Febbraio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
NEI GIORNI SCORSI ERA STATA GIA’ DISPOSTA LA CHIUSURA DELLE SEZIONI MATERNA E ELEMENTARE DELLO STESSO ISTITUTO PER LA VARIANTE INGLESE
Un caso di variante ‘brasiliana’ del Covid è stato scoperto in una scuola media a Roma. Si tratta della
Sinopoli, in via Pietro Mascagni, che fa parte dell’Istituto comprensivo Sinopoli-Ferrini del quartiere Africano, II municipio, che nei giorni scorsi, per l’emergere di un caso di quella ‘inglese’ aveva già disposto la chiusura delle sezioni della materna e della elementare. Si tratta del primo caso della variante, che da inizio mese sta assediando l’Umbria, a Roma e nel Lazio. L’assessore alla Salute Alessio D’Amato ha spiegato che il caso ha un link con l’Umbria.
“Il sospetto di variante brasiliana è stato confermato dall’istituto Lazzaro Spallanzani – dichiara il Direttore generale della ASL Roma 1, Angelo Tanese -. La ASL Roma 1 ha posto in essere tutte le misure previste dal protocollo covid, ivi comprese le indicazioni in caso di sospetto o accertata variante. L’Istituto è attualmente chiuso per 5 giorni e verrà riaperto solo al termine di tutti i controlli ed in piena sicurezza”.
Oltre alla sanificazione straordinaria dell’edificio tra viale Somalia e circonvallazione Salaria, saranno sottoposti a tampone molecolare tutti gli studenti e i lavoratori dell’intero istituto comprensivo, inclusi gli alunni del plesso Ferrini in via di Villa Chigi 20, chiuso nel week-end dopo che era emerso un caso di positività alla variante inglese. “I
Interdetta da ieri anche la scuola elementare Rodano di Isola Sacra, nel Comune di Fiumicino, dove sono stati riscontrati 19 casi di positività al Covid-19, sia tra il personale che tra gli alunni, “di cui due di variante inglese”.
A renderlo noto è stato Esterino Montino, sindaco della cittadina sul litorale a pochi chilometri da Roma. Il plesso rimarrà chiuso per 14 giorni: il tempo della quarantena, mentre la Asl locale procederà con tutti i tracciamenti e i controlli del caso. In quarantena anche classi dello stesso istituto e di una scuola a Ponte Galeria dove alcuni prof della Rodano risultati positivi insegnano.
Chiusi anche il plesso Alonzi dell’Ic Damiano Sauli alla Garbatella, un plesso dell’Ic Villaggio Prenestino e la Donatello, oltre alla Carotenuto di Acilia dove due tamponi su tre inviati allo Spallanzani hanno dato dei risultati molto chiari: il virus è mutato e sono tutt’ora in corso accertamenti per capire a quale variante appartenga. La situazione, dunque, si fa preoccupante. Se doppia mascherina o mascherine FFP2 non dovessero bastare, “è necessario mettere le classi in quarantena e ricorrere alla Dad, con tutti i problemi che ne conseguono”, dice Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi – Lazio.
(da agenzie)
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Febbraio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
SCUOLE CHIUSE E DIVIETI… “SIAMO DI FRONTE ALLA TERZA ONDATA”
Via a una zona arancione ‘rafforzata’ in tutta la provincia di Brescia e nei comuni di Viadanica, Predore San Martino, Sarnico, Villongo, Castelli Calepio, Credaro e Gandosso in provincia di Bergamo e Soncino in provincia di Cremona.
Ad annunciarlo la vicepresidente e assessora al Welfare di Lombardia, Letizia Moratti, in una comunicazione al Consiglio Regionale a Palazzo Pirelli a Milano.
L’ordinanza che sarà firmata dal governatore Attilio Fontana ed entra in vigore dalle 18 di oggi prevede “oltre alle normali misure di zona arancione anche la chiusura scuole elementari, infanzia e nidi, divieto di recarsi presso le seconde case, l’utilizzo obbligatorio di smart working ove possibile; l’utilizzo delle mascherine chirurgiche sui mezzi di trasporto; chiusura delle attività universitarie in presenza”.
“Considerata l’ultima accelerazione – ha aggiunto Moratti – nella provincia di Brescia, con l’aggravante delle varianti che nell’area sono presenti al 39% del totale dei casi, abbiamo concordato con Ministero della Salute una strategia di mitigazione e contenimento del contagio”. E Guido Bertolaso parlando al Consiglio ha detto: “A Brescia evidentemente di troviamo di fronte alla terza ondata” spiegando che il direttore dell’assessorato al Welfare Giovanni Pavesi “ha elevato il livello di attenzione delle rianimazioni da tre a quattro”.
Cambia anche il piano vaccinale: da giovedì priorità alle zone più colpite per le vaccinazioni di forze dell’ordine e personale della scuola. Gli over 80 invece proseguono con il vecchio schema su tutta la regione.
Infine, per altri 15 giorni viene prorogata l’ordinanza che istituisce la zona rossa nei comuni di Bollate, Castrezzato (Brescia), Mede (Pavia) e Viggiù (Varese)
(da agenzie)
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Febbraio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
NON RIVEDREMO PIU’ LE SCENETTE DI SALVINI E LA D’URSO CHE PREGANO INSIEME L’ETERNO RIPOSO: AMEN
Ormai il mondo come era un anno fa non esiste più: c’era il governo Conte, ci ricordavamo ancora come
era vivere senza le restrizioni della pandemia e Barbara D’Urso andava alla grande. Ma il pubblico di una volta ora non c’è più. “No more «I love you’s»” diceva la canzone ed è un po’ quello che è successo anche alla trasmissione serale di Carmelita, Live-Non è la D’Urso, che incredibilmente chiude in anticipo per gli ascolti troppo bassi.
Racconta Giuseppe Candela su Dagospia:
Il discusso talk show alle prese con i bassi ascolti, tra il 10-12% fino a notte fonda, dovrebbe salutare il pubblico di Canale 5 addirittura tra fine marzo e inizio aprile: dalle parti di Cologno Monzese il vento sembra essere molto cambiato da qualche tempo. Si starebbe studiando una soluzione per evitare di far passare la chiusura come una sonora bocciatura per Carmelita, come la chiamano i suoi fan
Al posto di Live Non è la Urso andrà in onda dall’11 aprile Paolo Bonolis e il suo “Avanti un altro” adattato alla prima serata.
Da chi andranno ospiti Salvini e Meloni adesso?
Quando mai rivedremo scenette così edificanti e opportune come quella del leader della Lega e della D’Urso che pregano insieme?
Vi ricordate quel momento di grandissima televisione andato in onda a Live — Non è la D’Urso? Matteo Salvini e la conduttrice Barbara D’Urso avevano “pregato” insieme recitando un velocissimo Eterno Riposo in diretta su Canale 5.
La D’Urso ci aveva tenuto a far sapere che per lei questa non è una novità , visto che lei recita il rosario tutte le sere e Salvini aveva risposto che anche lui lo fa.
In diretta ci sono anche Gianluigi Nuzzi e Alda D’Eusanio. “Siamo in due, Barbara”, rispondeva Salvini quando la conduttrice diceva di recitarlo tutte le sere e poi ripeteva la preghiera: “Risplenda ad essi la luce perpetua, riposino in pace amen”.
E amen sia.
(da NextQuotidiano)
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Febbraio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
“VIOLATO L’ART 67 DELLA COSTITUZIONE CHE STABILISCE LA LIBERTA’ DI ESERCIZIO DEL MANDATO PARLAMENTARE”… “NON POTEVANO ESSERE ESPULSI NE’ DAL GRUPPO PARLAMENTARE, NE’ DAL M5S”
“Ci tengo a precisare che si tratta di un principio sia di libertà politica, una declinazione politica del principio essenziale democratico in cui tutti noi crediamo. Prevedere un automatismo fra l’espulsione dal movimento politico e l’espulsione dal gruppo parlamentare, significa violare una precisa norma costituzionale che è quella dell’articolo 67, che è la garanzia della Libertà di esercizio del mandato parlamentare di fronte al popolo italiano”.
Lo ha detto l’avvocato Daniele Granara, difensore di un gruppo di Senatori del Movimento 5 Stelle che hanno deciso di fare causa collettiva contro la loro espulsione dal Movimento e dal gruppo parlamentare del Senato dopo il loro voto contrario al Governo Draghi.
“Dobbiamo ricordarci che tutti i parlamentari, nessuno escluso, sia alla Camera sia al Senato rappresentano la Nazione e la rappresentano con la loro coscienza”.
Si può dire che il lo statuto del MoVimento 5 Stelle potrebbe avere delle falle costituzionali? “Questo è quanto si sostiene, assolutamente sì, e credo che Movimento 5 Stelle farà bene in questo caso a fare una riflessione perchè si tratta di un principio molto importante. Si tratta di un principio che è strettamente connesso alla democrazia costituzionale e alla democrazia parlamentare in specie”.
“Questo principio costituisce l’ancoraggio di libertà politica senza di esso non c’è libertà politica. Penso che noi stiamo affrontando argomenti di grande rilievo costituzionale, e grandi questioni di principio, non si può banalizzare su queste cose. Nella storia del nostro Paese, ha portato in passato a grandi sventure. Non dobbiamo augurarci sventure, dobbiamo augurarci che il paese esca dallo stato di crisi in cui si trova, che è una crisi prima di tutto di carattere giuridico-costituzionale”.
Azioni legali, quindi, che stanno prendendo piede in Parlamento per promuovere una “class action”. Un gruppo di 5 senatori ha infatti iniziato una raccolta di deleghe per avviare un ricorso collettivo in Tribunale e chiedere una sospensiva dei provvedimenti di espulsione dal Movimento.
A presentare l’istanza sarà l’avvocato genovese Daniele Granara, che domani pomeriggio vedrà i ribelli grillini, almeno quelli che gli hanno affidato il mandato di procedere contro il Movimento 5 Stelle chiedendo l’annullamento della delibera di espulsione.
“Credo che votare in dissenso sulla fiducia a un Governo motivandolo con il programma sulla base del quale si è stati eletti, fermo restando che si può durante il mandato cambiare opinione, sia legittimo. Mi pare che una espulsione di questo tipo – spiega Granara – sia un’autentica forzatura che contrasti anche con i principi costitutivi stessi affermati da sempre dal Movimento 5 Stelle”.
Al gruppo iniziale di senatori che hanno contattato l’avvocato genovese dovrebbero aggiungersi altri parlamentari anche della Camera. “L’incarico mi è stato affidato dal senatore Elio Lannutti. Fino a ieri sera erano di sicuro 5 i senatori intenzionati a far partire la causa, ma oggi so che si sono aggiunte altre persone – fa sapere l’avvocato Granara – È fermo intendimento a presentare un ricorso sia contro il provvedimento di espulsione dal gruppo parlamentare, sia contro l’espulsione dal Movimento”.
Si tratta di due impugnazioni: la prima di fronte alla Commissione contenziosa del Senato, la seconda davanti al Tribunale civile di Roma.
Non è esclusa poi la richiesta di un risarcimento danni. “Il danno di immagine c’è senz’altro: i parlamentari che fanno ricorso si sentono indubbiamente parte del loro Movimento, ne hanno condiviso i principi e le idee”, continua il legale genovese.
(da agenzie)
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Febbraio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
LO STESSO SLOGAN SCANDITO DAI “RIBELLI” IL GIORNO DELLA FIDUCIA AL GOVERNO… AL SENATO IL SIMBOLO SARA’ QUELLO DELL’IDV, RAGGIUNTO L’ACCORDO
Il nuovo gruppo degli ex 5S alla Camera prende forma. È nata la componente degli ex grillini nel gruppo
Misto a Montecitorio: si chiama “L’alternativa c’è” e, per ora, è composta da 13 deputati dissidenti (ma potrebbero presto aggiungersene altri), espulsi per aver votato contro la fiducia al governo Dragh.
Il nome ‘L’alternativa c’è’ è riferito allo slogan scandito da diversi ribelli il giorno della fiducia in Aula per esprimere il proprio dissenso al nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi. E così oggi, dopo i lavori in Aula sul decreto milleproroghe, i dissidenti si sono riuniti per dare vita alla nuova “alternativa”.
In Senato, invece, una pattuglia di ribelli prepara le carte bollate per impugnare l’espulsione dal Movimento, mentre un’altra parte sta cercando di creare un gruppo grazie all’utilizzo dei simbolo di Italia dei valori.
Molti dei dissidenti ex M5S sono sul piede di guerra. E, oltre ad avviare un ricorso legale, potrebbero chiedere anche un risarcimento danni. “Non lo escludiamo – dice l’avvocato dei senatori ‘cacciati’, Giovanni Granara – Certamente atti illegittimi producono danni, quanto meno di immagine ed esistenziali”.
Gli ex deputati grillini, quindi, non hanno perso tempo. La decisione di dar vita a una componente del Gruppo Misto è arrivata dopo una riunione oggi a Montecitorio.
Tredici i deputati confluiti in ‘L’alternativa c’è: Baroni, Cabras, Colletti, Corda, Giuliodori, Maniero, Paxia, Sapia, Spessotto, Testamento, Trano, e Vallascas. Si dovrebbe aggiungere anche Paolo Romano.
La richiesta dovrebbe essere comunicata dai deputati al termine dell’esame del Milleproroghe La formazione della nuova componente rappresenta uno strumento parlamentare utile per poter intervenire con maggior forza (per tempi e presentazione di emendamenti) sul merito delle questioni che il Parlamento sarà chiamato a discutere ed approvare.
Non si tratta ancora di un partito, anche se i ribelli non escludono di andare presto dal notaio per fondare l’associazione con tanto di simbolo, ma di una “sponda parlamentare con cui intendiamo dare un aiuto modesto e paziente alla costruzione di una opposizione in Italia. Un’alternativa politica, plurale”, precisa il deputato Pino Cabras.
‘L’alternativa c’è’ sarebbe, comunque, all’opposizione con Fratelli d’Italia, unico partito finora ad aver negato il suo appoggio al nuovo governo.
“Noi vogliamo essere un’alternativa credibile per dare voce a tutti gli italiani che non si sentono rappresentati da questo governo. Non solo quindi un’alternativa al M5S. Ognuno di noi porterà le proprie competenze all’interno di questo progetto e la nostra sarà un’opposizione costruttiva – osserva Maria Laura Paxia, anche lei tra gli espulsi dal Movimento – La nostra ambizione è quella di crescere. Di Battista? Questo progetto non è stato fatto guardando a lui. Il suo – prosegue la deputata siciliana – sarebbe un supporto graditissimo, se vuole dare una mano siamo contenti ma in prima linea ci siamo noi in Parlamento: dobbiamo dimostrare di saper fare opposizione”.
“L’alternativa c’è” dunque come la nuova casa dei dissidenti M5S. Presto altri grillini potrebbero lasciare il Movimento per migrare nel nuovo gruppo: “Ci sono colleghi che osservano con interesse le nostre mosse. Penso che a breve arriveranno altri parlamentari”, conclude Paxia.
Di certo, gli ex vogliono accelerare perchè nei prossimi giorni, sottolinea ancora Cabras, “ci sono appuntamenti importanti”. In altre parole, puntano alle presidenze delle Commissioni di garanzia, che ora sarebbero tutte appannaggio del partito di Giorgia Meloni. “Non solo Vigilanza Rai – ammette Cabras – vorremmo dire qualcosa anche su Copasir e Cassa depositi e prestiti”.
In tutto, sono 21 i deputati ex M5S espulsi per non aver votato la fiducia al nuovo esecutivo. La decisione è stata riferita ieri all’Aula della Camera dal presidente di turno, Fabio Rampelli: “Comunico che, con lettera pervenuta il 19 febbraio, il presidente del gruppo Movimento 5 Stelle ha comunicato l’espulsione dei deputati Massimo Enrico Baroni, Pino Cabras, Andrea Colletti, Emanuela Corda, Jessica Costanzo, Francesco Forciniti, Paolo Giuliodori, Alvise Maniero, Rosa Menga, Maria Laura Paxia, Raphael Raduzzi, Giovanni Russo, Francesco Sapia, Doriana Sarli, Michele Sodano, Arianna Spessotto, Guia Termini, Rosa Alba Testamento, Andrea Vallascas, Alessio Villarosa, Leda Volpi, ai sensi dell’articolo 21 dello statuto del gruppo. Pertanto, a decorrere dalla medesima data, i deputati suddetti cessano di far parte del gruppo Movimento 5 Stelle e si intendono conseguentemente iscritti al gruppo Misto”.
Una parte dei senatori espulsi sta provando a creare un gruppo grazie all’utilizzo dei simbolo di Italia dei Valori. È in via di definizione l’accordo con Idv per la cessione del simbolo del vecchio partito di Di Pietro necessario, almeno a Palazzo Madama, anche per costituire una nuova componente dentro i gruppi del Misto.
La trattativa con Ignazio Messina, detentore del simbolo Idv, è a buon punto avendo Messina posto come unica “condizione” per la cessione del simbolo la creazione di un gruppo che abbia un progetto con alla base valori condivisi.
In Senato sarebbero già otto i parlamentari disposti a dare vita alla componente (ne servono 3 di base) che, grazie anche al “prestito” di IdV, si dovrebbe chiamare, appunto, “Alternativa c’è”.
Class action contro le espulsioni
Un altro gruppo di ribelli in Senato, invece, è pronto alla battaglia, intenzionato a fare ricorso per impugnare l’espulsione dal Movimento. Azioni legali, quindi, che stanno prendendo piede in Parlamento per promuovere una “class action”. Un gruppo di 5 senatori ha infatti iniziato una raccolta di deleghe per avviare un ricorso collettivo in Tribunale e chiedere una sospensiva dei provvedimenti di espulsione dal Movimento.
A presentare l’istanza sarà l’avvocato genovese Daniele Granara, che domani pomeriggio vedrà i ribelli grillini, almeno quelli che gli hanno affidato il mandato di procedere contro il Movimento 5 Stelle chiedendo l’annullamento della delibera di espulsione.
“Credo che votare in dissenso sulla fiducia a un Governo motivandolo con il programma sulla base del quale si è stati eletti, fermo restando che si può durante il mandato cambiare opinione, sia legittimo. Mi pare che una espulsione di questo tipo – spiega Granara – sia un’autentica forzatura che contrasti anche con i principi costitutivi stessi affermati da sempre dal Movimento 5 Stelle”.
Al gruppo iniziale di senatori che hanno contattato l’avvocato genovese dovrebbero aggiungersi altri parlamentari anche della Camera. “L’incarico mi è stato affidato dal senatore Elio Lannutti. Fino a ieri sera erano di sicuro 5 i senatori intenzionati a far partire la causa, ma oggi so che si sono aggiunte altre persone – fa sapere l’avvocato Granara – È fermo intendimento a presentare un ricorso sia contro il provvedimento di espulsione dal gruppo parlamentare, sia contro l’espulsione dal Movimento”.
Si tratta di due impugnazioni: la prima di fronte alla Commissione contenziosa del Senato, la seconda davanti al Tribunale civile di Roma.
Non è esclusa poi la richiesta di un risarcimento danni. “Il danno di immagine c’è senz’altro: i parlamentari che fanno ricorso si sentono indubbiamente parte del loro Movimento, ne hanno condiviso i principi e le idee”, continua il legale genovese.
Discorso a parte per i senatori Nicola Morra e Barbara Lezzi che puntano ad avere un ruolo nella nuova governance, anche se la stessa piattaforma Rousseau precisa che non sono candidabili “gli iscritti che siano sottoposti ad un procedimento disciplinare e/o che abbiano subito la sanzione (eventualmente anche in via cautelare) della sospensione”.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
UNA ESILARANTE CARRELLATA DI PRONE VELINE DA FAR IMPALLIDIRE I GIORNALI AI TEMPI DEL DUCE
All’Ottavo nano, il mitico programma della Rai2 di Freccero, partiva ogni tanto lo spot del Berlusconi Transformer, il simpatico pupazzo di B. nei suoi più riusciti travestimenti: “Lo vuoi operaio? Lo preferisci imprenditore? È il tuo nuovo amico. Cercalo nei migliori negozi. Cardinale, comunista, extracomunitario, dottore, giudice… Basta che lo voti e diventa quello che vuoi!”.
Nella sua incontinenza verbale, il Cainano si dipingeva ogni giorno per una cosa diversa, inventandosi un’autobiografia pràªt-à -porter per piacere a tutti.
Mario Draghi ottiene lo stesso risultato senza neppure lo sforzo di aprire bocca e, le rare volte che la apre, senza dire assolutamente nulla di preciso: provvedono poi i giornalisti al seguito ad attribuirgli pensieri, parole e opere buoni per tutti gli stomaci e i palati.
Mario Transformer è descritto come l’antitesi di Conte e “tutto il contrario dei giallorossi” (Libero), anche se ha tutti i giallorossi in maggioranza e 11 ministri su 22 che lavoravano con Conte, elogia Conte per aver “affrontato l’emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia”, conferma il Recovery di “alto livello” di Conte, non prende il Mes come Conte…
Tutto ciò che fa è già stato fatto. Il resto lo rinvia, perchè nell’ammucchiata nessuno è d’accordo con niente.
Oppure non ne parla proprio, per non scontentare nessuno, copiando un po’ da Giavazzi, un po’ da Chance giardiniere, un po’ da Massimo Catalano.
Ambiguità politichese? Vuotezza forlaniana? Vaghezza andreottiana? No: “pensiero e azione” alla “Giuseppe Mazzini (Molinari, Repubblica). “La potenza di un’analisi” (Ajello, Messaggero). “Il grande gioco delle idee dietro il discorso fatale” (De Monticelli, Domani). “Il cambio di passo per la politica” (Fontana, Corriere). “La formidabile lezione del professore” (rag. Cerasa, Foglio). “Competenza e visione” (De Romanis, Stampa). Volete mettere la nobiltà del non dire? “Silenzi istituzionali”, “ritorno a una comunicazione autorevole” che “rivoluziona le parole del potere” (Panarari, Stampa).
Del resto, non so se l’avete notato, ma Lui “è il solo che parla come i ragazzi del clima” (Domani): lui e Greta, due gocce d’acqua.
Sbianchettata mezza sua biografia dalle asprezze liberiste, privatizzazioni, Goldman Sachs e Grecia, ora Draghi è un “keynesiano pragmatico” (Giampaolo Galli). “Un socialista liberale” (Valdo Spini), “come Craxi” (Martelli). “È contro la patrimoniale e per il taglio delle tasse” un po’ “come Ferruccio Parri” (Salvini). “Un grillino, uno di noi” (Grillo). “Riaccende l’amor patrio” (QN). “Antisovranista come noi” (Zingaretti), un brutto “colpo al sovranismo” (Franco, Corriere). “Segue il modello Johnson” (Verità ). È “la scelta più sovranista che potessimo fare” (Claudio Borghi). “Il mio capolavoro” (Renzi). “Un grande italiano come me” (B.) sebbene incensurato, infatti “combatterà la corruzione e le mafie” (Rep).
Tutto e il suo contrario, ma Lui lascia dire: finchè gli altri se la bevono. Mario Transformer, e pure trasformista.
Ma se Conte cercava 4 o 5 responsabili per neutralizzare i voltagabbana renziani, era “mercato delle vacche”; se Lui inventa un’ammucchiata di interi partiti cambiacasacca che giuravano di non appoggiarlo mai e di non governare mai insieme, si chiama “trasformismo buono” (Foglio), anzi “dimensione repubblicana” e “spirito repubblicano” (Rep-Espresso: mica come quel monarchico di Conte), e non ricorda Mastella, Ciampolillo, Razzi o Scilipoti, ma “De Gasperi, Berlinguer e Monti: quando gli ‘incompatibili’ riescono a fare squadra” (Ceccarelli, Rep).
I giornaloni si sbracciano fra “svolta”, “novità ”, “agenda Draghi”, “effetto Draghi”, “modello Draghi”, “metodo Draghi”, “stile Draghi”, “rivoluzione Draghi”.
L’Espresso esulta per la Resurrezione dell’Italia dal “mucchio di macerie lasciato dai governi Conte”, “la crisi di sistema”, “il fallimento degli uomini nuovi”. Veneziani tripudia per “la fine della farsa giallorosa e il ritorno alla normalità ”.
Francesco Merlo orienta la lingua sul nuovo destinatario che “ridicolizza la comunicazione truccata e sbracata di Conte&Casalino” e “la Cretinocrazia” che “sbaglia i congiuntivi e geografia (Di Maio)”: poi si ritrova Di Maio agli Esteri.
Aldo Grasso, altro scalatore di discese, non sta più nella pelle: “È come se in questi ultimi anni avessimo vissuto un incubo… se ci stessimo risvegliando dall’invenzione di una situazione intollerabile. Com’è potuto succedere? Perchè così tanti incompetenti a guidarci?”
Poi si sveglia e Draghi “congela i licenziamenti di massa” (Domani), come Conte. “Coinvolge nei vaccini i medici di base” (Sole 24 Ore), come Conte. “Tiene per sè la delega ai Servizi” (Stampa), come quel dittatore di Conte. E sull’Ilva “va avanti con Invitalia” (Stampa e Corriere), cioè con quella ciofeca di Arcuri. Vuole “più pagamenti digitali” (Rep), come Conte.
C’è, è vero, qualche bella svolta rivoluzionaria. Tipo questa: “Con Draghi l’Italia ha scelto l’Europa” (Sassoli), mica come Conte che aveva scelto l’Oceania.
Senza contare che Draghi vuole “l’alleggerimento dei divieti” (Libero) e “basta Dpcm” (Giornale): infatti proroga tutti i divieti di Conte, ne aggiunge qualcuno e lo fa con un decreto e un Dpcm, come Conte.
Però c’è modo e modo, anzi moda. Repubblica: “Il Dpcm alla moda di Draghi”. Il primo Dpcm in minigonna della storia.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
LA STORIA DI “CERAMICHE NOI”… DA QUEST’ANNO ANCHE GLI AIUTI DEL MISE… “ABBIAMO SCOMMESSO SU NOI STESSI”
“A tutte le aziende medie o piccole che oggi rischiano di chiudere i battenti consiglio di informarsi sugli
strumenti del workers buyout. A noi ha cambiato la vita: ci ha permesso di comprare la ditta per la quale lavoravamo rinunciando alla disoccupazione e al TFR”: sono queste le parole di Marco Brozzi, presidente di “Ceramiche Noi”, fabbrica di Città di Castello, acquistata dai dipendenti alla fine del 2019 dopo che la proprietà aveva deciso di delocalizzare in Armenia.
“Abbiamo scommesso su di noi, l’entusiasmo è stato più forte della disperazione”, aggiunge Brozzi che oggi si trova a capo della cooperativa che raggruppa 11 soci e tre dipendenti.
L’avventura di “Ceramiche Noi” non è isolata: la crisi finanziaria ha portato ad un aumento dei casi di società in difficoltà rilevate dai lavoratori. Dal 2021, inoltre, il Mise darà degli aiuti per i problemi di successione.
Ma cos’è il Workers Buyout? Si tratta di un’azione di salvataggio dell’azienda, o di una sua parte, realizzata dai dipendenti che subentrano nella proprietà . Questi interventi sono resi possibili dal sostegno della Legge Marcora (L. 49/1985), efficacie strumento di politica attiva del lavoro, utilizzato per rigenerare un’impresa in crisi economica oppure nei casi in cui bisogna favorire un ricambio generazionale all’azienda senza eredi interessati a dare continuità all’attività imprenditoriale.
I lavoratori investono le loro risorse – dall’anticipo della mobilità (Naspi) al conferimento del TFR – e sostenuti da CFI (la società partecipata del MISE nata nel 1986 proprio per finanziare il workers buyout) possono utilizzare i fondi messi a disposizione della legge Marcora per assumersi la responsabilità della gestione della azienda, scommettendo sul loro futuro
Novità in vista per chi pensa di ricorrere a questo strumento: l’ultima Legge di Bilancio non si è limitata a rifinanziare CFI ma ha anche creato un secondo fondo, utilizzabile quando l’azienda non è in crisi, ma ha problemi di successione familiare o viene messa in vendita.
Inoltre da quest’anno CFI parteciperà ai tavoli di crisi aperti al MISE, nei limiti delle proprie possibilità di intervento, che riguardano le PMI con un tetto di 50 milioni di euro di fatturato e 250 lavoratori. Il fondo agevolato di CFI ha una nuova dotazione di 81 milioni di euro, ma grazie ai prestiti regolarmente restituiti il fondo consta di circa 290 milioni.
La scelta di rilevare l’azienda, in ogni caso, non può essere presa a cuor leggero: i dipendenti devono impegnare il loro Tfr e la loro indennità fino all’ultimo euro. Devono quindi crederci. E tanto. “Di fronte alla possibilità di perdere il nostro lavoro, avevamo due strade da poter percorrere: una, la più semplice almeno nell’apparenza, era quella di arrendersi all’evidenza, accettando la disoccupazione e gli ostacoli della ricerca di un nuovo impiego; l’altra via, quella più tortuosa e ripida, era tentare l’impossibile: scommettere su noi stessi, sulle nostre capacità e acquisire l’azienda – si legge sul sito dell’azienda “Ceramiche Noi” -. Pronti a ripartire, abbiamo deciso di fondare una cooperativa sfruttando gli strumenti del workers buyout. La nostra scelta è stata coraggiosa e precisa: abbiamo rinunciato alla disoccupazione, al TFR e abbiamo investito 180.000 euro per comprare nuovi macchinari. Ed è così che il miracolo è avvenuto. La nostra vita è cambiata in pochi mesi, così come il nostro futuro che sembrava essere incerto e cupo. In breve tempo, siamo riusciti a riconquistare i nostri vecchi clienti, il 90% dei quali negli Stati Uniti. Siamo riusciti a non fermare la produzione e a ripartire di slancio, lavorando anche 14 ore al giorno”.
I finanziamenti servono non solo a permettere ai dipendenti di acquistare l’impresa, ma anche per consentire loro di proseguire l’attività : si entra nel capitale delle imprese sostenute, rimanendoci per dieci anni anni e finanziandolo una seconda o terza volta. Le Regioni, nel frattempo, erogano finanziamenti per sostenere i lavoratori che vogliono costituirsi in cooperativa e acquistare la loro azienda.
Ci sono poi le società che fanno capo a Agci, Confcooperative, Legacoop, le tre organizzazioni che, insieme a Cgil, Cisl e Uil, hanno stipulato un accordo proprio per promuovere il workers buyout. Proprio Legacoop comunica i suoi numeri: “Il nostro fondo mutualistico Coopfond dal 2009 al 2020 ha deliberato 66 partecipazioni di wbo per un totale di 21 milioni, iniziativa che comprende 1800 persone tra soci e lavoratori”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
IL DOLORE DEI FAMILIARI DEI DEFUNTI E LA RABBIA PER NON AVER AGITO IN TEMPO… I FONDI UE PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA DOVREBBERO SERVIRE A METTERE IN SICUREZZA L’ITALIA, NON A FINANZIARE LE GRANDI INDUSTRIE
Pamela Alloisio si aggrappa forte al cancello, chiuso, del cimitero di Camogli. Si tira su, sulle punte dei piedi, per cercare di vedere oltre le grate. Per capire se c’ è ancora il suo papà . O è scivolato giù, avvolto dalla frana fino al mare.
Potesse farsi minuscola, quasi trasparente per passare oltre le inferriate lo farebbe ora, Pamela. Per correre fino alla bara di papà Claudio, ovunque ora sia. E farsi sirena per poterlo, nel caso, riportare su dagli abissi.
«Mi tremano le gambe, è come se fosse morto di nuovo. L’ ho perso nel 2011. E oggi, come allora, mi manca l’ aria. È terribile». Pamela si stringe al fratello Gianluca, pescatore a Santa Margherita. «Papà è stato cremato, come faremo a ritrovarlo» domandano. Restano immobili, in attesa di notizie.
È la processione silenziosa di chi, da ore, sta cercando di capire se c’ è anche il proprio caro, fra le duecento bare inghiottite fra terra, rocce e poi l’ acqua del mare, ieri pomeriggio, in quella che il sindaco Francesco Olivari, geologo di professione, definirà poi come una «frana difficilmente prevedibile».
Il cimitero di Camogli ha più di 150 anni, è stato costruito in cima a una falesia: i lavori di consolidamento «andavano avanti da tempo» mette in chiaro, il primo cittadino.
Alle 15 di ieri, il gran boato: una parte del cimitero — chiuso al pubblico, come sempre di lunedì — è crollata. Portando giù con sè duecento bare
Il borgo dei pescatori e delle facciate colorate a picco sul mare, degli innamorati e delle tante personalità che l’ hanno scelta come seconda casa dove staccare dalla routine della quotidianità per immergersi nella bellezza, diventa teatro del più macabro degli eventi. Dieci le bare riportate a terra, al conto di ieri sera: la banchina del porto che solitamente è punto di partenza dei turisti con i battelli diventa spazio dove allineare quanto si è riuscito a recuperare. Là dove solitamente ci sono le reti dei pescatori ora si susseguono i nastri bianchi e rossi che circoscrivono l’ area da non valicare. Il mare sta restituendo bare, questa sera.
«Ero a casa, una vicina mi ha detto: “Hai sentito cos’ è successo?”. E sono arrivato di corsa qui. Ho mio papà , ho mio nonno che riposano nella parte di cimitero che è crollata», racconta Dimitri Terini. Il dolore. La rabbia, anche: «Hanno fatto i loculi nuovi e invece di spostare quelli nella parte pericolante li hanno venduti. Ho perso mia nonna, non so se la ritroveremo. E ora cerco di capire che non sia finito giù anche mio padre. È una vergogna», si sfoga Germana Zoppi.
Oggi entreranno in campo anche i droni, spiega l’ assessore regionale alla Protezione civile Giacomo Giampedrone, arrivato a Camogli per dare all’ amministrazione tutto l’ appoggio necessario per gli interventi da mettere in atto.
I droni serviranno sia per individuare i feretri, sia per inquadrare al meglio, anche con i sondaggi e la valutazione geologica sul posto, la situazione della zona dopo questo imponente distacco. Ci sono delle case, attorno: delle dieci villette, tre sono quelle abitate ora.
Ai residenti è stata offerta, dal Comune, una collocazione alternativa per la notte. Il lavoro infinito di vigili del fuoco, capitaneria, carabinieri, guardia di finanza, protezione civile, polizia locale. Il medico legale che deve identificare le salme: per chi è morto dopo essere stato ricoverato in ospedale l’ appiglio arriva dal braccialetto di identificazione.
Per arginare la dispersione dei feretri la Capitaneria di porto ha posizionato le panne: quelle che servono, nella norma, a contenere l’ inquinamento ora devono impedire alle bare di farsi spingere al largo. «Quanto crollato è confinato nella parte prospiciente la falesia», dicono sia il sindaco Olivari che l’ assessore Giampedrone. Ovvero: le bare potrebbero essere in gran parte sotto la frana.
Oggi i rilievi faranno capire anche come procedere per la sicurezza delle case attorno e di tutta l’ area. La zona del crollo era transennata: già domenica scorsa aveva dato segnali sinistri, con scricchiolii. Ieri all’ interno del cimitero, al momento del crollo, c’ erano i rocciatori. Un evento che, comunque, il primo cittadino di Camogli reputa «imprevedibile, soprattutto nella sua vastità . Quanto accaduto oggi lo inserisco fra i momenti più bui che ho vissuto da sindaco e sono vicino a tutti i miei concittadini». Fra i famigliari, la notte non porterà pace.
(da “La Stampa”)
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Febbraio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
LA SCELTA CONTROCORRENTE DI UNA DOCENTE DI MUSICA: “LA NATURA FA SPARIRE OGNI PAURA”
Che cos’è la felicità ? “L’ultimo aliscafo della sera che va via, la consapevolezza, mentre torni a casa al
tramonto attraverso le vigne, che sei sull’isola. Il magone che resta alle tue spalle, definitivamente”. Eliana Danzì il 12 marzo compirà 50 anni. Un anno fa, nel mondo pre-Covid, era a Ustica con il compagno Emanuele per una mini-vacanza di tre giorni. “Ci siamo ritrovati qui il 9 marzo, il giorno del lockdown”. Dovevano fermarsi tre giorni e poi tornare a Palermo. Sono rimasti tre mesi.
anno lasciato l’agriturismo e si sono trovati una casetta. Poi pian piano, mentre le temperature salivano, i jeans si accorciavano così come le maniche alle magliette. Eliana, violinista, insegnante di musica alle scuole medie, un giorno di primavera ha ripensato alla sua agenda: “Uscivo alle 7, tornavo alle 22. Come lo paghi un mutuo quando insegni solo per poche ore? Facevo lezioni private e laboratori di body percussion, la disciplina che mi sono scelta utilizzando il corpo come strumento”. Solo che quel corpo che sa far suonare non lo sentiva più.
Eliana ed Emanuele Buzi, insegnante di mandolino al Conservatorio, un giorno se lo sono detti: “Non torniamo indietro”. Lei ha chiesto il trasferimento e da settembre fa la maestra elementare a Ustica, in una classe vista mare. Lui fa il pendolare Ustica-Palermo. Hanno affittato una villetta in mezzo alle vigne e stanno imparando a curare l’orto grazie ai consigli degli isolani. Hanno comprato due mountain bike e un kayak col quale esplorano l’isola dal mare quand’è bel tempo. Non hanno la tv e anche il rapporto con i social, da quando vivono in mezzo gli elementi – “la pioggia scrosciante, il vento, il mare in tempesta” – si è raffreddato.
E dire che Eliana, racconta, non è mai stata tra quelle che ogni tanto dicono: “Adesso mollo tutto e vado via”.
“Non avrei mai pensato che sarei finita a vivere su un’isola, non amavo nemmeno tanto il mare che mi faceva un po’ paura”, dice la maestra che è nata a Librizzi, in provincia di Messina, e ha suonato il violino nell’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele. “Ho vissuto per anni a Roma, per me era normale riempire la giornata da scoppiare. Ti lamenti di non avere tempo eppure non lasci nemmeno un buco libero perchè il vuoto fa paura”.
Emanuele ed Eliana vivevano a Palermo, nel cuore del centro storico: “Il silenzio dell’isola mi stupisce ancora”. I giorni del lockdown vissuti sul mare sono stati dolcissimi: “Credo che il riconnettersi con la natura faccia sparire tante paure – dice – a Ustica ho conosciuto una ragazza di vent’anni, Verbena, che vede tutte le albe e tutti i tramonti di tutti i giorni. Parlarle mi ha fatto capire che si può vivere in un altro modo”. E il Covid in questo senso è stato un’occasione: “La pandemia ha dato la possibilità a chi voleva rallentare di farlo”. Solo che a loro poi non è venuta la voglia matta di ricominciare a correre. Anzi. “Mi sono detta: nel 2021 compio 50 anni e voglio sapere chi sono, che cosa mi fa stare in equilibrio”.
In famiglia non l’hanno presa bene. “I miei fratelli mi accusano di avere messo il mare tra me, nostro padre e le mie responsabilità di figlia. Ma io rispondo che quando serve ci sono e mio padre credo sia quello che mi ha capita più di tutti: lo sa che sono un po’ folle. Lui la sua vita l’ha fatta, adesso io devo fare la mia. I nipoti invece mi appoggiano”.
Non avere figli è stato d’aiuto per una scelta così forte? “Penso di sì, anche se credo che finchè sono piccoli te li puoi portare. Qui i bambini, lo vedo con i miei alunni, sono felici”.
Mai nessun dubbio, nemmeno quando la nave non parte per giorni e gli scaffali dei negozi si svuotano? “No, a me non mette angoscia. Hai la pasta nella dispensa e qualche lattina di pelati. C’è sempre qualcuno che ha un po’ di verdura o delle uova da vendere: la gente qui è contadina. L’isola e i suoi abitanti ci hanno accolto e abbiamo creato una piccola rete di relazioni intense”.
Se il tempo è bello, Eliana gira l’isola in bici o in canoa. E quando è brutto? “Leggiamo, giochiamo a burraco, guardiamo un film sul pc. Ci prendiamo cura di noi”. Eliana pensa di restare a lungo qui a Ustica. “A luglio e agosto però, almeno quest’anno, torno in città “. Di nuovo via dalla pazza folla.
(da “La Repubblica”)
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