Gennaio 28th, 2022 Riccardo Fucile
CHI VUOLE CASINI, CHI VUOLE DRAGHI, CHI HA QUALCOSA DA NASCONDERE… TRAGICO ERRORE DI LETTA CHE NON DIFENDE UN NOME CHE ERA UNA DELLE PROPOSTE DEL CENTROSINISTRA E VANEGGIA SU UN MATTARELLA BIS, LASCIANDO AI SOVRANISTI DI METTERCI IL CAPPELLO
Di Maio: “Indecoroso bruciare Belloni, non va bene metodo
“Trovo indecoroso”, ha detto in una nota Luigi Di Maio, “che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni. Senza un accordo condiviso. Lo avevo detto ieri: prima di bruciare nomi bisognava trovare l’accordo della maggioranza di governo. Tutto ciò, inoltre, dopo che oggi è stata esposta la seconda carica dello Stato. Così non va bene, non è il metodo giusto”.
Forza Italia da questo momento tratterà autonomamente
“Forza Italia, allo scopo di favorire una rapida e il più possibile condivisa elezione del Presidente della Repubblica, da questo momento in poi discuterà e tratterà autonomamente con le altre forze politiche”. Lo rendo noto fonti di Fi.
Meloni: “Quando si parla di una donna, si assiste a fuoco di violenza inaudita”
“Tutti parlano dell’importanza delle donne nei ruoli chiave, ma alla prova dei fatti quando esce il nome di una donna per un’alta carica si assiste a un fuoco di sbarramento di una violenza inaudita. Ecco a voi la latente misoginia italiana”. Lo dichiara Giorgia Meloni, leader Fdi.
Leu: “Inaccettabile la candidatura di Belloni”
“Con tutto il rispetto per la competenza e la capacità di Elisabetta Belloni, in un Paese democratico è assolutamente inopportuno che il capo dei servizi segreti diventi presidente della Repubblica. Allo stesso modo non è accettabile che la presidenza della Repubblica e la guida del governo siano affidate entrambe a personalità tecniche e non politiche”. Così fonti di LeU commentano l’ipotesi della candidatura di Elisabetta Belloni alla presidenza della Repubblica.
Fonti Nazareno: “Invitiamo a prendere atto della spinta a favore di Mattarella”
“Sono finalmente in corso, dopo il fallimento del muro contro muro voluto dal centro destra, confronti e discussioni su alcune possibili soluzioni. Tra queste anche candidature femminili di assoluto valore. Ma ci vuole serietà, la cosa peggiore è continuare col metodo di questi giorni che consiste nel bruciare con improvvide fughe in avanti ogni possibilità di intesa. Per noi rimane fondamentale preservare l’unità della maggioranza di governo. Intanto invitiamo tutti a prendere atto della spinta che da due giorni e in modo trasversale in Parlamento viene a favore della riconferma del Presidente Mattarella“. Così fonti del Nazareno
(da agenzie)
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Gennaio 28th, 2022 Riccardo Fucile
E’ STATA LA PRIMA DONNA A GUIDARE DIPLOMAZIA E SERVIZI SEGRETI… PER SALVARE MIGLIAIA DI ITALIANI DURANTE LO TSUNAMI NON LASCIAVA L’UFFICIO NEANCHE DI NOTTE… I SALVATAGGI DEGLI ITALIANI RAPITI E LA LEGION D’ONORE DALLA FRANCIA
Elisabetta Belloni è tra quelle che hanno infranto, da tempo, il tetto di cristallo.
Da quando, tanti anni fa, fu tra le prime ammesse a iscriversi al liceo Massimo di Roma, quando l’istituto gesuita, frequentato anche dal premier Mario Draghi, decise di non essere più solo maschile.
Al Massimo, ricordò un’emozionata Belloni nel 2007, ricevendo un premio dedicato agli ex alunni, ci hanno “insegnato l’impegno e il rigore che ci accompagnano per tutta la vita”.
Un impegno e un rigore che non ha mai tradito: dopo un lunga carriera diplomatica è una civil servant “orgogliosa di definirsi istituzionale”. Come lei stessa affermò in una delle sue poche interviste in cui rivendicò anche l’orgoglio di “non avere nessuna matrice politica”.
A 63 anni Belloni – che parla quattro lingue e vanta, tra le onorificenze, la Legion d’onore ricevuta dalla Francia – ha alle spalle tanti altri incarichi a cui è stata chiamata come ‘la prima donna’: dalla direzione della Cooperazione allo Sviluppo al ruolo di capo di Gabinetto di un ministro degli Esteri.
Riservatissima, della sua vita privata si sa poco: è rimasta vedova cinque anni fa, dopo la morte del marito Giorgio Giacomelli, anche lui ambasciatore. Chi la conosce bene parla di lei come una donna con un personalità forte, molto determinata.
Che crede nel ruolo delle donne, “particolarmente idonee – aveva sottolineato anni fa in un’altra intervista – perché hanno quasi per natura una propensione alla decisione senza tentennamenti e all’assunzione di responsabilità anche quando ciò comporta dei rischi personali”. Ma senza rinunciare alla femminilità, come dimostra il suo stile sempre elegante e attento ai dettagli.
Si è laureata in Scienze Politiche nel 1982 alla Luiss di Roma e tre anni dopo è entrata in carriera diplomatica dove ha percorso tutte le tappe fino ad essere promossa, nel 2014, Ambasciatore, una delle poche donne ad aver raggiunto il più alto grado della carriera diplomatica, grazie all’impegno che l’ha fatta conoscere fuori dalle mura della Farnesina in occasione di alcune delle sfide più difficili della diplomazia italiana
Nel novembre 2004 viene nominata capo dell’Unità di Crisi e solo un mese e mezzo dopo, il 26 dicembre, deve affrontare la tragedia dello tsunami nel sudest asiatico con migliaia di turisti italiani in zona, centinaia di dispersi, il difficile compito di contattare le famiglie delle vittime e organizzare i rimpatri.
Diventa presto quasi leggendaria la scelta di rimanere in ufficio anche di notte per gestire l’emergenza in ogni momento. Ed è solo l’inizio. Arriveranno a stretto giro il rapimento di Giuliana Sgrena e l’uccisione di Nicola Calipari in Iraq, il rapimento di Daniele Mastrogiacomo in Afghanistan, i delicati casi di tecnici italiani finiti nelle mani dei guerriglieri nigeriani.
Nel 2008 Belloni viene nominata capo della Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo, che gestisce anche con una serie di missioni nei Paesi più poveri e un’attenzione costante nei confronti delle donne, ultime tra gli ultimi dove la miseria e le malattie sono la norma.
Resterà alla Cooperazione fino al 2012. L’anno successivo passa alla guida della Direzione generale per le Risorse e l’Innovazione. Una nuova sfida, ma tutta diversa. Spetta a lei l’ingrato ma necessario compito di tagliare i costi del ministero.
Nel 2015 un nuovo balzo in avanti: è capo di gabinetto del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Poi nel 2016 diventa la prima donna Segretario generale. Ancora una volta un record prima di quello successivo, arrivato sette mesi, fa quando il governo Draghi l’ha chiamata a guidare il Dis, l’organo di coordinamento dei servizi segreti italiani.
(da agenzie)
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Gennaio 28th, 2022 Riccardo Fucile
ERA UNO DEI NOMI INDICATI DAL CENTROSINISTRA COME DI GARANZIA, SALVINI FA FINTA DI INTESTARSI PURE LEI… CONTRARI RENZI, CENTRISTI E FORZA ITALIA, A FAVORE LA MELONI
Il presidente del Movimento Cinque Stelle ha appena confermato l’accordo su una presidente donna. Fatale l’incontro tra Salvini, Letta e appunto Conte.
Il nome più accreditato resta quello di Elisabetta Belloni
Dall’accordo sembra restare fuori Italia Viva, il partito guidato da Matteo Renzi che, da quanto si apprende, domattina alle 8 in punto ha riunito i suoi deputati e senatori per decidere cosa fare in Aula.
«Ora sto lavorando perché ci sia un presidente donna in gamba, non un presidente in quanto donna. Ma non faccio nomi», ha detto Salvini che spera di «chiudere domani». «Sono assolutamente fiducioso», ha concluso.
Elisabetta Belloni potrebbe essere il nome giusto. Responsabile degli 007 italiani, ha ricevuto promozioni bipartisan, ha sempre avuto contatti con la politica ma non si è mai schierata. Piace ai grillini e a Giorgia Meloni.
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Gennaio 28th, 2022 Riccardo Fucile
E LEI LA PRENDE MALE: “E’ BRUTALE E VIOLENTA“… PROBABILE APPOGGIO A ZEMMOUR
Solo qualche giorno fa Marine Le Pen ci credeva ancora: «Mia nipote Marion Maréchal ha detto che tra me e Zemmour sosterrà chi è meglio piazzato, e quella meglio piazzata sono io, non ci sono dubbi».
Ora invece arriva la delusione: la 32enne ex deputata del Vaucluse (dipartimento del Sud della Francia), molto amata negli ambienti dell’estrema destra, esita ancora a unirsi alla campagna di Eric Zemmour ma certo non sosterrà la zia.
«Se appoggerò Eric non sarà giusto per farmi vedere e dire “sono qua”. Vorrà dire tornare in politica e dunque lasciare l’Issep (la scuola di formazione politica che ha fondato a Lione). È una vera scelta di vita, una decisione importante», ha detto durante un colloquio con il Parisien.
Quanto a Marine Le Pen, «avevo detto che auspicavo un’unione della destra patriottica dietro il candidato meglio piazzato. Ma vediamo bene che non si sta certo prendendo la strada dell’unione, e non so chi sia il meglio piazzato, la campagna è ancora lunga. Eric Zemmour ha un margine di progresso presso le classi popolari e gli astensionisti più grande di quello di Marine Le Pen tra le fasce superiori della popolazione. È difficile togliersi di dosso una certa immagine in politica».
Le parole sia pure caute di Marion Maréchal sono state interpretate come una inequivocabile scelta di campo, innanzitutto da Marine Le Pen che ha reagito mentre era invitata a una trasmissione su Cnews, la rete tv vicina a Zemmour e alla galassia nazionalista: «Penso che se vi dicessi che questa cosa non mi ferisce, nessuno ci crederebbe. Con Marion ho una storia particolare, perché l’ho cresciuta con mia sorella nei suoi primi anni di vita. Quindi è chiaramente qualcosa di brutale, di violento, di difficile per me»
Marion Maréchal è figlia di Yann Le Pen (figlia di Jean-Marie e sorella di Marine), che dopo la conclusione di un primo matrimonio ha incontrato il giornalista e diplomatico Roger Auque. Dalla loro breve relazione nel 1989 è nata Marion.
È stata Marine, mia sorella, a starmi accanto quando ho partorito Marion – ha raccontato una volta Yann Le Pen -, e poi mi ha aiutata ad allevarla».
Due anni dopo Yann Le Pen si è risposta con Samuel Maréchal, esponente del Front National, che ha riconosciuto come figlia propria Marion. Durante l’adolescenza Marion Maréchal ha poi voluto conoscere il suo padre biologico, Roger Auque.
Dopo gli esordi in politica accanto alla zia, Marion Maréchal-Le Pen (all’inizio della carriera quello era il suo cognome) ha cominciato a prendere una strada autonoma, soprattutto dopo lo strappo tra Marine e il padre Jean-Marie. Quando Marine Le Pen ha preso in mano il partito cercando di normalizzarlo, e ha rotto i rapporti politici e personali con il padre e fondatore, Marion è sembrata rimanere più vicina al nonno.
Marion Maréchal-Le Pen è stata a lungo identificata con l’anima più tradizionalista del Front National (poi Rassemblement national), quella più forte nel Sud, legata ai valori cattolici e conservatori, mentre Marine sembrava rivolgersi soprattutto alle classi popolari del Nord orfane della sinistra.
Nel 2018 Marion ha lasciato momentaneamente la politica e ha cambiato il cognome abbandonando la parte più impegnativa Le Pen e firmandosi ormai Marion Maréchal. Dopo la creazione dell’ISSEP (Institut de sciences sociales, économiques et politique), ora la tentazione di ritornare in politica, magari con Zemmour, certo non più all’ombra di zia Marine.
Per Marine Le Pen è un colpo piuttosto duro, non soltanto da un punto di vista personale. La campagna di Zemmour in questi giorni è sembrata in stallo, i sondaggi lo danno solo al quarto posto nettamente dietro a Emmanuel Macron e a Valérie Pécresse e Marine Le Pen, affiancate in seconda posizione (si vota per l’Eliseo il 10 e 24 aprile).
L’arrivo di Gilbert Collard, eurodeputato che ha deciso di abbandonare Marine Le Pen, e quello sempre più probabile di Marion Maréchal potrebbero dare un nuovo slancio a Zemmour, mentre Marine Le Pen teme che Marion potrebbe portare con sé molti esponenti del Rassemblement national, indebolendo il partito.
(da Il Corriere della Sera)
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Gennaio 28th, 2022 Riccardo Fucile
EMERGENCY: “DIPLOMATICI COME LEI TI FANNO SENTIRE SEMPRE AL SICURO, DISPONIBILE ANCHE A FERRAGOSTO“
Poteva trattarsi di gestire la liberazione di ostaggi italiani, di aprire un tavolo di crisi sui dossier più caldi, soprattutto quelli mediorientali, o di schierarsi in favore di una battaglia che riteneva giusta, a volte anche andando oltre la sua posizione di funzionario dello Stato.
Ma se si ascoltano i racconti dei rappresentanti della società civile, delle organizzazioni non governative, di chi si è seduto dalla parte opposta del tavolo rispetto a lei, si ottiene sempre la stessa risposta: “Elisabetta Belloni è uno dei diplomatici più attenti alle esigenze delle organizzazioni, disponibile a presenziare a una riunione anche il 15 di agosto. Anche nelle diversità di opinione, il confronto è sempre stato caratterizzato da stima reciproca e rispetto dei ruoli“.
Non lo dicono i colleghi, non lo dicono i suoi “padrini” professionali e nemmeno i politici che l’hanno voluta accanto a sé.
Sono le parole di chi, spesso, con l’attuale direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, con alle spalle 35 anni di carriera diplomatica, ha dovuto contrattare, anche scontrarsi.
Oggi che il suo nome è tra i papabili per raccogliere l’eredità di Sergio Mattarella al Quirinale, chi ormai la conosce da anni la descrive come un carattere forte ma dialogante, sempre pronta a intavolare discussioni e trattative, una Stachanov della diplomazia che sembra avere una missione che va oltre l’incarico che ricopre.
Nata a Roma 63 anni fa, sposata con Giorgio Giacomelli, ambasciatore di 28 anni più anziano di lei e scomparso nel 2017, Belloni ha iniziato la carriera diplomatica prestissimo, nel 1985, a soli 27 anni.
Prima le esperienze a Vienna e Bratislava, poi il ritorno definitivo alla Farnesina, dove è rimasta fino a 8 mesi fa, quando Mario Draghi le ha offerto la guida dei servizi: la prima donna nella storia della Repubblica.
Come prima donna è stata anche quando le è stato affidato il ruolo di segretario generale del ministero degli Esteri, l’incarico diplomatico più importante dopo quello di ministro, arrivato dopo aver guidato prima l’Unità di Crisi della Farnesina e, poi, la direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo.
Donna riservata, raccontano, come deve esserlo chi nel suo lavoro rompe dei tabù. Amante della natura, del jogging e degli animali. Tutte passioni che, però, passano in secondo piano quando la situazione richiede un suo intervento.
“Ho avuto il piacere di collaborare con lei fin da quando guidava l’Unità di Crisi – racconta a Ilfattoquotidiano.it Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale (Aoi) – e successivamente quando è stata direttrice generale per la Cooperazione allo sviluppo e anche da segretario generale della Farnesina. Qualsiasi fosse il suo ruolo, si è sempre battuta per un dialogo più strutturato tra le istituzioni, che rappresentava, e noi della società civile. Ricordo che riuniva numerosi tavoli tematici sulle principali emergenze, dalla Palestina, al Libano, fino ovviamente all’Afghanistan. Sempre coinvolgendo non solo gli attori istituzionali, ma anche noi e le realtà sindacali. Ecco, la prima cosa che mi viene in mente parlando di lei è questo interesse e predisposizione ai rapporti con la società civile”.
Un approccio che, continua Stilli, non si è annacquato anche dopo la sua nomina a segretario generale della Farnesina: “Ci ha difeso quando ci sono stati attacchi all’8×1000 per la lotta alla povertà nel mondo e si è schierata con noi sulla battaglia affinché i fondi del Decreto Missioni dovessero aiutare le iniziative della società civile nel mondo. Un approccio non solo italiano, quindi, ma internazionale. Non è una cosa scontata per un funzionario dello Stato che ha anche grandi capacità di dialogo e attenzione ai processi di pace e al protagonismo della società civile. E voglio ricordare anche un altro episodio, quello del suo discorso alla commemorazione per la morte di Paolo Dieci (ex presidente del Cisp e della rete Link2007 scomparso nel marzo del 2019, ndr). Fu un intervento molto bello, per niente di circostanza”.
Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency Gino e oggi capo della comunicazione di Resq, l’ha conosciuta proprio in occasione di crisi che coinvolgevano cittadini italiani all’estero. Quando ancora non era presidente dell’organizzazione, ha vissuto il rapimento in Afghanistan del fotoreporter Gabriele Torsello, nel 2016, e del giornalista Daniele Mastrogiacomo, nel 2017. Mentre Emergency metteva a disposizione i suoi canali per stabilire contatti coi sequestratori, a gestire la situazione a capo dell’Unità di Crisi c’era proprio Belloni.
“In quell’occasione ricordo la concentrazione del diplomatico che vuol riportare a casa i prigionieri – dice Strada a Ilfattoquotidiano.it -, ma che è anche attento alla salvaguardia dell’incolumità delle ong coinvolte, in quel caso Emergency“.
Ma il rapporto con la ong fondata dal medico milanese non si limita alle situazioni di crisi: “Di lei ho sempre avuto l’idea che fosse una funzionaria che ascolta molto – continua Cecilia Strada – Ho sempre trovato disponibilità al dialogo, aveva quell’interesse a fare bene le cose che faceva superare ogni divergenza che potevamo avere, come è normale che sia. In molte situazioni di crisi, non era raro sentirsi abbandonati dai governi e dai suoi rappresentanti. Ecco, posso dire che con lei non è mai successo, sia durante i rapimenti che in altre situazioni di estrema difficoltà. Devo essere onesta, diplomatici come lei ed Ettore Sequi mi hanno fatta sempre sentire al sicuro”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Gennaio 28th, 2022 Riccardo Fucile
IMPEGNATA A DIGITARE SUL CELLULARE MENTRE DOVREBBE ADEMPIERE AL SUO RUOLO
All’inizio “spizzava” le schede che il Presidente della Camera leggeva e ufficializzava, molte con il suo nome.
Poi, a un certo punto, si è distratta perché impegnata nel leggere e rispondere a qualche messaggio arrivato sul suo telefono.
La giornata a Montecitorio di Maria Elisabetta Alberti Casellati si è, però, conclusa nel peggior modo possibile per lei: nonostante l’endorsement garantito dal centrodestra, alla conta finale dei voti del quinto scrutinio per l’elezione del Presidente della Repubblica, la Presidente del Senato ha ottenuto solamente 382 voti.
Il blitz tentato da Matteo Salvini, ma anche la conta dei “fedeli” all’interno della coalizione di centrodestra, è fallito. Il nome di Casellati non è passato e i franchi-tiratori sono quasi tutti all’interno di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.
Rispetto alle aspettative iniziali, infatti, oltre 70 Grandi Elettori che erano dati in procinto di votare per la Presidente del Senato hanno fatto mancare il loro apporto e supporto. Una sconfitta sonora, in attesa della sesta tornata che inizierà oggi alle 17, probabilmente con indicazioni di voto differenti.
Ma a far storcere il naso è stato lo spoglio. I malpensanti aveva previsto una lettura delle schede, come forma di controllo, da parte di Casellati. Controllo per verificare la fedeltà degli iscritti all’area di centrodestra.
Ovviamente non sappiamo se questo sia accaduto, ma quel che è evidente è racchiuso in quel video che immortala, durante le fasi dello spoglio, la Presidente del Senato che rallenta le operazioni di scrutinio. Il motivo? È impegnata a leggere e rispondere a uno o più messaggi ricevuti sul proprio telefono.
(da agenzie)
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Gennaio 28th, 2022 Riccardo Fucile
IL CENTRODESTRA HA PERSO ALMENO 71 VOTI: I FRANCHI TIRATORI HANNO IMPALLINATO I FAUTORI DELLA SPALLATA… IL PD: “ORA RIFLETTANO“
Il presidente della Camera Fico ha finito di leggere le schede con il voto espresso dai grandi elettori.
Casellati, nome su cui oggi ha puntato il centrodestra, si è fermata a 382 voti.
Segue Mattarella con 46 preferenze e Di Matteo con 38. A Berlusconi sono andati 8 voti e a Tajani 7.
A Cartabia, candidata di +Europa e Azione, sono andati 7 voti. Casini si ferma a 6. Le schede bianche sono 11, gli astenuti 406. In tutto i votanti 530, i presenti 936.
A questo punto ci sarà un’interruzione dei lavori per un paio di ore, così da consentire la sanificazione dell’Emiciclo. Poi, alle 17, seguirà la sesta votazione per eleggere il prossimo capo dello Stato.
(da agenzie)
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Gennaio 28th, 2022 Riccardo Fucile
LA PRESUNZIONE E’ UNA CATTIVA CONSIGLIERA
Il centrodestra conterà i suoi voti con Elisabetta Casellati oggi durante la quinta votazione per il Quirinale. Ma Salvini, Meloni e Berlusconi non credono davvero che la presidente del Senato possa farcela a superare quota 505 voti.
Secondo quanto risulta a Open è stata l’insistenza dell’interessata a portare alla decisione.
Casellati ha chiesto in tutti i modi ai leader del centrodestra di essere messa in votazione, convinta di potercela fare. I leader però ritengono un successo molto, molto improbabile.
Ma visto che in ogni caso avevano deciso di puntare oggi su un nome e non più sulla scheda bianca per contarsi, allora è arrivato l’ok.
Tutti gli occhi adesso sono puntati sul centrosinistra, mentre il vertice tra Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza è cominciato da pochissimo. Devono decidere se “spendere” (e quindi bruciare) anche loro un nome oppure uscire dall’aula. Poi tornerà in ballo Roberto Fico. Letta ha già fatto sapere che chiederà al presidente della Camera di votare anche nel pomeriggio.
Dopo il sacrificio di Casellati potrebbe toccare a Pera, Nordio, Cassese o Massolo. Ma nel centrodestra c’è anche chi spinge per Draghi o Casini. Ma la decisione arriverà solo quando sarà certificato che nessun nome di centrodestra riesca ad arrivare al Colle.
(da agenzie)
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Gennaio 28th, 2022 Riccardo Fucile
IL M5S APRE A DRAGHI?
Se Elisabetta Casellati diventa presidente della Repubblica «finisce la maggioranza, si va alle elezioni anticipate e si rompe il quadro politico rispetto al quale fin qui con grande fatica si è gestita una situazione di straordinaria emergenza».
Lo ha detto stamattina Enrico Borghi, deputato e componente della segreteria Pd, intervistato a Radio Anch’io, su Radio Rai Uno.
«Ma noi siamo certi che ci sarà la compattezza del centrosinistra», ha aggiunto. La giornata inizia con l’attesa per il vertice del centrodestra, deciso a votare un nome anche per testare la saldatura della coalizione.
Ma Mario Turco, vicepresidente del M5s, invita Meloni, Salvini e Berlusconi ad «abbandonare gli uomini di bandiera e aprire un tavolo dell’interlocuzione».
Ma voterete Casellati, nome fatto in passato anche da Giuseppe Conte, se il centrodestra lo proponesse? «Il problema è il metodo: bisogna cercare una candidatura di alto profilo condivisa dalla maggioranza. Salvini aveva detto che avrebbe chiamato i leader, attendiamo da Salvini, da due giorni, questo invito, per trovare la personalità adatta».
Quanto a Draghi, Turco spiega che Conte «non ha posto veti ma ha solo detto di preservare la continuità di governo». Intanto stamattina anche Enrico Letta è sul piede di guerra: «Siamo stati presi in giro per tre giorni, mi domando se ho fatto bene a fidarmi del centrodestra», dice il segretario del Pd arrivando al Palazzo dei gruppi.
(da agenzie)
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