavano arrivando delle forze locali in soccorso, avrebbero sparato al carabiniere, circostanza nella quale anche l’ambasciatore è morto.
Scattato l’allarme, sul posto si sono diretti una pattuglia dell’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura – distante poche centinaia di metri – ed anche alcuni soldati dell’esercito congolese, anch’essi non lontani.
Il resto non è ancora chiaro. Sembra che proprio quando la pattuglia dell’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura è entrata in azione, gli aggressori abbiano sparato alla guardia del corpo dell’ambasciatore. Uno dei sopravvissuti, interrogato dalle autorità  locali, avrebbe detto che gli assalitori parlavano tra loro in kinyarwanda e che si rivolgevano agli ostaggi in swahili.
Il fatto che l’ambasciatore viaggiasse con un veicolo non blindato “sarebbe molto grave: bisognerà  verificare le responsabilità  di tutti gli attori coinvolti” afferma all’agenzia Dire Sam Kalambay, analista politico, tra i consiglieri della presidenza congolese. “Le fotografie mostrano vetri infranti, forse a causa dello scambio di colpi d’arma da fuoco seguito all’attacco dei miliziani dopo l’imboscata”. “In quelle zone non si può avere una sola guardia del corpo e con un veicolo che non sia blindato” dice l’analista.
Il ministro degli Esteri della Repubblica democratica del Congo, Mari Tumba Nzeza, ha promesso all’Italia che il Governo congolese “farà  di tutto per scoprire chi c’è alla base dello spregevole omicidio”.   “Una settimana fa era venuto qui, nel mio ufficio, per invitarci a eventi in Italia l’estate prossima”. scrive il ministro degli Esteri su Twitter. “Faccio le condoglianze non solo a mio nome, ma anche a nome del governo congolese al governo italiano per questa perdita immensa”.
Le autorità  congolesi che stanno indagando privilegiano al momento la pista del gruppo ribelle armato “Forze democratiche per la liberazione del Ruanda”, meglio noto con l’acronimo Fdlr-Foca, secondo quanto riferisce France24 citando il governatore della Regione e ricordando che nella stessa zona nel 2018 furono rapiti due turisti britannici. Secondo gli Usa, il gruppo è responsabile di una dozzina di attentati terroristici realizzati nel 2009.

(da “Huffingtonpost”)

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CACCIAMO GOZZINI, MA CHI HA DATO DELL’ORANGO ALLA KYENGE PERCHE’ E’ VICEPRESIDENTE DEL SENATO?

Febbraio 22nd, 2021 Riccardo Fucile

PERCHE’ CHI OGGI GIUSTAMENTE CHIEDE PROVVEDIMENTI CONTRO IL PROFESSORE DI SIENA PER GLI INSULTI ALLA MELONI HA VOTATO PER UN RAZZISTA CONDANNATO A UNA ALTA CARICA DELLO STATO?

Che il professor Gozzini abbia sbagliato e sia indifendibile non c’è dubbio. E sarà  doveroso che l’università  di Siena prenda provvedimenti, cosa che sembra molto più che probabile.
Ma la giusta indignazione di fronte alle parole sconsiderate di uno che ha definito, tra le altre cose, ‘scrofa’ la Meloni è portata avanti da esponenti di partito che non hanno titoli per indignarsi.
Salvini diede della bambola gonfiabile alla Boldrini e non risulta che si sia dimesso da nulla, ma addirittura ha fatto il vice-premier e ministro dell’Interno mentre sui suoi social le avversarie politiche venivano ricoperte di insulti e oscene espressioni sessiste dai suoi fan.
Senza parlare dell’attuale vice-presidente del Senato, Roberto Calderoli, che se ne sta bellamente al suo posto dopo aver dato della scimmia alla ministra del governo Letta colpevole di essere di origine africana.
Per queste frasi c’è stato un processo e Calderoli è stato condannato.
Ora la domanda è una e una sola: se è giusto cacciare chi ha dato della scrofa a Giorgia Meloni non sarebbe giusto cacciare chi ha dato dell’orango a una donna solo perchè nera?
C’è una differenza?
E chi ha voluto e votato Calderoli a una alta carica dello Stato oggi si indigna per le parole di Gozzini?

(da Globalist)

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LA GIUNTA SOVRANISTA DELLA SARDEGNA, IN PIENA PANDEMIA, SI INVENTA I FUNERALI “SOLENNI” PER POLITICI E DIRIGENTI

Febbraio 22nd, 2021 Riccardo Fucile

IN CASO DI SCOMPARSA DI PRESIDENTI, EX PRESIDENTI DELLA REGIONE E ASSESSORI ECCO COSA PREVEDE LA NUOVA DELIBERA

.Non ci saranno d’ora in poi solo i funerali di Stato, ma anche quelli solenni della Regione. Con una delibera, appunto, la giunta Solinas ha reso ufficiale il rito. Il titolo è eloquente: «Disciplina delle esequie».
Lo racconta la Nuova Sardegna.
Cosa prevede in caso di scomparsa (fatti i debiti scongiuri) di presidenti ed ex presidenti della Regione, assessori e personaggi illustri?
La camera ardente sarà  allestita a Villa Devoto, e il feretro sarà  accompagnato dalla funzione fino al cimitero dalla guardia d’onore del servizio di cerimoniale della Presidenza. Ancora: saranno imposte le bandiere a mezz’asta in tutti gli uffici pubblici della Regione e proclamato il lutto pubblico dal giorno della morte fino a quello delle esequie.
In un altro passaggio si legge: «Il protocollo è previsto, come tributo solenne, a tutti coloro che si sono distinti, col loro operato, per il bene e il progresso della Sardegna e di quanti abbiano ricoperto vari e rilevanti incarichi istituzionali in Sardegna».
C’è anche un’altra circostanza ancora più particolare: il decesso del governatore in carica e di sicuro, al momento della firma, Solinas qualche rito magico deve averlo pur compiuto. In questo malaugurato evento «la camera ardente per due giorni sarà  allestita nella sala Giunta “Emilio Lussu”, a Villa Devoto, con guardia d’onore».
Ma perchè nulla sia lasciato al caso: dovranno essere sistemati anche «un tappeto dove posare il feretro, più corona e nastro con la dicitura Il Vicepresidente e la Giunta». Ancora: il Gonfalone listato a lutto e le bandiere, sempre a lutto, della Regione, della Repubblica Italiana e dell’Unione europea».
C’è poi questa precisazione: «La cerimonia funebre dovrà  essere celebrata dal vescovo presidente della Conferenza episcopale se il defunto è cattolico, mentre l’orazione sarà  del vicepresidente della Regione».
Infine, il feretro dovrà  essere ricoperto con la bandiera della Regione fino alla tumulazione. Bandiera che poi sarà  consegnata ai familiari del defunto. Mentre «in caso di decesso di componenti della Giunta in carica, o personaggi illustri, la camera ardente sarà  allestita nella sala Crespellani, o in quella dei Ritratti, sempre a Villa Devoto».

(da “NextQuotidiano”)

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DA “ELEZIONI SUBITO” A “IL VOTO PUO’ ATTENDERE”: LA STRANA CONVERSIONE DI LEGA E FORZA ITALIA

Febbraio 22nd, 2021 Riccardo Fucile

INVERSIONE A U ANCHE PER IL PD CHE VUOLE VINCERE LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE

Lo hanno chiesto a gran voce per mesi: che si torni a votare per un nuovo Parlamento. Il centrodestra lo richiede — a varie riprese — da prima dell’inizio della pandemia, e Salvini lo ha continuato a fare fino a pochi settimane fa: “Si è votato ovunque in Europa e nel mondo, e ovunque c’è pandemia. Perchè qui non si può?”
E ora continua a dirlo ancora Giorgia Meloni: “Io sono per ridare la parola agli italiani”. Ma almeno lei è stata sempre coerente con lue sue parole, cosa che non si può dire dell'(ex?) alleato Matteo Salvini, che dopo aver chiesto a gran voce le elezioni per mesi, ora non vuole andare alle urne nei grandi Comuni come Roma, Milano, Napoli Torino, Bologna, Trieste (in primavera). Perchè?
A scrivere un retroscena è Amedeo La Mattina per La Stampa:
Per la Lega un confronto duro in campagna elettorale avrebbe, inevitabilmente, un riflesso politico degli equilibri di governo. Ma soprattutto questo non è il momento giusto per tuffarsi in una campagna elettorale, che sarebbe a bassissima intensità . Niente comizi, nessun incontro in teatri, in luoghi chiusi, nessun contatto diretto con gli elettori. Insomma, quello che è il terreno ideale di Salvini verrebbe tagliato via. Allora meglio rinviare a settembre o a ottobre quando, tutti se lo augurano, saremo fuori dalla fase acuta della pandemia, al termine del piano vaccinale.
Quindi Lega e Forza Italia non vogliono andare a elezioni. Ma quello del centrodestra non è l’unico dietrofront. Anche il Pd — seppure in direzione contraria — ha fatto un’inversione a U. Perchè i democratici invece sono sempre stati dell’avviso che: “Durante una pandemia non è prudente chiamare i cittadini alle urne”. E invece ora vogliono andarci. Primo motivo: le giunte sono alla loro scadenza naturale.
Secondo motivo (sempre La Stampa):
La spiegazione di questa “conversione democratica”, spiegano fonti di Fdi, è dovuta al fatto che il Pd si sia convinto di poter vincere alle comunali di primavera nelle grandi città  come Torino, Milano, Roma, Napoli. Con la conseguenza di poter contare di più nel governo Draghi.

(da “NextQuotidiano”)

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LUCIA BORGONZONI SOTTOSEGRETARIA ALLA CULTURA: L’INCREDIBILE CANDIDATURA DELLA LEGHISTA CHE SI VANTA DI NON LEGGERE

Febbraio 22nd, 2021 Riccardo Fucile

LA PAPABILE SOTTOSEGRETARIA CHE PENSAVA CHE L’EMILIA ROMAGNA CONFINASSE CON IL TRENTINO E CHE GLI OSPEDALI FOSSERO CHIUSI IL FINE SETTIMANA

Sono voci non confermate, questo è vero: ma se Lucia Borgonzoni fosse davvero nominata sottosegretaria alla Cultura come paventano in queste ore diversi retroscena il Governo dei migliori nella sua squadra aggiungerebbe un’altra poltrona alquanto discutibile
Le nomine dei sottosegretari arriveranno a breve.
Salvini preme per avere uomini di fiducia nei ministeri chiave, Draghi non vuole perdere tempo e già  oggi, al massimo mercoledì, dovrà  decidere chi farà  parte della rosa, e si parla di un 60% di presenze femminili. Anche per questo motivo la nomina di Lucia Borgonzoni all’Università  potrebbe essere più di una voce di corridoio.
Racconta il Corriere che la Lega punta ad avere 9 sottosegretari, tra cui proprio l’ex candidata alla presidenza della regione Emilia Romagna:
La Lega punta ad avere da 8 a 9 caselle. Salvini schiera Stefano Candiani (Interno), Massimo Bitonci (Economia), Lucia Borgonzoni (Cultura), Edoardo Rixi (Infrastrutture), Vanna Gavia (Transizione ecologica), Gian Marco Centinaio (Salute o Sport), Andrea Giaccone o Claudio Durigon (Lavoro)
Borgonzoni era già  stata sottosegretaria alla Cultura nel primo governo Conte, quello con Lega e Movimento 5 Stelle: allora si distinse per il suo speciale orgoglio nel dichiarare di non leggere un libro da tre anni: : “Leggo poco, studio sempre cose per lavoro. L’ultima cosa che ho riletto per svago è Il Castello di Kafka, tre anni fa. Ora che mi dedicherò alla cultura magari andrò più al cinema e a teatro”, aveva raccontato a Un giorno da pecora. Ma anche come candidata alla regione la Borgonzoni si tolse diverse soddisfazioni.
Come non ricordare quando, interrogata sui confini dell’Emilia Romagna, candidamente spiegò che l’Emilia Romagna confinava con il Trentino? Anche quella volta fatale fu la sua partecipazione a Un giorno da pecora.
Ma le sue gaffes non sono finite. Ad esempio indimenticabile è stata la proposta di tenere gli ospedali aperti tutti i giorni: “Tra i primi provvedimenti ci sarà  l’attenzione ai più deboli, gli ospedali saranno aperti di notte, di sabato e di domenica, come in Veneto”. Allora Bonaccini ebbe gioco facile nel rispondere: “Informo la cittadinanza che in #EmiliaRomagna anche questo fine settimana il servizio sanitario sarà  attivo, efficace ed efficiente come sempre. Salvini, non essendo di questa Regione, può certamente non saperlo (dovrebbe però immaginarlo, avendo proprio il suo Governo indicato la nostra Sanità  come modello per le altre regioni). È più preoccupante che a non sapere queste cose sia la mia sfidante: chi si candida a presidente qualcosa dovrebbero prima impararlo. L’Emilia-Romagna è una grande Regione, non merita improvvisazione”.
Non è stato un caso se poi, per mancanza di argomenti, la campagna di Borgonzoni si ridusse quasi esclusivamente a parlare di Bibbiano. E non è stato casuale che Salvini abbia condotto comizi e incontri elettorali in prima persona, oscurando la candidata.
Del resto Borgonzoni ha evitato più volte il confronto diretto con Bonaccini in tv.

(da “NextQuotidiano”)

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LA GUERRA CHE DA 26 ANNI INSANGUINA IL CONGO

Febbraio 22nd, 2021 Riccardo Fucile

IL CONFLITTO HA FATTO 5 MILIONI DI MORTI… LA CONTESA DELLE RICCHE RISORSE NATURALI

Il lungo conflitto che funesta il Congo Orientale, dove stamattina è stato ucciso il nostro ambasciatore a Kinshasa, Luca Attanasio, assieme a Vittorio Iacovacci, il carabiniere che gli faceva da scorta, e al loro autista, è considerato dagli africani la loro guerra mondiale, per la quantità  di eserciti che vi hanno combattuto e per l’alto numero di morti, che alcuni valutano intorno ai 5 milioni.
Scatenata nel 1994, con l’esodo in quella regione della Repubblica Democratica del Congo di decine di migliaia di hutu dal Ruanda, alla fine del genocidio che in quel Paese causò quasi un milione di vittime, la guerra ha visto affrontarsi truppe congolesi, ugandesi, ruandesi, keniane e libiche, ognuna di esse spalleggiate o osteggiate da una decine di gruppi ribelli o paramilitari il cui obiettivo principale è il controllo delle immense risorse naturale dell’aerea.
Una delle caratteristiche del conflitto del Congo orientale è l’uso dei kadoga o bambini soldato perchè in ogni villaggio attaccato, le milizie ribelli, dove aver ucciso gli uomini e stuprato le donne, rapiscono i più piccoli per trasformarli sia in schiavi sessuali sia in combattenti.
Quattro anni fa, il premio Nobel per la Pace 2018 Denis Mukwege, che ha fondato nel 1998 il Panzi Hospital a Bukavu, dove cura le donne vittime di stupri seriali, ci raccontò l’effetto della guerra sui kadoga. Questi bambini ai quali vengono messi in mano fucili e pugnali, spesso per torturare i prigionieri, nell’assurda credenza che un bambino possa essere più crudele di un adulto, crescono nella violenza più assoluta.
Ed è quella che compiono quando diventano adulti a loro volta. Il dottor Mukwege ci disse che gli ultimi stupri di guerra di cui era venuto a conoscenza erano stati perpetrati contro dei bebè. L’orrore assoluto.
In particolare, nel parco nazionale del Virunga, dove sono stati uccisi l’ambasciatore e il carabiniere, una delle prime materie prime saccheggiate dai ribelli sono le foreste, che vengono trasformate in carbone per un valore annuo di circa 27,5 milioni di euro.
C’è poi la cattura dei gorilla di montagna, che qui hanno il loro ultimo santuario, con le cui zampe si fabbricano trofei e i cui cuccioli rientrano nel lucroso contrabbando della fauna selvatica. Gli elefanti vengono invece uccisi per il loro avorio, venduti dai trafficanti attraverso i confinanti Ruanda e Uganda.
A queste attività  di saccheggio si aggiungono le tasse percepite illegalmente dai gruppi armati, sia i Mai Mai che le Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr), tasse imposte ai pescatori sulle sponde del Lago Eduardo: in tutto ogni settimana circa 2 mila piroghe pagano ai miliziani cinque euro in cambio di un gettone che autorizza la loro circolazione.
Nel Virunga si è poi sviluppata un’altra attività  altamente redditizia per i gruppi armati: il rapimento dei dipendenti delle Ong internazionali, ma anche di poveri contadini e soprattutto dei preti.
I rapiti sono liberati solo se le famiglie, in genere molto povere, riescono a pagare il riscatto, somme esorbitanti fino a 500 mila dollari. Numerose famiglie hanno raccontato di essersi indebitate a vita pur di salvare i propri cari.
Oltre a proteggere la fauna del parco, nel corso degli anni le guardie forestali sono diventate soldati incaricati di proteggere anche i civili.
Oggi 800 agenti sono dispiegati nel parco del Virunga, ben equipaggiati e addestrati dalle forze belghe. L’anno scorso, i ribelli hanno ucciso in un attacco contro una loro caserma 17 ranger. Eppure, nonostante le aggressioni subite, il numero di gorilla è in aumento, ed ha recentemente raggiunto e superato le mille unità .

(da agenzie)

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CHI ERA ANTONIO CANOVACCI, IL CARABINIERE UCCISO IN CONGO: A SONNINO E’ LUTTO CITTADINO

Febbraio 22nd, 2021 Riccardo Fucile

31 ANNI, BATTAGLIONE GORIZIA, IN PASSATO NELLA FOLGORE

E’ un doppio lutto quello che si sta vivendo oggi in terra pontina per gli omicidi dell’ambasciatore Luca Attanasio e di un militare della sua scorta oggi nella Repubblica Democratica del Congo.
Il carabiniere Vittorio Iacovacci era infatti originario di Sonnino, piccolo centro dei Monti Ausoni, in provincia di Latina, dove vivono i genitori e la fidanzata.
Il militare, che avrebbe compiuto 31 anni il mese prossimo, era effettivo al battaglione Gorizia dal 2016. Negli ultimi cinque anni la sua era una presenza sporadica nell’ex feudo della famiglia Colonna, dove tornava però ogni volta che era libero dagli impegni di servizio e dove appunto aveva i suoi affetti.
Oggi è stato così il comandante della compagnia dell’Arma di Terracina, Francesco Vivona, a dove portare la terribile notizia ai parenti del collega, che in passato aveva prestato servizio anche con la Folgore e che era in Africa da cinque mesi. Il sindaco di Sonnino, Luciano De Angelis, ha subito annunciato che proclamerà  il lutto cittadino per il giorno del funerale.
A esprimere profondo cordoglio ai familiari delle vittime è stato inoltre il presidente del consiglio regionale del Lazio, Mauro Buschini, che ha fatto issare a mezz’asta le bandiere del Consiglio regionale.

(da agenzie)

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CHI ERA LUCA ATTANASIO, L’AMBASCIATORE ITALIANO UCCISO IN CONGO: 44 ANNI, TRE FIGLIE, LAUREA ALLA BOCCONI

Febbraio 22nd, 2021 Riccardo Fucile

CON LA MOGLIE L’IMPEGNO UMANITARIO IN UNA ONG CHE SI OCCUPAVA DI MADRI E BAMBINI

Era nato a Saronno (in provincia di Varese, anche se la sua famiglia si era trasferita poi a Limbiate) 44 anni fa, li avrebbe compiuti a maggio. Luca Attanasio, ambasciatore italiano in Congo, è stato ucciso con il carabiniere della sua scorta Vittorio Iacovacci e con il loro autista in un attacco a un convoglio delle Nazioni Unite nel Congo orientale. Aveva tre figlie piccolissime, due gemelle e una prima bimba nate negli anni scorsi.
Attanasio si era laureato all’Università  Bocconi in economia aziendale nel 2001, due anni dopo la nomina a segretario di legazione in prova nella carriera diplomatica, nel 2004 la conferma nel ruolo e la nomina a Segretario di legazione.
Una carriera rapida e brillante: secondo segretario commerciale a Berna nel 2006, confermato con funzioni di primo segretario commerciale l’anno dopo, fino al trasferimento a Casablanca con funzioni di Console nel 2010.
L’ultimo incarico a Kinshasa nel 2017 quando era stato nominato capo missione nella Repubblica Democratica del Congo, dove era stato riconfermato in qualità  di Ambasciatore Straordinario Plenipotenziario accreditato in RDC.
“All’ambasciatore d’Italia nella Repubblica democratica del Congo, Luca Attanasio, il Premio Internazionale Nassiriya per la Pace 2020. La cerimonia, organizzata dall’associazione culturale Elaia, si è tenuta in seduta straordinaria nella chiesa di San Marco Evangelista a Licusati. Il diplomatico, 43 anni ed originario della provincia di Milano, è stato insignito dell’importante riconoscimento “per il suo impegno volto alla salvaguardia della pace tra i popoli” e “per aver contribuito alla realizzazione di importanti progetti umanitari distinguendosi per l’altruismo, la dedizione e lo spirito di servizio a sostegno delle persone in difficoltà ”.
Attanasio è uno degli ambasciatori italiani più giovani nel mondo. Dal 5 settembre 2017, dopo diverse esperienze nelle ambasciate in Svizzera, in Marocco e in Nigeria, è capo missione a Kinshasa, nel Congo, dove sta portando a termine numerosi progetti umanitari al fianco dei circa mille cittadini italiani attualmente residenti nel Paese del Centro Africa.
“Tutto ciò che noi in Italia diamo per scontato — ha raccontato l’ambasciatore — non lo è in Congo dove purtroppo ci sono ancora tanti problemi da risolvere. Il ruolo dell’ambasciata è innanzitutto quello di stare vicino agli italiani ma anche contribuire per il raggiungimento della pace”.
A consegnare il riconoscimento il presidente del Premio, Vincenzo Rubano. Premiata anche la moglie del diplomatico, Zakia Seddiki, fondatrice e presidente dell’associazione umanitaria “Mama Sofia” che opera nelle aree più difficili del Congo salvando la vita ogni anno a centinaia di bambini e giovani madri.
“Non si può essere ciechi davanti a situazioni difficili che hanno come protagonisti i bambini — ha spiegato Zakia — è necessario agire per dare loro un futuro migliore. Cerchiamo, nel nostro piccolo, di ridisegnare il mondo”.
Alla cerimonia hanno presenziato anche il vicesindaco di Camerota Giovanni Saturno, il vicepresidente della Provincia di Salerno Carmelo Stanziola e numerosi rappresentati delle forze dell’ordine. Particolarmente toccante, durante la cerimonia, l’interpretazione di “Mission” di Ennio Morricone effettuata dal parroco don Antonio Toriello accompagnato dal maestro Gerardo Bovi.
A Casablanca Attanasio aveva sposato Zakia Seddiki, presidente e fondatrice della ong Mama Sofia (di cui Attanasio era presidente onorario) che si occupa di situazioni di grave difficoltà  nella Repubblica Democratica del Congo soprattutto di bambini e madri, con ambulatori medici, presidi mobili e progetti per le madri detenute.
Un impegno che la coppia, che si era sposata alcuni anni fa, condivideva quotidianamente. Insiene, lo scorso ottobre, avevano ricevuto il premio Internazionale Nassiriya per la Pace.
La famiglia di Attanasio vive a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza, dove l’ambasciatore aveva frequentato la scuola e dove tornava, quando poteva, per salutare i suoi parenti. E qui nel 2015, dopo il matrimonio celebrato in Marocco con Zakia, aveva voluto festeggiare le nozze con amici e parenti nella chiesa del centro cittadino. Il sindaco di Limbiate ha disposto le bandiere a mezz’asta in segno di lutto.

(da “La Repubblica”)

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CORRUZIONE, IN ABRUZZO 25 ARRESTI TRA CUI EX PARLAMENTARE DI FORZA ITALIA E SINDACO DI CELANO

Febbraio 22nd, 2021 Riccardo Fucile

CORRUZIONE CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, COINVOLTI ANCHE IMPRENDITORI E LIBERI PROFESSIONISTI

Una vasta operazione per reati contro la pubblica amministrazione è in corso da questa mattina all’alba in Abruzzo con provvedimenti restrittivi nei confronti di 25 persone tra amministratori, funzionari pubblici, liberi professionisti e imprenditori.
Il blitz, condotto dai carabinieri del Comando provinciale dell’Aquila con l’impiego di oltre un centinaio di militari, arriva al termine di una complessa indagine anticorruzione che oggi ha provocato un vero e proprio terremoto politico al comune di Celano, in provincia dell’Aquila.
In manette infatti sono finiti anche esponenti di spicco della politica locale ed ex parlamentari. Tra le persone destinatarie delle misure restrittive figurano ad esempio l’ex parlamentare del Pdl e di Forza Italia, Filippo Piccone, già  sindaco in passato, e l’attuale sindaco di Celano Settimio Santilli.
L’inchiesta riguarda alcuni lavori del Comune e i relativi appalti: tra questi il campo sportivo, l’auditorium, le scuole e il rifacimento del centro storico. L’operazione dei militari dell’arma, denominata Acqua Fresca, ha portato alla luce numerosi reati di corruzione contro la pubblica amministrazione che hanno coinvolto sia amministratori locali che imprenditori e liberi professionisti residenti tra le regioni Abruzzo e Lazio. Le persone destinatarie degli di custodia cautelare firmate dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Avezzano, eseguiti in mattinata dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale dell’Aquila, infatti sono residenti nelle province di L’Aquila, Roma, Teramo e Pescara. Per l’ex senatore ed ex deputato Piccone è scattato l’ordine di arresto in carcere, per l’attuale sindaco di Celano Settimio Santilli, invece, disposti i domiciliari. Ai domiciliari anche diversi imprenditori e costruttori. Disposto l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per alcuni consiglieri e assessori comunali   e il divieto di esercitare l’attività  per numerosi professionisti.

(da agenzie)

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