Gennaio 10th, 2022 Riccardo Fucile
FA SCOUTING, LANCIA AMI, RECAPITA PROMESSE, MA SE CI FOSSERO FRANCHI TIRATORI NEL CENTRODESTRA SALTEREBBE L’ALLEANZA
“Giorgia mi voterà, è cresciuta con me, è stata una mia ministra”. Silvio Berlusconi non molla di un centimetro. È colui che più di tutti crede nella sua candidatura al Quirinale. Di telefonata in telefonata, con accenti diversi, nel centrodestra c’è un’unica convinzione comune: sono tutti inchiodati sul suo nome. Domani è atteso a Roma, nel suo quartier generale di Villa Grande, sotto i cui pini vendittiani venerdì attende Giorgia Meloni e Matteo Salvini per quello che ritiene il chiarimento definitivo prima che si aprano i giochi: “Mi devono dire chiaramente se sostengono o meno la mia candidatura”.
Lo vede come il momento della verità, del disvelamento di titubanze che negli ultimi giorni lo hanno irritato e non poco. Il Cavaliere ha messo pancia a terra i suoi emissari. Un alacre lavoro di scouting sta raggiungendo i parlamentari del gruppo Misto, contatti ci sono stati anche con esponenti di Italia viva, i tentacoli si sono allungati anche nel Movimento 5 stelle. Ma come, i 5 stelle che vedono come fumo negli occhi il Cavaliere? “Sì, perché nel segreto dell’urna anche i più insospettabili fanno di testa propria”, spiega uno dei tessitori. Berlusconi stesso sta lanciando ami, manda messaggi, fa recapitare promesse, ha sommerso Parlamento e dintorni di regali di Natale. Il leit motiv che ammanta la sua campagna in armi per salire al Colle è quello della tenuta della legislatura, di un Mario Draghi che con lui rimarrebbe saldo al proprio posto, la garanzia che nessuna poltrona sarà in pericolo, che i peones terrorizzati della fine della propria esperienza in Parlamento possono dormire sonni tranquilli. Con alcuni dei suoi ha parlato di un Settennato che potrebbe anche non arrivare alla fine, ventilando il beau geste delle dimissioni a un certo punto, conscio di un’anagrafica che non è più dalla sua parte e nella convinzione di indorare una pillola che in molti faticano a buttare giù. E comunque “eleggere Draghi significherebbe andare al voto subito” è l’arma usata come spauracchio per spaventare i riottosi.
Argomenti che sono professione di un ottimismo della volontà che mal si incastra con la dura realtà. Perché, per dirla con un leghista di rango, “Berlusconi al Quirinale, per il suo essere divisivo, sarebbe un cataclisma totale”. Il nome per eccellenza più indigeribile dall’altra metà del cielo, quello destinato a far collassare la maggioranza che sostiene Draghi, alzare una cortina tra i due schieramenti. Eccolo il centrodestra intrappolato nella sua tela: nessuno osa dirgli di no per paura di rompere l’alleanza e consegnare i suoi voti per il Colle al centrosinistra, in tanti temono che si andrà a sbattere con il rischio di consegnare comunque i suoi voti al centrosinistra.
Dice un berlusconiano di rango che “dicono un po’ tutti che sosterranno Silvio ma solo se ha i voti, quegli stessi voti che dovrebbero portare loro in dote, e così si complica la trattativa”. L’ultimo a iscriversi all’elenco è Lorenzo Fontana. Il vicesegretario della Lega conferma al millimetro quello schema che preoccupa assai il cerchio magico: “Sta tutto a Berlusconi, se dice che ha i numeri la Lega c’è”. È Fontana stesso poi a ventilare il piano B: il ritorno alla vecchia architettura gialloverde, un’alchimia che non prevedrebbe l’inclusione di Forza Italia.
La questione sta tutta qui. Berlusconi fa sul serio, vuole provare a forzare la mano in quarta votazione, chiedendo compattezza nelle prime tre per poi tentare il colpaccio. Ma cosa succede se non solo il bacino dei 451 elettori del centrodestra non venisse rimpinguato, ma venisse anche sfrondato da un drappello di franchi tiratori?
“Berlusconi è un dinosauro piazzato nel corridoio, il suo è un ricatto”, dice un esponente di Fratelli d’Italia. Non proprio l’idillio che Silvio si sarebbe aspettato. Sia Meloni sia Salvini non sono entusiasti del vicolo cieco nel quale il leader azzurro li ha imbrigliati, e sanno che il Cavaliere li vuole portare fino al punto di non ritorno di un sì formale, con tutti i rischi di mandare in pezzi il fronte del centrodestra e dire addio per l’ennesima volta a una personalità d’area al Quirinale. Non è un caso che dal versante Carroccio rimbalzino ancora i nomi di Marcello Pera e di Franco Frattini, riserve della Repubblica che fu berlusconiana, ma con un passato e un pedigree molto meno ingombrante e assai più potabile per il resto dell’arco parlamentare.
“Silvio non ammette piani B”, racconta chi lo ha sentito nelle ultime ore che precedono la sua discesa a Roma, dove potrebbe rimanere a lungo, convinto che per poter attirare questuanti e persuadere riottosi la sua vicinanza con i Palazzi del potere conta. I suoi apertamente spingono. Antonio Tajani ha parlato di un “dream team” composto da Berlusconi al posto di Sergio Mattarella e di Draghi saldo a Palazzo Chigi. “Ma nella Lega non tutti lo voteranno”, è certo un azzurro di peso a Palazzo Madama. Che poi avverte: “Attenzione, non farà il pieno nemmeno dei nostri, perché una certa gestione esclusiva del cerchio magico ha reso alcuni consapevoli che il loro destino è segnato e si stanno guardando intorno”. Un collega meloniano commenta sarcastico: “Io il regalo di Natale da Berlusconi non l’ho ricevuto, ma se mi fosse arrivato l’avrei rimandato indietro”. La convinzione è che se Meloni darà il via libera la pattuglia di Fdi si muoverà comunque tutto sommato compatta, più incertezze gravano sulla Lega, ma anche in casa della leader della destra gli umori sono piuttosto tiepidi.
Il senatore di Fratelli d’Italia prosegue con un pronostico: “Ci ritroveremo a votarlo in quarta e poi si vede”. Il non detto che molti si augurano è che il leader di Fi, constatata la mancanza di numeri, faccia prima un passo indietro.
Mossa che al momento Berlusconi non contempla minimamente, né tanto meno si sente un candidato di bandiera pronto a essere immolato sull’altare delle trattative. Il futuro del centrodestra passa da qui e passa dal vertice di venerdì. Sempre che dopo l’eventuale quarta votazione di futuro dell’alleanza si possa ancora parlare.
(da Huffingtonpost)
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Gennaio 10th, 2022 Riccardo Fucile
IL CAVALIERE DA DOMANI A ROMA PER CONVINCERE GLI INDECISI
Silvio Berlusconi non rinuncia al suo sogno di diventare presidente della Repubblica. Ed è disposto a qualsiasi cosa, a spendersi giorno e notte per portare a casa il risultato. Non gli sono bastate le telefonate durante le festività natalizie: già da domani, 11 gennaio, sarà a Roma per incontrare personalmente i grandi elettori, quelli che decreteranno la sua nomina, o meno, a Capo dello Stato.
Il leader di Forza Italia sa bene che questa è una partita che dovrà giocare (quasi) da solo, supportato da Salvini e Meloni che hanno sì confermato il loro appoggio ma senza spendersi più di tanto (si inizia a parlare anche di un piano B, nel caso dovesse saltare la nomina di Berlusconi).
Il centrodestra, dunque, sembra essere compatto ma quello che tutti temono sono i franchi tiratori, chi nella segretezza dell’urna potrà voltare le spalle al nome indicato dal centrodestra. Da qui, dunque, «l’operazione scoiattolo» di Berlusconi che domani volerà a Roma, dopo aver incassato tra l’altro l’endorsement del segretario del Ppe, Antonio Lopez, che in un’intervista a Il Giornale ha promosso la presidenza di Berlusconi con un capo del governo come Mario Draghi. Ma questo non basta: l’ex premier dovrà prima di tutto convincere i suoi alleati, evitando “tradimenti” dell’ultim’ora. Solo dopo potrà andare alla ricerca dei 52 voti mancanti.
A Berlusconi, per essere eletto Capo dello Stato, serviranno 504 grandi elettori, cioè la maggioranza assoluta alla quarta votazione. Al momento può contare su circa 452 preferenze, ovvero tutte quelle del centrodestra, formalmente sicure (ma, appunto, solo sulla carta), senza considerare però i possibili assenti per Covid.
Tutti gli altri voti, invece, dovrà trovarli, spulciandoli uno per uno. L’ex premier, intanto, si dice certo di «avere cento voti» tra il gruppo misto e i 5 stelle.
E, in effetti, come confermano alcune fonti del M5s a Open, nel Movimento c’è grande crisi. Qualcuno avanza l’ipotesi del «voto di protesta», di parlamentari che alla fine potrebbero optare per la candidatura di Berlusconi «piuttosto che votare nomi calati dall’alto che noi non condividiamo». Insomma, potrebbe succedere di tutto. Anche Repubblica conferma questo scenario di totale confusione.
L’ex reggente, Vito Crimi, in chat coi senatori grillini si è sfogato dicendo: «Davvero pensate che la partita si possa decidere in Assemblea? Serve una delega all’ex premier Conte se vogliamo pesare. Le Quirinarie? Inutili».
Ma tutti sanno che Conte non gode affatto della fiducia di tutti i parlamentari – come ci confermano più fonti – e che trovare un nome condiviso dall’intero Movimento è (e sarà) un’impresa più che difficile. I grillini, infatti, puntano su un Mattarella bis o su una donna (ma non c’è ancora un nome ufficiale).
Intanto c’è Matteo Renzi, il leader di Italia Viva, che punta a fare l’ago della bilancia provando magari a separare Forza Italia dal centrodestra così poi da lanciare il suo progetto centrista. Ma questo Berlusconi lo sa bene e sa bene che con la partita del Quirinale si gioca anche il futuro del centro-destra. Unito o separato per sempre.
Tutti gli scenari possibili e cosa succede adesso
Se fosse eletto Draghi, Forza Italia uscirebbe subito dal governo. A quel punto Fratelli d’Italia potrebbe chiedere le elezioni anticipate, sapendo di potersi giocare tutto nella prossima competizione elettorale, mentre la Lega potrebbe vedersi costretta a seguire Berlusconi, dunque ad abbandonare il “sogno Draghi”.
Uno scenario molto pericoloso che metterebbe a dura prova l’intero Paese: dal crollo dei mercati alla mancata fiducia dei partner internazionali in un momento delicatissimo come questo a causa della pandemia.
Se, invece, i grandi elettori dovessero eleggere Berlusconi, allora – sempre secondo il Cavaliere – non si andrà a votare e questo governo resterà in carica fino al 2023, con la stessa maggioranza.
Uno scenario che fa gola anche ad alcuni grillini che, nel caso di scioglimento delle Camere e di elezioni anticipate, rischierebbero – almeno alcuni di loro, come viene riferito a Open – di «non mettere più piede in Parlamento».
Qualche notizia sul futuro Capo dello Stato, comunque, potrebbe saltar fuori già nei prossimi giorni: venerdì si terrà il vertice del centrodestra. Matteo Salvini, ieri 9 gennaio, ha lanciato un messaggio forte e chiaro: «Penso che Draghi debba andare avanti a fare quello che sto facendo». Insomma, il sottotesto è: non deve abbandonare la nave adesso, come a voler dire che non gradirebbe la disponibilità dell’attuale premier a candidarsi al Quirinale.
24 gennaio ore 15: la data più attesa
Il 24 gennaio alle ore 15 – questa è la data più attesa, anticipata in esclusiva da Open – si terrà la prima seduta del Parlamento in seduta comune, così come prevede la nostra Costituzione. Dunque verranno chiamati a raccolta 630 deputati, 315 senatori, 6 senatori a vita e 58 delegati regionali (tre per ogni regione, solo uno per la Valle d’Aosta). I grandi elettori alla fine dovrebbero essere circa 1.007 (il condizionale, in questa fase, è d’obbligo perché i numeri restano ballerini, ndr). E i voti necessari per eleggere il Capo dello Stato 504. Previsti colpi di scena, la quarta votazione sarà quella cruciale (fino alla terza, secondo indiscrezioni, il centrodestra dovrebbe votare scheda bianca).
(da Open)
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Gennaio 10th, 2022 Riccardo Fucile
PERICOLOSO UN GOVERNO SOVRANISTA
Mario Draghi “ha presieduto con autorità” un governo “di unità” nazionale e sotto la sua guida, “Il recovery plan dal Covid di Roma è stato entusiasticamente finanziato dalla Commissione Europea”.
Lo sottolinea in un editoriale dedicato alla Penisola il Guardian, unendosi agli elogi recenti riservati da altre testate liberal britanniche al presidente del Consiglio, non senza sostenere tuttavia come “la democrazia debba essere presto o tardi ripristinata” dopo la transizione affidata a “un primo ministro tecnocrate”, “non votato in una elezione”, malgrado la consapevolezza del “periodo d’instabilità potrebbe seguirne”.
“Il signor Draghi merita molto credito per la pausa di successo” che l’Italia si è assicurata in questi mesi, “ma la politica tradizionale è destinata a fare il suo ritorno” nel Paese, scrive il giornale d’Oltremanica nell’editoriale odierno intitolato “Il punto di vista del Guardian sull’Italia: la Draghi-dipendenza, comprensibile ma non sana”.
Nel commento si evoca il dibattito in corso fra chi ritiene che Draghi debba restare ancora per una fase a Palazzo Chigi alla testa del governo e chi lo preferirebbe in veste di garante al Quirinale come presidente della Repubblica per 7 anni.
Il giornale in ogni modo auspica il consolidamento di una candidatura del centro-sinistra per la guida del Paese nel prossimo futuro, dopo i risultati dell’alleanza fra Pd e “gli anti establishment” del Movimento 5 Stelle: candidatura che a suo giudizio andrebbe fondata anche su quanto “costruito” nell’ambito del sostegno al governo Draghi. Mentre giudica pericoloso per la Penisola un potenziale avvento al governo di una coalizione di centro destra “nazionalista” animata da “Matteo Salvini e Giorgia Meloni”.
(da agenzie)
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Gennaio 10th, 2022 Riccardo Fucile
DIMISSIONI PIUTTOSTO CHE MUNIRSI DI SUPERGREEN PASS
Meglio dimettersi e lasciare il posto da assessore, piuttosto che mostrare il super Green Pass all’ingresso in municipio a partire dal 15 febbraio, quando entreranno in vigore le nuove norme (tra cui quelle sugli over 50 non ancora immunizzati contro il Covid).
Lo pensano i due assessori modenesi Corrado Ruini, già protagonista a fine anno del lancio dei discussi corsi nelle scuole superiori “contro il pensiero unico” sull’emergenza sanitaria, e Angela Ruini della giunta comunale di Sassuolo, entrambi in quota Lega: in una breve nota firmata insieme, annunciano oggi pomeriggio le proprie dimissioni pubblicamente dopo averle anticipate al sindaco, e collega di partito, Gian Francesco Menani.
Noti entrambi per le loro posizioni sia sul Green Pass sia sulla vaccinazione, per Angela Ruini si tratta in realtà di un secondo passo indietro ‘professionale’ legato alla pandemia, visto che ha dovuto salutare anche la segreteria dell’asilo nido cittadino dove lavorava.
Il fratello, in realtà, si trovava ancor più in ‘stand by’ nell’ambito dell’amministrazione comunale. Finito nella bufera per aver promosso l’iniziativa dei corsi con esperti “non omologati al pensiero unico” su pandemia e vaccinazione, con un discusso investimento di 10.000 euro e delibera pronta, Ruini aveva incassato la fiducia solo di parte della maggioranza di centrodestra che governa la città, nonostante Menani a caldo avesse sfumato su conferma e costo dei corsi.
(da agenzie)
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Gennaio 10th, 2022 Riccardo Fucile
EFFICACIA DEL 90% E PRODOTTE AL COSTO DI UN EURO L’UNA
Dall’inizio della Pandemia i paesi in via di sviluppo stanno chiedendo di togliere i brevetti sui vaccini, per permettere a tutti di produrli a prezzi abbordabili e contribuire così ad assicurare le dosi anche alle nazioni più povere.
Le Big Pharma e le principali potenze mondiali, compresa l’Unione europea (ma non gli Usa di Joe Biden), si oppongono e così le multinazionali del farmaco possono continuare a fare affari miliardari.
Ma c’è una scienziata, come racconta la redazione di Bruxelles di EuropaToday, che ha creato un nuovo vaccino, che ha liberato da ogni brevetto, e che ha già ottenuto una prima approvazione emergenziale in India.
Si tratta della microbiologa honurena María Elena Bottazzi, nata a Genova e che ha anche passaporto italiano nonché statunitense, vivendo negli Usa da anni dove co-dirige il Vaccine Development Center presso il Texas Children’s Hospital e la Baylor School of Medicine, due istituzioni private senza scopo di lucro a Houston.
La scienziata 56enne afferma che il suo è “un vaccino per il mondo”, e spera che dopo l’India venga presto approvato anche in altri Paesi, come Indonesia, Bangladesh e Botswana.
L’iniezione, chiamata Corbevax, viene prodotta utilizzando un processo utilizzato da decenni per il vaccino contro l’epatite B, quindi ci sono molti produttori in grado di realizzarlo per poco più di un euro a dose.
In un’intervista a El Pais ha sostenuto che l’efficacia del vaccino raggiunge il 90 per cento. “Ora stiamo confermando l’efficacia contro la variante omicron, ma crediamo che manterrà una buona protezione”, ha detto al giornale.
Nel suo lavoro ha detto di ispirarsi al virologo americano Jonas Salk, che nel 1953 realizzò il primo vaccino contro la polio, malattia che uccideva centinaia di migliaia di bambini nel mondo. Quando gli chiesero in un’intervista a chi appartenesse il brevetto delle sue dosi rispose: “Beh, direi alla gente. Non c’è nessun brevetto. Il sole può essere brevettato?”.
Ora lei prova a fare lo stesso per contribuire a superare questa pandemia e critica il comportamento delle multinazionali come Pfizer e Moderna.
Loro “devono rispondere ai loro investitori, ma, nel contesto di un’emergenza globale, ovviamente bisogna essere un po’ più altruisti. Hanno dato un grande contributo producendo questi vaccini, ma va ricordato che hanno ricevuto ingenti sussidi pubblici”, ha sottolineato.
Il vaccino che lei ha contribuito a scoprire spera che possa aiutare i Paesi più poveri “L’azienda indiana Biological E può produrre 100 milioni di dosi al mese. Si parla di più di un miliardo di vaccini all’anno. Se poi si aggiunge che l’azienda Biofarma in Indonesia può produrre altri 100 milioni al mese e che Incepta Pharmaceuticals in Bangladesh può produrre un’altra quantità, diventa un effetto valanga”, ha spiegato.
(da EuropaToday)
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Gennaio 10th, 2022 Riccardo Fucile
DA 55.000 A 220.000, IL TASSO POSITIVITA’ DAL 3,6% al 15,6%
Da 55mila a quasi 220mila, i contagi sono aumentati di sette volte. Questi i numeri da Natale alla Befana, una crescita esponenziale dovuta in parte alle festività (quindi a pranzi, cene, incontri tra amici) e in parte alla maggiore contagiosità della variante Omicron. Il tasso di positività è passato dal 3,6% (nella settimana di Natale) al 15,6% di adesso.
Nonostante le corse ai tamponi rapidi in farmacia e a quelli fai da te effettuati prima di partecipare ai tradizionali cenoni, i casi sono aumentati in modo esponenziale. Il numero dei test fatti nei giorni delle feste è impressionante: più di 1,2 milioni. E ora mancano i tamponi, i reagenti e qualche clinica è costretta a dire anche stop ai molecolari.
L’altissimo numero dei contagi porta anche a un aumento della pressione sugli ospedali, alcuni reparti vengono di nuovo trasformati in aree Covid e tornano le file delle ambulanze. Le terapie intensive sono oltre la soglia di rischio con 1600 ricoverati, di cui i due terzi non sono vaccinati, mentre i restanti sono pazienti immunizzati fragili e con patologie pregresse. A crescere sono anche i ricoveri nei reparti ordinari dove si trovano oltre 15mila persone.
In aumento, però, anche il numero delle persone vaccinate. L’8 gennaio si è registrato il record di prime dosi (69mila). Sono circa 15mila gli over 50 che hanno deciso di immunizzarsi, probabilmente dopo l’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale per quella fascia d’età. Procedono bene anche le somministrazioni tra i 12 e i 19 anni: il 75% è immunizzato. Tra i bambini, invece, le percentuali sono bassissime. Sono 540mila i più piccoli vaccinati con almeno una dose: il 14,7%. E 766 hanno completato il ciclo facendo anche la seconda.
(da agenzie)
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Gennaio 10th, 2022 Riccardo Fucile
IL MINISTRO PUO’ ESPELLERE IL TENNISTA SE CONSIDERATO UN PERICOLO PER LA SALUTE
Il governo australiano si è preso una notte per decidere sul visto di Novak Djokovic, dopo che il tribunale di Melbourne ha annullato la decisione dello stesso governo di cancellare il permesso di soggiorno del tennista.
Al serbo era stato restituito il passaporto e si sarebbe potuto preparare per gli Australian Open, in programma dal prossimo 17 gennaio.
Secondo l’avvocato del tennista, Nicholas Wood, il giudice Anthony Kelly aveva riconosciuto che Djokovic aveva soddisfatto i criteri richiesti dalle autorità australiane sulla copertura vaccinale anti Covid, tant’è che aveva ottenuto il permesso di viaggio prima della sua partenza in virtù dell’esenzione medica riconosciuta dalla Federtennis australiana e mostrata anche alla polizia di frontiera al suo arrivo.
Alla decisione del giudice Kelly era poi seguito l’allarme della famiglia del tennista, che lo dava in stato di arresto. Notizia diffusa anche da fonti serbe, ma smentita dal governo australiano.
Quando ancora il tennista era in tribunale con il suo avvocato, il fratello Djordje aveva anticipato che le autorità australiane avevano intenzione di bloccarlo di nuovo ed espellerlo dal Paese.
Il governo australiano nelle quattro ore successiva alla sentenza avrebbe potuto impugnare ancora la decisione del giudice, o intervenire direttamente con un intervento del ministro dell’Immigrazione, Alex Hawke, che secondo The Age ha il potere di impedire l’ingresso di una persona se ritenuta: «un rischio per la salute, la sicurezza o l’ordine pubblico della comunità australiana o di una parte di essa» o per «la salute e la sicurezza di uno o più individui», come previsto dal Migration Act.
Il ministro Hawke dovrebbe quindi decidere di annullare il visto di Djokovic entro domani 11 gennaio. Nel frattempo il tennista può liberamente circolare in Australia.
(da agenzie)
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Gennaio 10th, 2022 Riccardo Fucile
“IMPOSSIBILE OPERARE ANCHE CHI HA UN TUMORE“
La Società italiana di chirurgia (Sic) lancia l’allarme per la situazione negli ospedali, travolti dalla quarta ondata pandemica: “Le terapie intensive sono in gran parte occupate da no vax, si assiste all’aggravamento delle patologie tumorali che spesso arrivano tardi, ormai inoperabili”. “Bisogna agire adesso, ci avviamo verso la stessa situazione del 2020
Sta diventando impossibile operare anche i pazienti con tumore perché non si ha la disponibilità del posto di terapia intensiva nel postoperatorio. La Società italiana di chirurgia (Sic) lancia l’allarme per la “drammatica” riduzione degli interventi ordinari negli ospedali, che nelle diverse Regioni sono diminuiti dal 50 all’80 per cento. “Le Aziende sanitarie sono costrette a destinare ampi spazi di ricovero ai pazienti Covid e le terapie intensive sono in gran parte occupate da pazienti principalmente no vax – spiega la Sic – si assiste all’aggravamento delle patologie tumorali che spesso arrivano tardi in ospedale ormai inoperabili“. Se le zone a colori, basate proprio sui tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri, non testimoniano una situazione allarmante, visto che tutta Italia si trova ancora in fascia gialla o addirittura bianca, è perché ormai sono scollate dalla realtà. I dati invece testimoniano come la nuova ondata sia ormai arrivata anche nei reparti: solo nell’ultima settimana i ricoverati positivi sono aumentati di 4mila.
“La riduzione degli interventi chirurgici è drammatica, questa purtroppo è l’altra faccia del Covid”, sottolinea il presidente della Società Italiana di Chirurgia (Sic), Francesco Basile, che ha manifestato la forte preoccupazione per difficoltà presenti in tutte le Regioni.
“Posti letto di chirurgia dimezzati, blocco dei ricoveri in elezione, terapie intensive riconvertite per i pazienti Covid, infermieri e anestesisti delle sale operatorie trasferiti ai reparti Covid. In questo modo – continua Basile – l’attività chirurgica in tutta Italia è stata ridotta nella media del 50% con punte dell’80%, riservando ai soli pazienti oncologici e di urgenza gli interventi. Ma spesso non è possibile operare neanche i pazienti con tumore perché non si ha la disponibilità del posto di terapia intensiva nel postoperatorio”.
È la testimonianza diretta di quello che ilfattoquotidiano.it ha raccontato nei giorni scorsi: il sistema a colori – che con i nuovi decreti ha azzerato le differenze per la vita sociale dei vaccinati dal bianco all’arancione – nasceva proprio per intercettare il rischio di un tilt del sistema sanitario. Ma per evitare di passare in zona arancione o rossa, è cominciata la corsa a creare nuovi posti Covid da parte delle stesse amministrazioni regionali, finendo per influire sulle attività di routine.
La nuova ondata epidemica – si legge in una nota Sic – ha costretto le Aziende sanitarie a destinare ampi spazi di ricovero ai pazienti Covid e le stesse terapie intensive sono in gran parte occupate dai pazienti Covid principalmente no vax. “Ci avviamo verso la stessa situazione del 2020 – dice il presidente della Sic – che ha portato come conseguenza 400mila interventi chirurgici rinviati, notevole aumento del numero dei pazienti in lista di attesa e, ciò che è più pesante, si è assistito all’aggravamento delle patologie tumorali che spesso sono giunte nei mesi successivi in ospedale ormai inoperabili”
Infatti, anche se è consentito operare i pazienti oncologici, la pur giusta attenzione destinata ai pazienti Covid, ha bloccato il percorso diagnostico dei tumori, dagli screening agli esami diagnostici, ritardandone il ricovero. “Nel 2021 non siamo riusciti, nonostante l’impegno delle autorità sanitarie e dei chirurghi – prosegue il professor Basile- a smaltire le liste di attesa accumulate nel 2020 per patologie chirurgiche in elezione, e ciò anche se in molte Regioni, così come in Sicilia dove lavoro, si sono organizzate sedute operatorie aggiuntive su specifici progetti. Adesso le liste di attesa torneranno ad allungarsi a dismisura“. “Proporrò al ministero della Salute, a nome di tutti i chirurghi italiani, delle varie realtà: policlinici universitari, ospedali e strutture private – conclude Basile- una interlocuzione per trovare insieme una soluzione che ci consenta di dare risposta alla richiesta sempre più pressante di interventi chirurgici”.
Tra le proposte della Sic, le linee guida alle Regioni per uniformare e garantire l’attività chirurgica: la creazione di percorsi differenziati per i pazienti chirurgici che non risentano delle esigenze dei pazienti Covid; il ripristino del personale infermieristico e anestesiologico dei blocchi operatori; il mantenimento dell’efficienza degli screening territoriali e della diagnostica di I e II livello per i pazienti oncologici. Inoltre, sottolineano i chirurghi, è necessario preservare in ogni ospedale un numero adeguato di posti letto non Covid in terapia intensiva per i pazienti oncologici da operare, oltre alla programmazione di piani di recupero delle liste di attesa con eventuale assunzione di chirurghi per aumentare il numero di prestazioni. “La situazione è veramente delicata, bisogna agire adesso per evitare che la corretta attenzione alla pandemia, possa gravare eccessivamente sulla salute dei pazienti chirurgici”, conclude Basile.
(da agenzie)
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Gennaio 10th, 2022 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DEI PRESIDI: “OCCORREVA CHIUDERE LE SCUOLE FINO A FINE GENNAIO“
“Le previsioni della rivista specializzata Tuttoscuola parlano di 200mila classi in Dad entro 7 giorni da oggi. Una previsione facile da fare guardando i contagi”. È quanto ha detto a Rainews24 il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, a proposito del rientro a scuola.
“Quello che il governo non ha voluto fare lo farà la pandemia. A mio avviso – ha aggiunto Giannelli – sarebbe stato preferibile rinviare l’apertura di 2-3 settimane per raggiungere gli obiettivi che al momento non sono raggiunti. Il governo ha compiuto una scelta legittima sulla quale io non sono d’accordo. Ma questo è normale un uno stato democratico”.
“Tra gli obiettivi che si sarebbero potuti raggiungere – ha detto ancora Giannelli -, rinviando l’apertura delle scuole, c’era l’innalzamento della percentuale dei vaccinati che, soprattutto nella fascia 5-11 anni, è ancora bassa. Solo tra i 16 e i 19 anni viaggiamo intorno al 90% dei vaccinati, ma con la seconda dose, senza la terza dose che sembra essere il vero scudo contro la variante Omicron”.
“Non si possono fare affermazioni di principio dicendo che la scuola in presenza è meglio. Perché – ha detto ancora il presidente dell’Anp – naturalmente siamo d’accordo, l’abbiamo sempre detto, ma il punto non è questo. Il punto è che sarebbe stato preferibile rinviare il rientro in presenza di 2 o 3 settimane allo scopo di raggiungere degli obiettivi che non stati ancora raggiunti e cosi’ essere abbastanza sicuri di non chiudere più”.
“Invece – ha aggiunto – abbiamo riaperto, la pandemia va avanti e i numeri positivi sono in crescita. Oggi non so dire quante classi sono già in dad ma stamattina sono stato in visita a una scuola molto all’avanguardia e un quarto degli studenti era in dad”.
(da agenzie)
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