Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
LA CANDIDATURA CON IL TERZO POLO… CALENDA AUSPICA UN TICKET CON COTTARELLI
“Insieme con Carlo Calenda e Matteo Renzi ho condiviso l’avvio di un percorso che mi vedrà candidata alla presidenza di Regione Lombardia”. Lo annuncia Letizia Moratti. “Un progetto forte ed attento ai territori – ha aggiunto – orientato ad offrire una visione del futuro lombardo e nazionale capace di interpretare i mutamenti in atto ed affrontare le nuove sfide in arrivo”.
Una collaborazione, precisa l’ex vicepresidente della Regione, “che nasce sostenuta dall’ampia e consolidata rete civica a me vicina e dal Terzo Polo, ampiamente aperta all’adesione di tutti gli interlocutori politici, culturali, del terzo settore e delle associazioni, con i quali realizzeremo interessanti e positivi confronti per la costruzione di una coalizione vincente. Ringrazio Carlo Calenda e Matteo Renzi – conclude – per l’appoggio di Azione ed Italia Viva. Inizia oggi un nuovo appassionante cammino per dare le risposte che la Lombardia merita””.
L’annuncio di Moratti era stato preceduto da un tweet di Calenda. “Appoggiare due persone che in Lombardia e nel Lazio hanno fatto bene sulla campagna vaccinale e la sanità come Alessio D’Amato e Letizia Moratti è la scelta giusta per il Terzo Polo. Vengono da storie diverse ma hanno lavorato sulla stessa linea di serietà nell’emergenza”.
Così su Twitter il leader di Azione Carlo Calenda. “Rimaniamo aperti alla discussione con tutti per costruire coalizioni ampie che parlino a mondi diversi e a programmi inclusivi. Ma è ora di rompere gli indugi e iniziare a lavorare”, ha concluso Calenda sottolineando che in Lombardia il “ticket Moratti-Cottarelli sarebbe perfetto”.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
SEGNALI DI VITA DALL’OPPOSIZIONE… AVETE RAPPRESENTANTI ALLA UE, DENUNCIATE IL GOVERNO ITALIANO E CHIEDETE IL BLOCCO DEI FONDI PNRR CHE NON SPETTANO A CHI VIOLA LEGGI E VALORI EUROPEI
L’opposizione insorge. Nella notte dalla nave della ong Sos
Humanity nel porto di Catania sono sbarcati 144 migranti “fragili” dei 179 a bordo, dopo un’ispezione delle autorità italiane.
“Scelte illegittime del governo”, per il Pd, perché la crisi migratoria “non si gestisce così, ledendo la dignità delle persone e le norme del diritto internazionale”.Quindi la richiesta al ministro dell’Interno Piantedosi “di venire in Aula alla Camera a riferire sulle scelte fatte”. Humanity1 è la prima delle quattro navi umanitarie fatta entrare in porto solo per il tempo necessario per far scendere chi ha bisogno di cure urgenti. Uno sbarco “selettivo” con i 35 migranti che vengono riportati in acque internazionali a bordo della nave di cui il governo italiano non intende più occuparsi.
“Il carico residuale e lo sbarco selettivo. Linguaggio inaccettabile per scelte a Catania ancor più inaccettabili, contrarie ai principi di umanità e alle regole internazionali. #Humanity1”, scrive su Twitter il segretario del Pd, Enrico Letta. “Scelte illegittime, in violazione del diritto internazionale e inaccettabili dal punto di vista umanitario”, dichiara la capogruppo dem alla Camera Debora Serracchiani. Il senatore del Pd Antonio Nicita, che è salito a bordo della Sos Humanity, spiega che i migranti rimasti sulla nave “ci guardano, piangono. Non hanno capito la logica perversa della direttiva del governo. E noi non riusciamo a spiegargliela”. “La legge della dignità delle persone e la legge internazionale non si possono violare, mai. Il soccorso è completato quando tutti scendono in un porto sicuro – attacca la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e Diritti del Pd, Anna Rossomando – Non si possono separare aventi diritto stabilendo una soglia di sofferenza accettabile”. Anche per il il vicesegretario dem Peppe Provenzano “Il governo Meloni a Catania viola diritto e umanità, separa i minori dagli altri con un’arbitraria selezione dei naufraghi. 24 persone sono tenute sotto ‘sequestro’ per becera propaganda. Oggi saremo al porto, a chiedere rispetto della legge e della dignità umana”, scrive su Twitter. Quanto accade a Catania, per la deputata del gruppo Pd Italia democratica e progressista Elly Schlein, “è inumano e illegale. Il soccorso si conclude con lo sbarco nel porto sicuro. Non si possono sequestrare le persone sulla nave. Allontanarle sarebbe respingimento collettivo. La selezione è arbitraria: hanno diritto individuale a chiedere asilo. Sbarco ora!”. Dal porto di Catania, il deputato di AVS Aboubakar Soumahor chiede direttamente l’intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché intervenga “per garantire il rispetto della legge e della legalità costituzionale”.
Duri gli attacchi al titolare del Viminale. “Osserviamo con grande preoccupazione i primi passi del ministro Piantedosi che sembra tutt’altro che un tecnico di alto profilo, ma la brutta copia del ministro Salvini – commenta la presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi – Assistiamo a una svolta securitaria contro cui daremo battaglia con un’opposizione durissima al decreto anti-rave, che mette a rischio il libero dissenso, e contro il trattamento disumano e indegno che il governo ha riservato ai disperati prigionieri sulla nave Humanity. Martedì nella conferenza dei capigruppo chiederemo che il governo venga a riferire sulla Humanity e sulle ragioni per cui non è stata accordata ai migranti a bordo la protezione internazionale e quali criteri sono alla base delle regole assurde per cui si è scelto di selezionare lo sbarco dei migranti con alcuni che sono ancora a bordo”, conclude Malpezzi.
Su Facebook interviene anche Laura Boldrini, deputata del Partito democratico: “Impedire lo sbarco dei non fragili è una decisione arbitraria e contraria alle disposizioni internazionali sul salvataggio in mare, le quali prevedono che i naufraghi debbano essere accompagnati nel porto sicuro più vicino. Tutti i naufraghi, non solo alcuni, come stabilito in base a estemporanee decisioni ministeriali. Inoltre, non consentendo l’accesso al territorio – e quindi alla domanda d’asilo – a una parte dei migranti, si prefigurerebbe il caso di respingimento collettivo, in violazione della Convenzione di Ginevra del 1951, art. 33, e in violazione della Convenzione europea dei diritti umani”.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
TRA LA FOLLIA SOVRANISTA E IL TIMORE DELL’AMMIRAGLIATO DELLA MARINA DI TROVARSI NEI GUAI GIUDIZIARI PER SEGUIRE I DISEGNI ILLEGALI DEL GOVERNO
In italiano si chiama «Umanità», ed è tenuta alla larga. Per decreto. Il governo Meloni ha deciso, ricalcando i passi del primo esecutivo Conte, che le navi del soccorso civile nel Mediterraneo non devono assicurare le cime alle banchine nazionali, tra cui la “Humanity 1” con un centinaio di bambini e ragazzini non accompagnati a bordo. A poca distanza altre tre navi con un totale di circa mille persone, mentre nessun ostacolo è stato opposto a una petroliera che ha effettuato due soccorsi e rapidamente sbarcato i superstiti in Sicilia.
Anche se è arrivata l’autorizzazione all’ingresso (ma non allo sbarco) nel porto di Catania, il ministro dell’Interno Piantedosi è stato categorico: «Le persone che hanno i requisiti possono scendere, ci facciamo carico di ciò che presenta problemi di ordine assistenziale e umanitario senza derogare al fatto che gli obblighi di presa in carico competono allo Stato di bandiera».
Una versione che sta preoccupando non poco anche le autorità marittime italiane, che temono di trovarsi trascinate in qualche altro guaio giudiziario per non aver dato seguito, se non allo sbarco, quantomeno al trasbordo dei migranti. «Il richiamo alle esigenze di sicurezza francamente appare scomposto – dice ad Avvenire una fonte dell’ammiragliato -, quando migliaia sbarcano autonomamente o da mercantili senza che nessuno si sogni di fare un controllo preventivo in mare».
Germania e Norvegia hanno respinto questa teoria sostenendo che non vi sia alcun appiglio giuridico. «La Norvegia non ha alcuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare – si legge in una precisazione del ministero degli esteri di Oslo – per le persone imbarcate a bordo di navi private battenti bandiera norvegese». Mercoledì era stata l’ambasciata tedesca a esortare l’Italia a fornire rapidamente assistenza, ribadendo che le navi delle Ong «hanno dato un importante contributo al salvataggio di vite in mare».
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha dichiarato venerdì in una conferenza stampa che la nave “Humanity 1”, battente bandiera tedesca, con 179 persone, tra cui più di 100 minori non accompagnati, si stava dirigendo verso la città di Catania, avvertendo che il natante avrebbe potuto fermarsi solo in rada, per ripararsi dalla tempesta in arrivo mentre le autorità sanitarie avrebbero verificato i casi più seri per facilitarne lo sbarco a terra. Petra Krischok, portavoce dell’Ong tedesca “Sos Humanity”, ha spiegato che «un quarto del gruppo si è ammalato e riporta sintomi influenzali». L’ambasciata norvegese è stata chiara: «La responsabilità primaria di coordinare il lavoro per garantire la sicurezza delle persone soccorse» in mare è dello «Stato responsabile dell’area di ricerca e soccorso». In questo caso la Libia, che però non è riconosciuta dalle Nazioni Unite quale «luogo sicuro di sbarco». Ne consegue che «anche gli Stati costieri limitrofi hanno una responsabilità in tali questioni», ha dichiarato la rappresentanza di Oslo. E gli Stati vicini sono Malta e Italia.
I precedenti tentativi di applicare divieti ai naufraghi sono stati poi sconfessati dalle varie giurisdizioni italiane e internazionali. Il nuovo decreto del governo reca, oltre alle firme di Piantedosi e del titolare della Difesa Crosetto, quella di Matteo Salvini, artefice dei decreti sicurezza ampiamente smontati nei tribunali proprio nella parte riguardante l’accesso delle navi di soccorso nei porti italiani. In un caso Salvini è finito a processo e tra i testi in suo favore figura, allora in veste di suo capo di gabinetto, proprio l’attuale ministro degli Interni Matteo Piantedosi. Il timore di alcuni alti ufficiali delle autorità marittime italiane è quello di vedersi trascinati in un braccio di ferro con scopi non dichiarati.
«La linea intrapresa – osserva l’ammiraglio contattato da Avvenire – può avere ricadute proprio nel processo Open Arms, perché se il Tar stavolta desse ragione all’attuale governo, Salvini potrebbe rafforzare le sue tesi difensive». Il decreto è destinato a infrangersi, anche perché «cita il Regolamento europeo 1624 del 2016 che è stato abrogato nel 2019 – spiega il giurista Fulvio Vassallo Paleologo – e non fa invece riferimento al Regolamento 656 del 2014 che richiama in modo cogente gli obblighi di soccorso a carico degli Stati previsti dal Diritto internazionale e il principio di non respingimento previsto dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati e dall’articolo 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea».
La situazione a bordo delle navi è difficile, come può esserlo dopo dieci giorni in mare, non proprio d’estate, e dopo i mesi passati nei campi di prigionia libici. «La loro sofferenza aumenta di ora in ora. L’incertezza sui tempi e i luoghi dello sbarco e l’impossibilità di accedere all’iter per chiedere protezione internazionale non fanno che aumentare il disagio», racconta Riccardo Gatti, capo missione di Medici senza frontiere a bordo della Geo Barents: «Stanno per finire le scorte di cibo e acqua ed entro pochi giorni non ci sarà più da mangiare». Oltre alla nave di “Medici senza frontiere”, alla “Ocean Viking” e alla “Humanity 1”, c’è anche la “Rise Above”, con 90 naufraghi.
Intanto due navi, non di Ong, con a bordo complessivamente 147 migranti e due cadaveri sono arrivate nel porto di Augusta, nel Siracusano. Sono la francese Jean Francois Deniau, dell’assetto Frontex, che ha soccorso 88 persone, e la petroliera Zagara che, in due operazioni, ha messo in salvo 59 migranti, recuperando anche due corpi. Nelle stesse ore altri 81 migranti sono sbarcati autonomamente a Roccella Ionica.
A complicare le cose per il governo italiano c’è un’altra circostanza. Il team medico a bordo della Ocean Viking, nave di “Sos Mediterranée”, è costituito da una équipe della Federazione internazionale della Croce rossa. Ed è davvero ardito sostenere che perfino la Croce rossa stia violando il diritto internazionale.
(da Avvenire)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
IL GIORNALISTA ESPERTO: “PIANTEDOSI E MELONI CONTRO LE ONG IGNORANDO LE LEGGI INTERNAZIONALI DEL MARE”
SCANDURA: “QUESTO GOVERNO DEVE AVERE RISCRITTO LE LEGGI INTERNAZIONALI ALL’INSAPUTA DELL’ONU IN UN RETROBOTTEGA DEL TWIGA”
Da quando in qua i naufraghi devono essere sbarcati nel paese di
bandiera della nave che li ha salvati?
Non sta scritto da nessuna parte – risponde Sergio Scandura, inviato e voce storica di Radio Radicale che da moltissimi anni si occupa di migranti, Ong e di tutto quello che accade nelle due sponde del Mediterraneo – a meno che questo governo in nottata non abbia riscritto le leggi internazionali all’insaputa dell’ONU in un retrobottega del Twiga. Lo stato-bandiera di una nave ha solo il compito di assicurare e assicurarsi che in quel pezzo di ‘terra galleggiante’ i naufraghi soccorsi stiano bene, che a loro sia assicurata dignità e – soprattutto – che non vengano respinti e portati in un posto pericoloso ma assicurati nel Place Of Safety più vicino. Place, “luogo ” e non porto sicuro più vicino: significa un paese che abbia firmato Convenzioni e Leggi Internazionali. Il problema sta sempre nel non riuscire a immedesimarsi negli altri. Immagino una Meloni, un Piantedosi, un Salvini, un Tajani o qualsiasi altro retequattrista davanti a una ONG che ha salvato un loro caro a sud di Lampedusa, fuggito e fisicamente segnato da torture e stupri quotidiani “degli orrori inimmaginabili della Libia” (cit. ONU). Aspettano il loro caro salvato al porto di Pozzallo: che fanno? Vedono la bandiera tedesca o norvegese della nave e dicono: “ah no-no, circumnavigate l’Europa e sbarcate mia figlia ad Amburgo o a Oslo tra un mese? Siamo seri: e umani, hai visto mai. Dalla convenzione di Ginevra in poi, tutte le leggi internazionali sono state faticose, decennali, conquiste di civiltà nate dopo guerre che hanno segnato il pianeta. Conquiste di civiltà, non il suo opposto. Il nostro paese quelle leggi le ha firmate tutte eccome, altrimenti dovremmo chiederci cosa ci stia mai a fare un paese come l’Italia nel G7 oltre che nella UE.
Tu hai scritto di navi battenti differenti bandiere che in questi giorni hanno ottenuto il Pos dell’Italia. Questo significa che ad di là delle chiacchiere il bando riguarda solo le Ong ed è una ostilità mirata?
Con la nostra attività di monitoraggio abbiamo documentato e dimostrato numerosi soccorsi coordinati dall’Italia che peraltro ha una delle Guardie Costiere migliori al mondo, avvenuti in acque internazionali, anche e perfino in area SAR libica, nè-più-nè-meno come salvataggi che hanno fatto e fanno le ONG, ma non va bene quando ad avere naufraghi a bordo sono loro. In questi giorni sono arrivati a sbarcare naufraghi da mercantili, cargo e petroliere con bandiere off shore ‘di comodo’. Provo a immaginare Piantedosi e Tajani di notte in pigiama, a fare i conti col fuso orario per chiamare le Isole Marshall, Belize, Antigua e Barbuda, Bahamas. No, il problema è un altro ma vi rispondo solo se per un attimo mi concedete anche un po’ di linguaggio urbano, perché non sempre si riesce a essere diplomatici.
Cioè?
La morale retequattrista è: sapete che (non) c’è di nuovo? Non solo in Italia di naufraghi ne faccio sbarcare e ne faccio soccorrere dieci volte di più dalla Guardia Costiera ma faccio sbarcare qui anche pattugliatori Frontex spagnoli e rumeni, dozzine di cargo con stati bandiera Isole Marshall, Belize, Antigua e Barbuda, Bahamas: non voi ONG anche se siete solo il 14% degli totale sbarchi, perché ci state sul cazzo, servite alla nostra propaganda, ai nostri fake e siete anche utile distrazione dai nostri veri casini. Insomma, poté più la prevedibilità del male che la sua banalità.
Nei giorni scorsi è stato rinnovato il finanziamento alla Guardia Costiera libica tanto contestato. Questo nuovo giro di vite con le Ong non si può anche leggere con la volontà di non avere troppi testimoni che raccontino cosa sta accadendo nel Mediterraneo?
Nel 2009 il governo Berlusconi organizzò alcune navi militari della Marina respingendo i rifugiati in Libia. A quel tempo, nonostante ci fosse Gheddafi, in Libia ci poteva quasi andare come turisti e non rischiavi certo la vita per le strade di Tripoli come oggi. Il CIR di allora con un gruppo di avvocati, col radicale Andrea Saccucci in testa, riuscì a raggiungere i rifugiati respinti e ottenere la delega firmata per presentare il ricorso in sede europea, che prese in nome di ‘Caso Hirsi’. Nel 2012 la CEDU condannò l’Italia per quei respingimenti. Nel 2017 il governo monocolore del PD pensò di cominciare a fare la brutta copia dell’originale con Minniti. L’apripista Minniti trovò una scorciatoia: forniamo noi a criminali libici spacciati per guardia costiera, vedette, mezzi e supporti Made In Italy per fare quello che non possiamo fare noi violando leggi internazionali. Le ONG sono scomode e ad onor del vero anche quei pochi e rari giornalisti che qui in Italia se ne occupano. Hanno reso la Libia e il mare che ci separa un Buco Nero, i governi italiani inclusi quelli di ‘sinistra’ hanno trattato e ancora trattano il soccorso in mare – ovvero – vita e morte delle Persone – come un Segreto di Stato. La Guardia Costiera non ci comunica più nulla; le prefetture, ultimo miglio del Viminale, impediscono ai cronisti di documentare gli sbarchi nei nostri porti; il Viminale ha imposto la censura alle Organizzazioni Internazionali: se solo forniscono qualsiasi informazione alla stampa, pena il ritiro degli accrediti nei porti e nei centri e quindi con la fine delle loro missioni dalle Agenzie ONU in giù. Lamorgese a marzo di quest’anno ha varato un decreto ministeriale che ritiene inaccessibile e ‘classificata’ ogni informazione legata all’immigrazione. Ecco perchè a Radio Radicale ho iniziato da alcuni anni anche un certo tipo di monitoraggio tracciando velivoli e navi sull’area oltre alle corrispondenze trasmesse a Radio Radicale. Marco Pannella ci ha lasciato proprio con l’ultima battaglia, oggi dirimente più che mai: il Diritto alla Conoscenza.
Bersani ha detto che questa politica di chiusura netta da parte del governo è pericolosa perché se si guardano i dati si vede come la redistribuzione dei migranti non sfavorisce così l’Italia o anche – visto che le Ong portano solo il 15% dei naufraghi – che la Ue potrebbe sentirsi autorizzata a dire che il restante 85% è un problema solo italiano. C’è il rischio che la propaganda del governo Meloni produca altri cortocircuiti?
Ha ragione. Questa storia è solo una ‘mucca nel corridoio’ umanitario, si è persa la laicità delle cose, la loro oggettività dati alla mano. Un Paese del G7 di 59 e dispari milioni di abitanti, con una continua, lagnosa, vittimistica lamentela sui migranti, un’emergenza numerica e una invasione che non ci sono.
Primo cortocircuito. Quando il povero ministro Tria venne tenuto in ostaggio a Bruxelles, che in quell’anno andavamo trattando sui decimali, usammo la scusa del fenomeno dei migranti per ottenere sconti in Europa ai fini di bilancio. Juncker temo non la prese bene, forse perse un po’ la pazienza e per fatalità delle coincidenze ad alcuni di noi giornalisti arrivò un documento di cinque cartelle in cui si dimostrava come l’Europa aveva già dato all’Italia un miliardo di euro accantonato per la gestione dell’accoglienza e del soccorso in mare.
Secondo cortocircuito. Quando poi Lamorgese col famoso Patto Di Malta riuscì a strappare un accordo su base volontaria tra paesi aderenti, la ripartizione dei migranti venne prevista solo per le persone salvate in acque internazionali e non per la maggioranza che arrivavano in autonomia fino alle acque nazionali di Lampedusa. Potevano quindi ripristinare le missioni governative di salvataggio in mare ma non si poteva fare: perché da sinistra a destra erano tutti impegnati – tutti – a criminalizzare il soccorso in mare per pura propaganda.
Cortocircuito tre. L’hotspot di Lampedusa è una porcilaia, viaggia sempre oltre i 1000 su una capienza di 300 posti e una volta svuotato da trasferimenti dei traghetti dall’isola a Porto Empedocle si riempie subito in giornata con altri arrivi da Libia e Tunisia via mare: arrivi in autonomia e non certo con le ONG. Ma se dici a ‘questi qua’ scusate, mettete le navi di soccorso della Guardia Costiera a sud di Lampedusa evitando di intasare l’isola, apriti cielo.
Corto circuito quattro. I paesi membri che non sarebbero solidali con l’Italia. Solo la Germania si è fatta carico di più di mezzo milione di migranti arrivati dall’Italia: potevano anche restituirceli tutti in un’unica soluzione, non lo hanno fatto. Piuttosto, hai visto mai. la Germania ha ‘portato a reddito’ sociale ed economico anche quel capitale umano arrivato dalle coste italiane. L’elenco dei cortocircuiti è pieno, così lungo che perfino Tolstoj alzerebbe le braccia in segno di resa.
(da Globalist)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
“CI BATTEREMO CONTRO LA PERSECUZIONE DEI MIGRANTI E LA CRIMINALIZZAZIONE DELLE ONG”
«I decreti che proibiscono alle navi Humanity 1 e Geo Barents di sostare nelle acque territoriali italiane, limitando il soccorso alle sole persone fragili e in precarie condizioni di salute non sono soltanto disumani, ma anche giuridicamente illegittimi, perché costituiscono una forma di respingimento collettivo (vietato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo) e perché violano la Convenzione di Ginevra».
Così in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani. «Come Radicali ci uniamo agli appelli delle Ong affinché tutti i passeggeri delle navi vengano fatti scendere immediatamente, ricordando che già in passato il nostro Paese è stato condannato per analoghe violazioni del diritto internazionale e invitando i comandanti delle navi a non ottemperare agli ordini illegali impartiti dalle autorità italiane. Contro questa vergognosa condotta del nostro governo, che apre una nuova stagione di vera e propria persecuzione nei confronti dei migranti e di criminalizzazione delle organizzazioni che prestano loro soccorso, ci batteremo, come abbiamo sempre fatto, con ogni strumento nonviolento a nostra disposizione», concludono.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
27 ANNI, IMMIGRATO DI ORIGINI ITALIANE, ELETTO PRESIDENTE TRA LE POLEMICHE: L’ITALIA ORA ESPORTA I RAZZISTELLI
A soli 27 anni, Jordan Bardella si prende il Rassemblement National,
erede del Front National. Per la prima volta nella sua storia, il partito di estrema destra francese non è più guidato da un membro della famiglia Le Pen – prima il fondatore Jean-Marie, poi la figlia Marine. Quest’ultima, che ha individuato e scelto il suo successore che ha sbaragliato il campo degli avversari interni, ha ora mani libere per dedicarsi all’ennesima corsa all’Eliseo nel 2027.
Il neoeletto presidente, che ha ottenuto l’85% dei voti dei 26.000 aderenti e ha battuto l’ex compagno della Le Pen, Louis Aliot, è apparso lanciatissimo dopo aver bruciato le tappe di una carriera politica cominciata dieci anni fa.
Era, allora, un aderente e simpatizzante “stregato” da Marine Le Pen, che per lei andava in strada ad affiggere manifesti. Lo faceva soprattutto nel suo quartiere della banlieue più difficile di Parigi, a Drancy. Lì viveva, in condizioni non facili, la sua famiglia di origini italiane che ha ricordato nel suo primo discorso da presidente: «Noi non eravamo francesi ma per amore della Francia lo siamo diventati. La mia famiglia – ha aggiunto – era arrivata peregrinando dal nord dell’Italia negli anni Sessanta. La Repubblica francese ci ha riconosciuti come suoi figli».
Dalla povertà all’ambizione senza limiti: «Prenderemo il posto di Emmanuel Macron . Con lui la Francia è come un aereo senza pilota». I temi sui quali ha insistito sono i cardini dell’estrema destra, ordine, disciplina e soprattutto ostilità all’immigrazione: «La Francia non dev’essere l’albergo del mondo. Il popolo di Francia è costretto a subire una politica migratoria che non ha scelto».
«Bravo Jordan», ha twittato subito dopo il discorso una Marine Le Pen sorridente, che ha ascoltato seduta sul palco a pochi metri dal giovane delfino. Il quale sembra però – secondo molti analisti – voler “radicalizzare” il partito andando verso posizioni simili a quelle del polemista Eric Zemmour e isolando il “lepenismo sociale”.
Fra i più scontenti, uno degli uomini più vicini a Le Pen, Steeve Briois, il sindaco di Hénin-Beaumont fatto fuori dagli organismi di governo del partito, che ha parlato di «purghe e di idee rachitiche». Ma non è l’unica polemica di queste ore in casa dell’Rn, alle prese con gli echi della polemica per l’espulsione per quindici giorni dal parlamento del deputato Grégoire de Fournas. De Fournas aveva gridato al collega di sinistra Carlos Martens Bilongo, che stava parlando di soccorso agli immigrati, «che se ne torni in Africa!».
(da agenzie)
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