Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile
HA CONVINTO I GIOVANI E GLI ABITANTI DELLE GRANDI CITTA’, MA ANCHE L’ELETTORATO STORICO DEL PD
Elly Schlein ha vinto le primarie del Pd in modo del tutto inaspettato: la maggior parte dei sondaggi la davano nettamente sfavorita, alcuni in modo irrecuperabile. Lorenzo Regiroli, sondaggista di Bidimedia, ha spiegato a Fanpage.it cosa ha contribuito a portare la vittoria di Schlein.
Partiamo dalla divisione per Regioni: Schlein è andata bene al Centro-Nord, Bonaccini al Sud, giusto?
Sì, si era visto già nel voto dei circoli. Ieri, l’unica Regione del Nord in cui Bonaccini ha tenuto è stata la sua Emilia: 56% a 44%. Però, per essere la sua Regione, non è un buon dato. Il resto del Centro-Nord ha visto un dominio molto sopra le attese di Schlein. Ma bisogna sottolineare che lei ha anche recuperato al Sud, tranne in pochissime aree.
Era un risultato inatteso?
Sì, è stato il primo segnale che ha fatto capire che qualcosa non stava andando come previsto, nello spoglio. Ci si aspettava che andasse bene nelle grandi città, come è successo: a Palermo, a Napoli, in molti capoluoghi meridionali con l’eccezione di Bari, dove il sindaco Decaro sosteneva Bonaccini. Ciò che è stato sorprendente è stato che anche al Sud, dove Bonaccini vinceva, vinceva con molti meno punti di vantaggio rispetto ai risultati dei circoli. Schlein recuperava 20-25 punti quasi ovunque, si vedeva che stava rimontando. In Puglia ad esempio è finita dietro, ma ha recuperato moltissimo. È stata una enorme sorpresa che Schlein abbia vinto in Sicilia.
L’affluenza come è stata?
Attorno a un milione e centomila persone. Noi avevamo stimato una forchetta ampia, tra 700mila e 1,3 milioni, e la probabilità più alta era nel mezzo, quindi circa un milione. È stato un risultato tutto sommato buono, non eccezionale. L’affluenza è in calo costante da anni, non solo alle primarie ma in tutte le elezioni. Il dato finale sull’affluenza è in linea con il dato sugli elettori del Pd, si può dire che il partito ha raggiunto il suo obiettivo che era fissato a un milione. Certo, il continuo calo pone degli interrogativi per il futuro.
In questo caso, quindi, le attese sono state rispettate.
C’è da dire che, un mese fa, pochi avrebbero scommesso sul superamento del milione di partecipanti. Ha aiutato il fatto che fossero le prime primarie competitive del Partito democratico, e le prime che hanno riservato una sorpresa.
L’affluenza più alta ha aiutato Schlein?
Assolutamente sì. Avevamo previsto questo: con l’affluenza bassa o media, fino a un milione, Bonaccini era favorito perché andava a votare soprattutto lo zoccolo duro del Pd, più affine al voto dei circoli. Ma nel nostro sondaggio c’erano tantissimi indecisi, più del 30%, e la maggior parte era indecisa se andare a votare o no. Tra gli incerti, tra quelli che ‘forse’ sarebbero andati, prevaleva Elly Schlein. Quindi al crescere dell’affluenza vedevamo un recupero di Elly Schlein. Non abbiamo capito fino a che livello, addirittura fino a superare Bonaccini, ma la dinamica era prevista. Gli indecisi sono stati decisivi. Questo livello di affluenza era il migliore per Schlein, se fosse salita ancora di più avrebbe potuto andare diversamente, ma non lo sapremo mai.
Sono stati i giovani a far vincere la nuova segretaria?
In realtà, sembra di no. I giovani sono la fascia più attiva, anche sui social, ma che poi va a votare meno. Noi avevamo diversi nostri inviati nei circoli, e l’età media che si vedeva era quella del corpo elettorale del Pd, che è composto in gran parte da anziani. C’erano signore settantenni, nella provincia di Sondrio, che erano da sempre fedeli alla linea del partito e dicevano ‘io stavolta voto Schlein’. Quindi in realtà a eleggere la nuova segretaria non sembra essere stata tanto una massa giovane, ma il corpo tradizionale dei simpatizzanti e degli elettori del Pd.
Quindi è il contrario di quanto detto da alcuni, cioè che Schlein abbia vinto perché ha portato a votare i giovani lontani dal Pd.
Sembra più probabile che Schlein abbia vinto con gli anziani e con le aree suburbane, dove aveva preso poco nei circoli. Con gli elettori giovani e delle grandi città è sempre andata bene, ma non sarebbero bastati per vincere. Ci sono dati impressionanti su alcune province lombarde, penso a Como, Sondrio, Lecco… paesini dove la Lega sta al 50%, ed Elly Schlein ha preso il 70%. Lì non ha votato l’elettorato giovanile e urbano, ma il corpo elettorale storico del Pd.
Perché hanno votato per la ‘radicale’ Schlein?
Hanno voluto dare un segnale alla dirigenza del Pd, direi anche uno schiaffone. Un segnale molto forte.
Una specie di voto di protesta contro il Pd?
Non contro il Pd, altrimenti non sarebbero andati a votare. Sono persone che si sentono del Pd, ma pensano che la dirigenza debba cambiare rotta in maniera radicale. Invece di stare a casa hanno trovato un’alternativa, ed Elly Schlein è stata molto brava a incarnare questa alternativa. In confronto, Bonaccini è apparso come l’usato sicuro, il simbolo della linea del Pd fino a oggi.
Schlein ha fatto la scelta vincente presentandosi come una figura quasi esterna al partito, e con una linea più progressista?
Lei era parte del Pd prima, è stata eletta eurodeputata con il Partito democratico, poi era uscita ed è rientrata. Comunque, nonostante avesse a supporto pezzi importanti del partito – come Orlando e Franceschini – si è presentata come una novità di rottura. Questo è stato premiato, come anche la radicalità, il voler ritrovare un’identità chiara del partito.
La vittoria di questa ‘radicalità’ è una risposta al governo Meloni, che si definisce nettamente come un governo politico di destra?
È un po’ un segnale della fine del moderatismo a tutti i costi: quello delle grandi coalizioni, le agende Monti, le agende Draghi… a quanto pare tutto ciò non piace più al popolo del Partito democratico. E Bonaccini ha incarnato tutto questo.
Come è andato il voto online?
Non ha avuto numeri molto alti, si parla di alcune migliaia di voti. Rispetto a 1,1 milioni totali, insomma… è poco, ma è un segnale interessante. È la prima volta che si vota online in un’elezione italiana. Il Movimento 5 stelle in passato ha adottato un modello completamente diverso, più vicino al plebiscito online. Questa è stata un’elezione vera e propria, in cui si è votato fisicamente e volendo anche online. Dimostra che è fattibile. Questo può essere interessante nel dibattito sul voto dei fuorisede, e in generale di chi abita lontano dalla residenza ufficiale. Sono pochi voti, ma sono comunque alcune migliaia di persone che non avrebbero potuto votare.
(da Fanpage)
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Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile
IL TEDESCO “DER SPIEGEL” LA PARAGONA A ALEXANDRIA OCASIO-CORTEZ (PER “LO ZELO E L’INASPETTATA ASCESA AL POTERE”). MENTRE PER I FRANCESI DI “LE SOIR” IL PD DOVEVA DECIDERE SE “TRASFORMARSI O MORIRE”
L’elezione di Elly Schlein è descritta da molti media stranieri come una
«svolta storica» per il Partito democratico, che ora ha trovato la sua «anti-Meloni».
Il settimanale tedesco Der Spiegel descrive Schlein «queer e progressista» e «l’alternativa alla premier post-fascista».
Spiegel fa un paragone con la democratica statunitense Alexandria Ocasio-Cortez «per la sua inaspettata ascesa al potere e lo zelo attivista».
La tv americana Cbs sottolinea «il coraggio in due campagne presidenziali statunitensi», e la sua elezione come la scelta di fatto «del leader dell’opposizione».
Le Soir definisce l’elezione di Schlein la scelta tra «trasformarsi o morire» perché il Pd è il «baluardo indebolito del centrosinistra italiano». Per Liberation “gli elettori hanno scelto di svoltare a sinistra”
(da La Stampa)
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Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile
AUMENTANO ANCHE SINISTRA-VERDI E FORZA ITALIA, CALA DEL 3% L’ASTENSIONISMO
Nei primi sondaggi politici pubblicati dopo le elezioni primarie del Pd
vinte da Elly Schlein, curati da Swg per La7, il Pd guadagna oltre mezzo punto nei consensi. Bene anche Verdi e Sinistra, mentre la Lega e Fratelli d’Italia perdono quasi un punto percentuale in due.
Le rilevazioni per il sondaggio politico di Swg per La7 sono state effettuate a cavallo del voto delle primarie del Partito democratico. Non stupisce quindi, forse, che l’entusiasmo per la scelta di una nuova segretaria – cioè Elly Schlein – abbia portato a un boom dei voti per il Pd. È il partito che cresce di più rispetto allo scorso sondaggio. Allo stesso tempo, nell’ultima settimana hanno rallentato Fratelli d’Italia e soprattutto la Lega.
Effetto Schlein, il Pd guadagna lo 0,6% e cresce tutto il centrosinistra
Il Partito democratico va al 16,4%, con un +0,6% nell’arco di una settimana. La crescita improvvisa è dovuta probabilmente alle primarie che hanno portato all’elezione a sorpresa di Elly Schlein, anche se già nelle ultime settimane il Pd aveva ripreso a crescere nei consensi.
Anche il tasso di astensionismo scende parecchio: passa dal 40% al 37%. Più persone hanno scelto di votare, e il Pd ha avuto un picco nei consensi.
Forse sull’onda dell’entusiasmo per le primarie del Pd, anche l’Alleanza Verdi-Sinistra guadagna parecchi voti: è al 3,8%, in crescita rispetto al 3,4% dell’ultima rilevazione.
I Verdi e Sinistra italiana sono due partiti piuttosto vicini a Schlein sul piano politico, mentre l’altro candidato alla segreteria, Stefano Bonaccini, era considerato un potenziale alleato più affine al Terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi.
Con il +0,1% di +Europa (2,9%), il centrosinistra raccoglie in tutto il 23,1% dei voti. È un risultato più basso del 26% delle ultime elezioni del 25 settembre 2022, ma in pochi giorni la coalizione ha guadagnato più di un punto, soprattutto grazie alla forte crescita del Pd.
Azione e Italia viva scendono ancora, fermo il M5s
A proposito di Terzo polo, Azione e Italia viva scendono al 7,2% de voti, con un -0,2%. Non si ferma il calo seguito ai risultati deludenti delle regionali di Lazio e Lombardia.
Con il risultato delle primarie Pd, diversi esponenti del Terzo polo hanno detto di aspettarsi un aumento dei voti, grazie agli elettori del Pd che non si riconoscono nella linea ‘radicale’ di Schlein. Per adesso, però, dai sondaggi questo aumento non è emerso.
Anche l’altro partito dell’opposizione non festeggia: il Movimento 5 stelle resta fermo al 17%. Dopo le elezioni politiche del 25 settembre il M5s di Giuseppe Conte ha guadagnato diversi punti, ma nelle ultime settimane sembra che la spinta propulsiva stia rallentando.
Con l’elezione di Schlein a segretaria del Pd è possibile che si apriranno nuove alleanze, ma per ora i due partiti stanno tenendo una linea cauta.
Fratelli d’Italia perde punti, crollo della Lega
Fratelli d’Italia perde voti e scende al 30,7%, dal 31% della settimana scorsa. Il partito di Giorgia Meloni resta comunque nettamente il primo partito d’Italia, con quasi il doppio del voto del Pd, ma Meloni ha affermato che si aspetta un’opposizione durissima da Schlein. La nuova segretaria, infatti, ha dichiarato che il Pd sarà “un bel problema per il governo”.
Chi perde decisamente più terreno è la Lega di Matteo Salvini: crolla all’8,7%, con un -0,6%. Il terzo partito della coalizione di governo, Forza Italia, guadagna invece lo 0,2% e arriva al 6,4%.
Grazie allo schieramento di Silvio Berlusconi, il centrodestra modera le perdite. Fratelli d’Italia e Lega perdono quasi un punto percentuale in una settimana, ma la coalizione nel suo complesso resta al 45,8% dei consensi.
Il sondaggio rileva anche l’andamento di altri due partiti. Italexit di Gianluigi Paragone guadagna lo 0,1% e va al 2%, mentre Unione popolare di Luigi De Magistris cala dal 2% all’1,7%.
(da Fanpage)
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Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile
LA GDF HA PROVATO A INTERVENIRE, MA NON HA I MEZZI INAFFONDABILI DELLA GUARDIA COSTIERA (CHE DIPENDE DA SALVINI)
La segnalazione di Frontex – l’Agenzia europea della Guardia di
frontiera e costiera – giunge intorno alle 22:30 di sabato 25 febbraio. Ed è chiara.
La Guardia Costiera di Reggio Calabria – che dipende dal ministro Matteo Salvini – riceve la rilevazione termica dell’imbarcazione: risulta particolarmente “intensa” e soprattutto “ampia”. La comunicazione è precisa fino a questo punto: “a bordo c’è un telefono cellulare turco”. È chiaro che si tratta di scafisti e migranti. E sono chiare anche le imminenti condizioni meteorologiche. È da questo momento che può partire la catena dei soccorsi per evitare (quantomeno provarci) la tragedia del 26 febbraio: 63 vittime annegate (circa 20 bambini) e soprattutto annunciate.
Se fosse stato lanciato il Sar qualsiasi imbarcazione vicina sarebbe stata obbligata al soccorso sin dal principio. Ma invece della catena dei soccorsi, parte quella dell’ipocrisia, della formalità: finché l’imbarcazione non chiede aiuto, il soccorso non si attiva, se ne discute quando la barca entrerà in acque territoriali.
Il Sar non c’è e la richiesta non arriverà mai: gli scafisti, con mare forza 7, vento e onde che spingono sulla poppa, si dirigono verso la costa, anzi, verso una secca segnalata sulle carte. Ed è la fine.
Ma c’è di peggio. “Alle 5:40 la Guardia Costiera – dice il pescatore Antonio Grazioso alla tv BG Calabria – mi ha chiamato perché mi segnalava una barca in avaria e voleva capire cosa fosse accaduto. Era già una strage. Ho visto i cadaveri che sparivano tra le onde”.
E quindi: la Guardia Costiera, che può contare su mezzi inaffondabili come le motovedette CP 321 e 323 (non caso chiamate “ognitempo” oppure “inaffondabili”) che chiede a un pescatore del posto di controllare il destino di un barcone (segnalato sette ore prima da Frontex). I carabinieri del posto ricevono invece una richiesta di aiuto in inglese. Secondo alcune fonti non sarebbe giunta dall’imbarcazione. Ma pare un controsenso: chi altri avrebbe telefonato urlando “help”? La telefonata arriva comunque quando è troppo tardi.
La spiegazione ufficiale sul mancato soccorso, a dispetto dei CP 321 e 323, è che non c’erano mezzi in grado di gestire le condizioni del mare. Ma in realtà, come dice a Non è l’arena l’ex dirigente medico della polizia di Stato, Orlando Amodeo, nel dicembre 2013, con mare forza 8, 40 miglia al largo di Crotone, le motovedette della Guardia Costiera salvarono 142 persone. Perché questa volta, invece, non è accaduto?
Vuole capirlo anche la Procura di Crotone, guidata dal procuratore Giuseppe Capoccia, che ieri ha acquisito la documentazione trasmessa da Frontex e altre comunicazioni.
L’analisi dei documenti consentirà di capire se, accanto alle ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e omicidio, contestate agli scafisti, s’indagherà sui mancati soccorsi. Ma non è ancora tutto.
La segnalazione di Frontex giunge anche alla Guardia di Finanza. Ed è un dettaglio molto importante, perché la Gdf non resta con le mani in mano. Si attiva per quella che, in gergo, si chiama law and enforcement: un’operazione di polizia. È la sua competenza. Segno che ipotizza immediatamente la presenza di immigrati irregolari a bordo.
I finanzieri mollano gli ormeggi e partono. Tra i loro obiettivi, date le condizioni marittime, c’è anche quello del salvataggio. Occhio all’orario. Le due motovedette della Gdf partono una prima volta tra le 00:30 e l’una di notte. L’intenzione è quella di portare l’imbarcazione, se possibile, in un luogo riparato. Ma rientrano presto. Il mare, per le loro imbarcazioni – destinate a inseguimenti e abbordaggi, ma non ai salvataggi in queste condizioni – è infatti proibitivo. Ripartono una seconda volta intorno alle 2. Niente da fare. Insomma, la Gdf, che non ha i mezzi adatti, comunque ci prova. E subito. La Guardia Costiera resta immobile. L’unico tentativo di aiuto è stato tentato da chi è deputato alla repressione e non al salvataggio.
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile
I DATI AGCOM INDICANO CHE IL CENTRODESTRA STA MONOPOLIZZANDO L’INFORMAZIONE
La striscia quotidiana dopo il Tg1, affidata a Bruno Vespa, mai duro con questo governo, è solo la punta dell’iceberg.
L’intera informazione Rai sembra appiattita sulla maggioranza e da mesi ormai soffia nelle vele di palazzo Chigi. Ognuno gioca la sua partita, dai direttori dei telegiornali all’amministratore delegato Carlo Fuortes, sempre più in bilico dopo le polemiche di Sanremo.
Così, nella televisione pubblica, il centrodestra impera. Le dichiarazioni degli esponenti di governo invadono le edizioni dei telegiornali.
Le notizie fastidiose scompaiono dai titoli di apertura e, se possibile, si stringono tra un reportage dall’Ucraina e un servizio da Bruxelles.
Tutto questo, in assenza della commissione di Vigilanza Rai, che il Parlamento non ha ancora istituito e che forse avrebbe detto qualcosa, ad esempio, sui dati di gennaio dell’Agcom.
Secondo l’Authority, lo scorso mese (in cui si celebravano le elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio, ma anche il congresso del Pd), in Rai hanno steso un vero e proprio tappeto rosso a Giorgia Meloni. Minuto dopo minuto, è come se una notizia su tre al Tg1 sia stata dedicata alla presidente del Consiglio.
Numero che, nelle edizioni del Tg2, riesce a salire al 40 per cento del tempo riservato alle notizie politiche.
Per dare un termine di confronto, al Tg5, nell’azienda della famiglia Berlusconi, Meloni ha ottenuto il 25 per cento del tempo, mentre al TgLa7 di Enrico Mentana non ha superato il 18 per cento.
Si obietterà che il giornalista potrebbe usare questi minuti di notizie dedicati alla premier per metterla in difficoltà, non per favorirla. E allora, certo, cambierebbe il discorso. Vale la pena quindi osservare che il “tempo di parola” della premier, in cui quindi è direttamente Meloni a parlare ai telespettatori, a gennaio è stato del 22 per cento al Tg1 e del 19 per cento al Tg2.
E difficilmente Meloni si metterà in difficoltà da sola. Invece a Giuseppe Conte, per dire, è toccato racimolare un misero 1, 4 per cento: campione in classifica tra i leader dell’opposizione.
Allargando lo sguardo su partiti e ministri, il risultato non cambia: il centrodestra regna incontrastato nei telegiornali Rai con tempi di parola che vanno dal 60 per cento al Tg1 al 60, 6 per cento del Tg2. Il vento ha iniziato a soffiare presto nelle vele di palazzo Chigi.
A settembre, il giorno successivo alle elezioni vinte da Meloni, il Tg2 allora diretto da Gennaro Sangiuliano selezionò con una certa cura quali reazioni della stampa estera far conoscere agli italiani.
Le notizie con un’accezione negativa pubblicate da New York Times, Cnn, Guardian, El Pais, El Mundo, non trovarono spazio. Le testate che invece ne parlavano bene, eccole lì, una dopo l’altra. Seguirono le proteste delle opposizioni, ma Sangiuliano non se ne è dovuto preoccupare a lungo, grazie alla nomina a ministro della Cultura incassata più tardi. Anche al Tg1 però, ogni tanto, si dimenticano di raccontare quel che succede di spiacevole nel mondo del centrodestra. Sparisce dall’edizione serale la notizia delle dimissioni di Augusta Montaruli da sottosegretaria all’Università, ad esempio. Era il primo passo indietro di un membro di questo governo: via dai titoli di apertura. A volte invece può essere colpa dei «cortocircuiti redazionali», come nel caso delle dure parole di Volodymyr Zelensky contro Silvio Berlusconi, pronunciate in conferenza stampa da Kiev, con Meloni a fianco, sparite dall’edizione serale del Tg1. Errore che la direttrice Monica Maggioni ha dovuto riconoscere, rimediando nelle edizioni successive.
Insomma, a palazzo Chigi non devono preoccuparsi di cambiare i direttori dei telegiornali per mettere, come sempre accade, nomi più vicini e più “amici”. L’informazione in Rai è già una donna, una madre, una italiana.
(da La Stampa)
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Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile
COSA NON TORNA SUL NAUFRAGIO DI CUTRO… “QUELLE MOTOVEDETTE SONO INAFFONDABILI, SONO STATE FATTE MUOVERE TROPPO TARDI”
Mentre il bilancio del naufragio di Steccato di Cutro – in cui hanno
perso la vita almeno 64 migranti – continua a salire, c’è una domanda che si fa sempre più insistente: com’è possibile che nessuno sia riuscito a individuare quel barcone prima che si spezzasse a poche decine di metri dalle coste italiane?
Secondo la versione ufficiale del governo italiano, un aereo di Frontex – l’agenzia europea della guardia costiera – aveva avvistato l’imbarcazione qualche ora prima dello schianto, a circa 40 miglia dalle coste italiane.
Le condizioni meteorologiche e del mare, però, avrebbero costretto i pattugliatori della guardia di finanza a tornare a riva. Una versione che sembra non convincere proprio tutti.
Il primo a mettere in dubbio questa ricostruzione è il soccorritore Orlando Amodeo, che a Non è l’arena ha dichiarato: «Quei migranti potevano essere salvati. Non è vero che le condizioni del mare, come dicono Interni e fiamme gialle, rendevano impossibile avvicinare la barca dei migranti. Noi abbiamo imbarcazioni in grado di affrontare il mare anche a forza 6 o forza 7».
Le ultime ore del barcone
Secondo la ricostruzione di oggi della Stampa, il giallo ha inizio alle 22 di sabato 25 febbraio, quando il barcone – partito da Smirne, in Turchia, con circa duecento migranti – viene avvistato da un aereo di Frontex. Sette ore più tardi, l’imbarcazione si spezzerà a pochi metri dalle coste calabre di Steccato di Cutro, condannando a morte decine di adulti e bambini.
Secondo le regole del mare, il compito di Frontex non è di intervenire, ma semplicemente di segnalare il barcone in pericolo. Una volta fatta la segnalazione, la palla passa all’Italia, che attiva due unità di soccorso marittimo e della Guardia di finanza: la vedetta V 5006 di Crotone e il pattugliatore P.V.6 Barbarisi del gruppo aeronavale di Taranto.
Non è chiaro a che ora si siano mosse le due imbarcazioni. Quel che appare certo, però, è che a un certo punto gli operatori decidono di tornare indietro a causa delle condizioni del mare.
«Le dichiarazioni fatte finora sono sbrigative in modo offensivo, come di chi vuole chiudere la vicenda il prima possibile», dice oggi sulle pagine della Stampa Gianfranco Schiavone, esperto di diritto dell’immigrazione. «È evidente che tutto quello che si poteva fare non è stato fatto. Perché se anche una piccola vedetta non riesce ad affrontare un mare in condizioni difficili, serve disporre una ricognizione aerea o mandare una nave più grande, seppure più lenta», insiste Schiavone.
Le indagini
Ieri il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, ha fatto sapere di essere al lavoro per «ricostruire la catena dei soccorsi, dall’avvistamento in poi». Ma, ha precisato, «non ci sono indagini» per il reato di omesso soccorso. Secondo l’ammiraglio Vittorio Alessandro, ex portavoce del comando generale delle Capitaneria di porto, non si dovrebbe puntare il dito contro gli operatori di soccorso. Piuttosto, spiega oggi a Repubblica, c’è una «stortura istituzionale».
«Quando l’imbarcazione è stata localizzata da un aereo di Frontex è stata inviata un’allerta circostanziata a tutte le navi in transito?», si chiede l’ammiraglio Alessandro sulle pagine del quotidiano romano. «E ancora. Le motovedette classe 300 – continua – sono inaffondabili e raddrizzabili. Ma sono state fatte muovere troppo tardi».
Insomma, dalle prime ricostruzioni emergono due elementi: la segnalazione di Frontex e l’intervento delle motovedette italiane. Ciò che resta da chiarire è perché gli operatori abbiano deciso di rientrare senza aver evacuato il barcone colmo di migranti.
Per chiarire la dinamica c’è chi in queste ore chiama in causa direttamente il ministro Matteo Piantedosi. Come Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, che ha chiesto al ministro dell’Interno di riferire in aula al più presto, così da chiarire una volta per tutte la dinamica degli eventi.
(da Opne)
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Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile
I NOMI CALDI PER LA SEGRETERIA
Il più giovane è il deputato Marco Sarracino, che di anni ne ha 33. Per il resto, nei nomi che circolano per la prima segreteria del Partito Democratico targata Elly Schlein si affida ai quarantenni.
Marco Furfaro, Michela De Biase, Chiara Gribaudo, Anthony Barbagallo, Chiara Braga sono i più gettonati. E le nomine contribuiranno a cambiare gli equilibri del partito nei territori.
Per la scelta Schlein guarderà ai risultati delle primarie. Il primo è proprio Sarracino: corrente Orlando, vicino a Roberto Fico, è stato l’uomo-macchina della campagna elettorale di Schlein. È lui che ha “chiamato” la sua vittoria su Stefano Bonaccini.
Un altro nome è Marco Furfaro: deputato toscano, oggi è vice in pectore della nuova leader. E poi ci sono le due Chiare, Gribaudo e Braga, che hanno contribuito al risultato al Nord.
La prima mossa
Intanto come prima mossa, Schlein ha annunciato che riaprirà il tesseramento, per fare in modo che chi l’ha scelta nei gazebo «entri a far parte di questa comunità». E ancora: «Tenere insieme la comunità è fondamentale», ha premesso Schlein. Poi l’avvertimento: «Ma senza rinunciare a una linea politica chiara».
Il deputato Alessandro Zan avrà la delega ai diritti, l’ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi quella ai territori. Poi c’è il capitolo capigruppo: circola il nome di Francesco Boccia per il Senato e si fanno quelli di Chiara Braga, Chiara Gribaudo o Michela Di Biase per la Camera.
La scelta passa comunque dal voto dei parlamentari. Dopo la tappa al Nazareno, dove ha incontrato anche la presidente della Commissione del Congresso, Silvia Roggiani, per Schlein c’è stato un susseguirsi di riunioni, per fare il punto sui temi e gettare le basi degli impegni dei prossimi giorni. L’ingresso ufficiale alla guida del partito ci sarà il 12 marzo. La proclamazione in assemblea metterà il timbro sul voto nei gazebo.
Il pane e le rose
Intanto proprio Furfaro in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera dice che la sinistra per vincere deve unire il pane e le rose. Il riferimento è a un film di Ken Loach che parla dei lavoratori immigrati negli Stati Uniti e di un avvocato che si impegna per loro in una serie di lotte sindacali.
«Ho imparato sulla pelle che la sinistra ha senso se governa i processi ed è capace di cambiare il destino delle persone, anzitutto quelle in difficoltà, altrimenti è mera testimonianza. Vendola era presidente di Regione, Tsipras primo ministro della Grecia. La sinistra torna a vincere se unisce “il pane e le rose”: idealità e buon governo», dice Furfaro.
Che poi rifiuta il paragone con Giorgia Meloni: «Ho conosciuto Elly in luoghi dove non andava nessuno. Lavoratori in sciopero, aziende in difficoltà, partite Iva in lotta. Ha praticato prossimità con le persone che avevano bisogno, senza ingannarle mai. Meloni raccoglie voti dicendo di voler difendere gli italiani. Poi va al governo ed elimina il fondo affitti. Mettendo 630 mila famiglie a rischio sfratto. La differenza è tutta qua. Tra credibilità e ipocrisia, gli italiani torneranno a scegliere la prima».
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile
L’INTELLIGENCE BRITANNICA: “DURO COLPO PER MOSCA”
L’esercito del Cremlino potrebbe aver appena perso una delle sue armi
più importanti per la guerra in Ucraina. A rivelarlo è l’ultimo aggiornamento quotidiano di intelligence del ministero della Difesa britannico.
Il rapporto pubblicato su Twitter ricostruisce l’abbattimento avvenuto qualche giorno fa dell’A-50 Mainstay, un aereo di sorveglianza russo «fondamentale per le operazioni aeree» in Ucraina.
Il 19 gennaio, il velivolo sarebbe stato avvistato durante una serie di esercitazioni aeree congiunte degli eserciti di Mosca e Minsk. In particolare, l’A-50 è stato visto decollare dalla base aerea di Machulishchy, in Bielorussia.
Domenica scorsa, un gruppo di partigiani bielorussi del gruppo Bypol, insieme ad alcuni leader politici di opposizione in esilio, ha colpito il velivolo russo con alcuni droni esplosivi, provocando danni ad alcune sezioni dell’aereo e all’antenna radar. L’attacco, commentano oggi gli esperti di Londra, non è stato confermato dall’esercito russo. Ma se l’informazione trapelata dai partigiani bielorussi fosse vera, Mosca avrebbe ora a disposizione soltanto sei aerei A-50 Mainstay. Una flotta aerea ridotta, che «limiterebbe ulteriormente le operazioni aeree russe» in Ucraina.
L’imbarazzo di Lukashenko
Anche Repubblica oggi ricostruisce con precisione l’attacco a sorpresa avvenuto in Bielorussia. Secondo il quotidiano romano, il blitz contro l’aereo radar del Cremlino sarebbe avvenuto grazie all’uso di sei piccoli droni carichi di esplosivo, che hanno colpito l’A-50 di Mosca mentre era sulla pista di decollo.
Aleksandr Azarov, capo del gruppo partigiano Bypol, ha rivendicato l’attacco e sostiene che l’aereo radar russo «non potrà più volare». A rivelare l’importanza di quel tipo di velivoli per l’esercito del Cremlino è il generale ucraino Yuriy Inhat, che spiega: «Era costantemente in volo e sempre occupato a saggiare le nostre difese, scoprire le posizioni dei sistemi missilistici che proteggono le città ucraine e tenere d’occhio i voli dei nostri aerei».
Si tratta della prima volta che i piccoli gruppi ribelli bielorussi riescono a colpire con successo i mezzi militari di Mosca e Minsk. La notizia del sabotaggio, infatti, è stata nascosta dai media bielorussi per non mettere in imbarazzo il governo di Aleksandr Lukashenko.
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2023 Riccardo Fucile
“SONO GLI STESSI DEGLI ANNUNCI PER ACCOGLIERE I PROFUGHI AFGHANI IN FUGA DAI TALEBANI O I SIRIANI SOTTO LE BOMBE: TUTTE CHIACCHIERE”
«Vi ricordate gli annunci di voler accogliere i profughi afghani in fuga dai talebani, meno di due anni fa? O i proclami di vicinanza ai manifestanti iraniani vittime delle feroci repressioni teocratiche del regime iraniano? O la solidarietà dalla Siria in fiamme o ai milioni di sfollati in Pakistan funestato dalle alluvioni? Ecco, erano tutte chiacchiere».
Così Sea Watch, all’indomani del naufragio avvenuto a largo delle coste di Crotone e costato la vita sinora a 62 persone, parlando con l’Adnkronos delle nazionalità delle vittime dell’ennesima strage di migranti.
«Quelle persone morte affogate a pochi metri dalla spiaggia europea erano proprio quelle famiglie in fuga», denuncia l’ong, sottolineando ancora una volta che «non c’è modo legale di arrivare in Europa, questa è la verità.
«Annunciare di voler bloccare le partenze da luoghi in cui è impossibile sopravvivere o dove si negano i diritti fondamentali, oltre a essere impossibile, è un proposito ignorante che nega la speranza di un futuro per uomini, donne e per i loro figli», conclude.
(da Globalist)
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