Gennaio 1st, 2022 Riccardo Fucile
L’INCHIESTA DEL WALL STREET JOURNAL: IL PENTAGONO HA SPESO 14 TRILIONI DI DOLLARI
L’Afghanistan, si sa, è stata la notizia dell’anno di esteri del 2021. Da agosto a oggi, è tempo per gli Stati Uniti di bilanci. Di capire cosa è rimasto della loro ventennale presenza nel paese degli aquiloni, ma soprattutto della loro ritirata ad agosto scorso. Ritirata che ha lasciato spazio ai talebani e che oggi vede in Afghanistan non solo la sospensione dei diritti umani con particolare accanimento su quelli delle donne, che però lottano ancora, ma anche una crisi economica e umanitaria feroce, un vero e proprio baratro.
Nel frattempo un’inchiesta del Wall Street Journal racconta chi sono i veri vincitori che hanno beneficiato dei soldi del governo Usa: produttori di armi, imprenditori, uomini d’affari, appaltatori.
I vincitori
Il WSJ racconta la storia di una piccola impresa avviata da due guardie nazionali dell’esercito dell’Ohio diventata uno dei principali appaltatori dell’esercito, raccogliendo quasi 4 miliardi di dollari in contratti federali.
Quella della dipendenza dagli appaltatori sul campo di battaglia e come ciò si aggiunga ai costi della guerra è, si nota da più parti, una lezione che gli Usa dovrebbero imparare dall’Afghanistan. A cominciare dall’11 settembre 2001, scrive il quotidiano, l’esternalizzazione militare ha contribuito a far salire la spesa del Pentagono a 14 trilioni di dollari, creando opportunità di profitto mentre le guerre in Afghanistan e in Iraq diventavano sempre più gravi.
Ebbene la metà di quella cifra (il range è tra il 30 e il 50%) sarebbe andata agli appaltatori, con cinque società della difesa – Lockheed Martin Corp., Boeing Co., General Dynamics Corp., Raytheon Technologies Corp. e Northrop Grumman Corp. – che hanno portato a casa 2,1 trilioni di dollari per armi, forniture e altri servizi. A dirlo è il Costs of War Project della Brown University, portato avanti da un gruppo di studiosi ed esperti legali che mira ad attirare l’attenzione su quello che definisce l’impatto nascosto dell’esercito americano. E poi c’è la miriade di aziende più piccole che pure ha guadagnato miliardi di dollari tra formazione di agenti di polizia afghani, costruzione di strade, creazione di scuole e sicurezza dei diplomatici occidentali.
La politica
Negli ultimi due decenni, nota il Wall Street Journal, sia le amministrazioni repubblicane che quelle democratiche hanno visto nell’uso di appaltatori un modo per mantenere basso il numero delle truppe e delle vittime tra il personale in servizio, spiegano alcuni funzionari di oggi e di ieri.
Quando si combatte una guerra con un esercito di soli volontari più piccolo rispetto ai conflitti passati e senza una leva, «devi affidare così tanto ad appaltatori per svolgere le tue operazioni», spiega Christopher Miller, impiegato in Afghanistan nel 2005 come berretto verde e poi segretario alla Difesa ad interim negli ultimi mesi dell’amministrazione Trump.
Le ingenti somme di denaro spese per lo sforzo bellico e per la ricostruzione dell’Afghanistan dopo anni di conflitto hanno messo a dura prova la capacità del governo degli Stati Uniti di controllare gli appaltatori e garantire che il denaro fosse speso come pianificato, si legge ancora sul Wall Street Journal. L’ispettorato generale statunitense per la ricostruzione dell’Afghanistan, creato per monitorare i quasi 150 miliardi di dollari di spesa per la ricostruzione del Paese, ha catalogato in centinaia di rapporti lo spreco e, a volte, le frodi.
I soldi
Un sondaggio pubblicato dall’ufficio all’inizio del 2021 ha rilevato che, dei 7,8 miliardi di dollari dei progetti esaminati, solo 1,2 miliardi, quindi il 15%, sono stati spesi come previsto per nuove strade, ospedali, ponti e fabbriche.
Almeno 2,4 miliardi di dollari, secondo il rapporto, sono stati spesi per aerei militari, uffici di polizia, programmi agricoli e altri progetti di sviluppo che sono stati poi abbandonati, distrutti o utilizzati per altri scopi.
Un esempio? Il Pentagono ha speso 6 milioni di dollari per un progetto che ha importato nove capre italiane per incrementare il mercato del cashmere in Afghanistan. Il progetto non ha mai raggiunto la soglia stabilito. E ancora: l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale ha donato 270 milioni di dollari a una società per la costruzione di 1.200 miglia di strada sterrata in Afghanistan. L’Agenzia ha dichiarato di aver annullato il progetto dopo che la società ha costruito 100 miglia di strada in tre anni di lavoro con la morte di oltre 125 persone negli attacchi dei ribelli.
Le risorse
L’uso degli appaltatori militari, sempre esistito, ha avuto particolare fortuna negli anni ’90, nel periodo della Guerra del Golfo. Quindi la decisione dopo l’11 settembre di perseguire una guerra globale al terrore ha trovato il Pentagono a corto di personale, dopo il ridimensionamento dell’esercito americano dopo la Guerra Fredda. Nel 2008, gli Stati Uniti avevano 187.900 soldati in Afghanistan e Iraq, al picco del dispiegamento delle truppe in quei paesi, e 203.660 dipendenti. Quando il presidente Barack Obama ha ordinato alla maggior parte delle truppe statunitensi di lasciare l’Afghanistan alla fine del suo secondo mandato, nel paese, si legge sul WSJ, c’erano più di 26.000 appaltatori e nemmeno 10mila soldati. Quattro anni dopo, in era Donald Trump, gli appaltatori erano 18.000 e i soldati 2.500.
La direzione sembra sempre la stessa, «indipendentemente dal fatto che ci sia un democratico o un repubblicano alla Casa Bianca», dice Heidi Peltier, responsabile del programma presso il Costs of War Project. E la dipendenza dagli appaltatori ha portato all’aumento della «economia mimetica», in cui il governo degli Stati Uniti camuffa i costi della guerra. Costi che potrebbero non piacere all’opinione pubblica. E più di 3.500 appaltatori statunitensi sono morti in Afghanistan e Iraq, secondo le statistiche del Dipartimento del Lavoro. Numeri che non fotografano interamente il quadro. E più di 7mila membri del servizio americano sono morti durante due decenni di guerra.
Il caso degli interpreti afghani
Soldi, soldi, soldi. Ma non per gli afghani. Sembra essere il caso del Mission Essential Group, società con sede in Ohio cresciuta fino a diventare il principale fornitore dell’esercito di interpreti di zone di guerra in Afghanistan. Nasce nel 2003 quando due guardie nazionali dell’esercito, Chad Monnin e Greg Miller, notano la scarsa qualità degli interpreti utilizzati dai militari e si mettono in testa di fare di meglio. Nel 2007 vince un contratto quinquennale da 300 milioni di dollari per fornire all’esercito interpreti e consulenti culturali in Afghanistan.
L’azienda cresce rapidamente. Monnin, che secondo il racconto degli ex dipendenti di Mission Essential era famoso per dormire nella sua auto per risparmiare sulle camere d’albergo, si trasferisce in una casa di 6.400 piedi quadrati da 1,3 milioni di dollari vicino a un campo da golf di un country club. E compra una Ferrari degli anni ’70.
Ma mentre gli interpreti erano ben pagati quando i contratti erano regolari, raccontano ancora gli ex dipendenti di Mission Essential, la paga per gli afghani diminuisce man mano che l’attività si contrae.
Quando la missione militare in Afghanistan inizia a ridimensionarsi nel 2012, Mission Essential racconta di pressioni per ridurre i costi e di aver rinegoziato i contratti con i linguisti afgani riducendo la retribuzione mensile media di circa il 20-25%. Il reddito medio mensile dei linguisti afgani è sceso da circa 750 dollari nel 2012 a 500 quest’anno, spiega la società. «Stavano prendendo miliardi dal governo degli Stati Uniti», affonda Anees Khalil, un linguista afghano-americano che ha lavorato per un subappaltatore di Mission Essential per diversi mesi.
«Il modo in cui trattavano i linguisti era davvero disumano». Lui e altri ex dipendenti hanno affermato che alcuni linguisti afgani che lavorano a fianco dei soldati statunitensi nelle parti più difficili del paese sono stati pagati fino a 300 dollari al mese. La società ha affermato di non avere documenti che lo provino. Anzi, afferma che i suoi interpreti sono stati «molto ben pagati rispetto ai redditi medi del mercato» e che l’azienda ha fatto di tutto per aiutare i suoi dipendenti in Afghanistan a sfuggire al dominio dei talebani.
Le cause
Al 2010 risale un episodio drammatico: un interprete afghano di Mission Essential in una base delle forze speciali dell’esercito vicino a Kabul afferra una pistola e uccide due soldati statunitensi. Le famiglie fanno causa all’azienda accusando Mission Essential di non aver controllato e supervisionato adeguatamente l’interprete. E per far sì, spiegano, che il governo affronti quella che definiscono una supervisione inadeguata degli appaltatori. «Questi contratti sono estremamente redditizi e secondo noi le considerazioni finanziarie avrebbero potuto superare la corretta esecuzione dei requisiti contrattuali», spiegano. Le due parti hanno risolto la causa nel 2015.
Quando il presidente Biden ha ordinato alle ultime truppe americane di lasciare l’Afghanistan ad agosto, Mission Essential – che nel frattempo ha affrontato una serie di guai tra proprietà e vertici – aveva ridotto il suo personale a circa mille persone. Quasi 90 dipendenti sono stati uccisi durante la guerra, spiega Miller. Gli ultimi 22 in Afghanistan hanno lavorato a fianco delle forze statunitensi e sono volati via da Kabul con gli ultimi aerei carichi delle truppe americane ad agosto. Da allora la Mission Essential si è riposizionata: si è assicurata un contratto da 12 milioni di dollari per fornire all’esercito interpreti in Africa e acquistato una società tecnologica.
(da TPI)
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Gennaio 1st, 2022 Riccardo Fucile
PROBLEMI PER VOTARE TUTTI IN PRESENZA
Sempre più remoto lo scenario di una rielezione dell’attuale capo dello Stato, che nel suo discorso di fine anno si è presentato agli italiani in piedi, davanti alla sua scrivania. Un’immagine letta da più parti come l’ennesimo segnale ai partiti di non essere disponibile a restare al Quirinale
Secondo quanto risulta a Open, martedì prossimo il presidente della Camera Fico indicherà la data del 24 gennaio per la prima votazione dell’assemblea dei grandi elettori per scegliere il nuovo presidente della Repubblica.
Ma tutto il resto rimane nebuloso. È certo che non ci potrà essere più di una votazione al giorno.
Ma la recrudescenza del contagio rende difficile organizzare le operazioni di voto, a cui saranno chiamati 1008 tra deputati, senatori, senatori a vita e rappresentanti delle regioni.
Come? Dove? Nelle elezioni passate tutto avveniva a Montecitorio, dove trovavano ospitalità tutti gli aventi diritto al voto. Ma oggi tutto questo è impensabile, e allora Fico e Casellati e i loro uffici stanno esaminando tutte le alternative, compreso il voto a distanza per i grandi elettori impossibilitati a raggiungere Roma, perché positivi o in quarantena. Probabile inoltre che il voto sia ripartito nelle due aule, Montecitorio e Palazzo Madama, per contingentare le presenze, in ossequio alle normative Covid.
(da agenzie)
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Gennaio 1st, 2022 Riccardo Fucile
E’ L’IMPRENDITORE CHE HA FONDATO L’UNIVERITA’ TELEMATICA PEGASO
Si è dovuto attendere quasi fino all’ultimo minuto utile, ma i tifosi della Salernitana possono esultare: il club granata è salvo e resta in Serie A.
I trustee hanno accettato la proposta di Danilo Iervolino, 43enne imprenditore napoletano e fondatore dell’università telematica Pegaso, ritenendola la migliore tra le offerte pervenute in un convulso 31 dicembre.
Una giornata febbrile quella che è scivolata via verso la scadenza fissata dalla Figc per la cessione della Salernitana, pena l’esclusione dalla Serie A. L’operazione sarà formalizzata nei dettagli a partire da lunedì, ma intanto Salerno può tirare un sospiro di sollievo. Come tutta la Serie A, che resta a 20 squadre ed evita lo stravolgimento totale del campionato tra classifica e calendario.
La Federcalcio ha già confermato di aver ricevuto, dai trustee Susanna Isgrò e Paolo Bertoli, tutta la documentazione relativa all’offerta che porterà Danilo Iervolino a diventare il nuovo proprietario del club campano. La giornata di lunedì sarà necessaria per fare le ultime verifiche sul piano bancario e confermare il versamento della caparra. Solo a quel punto scatterà la proroga di 45 giorni che la Figc concederà in modo da ultimare le pratiche burocratiche e amministrative necessarie per la definizione completa del passaggio di proprietà.
Iervolino l’ha spuntata al termine di una giornata lunghissima, caratterizzata da svariate manifestazioni di interesse più o meno concrete.
Mentre l’attenzione di tanti era rivolta all’entrata in scena di un misterioso fondo americano, i trustee davano fiducia alla proposta di Iervolino, considerata la più affidabile in chiave futura, per programmi e progettualità.
Ne ha bisogno la Salernitana, che ha pagato anche sul campo l’incertezza societaria: da giovedì i granata potranno tornare in campo nel tentativo di conquistare una difficile salvezza per vivere a pieno titolo la dimensione del massimo campionato.
Imprenditore napoletano, cresciuto a Palma Campania, Iervolino ha legato il suo nome al successo dell’università telematica Pegaso, di cui è stato fondatore – ad appena 28 anni – e presidente per un lungo periodo. Si è ritagliato un ruolo di primo piano nel campo della formazione e ha ricoperto svariate cariche istituzionali a livello campano e nazionale.
Molto legato alle sue origini, da tempo è focalizzato su progetti mirati allo sviluppo delle risorse del sud: “Mi piacerebbe fare del sud Italia il tech hub dei prossimi anni – ha spiegato lui stesso –. Per me l’innovazione e la formazione finalizzata a mettere i giovani nelle condizioni di innovare sono una sorta di missione nella missione”.
A settembre ha ceduto l’azienda che lui stesso aveva creato al fondo Cvc, per un miliardo di euro.
Già dalla scorsa estate si vociferava di un suo possibile ingresso nel mondo del calcio, un progetto che ha preso forma, al fotofinish, con l’acquisizione della Salernitana. Un investimento iniziale da 10 milioni, più altri 20 già garantiti per portare a termine la stagione. E dare un nuovo futuro, stavolta solido, al club granata.
(da Fanpage)
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Gennaio 1st, 2022 Riccardo Fucile
CRESCONO LE RIANIMAZIONI IN VENETO
Negli ultimi bollettini Covid locali le regioni continuano a raggiungere record assoluti di nuovi contati.
Nelle ultime 24 ore il Veneto ha registrato 14.270 positivi, con un totale di casi da inizio pandemia che sale così a 659.993. I decessi dell’ultima giornata sono stati 12 con una situazione nei reparti ordinari in calo di 31 unità (1.275 ricoverati in tutto), mentre le intensive crescono di +6 ospedalizzazioni, 197 in totale.
Attualmente in zona gialla, la regione di Luca Zaia è classificata tra i territori più a rischio di un passaggio in arancione.
Stessa situazione anche per le Marche: con un’incidenza oltre i 600 casi per 100 mila abitanti, il territorio registra 1.619 nuovi positivi. Il dato si mostra in calo rispetto al record raggiunto nella giornata di ieri 31 dicembre con 2.079 contagiati. Tra i casi di Covid registrati in totale il 37% risulta non vaccinato: l’incidenza su 100 mila abitanti per i non vaccinati è di 148,64, per gli immunizzati è pari a 32,64 per 100mila abitanti.
Anche la Basilicata registra oggi 1 gennaio 2022, un nuovo record di contagi: sono 876 i positivi segnalati in 24 ore su 2.614 tamponi eseguiti. I ricoverati a causa del virus salgono di 10 unità arrivando a un totale di 66 ospedalizzati di cui uno in terapia intensiva.
Poi c’è la Toscana di Eugenio Giani: i positivi delle ultime 24 ore segnalati sul territorio regionale sono stati 14.994. Il dato arriva alla luce di 66.723 tamponi effettuati, di cui 22.991 molecolari. Il tasso di positività è del 22,47%.
«La Toscana è ancora in zona bianca grazie alle vaccinazioni», ha commentato il presidente di Regione che ora ribadisce la necessità di un obbligo vaccinale per tutti. «Il vero ostacolo del sistema di protezione contro il virus sono i non vaccinati. Questi ci riempiono di tamponi, perché se li devono fare tutti i giorni, creando tutto il caos che conosciamo. Trovo sempre più incomprensibile un atteggiamento ideologico che porta danni a se stessi e a tutto il sistema».
Giani continua: «Noi il Covid lo abbiamo tenuto a bada con i vaccini, siamo la prima regione italiana per copertura vaccinale, attualmente all’85%. La Toscana ha retto più di altre regioni».
Il presidente non esclude la possibilità di un passaggio di colore: «Certo, anche se uno arriva prima, siamo in un mondo globale, e se nei prossimi giorni accadrà di passare in zona gialla non ne farò un dramma». E ha aggiunto: «Se oggi il Covid porta pochissimi casi alla terapia intensiva o al passo successivo, è proprio grazie alla vaccinazione». L’Umbria apre il 2022 con 10 ricoverati in più area medica (141 in totale) e 8 posti letto occupati in rianimazione. Il bollettino non registra nuovi decessi. A salire ulteriormente è il tasso di positività: dal 10,31% di ieri al 14,6% delle ultime 24 ore.
da agenzie)
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Gennaio 1st, 2022 Riccardo Fucile
IL DELIRIO CONTINUA
Aveva seguito “consigli medici” su internet per “evitare che il vaccino entrasse in circolo”, e così si è legato un braccio emostatico al di sopra e al di sotto del punto dell’iniezione sul deltoide per 24 ore.
Ma questo gli ha causato un’occlusione omerale: un uomo si è presentato in un pronto soccorso in Emilia-Romagna con un braccio nero preoccupato per la sua salute: Claudio Luca Biasi, medico di Lugo, su Twitter ha raccontato il tentativo del paziente di impedire al farmaco di agire.
“Interrogato – scrive Biasi – spiega che si è vaccinato 2 giorni fa per lavorare, ma intendeva evitare che il vaccino entrasse nel corpo e, seguendo consigli medici su internet, ha tenuto laccio emostatico sopra e sotto sito inoculo per 24 ore. Ora ha sofferenza nervosa dell’ulnare, è stato operato per riaprire il vaso e probabilmente residuerà parziale invalidità”.
Una trovata alquanto infelice per il no vax costretto all’inoculazione: il vaccino non gli avrebbe causato altro che un po’ di febbre e qualche dolore articolare per una giornata, invece ora rischia conseguenze a vita.
Una storia che non può che riportare alla mente quella di Guido Russo, il dentista che usò un braccio di silicone per ingannare l’infermiera e simulare la vaccinazione.
In Toscana intanto ieri un medico ha dichiarato falsamente di aver somministrato vaccini a pazienti No vax: è accusato di falso, peculato e truffa al Servizio Sanitario Nazionale.
(da agenzie)
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Gennaio 1st, 2022 Riccardo Fucile
TASSO DECESSO OVER 80 NON VACCINATI 56 VOLTE PIU’ ALTO
Impennata nell’ultima settimana nell’incidenza dei casi fra i ragazzi sotto i 19 anni, ed in particolate fra i 16 e i 19 anni e sotto i 12 anni. Lo afferma l’Iss nel suo Report esteso settimanale.
Nell’ultima settimana è confermato l’andamento osservato nella precedente: il 26% dei casi totali nella popolazione è di età scolare (sotto i 20 anni), di cui 48% nella fascia d’età 6-11 anni, 36% fra 12-19 anni e solo il 11% e il 5% rispettivamente tra i 3 e i 5 anni e sotto i 3 anni. Fra il 6 e il 19 dicembre 2021, fino ai 19 anni sono stati 59.605 nuovi casi, 215 ospedalizzati, 4 ricoverati in terapia intensiva e 1 deceduto.
Nell’ultimo mese il tasso di ricovero nella fascia di età con più di 80 anni per i non vaccinati (568 per 100 mila) è otto volte più alto rispetto ai vaccinati completi da almeno 120 giorni e 41 volte più alto rispetto ai vaccinati con booster.
Dopo 150 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, l’efficacia del vaccino nel prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 71,5% a 30,1%
Rimane elevata l’efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa, in quanto l’efficacia del vaccino nei vaccinati con ciclo completo da meno di 150 giorni è pari al 92,7%, mentre cala all′82,2% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 150 giorni
L’efficacia nel prevenire la diagnosi e i casi di malattia severa sale rispettivamente al 71,0% e al 94,0% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster.
Continua a restare molto alta la copertura vaccinale contro il rischio di morte. Il tasso di decesso fra gli over80, nel periodo 29/10/2021- 28/11/2021, nei non vaccinati (179 per 100.000) è circa nove volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro i 150 giorni (19,5 per 100.000) e 56 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (3 per 100.000).
(da agenzie)
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Gennaio 1st, 2022 Riccardo Fucile
TASSO POSITIVITA’ SALE AL 13%, +37 INTENSIVE, +115 RICOVERI
Sono 141.262 i nuovi contagi da Covid nelle ultime 24 ore. Un dato che porta a oltre un milione il numero di persone attualmente positive al virus in Italia: 1.021.697.
Le vittime, secondo i dati del ministero della Salute, sono 111, mentre ieri erano state 155. Da inizio pandemia le vittime sono in totale 137.513.
Sono 1.084.295 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 1.224.025. Il tasso di positività è al 13%, in salita rispetto all′11,78% di ieri.
Sono 1.297 i pazienti in terapia intensiva in Italia, 37 in più in 24 ore nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 135. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 11.265, 115 in più rispetto a ieri.
Nell’ultimo mese il tasso di ricovero nella fascia di età con più di 80 anni per i non vaccinati (568 per 100 mila) è otto volte più alto rispetto ai vaccinati completi da almeno 120 giorni e 41 volte più alto rispetto ai vaccinati con booster.
Lo riferisce l’Iss nel Report esteso sull’andamento del Covid in Italia che integra ogni settimana il monitoraggio settimanale. Dopo 150 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, l’efficacia del vaccino nel prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 71,5% a 30,1%. Rimane elevata l’efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa, in quanto l’efficacia del vaccino nei vaccinati con ciclo completo da meno di 150 giorni è pari al 92,7%, mentre cala all′82,2% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 150 giorni. L’efficacia nel prevenire la diagnosi e i casi di malattia severa sale rispettivamente al 71,0% e al 94,0% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster.
Continua a restare molto alta la copertura vaccinale contro il rischio di morte. Il tasso di decesso fra gli over80, nel periodo 29/10/2021- 28/11/2021, nei non vaccinati (179 per 100.000) è circa nove volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro i 150 giorni (19,5 per 100.000) e 56 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (3 per 100.000).
(da agenzie)
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