Gennaio 6th, 2022 Riccardo Fucile
IL PIANO DI GIORGETTI: DRAGHI AL QUIRINALE, SALVINI ALL’OPPOSIZIONE DI UNA MAGGIORANZA URSULA, FRANCHI TIRATORI PER IMPALLINARE BERLUSCONI
Per capire la conclusione, occorre ripartire dalle premesse, soprattutto se la conclusione è il giudizio che Giancarlo Giorgetti ha consegnato ai suoi dopo il Consiglio dei ministri di mercoledì, piuttosto ultimativo: “La stagione politica del Governo Draghi è finita, Covid o non Covid il tema è questo, inutile girarci attorno”. E probabilmente, nel giudizio c’è anche la ragione della sua assenza dalla riunione di Governo di qualche ora prima, perché è complicato, per il principale sponsor di questo Governo, esserne colui che lascia intendere dove si andrà a finire.
Però Giorgetti, che annunciò l’arrivo di Draghi sei mesi prima e che sei mesi prima del Colle lo ha candidato alla presidenza della Repubblica per un semipresidenzialismo di fatto, è uno che non parla mai a caso, anzi è una specie di barbuta Cassandra, per fiuto e sistema di relazioni.
In premessa, dicevamo, c’è anche l’inabissamento di Salvini, inteso come quasi assenza dal dibattito pubblico.
A chi gli chiede dei provvedimenti sul Covid, che rappresentano l’opposto di quel vuole, scrolla le spalle e dice: “Chiedete a Giorgetti, non mi occupo di Governo”. A chi gli chiede di Quirinale dà risposte buone per tutto e il suo contrario. A Silvio: “Io ti sostengo lealmente, ma sei sicuro che hai numeri?”, dobbiamo comunque avere il piano B. Agli altri: “serve un tavolo, ci confronteremo con tutti”.
Insomma è coperto, ma con un obiettivo, che al momento più che una strategia è un moto dell’animo: liberarsi della morsa del Governo e dell’erosione di Giorgia Meloni per colpa della linea fin qui seguita da Giorgetti, che pare un gioco di parole ma è la sostanza politica di questo anno.
Bene, ora lo svolgimento.
E c’è davvero da dare un premio al self control e alla abilità politica di Renato Brunetta, per come nel corso del Cdm ha svolto un ruolo di regia aiutare il premier a portare a casa i provvedimenti di fronte a un atteggiamento della Lega mai così belligerante.
E così quando Massimo Garavaglia, uomo di Giorgetti, ha minacciato sfracelli in caso di estensione del Super Green Pass nei luoghi di pubblico servizio, ha proposto di estendere il Pass normale, che comunque è un passo in avanti. Ha poi tenuto il punto quando sempre Garavaglia ha sbattuto sul tavolo la proposta, che in cabina di regia non era stata avanzata, del Tfr per chi è sospeso dal lavoro.
Una provocazione plateale accompagnata da un messaggio neanche tanto cifrato che si è sentito sussurrare nell’orecchio, sempre a Cdm in corso, la delegazione di Forza Italia al Governo: “Non potete volere Berlusconi al Colle e fare come vi pare sui vaccini, così vi giocate Berlusconi”.
Parole che non sono una voce dal sen fuggita, ma pronunciate anche per essere riferite. E rispetto alle quali la calma olimpica di Brunetta è stata pari al brivido, poco olimpico, che ha percorso la schiena di Mariastella Gelmini, più agitata dalla minaccia.
Tradotto: finora abbiamo scherzato ma nel segreto dell’urna – una notte in cui tutti i franchi tiratori sono neri – una parte saranno quelli leghisti, quindi tanto vale che l’ingombrante Cavaliere inizi a ragionare e proponga Draghi come vorrebbe Gianni Letta con le buone e Giorgetti con le cattive.
E questo spiega le conclusioni della Cassandra leghista: “Questa stagione politica è finita”, accompagnata da un’altra frase anch’essa da tradurre: “Di fatto è nata la maggioranza Ursula”.
In verità, se Draghi avesse voluto questa maggioranza sarebbe nata in un minuto, se cioè avesse voluto forzare sulla proposta con cui era entrato in Cdm, di estensione dell’obbligo a tutti i lavoratori ma, a urne del Quirinale convocate per il 24 gennaio, il premier ha voluto evitare rotture. Però tutto questo racconta di una discussione che, di fatto, è già aperta sul “dopo” perché se si parla di Quirinale, in questo incastro, si parla anche di Governo.
Facciamola breve: l’acuta Cassandra ha capito che, con la candidatura di Draghi al Colle ormai squadernata, la baracca non sta più in piedi, che Salvini cerca solo una ragione per liberarsi dal Governo e gli sta servendo la way out: mandiamo Draghi al Quirinale, favorendo la nascita di una maggioranza Ursula, che consente dall’opposizione di recuperare i consensi perduti e consente a te, caro Matteo, di fare l’unica cosa che sai fare, cioè l’opposizione.
Pensa che bello se nasce un accrocco guidato magari da uno del Pd, che va da Conte a un pezzo di Forza Italia, e tu puoi girare l’Italia per una campagna elettorale lunga un anno.
L’Italia comunque non perde Draghi e tu, dopo un anno che vivi come un giuda, non puoi neanche darmi del traditore: l’alternativa, tra improbabili candidati al Quirinale e Governo che va comunque a ramengo, è invece il casino più totale.
Comunque la si pensi, è una linea.
(da Huffingtonpost)
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Gennaio 6th, 2022 Riccardo Fucile
ALLARME PRESCRIZIONE PER REATI COME FURTI E TRUFFE
L’allarme arriva da Treviso ma in realtà coinvolge tutta Italia. Un messaggio chiaro che ha un altrettanto chiaro destinatario: il ministro della Giustizia Marta Cartabia. Nonostante le tante rassicurazioni sullo smaltimento dei processi, soprattutto penali, arrivate negli scorsi mesi anche grazie alle misure disposte dalla Guardasigilli, sembrerebbe che non solo il problema non sia stato risolto, ma che anzi possa a breve peggiorare.
La prescrizione dei reati, anche per processi non complessi, riguardanti ad esempio il furto e la truffa, è ormai una certezza, non più un rischio.
A denunciarlo, come detto, è stato Massimo De Bortoli, procuratore facente funzioni a Treviso (a breve arriverà il nuovo procuratore Marco Martani), magistrato che si è occupato dell’inchiesta per il crac di Veneto Banca e che già aveva lanciato l’allarme riguardante, però, per quel procedimento, molto complesso e articolato in diversi filoni.
In questo caso le sue parole riguardano i processi ordinari, che toccano più direttamente gli interessi di un grande numero di cittadini. Siccome le prime udienze sono fissate ora al 2024 e quindi i dibattimenti ben che vada cominceranno nel 2025, è chiaro che la prescrizione è una realtà inevitabile.
“La barca è di fatto già affondata”, ha detto senza giri di parole De Bortoli che ha scritto al nuovo procuratore generale di Venezia, Federico Prato, delineando il quadro di una giustizia ormai rassegnata, a causa di mancanza di organici che influiscono in modo pesante sui tempi della prescrizione. “In questo modo la giustizia non può funzionare. Dire che la situazione è difficile è un eufemismo”, ha scritto ancora De Bortoli
“Tutti i reati cosiddetti minori che non siano per esempio omicidi, rapine, violenze sessuali, bancarotte sono destinati quasi certamente alla prescrizione, che se non scatta al primo grado arriverà con l’Appello. I giudici sono costretti a rinviare tanti processi monocratici per fare spazio a maxi processi come Veneto Banca o alle Corti d’Assise”.
La relazione inviata a Venezia è eloquente e non a caso ora la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha deciso di inviare gli ispettori. Che, tuttavia, serviranno a ben poco. Il problema, infatti, è di ordine numerico, per così dire: i nodi strutturali a Treviso sono simili a quelli di tanti altri uffici giudiziari, ma non per questo meno drammatici. Mancano dirigenti e impiegati amministrativi.
Mancano anche due pubblici ministeri (su 13) e solo di recente sono stati banditi i posti per coprirli, a distanza di un anno dall’allarme inviato al Consiglio Superiore della Magistratura.
BUCHI TOGATI
E il punto è che Treviso non rappresenta in questo un unicum. Secondo i dati disponibili sul sito istituzionale del Csm, infatti, la pianta organica dei magistrati dovrebbe contare 10.433 togati, ma risulta una scopertura di 1.343 unità. Nel dettaglio mancherebbero 989 magistrati giudicanti (su un totale in pianta di 7.814) e 354 magistrati requirenti (su 2.619 che dovrebbero essere in totale).
Uno dei distretti più “preoccupante” è Roma: qui in totale dovrebbero operare 602 magistrati tra requirenti e giudicanti ma ne mancano all’appello ben 121. Il 20%. Né va meglio in località dove il presidio dovrebbe essere una priorità. Un esempio? Reggio Calabria: i magistrati requirenti – e dunque coloro che effettivamente conducono le indagini – dovrebbero essere 66, ma sono operativi in 54. Dodici in meno (il 18,8%) che si fanno sentire.
(da La Notizia)
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Gennaio 6th, 2022 Riccardo Fucile
OBIETTIVO PORTARE DRAGHI AL COLLE
Dopo le feste i tavoli della politica non si sbarazzano, ma si imbandiscono.
In, agenda, infatti ci sono tantissimi incontri per trovare una figura credibile da candidare alla Presidenza della Repubblica italiana per il dopo Mattarella.
Le procedure di voto, come ufficializzato dalla convocazione del Parlamento in seduta comune, inizieranno alle ore 15 di lunedì 24 gennaio. E lì i partiti dovranno avere le idee chiare sui nomi da scrivere sui bigliettini da inserire nell’urna.
E se il centrosinistra coinvolgerà (o proverà a farlo) anche Giuseppe Conte e il suo MoVimento 5 Stelle nelle discussioni interne, il centrodestra deve chiarire a se stesso se la figura di Silvio Berlusconi per il Quirinale è credibile e, soprattutto, sostenuta da tutti gli alleati.
E poi c’è un terzo polo che potrebbe far saltare il banco: quello del nuovo Centro individuato e individuabile nelle figure di Matteo Renzi e Giovanni Toti.
Una strana (ma neanche troppo) convergenza per unione di intenti. Il leader di Italia Viva e il Presidente della Liguria (vicepresidente del Gruppo “Coraggio Italia) non sembrano voler convergere sul nome di Silvio Berlusconi.
E lo stesso Toti, solo qualche giorno fa in un’intervista al quotidiano La Repubblica, ha spiegato che il centrodestra non ha i voti per assicurare all’ex Cavaliere un’elezione sicura. Per questo si aprono le trattative e si cercano di individuare nuove figure.
Nuove o vecchie. Perché il patto Renzi-Toti (anche per peso politico tra i cosiddetti “Grandi elettori) è tutt’altro che irrisorio.
Entrambi non hanno mai nascosto la stima profonda nei confronti di Mario Draghi. E proprio il nome dell’attuale Presidente del Consiglio sarebbe quello sostenuto da questo terzo polo di Centro.
Perché al capo del governo, probabilmente, direbbero sì anche Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Forza Italia (evitando di “bruciare” Berlusconi). Ovviamente Fratelli d’Italia e alcuni esponenti del Gruppo Misto diranno di no, ma anche se la Lega si allineasse a Giorgia Meloni non ci sarebbero i numeri per fermare l’ascesa al Colle di Draghi.
Cosa dicono i numeri
Un patto solido i cui effetti possono essere strategici. Anche a livello di numeri. Perché tra i parlamentari di Italia Viva e quelli di Coraggio Italia si parla di un’ottantina di deputati e senatori che prenderanno parte alle votazioni.
Certo, un numero che può sembrare irrisorio rispetto al totale dei parlamentari (e dei rappresentanti delle Regioni) che saranno chiamati a inserire il bigliettino con il loro nome per il Quirinale nell’urna di Montecitorio. Ma è quel numero perfetto per spostare gli equilibri. E questo Matteo Renzi e Giovanni Toti lo sanno
(da agenzie)
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Gennaio 6th, 2022 Riccardo Fucile
LA FROTTOLA DELLA COALIZIONE “MAGGIORANZA NEL PAESE”
C’è ancora chi crede alla Befana. E c’è ancora chi pensa che la terra sia piatta. E chi è convinto che Novak Djokovic sia vittima di un sistema dittatoriale.
E poi ci sono quelli più fuori dal mondo: quelli che credono ancora alla favoletta del centrodestra unito.
Eh si, non vi sembrerà vero ma c’è ancora chi pensa, contro ogni evidenza empirica, galileiana, che esista (e possa esistere) un’alleanza tra soggetti che più diversi non si può, un’alleanza tra forze politiche che in quasi tutta Europa neanche mettono in conto di dialogare tra loro.
C’è ancora chi crede che europeisti ed anti europei possano andare a braccetto, che sovranisti e liberali in fondo siano la stessa cosa, che chi va a braccetto con la Le Pen possa governare con gli alleati della Merkel… E così via.
L’elenco potrebbe continuare all’infinito. E solo la pigrizia mentale tutta italiana fa in modo che in pochi si accorgano di un panorama politico cambiato vorticosamente nonostante i tentativi un po’ puerili degli stessi protagonisti di far finta che non stia succedendo nulla.
C’è chi fa finta che il centrodestra sia forza di governo quando non governa insieme da più di dieci anni. C’è chi ripete noiosamente la frottola del centrodestra “maggioranza nel paese” quando per essere maggioranza bisognerebbe almeno essere coerenti.
E invece la cronaca racconta, continua a raccontare, tutt’altro.
Racconta di una Giorgia Meloni che dà degli incapaci ai ministri leghisti e forzisti. Racconta di una Lega un po’ draghiana e un po’ no, un po’ sì e un po’ no vax.
E racconta di una Forza Italia sempre più distante da ogni forma di propaganda sovranista e populista. Alla faccia del centrodestra unito.
Poi certo possono continuare a raccontare la favola dell’unità in nome di Silvio Berlusconi presidente della Repubblica (e anche lì ne vedremo delle belle), in nome di qualche amministrazione locale, possono continuare a raccontare e a raccontarsi (lo fanno da dieci anni) che presto le elezioni li porteranno tutti insieme appassionatamente al governo del paese.
Ma no, non si governa il paese con le favole…
(da Huffingtonpost)
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Gennaio 6th, 2022 Riccardo Fucile
“MISURE TARDIVE E FARRAGINOSE CHE ANDRANNO PURE IN VIGORE TRA UN MESE E MEZZO, NON HA SENSO”… “RIDICOLA LA MULTA DI APPENA 100 EURO”
“Misure che lasciano insoddisfatti, rispondendo tardivamente e in maniera farraginosa all’emergenza Omicron. Alcune forze politiche hanno impedito che si potesse giungere ad una normativa più diretta e cogente, con cui si sarebbero ottenuti risultati più efficaci”. Così Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), commenta all’HuffPost il decreto approvato ieri dal Consiglio dei Ministri che introduce l’obbligo di vaccino e di Super green pass sul lavoro per gli over 50 e novità sulla certificazione verde. Scelte che, evidenzia Vergallo, “pur segnando un passo avanti rispetto ai provvedimenti precedenti, scontano due difetti”.
Ovvero?
“Innanzitutto l’obbligo vaccinale per gli over 50 e il Super green pass per i lavoratori over 50 partono molto tardi, entrando in vigore il 15 febbraio: si tratta di una data che supera di gran lunga il termine che speriamo segnerà l’apice della pressione ospedaliera nel nostro Paese. Il secondo difetto riguarda l’aspetto sanzionatorio: per chi ha più di 50 anni e viene sorpreso senza Green pass rafforzato è prevista una multa di 100 euro. Bisogna considerare che tale sanzione è diretta a quella stessa fascia di popolazione che finora ha sborsato le medesime cifre per eseguire più tamponi a settimana in modo da ottenere il green pass base: non è detto che lo spettro della multa sortisca effetti. Rimane poi il nodo controlli”.
Anche secondo Fondazione Gimbe le nuove misure del governo sono “insufficienti e tardive” e “continuano a inseguire il virus senza un piano B per arginare l’ondata di contagi”. Ribaltando la prospettiva, gli ultimi provvedimenti potrebbero rivelarsi lungimiranti ai fini del contrasto di un’eventuale nuova ondata di Covid nei prossimi mesi?
“Come dicevo: solo partire dal 15 febbraio inizieremo a vederne i frutti, gradualmente. Prima di questa fase dovremo pazientare: ci saranno un mese e mezzo o due in cui nulla cambierà e il sistema sanitario e gli ospedali dovranno stringere i denti”.
Ecco. Com’è la situazione nei reparti e nelle terapie intensive?
“L’emergenza non è a livello delle ondate precedenti, ma in questi giorni sta accadendo quello che avevamo già previsto mesi fa, ovvero un nuovo aumento della pressione ospedaliera che sarebbe durato fino a gennaio. Nonostante il tasso di ricoveri (in particolare in terapia intensiva) non segua la curva dei contagi con la stessa proporzionalità dello scorso anno, i numeri assoluti rischiano di diventare comunque molto alti a causa dell’alta contagiosità di Omicron”.
Una previsione?
“Ci aspettiamo un gennaio difficile. I ricoveri aumentano e sicuramente continueranno a farlo per tutto il mese, questa è la previsione che siamo in grado di fare. Non possiamo sapere quando la curva comincerà a scendere. Intanto cresce la preoccupazione per i pazienti non Covid: stiamo assistendo, di nuovo, a una progressiva riduzione dell’attività chirurgica d’elezione e all’allungamento delle liste d’attesa per molte altre prestazioni. Inoltre medici e infermieri sono provati da due anni di iper-lavoro: ogni nuovo contraccolpo della pandemia sugli ospedali mette in ulteriore affanno il personale sanitario, anche per questo ci attendevamo un atto di coraggio a nostra tutela da parte della politica”.
Oggi sulle pagine del quotidiano La Stampa Christopher Murray, ex direttore esecutivo dell’Oms e professore di Scienza metrica della salute all’Università di Washington, ha affermato che “Omicron potrebbe costringerci a rinunciare al controllo del contagio. Almeno la metà della popolazione in Europa e in Nord America verrà infettata entro febbraio. La maggior parte di queste infezioni, tuttavia, sarà asintomatica e molti non sapranno nemmeno di avere Omicron. Entro marzo il virus sarà endemico”. Che ne pensa?
“Sono d’accordo. Pur non essendo né virologi né epidemiologi, dai nostri osservatori clinici di anestesisti siamo abituati ad osservare la malattia Covid da molto vicino e nella sua forma più grave. A tale riguardo, quello che emerge dell’ultima ondata è che il tracciamento è ormai saltato da uno o due mesi, ovvero da quando Omicron ha iniziato la sua corsa con la sua altissima capacità di diffusione. La recente corsa ai tamponi è inutile e sta sovraccaricando i laboratori pubblici e privati, andando a gravare sulle tasche dei cittadini ma anche sulle casse pubbliche. Per quanto riguarda il resto, purtroppo a noi anestesisti-rianimatori Omicron non appare una variante diversa dalle altre: nei pazienti gravi che arrivano in rianimazione i quadri clinici che riscontriamo sono sovrapponibili a quelli delle ondate precedenti”.
(da agenzie)
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Gennaio 6th, 2022 Riccardo Fucile
LOTTANO TRA LA VITA E LA MORTE AL POLICLINICO
Tre gemellini nati prematuri alla 32esima settimana da mamma di Scafati positiva al Covid e non vaccinata sono stati intubati nel reparto di Neonatologia del Policlinico Federico II di Napoli.
I bimbi sono venuti alla luce nel tardo pomeriggio di ieri, 5 gennaio 2022. “Chiamiamoli Qui, Quo e Qua”, scrive il professor Francesco Raimondi, primario di Neonaotologia del II Policlinico, ed ha voluto dedicare un omaggio ai tre piccoli su Facebook. I neonati sono “assistiti dal nostro “Squadrone” – spiega Raimondi – La mamma col Covid è venuta dalla provincia di Salerno fino da noi perché sapeva che sotto quelle tute c’erano le infermiere ed i medici più bravi. Forza Qui, Quo e Qua”.
I tre gemellini adesso lottano per la vita, assistiti dalle cure amorevoli di medici e infermieri del Nuovo Policlinico.
Il professor Raimondi ha rilanciato l’appello a tutte le donne incinte a vaccinarsi, in modo da evitare complicazioni per il parto. “La mamma – spiega il professor Raimondi a Fanpage.it – è arrivata da noi ed è stata ricoverata ed era positiva al Covid. Era già alla 32esima settimana e non si poteva aspettare che arrivasse a termine. Le è stato praticato il taglio cesareo. I tre gemellini nati pretermine sono stati subito assistiti con supporto respiratorio. Attualmente sono in terapia intensiva, nutriti e con terapia antibiotica. E siamo ottimisti. Questa nascita è una bella notizia”. Uno dei tre bimbi, la femminuccia, è stato trasferito all’Ospedale Rummo di Benevento per mancanza di posti.
Ai tre bimbi neonati saranno fatti i tamponi per verificare la positività al Covid. “La trasmissione verticale del Coronavirus da mamma a figlio è molto rara – spiega Raimondi – Per accertarla, noi facciamo comunque i tamponi ai neonati, i cui risultati si avranno nelle prossime ore”.
La mamma, invece, è ricoverata in un reparto Covid. Come sta? “Bene – spiega Raimondi – anche se provata, come immaginabile, dal parto trigemellare. Non ha una forma grave di Covid. Ma non aveva copertura vaccinale. Noi raccomandiamo, ormai da mesi, a tutte le donne in gravidanza la vaccinazione anti-Covid19. Da quando è iniziata la pandemia abbiamo avuto oltre 530 neonati nati da mamme positive. Purtroppo, 3 mamme sono morte. In questi giorni abbiamo un numero stratosferico di mamme positive, abbiamo dovuto riaprire l’altra sera il pronto soccorso dedicato perché c’era troppa gente che arrivava”.
Situazione complicata anche nei reparti di pediatria. Anche in questo caso i reparti sono pieni da settimane. Gli 8 posti letto del Policlinico Federico II di Napoli sono sempre pieni per i bimbi contagiati dal Covid. La situazione è molto difficile soprattutto con il cluster di bambini dai 2 ai 12 anni, cronici oncologici o con bronchiolite, che possono avere serie complicazioni a causa del Covid. Per far fronte alle richieste di assistenza aumentate, il Policlinico sta utilizzando anche i medici specializzandi.
(da agenzie)
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Gennaio 6th, 2022 Riccardo Fucile
COSI’ CONTINUERANNO A FARSI I CAZZI LORO E RISPARMIERANNO PURE I SOLDI DEI TAMPONI… UNA VOLTA PRESA LA PRIMA MULTA DA 100 EURO NULLA SARA’ PIU’ DOVUTO
Emergono i dettagli della sanzione da 100 euro prevista dal governo contestualmente all’approvazione dell’obbligo vaccinale per gli over 50.
Il decreto licenziato dal consiglio dei ministri prevede, per tutti coloro (lavoratori e non) che non saranno in regola con l’obbligo vaccinale a partire dal primo febbraio 2022, una sanzione – appunto – da 100 euro che, spiegano fonti di Palazzo Chigi, sarà “una tantum”, dunque una volta soltanto.
La sanzione sarà irrogata dall’Agenzia delle entrate, attraverso l’incrocio dei dati della popolazione residente con quelli risultanti nelle anagrafi vaccinali regionali o provinciali.
Una volta ricevuta la prima multa, non saranno piu’ soggetti ad ammende successive e potranno circolare liberamente.
(da agenzie)
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Gennaio 6th, 2022 Riccardo Fucile
MACRON 27%, PECRESSE E LE PEN APPAIATE AL 16%, ZEMMOUR 13,5%
A poco più di tre mesi dalle prossime elezioni presidenziali francesi, il “fenomeno Zemmour” sembra essersi già sgonfiato.
Il candidato ultraconservatore non convince più come prima e fatica a trovare sostenitori, non solamente nell’elettorato.
Dopo l’ubriacatura mediatica dello scorso autunno, quando era onnipresente in televisione e dai sondaggi veniva dato come il principale sfidante del presidente Emmanuel Macron, è arrivato il momento di smaltire i postumi.
Il leader di Reconquête! (Riconquista), partito da lui fondato per la corsa all’Eliseo, è crollato nell’opinione pubblica, dove secondo un sondaggio pubblicato ieri da Le Figaro ormai si attesta al quarto posto (13,5%), dietro all’altra candidata di estrema destra Marine Le Pen e alla repubblicana Valérie Pécresse, entrambe al 16%, mentre Macron resta in testa al 27%.
Adesso Eric Zemmour ha bisogno di aiuto. Per presentare la propria candidatura alle presidenziali, in Francia vengono richiesti 500 patrocini di rappresentanti istituzionali come ad esempio parlamentari, sindaci, consiglieri municipali, dipartimentali e regionali.
A circa due mesi dalla data limite per la presentazione delle firme, fissata al 4 marzo, Zemmour dichiara di essere arrivato a circa 300 “promesse” di sostenitori disposti ad appoggiare al sua candidatura. “So che anche Marine Le Pen fatica ad ottenere le sue firme, nonostante abbia due o trecento eletti. Anche Jean-Luc Melenchon (leader della France Insoumise, ndr) è in difficoltà”, si è difeso l’ex giornalista ai microfoni della radio Europe1.
Per mettere fine ad un sistema definito come uno “scandalo democratico”, il candidato ha lanciato un appello all’Associazione di sindaci di Francia (Amf), chiedendo al creazione di un “pool di firme” anonime da mettere a disposizione dei candidati rimasti indietro nei sondaggi. Una proposta già avanzata da Marine Le Pen nei mesi scorsi, e rispolverata oggi per togliere dall’imbarazzo tutti quei rappresentanti che, a dire di Zemmour, non possono sostenerlo per evitare problemi con il proprio partito. Un sistema più “democratico”, secondo il candidato, che ricorda come la socialista Anne Hidalgo, al 5% nei sondaggi, abbia già a disposizione circa 3mila firme.
Il nome Zemmour non spaventa quindi solo l’elettorato. Il candidato ultraconservatore comincia a pagare le tante uscite provocatorie che lo hanno reso famoso al grande pubblico, ma che al tempo stesso lo hanno portato negli anni anche a due condanne per incitamento all’odio.
Troppe le dichiarazioni a sfondo misogino, omofobo e razzista. “Le donne sono l’obiettivo e il bottino di ogni uomo dotato che vuole riuscire nella società”, si legge nel suo ultimo libro: “La Francia non ha ancora detto la sua ultima parola”. In caso di elezione, promette di essere il presidente di tutti i francesi, ma ai musulmani chiederà di “rinunciare alla pratica dell’Islam”. I commenti sugli immigrati minorenni non accompagnati, definito come “ladri”, “assassini” e “stupratori”, gli sono valse un processo in cui rischia una multa da 10mila euro.
Dichiarazioni mai smentite, ma che oggi provocano un certo imbarazzo. Per questo, secondo quanto riferito da Le Monde, i suoi collaboratori gli hanno fatto capire che sarebbe meglio evitare certi commenti, soprattutto quelli misogini, se si vuole allargare il bacino degli elettori.
L’unico fronte sul quale non sembrano esserci problemi è quello economico. Secondo Europe1, il 31 dicembre Zemmour aveva già raccolto 9 milioni di euro. Una cifra considerevole, soprattutto se si paragona a quella di Macron nel 2017, che nello stesso periodo ammontava a 7,2 milioni.
Zemmour in questi mesi ha spinto sull’acceleratore, con il risultato di provocare troppi incidenti. L’immagine del dito medio in risposta ad una donna che lo contestava con lo stesso gesto a Marsiglia è destinata a diventare uno degli scatti più famosi di questa campagna elettorale, cosi come quelle che lo ritraggono mentre punta un fucile d’assalto (scarico) ad un gruppo di giornalisti durante una fiera del settore. L’ex opinionista ha dimostrato di avere ancora molto da imparare sulla comunicazione fuori dagli studi televisivi dove veniva regolarmente invitato per far aumentare lo share con le sue dichiarazioni (ne sanno qualcosa da Cnews, canale di Vincent Bolloré che ha moltiplicato gli ascolti).
Adesso Zemmour deve dimostrare di avere la statura presidenziale necessaria per arrivare all’Eliseo. E di certo in questi mesi non ha aiutato alla sua immagine la rissa scoppiata a inizio dicembre durante il primo meeting elettorale, dove dei militanti antirazzisti infiltrati all’evento sono stati pestati a sangue da alcuni spettatori, quasi sicuramente membri dei “Zuavi di Parigi”, gruppo con simpatie naziste sciolto proprio ieri dal governo.
Un episodio di violenza subito condannato dal diretto interessato, che ha comunque puntato il dito contro l’associazione Sos Razzismo a cui appartenevano i contestatori, accusandola di aver provocato gli scontri.
La strategia delle prossime settimane prevede di andare incontro ai francesi nelle zone più rurali del Paese. Un modo per staccarsi di dosso l’etichetta di intellettuale parigino e avvicinarsi ai veri problemi dell’elettorato nei territori dove è nata la protesta dei gilet gialli e dove Marine Le Pen va ancora molto forte.
Nel corso dei suoi spostamenti cercherà anche di incontrare anche i rappresentanti locali per cercare di ottenere le tanto sperate firme necessarie all’iscrizione nelle liste elettorali. Una doppia campagna elettorale, che al momento resta ancora in salita.
(da Huffingotpost)
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Gennaio 6th, 2022 Riccardo Fucile
LA RETE DI MENZOGNE DELL’EVERSORE… META’ DEGLI ELETTORI REPUBBLICANI CREDE ANCORA AL VOTO FALSATO
“Prego che non avremo mai una giornata come quella di un anno fa oggi”. Lo dice il presidente Usa Joe Biden ai giornalisti arrivando al Campidoglio per la commemorazione dell’assalto a Capitol Hill.
Biden era accompagnato dal leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer e dalla presidente della Camera Nancy Pelosi. Nel frattempo su Twitter Biden scrive che “un anno fa la democrazia è stata attaccata. La volontà del popolo era sotto attacco. E la nostra Costituzione ha affrontato la più grave delle minacce”.
Poi Biden prende la parola nell’aula che venne oltraggiata dai rivoltosi il 6 gennaio 2021 protagonisti di una “insurrezione armata” con cui “volevano rovesciare il voto, sovvertire la Costituzione” e accusa Donald Trump perché “per ore non ha fatto nulla mentre il Campidoglio era sotto assedio”, perché “non poteva accettare la sconfitta”, perché ”è stato il primo presidente americano che ha rifiutato di accettare il risultato elettorale e di garantire una transizione pacifica dei poteri”, perché “ha messo i suoi interessi sopra quelli del paese”, perché “il suo ego è più importante della democrazia”.
Il suo è un appello agli americani: “Non facciamo errori: questo è un momento decisivo della storia, sia in Usa che all’estero. Siamo impegnati in una lotta tra democrazia e autocrazia, tra le aspirazioni di molti e l’avidità di pochi”.
Una lunga serie di pesanti accuse del presidente Joe Biden all’ex presidente Donald Trump. “Dobbiamo essere assolutamente chiari su cosa sia verità e cosa sia menzogna” ha aggiunto Biden: “Questa è la verità: l’ex presidente degli Stati Uniti d’America ha creato e diffuso una fitta rete di bugie sulle elezioni 2020”, rivendicando la vittoria nonostante una “sconfitta per oltre 7 milioni di voti”.
Ma “questa non è una terra di re, dittatori o autocrati, siamo una nazione di leggi”, afferma Biden, “siamo in un momento decisivo della storia in America e nel mondo, c’è una sfida tra democrazia e autocrazia, vedi Cina e Russia. Dicono che la democrazia è troppo lenta per risolvere i problemi di oggi e scommettono che l’America diventerà come loro. Ma noi non lo saremo mai”.
Secondo un recente sondaggio Reuters/Ipsos, circa il 55% degli elettori repubblicani crede alle parole di Donald Trump sul voto falsato, malgrado siano state respinte da decine di tribunali, dipartimenti elettorali statali e membri della stessa amministrazione di Trump.
Biden esorta gli americani a “riconoscere la verità” e a non vivere “all’ombra delle bugie” e dice che i Repubblicani “temono l’ira di Trump”, molti “sembrano non voler più essere il partito di Lincoln, Eisenhower, Reagan, dei Bush”.
(da agenzie)
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