Dicembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
LA MELONI IN POCHE SETTIMANE CI HA ISOLATO NON SOLO DALLA BCE MA DA TUTTI IN EUROPA
Come gli orologi rotti, che due volte al giorno azzeccano l’ora giusta, pure Crosetto ogni tanto ci prende, e ieri aveva ragione da vendere quando ha ringraziato ironicamente la presidente della Bce, Christine Lagarde, non tanto per l’aumento dei tassi che era atteso visto il livello dell’inflazione, quanto per il discorsetto che ha fatto dopo.
La Lagarde non è un’economista, ma un avvocato. Così, senza alcuna esperienza di Banche centrali, si è ritrovata a capo delle politiche monetarie europee, e da quando sta a Francoforte il mondo della finanza trema ogniqualvolta apre bocca, perché un giro su due terrorizza i mercati.
L’establishment politico e bancario ha già le tasche piene della Meloni che butta soldi in condoni e regali agli evasori, e per di più non vuole approvare il Mes, cioè un’ulteriore arma di ricatto per i Paesi a rischio default. Da qui i consigli che la Lagarde ha dispensato à côté dell’aumento dei tassi, facendo perdere miliardi di capitalizzazione a Piazza Affari.
Un “regalo di Natale”, l’ha definito Crosetto, dimenticando però che prima della Bce la causa di tutto questo è proprio della Meloni, che in poche settimane ci ha isolato non solo dalla Bce, ma da tutti in Europa, riponendo la sua unica assicurazione nella fedeltà agli Usa sulle forniture militari all’Ucraina.
Con i francesi, invece, ha già litigato per i migranti, al meeting dei Paesi mediterranei, in Spagna, neppure s’è presentata, con i tedeschi non c’è stato né un bilaterale col cancelliere Scholz né la ratifica del piano d’azione tra Italia e Germania lasciato pronto da Draghi. E sui rapporti con i Paesi frugali (Olanda e Nord Europa) stendiamo un velo pietoso.
Con le destre economche al governo a noi resta giusto la sponda dell’Ungheria. Non meravigliamoci perciò se ci fanno certe angherie, ma prima di cercare i colpevoli chissà dove, guardiamo tra le nostre mura, magari quelle di Palazzo Chigi.
(da La Notizia)
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Dicembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
L’OBIETTIVO E’ RICAVARE ALTRI 200 MILIONI DA DESTINARE AGLI EVASORI FISCALI… IL VICEMINISTRO DELL’ECONOMIA MAURIZIO LEO VUOLE DEPENALIZZARE I REATI FISCALI COME L’OMESSO VERSAMENTO O LA DICHIARAZIONE INFEDELE
La maggioranza vuole un’altra stretta al reddito di cittadinanza: un’idea
che serve a racimolare un po’ di risorse per finanziare le micro misure che ogni partito intende portare a casa con la legge di bilancio. La premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non sono contrari, ma a mettersi di traverso è la responsabile del dicastero del Lavoro, Marina Calderone.
Lo stop all’assegno per gli occupabili, che riceveranno il sussidio fino ad agosto per poi rimanere senza rete, la ministra Calderone lo aveva subìto senza poter esprimere il suo dissenso, stavolta interviene pubblicamente per prendere le distanze: «Non è questo il contesto su cui si sta lavorando», dice seccata a margine di un convegno. Tuttavia, il centrodestra a caccia di risorse non vede alternative.
Uno dei relatori della manovra, Roberto Pella di Forza Italia, lo spiega chiaramente: «Ridurre da otto a sette mesi nel 2023 il reddito di cittadinanza per gli occupabili è un intervento che stiamo valutando ed è molto probabile, perché consentirebbe di liberare ulteriori risorse per circa 200 milioni, mettendole a disposizione del Parlamento». Pella conferma anche l’abbassamento della soglia a 30 euro per l’utilizzo del Pos: «È un’ipotesi allo studio».
Una buona parte dei 100 emendamenti “supersegnalati” del centrodestra si concentra proprio sul sussidio varato nel 2018 dal governo gialloverde. La Lega chiede corsi di formazione per i percettori di reddito nella fascia di età tra i 18 e i 29 anni che non hanno terminato la scuola dell’obbligo, sulla falsariga di quanto annunciato dal ministro dell’Istruzione Valditara.
Noi Moderati auspica un bonus alle imprese che assumono gli occupabili e Fdi chiede che il contributo per l’affitto vada ai proprietari di casa. Intanto, il progetto del viceministro dell’Economia Maurizio Leo di depenalizzare i reati fiscali come l’omesso versamento o la dichiarazione infedele – anticipato da questo giornale – potrebbe confluire in manovra, invece che nella prossima delega sul fisco, attraverso il maxi-emendamento del governo. Le opposizioni fanno muro. I pentastellati parlano di «colpo di spugna» sui reati tributari mentre il Pd pretende spiegazioni dal governo
È sempre bloccato il capitolo sulla previdenza: le pensioni minime dovrebbero salire a 600 euro solo per alcune categorie di over 75, mentre si tratta sulla rivalutazione al 100% degli assegni fino a 2.600 euro, che il testo della finanziaria garantisce solo per gli importi sotto i 2.100. Il governo non riesce ad accontentare la propria maggioranza, e con le opposizioni i rapporti sono ai minimi termini.
Il Pd è restio a comprimere i propri emendamenti, il Terzo polo aspetta una risposta sulle proposte avanzate a Meloni nell’incontro di Palazzo Chigi, e il M5S è sulle barricate per il reddito di cittadinanza. L’esecutivo stasera alle 18 depositerà un maxiemendamento che la commissione dovrebbe votare nel fine settimana. Se non si chiude entro lunedì potrebbe slittare l’aula programmata per martedì 20
E se Montecitorio non approva la manovra entro il 23, l’esecutivo rischia di trascinare il dibattito in Senato fino al 31 dicembre. «Tutti i parlamentari della commissione sono d’accordo sull’idea di rispettare i tempi per evitare l’esercizio provvisorio», sostiene Pella, ma il pericolo c’è e non è nuovo, ogni anno si ripete la stessa storia. «La maggioranza si fa auto ostruzionismo, vuole negoziare gli emendamenti con il governo», evidenzia Claudio Mancini del Pd che aggiunge: «Il paradosso è che noi siamo responsabili e chiediamo un calendario che consenta al Parlamento di discutere, mentre la maggioranza si sottrae».
(da agenzie)
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Dicembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
“CON GLI EX LEGHISTI IL DIALOGO È APERTO”… LE BORDATE A FONTANA SULLA SANITÀ E IL PRIMO PROVVEDIMENTO SE FOSSE ELETTA: “UN ACCORDO DI PROGRAMMA PER PORTARE IN LOMBARDIA I MILLE MILIARDI CHE LA COMUNITÀ FINANZIARIA DI LONDRA MI HA DETTO DI ESSERE DISPOSTA A DARE”
Letizia Moratti, è delusa dal Pd che invece di raccogliere il suo invito, in Lombardia ha scelto l’alleanza con i Cinque stelle?
«Rispetto le scelte dei partiti, ma mi sembra una decisione strana: nel Lazio hanno scelto di allearsi con il Terzo polo, in Lombardia con il M5S ma il Movimento è più forte nel Centro Sud che al Nord».
Accoglierà i transfughi leghisti nella sua lista?
«Anche con loro posso solo dire che il dialogo è aperto».
Il prossimo presidente della Lombardia sarà un governatore-sindaco?
«I lombardi valuteranno bene la persona più che i partiti di appartenenza. Si tratta di saper amministrare. Avere esperienza e competenza e capacità di gestire situazioni complesse. Credo di averlo dimostrato».
Cosa che, secondo lei, l’attuale governatore Attilio Fontana non ha saputo fare.
«La Lombardia non cresce da dieci anni. Due province sono sotto la media del Pil italiano e due sono al limite. L’indice di competitività è sotto la media europea. C’è un elevato numero di giovani che non studiano e non lavorano. In Italia, siamo la penultima regione per investimento in cultura. Non direi che la Lombardia stia brillando».
Perché tutte queste cose le dice solo adesso?
«Sono stati due anni molto faticosi nei quali ho dovuto concentrarmi soprattutto sulla sanità. Ho visto diverse cose che non funzionavano, ma in Regione si lavora molto per compartimenti stagni e non c’è stata la possibilità di esplicitarle. Ho la coscienza a posto».
Quando ha lasciato l’assessorato al Welfare ha sostenuto che non esisteva nemmeno una mappatura delle liste di attesa. Fontana afferma che è falso.
«Confermo che non esisteva una mappatura delle liste di attesa. Per struttura, per patologia e per giorni di sforamento. Ho creato una task force, ho messo sotto controllo le strutture. Tanto è vero che le delibere sulle liste di attesa le ho fatte io. Dopo la prima delibera il rispetto dei tempi di attesa degli interventi oncologici è passato dal 60%, che era una vergogna, all’80%. È stato fatto un primo passo»
Se fosse eletta, quale sarebbe il primo provvedimento?
«Un accordo di programma per portare in Lombardia i mille miliardi che la comunità finanziaria di Londra mi ha detto di essere disposta a dare».
Se non vincerà, resterà in Consiglio regionale a fare opposizione?
«Non prendo in considerazione una fattispecie diversa dalla vittoria».
Quali sono in sintesi i punti del suo programma
«Sanità, servizi, sicurezza».
La sua candidatura sarà un ponte per un nuovo progetto politico?
«Non ho alcuna ambizione a livello nazionale, ma è un progetto che può andare oltre i confini regionali».
Cosa risponde a Majorino che ha proposto un confronto pubblico?
«Con Majorino e Fontana, non vedo l’ora».
(da La Repubblica)
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Dicembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE RUSSO HA FIRMATO UN DECRETO PER ADOTTARE “MISURE CHE PROMUOVANO GLI EROI DELLA STORIA E DEL FOLKLORE RUSSI CHE SODDISFANO I VALORI TRADIZIONALI”
È iniziato tutto perché la studiosa ultrasettantenne Natalia
Narochnitskaja non riusciva a trovare «una t-shirt con un eroe russo» da regalare ai nipotini
«Nei negozi per bambini c’erano solo Batman, l’Uomo ragno e ogni sorta di mostro», si è lamentata lo scorso 4 novembre incontrando il presidente russo insieme ad altri storici e ai rappresentanti religiosi russi.
Vladimir Putin non solo ha annuito, ma ha promesso che ne avrebbe parlato col governo. Detto, fatto. Un mese dopo ha siglato un decreto che incarica il premier Mikhail Mishustin di adottare entro il maggio 2023 «misure che promuovano gli eroi della storia e del folclore russi che soddisfano i valori tradizionali»
E, più o meno contemporaneamente, la Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, adottava in prima lettura un disegno di legge che vieta «l’uso eccessivo di parole straniere» in istituzioni, tribunali, media, cinema e pubblicità.
Iniziative che hanno scatenato un intenso dibattito su social, giornali e persino durante il seguitissimo talk show Serata con Vladimir Soloviov in onda su Rossija 1 . Per il professore Vladimir Kozyrkov bisognerebbe seguire l’esempio dei francesi che hanno difeso la loro lingua dagli innesti stranieri e, allo stesso modo, «sostituire Batman» con Ivan Tsarevich, il “principe azzurro” delle fiabe slave.
A dire il vero, tentativi di promuovere il folclore russo sono stati già fatti. I tre Bogatyr più famosi, Ilja Muromets, Aljosha Popovich e Dobrynja Nikitich, hanno ispirato il cartone animato I tre eroi e non a caso sono stati riconosciuti come i «personaggi che meglio incarnano lo spirito russo» in un sondaggio di Komsomolskaja Pravda . Non tutti però sono convinti che la passione per l’Occidente, i suoi miti e il suo slang possa essere abolita per decreto.
Persino un commentatore allineato come l’editorialista di Kommersant Dmitrij Drize ha riconosciuto che il folclore russo avrebbe pure i suoi “mostri” come la vecchia strega Baba Jaga, il cattivo delle fiabe Koshchej l’Immortale o Zmej Gorynych, il Serpente a tre teste, ma «tutto questo perde contro Disney e Hollywood» e «il Batman americano batte facilmente il nostro Koshchej»
(da la Repubblica)
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Dicembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
“MI CANDIDO. SE SARÀ UNA ROTTURA DI COGLIONI LO DIRÒ DOPO. L’ESPERIENZA IN COMUNE? TERRIFICANTE… TROVATEGLI QUALCOSA DA FARE
«Finalmente guarito, basta guai, intendo candidarmi per le regionali in Lombardia nelle liste di Fratelli d’Italia in omaggio a Giorgia Meloni che stimo molto».
Vittorio Feltri, direttore editoriale di Libero affida a un tweet la sua guarigione dal cancro al seno e la sua nuova discesa in campo dopo essere stato capogruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio comunale di Milano.
Direttore, quando hai scoperto di essere guarito?
«Con l’inizio dell’autunno non ho più avuto alcun problema e questo mi dà la voglia di fare qualcosa di fresco e di nuovo».
Consigliere regionale?
«Be’ sì, perché no, può essere un’esperienza divertente».
Ti ricordo cosa dicevi della tua esperienza da consigliere comunale: «Il Consiglio non conta niente».
«È vero, è una cosa terrificante, vorrei che la provassi».
A giudizio di tanti, il consiglio regionale è più noioso di quello comunale.
«Lo verificherò andando lì. Mi fido del giudizio degli altri ma preferisco metterci il naso. Poi se sarà una rottura di co… lo dirò dopo».
Com’ è nata questa candidatura, te lo ha chiesto Giorgia Meloni?
«No, sono stato io ad avvisarla che mi sarei voluto candidare e lei è stata molto contenta».
Che giudizio dai dei candidati che sfidano Attilio Fontana? Con Letizia Moratti non sei mai stato tenero. Titolo in prima pagina di Libero quando Moratti introdusse Ecopass a Milano: «Scusa Moratti, ma sei scema?»
«Non ho niente contro Moratti, anzi la stimo molto. Soprattutto quando da presidente della Rai riuscì per la prima volta nella storia della televisione pubblica a raggiungere il pareggio di bilancio, ma la politica è un’altra cosa. Che si metta a fare il capo di un partito e di un movimento non mi sembra pane per i suoi denti. Non la vedo capace di orchestrare un gioco politico efficace».
Passiamo a Pierfrancesco Majorino. Anche in questo caso, Libero non ha risparmiato forti critiche al candidato del centrosinistra.
«Preferisco stendere un velo pietoso».
Perché?
«Perché mi sembra un personaggio di altri tempi, di una sinistra anni 50. Una mentalità che a me non piace. Per amor di Dio, non ho niente di personale contro di lui, ma piuttosto che farmi governare da Majorino torno in clinica».
(da Corriere della Sera)
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Dicembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
OGNI NOTTE UN CENTINAIO DI PERSONE SI ARRAMPICA SUI MONTI AIUTATE DAI PASSEUR… “CHE BELLO RICEVERE LE FOTO DI CHI CE L’HA FATTA”
“Segui le briciole lungo il cammino”. Come Pollicino. Sono sparse sul
sentiero che dal paesino di Grimaldi s’inerpica nel bosco fino alla rocca Giralda, lassù. Il Passo della Morte. Dove una griglia in fil di ferro arrugginito segna il confine tra Italia e Francia. Jeans, ciabatte, maglioni, spazzolini da denti, giocattoli, trolley, bottiglie di plastica. Le briciole. Quello che non è più necessario e pesa, intralcia, in un’ora di dura salita che si fa sempre più impervia. Servono le mani libere, essere leggeri.
Ci sono punti dove devi aggrapparti a una corda per arrampicarti, altri che scivoli nel fango – quanta pioggia e nevischio, in questi giorni – e afferri ciuffi di rosmarino, schivi i rami dei pini.
Ogni volta che c’è un ostacolo più complicato da superare, qualcuno abbandona qualcosa. Una tuta da ginnastica. Un tubino nero con inserti in metallo dorato. Un pallone verde, un pigiamino da bimbo. Un Corano, un rosario. In cima, hanno aperto un grande buco nella griglia: ci arrivi sudato fradicio, pure se si muore di freddo. Ancora venti passi, e là sotto ecco l’elegante Mentone. Più lontano si intravvede Nizza. Sembra un miraggio.
Ogni giorno – soprattutto la notte, alla luce dei telefonini – un centinaio di migranti, comprese intere famiglie, affronta di nascosto questo percorso. Il numero è aumentato dal mese passato, quando il governo transalpino dopo il caso della Ocean Viking ha rinforzato i controlli di frontiera con 400 gendarmi e agenti
Tra Liguria e Francia, in pochi chilometri sei valichi: Ponte San Ludovico e San Luigi, l’Olivetta e il Fanghetto; poi l’autostrada e la ferrovia. Tutti blindati. Non resta che il Passo della Morte, secolare segreto dei contrabbandieri: durante il fascismo ci sono transitati migliaia di ebrei e dissidenti, anche Sandro Pertini.
Nel dopoguerra, gli jugoslavi. È allora che ha preso questo brutto nome, perché tra il 1945 e il 1955 circa 150 persone sono morte precipitando dalla rocca, tradite dal buio: “Si emozionavano, vedendo le luci della Costa Azzurra. Pensavano di avercela fatta e scendevano subito a valle. Troppo pericoloso”. Enzo Barnabà, storico del luogo, conosce ogni centimetro di questo cammino. Insieme ad altri volontari ha chiuso con dei massi il sentiero nel punto in cui si fa più rischioso. Negli ultimi anni, solo un migrante è precipitato. Altri due sono stati soccorsi con un elicottero. “Ora passano più a nord: allungano di diversi chilometri, ma cosa volete che sia per questa gente?”.
Dall’altra parte della frontiera, la polizia francese pattuglia le strade asfaltate a ridosso delle piste sterrate, usa i militari della Legione straniera. “Meglio continuare per le montagne”, ripete Enzo. Nell’oscurità, seguendo mappe disegnate a mano: si prende per il Plan du Lion, verso il paesino di Castellaro – state ai margini, guai ad attraversarlo! – , dopo qualche ora c’è una piccola stazione ferroviaria, niente controlli. Il primo treno passa alle 5 del mattino: ci vogliono 30 minuti per arrivare a Nizza. E 10 ore per raggiungere Parigi.
Ventimiglia è l’imbuto del popolo migrante che dall’Italia vuole andare in Francia e poi nel resto d’Europa. In un anno, Caritas Intemelia soccorre 15.000 persone. La stima complessiva è circa il triplo: 40.000 transitano di qui e tentano di passare. I gendarmi francesi ne respingono ogni giorno un centinaio. Ci riprovano subito. Si affidano a passeur, in genere di origine maghrebina: “Con 150 euro ti garantiscono di andare al di là del confine, ma spesso li abbandonano, li derubano” spiega Jacopo Colomba, di WeWorld Onlus.
A mezzogiorno, lungo il sentiero spuntano tre ragazzi tunisini, uno del Ghana, due sudanesi. Wael e Jallili mostrano i fogli di respingimento dalla frontiera, rilasciati solo due ore prima dalla polizia. “Ci hanno preso ieri sera, a Mentone”.
Avevano già affrontato il cammino per il Passo della Morte, però dopo pochi minuti hanno preferito deviare, raggiungendo il ponte dell’autostrada che corre sotto. “E a piedi siamo arrivati in Francia”. Camminando con le auto che ti sfiorano di centimetri. “Che problema c’è?”. Negli ultimi anni, tre migranti sono stati travolti e uccisi. Due ragazze eritree sono precipitate del Ponte del Passo: una è morta, l’altra è rimasta tetraplegica. “Questa volta, niente autostrada”, promette Wael. “Giuro: in un modo o nell’altro, ce la faremo”. Buona fortuna. In serata manda una fotografia col cellulare: è già arrivato a Tolone. E poco dopo, un video: “Sono in viaggio, direzione Belgio!”.
Filippo Lombardo, pensionato: con la moglie Loredana e il Gruppo Scuola di Pace distribuisce cibo ai migranti accampati a Ventimiglia, lungo il fiume Roja. “Abbiamo deciso di dare un mano nell’agosto del 2020, quando hanno chiuso il centro della Croce Rossa che ospitava circa 700 persone”. Nella sua casa di Ventimiglia Alta accoglie diversi migranti. “I più fragili, indifesi. Per tutto il tempo che serve”.
Vicino alla stufa accesa sta dormendo Sergine, una ragazzina ivoriana di 15 anni. “I francesi l’hanno fermata: per legge dovevano occuparsi di lei, è una minore. Invece la polizia l’ha spintonata al di là del confine. Come un animale. Sola, di notte”.
Quante persone avranno dormito da Filippo, in questi anni? “Quattro o cinquecento”, sorride sereno. “Le cose sono peggiorate, col governo italiano che fa il braccio di ferro. E noi non possiamo restare inerti, di fronte a tanta ingiustizia”. Ha deciso di diventare anche lui un passeur. Solidale. “All’inizio sono sospettosi, perché non chiedo soldi. Poi diventiamo amici, fratelli. Mostro il cammino e dico loro: seguite le briciole”.
(da La Repubblica)
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Dicembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
ALLA CONVENTION DELLA MELONI HANNO CAMBIATO SARTO
Hanno cambiato sarto. Completi ministeriali. Cravatte in maglia di lana. Pose benedicenti. I ministri e sottosegretari di Fratelli d’Italia si sono fatti Stato. Li riconosci perché arrivano con l’assistente al seguito, ma sempre un passo indietro. Di colpo si formano assembramenti, vortici di lodatori. Chi c’è nascosto in quel crocchio?, chiediamo. “È Lollobrigida”, risponde un militante campano. Sotto il tendone Francesco Lollobrigida, gran visir dell’Agricoltura, il cognato “di Giorgia”, ha una parola per tutti.
Quando lo vede arrivare Elisabetta Gardini gli va incontro per la foto ricordo
Ricercatissimo anche Nello Musumeci. La Sicilia che fu missina vuole salutarlo. “Mittisti a nicchia ie panza”, dice Nello a un vecchio conoscente che è venuto ad omaggiarlo, “sei ingrassato”; il signore ossequioso gli presenta la moglie e il figlio, Musumeci mette la mano sulla testa del ragazzino, e all’amico con sussiego: “Mi raccomando, riguardati”. Sono scene che si vedevano ai congressi della Dc.
Fratelli d’Italia festeggia dieci anni. Kermesse di tre giorni in piazza del Popolo. L’anniversario coincide con la presa del potere. Scrosci di pioggia da un cielo color petrolio sullo struscio natalizio di via del Corso. Hanno impiantato un enorme tendone con la scritta: “Dieci anni di amore per l’Italia”. Il capo dell’organizzazione – Giovanni Donzelli, 47 anni, faccia da scugnizzo – corre da un punto all’altro. “Donzelli!”, lo evoca Ignazio La Russa quando sale sul palco. “Dov’è Donzelli? Facciamogli l’applauso, ha lavorato come un matto”.
E non si capisce se parla Gnazio o Fiorello. Il presidente del Senato duetta con Bruno Vespa, La Russa gli dà del tu, più tardi il ministro Piantedosi risponderà alle domande di Maurizio Belpietro. Dibattiti iper istituzionali, uno rimpiange il vento ribaldo di Atreju, anche se La Russa non si contiene: invoca il semipresidenzialismo, rivela che Berlusconi fu contento della scissione, ringrazia l’opposizione che l’ha votato, insiste con la mini naja; come se fosse il capo politico e non la seconda carica dello Stato. “Non sono un semaforo”, si difende. “In aula darò più ragione all’opposizione che alla maggioranza, ma fuori dirò sempre la mia”
Per il resto è come se un mese di governo avesse mutato l’antropologia, reso più patinati i gesti. Il potere leviga. Anche i giovani volontari con le tute blu sembrano disorientati dinanzi al cambiamento. Il tendone è pieno zeppo, va detto, ma di ceto politico. Sparuti bambini giocano nella casetta degli elfi. Sono spariti gli hobbit. “La piazza è la casa dei patrioti”, si legge in un tazebao che racconta per immagini l’irresistibile ascesa dell’estrema destra nostrana: dall’1,96 per cento preso nel 2013 a palazzo Chigi. C’è pure un cartonato sgradevole con la scritta “Candidati anche tu alle primarie della sinistra: occhi di tigre, soldi dal Qatar, stivali di Soumahoro, cane della Cirinnà”. Pochi vi badano. La sinistra è all’anno zero e FdI, recita l’ultimo sondaggio, sopra il trenta per cento. Infatti il vecchio Riccardo De Corato rimpiange “i comunisti come Quercioli, avversari duri che conoscevano la politica, andavano a Mosca e tornavano che parlavano con la esse sovietica, però li dovevi temere, questi del Pd che mi tocca ascoltare a Montecitorio mi annoiano. Per non parlare dei Cinquestelle. Anche La Russa sembra rimpiangere quei tempi là. Dice: “A Milano quando ero ragazzo, il prefetto Mazza censì ventimila militanti di sinistra e mille ragazzi di segno opposto: noi”.
La prima giornata tiene banco per l’esibizione di Cristina D’Avena, criticata sui social. Si è difesa: “Da quarant’anni canto in tutti i posti dove sono ben voluta e accolta. Nelle piazze dei paesi, nei palazzetti delle città, nei teatri, in televisione, nelle feste Lgbtq+ e anche alle Feste dell’Unità”. Era con Federico Palmaroli, in arte Osho, il vignettista del momento. Ma la vera star è Giorgia Meloni, si capisce. Parlerà domani pomeriggio. Per i suoi è come Messi. Nel menzionarla suonano la fanfara. Musumeci non lesina aggettivi col cronista: “Determinata, tenace, preparata”. Una la cui preparazione “mette in crisi gli avversari”.
Oggi sono attesi Crosetto e Tajani, Nordio con Travaglio, Tremonti con Giletti. E Calderoli. Il clou però è il dibattito sul “nuovo immaginario italiano”, con il ministro della cultura Sangiuliano che ha radunato Alessandro Giuli, Pietrangelo Buttafuoco. E Pupi Avati. Urge ripassare Gli intellettuali di Gramsci.
(da La Repubblica)
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Dicembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
IL FRATELLO: “VOLEVA AIUTARE LA SUA FAMIGLIA, NOI SIAMO POVERI E VOLEVA RENDERCI LA VITA PIU’ FACILE, COSI’ HA MESSO A REPENTAGLIO LA SUA”
Si chiamava Mostafa Abdelaziz Aboulela, aveva 19 anni, ed è morto di
freddo una settimana fa a Bolzano. Era arrivato in Italia nel 2019 dopo un’infanzia in Egitto, a nord del Cairo, dove era nato, un lungo viaggio fino all’Europa e qualche mese di lavoro in Francia.
“Voleva aiutare la sua famiglia, soprattutto la sorella maggiore. Noi siamo poveri e voleva renderci la vita più facile, così ha messo a repentaglio la sua”, ha raccontato il fratello Mohamed Ahmed all’Alto Adige.
La sera del 9 dicembre, a sole 48 ore dal suo arrivo a Bolzano, faceva freddo, temperature sotto lo zero, la minima segnava -5 gradi secondo quanto riportato dai bollettini del meteo. Lo hanno trovato morto di freddo sotto il cavalcavia ferroviario di via di Vittorio, in zona industriale.
Il giorno prima Mostafa si era presentato all’infopoint di Volontarius ma nel dormitorio non c’era posto, gli avevano potuto dare solo una coperta. Si era messo in lista d’attesa per un letto, ma prima di lui c’erano altre 170 persone in cerca di un posto caldo dove trascorrere le ore più fredde. A raccontarlo è stato un altro senzatetto, Shabaan Alaa: “Entrambi non avevamo nessuno qui a Bolzano, quindi l’unica possibilità era dormire in strada. Avevamo fatto richiesta per un posto dove poter dormire ma ci è stato negato perché erano tutti pieni. Ma non meritava una fine così, nessuno la merita, lui era simpatico, gentile e disponibile”.
Sui social del ragazzo i messaggi di dolore e di addio: “Riposa in pace amico mio”, scrive un giovane; “Addio Mostafa, ancora non ci posso credere che non ti vedrò più”, scrive il fratello. Sabato 17 dicembre una manifestazione di “Bozen solidale” lo ricorderà perché “morire di freddo a 19 anni nella città più ricca d’Italia è una vergogna senza fine”.
(da agenzie)
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Dicembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
E’ MORTO SINISA MIHAJLOVIC, CAMPIONE DI SAMP, LAZIO E INTER, AVEVA 53 ANNI… DA TRE ANNI COMBATTEVA CONTRO LA LEUCEMIA
Sinisa Mihajlovic è morto. L’ex calciatore e allenatore serbo è venuto a mancare oggi a Roma, all’età di 53 anni, al termine di una battaglia contro una forma aggressiva di leucemia che lo aveva attaccato da marzo del 2019.
Era ricoverato da domenica 11 dicembre presso la clinica Paideia, per un’infezione divenuta da subito grave a causa del sistema immunitario compromesso dalla malattia stessa e dalle pesanti terapie.
Domenica si è alzata la febbre e la situazione è progressivamente peggiorata, da qui la decisione del ricovero. Un’evoluzione improvvisa e drammatica, visto che venerdì e sabato Mihajlovic parlava con gli amici dei suoi programmi futuri, a partire dal desiderio di ricominciare da gennaio – una volta concluso il ciclo di terapie che stava svolgendo – a vedere partite in giro per gli stadi d’Italia e d’Europa.
Lunedì 12 le condizioni di Mihajlovic sono degenerate definitivamente: l’ex calciatore , nonché ex allenatore di tanti club in Serie A, è entrato in coma farmacologico nel tardo pomeriggio.
Stretto nell’intimità della sua famiglia, con l’amata moglie Arianna sempre accanto, si è spento oggi.
Increduli i membri (e amici) del suo staff: sapevano ovviamente delle cure cui Sinisa si stava sottoponendo, non potevano immaginare un peggioramento così rapido delle sue condizioni di salute.
In lacrime da giorni Roberto Mancini, suo “fratello” dai tempi della Samp e poi della Lazio
Da settembre, dopo essere stato sollevato dal suo ultimo incarico in panchina a Bologna, l’ex difensore e tecnico aveva ricominciato a combattere contro il male, con l’intenzione di non arretrare di un millimetro nonostante le sofferenze fisiche che doveva sopportare.
Alla fine ha dovuto invece alzare bandiera bianca, come molto raramente gli era capitato nella sua carriera sportiva. Per la prima volta Sinisa ha trovato di fronte a sé un avversario malefico, che si è dimostrato tragicamente imbattibile.
La famiglia: “Morte ingiusta e prematura di un uomo esemplare”
La famiglia Mihahjlovic in un comunicato ha annunciato la scomparsa del tecnico serbo, definendo la sua morte “ingiusta e prematura”. “La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic. Uomo unico professionista
straordinario, disponibile e buono con tutti. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessndro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo con tutto l’amore che ci ha regalato”
(da agenzie)
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