Destra di Popolo.net

DUE ITALIANI SU TRE DICONO SÌ AL SALARIO MINIMO (E PIACE ANCHE A DESTRA)

Luglio 6th, 2023 Riccardo Fucile

L’ OTTUSITA’ IDEOLOGICA E IL BISOGNO DI ACCONTENTARE IMPRENDITORI E CONFINDUSTRIA DA PARTE DEI SERVI SOVRANISTI… ADDIRITTURA PER GLI ITALIANI IL SALARIO MINIMO DOVREBBE ESSERE 10,2 EURO L’ORA, PIU’ DEI 9 EURO PROPOSTI

Il 64% degli italiani è favorevole all’introduzione del salario minimo. Non solo, il dato che più colpisce è che questa opinione è condivisa indipendentemente dal partito votato, ragion per cui il consenso è trasversale.
È quanto emerge da un’analisi effettuata dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi per Repubblica. Evidentemente la contrazione del potere d’acquisto sta gravando sulle famiglie più di quanto la politica si renda conto. Potrebbe esservi questo dietro il generalizzato parere positivo raccolto dalla proposta di introdurre una soglia minima salariale di 9 euro l’ora.
La maggioranza degli italiani si dice, infatti, concorde, con percentuali all’interno dei bacini elettorali dei singoli partiti che arrivano quasi ai 90 punti e scendono al 48% solo tra chi vota FdI, mentre raggiungono rispettivamente il 74 ed il 57% tra i votanti FI e Lega.
Invece nel Pd e nel M5S il salario minimo è condiviso dall’ 86 e dall’85% dei propri elettori. Un plebiscito per una proposta che invece sul fronte politico divide nettamente maggioranza e opposizioni
L’appartenenza politica sembra dunque non avere alcun peso sull’opinione degli italiani su questo tema
Nessuna obiezione fa breccia nel consenso alla proposta, né che la maggioranza dei lavoratori già prende di più (solo il 29% condivide questo concetto), né il rischio paventato che farebbe aumentare il lavoro nero e la disoccupazione (31% di condivisione), né che l’aumento del costo del lavoro si scaricherebbe sui prezzi (35% concorda).
Solo il cosiddetto effetto boomerang, il rischio che, con l’imposizione di legge di una soglia minima, possa venir meno la contrattazione collettiva, spacca l’opinione pubblica in due, quello che sembra arrivare dagli italiani è la richiesta che vi sia un minimo salariale che non sia frutto di trattativa o che possa essere messo in discussione.
Quest’interpretazione sembra trovare conferma nel fatto che la richiesta del “salario minimo ideale” non si discosta tanto da quanto l’ipotesi di legge prevede: per gli italiani il minimo dovrebbe essere 10,2 euro, una differenza minima rispetto ai 9 euro proposti
Ma per il 22% degli occupati non si tratterebbe solo di una battaglia di principio.
Sono coloro che dichiarano di percepire oggi meno della fatidica soglia dei 9 euro l’ora. Sulla scelta così netta a favore del salario minimo pesa anche la morsa dell’inflazione
(da La Repubblica)

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I SOLDI PER RICOSTUIRE L’EMILIA-ROMAGNA NON CI SONO MA PER LO STAFF DI FIGLIUOLO SI’: PER LA STRUTTURA DI 60 PERSONE, CHE LAVORERA’ A FIANCO DEL GENERALE, SONO STATI STANZIATI DIECI MILIONI

Luglio 6th, 2023 Riccardo Fucile

I FONDI DI CUI DISPORRA’ IL COMMISSARIO ALL’EMERGENZA AMMONTANO A 2,5 MILIARDI MA L’EMILIA-ROMAGNA AVEVA CALCOLATO QUASI 9 MILIARDI DI DANNI COMPLESSIVI

Il commissario destinato alla ricostruzione, il generale Francesco Paolo Figliuolo, ha finalmente il portafoglio che chiedeva: 2,5 miliardi, definiti ieri dal decreto sull’alluvione approvato dalla Ragioneria di Stato e pubblicato ieri sera in Gazzetta ufficiale, che saranno però a disposizione in tre anni per i territori colpiti, cioè soprattutto l’Emilia- Romagna, più parti della Toscana e delle Marche. Anche se la carica dello stesso Figliuolo, al momento, dura solo fino al 30 giugno 2024.
Una scelta che intanto finisce nel mirino di Davide Baruffi, sottosegretario del governatore Stefano Bonaccini e membro della segreteria Pd di Elly Schlein, che ieri ha definito Figliuolo una «nomina sbagliata», suscitando la reazione di Fratelli d’Italia. «Il governo — attacca Baruffi — ha scelto di colpire l’Emilia-Romagna dicendo no alla nomina che tutti si attendevano, Bonaccini».
Tornando al testo, i fondi richiesti da Regione e Comuni per la ricostruzione dopo l’alluvione di maggio ora sono nero su bianco. Anche se resta da capire se basteranno: l’Emilia-Romagna aveva chiesto subito 1,9 miliardi per gli interventi urgenti, più 500 milioni per gli aiuti alle imprese, e calcolato quasi 9 miliardi di danni complessivi.
Per questi ultimi i compensi indicati dal decreto arrivano fino a 150 mila euro annui lordi complessivi, con un massimo di 50 mila euro pro-capite. Mentre per il compenso del commissario e il funzionamento della struttura viene autorizzata «la spesa massima di 5 milioni per ciascuno degli anni 2023 e 2024».
Dieci milioni in tutto, che ancora non è chiaro se si aggiungeranno agli stipendi già ricevuti dagli stessi funzionari, cui si sommano altri 11 milioni per le spese derivanti da convenzioni che il commissario può attivare con altre strutture dello Stato. Dietro a Figliuolo, la cui nomina potrebbe diventare ufficiale già oggi nella seduta del Cdm delle 18, ci saranno i sub-commissari, uno per ciascuna delle tre regioni interessate, e una Cabina di coordinamento con funzionari della protezione civile, presidenti delle Regioni ed esponenti di Province e Comuni.
(da agenzie)

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L’UE NON PERDONA RITARDI, RITROSIE E PSEUDO-RICATTI – LA COMMISSIONE EUROPEA STA “MONITORANDO” LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI CARLO NORDIO

Luglio 6th, 2023 Riccardo Fucile

TRA I PROVVEDIMENTI CHE PIÙ “PREOCCUPANO” BRUXELLES C’È LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, CHE ESPORREBBE I GIUDICI A UNA “POTENZIALE INFLUENZA POLITICA”, LA CANCELLAZIONE DELL’ABUSO D’UFFICIO E DEL TRAFFICO DI INFLUENZE, CHE “POTREBBE AVERE UN IMPATTO NELLA LOTTA ALLA CORRUZIONE”

Nella Ue scatta l’allarme sulla giustizia italiana. Nel report annuale della Commissione sullo Stato del diritto, si punta il dito sulle ultime mosse del governo Meloni. L’Unione sta infatti «monitorando » la riforma Nordio che cancella l’abuso d’ufficio e il traffico di influenze, mette sotto osservazione i limiti alla pubblicazione delle intercettazioni e tiene conto delle preoccupazioni sul progetto di separare le carriere di giudici e pm.
Il report dell’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen e firmato dal commissario alla giustizia, il belga Didier Reynders, si riferisce dunque esplicitamente alle iniziative assunte dalla squadra “meloniana”. Sottolinea che i progressi compiuti in questo settore sono determinati soprattutto dalla riforma Cartabia.
Lo studio di Bruxelles denuncia quindi alcune preoccupazioni che stanno emergendo in questa fase. La prima riguarda l’ipotesi di separare le carriere che «sta provocando allarme » perché espone i giudici ad una «potenziale influenza politica».
Così come desta timori il procedimento disciplinare avviato dal ministro Nordio nei confronti dei magistrati di Milano.
Ma sono le recenti proposte a suscitare le maggiori paure. L’idea di cancellare l’abuso d’ufficio e il traffico di influenze, infatti, «depenalizzerebbe importanti forme di corruzione e potrebbe avere un impatto nella effettiva lotta contro la corruzione ». I passi avanti invece sono stati compiuti dal governo Draghi anche grazie ai fondi del Pnrr. Progressi sulla digitalizzazione, sul numero dei magistrati e sulla lunghezza dei processi.
Il faro europeo illumina anche le condizioni relative alla libertà di stampa. Si osserva che il recente progetto del governo «limita la possibilità per i giornali e i giornalisti di pubblicare i contenuti della intercettazioni ». Mentre bisognerebbe «rafforzare la difesa del segreto professionale e delle fonti giornalistiche».
Per quanto riguarda l’informazione, il Report presenta una parte dedicata alla Rai. Nella quale si rimarca la «necessità di una riforma che difenda meglio la tv pubblica dai rischi di influenza politica e di dipendenza finanziaria dal Governo». Secondo la Commissione, servirebbe «una più adeguata e stabile fonte di finanziamento coerente con la funzione di servizio pubblico».
(da La Repubblica)

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IL MINISTERO DELL’AMBIENTE HA DECISO: L’ORSA JJ4 ANDRA’ IN ROMANIA

Luglio 6th, 2023 Riccardo Fucile

IL LIBEARTY BEAR SANCTUARY DI ZARNESTI E’ PRONTO AD ACCOGLIERLA… QUALCHE “GIUSTIZIERE” IN TRENTINO DOVRA’ RINUNCIARE A FARE IL BOIA

L’orsa JJ4, che ha aggredito uccidendo Andrea Papi, potrebbe finire in Romania. Il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha acquisito la disponibilità ad autorizzare il trasferimento dell’esemplare dal centro Casteller di Trento al Libearty Bear Sanctuary di Zarnesti. «Più in particolare, – si legge in una nota – la task force del ministero impegnata nella definizione di un piano strategico per la gestione degli orsi e di tutti gli animali selvatici, coordinata dal sottosegretario Claudio Barbaro su delega del ministro Pichetto, ha nelle scorse settimane interessato la Commissione scientifica Cites per verificare la disponibilità di strutture estere più idonee ad ospitare l’esemplare di orso bruno per evitarne l’abbattimento».
«La Commissione del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica – aggiunge la nota – deputata a verificare e garantire scientificamente la sostenibilità del commercio delle specie di specie animali e vegetali in via di estinzione, ha inoltre comunicato l’attivazione di un gruppo di lavoro, coordinato dal professor Petretti, per agevolare il trasferimento dell’animale e individuare anche per il futuro ulteriori disponibilità oltre alla struttura già segnalata».
Quello rumeno è un centro specializzato, il più grande al mondo per gli orsi. Ad effettuare un’ispezione per verificarne l’idoneità è stato Rainer Schneider, veterinario e direttore sanitario del Cras «Stella del Nord» della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, che ha trasmesso la sua opinione all’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente presieduto dall’onorevole Michela Vittoria Brambilla.
(da agenzie)

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PER IL SOTTOSEGRETARIO ALLA GIUSTIZIA DELMASTRO IMPUTAZIONE COATTA PER RIVELAZIONE DI SEGRETO D’UFFICIO

Luglio 6th, 2023 Riccardo Fucile

IL GIP DI ROMA NON HA ACCOLTO LA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, indagato per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso Cospito, l’anarchico detenuto al 41 bis, dovrà affrontare un’imputazione coatta.
È quanto ha deciso il gip di Roma che non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura che ora è dovrà formulare una richiesta di rinvio a giudizio.
Nel chiedere l’archiviazione la Procura “riconosce l’esistenza oggettiva della violazione del segreto amministrativo – si affermava in una nota del maggio scorso – ed è fondata sull’assenza dell’elemento soggettivo del reato, determinata da errore su legge extrapenale”.
Secondo il giudice, invece, sussiste sia l’elemento oggettivo che quello soggettivo del reato. L’eventuale rinvio a giudizio sarà deciso in una nuova udienza del gup.
(da agenzie)

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NUOVA AGGRESSIONE AI GIORNALISTI A LAMPEDUSA: “SMETTETE DI PARLARE DI NERI PERCHE’ CI ROVINATE”

Luglio 6th, 2023 Riccardo Fucile

DOPO LA TROUPE DEL TG1, OGGI E’ TOCCATO A UN GIORNALISTA DI MEDIASET… SE NON CI FOSSERO GLI ARRIVI DI MIGRANTI NON CI SAREBBERO FORZE DELL’ORDINE E OPERATORI UMANITARI CHE RIEMPIONO GLI ALBERGHI TUTTO L’ANNO, MA CERTA FECCIA E’ TROPPO IGNORANTE PER CAPIRLO

Tavolini gremiti, lo strascichio ritmato di chi ciabatta sul corso principale, aperitivi pigri al ritorno dal mare. Quando il sole cala e congeda l’ennesima giornata d’estate, Lampedusa è solo una delle tante località balneari, che delle sue bellezze vive, si bea e (forse) fattura.
Gli accenti che si mischiano fra negozi, botteghe e locali sono quelli di Nord e Sud d’Europa e d’Italia e in paese le file si fanno solo per i due bancomat affacciati sul corso principale.
“Solidarietà all’isola in prima linea sul fronte immigrazione” hanno espresso il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi e la commissaria agli Affari Interni Ue Ilva Johansson in visita lampo a Lampedusa.
Neanche un accenno a chi per salvarsi attraversa il mare. Ma quell’isola raccontata come capitale di una presunta invasione che arriva dalla sponda Sud del Mediterraneo, trasformata in simbolo di un’emergenza certificata anche per decreto, a luglio appena iniziato se le contendono giusto i turisti.
Coppie, famiglie, comitive sciamano per il paese, litigano per un posto in prima fila sul corso principale della città, si mettono in fila per una barca che li porti in gita alle calette, affollano i ristoranti. A Lampedusa ha aperto persino un sushi bar. E la notte passa fra un live e un karaoke, odore di creme solari, chiacchierate oziose, shopping fra bancarelle e negozi.
La strage nascosta
Soccorsi, naufragi, traversate e scommesse contro il Mediterraneo che mai come quest’anno ha chiesto pegno a chi lo attraversa – sono più di 1.700 le vittime accertate secondo l’Oim – li raccontano solo le luci delle motovedette che silenziose attraversano l’orizzonte al di là dei bastioni del porto. E anche di giorno quelle navi con il ponte pieno di gente non sono che un’ombra sullo sfondo. Tocca fatturare, di drammi e migrazioni non bisogna parlare.
Deve essere così – pontificano alcuni – anche a costo di spintoni, minacce e telecamere buttate a terra per “convincere” i giornalisti a “smettere di parlare di neri” perché “ci rovinate”.
E’ successo ieri alla troupe del Tg1, costretta a saltare la diretta delle 20 perché gli aggressori hanno danneggiato irrimediabilmente l’attrezzatura. E la scena si è ripetuta oggi, con l’operatore di Mediaset Sandro Di Salvo e il figlio presi a calci da due uomini che hanno tentato di sottrargli la telecamera. Che sia pezzo d’Europa proteso verso la sponda Sud del Mediterraneo non si deve dire, che sia approdo naturale per chi fugge non si deve raccontare.
E solo lontano da orecchie indiscrete qualche dipendente di hotel e ristoranti ammette: “Senza l’immigrazione, le forze dell’ordine, i medici, il personale delle organizzazioni umanitarie che stanno qui tutto l’anno, d’inverno quest’isola sarebbe chiusa”
Il molo Favaloro, dove i naufraghi soccorsi al largo dell’isola vengono accompagnati, dista solo una decina di minuti a piedi dal centro del paese. Ma sembra lontano anni luce. Perché quell’umanità dolente che si mette in fila, i sopravvissuti dallo sguardo perso, dal paese nessuno li vede. E neanche da cala Guitgia, una delle spiagge più note e frequentate, che il molo lo guarda senza vederlo.
La gabbia dorata dell’hotspot
L’osservatore attento al massimo noterà i pullman bianchi della Croce rossa che dal molo si inerpicano verso la pancia dell’isola, dove l’hotspot, da quando la Croce rossa è arrivata, ha recuperato decenza e decoro da Paese del cosiddetto “primo mondo”. Ma rimane una gabbia, nascosta agli occhi dei più.
Non ci sono più materassi lerci gettati a terra per dormire, non tocca sgomitare per l’acqua, un pasto, una doccia o un bagno, non ci sono bambini scalzi e seminudi, ma da lì nessuno continua a poter uscire. Formalmente non si tratta di una struttura di detenzione, chi lì viene ospitato non ha alcun obbligo giuridico a restarci, ma di fatto nessuno si può allontanare. E i tormentoni estivi che diventano ingombrante colonna sonora in paese sono giusto un’eco. A contrada Imbriacola c’è solo silenzio, al massimo un brusio di chi sogna, spera, prega, si confida. L’isola è lontana.
Da porta d’Europa a “porta girevole”
Grisaglia istituzionale d’ordinanza, codazzo di rappresentanti, dipendenti e funzionari di Prefettura, forze dell’ordine, agenzie europee, all’hotspot il ministro Piantedosi non avrà passato più di dieci minuti. Abbastanza per guardare le facce stravolte di decine di ragazzini appena sbarcati, con addosso tutti i segni e i timori di una notte in mare, ma senza vederle. In un giorno, con il tempo tornato clemente, ne sono arrivati quasi trecento, altrettanti sono partiti, con la struttura che si gonfia e si sgonfia come una fisarmonica.
Ma davanti al centro Piantedosi ne parla come problemi, non persone. Promette solo nuovi rimpatri, da decidere con una procedura accelerata ancora in larga parte da definire. Obiettivo dichiarato, renderli così rapidi da eliminare persino il problema di redistribuzione degli arrivi fra le regioni.
Lampedusa, naturale porta d’Europa, geograficamente più vicina alla Tunisia che all’Italia, per il governo Meloni al massimo deve trasformarsi in porta girevole, con chi entra da accompagnare fuori nel giro di poche settimane.
Nel frattempo, magari, da trattenere persino sull’isola in un centro su cui tanto si sussurra – potrebbe essere alla vecchia base Loran, insistono da mesi alcuni – e che il ministro non esclude. E pazienza se la sentenza della Cedu che ha condannato l’Italia per la detenzione arbitraria a Lampedusa di tre ragazzi tunisini, “sottoposti a trattamento inumano e degradante” e privi di assistenza legale è diventata definitiva. L’escamotage, filtra da Roma, si troverà.
“Con il ministro Nordio stiamo lavorando”, annuncia Piantedosi. Il mantra della “difesa dei confini”, cui la maggioranza di centrodestra deve buona parte del suo successo elettorale, impone risposte, anche a costo di abbandonare migliaia di persone che chiedono protezione. Vittime di conflitti, di persecuzioni, della dittatura dell’emergenza, che però non è numerica – sottolinea il direttore dell’Oim, Di Giacomo, ma umanitaria, per il numero di morti in mare, e logistico-operativa.
Emergenza umanitaria e logistica
“Se arrivano 65 mila persone a Lampedusa sono tante, ma se spalmiamo questa cifra in Italia parliamo dello 0,1 o 0,2 per cento della popolazione nazionale, un numero irrisorio”, si sgola. Ma le navi ong – bollate come “pull factor” per partenze nonostante gli arrivi crescano a dispetto di un decreto che ne ha fortemente limitato le attività – sono bloccate in porto o spedite lontano dopo un unico salvataggio.
E a un sistema di soccorso in mare europeo che, come ai tempi di “Mare nostrum” sia in grado di accompagnare i naufraghi in porti e regioni attrezzati per accoglierli, anche pubblicamente auspicato dal presidente della commissione europea Libe, Juan Fernando López Aguilar un paio di settimane fa a Lampedusa, la commissaria Ilva Johansson neanche accenna.
“Indispensabili saranno gli accordi con Paesi terzi” dice, annunciando accordi e finanziamenti con la Tunisia di Kais Saied, in cui oppositori politici, giornalisti, sindacalisti finiscono in carcere e contro i migranti subsahariani, accusati di essere strumento di sostituzione etnica, si è scatenata una vera e propria ‘caccia al nero’.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore: chi muore in mare non fa rumore. Le urla non si sentono.
(da La Repubblica)

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DANIELA SANTANCHÈ È INDAGATA DAL 5 OTTOBRE SCORSO, E CON LEI SONO STATE ISCRITTE NEL REGISTRO ALTRE CINQUE PERSONE, TRA CUI IL COMPAGNO, DIMITRI KUNZ D’ASBURGO, E LA SORELLA DELLA “PITONESSA”, FIORELLA GARNERO

Luglio 6th, 2023 Riccardo Fucile

LA SECRETAZIONE DEL NOME DELLA MINISTRA È DEL GIORNO SUCCESSIVO, CIOÈ IL 6 OTTOBRE, DUNQUE È “SCADUTA” TRE MESI DOPO (IL 6 GENNAIO), TUTTO SECONDO LE REGOLE… MA LA SANTANCHE’ NON HA CHIESTO L’ATTO PER POTER CONTINUARE A DIRE CHE NON LO SAPEVA

La ministra del Turismo Daniela Santanchè è indagata dallo scorso 5 ottobre nell’inchiesta milanese con al centro Visibilia, il gruppo editoriale che ha fondato.
Oltre a lei sono indagate altre cinque persone che hanno avuto ruoli societari, tra cui la sorella Fiorella Garnero che è stata consigliera e il compagno della senatrice di Fdi Dimitri Kuntz D’Asburgo, il quale è stato presidente di Visibilia Editore.
Da quanto si è appreso da fonti qualificate del palazzo di giustizia milanese, la secretazione del nome della ministra è del giorno successivo all’iscrizione, ossia il 6 ottobre ed è ‘scaduta’ tre mesi dopo.
L’unico ad aver depositato la nomina formale degli avvocati Salvatore Sanzo e Nicolò Pelanda come difensori, è Dimitri Kuntz D’Asburgo.
Gli altri indagati nell’inchiesta per bancarotta e falso in bilancio di cui i pm hanno chiesto la proroga (le notifiche sono in corso tramite gli ufficiali giudiziari), risultano essere gli ex consiglieri Massimo Cipriani, Davide Mantegazza e l’ex sindaco Massimo Gabelli.
(da Ansa)

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I RUSSI HANNO ISTITUITO UNITA’ DI BLOCCO PER FERMARE I SOLDATI IN FUGA DAL FRONTE

Luglio 6th, 2023 Riccardo Fucile

A EST AUMENTANO I TENTATIVI DI DISERZIONE DELLE TRUPPE RUSSE

L’esercito ucraino a est sta colpendo il nemico in modo così potente che in alcune zone gli occupanti russi hanno iniziato a fuggire dalle loro posizioni al fronte, facendo entrare in gioco dietro alle linee le cosiddette «unità di blocco», chiamate a fermare la resa, la fuga o la diserzione dei soldati russi. Lo afferma la viceministra alla Difesa ucraina, Hanna Malyar.
«La posta in gioco è aumentata così tanto che il nemico ha iniziato a utilizzare «squadre di blocco» e sta cercando di garantire la stabilità delle truppe con armi puntate alle loro spalle», ha detto il viceministro.
Malyar scrive che al momento il punto più caldo del fronte è a Lyman e a Bakhmut, entrambe nel Donetsk. «Sono in corso feroci battaglie nella direzione di Bakhmut. Il nemico si sta saldamente aggrappando alle posizioni che occupa», ha detto Malyar.
«È prematuro informare prima che le posizioni vengano consolidate, perché la situazione può cambiare di ora in ora, ma oggi la situazione stava cambiando dinamicamente», ha spiegato Malyar.
A Bakhmut ci sono stati progressi in alcuni punti del fianco nord: «Grazie ai nostri soldati, il nemico è intrappolato nella città stessa. È completamente immobilizzato completamente, non può lasciare la città», ha detto Malyar.
Serhyi Cherevaty, portavoce del gruppo orientale delle forze armate dell’Ucraina, citato da Rbc-Ucraina, ha spiegato che i russi nell’area di Bakhmut hanno concentrato più di 50.000 soldati, incluse molte riserve.
(da Globalist)

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A LAMPEDUSA ARRIVANO MILLE MIGRANTI AL GIORNO: SE AL GOVERNO NON CI FOSSERO LORO, SENTIRESTI I SOVRANISTI E I LORO MEDIA STARNAZZARE OGNI ORA CONTRO “L’INVASIONE”

Luglio 6th, 2023 Riccardo Fucile

BEATI I TEMPI CHE ERA SEMPRE COLPA DELLA LAMORGESE… E ARRIVANO PURE CON I BARCHINI, COSI’ NON POSSONO NEANCHE CRIMINALIZZARE LE ONG

Continuano ad alto ritmo gli sbarchi di persone migranti sull’isola di Lampedusa, che nelle ultime 24 ore ha visto l’arrivo di oltre mille persone.
Ieri sono state 589, su quattordici diverse imbarcazioni, mentre dalla mezzanotte di oggi sono 436 su dieci barche.
Con tutta probabilità, i numeri continueranno a salire nelle prossime ore e nei prossimi giorni, viste le previsioni di bel tempo.
A pochi giorni dalla visita della commissaria europea Johansson e del ministro Piantedosi, che ha vantato un risultato sui rimpatri non proprio positivo, sono tornate a essere oltre 1.500 le persone ospitate nell’hotspot di contrada Imbriacola, sotto la gestione della Croce rossa da inizio giugno. La struttura, si ricorda, potrebbe contenere in teoria poco meno di 400 persone.
In particolare, questa notte sono stati soccorsi 329 migranti a bordo di otto piccole barche di ferro. La Guardia costiera e la Guardia di finanza hanno segnalato che tutte le persone salvate hanno meno di 35 anni. C’erano anche circa 80 donne, di cui una in gravidanza al sesto mese.Insieme a loro sette minorenni tra cui tre bambini di 5 anni, due bambini di 3 mesi e anche una bambina di pochi giorni. I viaggi sono partiti dalla Tunisia e dopo giorni di viaggio, segnalati da alcuni pescherecci, le imbarcazioni sono state intercettate al largo di Lampedusa.
Tra le persone arrivate oggi, anche una donna che ha partorito nel barchino su cui stava attraversando il Mediterraneo. La sua imbarcazione, che conteneva 40 persone migranti, è arrivata attorno alle tre di notte.
Il parto sarebbe avvenuto poco prima che intervenissero le motovedette della Guardia costiera. La madre e il figlio ora sono stati trasportati nel poliambulatorio di Lampedusa, dove si trova anche un’altra donna incinta. Quest’ultima è arrivata con altre 51 persone, poco prima dell’una di notte: si trovava già in fase di travaglio. Non ci sarebbero forti rischi, al momento, per le due donne in questione e per i loro figli.
Anche in questo caso, la partenza è avvenuta da Sfax, in Tunisia, luogo di una nuova ondata di violenze pochi giorni fa. Le persone sbarcate sono originarie di Mali, Guinea, Costa d’Avorio, Liberia, Gambia, Pakistan, Senegal, Camerun e Sudan.
In mattinata, altri arrivi hanno coinvolto persone che hanno detto di aver iniziato la traversata da Zuwara, in Libia. Nel frattempo, proseguono gli sforzi per gestire il sovraffollamento dell’hotspot a Lampedusa: questa mattina i primi 350 migranti sono stati trasferiti con il traghetto di linea Galaxy, che fa sbarco a Porto Empedocle.
(da Fanpage)

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