Gennaio 2nd, 2022 Riccardo Fucile
SIAMO D’ACCORDO, FINO A CHE CI SARANNO SOGGETTI NO VAX CHE METTONO A RISCHIO LA SALUTE DEL PROSSIMO
Mihajlovic è già alle prese con i casi di positivi in aumento che stanno riducendo le
opzioni per i convocati contro l’Inter. E il 10 gennaio scatta l’obbligo di vaccino per tutti i giocatori professionisti, ma due del Bologna non sembrano ancora convint
Nel Bologna sarebbero rimasti due giocatori non ancora vaccinati, che dal 10 gennaio rischiano di non poter scendere in campo visto che da quel giorno scatta l’obbligo per gli atleti professionisti del Super Green pass.
Fino a 48 ore fa, i No vax nel gruppo allenato da Sinisa Mihajlovic sarebbero stati tre, ma almeno uno si sarebbe convinto a fare la prima dose, anche se non l’avrebbe presa benissimo.
Si tratta di Nicola Sansone, che proprio due giorni fa sui social si era sfogato contro l’obbligo vaccinale imposto anche ai calciatori: «Viviamo in un mondo di m… in cui i diritti umani non contano un c! Non esiste più libertà di scelta!».
Scelt di infettare il prossimo, certo…
L’inserimento del trequartista nella lista dei vaccinati aiuta, ma non risolve i guai di Mijhajlovic, costretto a contare su una rosa sempre più ristretta con l’aumento dei casi in serie A che non ha risparmiato il Bologna. Finora sono risultati positivi al Coronavirus Dominguez, Viola, il terzo portiere Molla, Aaron Hickey. E si attendono ancora notizie in vista della partita contro l’Inter da Santander, che è stato fermato in Paraguay dopo aver avuto contatto con un positivo nella sua famiglia.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 2nd, 2022 Riccardo Fucile
EFFICACIA DEL 98,4%
“Tre metri non bastano per garantire protezione. Anche a quella distanza, in meno di cinque una persona non vaccinata che sta vicino a una persona con Covid-19 può essere infettata con quasi il 100% di certezza”.
Questa è la premessa di un dettagliato studio pubblicato il 2 dicembre scorso del Max Planck Institute su quanto le mascherine possono proteggere dal contagio. “La buona notizia – si legge nello studio – è che se entrambi indossano mascherine chirurgiche ben aderenti o, ancora meglio, Ffp2, il rischio diminuisce drasticamente”.
L’analisi di ricerca di un gruppo di scienziati (Institute for Dynamics and Self-Organisation) a Göttingen ha studiato fino a che punto i dispostivi di protezione individuale sono efficaci in quali condizioni di utilizzo.
Nella ricerca è stato determinato il rischio massimo di infezione per numerose situazioni e sono stati presi in considerazione “diversi fattori che fino ad oggi non sono stati inclusi in studi simili”.
Le Ffp22 sono diventate obbligatorie, con il decreto della vigilia di Natale, in Italia a bordo di aerei e treni dove il tempo di permanenza può essere lungo, e anche sui mezzi pubblici dove il distanziamento non può essere garantito, oltre che in cinema, teatri, stadi.
Secondo i ricercatori se la persona positiva a Sars Cov2 che quella non infetta indossano maschere Ffp2 ben aderenti, il rischio massimo di infezione dopo 20 minuti è poco più dell’uno per mille, anche a una distanza più ridotta.
Se i dispositivi di protezione individuale sono indossati male la probabilità di infezione aumenta a circa il 4%, anche se comunque è ridotto il rischio di infezione. “Non avremmo mai pensato che a una distanza di diversi metri ci sarebbe voluto così poco tempo per assorbire la dose infettiva dal respiro di un portatore di virus” afferma Eberhard Bodenschatz, direttore del Max Planck Institute for Dynamics and Self- Organiation.
Un altro recente studio pubblicato su Jama ha messo confrontato le capacità di filtraggio di diversi tipi di mascherine: quelle di stoffa o chirurgiche avevano una capacità nel contenere le particelle virali variabile tra il 26% e il 79% mentre le Ffp2 avevano una capacità di filtraggio del 98,4%.
(da Il Fatto Quotidiano)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 2nd, 2022 Riccardo Fucile
OPERATORI SANITARI TRA AGGRESSIONI, MINACCE NO VAX E FERIE ANCORA SALTATE
A Trento i No vax hanno tirato sassi contro le vetrate dell’Ordine dei medici. Prima
avevano minacciato il presidente Marco Ioppi con lettere minatorie.
A Bergamo, dove nel 2020 i carri armati portavano via le bare dei morti per Covid, hanno usato i volantini: “Sarete in grado di guardare in faccia i vostri figli? Il Green Pass è nazismo sanitario”.
In Toscana una variazione: hackerata la pagina Facebook della Asl Sud Est, che gestisce le province di Arezzo, Siena e Grosseto. L’hanno riempita di offese rivolte al personale sanitario.
Sui muri di Savona sono comparsi manifesti funebri tra i necrologi: “Sono io, la terza dose (vestita da morte, ndr)”.
Una dottoressa invece è stata colpita con una testata per aver espresso un’opinione favorevole sul Green pass: è successo a Roma, sulla Metro B.
I No vax, che sempre più spesso occupano le terapie intensive, contribuiscono a inasprire e irrigidire l’atmosfera all’interno degli ospedali. Ma non sono l’unico elemento di tensione.
Un sondaggio di Anaao-Assomed rivela che a maggio 2021 i medici e i dirigenti sanitari hanno accumulato oltre 5 milioni di giornate di ferie arretrate. E le ore di lavoro straordinario sono state oltre 10 milioni.
Carenza di organico, aumento dei pazienti (causa Covid) e posti letto ridotti intasano – ancora – il pronto soccorso e sfiniscono – di nuovo – gli operatori sanitari. Che raccontano scene non nuove, ma tratteggiate da una tinta emergenziale più accesa: “Conosco una dottoressa che stava per essere strangolata da una paziente, l’ha salvata un collega”, spiega Antonino Gentile, infermiere di Pronto soccorso nel Lazio (Ostia) e sindacalista Uls, Unione Lavoratori Sanità. “Mi dicono: appena mi alzo da questa barella ti meno“. E ancora, la collega Anna Maria Amato: “Il Covid ha tolto o limitato la possibilità di visita, e i parenti chiamano in reparto 24 ore su 24. Urlano: ‘So che faccia hai perché mio padre ti ha descritta. Prima o poi dovrai uscire di lì’”.
L’ira No vax, i casi di Trento e Bergamo –
“Abbiamo visto pietre che non erano del piazzale antistante all’Ordine ma erano state chiaramente portate da fuori”, racconta a Ilfattoquotidiano.it Marco Ioppi, presidente di Omnceo Trento.
Ricorda quanto avvenuto a metà ottobre, quando alcuni anonimi hanno attaccato la sede di Omnceo lanciando sassi e imbrattando i muri. “Sono episodi determinati da persone che fanno di una teoria una religione”. Sulle pareti anche una scritta con spray rosso, dove si legge: “Prima hanno lavorato con il Covid, ora li sospendete. Servi”. Secondo Fnomceo, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, a motivare il gesto provocatorio potrebbe essere stata proprio la sospensione momentanea, ai sensi del DL 44, di una trentina di professionisti. “Non possiamo permettere che il sistema sanitario nazionale venga preso in ostaggio da queste persone, perché lo stesso servizio sanitario, causa Covid, è ridotto a dover rinunciare a curare alcuni pazienti, non colpiti dalla pandemia ma affetti da altre patologie, tra cui tumori e ictus.
Per non parlare della prevenzione, che è gravemente in affanno”. Quindi, prosegue: “Gli ospedali sono già intasati nella grande maggior parte dei casi da chi non si vuole vaccinare. Alla luce di questo, gesti del genere non possono più essere tollerati“. Lo stesso pensa la dottoressa Eugenia Belotti, che lavora al Pronto soccorso del Papa Giovanni XXIII. Alcune settimane fa ha trovato un volantino sulla propria auto, con questo messaggio: “Sarete in grado di guardare i vostri figli o le vostre figlie negli occhi, e ammettere che siete stati troppi pigri o codardi per combattere per il loro diritto a vivere in una società libera?”.
“Erano su tutte le auto del parcheggio usato in prevalenza dai dipendenti”. Le scritte cambiano di biglietto in biglietto ma l’intenzione rimane una sola: intimidire. “Voglio dare a questo gesto l’importanza che si merita, cioè poca. Ma preciso una cosa: quando entriamo in turno, noi operatori lasciamo fuori il nostro privato. Così come lasciamo fuori quello del paziente. Io curo chiunque, indipendentemente dalla sua ideologia. Non accetto, perciò, di essere attaccata nella mia sfera personale: la macchina su cui hanno messo i volantini è la stessa con cui porto a scuola i miei figli”.
Analoghi messaggi, poco dopo, sono stati apposti sulla sede dell’Ordine dei medici, di cui Belotti è vicepresidente. “Le pressioni ci sono di continuo, a tutti i livelli”. E tutte le parole sui sanitari eroi? “Io non mi sento così. Mi sento di fare il mio lavoro come tutti i miei colleghi, e mi piacerebbe farlo in pace”.
I racconti degli infermieri
Circa la metà delle aggressioni al personale sanitario, dice l’Inail, è rivolta agli infermieri. Se ne contano 5mila ogni anno, ovvero 13/14 al giorno. E nel 58 per cento dei casi si è trattato di un’aggressione fisica.
“Una parente mi lanciò addosso una bottiglia d’acqua, in vetro. Non accettava che il tempo delle visite fosse terminato”, ricorda Anna Maria Amato, infermiera di reparto a Roma. “A novembre 2020 invece abbiamo avuto un decesso di un ricoverato 95enne. A fine giornata io e la mia collega siamo state avvisate dagli addetti alle pulizie: i parenti ci stavano aspettando all’uscita. Erano riusciti a entrare nell’atrio dell’ospedale e prendevano a calci le panchine. Mi avevano riconosciuto dalle finestre: secondo loro, lo avevamo ammazzato noi. Ed eravamo colpevoli di non averglielo fatto vedere, causa restrizioni da Covid”.
Era il pieno della seconda ondata. “Ci siamo cambiate in reparto e siamo uscite da un altro percorso. Da allora ho sempre paura quando c’è un decesso“. A innescare il conflitto spesso è la combinazione fra posti letto occupati, poco personale e pressione aumentata dalla pandemia.
“Se una persona aspetta 10 ore su una barella di 4 centimetri è inevitabile che si generi nervosismo”, commenta Antonino Gentile, infermiere al Pronto soccorso di Ostia. “Il contesto è quello dell’esasperazione“. Per disinnescare il conflitto ci sono alcune tecniche: “Usiamo le cosiddette frasi di scarico, per tranquillizzare. Non guardiamo negli occhi, perché in caso di rabbia può essere controproducente. Cerchiamo di ripetere sempre le ultime parole del paziente, così capisce che lo stiamo seguendo”. Ma Gentile vorrebbe anche rafforzare la sicurezza e inserire all’interno degli ospedali dei presidi di polizia, da mettere in affiancamento alle guardie giurate, il cui compito è sorvegliare i beni immobili.
Prevenzione e protezione
“I fattori scatenanti sono diversi, così come lo sono i contesti. Per esempio: nei reparti di degenza e al pronto soccorso si generano conflitti sulla cura, sull’accettazione della persona, sulla comunicazione, e poi la richiesta di informazioni e le aspettative di prestazioni“, spiega Franco Pugliese, responsabile del servizio di prevenzione e protezione dell’azienda Ausl di Piacenza. Si occupa di svolgere la valutazione del rischio sul posto di lavoro per gli operatori sanitari.
“Abbiamo un sistema di segnalazioni tramite il quale ci facciamo descrivere l’episodio di aggressione. In seguito avviamo colloqui con le persone coinvolte”. Ci sono alcune aree più esposte di altre: servizio di emergenza-urgenza, strutture psichiatriche ospedaliere e territoriali, luoghi di attesa, servizi di geriatria, servizi di continuità assistenziale. Cosa si può fare per disinnescare gli episodi all’origine, a parte i corsi anti violenza e la formazione degli operatori stessi? “Bisogna agire su tre settori. A livello individuale è importante insegnare a regolare l’emotività quando si viene aggrediti, ecco perché spesso chiediamo supporto psicologico. A livello collettivo indurre una maggiore cooperazione e reciproca protezione fra colleghi. A livello strutturale, invece, si può intervenire su azioni specifiche”. Dalle più comuni – il pulsante di emergenza, la doppia via di fuga – fino ad altre: “È importante ridurre la presenza di oggetti che si possono lanciare. Per esempio le forbici, mai metterle nel taschino. Gli estintori: meglio se inseriti in contenitori di plastica. Gli appendiabiti a stelo: noi li abbiamo fatti togliere. C’è chi li usa come lance“.
Niente ferie, turnazioni cambiati e straordinari
Il 2021 è stato l’anno che ha visto scendere in piazza per la prima volta l’associazione Simeu, la Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza, per protestare contro la carenza di personale.
Come raccontato da Ilfattoquotidiano.it, le oltre 2mila uscite sono state compensate solo da mille entrate. Anna Maria Ferrari, Presidente Reggio Emilia componente comitato centrale Fnomceo, ha sottolineato la gravità di alcuni ambiti sanitari (pronto soccorso, 118, medicina di urgenza) che sono attraversati da abbandoni continui: si registra una carenza del 30% di medici.
Un rischio per l’intero sistema, che coinvolge anche altri ambiti come la rianimazione e la medicina interna. Una situazione confermata dal sondaggio di Anaao – Assomed: a maggio 2021 i medici e i dirigenti sanitari hanno accumulato oltre 5 milioni di giornate di ferie arretrate. E le ore di lavoro straordinario superano quota 10 milioni. Alla ricerca hanno risposto 2.290 tra medici e dirigenti del Servizio sanitario nazionale.
Nello specifico, ecco i numeri e le percentuale per quanto concerne le ferie arretrate: alla data del 31 maggio 2021, in area medica il 28.6% degli intervistati ha meno di 30 giorni, il 29.4% tra 30-50 giorni, il 19.6% tra 50-80 giorni, il 12.9% tra 80-120 giorni, il 9.5% più di 120 giorni. Sempre in area medica, il 64.2% degli intervistati ha dichiarato che le ore svolte oltre il debito orario dovuto non vengono pagate, il 18.4% ha dichiarato una parziale retribuzione delle ore eccedenti. Il 16.2% ha dichiarato un’assenza di applicazione delle vigenti normative sull’orario, il 50.5% degli intervistati ha descritto un’applicazione parziale.
Relativamente allo stress lavorativo, su una scala da nullo a massimo, il 56.7% un livello di stress medio, il 41.8% un livello di stress massimo. In merito all’impatto della recente pandemia da Covid-19 sulla propria attività lavorativa, il 10% degli intervistati ha dichiarato l’assenza di impatto, il 25.6% degli intervistati ha riportato un impatto parziale, il 63.2% un impatto totale.
(da Il Fatto Quotidiano)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 2nd, 2022 Riccardo Fucile
CODE PER I TAMPONI, INCERTEZZA SU VACCINI E QUARANTENA, PREZZI ALLE STELLE
Bisogna essere davvero scollegati dalla realtà per non accorgersi del caos in cui è sprofondato il Paese in questi giorni. Centinaia di migliaia di persone alla disperata ricerca di un tampone, milioni di euro buttati in test privi di affidabilità, code interminabili all’esterno di farmacie e laboratori, prezzi fuori controllo per molecolari o sierologici così come per le Ffp2, centralini delle Asl perennemente occupati e personale impossibilitato o incapace a fornire indicazioni utili su contatti e isolamenti, confusione sull’applicazione delle nuove regole delle quarantene, medici di base sommersi dalle chiamate, code ai (pochi) centri vaccinali che continuano a erogare il servizio durante le festività natalizie: sono solo alcuni degli aspetti del naufragio del sistema Italia al tempo di Omicron.
Perché al quadro complessivo bisognerebbe aggiungere l’incredibile confusione determinata dalle misure del governo e l’imbarazzante comunicazione delle istituzioni sanitarie e delle Regioni, incapaci di fornire chiarimenti utili e univoci a cittadini confusi, disorientati e giustamente spaventati (si veda, a mero titolo di esempio, le differenze fra il decreto dell’esecutivo e la circolare attuativa dell’Iss sulla quarantena).
Il caos di questi giorni è solo in parte attribuibile alla dominanza della variante Omicron. Perché il governo Draghi ha di fatto scelto la strada dell’infezione di massa senza pianificarne efficacemente la gestione.
Dopo aver perso settimane prima di affrontare il problema Omicron, confidando in un vantaggio che probabilmente non c’è mai stato, l’esecutivo si è presentato con un “piano” che prevedeva l’utilizzo delle mascherine all’aperto e poco altro.
Il secondo intervento è stato anche peggio, se possibile. Cambiare da subito le regole sulla quarantena e posticipare al 10 gennaio l’ulteriore allargamento dell’utilizzo del super green pass e i booster a 4 mesi, senza impostare alcun piano di contenimento è un vero segnale di resa alla variante e una decisa scelta delle priorità: prima la salvaguardia del sistema produttivo e degli equilibri sociali, poi il resto.
L’idea di fondo è che, al punto in cui siamo e per le caratteristiche di Omicron, ogni intervento sia pressoché inutile o addirittura controproducente per la stabilità del sistema economico e sociale. §
Una scelta legittima, basata sulla convinzione che gli effetti siano “leggeri” sui vaccinati e che il sistema sanitario possa reggere l’aumento dei casi e delle ospedalizzazioni, ma che almeno andrebbe accompagnata da una serie di interventi per mitigarne l’impatto e soprattutto da una campagna di comunicazione degna di questo nome.
Perché se era difficile prevedere con mesi di anticipo lo tsunami Omicron, molto più semplice era ipotizzare cosa sarebbe successo nel caso in cui si fosse optato per la circolazione incontrollata di un virus come il SarsCov2.
Omicron, che magari (si spera) è meno grave di Delta, non è certo “un raffreddore” e la sua letalità non è per nulla paragonabile a quella della normale influenza. Scegliere di non prendere misure adeguate per contenerne la trasmissione significa mettere in conto che ci siano centinaia di migliaia di contatti di casi e potenziali tali al giorno, persone cui non si può dire semplicemente “non fate la fila per i tamponi perché altrimenti ingolfate il sistema” (anche perché dovrebbe essere fondamentale diagnosticare in fretta la malattia e coi tempi di attesa per un molecolare delle Asl…). È vero, nessun sistema di test and tracing può reggere a una simile domanda, ma probabilmente si trattava di considerazioni da fare a monte, non quando ormai gli argini sono rotti e il fiume è esondato.
Così come andava gestita con maggiore linearità la campagna per la terza dose (fondamentale, in ragione dell’efficacia del booster e della perdita di forza nel tempo della copertura dei vaccini), magari rompendo gli indugi sull’obbligo vaccinale sui luoghi di lavoro.
Ed è chiaro che non si può stare tranquilli nel pensare che una tale assenza di pianificazione possa riguardare anche ospedali e terapie intensive: abbiamo un piano per gestire gli accessi delle prossime settimane? C’è una valutazione sull’impatto di Omicron su ricoveri e ventilazioni? C’è un piano B nel caso in cui le strutture sanitarie dovessero andare in affanno?
Davvero pensiamo di poter gestire questa fase basandoci su ciò che resta del “sistema a colori”, ormai svuotato di senso e significato da decreti e ordinanze, al punto che non vi sono praticamente più differenze fra zona bianca, gialla e arancione?
Scommettere sulla tenuta del sistema di fronte all’ondata Omicron (che speriamo davvero sia breve e meno intensa) senza averne prima verificato la forza è stato un azzardo che gli italiani stanno già pagando in termini di stress emotivo, esborso economico per test e dispositivi di protezione, contagi probabilmente evitabili. Passi la cautela nel valutare una situazione complessa e in divenire, va bene la comprensione per i ritardi e gli errori di un esecutivo che non ha le mani libere per agire e ha poche certezze sul piano scientifico, ma che almeno la si smetta di raccontare una realtà che non c’è.
(da Fanpage)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 2nd, 2022 Riccardo Fucile
38 ANNI, QUANDO SI E’ PRESENTATO IN OSPEDALE LE CONDIZIONI ERANO ORMAI CRITICHE
Era arrivato in ospedale in condizioni già critiche il 38enne di Forlì non vaccinato e
stroncato il 1° gennaio dal Covid. Secondo quanto emerge da una prima ricostruzione, riportata anche dal Resto del Carlino, l’uomo avrebbe tentato cure fai da te a casa contro prima del ricovero.
La Ausl ha confermato la mancata vaccinazione. L’uomo avrebbe contratto il Coronavirus nello scorso mese di novembre, prendendo la decisione di non rivolgersi subito alle strutture sanitarie, ma di cercare di curarsi con terapie casalinghe.
Solo ai primi di dicembre, dopo un progressivo peggioramento delle sue condizioni, l’uomo si è presentato all’ospedale di Forlì.
Ne è emerso un quadro clinico subito estremamente critico, nonostante il 38enne non avesse particolari patologie pregresse. Il personale sanitario ha tentato ogni terapia possibile ma le condizioni dell’uomo sono peggiorate. Alcuni giorni fa è stato disposto il suo trasferimento d’urgenza al reparto di terapia intensiva dell’ospedale Bufalini di Cesena, dove il 38enne è deceduto.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 2nd, 2022 Riccardo Fucile
ECCO LA CLASSIFICA DEI LEADER ITALIANI NEL 2021
Secondo un sondaggio di Demos il premier Mario Draghi è il più apprezzato dagli italiani, sia in casa, sia a livello internazionale. Salvini e Renzi guidano la classifica dei “peggiori”
Mario Draghi e Giuseppe Conte sono i leader italiani più apprezzati del 2021. In fondo alla classifica dei politici più amati, invece, ci sono i due Mattei: Salvini e Renzi. A dirlo è un sondaggio realizzato da Demos per Repubblica
L’ex presidente della Bce viene definito il “migliore” sulla scena politica italiana dal 27 per cento degli intervistati. Anche a livello internazionale è il leader che ispira maggiore fiducia agli italiani, che lo vedono come un “riferimento”
Subito dopo Draghi, nella classifica del gradimento, c’è l’ex premier Giuseppe Conte che, secondo la rilevazione, può contare ancora sul sostegno del 17 per cento degli italiani.
Dopo di lui ci sono Giorgia Meloni, con l’8 per cento, e Matteo Salvini a pari merito con il presidente Sergio Mattarella, al 5 per cento.
Il leader della Lega, secondo l’indagine realizzata dall’istituto fondato da Ilvo Diamanti, non piace quasi ad un italiano su quattro
Tra quelli che collezionano più giudizi negativi, a seguire, c’è Matteo Renzi, con il 16 per cento degli intervistati che lo “bocciano”. Dopo di lui, nella classifica dei leader peggiori, ci sono Giuseppe Conte, Giorgia Meloni e Luigi Di Maio.
Salvini e Renzi, scrive Diamanti su Repubblica, vengono percepiti dagli italiani come un “problema” per Draghi. Il leader leghista per la sua “opposizione” su molti provvedimenti del governo e quello di Italia Viva per il peso che ha in Parlamento.
La figura di Draghi, comunque, commenta Diamanti, risulta problematica perché non è collegata ad un partito, e potrebbe creare squilibri dopo l’elezione del prossimo presidente della Repubblica
Draghi, nella percezione degli italiani, domina anche a livello internazionale. Dopo di lui nella classifica dei leader mondiali più amati c’è Angela Merkel, ancora una volta l’ex premier Giuseppe Conte, la presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen e il presidente americano Joe Biden
Resta invariata la classifica dei leader peggiori a livello internazionale rispetto al 2020. Sul podio dei più discussi ci sono ancora, secondo Demos, Donald Trump, Matteo Salvini e il premier britannico Boris Johnson.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 2nd, 2022 Riccardo Fucile
61.046 CONTAGI CON MOLTI MENO TAMPONI…IN AUMENTO RICOVERI E TERAPIE INTENSIVE
Dopo tre giorni consecutivi sopra quota 100mila, i casi di Covid in Italia scendono
nelle ultime 24 ore a 61.046 contagi a fronte, però, di un crollo di tamponi processati, 278.654 (ieri 1.130.936), con un tasso di positività che schizza al 21,9% (+8,9%).
È quanto emerge dal bollettino quotidiano del ministero della Salute.
I morti di oggi per Covid sono 133 (ieri 111) per un totale da inizio pandemia di 137.646 vittime.
Nelle ultime 24 ore si è registrato un aumento degli ingressi nei reparti di terapia intensiva (+22) e in quelli di area medica (+491) di pazienti affetti da Covid.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 2nd, 2022 Riccardo Fucile
“PRONTI A COSTITUIRCI PARTE CIVILE A FIANCO DEI COLLEGHI VESSATI”
La situazione è già difficile di suo ma certamente la quarta ondata e il nuovo picco di ricoveri e super lavoro ha aggravato la situazione.
“In pochi giorni, tra Natale e Capodanno, si è registrata una nuova vergognosa escalation di violenza ai danni dei nostri infermieri, impegnati da alcune settimane in una nuova delicata battaglia per fronteggiare una variante del Covid, Omicron, che corre veloce come non mai e che sta nuovamente cambiando radicalmente le nostre esistenze, la nostra quotidianità”.
Dunque, “ora basta, questi incivili sono degni di stare nelle patrie galere, e le aziende sanitarie che non tutelano la sicurezza dei propri infermieri ne risponderanno in Tribunale”.
Così Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up. “Siamo pronti a costituirci parte civile a fianco dei colleghi vessati”, annuncia, “la nostra classe politica non fa altro che tacere di fronte a fatti di cronaca che vanno ben oltre qualsiasi tollerabilità umana, e che non sono degni di un Paese Civile. Le norme esistenti sono inefficaci per prevenire i fenomeni di violenza verso gli operatori sanitari”.
In tutto ciò, “triste palcoscenico di veri e propri duelli rusticani, sono questa volta gli affollati ospedali della Capitale: il San Giovanni Addolorata e il Policlinico di Tor Vergata si sono trasformati in veri e propri ring nei giorni di festa, presi d’assalto da malati e pazienti decisamente ‘fuori controllo’. Il bollettino di guerra è da brividi, si fa fatica solo a immaginare che tutto questo possa accadere in luoghi ‘sacri’, dove l’impegno comune dovrebbe essere, come non mai in questo delicato frangente, quello di agevolare i professionisti della sanità nel fronteggiare la crescita esponenziale dei ricoveri, con il primo obiettivo di tutelare la salute dei cittadini- dice De Palma- Una infermiera del San Giovanni, a cui un paziente ha addirittura strappato una falange a morsi, e poi un operatore sanitario che a Tor Vergata è stato ripetutamente colpito con pugni al torace fino a cadere a terra e fratturarsi un arto, riportando due settimane di prognosi: questi sono i fatti che ci riferiscono i nostri referenti locali, veri e propri episodi ai confini della realtà”.
“Appare indiscutibile che il vertiginoso aumento dei ricoveri, nel pieno della quarta ondata, rischia concretamente di generare una nuova paralisi in un sistema sanitario già barcollante. Ed è palese che, a fronte della cronica carenza di personale che può arrivare a toccare in piena emergenza anche le 110mila unità, con i nosocomi alle prese con l’inarrestabile crescita delle infezioni degli operatori sanitari (se ne contano ben 2490 in più nelle ultime 48 ore, questo equivale a ben 2041 infermieri contagiati nei primi due giorni del nuovo anno!), si verificano situazioni di vero e proprio caos, in particolare nei pronto soccorsi, generate da stress, paura e il più delle volte dalla totale inadeguatezza delle strutture ospedaliere”, dice Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up. “Gli operatori sanitari e in particolare gli infermieri diventano così vittime dell’incontrollata violenza e ira di pazienti che scagliano su di loro la rabbia, le incertezze, le angosce. Si parte dalle minacce, come quelle avvenute al Policlinico Umberto I, dove nel giorno di Santo Stefano, un 71enne brandisce un cacciavite contro gli infermieri, e su arriva alle aggressioni fisiche vere e proprie”, continua De Palma.
“Decine di pazienti in coda in un pronto soccorso del San Camillo ormai saturo dove non c’è nemmeno posto per accogliere i malati in attesa, costretti a rimanere all’esterno- spiega- oppure due soli infermieri a gestire al Policlinico di Tor Vergata circa cinquanta pazienti in attesa di un posto letto, o ancora al Sant’Andrea, sempre area pronto soccorso, oltre 80 persone in attesa di cure di cui oltre la metà bisognosi di un ricovero che non si ha la certezza di poter ottenere. Sono queste le ‘giornate tipo’ degli ospedali romani in piena emergenza Omicron”.
Il Sindacato Nursing Up, “da oltre un anno, nelle sue coraggiose campagne ed iniziative anti-violenza, chiede il ripristino dei presidi delle forze di pubblica sicurezza negli ospedali italiani, oppure, in subordine, la creazione di strutture aziendali dedicate alla protezione e sicurezza degli ambienti ed operatori sanitari- conclude De Palma- Parliamo di un sistema di protezione generalizzato, che interessi tutte le aziende sanitarie italiane con la solida regia del Ministero degli Interni, affinché si mettano in atto azioni organizzative concrete per stroncare sul nascere questi vergognosi fenomeni”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 2nd, 2022 Riccardo Fucile
POI IL DIETROFRONT
«Libertà! Libertà! Libertà! A morte chi ha il vaccino! Bruciamo le galere!». 
Sono gli “auguri” pronunciati fuoricampo da una voce durante il brindisi di Capodanno durante i festeggiamenti del Comitato Fortitudo di Cremona, costituito anche da esponenti No vax.
Gli “auguri” urlati fuori campo da una voce che riprendeva i festeggiamenti, sono stati catturati in un video, che è stato pubblicato sulla pagina Facebook dell’organizzazione.
Il filmato ha suscitato innumerevoli reazioni di condanna e sdegno per le frasi pronunciate, fino alla rimozione del contenuto dalla pagina Facebook del gruppo cremonese.
Dopo la rimozione del video, sono arrivate anche le scuse e la presa di distanza dagli “auguri” pronunciati dalla voce fuori campo. E dopo le polemiche, il Comitato Fortitudo di Cremona ha pubblicato una nota in cui spiega: «Nel corso della serata dell’ultimo dell’anno abbiamo pubblicato un video celebrativo che aveva lo scopo di festeggiare un anno di lotta e di contro-informazione che ha impegnato intensamente il nostro comitato».
E sempre nella nota, il gruppo cremonese ha spiegato che la frasi pronunciate dalla voce fuori campo «ci sono sfuggite, e troviamo siano assolutamente non in linea con il nostro pensiero».
Quanto alla persona che le ha pronunciate, il Comitato cremonese sostiene si trattasse di «una persona presente alla festa ma che non appartiene al Comitato Fortitudo». E assicurano: «È già stato allontanato e non parteciperà mai alle nostre attività a nessun titolo».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »