Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
GIANNI LETTA E IL PIANO B
Cosa succede se a Silvio Berlusconi mancano i voti per diventare presidente della Repubblica? Attualmente, a 85 anni suonati, il Cavaliere può contare sull’operazione Scoiattolo. Ovvero sullo scouting che i parlamentari a lui vicini come Vittorio Sgarbi stanno effettuando sui Grandi Elettori. I conti della serva dicono che gli mancano una sessantina di voti.
E c’è il fantasma dei 101 di Prodi da combattere. Perché, come ha spiegato ieri Open, ci saranno anche franchi tiratori nel centrodestra a mettere in pericolo il conto totale. Per questo alla fine il Cav potrebbe ritagliarsi un ruolo di king maker. Ma intanto il suo fedelissimo Gianni Letta è stato avvistato ieri a Palazzo Chigi per un colloquio con Antonio Funiciello, capo di gabinetto di Mario Draghi.
Se il Cavaliere fa flop
Tutti gli occhi sono puntati sulla quarta votazione. Con l’abbassamento del quorum per lui c’è l’occasione di vincere. Ma anche quella di registrare un flop. Basta che prenda qualche voto in più di quelli considerati sicuri perché provenienti dal centrodestra per mettere in pericolo la sua candidatura.
In quel caso, sostiene il Corriere della Sera, per Berlusconi sarà il momento dell’addio: «Sappiate che se mi renderò conto che i voti non ci sono, sono pronto al passo indietro». Ma intanto, sostiene il quotidiano, tra gli alleati serpeggia un po’ di paura.
Matteo Salvini sente da giorni i suoi che gli disegnano scenari preoccupanti: «Il kingmaker diventa il Cavaliere», oppure «dopo una candidatura di bandiera, mezzo Parlamento se ne uscirà con il nome di Draghi. E noi come potremmo fare a dire di no?».
Ma c’è uno scenario ancora peggiore: «Berlusconi andrà avanti diritto a esplorare le sue possibilità. Poi, quando si renderà conto che i numeri non ci sono, via libera a Giuliano Amato». E addio presidente di centrodestra.
Ma la verità è che la coalizione un vero e proprio piano B non ce l’ha. Giorgia Meloni teme che alla fine si resti tutti con un nome solo da votare. Ovvero quello di Mario Draghi. Intanto Giovanni Toti mette in guardia tutti: «Se il centrodestra dovesse fallire sul Cavaliere, poi avrebbe difficoltà a far dialogare gli altri».
Così come Osvaldo Napoli: «Le elezioni vanno costruite con il dialogo, non con il pallottoliere». Ma Silvio per ora non vuole dare retta a nessuno. È convinto che sarebbe folle scoprire ora le carte. Soltanto in presenza di un chiaro segnale di sconfitta cambierà cavallo. Perché solo allora, come dicono i suoi, deciderà e «non è un pazzo, non andrà allo sbaraglio».
Il lodo Letta
ntanto ieri le agenzie di stampa hanno raccontato che Gianni Letta si è presentato a Palazzo Chigi. E, scrive La Stampa, lo ha fatto all’insaputa di Berlusconi. «Che vuol dire che è andato a Palazzo Chigi stamattina? Prima del vertice?», avrebbe chiesto Silvio ai suoi secondo la ricostruzione di Ilario Lombardo.
Funiciello ha la delega di Draghi a trattare con i partiti. Lo ha fatto in occasione delle nomine in Rai. Per questo gli uomini di Berlusconi si chiedono quale sia il tavolo su cui sta giocando Letta. Magari, sostengono, sta accarezzando l’idea di andarci lui al Quirinale al posto di Silvio. Il che costituirebbe il colpo di scena finale di un Romanzo Quirinale di prima categoria.
C’è chi, con meno fantasia, costruisce però un altro scenario. Secondo il quale Gianni starebbe lavorando per il nipote Enrico. Il quale ha capito che per il Partito Democratico esultare per il risultato del Quirinale sarà difficile visto che il centrodestra ha i voti. A meno che alla fine non riesca a portare al Colle Draghi. Oppure non si tiri fuori un nome dal cilindro all’ultimo. Magari una donna.
(da Huffingtonpost)
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Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
“AL QUIRINALE NON VOGLIAMO UN LEADER POLITICO“
«Non c’è nessun diritto di precedenza che il centrodestra può vantare nell’indicare il presidente della Repubblica: si è confuso un atteggiamento rispettoso da parte nostra con un diritto che non c’è». Così Enrico Letta all’apertura della riunione della Direzione e dei Gruppi Pd commenta le ultime dichiarazioni dei partiti di centrodestra sulla candidatura ufficiale al Quirinale.
Dopo il vertice di Villa Grande avvenuto ieri, 14 gennaio, i leader di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno sciolto il nodo della candidatura unitaria. Ma la nota ufficiale di diffusa con sopra il nome di Silvio Berlusconi sembra non aver messo di buon umore Letta: «Non stiamo parlando di un diritto, non è che il centrodestra debba semplicemente valutare l’equilibrio migliore al suo interno», ha spiegato il segretario dem.
«Sarebbe una scelta profondamente sbagliata come è sbagliata la logica dello scoiattolo di cercare i voti in una dinamica che non è quella del tempo che stiamo vivendo».
Il riferimento è a quella strategia di reclutamento che Berlusconi starebbe avanzando fin dal periodo natalizio. Dopo le chiamate di sinceri auguri farcite con una buona pubblicità alla sua possibile candidatura, dall’11 gennaio la spedizione del Cavaliere si era diretta nella Capitale per incontrare personalmente i grandi elettori.
«In Parlamento nessuno ha la maggioranza», ha continuato però Letta. «Ognuno deve considerare l’essere minoranza con responsabilità, che è l’atteggiamento con noi ci muoviamo».
«In tanti ci stanno dicendo: mettete in campo anche voi una candidata o un candidato. Nel momento in cui in Parlamento c’è una unione di minoranze, mettere in campo nomi significa bruciarli, essere oggetto di veti da parte di altri parti politiche», ha spiegato ancora Letta, sottolineando come l’idea del Partito Democratico sul nuovo presidente della Repubblica sia quella «di una figura che in scia con Mattarella, e non un capo politico».
Per questa ragione l’invito è quello «di un patto di larga legislatura e di una discussione in totale trasparenza».
Il segretario ha poi proseguito con una proposta: «La rivolgo a tutte le forze politiche, sia ai nostri alleati, sia a coloro che hanno chiuso le porte al dialogo, scelta sbagliata: noi vogliamo riaprire le porte per il bene del Paese. Proponiamo un’iniziativa che crei un patto di legislatura per completarla nei tempi naturali, fatto di tre punti: l’elezione di un o una presidente della Repubblica istituzionale, super partes e di garanzia per tutti; la scelta forte di dare energia perché i prossimi 14 mesi di governo siano efficaci in continuità ma con rinnovata energia; il completamento delle riforme per la buona politica».
«Berlusconi il nome più divisivo che possa esserci»
«Dovremo decidere come comportarci se il centrodestra andrà avanti con la scelta profondamente sbagliata di candidare il capo politico più divisivo che possa esserci, perché ogni capo politico è divisivo, ma quando parliamo degli ultimi 25 anni, è difficile pensare a un capo politico più divisivo di lui». Letta continua a commentare la scelta del centrodestra anche in funzione delle mosse che il Pd si troverà a fare nelle prossime settimane. «Questa scelta ci ha profondamente stupito e anche deluso perché ora rende le cose più difficili». Quanto alle elezioni per il 2022 «non sono da considerare», dichiara Letta. E aggiunge: «Vogliamo un presidente che dia l’incarico a chiunque vinca nel 2023. Stiamo per assumere decisioni e scelte molto importanti, che hanno a che fare con un passaggio della vita politica del nostro paese che capita poche volte in un quinquennio, un settennato, un decennio, dalle scelte che faremo nelle prossime ore dipenderà il futuro del nostro Paese».
«Disponibili a nuova legge elettorale»
Durante la riunione di Direzione della Direzione e dei Gruppi Pd Letta ha avanzato la proposta di un Patto per il Quirinale che avrebbe tra gli obiettivi anche una possibile riforma elettorale. «Uno degli scopi del Patto è quello di limitare il fenomeno del trasformismo parlamentare, che è uno degli elementi di maggiore lontananza dei cittadini dalle istituzioni», ha spiegato Letta, «fino alla nostra disponibilità, che abbiamo sempre dato, ad aggiustare la legge elettorale, che non è la più bella legge elettorale che potremmo avere». I punti del piano secondo il segretario avranno necessariamente bisogno «di un accordo generale, che parta dalle forze di maggioranza, per rinnovare il patto di legislatura».
(da agenzie)
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Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
… LA POLIZIA LA MULTA PER 400 EURO E VIENE SOSPESA DALL’INSEGNAMENTO
In classe era stato segnalato un caso di positività, quindi l’insegnante, secondo le nuove disposizioni del governo, avrebbe dovuto indossare la mascherina Ffp2. Tuttavia, si è rifiutata, scatenando la protesta degli alunni, che hanno deciso di abbandonare l’aula. È accaduto nella scuola media Carducci di Modena.
Vedendo la reazione degli studenti, la docente ha chiamato il 112 e scritto una nota sul registro. Intanto, a scuola è arrivata una pattuglia della polizia locale e l’insegnante è stata multata per violazione delle disposizioni anti-Covid: era anche sprovvista di Super Green pass.
Da due giorni in classe era stato segnalato un caso di positività tra gli studenti, ma la prof – per ben due volte – si è presentata in aula con la sola mascherina chirurgica. Già il giorno prima, dunque, gli alunni avevano invitato l’insegnante a indossare la Ffp2, ma lei si era rifiutata criticando l’uso di dispositivi di protezione e gel nonché il governo.
Quando la situazione si è verificata nuovamente il giorno dopo, gli studenti – dopo essersi consultati con i genitori – hanno deciso di abbandonare l’aula. La prof, che avrebbe anche filmato i giovani mentre stavano lasciando la classe, si è arrabbiata e ha chiamato il 112.
Intanto, a scuola è arrivata una pattuglia della polizia locale: gli agenti hanno scoperto che la donna non aveva il Super Green pass e le hanno messo una multa di 400 euro.
La professoressa della scuola media Carducci di Modena che nei giorni scorsi si era rifiutata di indossare la mascherina Ffp2 in aula – come previsto dopo un caso accertato di positività al Covid nella classe – e che tra l’altro non era in possesso di Super Green pass perché non vaccinata è stata sospesa
Ora, secondo quanto riportato dagli organi di stampa locali, la professoressa risulta sospesa dalla scuola e dunque non rientrerà in classe. Anche l’ufficio scolastico regionale valuta provvedimenti.
(da agenzie)
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Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
FALSA INOCULAZIONE A DUE CONIUGI
Continuano le segnalazioni e gli arresti in tutta Italia per quella che oramai è diventata una piaga del Sistema Sanitario Nazionale.
Medici e infermieri coinvolti, per arrotondare lo stipendio, in spregio a qualsiasi deontologia professionale ed etica buttano via dosi preziose di vaccino e non le somministrano appositamente.
A Palermo la polizia di Stato arresta un’altra infermiera. In azione nella notte la Digos che ha eseguito, su delega della procura della Repubblica, una ordinanza per gli arresti domiciliari, emessa dal gip nei confronti di una infermiera dell’hub vaccinale della Fiera del Mediterraneo, accusata di falso ideologico e peculato.
La donna, che lavora come infermiera anche presso il Reparto malattie infettive del Civico di Palermo, è accusata di avere beneficiato di una falsa dose booster e di avere praticato, durante un turno di servizio presso l’hub, false inoculazioni vaccinali a due coniugi no-vax.
L’ordinanza è il risultato dell’attività di indagine che aveva condotto al fermo, nello scorso mese di dicembre, di un’altra infermiera dello stesso hub vaccinale per corruzione, falso ideologico e peculato, per false vaccinazioni effettuate in favore di undici persone, tra cui il leader del locale movimento no-vax, in atto sottoposto a misura cautelare in carcere, e di un commerciante.
L’attività investigativa, che si è avvalsa di videoriprese effettuate presso la Fiera del Mediterraneo, e con il contributo della struttura del Commissario per l’emergenza Covid di Palermo, ha consentito di ricostruire che la falsa vaccinazione di cui avrebbe beneficiato la donna, sarebbe stata praticata dalla collega infermiera sottoposta a fermo di indiziato di delitto il 21 dicembre scorso.
L’indagata avrebbe, poi, effettuato due false vaccinazioni in favore di una coppia di coniugi – indagati per concorso in peculato e falso ideologico – seguendo lo stesso sistema dalla collega: lo sversamento della dose vaccinale in un quadrato di garza e una finta iniezione, praticata sul braccio dell’utente. Sono in corso ulteriori indagini per l’individuazione di altre analoghe false vaccinazioni.
(da agenzie)
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Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
GESTORI E ANZIANI SENZA VACCINO
Erano tutti non vaccinati tranne uno. Eppure gli anziani dovrebbero fare parte delle categorie più a rischio.
I carabinieri della stazione di Bagheria, insieme ai colleghi del Nas di Palermo hanno denunciato due coniugi, gestori di una casa di riposo a Bagheria, in Sicilia, anche loro sprovvisti di vaccinazioni anti-Covid-19 e di Green Pass.
Sette pazienti su otto, di età compresa tra i 62 e i 98 anni, sono risultati privi di vaccinazione contro il Coronavirus al momento del controllo delle forze dell’ordine. A questo punto, è scattata la denuncia per i due coniugi, poco più che quarantenni, alla Procura di Palermo, per la mancata valutazione del rischio biologico da diffusione di Covid-19. Inoltre, i due dovranno far fronte a delle sanzioni amministrative dell’ammontare di 2.000 euro.
(da agenzie)
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Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
LA SUA COLLOCAZIONE POLITICA E’ NOTA
Comunque finisca, finirà male, almeno nei tempi brevi.
Male per Novak Djokovic che diventa il massimo testimonial globale dell’ottusità e della pervicacia no vax, al limite dell’autolesionismo; male per le potenti associazioni dei tennisti professionisti, ATP e WTA, che non riescono a definire regole accettate e rispettate dallo sconosciuto iscritto a un Challenger colombiano e dalla star che incassa milioni di dollari; male per gli organizzatori degli Australian Open, responsabili di aver promesso al serbo un posto in tabellone a fronte di un certificato medico d’incerta validità; male per il tennis che, senza avere a disposizione sostituti all’altezza, rischia di perdere anzitempo l’unico senza acciacchi dei quattro straordinari dominatori dell’ultimo ventennio.
Non ne escono bene nemmeno le istituzioni australiane, divise e incerte sull’applicazione dei durissimi protocolli che regolano l’ingresso nel paese, più volte censurati dagli organismi internazionali di controllo e garanzia.
Ho appiattito le chiappe sulle poltrone, le seggiole e i gradoni degli slam, dei Masters, delle ATP Finals, delle Davis, delle FedCup e perfino di qualche Future, ho scritto commenti di partite e storie di tennisti e, quando non ho potuto andare di persona a seguire i match, ho consumato gli occhi davanti alla tv, come farò da domani notte per le dirette da Melbourne.
Mai mi sono sentito tanto a disagio come in queste ore per la tensione addirittura geopolitica innescata dal rifiuto del numero 1 ATP di vaccinarsi e dalla pretesa di partecipare comunque agli Australian Open, ma soprattutto perché il caso Djokovic sta deflagrando come una bomba nel circuito tennistico professionistico, caratterizzato da una meritocrazia squilibrata che premia a dismisura i tennisti più forti e penalizza chi ha meno qualità o mezzi.
I primi venti giocatori al mondo incassano, tra tornei e sponsorship, più dei colleghi piazzati tra il ventunesimo e il centesimo posto del ranking, che a loro volta portano a casa somme che, tutti insieme, gli altri 900 con almeno 12 punti ATP non riescono a raggranellare.
Consentire adesso al più ricco tennista di tutti i tempi di eludere le norme anti pandemiche australiane introduce un elemento di ingiustizia forse insopportabile, non foss’altro perché pochi possono permettersi un collegio di legali dedicato a opporre al governo federale le ragioni per le quali a un campione non vaccinato potrebbe fare quanto è proibito a un cittadino non vaccinato.
Se ne è in parte fatto portavoce Stefanos Tsitsipas, attuale numero 4 al mondo: “Ci sono due punti di vista. Da una parte quello di chi seguito le regole per giocare il torneo. Dall’altro c’è qualcuno che ha preferito seguire la sua strada e che fa passare gli altri per stupidi”.
A scanso di equivoci, dichiaro la mia passione diokovicciana in termini sportivi: considero il serbo il più completo giocatore dell’era moderna, l’unico in grado di puntare al Grande Slam –
Per tutto questo la vicenda che lo vede contrapposto all’esecutivo di Canberra mette in luce tratti di irresponsabilità che lasciano esterrefatti.
A meno che Djokovic stia puntando a modificare e allargare la propria identità pubblica all’ambito extrasportivo con l’obiettivo di sfruttarla presto in patria o addirittura a livello internazionale.
Della sua collocazione politica s’intuisce parecchio leggendo le cronache: ha dichiarato di considerare il Kossovo parte integrante della Serbia e s’è lasciato fotografare a un matrimonio accanto all’ex-braccio destro di Ratko Mladic, condannato all’Aja in quanto responsabile del genocidio di Srebrenica. Suo padre Srdjan ha detto giorni fa che “Novak è la Serbia e la Serbia è Novak”.
Dalla pandemia e da Melbourne potrebbe dunque prendere le mosse la carriera di un leader al quale il tennis sta ormai stretto. Non solo irresponsabilità ma anche cinismo. Spero di sbagliarmi.
(da Huffingtonpost)
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Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
NADAL: “SARA’ UN GRANDE TORNEO ANCHE SENZA DI LUI“
Il tennista Novak Djokovic è tornato in detenzione al Carlton’s Park Hotel. Uno scatto che mostra il suo arrivo nell’albergo che ospita gli immigrati in attesa di giudizio è stato pubblicato su Twitter dalla giornalista di 9News Melbourne Lana Murphy.
Il tennista serbo indossava una giacca verde, pantaloni e un maglione con una mascherina bianca, mentre veniva trasportato da una automobile bianca. Ha incrociato un piccolo gruppo di manifestanti pro-rifugiati era accampato fuori dall’hotel con striscioni che chiedevano il rilascio dei richiedenti asilo detenuti presso la struttura.
Il Park Hotel ospita decine di migranti che aspettano di sapere se possono rimanere nel paese. La madre Dijana aveva detto che la struttura era «peggio del carcere: non gli danno la colazione».
Il giocatore si trova in stato di fermo fino all’udienza definitiva, che dovrebbe svolgersi domenica. Intanto i suoi avversari hanno cominciato a dimostrare insofferenza nei confronti della querelle: «Sarà un grande torneo anche senza di lui», ha detto Rafa Nadal.
(da agenzie)
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Gennaio 15th, 2022 Riccardo Fucile
EFFICACIA TERZA DOSE DEL 98% CONTRO MALATTIA GRAVE
Il tasso di ricovero in terapia intensiva è di 26,7 casi ogni 100 mila per i non vaccinati ma scende a 0,9 og per chi ha fatto la terza dose di vaccino.
È quanto evidenzia il Report dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che integra il monitoraggio settimanale sul Covid.
Inoltre, nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster, si legge nel Report, l’efficacia nel prevenire la diagnosi e i casi di malattia severa è pari rispettivamente al 68,8% e al 98%.
Inoltre, sempre secondo il Report Iss, il tasso dei decessi per le persone non vaccinate è pari a 42.4 ogni centomila. Quello dei vaccinati con ciclo completo e dose booster è 1.4. L’indice di rischio rispetto ai due valori di riferimento è 30.3.
E tra i nuovi casi a pesare sono anche i tanti contagi tra i più giovani. Tra il 27 dicembre e il 9 gennaio, difatti, nella fascia in età scolare, sotto i 19 anni, sono stati segnalati 340.005 nuovi, di cui 1.245 ospedalizzati, 14 ricoverati in terapia intensiva e un decesso, mette in evidenza il Report Iss.
E nell’ultima settimana c’è stato un aumento dell’incidenza in tutte le fasce d’età rispetto a quella precedente, scrive l’Iss, e in particolare, l’incidenza nella popolazione di età 12-19 anni risulta pari a 2.489 casi per 100.000 vs 1.840 casi per 100.000 registrati nella settimana precedente. Nella classe di età 5-11 anni, aggiunge l’Iss, a partire dalla seconda settimana di ottobre, una maggiore crescita dell’incidenza rispetto al resto della popolazione in età scolare.
Nelle ultime due settimane c’è stato, inoltre, un forte aumento dell’incidenza in particolare nella fascia di età 16-19 anni e un forte aumento del tasso di ospedalizzazione nella fascia (5 anni, 10 ricoveri per 1.000.000 abitanti) e un aumento più contenuto nella fascia 16-19 anni.
Nell’ultima settimana, rimane stabile a 20 la percentuale dei casi segnalati nella popolazione di età scolare di cui 31% nella fascia d’età 5-11 anni, il 59% nella fascia 12-19 anni e il 10% nei bambini sotto i 5 anni.
Niente sconti sui numeri, ma di interventi per ridurre la pressione sugli ospedali, delle restrizioni “per raffreddare la curva e allentare la pressione sugli ospedali”.
A chiederlo è stato il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli durante un’intervista a Tgcom24 dove ha poi aggiunto: “Avevamo proposto un ritardo nella ripresa della scuola, recuperando a giugno. Quella sugli stadi è una decisione apprezzata. Si potrebbe intervenire – ha proposto – con limitazioni temporanee degli spettatori per gli spettacoli e poi riprendere normalmente le attività da febbraio in poi”.
Aumenta la percentuale di casi Covid tra gli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione (sempre secondo il Report del’Iss),. A seguito dell’inizio della somministrazione delle dosi booster, “si era osservata una diminuzione della percentuale dei casi tra operatori sanitari, ma nelle ultime 2 settimane – afferma l’Iss – si è registrato un aumento del numero di casi segnalati: 12.009 rispetto ai 10.393 della settimana precedente. La percentuale di casi sul totale risulta in lieve diminuzione da 2,0% della settimana precedente a 1,8%”.
(da agenzie)
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