Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
LETTA SI METTE IN ATTESA, MELONI E SALVINI SPERANO CHE IL CAV CAMBI IDEA
Mai era accaduto, da più lustri a questa parte, che il centrosinistra, sul Quirinale, partisse da tale condizione di debolezza. È oggettivo. E questo spiega la prudenza di Enrico Letta, costretto a navigare, con un vascello che in Parlamento vale il 12 per cento, tra la Scilla di Renzi che flirta con destra e Cariddi del Movimento dove ognuno fa un po’ come vuole.
E anche una certa sensazione, nel dibattito, di spaesamento da parte di pesci abituati a nuotare in ben altre acque.
C’è questa difficoltà nella posizione prettamente attendista illustrata nella direzione di oggi, convocata per il classico “mandare a gestire” la partita del Quirinale, dove ha proposto, a tutte le forze politiche, “un patto di fine legislatura” che preveda l’elezione di un presidente non di parte, che evidentemente non è Berlusconi, un impegno a sostenere fino in fondo il governo Draghi e qualche riforma condivisa “per la buona politica”.
Insomma, dice il segretario del Pd: vediamo se qualcuno si smarca prima, oppure vediamo se Berlusconi, arrivato al dunque si intesta una mediazione con un’altra proposta, oppure se se la intesta dopo essere caduto in Aula.
E il nome degli auspici è Giuliano Amato, proposto dal Cavaliere già la volta scorsa su cui l’intero Pd metterebbe non una, ma tre firme. In fondo, il segretario del Pd se lo ricorda bene quando proprio il Cavaliere entrò nell’Aula del Senato per tirarlo giù da palazzo Chigi, e poi fece una dichiarazione per andare avanti (anche se poi cadde dopo un po’).
Un gioco di rimessa, si direbbe nel calcio, confidando nell’arte del contropiede, il che spiega anche l’assenza di drammatizzazione sul Cavaliere, definito con indulgenza “il leader più divisivo di tutti”, in un partito che qualche aggettivo in più lo userebbe e lo ha usato.
Il cronista annota una certa differenza di toni rispetto agli ex ds, dal vicesegretario Provenzano a Cuperlo a Orfini a Orlando che, in sostanza, ricordando cosa rappresenti Berlusconi spiegano che, con lui, salterebbe tutto: presidenza della Repubblica (ve lo immaginate a capo dei magistrati?), governo (che non reggerebbe all’impazzimento generale), paese, come conseguenza di tutto ciò.
E, sia pur con tatto, chiedono una iniziativa politica un po’ più forte, perché così la partita resta in mano alla destra. Sottotesto: se noi siamo fermi e Silvio propone la Casellati, che ad esempio i Cinque stelle hanno votato come presidente del Senato che facciamo? O se propone Casini con sostengo di Renzi? Piuttosto, dicono, drammatizziamo su Berlusconi per costruire attorno al no un fronte largo di tutti quelli che non ci stanno.
Iniziativa, però, più facile a dirsi che a farsi, soprattutto se nessuno è impegnato a metterla in campo perché, tra divisioni e furbizie, è paralizzato anche il mitico “campo largo” di cui si è parlato per mesi e che dovrebbe presentarsi alle elezioni tra un anno: all’apparir del vero, un candidato, sia esso di bandiera sia esso un segreto sogno nascosto, non ce l’ha, se non Mattarella che però nel momento in cui diventa il vessillo di una parte si brucia come possibile convergenza per tutti.
Nove giorni, di qui all’inizio delle votazioni, non sono pochi, ma non sono neanche tanti. Bene, a nove giorni, la fotografia è quella di un gioco di specchi in cui nessuno crede che le posizioni assunte dagli altri siano quelle vere: Salvini e Meloni pensano, o fanno finta di pensare, che, alla fine, il Cavaliere possa capire che i numeri non ci sono e cambi gioco; Letta pensa, o fa finta di pensare, che i due si possano smarcare, e, dovendoci andare a parlare domani, non li attacca oggi; i Cinque stelle sono smarcati da se stessi per natura. E questo comporta uno slittamento dei tempi in attesa di un evento che consenta una accelerazione.
L’unico che però può produrlo è Silvio Berlusconi, al quale fino a qualche giorno fa non credeva nessuno, ma crede in se stesso pur non avendo più un partito egemone in Parlamento e nel paese.
E, in un senso o nell’altro, si candidi o medi, dà le carte (fino a una settimana ci si divideva su Draghi, ora si parla – e si teme – solo lui). Almeno per ora.
Ovvero: la vitalità di una leadership datata ’94 nel collasso delle attuali. In un Palazzo che gira a vuoto su se stesso, la cui percezione nel paese è distolta dalla pandemia. Ma il dato di separatezza resta. La parola del giorno, a nove giorni, è: impotenza.
Come sensazione, tattica, attesa, giudizio.
(da Huffingtonpost)
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Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
QUANDO VOTARONO CHE RUBY ERA LA NIPOTE DI MUBARAK… ECCO L’ELENCO DEI 314, COMPRESA LA MELONI
Guardate che nel centrodestra da quando lo guida Silvio Berlusconi le cose sono andate sempre allo stesso modo. Se cercate bene quasi mai è stato contraddetto (se proprio deve, si contraddice da solo e forse capiterà anche questa volta).
Non deve destare alcuna meraviglia quindi se Giorgia Meloni e Matteo Salvini dopo aver fatto dire e dire loro stessi che con Berlusconi candidato alla presidenza della Repubblica ci sarebbe un problema, poi nella tranquillità fuori dal tempo della magione romana del leader di Forza Italia si siano acconciati a dire, non c’è problema, è lui il nostro candidato, l’Italia non potrebbe avere di meglio alla sua guida.
La stessa convinzione avuta quasi undici anni fa da mezza Camera dei deputati quando votò che sì, Karima El Mahroug, al secolo Ruby Rubacuori, fosse la nipote di Mubarak.
Berlusconi ha un sogno e il suo sogno viene assecondato. In quella circostanza c’era un problema di carattere giudiziario e venne creduto.
Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa e sarebbe stato creduto dai suoi alleati, anche di averla conosciuta a Paperopoli come nipote di Nonna Papera.
Il 5 aprile del 2011 la Camera toccò questo eclatante livello (eppure le istituzioni ressero e hanno retto). Il quesito era un altro, un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sul caso Ruby (se la telefonata fatta dall’allora premier alla questura di Milano, nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, rientrasse tra le sue funzioni di presidente del Consiglio ritenendo l’allora minorenne marocchina nipote di Mubarak), ma la sostanza era quella.
Il voto serviva a sottrarre Berlusconi dall’ennesimo processo a suo carico.
Chi ha interesse vada a vedere gli atti di una vicenda processuale, tra primo secondo terzo quater, boh, con testimoni annunciati e ritirati e altre amenità sulle cosiddette cene eleganti a casa del leader di Forza Italia.
Quel che conta qui è che molti degli attuali grandi elettori del centrodestra per la presidenza della Repubblica di oggi allora votarono quella che era la verità secondo il leader: tutto il mondo rise (nemmeno tanto): 314 voti a favore e 302 contrari. Giorgia Meloni, in testa (Salvini la scampò perché allora era a Strasburgo).
Eccoli i 314:
Gruppo Popolo della Libertà Fabrizio Cicchitto, Massimo Enrico Corsaro, Sabatino Aracu, Simone Baldelli, Maurizio Bernardo, Isabella Bertolini, Maurizio Bianconi, Salvatore Cicu, Domenico Di Virgilio, Pietro Laffranco, Osvaldo Napoli, Barbara Saltamartini, Jole Santelli, Gioacchino Alfano, Sabatino Aracu, Maria Teresa Armosino, Filippo Ascierto, Mario Baccini, Lucio Barani, Emerenzio Barbieri, Michaela Biancofiore, Mariella Bocciardo, Giuseppe Calderisi, Remiglio Ceroni, Luigi Cesaro, Gianfranco Conte, Nunzia De Girolamo Nunzia, Giovanni Dima, Renato Farina, Fabio Garagnani, Giorgio Holzmann, Amedeo Laboccetta, Pietro Laffranco, Luigi Lazzari, Beatrice Lorenzin, Giuseppe Francesco Maria Marinello, Marco Marsilio, Bruno Murgia, Antonio Palmieri, Massimo Parisi, Enrico Pianetta, Mauro Pili, Giuseppe Romele, Gianfranco Sammarco, Giuseppe Scalera, Michele Scandroglio, Luigi Vitali.
Altri membri: Gian Carlo Abelli, Ignazio Abrignani, Angelino Alfano, Antonio Angelucci, Roberto Antonione, Valentina Aprea, Francesco Aracri, Vincenzo Barba, Viviana Beccalossi, Luca Bellotti, Amato Berardi, Deborah Bergamini, Anna Maria Bernini Bovicelli, Massimo Maria Berruti, Sandro Biasotti, Francesco Biava, Paolo Bonaiuti, Margherita Boniver, Marco Botta, Michela Vittoria Brambilla, Aldo Brancher, Renato Brunetta, Donato Bruno, Annagrazia Calabria, Maria Rosaria Carfagna, Gabriella Carlucci, Luigi Casero, Roberto Cassinelli, Carla Castellani, Giuseppina Castiello, Francesco Catanoso Genoese detto Basilio Catanoso, Giuliano Cazzola, Fiorella Ceccacci Rubino, Elena Centemero, Carlo Ciccioli, Edmondo Cirielli, Francesco Colucci, Manlio Contento, Nicola Cosentino, Giulia Cosenza, Giuseppe Cossiga, Enrico Costa, Stefania Gabriella Anastasia Craxi, Rocco Crimi, Nicolo Cristaldi, Guido Crosetto, Marcello De Angelis, Sabrina De Camillis, Riccardo De Corato, Francesco De Luca, Melania De Nichilo Rizzoli, Maurizio Del Tenno, Giovanni Dell’Elce, Simeone Di Cagno Abbrescia, Marcello Di Caterina, Manuela Di Centa, Ida D’Ippolito Vitale, Antonio Distaso, Monica Faenzi, Giuseppe Fallica, Raffaele Fitto, Gregorio Fontana, Vincenzo Antonio Fontana, Nicola Formichella, Tommaso Foti, Antonino Foti, Pietro Franzoso, Paola Frassinetti, Franco Frattini, Benedetto Francesco Fucci, Giuseppe Galati, Vincenzo Garofalo, Fabio Gava, Mariastella Gelmini, Antonino Salvatore Germanà, Niccolò Ghedini, Agostino Ghiglia, Sestino Giacomoni, Gabriella Giammanco, Vincenzo Gibiino, Alberto Giorgetti, Rocco Girlanda, Francesco Maria Giro, Lella Golfo, Isidoro Gottardo, Ugo Maria Gianfranco Grimaldi, Antonello Iannarilli, Maurizio Iapicca, Giorgio Jannone, Enrico La Loggia, Ignazio La Russa, Giorgio Lainati, Mario Landolfi, Maurizio Leo, Antonio Leone, Ugo Lisi, Pietro Lunardi, Maurizio Lupi, Gennaro Malgieri, Gianni Mancuso, Barbara Mannucci, Alfredo Mantovano, Giulio Marini, Marco Martinelli, Antonio Martino, Antonio Mazzocchi, Riccardo Mazzoni, Giancarlo Mazzuca, Giorgia Meloni, Gianfranco Miccichè, Riccardo Migliori, Lorena Milanato, Marco Mario Milanese, Antonino Minardo, Eugenio Minasso, Giustina Mistrello Destro, Dore Misuraca, Giuseppe Moles, Alessandra Mussolini, Gaetano Nastri, Massimo Nicolucci, Fiamma Nirenstein, Settimo Nizzi, Alessandro Pagano, Maurizio Paniz, Alfonso Papa, Adriano Paroli, Gaetano Pecorella, Paola Pelino, Antonio Pepe, Mario Pescante, Giovanna Petrenga, Guglielmo Picchi, Vincenzo Piso, Giancarlo Pittelli, Sergio Pizzolante, Carmelo Porcu, Stefania Prestigiacomo, Marco Pugliese, Fabio Rampelli, Laura Ravetto, Manuel Repetti, Eugenia Roccella, Paolo Romani, Luciano Rossi, Mariarosaria Rossi, Roberto Rosso, Gianfranco Rotondi, Paolo Russo, Stefano Saglia, Elvira Savino, Souad Sbai, Claudio Scajola, Umberto Scapagnini, Maurizio Scelli, Giorgio Simeoni, Francesco Paolo Sisto, Roberto Speciale, Francesco Stagno D’Alcontres, Lucio Stanca, Giorgio Clelio Stracquadanio, Franco Stradella, Giacomo Terranova, Piero Testoni, Gabriele Toccafondi, Salvatore Torrisi, Roberto Tortoli, Michele Traversa, Giulio Tremonti, Mario Valducci, Valentino Valentini, Paolo Vella, Cosimo Ventucci, Denis Verdini, Santo Domenico Versace, Pasquale Vessa, Raffaello Vignali, Elio Vito, Marco Zacchera.
Gruppo Lega Nord Marco Giovanni Reguzzoni, Luciano Dussin, Lussana Carolina Montagnoli Alessandro, Fogliato Sebastiano, D’amico Claudio, Angelo Alessandri, Stefano Allasia, Massimo Bitonci, Guido Bonino, Umberto Bossi, Matteo Bragantini, Gianluca Buonanno, Corrado Callegari, Davide Caparini, Davide Cavallotto, Giacomo Chiappori, Silvana Andreina Comaroli, Nunziante Consiglio, Jonny Crosio, Manuela Dal Lago, Marco Desiderati, Gian Carlo Di Vizia, Gianpaolo Dozzo, Guido Dussin, Giovanni Fava, Massimiliano Fedriga, Fulvio Follegot, Gianluca Forcolin, Maurizio Fugatti, Franco Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Paola Goisis, Paolo Grimoldi, Eraldo Isidori, Manuela Lanzarin, Marco Maggioni, Francesca Martini, Daniele Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Emanuela Munerato, Giovanna Negro, Luca Rodolfo Paolini, Maria Piera Pastore, Gianluca Pini, Ettore Pirovano, Massimo Polledri, Fabio Rainieri, Erica Rivolta, Marco Rondini, Roberto Simonetti, Stefano Stefani, Giacomo Stucchi, Renato Walter Togni, Alberto Torazzi, Pierguido Vanalli, Raffaele Volpi.
Gruppo Iniziativa Responsabile Luciano Mario Sardelli, Giuseppe Ruvolo, Domenico Scilipoti, Maria Grazia Siliquini, Gerardo Soglia, Maria Elena Stasi, Vincenzo D’anna, Maurizio Grassano, Francesco Pionati, Elio Vittorio Belcastro, Massimo Calearo Ciman, Giampiero Catone, Bruno Cesario, Pippo Gianni, Paolo Guzzanti, Arturo Iannaccone, Giancarlo Lehner, Antonio Milo, Silvano Moffa, Giovanni Carlo Francesco Mottola, Carlo Nola, Andrea Orsini, Mario (Ir) Pepe, Michele Pisacane, Catia Polidori, Americo Porfidia, Antonio Razzi, Francesco Saverio Romano, Vincenzo Taddei, Liberal democratici (Gruppo Misto) Daniela Melchiorre, Italo Tanoni. (Gruppo Misto) Aurelio Salvatore Misiti.
(da Huffingtonpost)
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Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
L’UNITA’ RESTA SOLO DI FACCIATA… SARANNO ALMENO 50 I FRANCHI TIRATORI NEL CENTRODESTRA
Dietro l’unità di facciata, e le pubbliche dichiarazioni di lodi, il clima del day after non è quello delle migliori feste.
La notizia della candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale era certamente attesa, ma il corpaccione dei parlamentari di centrodestra l’ha accolta senza alcun entusiasmo. Anzi.
Monta la preoccupazione per aver bloccato il dibattito sul nome del leader di Forza Italia, stroncando altre ipotesi che vengono caldeggiate da più parti.
Una di queste vede Franco Frattini, fresco di nomina alla presidenza del Consiglio di Stato, come possibile punto di caduta per raccogliere l’eredità di Sergio Mattarella. Un’offerta che potrebbe essere digeribile per il Pd, meno per il Movimento 5 Stelle, mettendo comunque in campo una proposta.
Al netto dell’identikit di altri aspiranti al Colle, c’è Berlusconi a occupare e ingombrare il campo: così nella Lega e in Fratelli d’Italia, si alimenta una speranza. Quale? “Che nei prossimi giorni qualcosa possa cambiare qualcosa, magari con il passo indietro di Berlusconi”, è la sintesi consegnata a HuffPost da alcuni deputati, teoricamente grandi elettori dell’ex presidente del Consiglio . Una prospettiva bocciata, al momento, «andrà avanti», garantisce un deputato forzista.
L’ipotesi che la ricognizione sui numeri, prevista la prossima settimana, possa intaccare le ambizioni quirinalizie del Cavaliere è al momento esclusa.
«Combatterà fino a quando potrà vincere», è il motto che viene diffuso dal suo partito. Ignorando il suggerimento di Gianni Letta sulla necessità di non «guardare agli interessi di parte».
Eppure il beau geste, l’atto da statista che include il ritiro per favorire il confronto tra le parti, resta l’auspicio di tanti parlamentari di centrodestra, alcuni dei quali si preparano a indossare la mimetica dei franchi tiratori.
«La sensazione è che in molti non lo voteranno», rimbalza da Lega e Fratelli d’Italia nelle conversazioni telefoniche. Quanti? In questo caso la stima è variabile: su circa 450 grandi elettori dati per “certi”, si può arrivare anche a un 20 per cento di defezioni.
Una riedizione dei 101 di Prodi, o giù di lì. Nella migliore delle ipotesi potrebbe mancare un 10 per cento, quindi una cinquantina di preferenze, una quota decisiva comunque a sancire la sua sconfitta.
Il tutto senza bisogno che i leader, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, debbano fare alcunché: il lavoro sporco spetta ai grandi elettori. L’attenzione è rivolta in particolare alle nuove leve, parlamentari che arrivano da un percorso non caratterizzato dalla leadership berlusconiana del centrodestra. Un conto, insomma, sono leghisti e meloniani della prima ora, che hanno condiviso esperienze e cammino con Berlusconi, diverso è l’approccio di chi ha costruito la carriera in un centrodestra più sovranista, in cui Forza Italia era un alleato minore.
Sugli effetti di un’eventuale debacle nessuno si sbilancia. Di sicuro l’ex presidente del Consiglio non vivrebbe bene lo schianto. C’è chi immagina la deflagrazione di Forza Italia e chi preconizza un colpo di scena, in pieno stile berlusconiano, che vede Silvio trasformarsi nel pivot dell’operazione-Quirinale. Dando le carte per indicare il nuovo capo dello Stato. Ma si torna al punto di partenza: «Meglio fermarsi prima della soglia del burrone» con il passo indietro.
In un quadro magmatico, si cristallizza la certezza che in pubblico nessuno si azzardi a parlare dello scarso gradimento verso l’ex premier.
Una nota di Osvaldo Napoli, ex forzista di ferro e ora deputato di Coraggio Italia, diventa la bussola per orientarsi negli umori tra gli alleati di Berlusconi. “Non vedo come il centro-destra possa sottrarsi al confronto largo proposto dal Pd per eleggere il presidente della Repubblica sulla base di un patto che deve necessariamente comprendere governo e Quirinale”, è la premessa di un discorso che si conclude in maniera netta: «Aver bloccato la coalizione di centro-destra sul nome di Berlusconi sta lasciando campo libero all’iniziativa parlamentare del Pd. Con tutti i rischi del caso per il centro-destra». Parole che gli sono valse messaggini e telefonate di congratulazioni, a sinistra e ancora di più a destra, dove la sua analisi è insomma più che condivisa.
“In questa condizione non si può pensare a eleggere un presidente con il pallottoliere”, ribadisce Napoli a Huffpost, consegnando la plastica immagine della caccia al voto scatenata nelle ultime ore. “Mi spiace – aggiunge il navigato deputato torinese – che Berlusconi, con la sua storia, voglia portare avanti questo discorso. Non gli rende onore per quello che ha rappresentato. Davvero non esiste la campagna elettorale per la Presidenza della Repubblica, è una cosa che non si è mai vista, non funziona così. Serve una convergenza ampia”.
“E – chiosa Napoli – voglio specificare che che non sono contro Berlusconi, nutro sempre stima, rispetto e ho gratitudine nei suoi confronti”. Come tanti altri, che però non sono intenzionati a manifestarla con il voto per il Quirinale.
(da Huffingtonpost)
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Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
L’ALLARME DEI PEDIATRI ITALIANI
L’infezione da Sars-CoV-2 – spinta dalle varianti Omicron e Delta – corre sempre più veloce tra i giovani ed i giovanissimi.
Nelle due settimane a cavallo tra il 20 dicembre 2021 e il 2 gennaio 2022, infatti, più di 800 bambini e adolescenti sono stati ospedalizzati dopo aver contratto il Covid-19 e 8 di questi sono stati ricoverati in terapia intensiva. In particolare, dall’inizio dell’epidemia al 5 gennaio nella fascia d’età inferiore ai 3 anni i bimbi finiti in rianimazione sono stati 68, 24 nella fascia 3-5 anni, 39 nella fascia 6-11 anni, 61 in quella 12-15 anni e 76 tra i 16 e i 19 anni.
Casi gravi si registrano dunque anche tra i più piccoli. La variante Omicron, altamente contagiosa, e la scarsa copertura vaccinale dei bambini fino agli 11 rappresentano un serio campanello d’allarme non anche per la salute dei minori. Fanpage.it ne ha parlato con la professoressa Annamaria Staiano, presidente della Società Italiana di Pediatria.
Secondo l’ultimo report dell’ISS si rileva un forte aumento dei ricoveri tra i bambini. Qual è la ragione questa crescita?
I dati più recenti mostrano effettivamente una forte avanzata delle varianti Delta e Omicron nei bambini, infatti nell’ultima settimana un contagio su quattro (il 24%) ha riguardato la fascia di età under 20. Basti pensare che tra il 20 dicembre 2021 ed il 2 gennaio 2022, quindi il periodo a cavallo delle festività, sono stati registrati 197mila nuovi casi nei soggetti under 20. Di questi, 832 sono stati ospedalizzati ed 8 hanno necessitato addirittura di ricovero in terapia intensiva. Il report dell’Istituto Superiore di Sanità del 5 gennaio ha mostrato che l’incidenza nei soggetti di età compresa tra i 12-19 anni è stata pari a 1.198 casi su 100mila abitanti rispetto ai 645 casi della settimana precedente. Rilevante, inoltre, l’incremento del tasso di ospedalizzazione nella fascia under 5 anni (più di 10 ricoveri per milione di abitanti).
Nei 15 maggiori ospedali specializzati in pediatria ci sono centinaia di bambini ricoverati, soprattutto sotto i 5 anni con sintomatologia acuta. Dopo la riapertura delle scuole dobbiamo aspettarci un aumento dei ricoveri?
Certamente la ripresa delle attività scolastiche, soprattutto nei bambini di età sotto i 5 anni che non possono indossare la mascherina e che difficilmente riescono a mantenere la distanza di sicurezza, potrebbe associarsi ad un incremento dei contagi e, di conseguenza, anche dei ricoveri. Tuttavia, la nostra posizione circa le attività scolastiche è in linea con quella del Governo. Riteniamo che la scuola rappresenti una priorità per il benessere psico-fisico dei nostri bambini. Non ha senso chiudere le scuole se tutte le altre attività sono aperte. I dati del periodo natalizio confermano, infatti, che i contagi si verificano anche durante i periodi di chiusura scolastica, nei momenti di aggregazione.
Francesca Bellini, direttrice sanitaria dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, ha segnalato un aumento della sindrome infiammatoria multisistemica anche negli asintomatici. Cosa comporta questa malattia?
La Sindrome infiammatoria multi sistemica, o MIS-C, è una grave manifestazione clinica che può essere innescata dal Sars-Cov-2 nei bambini, ed ha un’età mediana di presentazione di 9 anni. Purtroppo, il 70% dei bambini affetti da MIS-C può arrivare a richiedere un ricovero in terapia intensiva a causa dell’interessamento di organi vitali, quali il cuore, l’encefalo e l’apparato respiratorio, e ad essere interessati sono anche bambini che non presentano altre patologie e che hanno manifestato l’infezione in forma lieve.
Le vaccinazioni tra i bambini della fascia 5-11 anni non decollano. Solo il 20% della platea ha ricevuto una dose. Come mai?
Effettivamente nella fascia 5-11 anni la copertura vaccinale non è ancora sufficiente. I vaccini non sono decollati come sperato. Ciononostante, auspichiamo che nelle prossime settimane si possa raggiungere un target più elevato anche perché l’inizio del ciclo vaccinale in questa fascia di età è coinciso con l’inizio delle festività natalizie. Certamente è necessaria maggiore comunicazione su efficacia e sicurezza dei vaccini da parte degli operatori sanitari. Il concetto che bisogna diffondere è che i vaccini sono sicuri e che gli effetti collaterali sono rarissimi. Quotidianamente vengono vaccinati in tutto il mondo milioni di bambini e ad oggi sono stati descritti solo effetti collaterali minimi.
Per i bambini fra i 2 e i 5 anni la sperimentazione del vaccino Pfizer non ha prodotto i risultati sperati. Nel frattempo Cuba ha sviluppato Soberana 02, un vaccino progettato specificamente per la popolazione pediatrica, e lo sta somministrando a milioni di bambini sull’isola. Credete che, viste le sue caratteristiche, debba essere valutato dagli enti regolatori europei?
A Cuba è effettivamente partita una campagna vaccinale che ha riguardato i bambini di età compresa tra 2 e 5 anni, ai quali è stato somministrato il vaccino Soberana 02, prodotto proprio a Cuba. Si tratta di un vaccino proteico, quindi basato su una tecnologia già nota. Tuttavia, il prodotto non è ancora stato riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della Sanità ed i dati attualmente disponibili non sono sufficienti per poter esprimere un parere in merito.
Parliamo di salute mentale: secondo uno studio il 17,3% degli adolescenti, travolti dalla pandemia, pensa che sarebbe meglio morire o dice di volersi far del male. Cosa possiamo fare noi adulti? E cosa chiedete al governo?
Gli effetti indiretti del Covid-19 sugli adolescenti sono stati molto pesanti, soprattutto sul piano psicologico. Infatti, il lockdown e l’associato clima di incertezza hanno contribuito ad un incremento dei disturbi di ansia, dei disturbi della condotta alimentare, della depressione e, in alcuni casi estremi, anche dei tentativi di suicidio. Una indagine condotta proprio dalla Società Italiana di Pediatria ha mostrato che gli accessi nei pronto soccorso italiani per patologie neuropsichiatriche sono aumentati dell’84% tra marzo 2020 e marzo 2021, rispetto al periodo pre-pandemico. Tuttavia, il Covid-19 ha solo reso più evidenti delle difficoltà che esistevano già. Negli ultimi 10 anni abbiamo osservato un costante aumento degli accessi in pronto soccorso per disturbi neuropsichiatrici, a cui si è sommato l’effetto Covid-19 che ha colpito in maniera particolare i bambini e gli adolescenti in condizioni di fragilità socio-economica. Questo ha comportato una drammatica sproporzione tra bisogni assistenziali e capacità di cura. Pertanto, è necessario un rafforzamento dei servizi di neuropsichiatria infantile ospedalieri e territoriali, con incremento sia dei posti letto che del personale dedicato.
(da Fanpage)
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Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
I NUMERI NON CI SONO
Tutti pubblicamente con Silvio Berlusconi per il Quirinale. Ma pronti ad assestare la pugnalata decisiva in Aula, nel segreto dell’urna.
Dando così la spinta definitiva per detronizzare l’anziano leader: il fallimento del suo assalto alla Presidenza della Repubblica lo metterebbe fuori dai giochi. Spazzando via quel che resta di Forza Italia.
Il vertice di Villa Grande, a Roma, ha sancito la candidatura ufficiale del centrodestra. Nessun colpo di scena, è andato tutto come previsto nonostante qualche ora prima, il gran consigliere, Gianni Letta avesse lanciato il suo appello, presenziando alla camera ardente di David Sassoli: “Il Parlamento lavori guardando al Paese e non agli interessi di parte”.
Una stroncatura di fioretto, tipicamente (gianni)lettiana. Ma il messaggio non è stato preso in considerazione. “I leader della coalizione hanno convenuto che Silvio Berlusconi sia la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono”, recita la nota prodotta alla fine di un incontro durato due ore, alla fine del quale Matteo Salvini parla di “centrodestra compatto”.
Il leader di Forza Italia ha portato a casa il risultato: il giuramento di fedeltà degli alleati, dai più grandi ai cespugli come quelli di Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa e Luigi Brugnaro in tandem con Giovanni Toti. Nei prossimi giorni comunque ci sarà aggiornamento della situazione: partirà la ricognizione sui numeri per capire quante siano le possibilità di elezione di Berlusconi al Colle.
Le telefonate di maniera a vari parlamentari del gruppo Misto, con Vittorio Sgarbi nel ruolo di centralinista, non bastano.
Anche perché tutte le conversazioni sono finite con il “no, grazie” degli interlocutori. Le ambizioni, insomma, non sono sufficienti a spingere in alto il numero dei sostenitori.
L’ammonimento arriva da un ex berlusconiano di lungo corso, come il deputato Osvaldo Napoli, oggi con Coraggio Italia. “Davvero pensano che la candidatura del presidente Berlusconi al Quirinale potrà decollare una volta verificati i numeri in Parlamento?”, biasimando il metodo scelto: quello del pallottoliere a colpi di telefonate.
Del resto nei corridoi della Camera, dalla Lega a Fdi, rimbalza un ragionamento: la professione di lealtà è necessaria in questo momento, quando è in piena “operazione scoiattolo”, come è stato ribattezzato lo scuoting condotto da Berlusconi. Una strategia necessaria a tenere unita la coalizione, mette il centrodestra all’angolo senza poter fare da regista all’operazione.
Ma, al momento del voto, scatterà “l’operazione affossamento”, orchestrata dagli alleati. Con una trentina di franchi tiratori si garantisce la fine di un ciclo, quello berlusconiano.
La mancata elezione al Colle manderebbe definitivamente in pensione il Cav, portando all’implosione Forza Italia.
La dissoluzione del partito azzurro fa gola a tutti: alla destra, per cercare di aumentare i consensi ed eliminare un alleato comunque scomodo, ai centristi, come Matteo Renzi e Giovanni Toti, per ampliare il progetto moderato.
Le parole di Gianni Letta, dunque, non vanno lette in un’ottica antiberlusconiana, visto che l’uomo è berlusconiano da sempre, ma come un appello al leader per non schiantarsi. Trascinandosi dietro quel che aveva costruito.
(da agenzie)
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