Gennaio 12th, 2022 Riccardo Fucile
TRE NULLE, POI BRUCIARE BERLUSCONI ALLA QUARTA… MA NESSUNO POI SA COSA FARE
Matteo Salvini fa sapere che il “nome per il Colle” si saprà tra “quindici giorni”, che non è un modo di dire per prendere tempo, ma una data, cioè mercoledì 26 gennaio, dopo che saranno andate a vuoto le prime tre votazioni, in cui serve la maggioranza qualificata.
E non ci vuole Frate indovino per ricondurre quel nome a Silvio Berlusconi, di fronte alla cui determinazione i baldi giovanotti del centrodestra nostrano, pur pensando che trattasi di un testardo capriccio, non hanno il coraggio, la forza o l’animo di dire di no, per ora.
Perché, in questa confusione, tante volte si andasse al voto, pur sempre in coalizione col Cavaliere si devono presentare per competere con questo sistema elettorale.
E dunque, come in un deja vu – ricordate i vertici a palazzo Grazioli, i giornalisti assiepati sul marciapiede, i vertici a pranzo e le pennette tricolori – venerdì tutti a Villa Grande con i giornalisti sull’Appia antica, il pranzo e il Quirinale come menù. Nell’anno del Signore 2022 (sic!).
Senza neanche aspettare la direzione del Pd, segno che c’è non la ricerca di condivisione, come pure richiederebbe lo spirito con cui si elegge un capo dello Stato, il contesto di un governo di larghe intese da non terremotare, un paese da tenere unito in questa situazione.
Ma c’è in campo uno scherma predefinito e rigido, fino al momento in cui salterà. In questa gara di furbizia però già si intuisce dalle dichiarazioni di Riccardo Molinari, capogruppo leghista alla Camera, sulla necessità di “piano b” cosa pensi Salvini.
E cioè che, pagato lo scotto di fedeltà al Cavaliere, dalla quinta votazione sarà lui il king maker, con l’obiettivo di un nome di centrodestra “meno divisivo”. Per la serie: ti abbiamo accontentato, ora tocca a noi la proposta e a te adeguarti.
Come ogni volpe, parafrasando i classici, anche Salvini rischia di finire in pellicceria perché non è scritto da nessuna parte che, a quel punto, Berlusconi, ferito nell’orgoglio, non giochi a impallinare la Moratti o il Frattini di turno proposto da Salvini o chissà chi, secondo la nota linea del “muoia Sansone con tutti i filistei”.
Si sa, l’uomo che pensa di essere l’incarnazione del centrodestra, difficilmente può incoronare qualcun altro all’infuori di sé, a meno di non trarne un clamoroso vantaggio.
E infatti nell’inner circle più stretto sussurrano che in questo momento lui un “piano b” non lo prende neanche in considerazione ma, se proprio lo dovesse prendere, le sue preferenze andrebbero su Giuliano Amato ma ancor di più sulla presidente del Senato, Elisabetta Casellati perché è l’unica che potrebbe nominarlo senatore a vita.
E c’è infatti tutto un chiacchiericcio attorno alla presidente del Senato, con qualche altra volpe che pensa di sedurre il Pd offrendo a Luigi Zanda la presidenza del Senato, o meglio di sedurre Zanda in modo che sua volta seduca il Pd, ingolosito dall’idea.
E pure il Pd, come noto, aspetta che si consumi fino in fondo il tentativo di Berlusconi perché vani sembrano anche gli sforzi di Gianni Letta, tesi a favorire un suo passo indietro, proponendo Mario Draghi, favorendone l’elezione nei panni del vero padre della Patria.
Non sapendo a che santi appellarsi, il Pd invoca Mattarella in buona fede, rischiando però di produrre una singolare eterogenesi dei fini perché se il capo dello Stato uscente diventa la bandiera di una parte è più difficile che poi diventi un elemento di convergenza di tutti. Insomma, si brucia pure Mattarella. Il che potrebbe essere un elemento involontario o, ad essere maliziosi, un modo per arrivare, quando e se mai finirà questa fase di propaganda, al vero candidato di Enrico Letta, ovvero Mario Draghi.
In fondo al segretario del Pd non dispiacerebbe andare a votare, sia perché pensa di potersela giocare sia perché, in ogni caso, rinnoverebbe i gruppi sancendo che il Pd è il primo partito.
Nessuno può dirlo perché si spaventano gli attuali parlamentari ma, nel Pd c’è una robusta corrente di pensiero di chi pensa che convenga votare in pandemia perché (come si è visto alle amministrative) è un contesto che penalizza la destra: vuoi mettere ora una campagna elettorale all’insegna dei vaccini rispetto a quando, tra un anno, si parlerà di ripresa imponente dell’immigrazione o di un’Europa meno generosa in tema di debito pubblico.
Insomma, tutti sono con la testa già alla quarta votazione, dimenticando che anche l’affossamento di Berlusconi è un’operazione politica, che servono i franchi tiratori, che ci sono una serie di varianti da gestire.
Tecnicamente, un quadro fuori controllo: tutti kingmaker del domani e del dopodomani, mentre l’unico kingmaker dell’oggi è Silvio Berlusconi, con se stesso come progetto. Dibattito totalmente sganciato dalla situazione concreta del paese, anch’esso con le sue variabili e varianti fuori controllo, mentre si è raggiunta la cifra di quasi trecento morti al giorno, una crescita esponenziale dei contagi e qualcuno propone di non dare più i numeri del bollettino di guerra giornaliero, invenzione tutt’altro che rassicurante. Non c’è un solo elemento, dicasi uno, che corrisponde al principio di realtà.
(da Huffingtonpost)
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Gennaio 12th, 2022 Riccardo Fucile
PAROLE ALL’OPPOSTO DI SALVINI
Parole pesanti che vanno in controtendenza rispetto alla linea seguita da una fronda del suo partito. Perché Roberto Calderoli non solo è d’accordo con il Green Pass e certificazione verde rafforzata, ma propone – a mo’ di iperbole – il “Black Pass” per chi non si è vaccinato.
Il senatore della Lega e vicepresidente di Palazzo Madama, ha raccontato di come sia riuscito a “convertire” cinque no vax (tra amici e parenti) su sette. Con gli altri due che non hanno voluto ascoltare i suoi suggerimenti, ha tagliato i ponti.
Intervistato da Il Corriere della Sera, il leghista Calderoli non utilizza mezzi termini sulle restrizioni che dovrebbero colpire (in modo ancor più forte rispetto alle limitazioni già attuate e quelle che entreranno in vigore nei prossimi giorni) chi ha scelto di non vaccinarsi contro il Covid.
Il senatore, immunodepresso, racconta di come sia difficile schivare i contagi e che ogni giorno si trova a dover partecipare a un vero e proprio slalom. Perché è consapevole che, nonostante l’immunizzazione, il suo stato di salute sarebbe comunque aggravato da un’infezione da Sars-CoV-2.
“Una delle due persone con cui ho fallito è un mio parente. Ho discusso con lui per ore e ore, ho fatto notte e poi sono stato costretto a mandarlo a quel paese. Gli ho tolto il saluto, non deve nemmeno provare a telefonarmi. Chi si chiama fuori dalla responsabilità collettiva deve essere messo ai margini”.
Parole durissime e un giudizio netto e categorico contro chi non si vaccina per tutelare se stesso e gli altri. Perché la storia di questa pandemia parla di vittime, di persone ricoverate in gravi condizioni e costrette a finire nei reparti di terapia intensive. Alcuni intubati, altri con un casco per ottimizzare il passaggio di ossigeno fino ai polmoni profondamente toccati dal virus.
“Chi si ostina a non prendere atto della realtà lo costringerei a vedere cosa succede nelle corsie degli ospedali. Vorrei che provassero cosa significa passare giorni con il casco in testa, quel rumore assordante che non ti consente nemmeno di riposare”.
Concetti che dovrebbero riecheggiare anche in quel di via Bellerio, visto che alcuni esponenti – quotidianamente e pubblicamente – continuano a fare una campagna mediatica contro i vaccini. Alcuni di loro siedono anche negli stessi scranni parlamentari frequentati da Roberto Calderoli.
(da NetQuotidiano)
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Gennaio 12th, 2022 Riccardo Fucile
I TOTIANI VOGLIONO DRAGHI, CALENDA UN MATTARELLA BIS O CARTABIA
Viva Mario Draghi, siamo fedeli a Silvio Berlusconi, meglio un bis di Sergio Mattarella. Il centro recita a soggetto.
Tra i principali partiti di governo e d’opposizione non c’è il regista e forse nemmeno il direttore della fotografia, figuriamoci nel marasma di sigle e deputati che si colloca a metà del guado tra il centrodestra e il centrosinistra, e dalla girandola di vertici, incontri e contatti dei centristi emerge una convinzione: per il presidente di Forza Italia la strada è tutt’altro che spianata, la prova di forza alla quarta votazione, quando il quorum si abbasserà, non è così scontata.
Oggi si è riunita Cambiamo, la formazione che fa capo al presidente ligure Giovanni Toti e al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.
E poi Carlo Calenda, Emma Bonino e Benedetto Della Vedova hanno siglato una federazione tra Azione e +Europa. Berlusconiani, a parole, tendenza Draghi i primi, mattarelliani tendenza Cartabia i secondi. Mette Matteo Renzi è rimasto a guardare tessendo la sua tela.
Difficile unire tutti, difficile che ai blocchi di partenza il corpaccione di capi bastone e peones centristi possa convergere su un unico nome. Ma distillando il succo di una giornata caotica, l’unica certezza è un rallentamento di quella che Berlusconi vorrebbe fosse una corsa trionfale.
Si sfilano decisamente, come era atteso che fosse, Azione e +Europa. Calenda si dice “felicissimo” dell’ipotesi di un secondo mandato di Mattarella, Della Vedova annuisce.
La carta di riserva, messa apertis verbis sul tavolo, è quella di Marta Cartabia. La ministra della Giustizia, a metà del guado tra prudenza e recita a soggetto, ancora non ha consegnato al Parlamento i promessi (entro Natale, secondo l’ultimo aggiornamento) emendamenti sulla riforma del Consiglio superiore della magistratura. “È per non mettersi contro in un sol colpo grillini e magistrati”, commenta una fonte centrista, perorandone la causa.
Cartabia coltiva i suoi rapporti, rimanendo alla finestra, mentre Azione e +Europa si aggiungono al coro montante per il bis dell’attuale presidente della Repubblica. Di tutt’altro avviso Maurizio Lupi, leader di Noi con l’Italia: “Oggi più che mai il nome è quello di Silvio Berlusconi perché è quello che compatta di più la coalizione di centrodestra. È legittimato a farlo perché rappresenta 25 anni della nostra storia politica”.
Poco più in là c’è Cambiamo, sul crinale che separa il fronte berlusconiano dal resto del mondo, e qui le cose si complicano. “Nessun veto su Berlusconi”, ripetono in coro Brugnaro e Toti. I due leader sono planati a Roma per riunire le proprie fila, 32 grandi elettori da far pesare sul piatto della bilancia, i segnali che lanciano al Cavaliere sono tiepidi.
Perché, se è vero che sul leader azzurro non ci sono opposizioni, una fonte del partito spiega che “la gran parte del gruppo vedrebbe benissimo un’elezione di Draghi al Colle. Compresi loro due”.
La linea draghiana di Brugnaro non è un mistero, ma anche Toti ha provato a tirare il freno: “Se Draghi va al Colle il governo va avanti lo stesso. Che problema c’è?”, ha spiegato, tirando un siluro alla minaccia di Berlusconi di staccare la spina nel caso in grande avversario per il Quirinale dovesse spuntarla.
Alla riunione del gruppo si parla di metodo, si vola alto. Il documento unitario, approvato all’unanimità, invoca la necessità di un governo che traghetti il paese fino alle elezioni, la riforma della legge elettorale. Poi sulla partita del capo dello Stato il passaggio più sibillino: “Riteniamo che l’accordo politico per l’elezione del capo dello Stato deve partire da una proposta dei partiti e dei gruppi parlamentari del centrodestra del quale siamo parte integrante. Sottolineiamo al tempo stesso non solo la necessità ma anche la volontà di lavorare per trovare una convergenza più ampia possibile tra le forze politiche presenti in Parlamento”.
Quindi se da un lato non ci sono veti per Berlusconi, dall’altro la sottolineatura di una “convergenza più ampia possibile” tra i partiti lo elimina dal campo di gioco.
Per spiegarla con uno dei presenti: “Se Silvio ha i voti per essere eletto e ce li illustra saremo i primi a sostenerlo. Se va a sbattere in aula il vantaggio del centrodestra sparisce, perché il nome di coalizione verrebbe bruciato e si passerebbe ad altro”. Numeri che dovranno essere solidi, perché, continua il dirigente di Cambiamo, “non sono sicuro che a prescindere lo voteranno tutti”. Ecco, sentite un altro dei presenti: “Alla fine Berlusconi è divisivo, eleggere Draghi sarebbe un investimento per il paese e nei rapporti con Bruxelles per i prossimi sette anni. Speriamo che Salvini lo convinca a fare un passo indietro”.
Prima di riunire i parlamentari Toti e Brugnaro, insieme a Marco Marin, capogruppo alla Camera e a Gaetano Quagliariello hanno incontrato Salvini. E avrebbero illustrato al segretario leghista tutti i propri dubbi sull’operazione B.
“Se Salvini gli fa fare un passo indietro – spiega un deputato – come centrodestra possiamo davvero far passare anche un nostro candidato potabile per il Pd”. Sugli smartphone dei parlamentari rimbalzano le dichiarazioni di Riccardo Molinari, il capogruppo della Lega che ha invocato la messa a punto “di un piano B” qualora l’operazione Silvio sfumi a causa del suo essere “divisivo”. Brugnaro è in costante contatto con Matteo Renzi. Al fondatore di Italia viva non dispiacerebbe affatto l’ipotesi di far traslocare Draghi al Quirinale, i suoi al momento escludono di imbarcarsi in un voto su Berlusconi, ma il pressing da Villa Grande è fortissimo.
Dice però un colonnello renziano: “Quando Salvini conferma che rimarrà al governo anche senza Draghi contribuisce a stabilizzare il quadro. E con un quadro più stabile aumentano le possibilità di trasloco per l’attuale premier”.
Dopotutto Brugnaro l’ha detto chiaro e tondo ai suoi: “Noi pensiamo a una più larga coalizione possibile, ma non saremo noi a togliere le castagne dal fuoco del centrodestra”. Berlusconi è avvertito.
(da Huffingtonpost)
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Gennaio 12th, 2022 Riccardo Fucile
IL CAVALIERE FINISCE DIETRO ANCHE A CARTABIA, GENTILONI E CASELLATI
I sondaggi elettorali di Swg riguardano anche la partita per il Quirinale. Solo il 40% dice di seguirla con interesse, percentuale che sale al 54% tra i più anziani.
I più disinteressati sono coloro che appartengono al ceto popolare e i più giovani
Vi è poca fiducia, però, che i grandi elettori possano eleggere un buon Presidente. Solo il 24%, che sale al 31% tra chi è di centrosinistra, ne ha. Ben il 76% ne ha poca e nulla, e tra chi si colloca a destra si sale all’85%
Venendo ai nomi e agli identikit secondo i sondaggi elettorali di Swg il 59% vorrebbe una figura super parte eletta da una maggioranza trasversale.
Questa è soprattutto l’opinione di chi si colloca al centro e nel centrosinistra, e in misura minore di chi è di centrodestra, mentre gli elettori di destra preferirebbero un esponente di centrodestra anche se eletto con una maggioranza semplice.
A quasi nessuno piacerebbe, invece, che sia eletto qualcuno di centrosinistra in questo modo, ovvero con il voto solo di una parte.
A livello di nomi Draghi è ritenuto un Capo dello Stato adeguato dal 52% degli intervistati, cifra che sale al 71% tra chi vota centrosinistra, ma al 58% anche tra chi è di centrodestra.
È seguito da Cartabia, al 29%, da Gentiloni, al 28%, da Casellati, al 26%. Berlusconi è solo al 18%, e non va oltre il 39% neanche tra chi vota centrodestra.
Avranno questi dati un impatto sulla strategia dei partiti di centrodestra, e non solo, nel voto per il Colle?
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Gennaio 12th, 2022 Riccardo Fucile
TANTE PROMESSE SVANITE NEL NULLA, IGNORATI DALLA RAGGI, AIUTATI SOLO DA ZINGARETTI
Non era solamente buon cibo e ottimo servizio. È stata per anni, per oltre due decenni, un simbolo dell’inclusività nel mondo del lavoro.
Oggi, dopo 22 anni, la “Locanda dei Girasoli” è costretta alla chiusura. Ad annunciarlo sono stati gli stessi gestori del ristorante-pizzeria inserito nel tessuto urbano capitolino, in via del Sulpici (nel quartiere romano del Quadraro).
Una locanda sui generis, per il suo coraggio. Perché la “Locanda dei Girasoli”, per 22 anni, è stata gestita da una cooperativa composta da uomini e donne (giovani e meno giovani) con la sindrome di Down.
Una vera e propria missione di inclusività che ha affrontato nel corso degli anni tantissime difficoltà, riuscendo sempre a rialzare la testa e a offrire questa opportunità lavorativa, abbinandole a una qualità riconosciuta dalle recensioni dei clienti.
“22 anni fa in silenzio abbiamo mosso i nostri primi passi. Prendeva vita La Locanda dei Girasoli. Un’opportunità straordinaria di formazione e inclusione lavorativa. In questi anni, noi tutti, con grande sacrificio e orgoglio abbiamo trasformato un utopia in realtà. I nostri ragazzi hanno imparato più di un mestiere e il significato della parola LAVORO diventando dei veri professionisti. Hanno incontrato avversità e le hanno superate affrontandole a testa alta. Hanno conosciuto il rispetto per il prossimo e condiviso tutto se stessi nella maniera più genuina. Hanno creato una famiglia che porta il nome di un fiore splendido che segue sempre il sole. In questi anni ci avete insegnato tanto anche a tutti noi, e probabilmente anche a molti di voi, e per questo ve ne saremo per sempre grati…GRAZIE.
La Locanda Chiude…in silenzio…proprio come ha preso vita 22 anni fa. È stato straordinario lavorare insieme a voi. Grazie a tutti quelli che in questi anni ci anno sostenuto”.
Un silenzio che per anni ha prodotto appelli senza sortire alcun effetto. Appelli alle istituzioni rimaste inermi davanti alle richieste di aiuto.
L’amministrazione Raggi non aveva mai risposto alle richieste della cooperativa ed esattamente due anni fa la Regione Lazio aveva staccato un assegno da 48mila euro per scongiurare la chiusura del locale e dare un futuro a quei giovani che con impegno e dedizione lavoravano al suo interno. Ma sono passati due anni.
Due anni fatti di pandemia e chiusure. Si pensava, nel 2020, addirittura all’apertura di un casale per espandere un progetto, con tanto di appoggio da parte di Zingaretti. Pensieri futuri e futuribili che si sono scontrati con la realtà attuale. E con i silenzi.
(da NetQuotidiano)
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Gennaio 12th, 2022 Riccardo Fucile
UN INFAME DEL GENERE NON DOVREBBE METTERE PIU’ PIEDE IN PARLAMENTO… INUTILE CHE AFD E LEGA ORA SI DISSOCINO, CERTA FECCIA UMANA LI AVETE SCELTI VOI
Nicolaus Fest, eurodeputato dell’Afd, la formazione di estrema destra tedesca, ha esultato in una chat interna del partito per la morte di David Sassoli.
“Finalmente questo bastardo se n’è andato”, ha scritto in un gruppo WhatsApp secondo quanto riporta l’emittente Ard, che sostiene di avere lo screenshot del messaggio.
Il leader del partito, Jorg Meuthen, ha preso le distanze dalle dichiarazioni di Fest. “Una tale affermazione su un collega che è appena morto dopo una grave malattia è inquietante, profondamente ripugnante e imperdonabile”.
Ma le prese di distanza di Meuthen e la pioggia di critiche non sono bastate a Fest.
Il problema non sono i contenuti del suo messaggio, si dispiace Fest, ma che il messaggio sia trapelato: “E’ deplorevole che gli screenshot di questa comunicazione interna siano stati filtrati. Il lavoro politico all’interno di una delegazione piuttosto piccola, in particolare, prospera sulla fiducia reciproca”.
“A nome del gruppo Identità e Democrazia, condanno fermamente le gravi e inaccettabili affermazione fatte dall’eurodeputato Nicolaus Fest sulla scomparsa di David Sassoli”. Così in una nota l’europarlamentare Lega e presidente gruppo Identità e Democrazia (di cui fa parte anche AfD), Marco Zanni. “Mi associo a quanto dichiarato dal capo delegazione di Afd Joerg Meuthen, che ha immediatamente e nettamente deplorato il gesto. Si tratta di toni e di affermazioni che non ci appartengono e che violano i principi e lo statuto del nostro gruppo. Saranno proposte azioni disciplinari nel prossimo bureau di Id”, conclude Zanni.
“Le frasi di Fest sono una vergogna. Un insulto alla memoria del presidente del Parlamento europeo e un’offesa al nostro Paese”, dice Laura Garavini, vicepresidente della commissione Esteri e vicecapogruppo vicaria Italia Viva-Psi al Senato.
Per Dino Giarrusso (M5s) “David Sassoli è stato un uomo delle Istituzioni, la cui rara umanità è stata omaggiata e riconosciuta da tutti, amici e avversari politici. Accanirsi con insulti vili e ributtanti è semplicemente vergognoso”.
(da agenzie)
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Gennaio 12th, 2022 Riccardo Fucile
IL PRIMO E’ UN ARTISTA, LE ALTRE ATTRICI, MA QUELLI ABITUATI AD ANDARE PER TRAVESTITI DI NASCOSTO DA MOGLIE E FIGLI NON POSSONO CERTO CAPIRLO
La notizia della presenza di Drusilla Foer tra le co-conduttrici di Amadeus al prossimo festival di Sanremo, che andrà in onda dall’1 al 5 febbraio 2022, non è stata accolta benissimo dalla stampa di sedicente destra.
Invece di soffermarsi sulle sue qualità artistiche oppure sull’arguzia del personaggio, si è preferito far notare come in realtà si tratti di un uomo, l’attore Gianluca Gori, “travestito” da donna.
È proprio questa la parola utilizzata dal Tempo per dare la notizia: “A Sanremo arriva Drusilla Foer: un travestito tra le cinque vallette di Amadeus”.
Già il termine “vallette” appare vetusto, ancorato a un tempo in cui la presenza femminile faceva solo da contorno al conduttore uomo, buona soltanto per attirare l’occhio dello spettatore: situazione ormai superata (quasi) dappertutto con anzi diverse contributi femminili memorabili proprio al Festival di Sanremo.
Ma la violenza e sfacciataggine di un titolo come questo pare lampante. Oltre che gratuita, visto che nell’articolo l’attrice viene definita “un personaggio inventato, una nobildonna, interpretato da Gianluca Gori. Il personaggio era stato recentemente ospite di Serena Bortone su “Oggi è un altro giorno” e in passato di Piero Chiambretti”. Poi, l’attacco al mondo “rainbow” che avrebbe “esultato” per la decisione di Amadeus.
È questo il tema utilizzato anche dal Giornale, che in prima pagina titola: “Quattro donne e un ‘uomo’, festival politically correct”. Il titolo all’interno del quotidiano, a pagina 25, diventa invece: “Sanremo da cinema, Amadeus scatena il politically correct. Da Ornella Muti all’’inclusiva’ Drusilla Foer: le 5 partner che saliranno sul palco”. Drusilla Foer in 25 pagine si trasforma da “uomo” a donna.
Anche in questo caso, nell’articolo, firmato da una donna – Laura Rio – l’attacco a chi ha esultato per la notizia: “Il mondo dei social ha subito acclamato la scelta di Drusilla Foer come una “rivoluzione”, parlando di “messaggio di inclusività”; c’è chi ha addirittura scritto su Twitter: “Non abbiamo avuto il Ddl Zan ma almeno abbiamo Drusilla Foer a Sanremo”.
Non sarà certo il ddl Zan, ma la sua presenza sul palco dell’Ariston è un messaggio importante che il Festival lancia alle minoranze.
(da agenzie)
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Gennaio 12th, 2022 Riccardo Fucile
“MIGLIAIA DI PERSONE SONO MORTE NELLA COSTRUZIONE DEGLI STADI, LI HANNO SFRUTTATI IN MODO ORRIBILE“
Siamo a meno di un anno dal tanto discusso Mondiale in Qatar che inizierà il prossimo novembre e a dire la sua sull’evento al Daily Mail è stato l’ex campione del calcio francese, Eric Cantona, contrario alla manifestazione per diversi motivi legati al luogo in cui si svolgerà.
“Per me non sarà una vera Coppa del Mondo e non la guarderò. Negli ultimi decenni ci sono stati molti eventi come le Olimpiadi o i Mondiali in paesi che stanno emergendo, ma il Qatar non è il paese del calcio. Non sono contrario all’idea di ospitare una Coppa del Mondo in un paese dove c’è la possibilità di sviluppare e promuovere il calcio, come il Sud Africa o gli Stati Uniti. Oggi il calcio è lo sport femminile più popolare in America, c’è molta immigrazione sudamericana e un grande potenziale per lo sviluppo di questo sport. In Qatar, invece, la verità è che non esiste un tale potenziale, non c’è niente. Si tratta solo di soldi”, ha detto.
E ancora, sulla questione della morte di migliaia di lavoratori per la costruzione degli stadi, ha affermato: “Il modo in cui hanno trattato le persone che hanno costruito gli stadi è orribile. Migliaia di persone sono morte, eppure celebreremo questa Coppa del Mondo”.
“Capisco che sia un affare, ma ho sempre pensato che il calcio fosse l’unico posto dove tutti potessero avere una possibilità. La maggior parte dei giocatori proviene da zone povere e diventano calciatori hanno la possibilità di salvare sè stessi e salvare la propria famiglia, il che è fantastico. È una meritocrazia: se sei migliore del prossimo, giocherai ed è giusto così. Se meritocrazia e potenziale sono l’essenza del calcio, è ancora più sorprendente che possano organizzare una Coppa del Mondo in Qatar e che la gente abbia effettivamente votato per questo”, ha concluso Cantona.
(da agenzie)
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Gennaio 12th, 2022 Riccardo Fucile
“IO SONO STATA IN FILA PER VACCINARMI“
La leggenda del tennis Martina Navratilova critica la scelta di Novak Djokovic di non vaccinarsi contro il Covid.
L’ex campionessa americana di origine ceca, citata dai media a Belgrado, ha detto: «Ho tanta ammirazione per Djokovic, molte volte ho preso le sue difese, ma non posso difendere la sua decisione di non vaccinarsi».
«Se si vuole essere leader bisogna dare l’esempio, basato sul benessere di tutti», ha aggiunto Navratilova, che nella sua carriera ha vinto gli Australian Open per tre volte. «Io sono stata in fila per vaccinarmi, avevo paura di ammalarmi e di non essere vaccinata».
Secondo le ultime notizie, le false informazioni rilasciate dal tennista alla polizia di frontiera australiana potrebbero costargli l’arresto e una condanna a fino cinque anni di prigione.
Come riporta il sito australiano The Age, l’indagine della autorità locali si sta concentrando sulle informazioni che il tennista ha riportato nei suoi documenti di viaggio. Djokovic si è difeso, spiegando che si è trattato di un errore «non volontario» del suo staff. Il tennista – che sarebbe risultato positivo il 16 dicembre – aveva dichiarato di non aver viaggiato nelle due settimane precedenti l’arrivo in Australia lo scorso 4 gennaio, ma una serie di articoli e post sui social hanno smentito questa affermazione.
(da agenzie)
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