Destra di Popolo.net

JANE BIRKIN TROVATA SENZA VITA NELLA SUA CASA DI PARIGI

Luglio 16th, 2023 Riccardo Fucile

L’ATTRICE E CANTANTE FRANCESE DI ORIGINI INGLESI AVEVA 76 ANNI

E’ morta a 76 anni Jane Birkin, cantante e attrice britannica naturalizzata francese. Secondo le prime notizie, è stata trovata senza vita nella sua casa parigina. Nata il 14 dicembre 1946 a Londra, Jane Birkin è nota per la sua lunga relazione, anche artistica, con il cantante e compositore francese Serge Gainsbourg negli anni 60 e 70.
Il suo esordio nella musica quando ha cantato in un musical esortata dal compositore inglese John Barry, autore delle musiche dei film di James Bond, che ha poi sposato a 19 anni. Da questo matrimonio ha avuto la sua prima figlia, Kate Barry, nata nel 1967 e morta suicida nel 2013.
Il suo esordio cinematografico è stato nel 1965 con Non tutti ce l’hanno di Richard Lester, ma è con il film seguente, Blow-Up di Michelangelo Antonioni (1966), e con la scena in cui compare in topless, che la Birkin ha raggiunto la celebrità, diventando un’icona della swinging London grazie al suo corpo androgino e alla sua femminilità sensuale.
Arrivata in Francia quando aveva 21 anni, Birkin iniziò a recitare nel cinema francese. Fu durante le riprese del film Slogan nel 1968 che conobbe Serge Gainsbourg. La loro collaborazione musicale produsse uno dei brani più celebri e controversi degli anni 60, Je t’aime… moi non plus del 1969.
La canzone, caratterizzata dai sussurri sensuali e provocatori, suscitò scalpore a causa del suo contenuto esplicito e fu addirittura vietata in alcune radio. Nonostante le controversie, divenne un grande successo internazionale.
Jane Birkin ha continuato a registrare album come solista nel corso degli anni, spaziando tra vari generi musicali, tra cui il pop, il jazz e la musica folk. Ha collaborato con numerosi artisti di fama internazionale, tra cui Michel Legrand, Francoise Hardy e Brian Molko dei Placebo.
Dopo la separazione da Serge Gainsbourg nel 1980, quando la figlia Charlotte della coppia aveva solo 9 anni, Jane Birkin si è legata al regista francese Jacques Doillon. Dalla loro relazione è nata nel 1982 una terza figlia, Lou Doillon, che diventerà a sua volta una modella, cantante e attrice.
Oltre alla sua carriera musicale, Jane Birkin è stata anche un’icona di stile e un simbolo di eleganza senza tempo. Il suo contributo alla moda è stato tale che l’azienda di moda Hermès nel 1984 ha creato la celebre borsa “Birkin Bag” ispirata proprio a lei, diventando uno dei simboli di lusso più iconici e ambiti al mondo.
Nel corso della sua carriera, Jane Birkin ha continuato a recitare sia al cinema che in televisione, lavorando con registi di fama come Bertrand Tavernier, Jacques Rivette, Alain Resnais, James Ivory e Agnès Varda. Ha anche dedicato tempo all’attivismo, sostenendo diverse cause umanitarie e ambientali.
(da agenzie)

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“NORDIO OFFENDE LA MEMORIA DI BORSELLINO. È INACCETTABILE”: L’EX DEPUTATO FABIO GRANATA, STORICO ESPONENTE DELLA DESTRA SICILIANA E PROMOTORE DELLA FIACCOLATA IN MEMORIA DELLA STRAGE DI VIA D’AMELIO, ATTACCA IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, CHE VUOLE CANCELLARE IL CONCORSO ESTERNO: “È UNO STRUMENTO IMPORTANTISSIMO”

Luglio 16th, 2023 Riccardo Fucile

“NORDIO OFFENDE LA MEMORIA DI BORSELLINO. OGGI MELONI NON POTREBBE PARTECIPARE ALLA FIACCOLATA”

“Quello del concorso esterno è uno strumento importantissimo, non a caso individuato proprio da Falcone e Borsellino. È inaccettabile che il problema del ministro della Giustizia non sia la mafia, ma i magistrati e le Procure”. Così a Repubblica Fabio Granata, ex deputato e storico esponente della destra siciliana, promotore della prima fiaccolata in memoria di Borsellino.
Granata ricorda con soddisfazione le dichiarazioni programmatiche di Meloni con “riferimento diretto a Borsellino, un fatto di grande coerenza con la vita e il percorso” della premier.
“Poi però è arrivato Nordio che ha fatto esattamente l’opposto. È inaccettabile”. Alla domanda se si aspetti le dimissioni di Nordio, Granata risponde: “Penso che questo idillio con Meloni, ammesso che di idillio si possa parlare, non durerà ancora a lungo”. Granata, che oggi è assessore alla Cultura a Siracusa, ha rilasciato una intervista anche alla Stampa: “Un ministro della Giustizia come Nordio – dice – offende la memoria di Borsellino”.
“Non serve più ‘ricordare’ via D’Amelio – prosegue – occorre capire ciò che avvenne e perché avvenne. La sinistra vorrebbe equiparare fascismo e mafia, un falso storico. Il governo di destra non ha affatto rotto col berlusconismo. Registro in alcuni settori del governo e di FdI forme di malcelata soddisfazione per l’assoluzione di Mori, De Donno, Contrada e Dell’Utri”.
Per Meloni “ho un grande affetto, la ricordo quando a 15 anni iniziò a venire alla fiaccolata. Ma alla prova dei fatti c’è una forte contraddizione nell’accettare la politica e il linguaggio di un ministro della Giustizia che al centro del suo agire ha una crociata contro magistrati e pm. Non bastano le parole di Mantovano. Un ministro come Nordio offende la memoria di Borsellino, oggi Meloni non potrebbe partecipare alla fiaccolata rappresentando un governo che usa quel linguaggio”, conclude Granata.
(da agenzie)

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“LE DICHIARAZIONI SENZA NOME VALGONO MENO DI ZERO. PERCHÉ NON ME LO VENGONO A DIRE IN FACCIA?”: ANTONIO TAJANI, SUPERFLUO NEO-SEGRETARIO DI FORZA ITALIA, ALZA I TONI CONTRO I SABOTATORI INTERNI AL PARTITO

Luglio 16th, 2023 Riccardo Fucile

GLI SCHIAFFI PRESI DAL MISSINO PAZZAGLIA, L’INCONTRO CON MONTANELLI, I 29 ANNI A BRUXELLES: IL RITRATTO

“Chi è contro il partito è contro se stesso. Le dichiarazioni senza nome e cognome valgono meno di zero. Perché non me lo vengono a dire in faccia?”. Così, in un colloquio con la Stampa, il neo-segretario di FI Antonio Tajani.
“Non sono preoccupato, non sono uno che si preoccupa” dice, parlando dei detrattori interni. “Io non ho paura – dice ancora – potrei anche candidarmi come capolista in tutte le circoscrizioni alle Europee. Poi però mi criticherebbero perché mi candido, ma non posso fare davvero l’europarlamentare. Io sono stato eletto al Parlamento europeo cinque volte. Sono sempre andato a prendermi le preferenze una per una”.
Respinge l’accusa di aver già accentrato la gestione del partito: “Tutti i passaggi sono stati condivisi, ci sono state riunioni, la bozza del documento programmatico appena votato dal Consiglio nazionale era stata visionata dai gruppi parlamentari. Quelli che parlano senza venire allo scoperto mi devono almeno fare una critica nel merito sulle posizioni politiche. Oppure si tratta solo di voler togliere me per metterne un altro?”.
C’è chi gli contesta di essere troppo appiattito su Meloni: “Ma sono il vicepremier, cosa dovrei fare? Se fossi contro il governo dovrei dimettermi. Ben vengano altri candidati, si facciano avanti, a me mica l’ha detto il medico di fare questo, posso anche fare solo il vicepremier. Hanno persino detto che voglio fare il presidente della Commissione, ma lo sanno che il presidente del Parlamento europeo pesa anche di più? Che faccio, torno indietro? Ci sono già stato 30 anni a Bruxelles, può bastare”. Presidente della Repubblica? “E perché no, pure il Papa”.
IL PRUDENTE MONARCHICO MAI DELFINO E OGGI LEADER
«Se nel 1994 gli avessero detto “un giorno diventerai leader di Forza Italia” forse nemmeno lui ci avrebbe creduto» racconta un suo vecchio amico. Per dire che la cifra di Antonio Tajani può essere racchiusa in una parola: «Prudenza». Cui segue un altro tratto: «Antonio non ha mai dimenticato che deve tutto a Berlusconi».
Antonio nasce nel 1953 a Roma e cresce nel quartiere Parioli. Tifosissimo della Juventus . Ma il primo amore è certamente la politica. Quando si iscrive al liceo Tasso della capitale, lo scontro tra destra e sinistra è infuocato. Tajani si distingue per le posizioni monarchiche. All’uscita di scuola viene picchiato da quattro operai scesi quasi al volo da una macchina. Dopo quell’episodio è costretto a cambiare scuola.
Seguiranno una laurea in Legge alla Sapienza, un matrimonio con Brunella e una carriera giornalistica che lo farà arrivare alla redazione del Giornale di Indro Montanelli. Scrive di politica parlamentare e viene ricordato come un cronista d’assalto. Al punto che un giorno in Transatlantico riceve due schiaffi dal missino Alfredo Pazzaglia per avere scritto un articolo dal «sapore democristiano».
Non è dato sapere se l’episodio abbia rappresentato uno spartiacque. Fatto sta che nel 1994 Tajani partecipa attivamente alla fondazione di Forza Italia. Diviene portavoce del presidente del Consiglio nel primo governo Berlusconi. A Palazzo Chigi sarà un passaggio breve: nel giugno del 1994 verrà eletto all’Europarlamento dove resterà per 29 anni di fila. «È stato un investimento di Berlusconi», sostengono alcuni. Da commissario europeo all’Industria dissuade un’azienda americana, Tenneco, decisa a chiudere la sua fabbrica di sospensioni in Spagna con 210 operai. Succede a Gijon, nelle Asturie, e lì c’è una strada intitolata a lui.
Da presidente dell’Europarlamento si distingue per la moderazione. Apprezzato dai vertici del Ppe è il regista dell’elezione di Roberta Metsola al vertice dell’Assemblea europea.
E a Roma? Sempre un passo indietro, mai sovraesposto. Non è stato un delfino del Cavaliere. Ma di certo quest’ultimo si fidava di lui. Di tutto questo ne è consapevole Giorgia Meloni, che se lo tiene stretto. Anche perché adesso Antonio è diventato il leader di FI. Se soltanto a tempo lo scopriremo presto.
(da Il Corriere della Sera)

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LA “PACE FISCALE” E’ SEMPLICEMENTE UN CONDONO AGLI EVASORI

Luglio 16th, 2023 Riccardo Fucile

CHI LE TASSE LE PAGA MANTIENE ANCHE QUESTI PARASSITI CHE POI USUFRUISCONO DEI SERVIZI PUBBLICI

Chiamare un condono “pace fiscale”, come ha fatto il Salvini facendo eco ai suoi alleati, è un eufemismo che non basterà a rabbonire chi le tasse le ha sempre pagate.
Inutile girarci attorno, passa attraverso la questione fiscale il più evidente discrimine (economico ed etico) tra gli italiani.
Nessuna sperequazione è più ingiusta, nessuna simulazione è più odiosa di quella dei finti poveri che fanno i conti in nero. E quelli come il Salvini, che di Italia e italiani hanno la bocca sempre piena come i criceti con i semi di zucca, non hanno idea di quanti milioni di italiani riescono a offendere ogni volta che parlano di condono fiscale.
Che il Fisco sia farraginoso e in qualche caso oppressivo è una questione che ogni partita Iva (eccomi) conosce bene. Ma che a fare la differenza, al netto di ogni assurdità burocratica e di ogni ingiunzione senza fondamento, sia la volontà di pagare le tasse oppure di evaderle, è una verità palmare.
Un solco politico profondo, anzi profondissimo divide chi considera un dovere civile pagare le tasse (ebbe ragione Padoa Schioppa a lodarle, non per caso fu spernacchiato dai giornali di destra) e chi le considera “un pizzo di Stato”, e ricorre spesso alla sudicia frase “mettere le mani nelle tasche degli italiani” per definire il sacrosanto, trasparente rapporto dare-avere che lega cittadino e Stato.
Se il Fisco funziona male, lo si riformi e lo si metta nelle condizioni di fare di conto con più efficienza. E se ci sono casi acclarati di accanimento ingiustificato, li si risolva. Ma “pace fiscale” significa, nei fatti, dichiarare guerra a quegli italiani che hanno chiaro che cosa significhi cittadinanza. Premiando coloro che non lo hanno chiaro affatto.
(da La Repubblica)

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VISIBILIA, CONTI TRUCCATI GIA’ NEL 2016: 3,5 MILIONI DI CREDITI INESISTENTI

Luglio 16th, 2023 Riccardo Fucile

SANTANCHE’ HA TACIUTO SUI BUCHI DI BILANCIO DELLA SRL GESTITA DAL 2014 AL 2019

C’è un macigno da 3 milioni e mezzo di euro che pende sopra la testa di Daniela Santanchè. È il peso dei crediti falsi verso clienti per pubblicità inesistente che, secondo i consulenti dei pm, Visibilia Srl ha registrato nel bilancio 2016. Ricavi falsi che servivano a nascondere un gigantesco “buco” patrimoniale, in modo da evitare già 7 anni or sono all’attuale ministro del Turismo di dover mettere mano al portafoglio e ripianare il dissesto. Lo sostiene Nicola Pecchiari, il professore della Bocconi specialista in forensica contabile che il 2 novembre ha ricevuto l’incarico di consulenza tecnica sui conti di Visibilia dai pm di Milano Roberto Fontana e Maria Gravina. Con la sua relazione Pecchiari ha dato impulso le indagini per falso in bilancio e bancarotta sul disastrato gruppo editoriale-pubblicitario che dalla fondazione nel 2008 alla fine del 2021 ha visto ai vertici la senatrice di Fratelli d’Italia e smonta la narrazione di Santanchè del 5 luglio in Senato quando ha detto che si sarebbe “aspettata un plauso” per aver messo il suo patrimonio personale a garanzia del ripiano dei debiti di Visibilia. Nel paragrafo 7.3.4 della sua prima relazione del 25 gennaio 2023, “Irregolarità contabili nei bilanci di Visibilia Srl accertate nel bilancio al 31 dicembre 2016”, dalla pagina 47 alla 51 Pecchiari scrive che in quell’ormai lontano 2016 nei conti di Visibilia Srl “i crediti per fatture da emettere includevano un importo inesistente pari a 1,75 milioni, i crediti per note di credito da ricevere includevano un importo inesistente pari a 1,5 milioni e i crediti finanziari verso terzi per 240 mila euro”.
Dal 23 gennaio 2012 sino al 7 agosto 2019 Visibilia Srl ha visto Santanchè come amministratore unico e ancora oggi, pur in liquidazione per mano dell’azionista di minoranza (5%) Antonino Schemoz, il ministro ne è socio al 95%.
Secondo il consulente dei pm i crediti inesistenti gonfiavano per 3 milioni e mezzo il patrimonio di Visibilia Srl che all’epoca era di appena 1,27 milioni, nascondendo un “buco” di 2,22 milioni. In base alla legge, il capitale di Visibilia Srl avrebbe dovuto essere immediatamente abbattuto e ricostituito: ma Pecchiari scrive che “la società ha occultato tale deficit patrimoniale” spostando la cancellazione di gran parte dei crediti falsi al 2019 e 2020.
Sono anche questi i motivi per i quali Santanchè, il compagno Dimitri Kunz, gli amministratori Fiorella Garnero (sorella della ministra), Massimo Cipriani e Davide Mantegazza insieme all’ex sindaco Massimo Gabelli dal 5 ottobre sono iscritti tra gli indagati per le ipotesi di reato di falso in bilancio e bancarotta.
Quei crediti inesistenti hanno avuto anche l’effetto di moltiplicare a catena i falsi. Secondo Pecchiari “il piano industriale usato per valutare l’avviamento a fine 2016” di Visibilia Srl “era di fatto ‘falsato’ perché ipotizzava flussi di ricavi pubblicitari e incassi futuri” per un società che invece era già nel baratro.
Il consulente dei pm scrive che grazie a quei crediti falsi “il conferimento del ramo d’azienda ‘concessionaria’ nel 2019 da Visibilia Srl a Visibilia Concessionaria Srl ha consentito, grazie a una perizia basata su dati previsionali assolutamente irragionevoli e incoerenti, di iscrivere una plusvalenza fittizia” in Visibilia Srl e un avviamento parimenti fittizio nella Concessionaria.
Voci che, se fossero state invece correttamente svalutate, avrebbe portato la Concessionaria a fine 2019 ad avere patrimonio negativo per 2,56 milioni, che la Santanchè avrebbe dovuto ripristinare immediatamente.
Per questi motivi dopo la perquisizione, ispezione e sequestro dei libri contabili avvenuti il 9 novembre 2022, il 2 marzo il Nucleo di Polizia Economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano è tornato in Visibilia Srl esibendo il decreto di sequestro delle carte sulle fatture da emettere e sulle note credito da ricevere dal 2014 al 2019 e l’informazione di garanzia sull’indagine penale in corso. Informazione di garanzia che la ministra ha invece smentito di conoscere.
(da Il Fatto Quotidiano)

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QUINDICI ITALIANI SU CENTO FATICANO A METTERE INSIEME IL PRANZO CON LA CENA

Luglio 16th, 2023 Riccardo Fucile

PERCENTUALE DOPPIA DELLA MEDIA UE

Aumentano i poveri nell’Unione europea e in Italia più che altrove. È quanto emerge dalle rilevazioni dell’Eurostat aggiornate al 2022. L’istituto di statistica europeo considera poveri i cittadini che non possono permettersi un pasto completo (contenente carne, pesce o un equivalente vegetariano) ogni due giorni. In Italia questa condizione riguarda circa 15 persone su 100 mentre la media europea è poco più della metà, l’8,3%. Una percentuale salita di un punto rispetto al 2021. Eurostat segnala poi che considerando le persone a rischio di povertà, nel 2022 la quota a livello Ue è stata del 19,7%, 2,2 punti percentuali in più rispetto al 2021 (17,5%). La percentuale più alta si registra in Bulgaria (44,6%), seguita da Romania (43%) e Slovacchia (40,5%). La quota più bassa riguarda invece Irlanda (5%), Lussemburgo (5,1%) e Cipro (5,6%). L’Italia si colloca al 13esimo posto.
A livello familiare viene presa in considerazione anche la capacità di affrontare spese impreviste, permettersi di pagare una settimana di ferie l’anno, oppure far fronte agli arretrati di pagamento (su rate del mutuo o dell’affitto, bollette, rate di acquisto rateale o altri pagamenti di prestiti). Oltre ai pasti si tiene conto della capacità di mantenere la casa in modo adeguato, avere a disposizione un’auto/furgone per uso personale. A livello personale incide avere o meno una connessione a Internet, poter sostituire i vestiti logori, avere due paia di scarpe della misura giusta (compreso un paio di scarpe per tutte le stagioni). Si guarda inoltre se si può spendere una piccola somma di denaro ogni settimana per se stessi, poter svolgere attività ricreative regolari e infine potersi riunire con amici o famiglia per bere qualcosa insieme.
(da Il Fatto Quotidiano)

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STIPENDI: I DUE MOTIVI PER CUI IN ITALIA SONO COSI’ BASSI

Luglio 16th, 2023 Riccardo Fucile

RAGIONI E DINAMICHE DEL CALO PIU’ FORTE DEI SALARI TRA I BIG DEL MONDO

Mentre i prezzi sono in continuo aumento, gli stipendi dei lavoratori calano. In Italia, insomma, si guadagna sempre meno. Il nostro paese è la “maglia nera” per i salari tra le grandi economie avanzate del pianeta. È la fotografia scattata dall’Ocse, l’organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico con sede a Parigi, nel suo ultimo rapporto sulle “prospettive sull’occupazione” per l’anno in corso, come abbiamo spiegato qui.
Tra i big del mondo, nel 2023 l’Italia ha registrato il calo dei salari reali (cioè rapportati all’inflazione) più importante rispetto al periodo che ha preceduto la pandemia di covid. La perdita di potere d’acquisto, fa notare l’Ocse, ha un impatto più forte sulle famiglie a basso reddito, che hanno una minore capacità di far fronte all’aumento dei prezzi attraverso il risparmio o l’indebitamento.
Alla fine del 2022, i salari reali in Italia erano calati del 7,3% rispetto al periodo precedente la pandemia. La discesa è continuata nel primo trimestre del 2023, con una diminuzione su base annua del 7,5%, avverte l’organismo internazionale. Secondo le proiezioni Ocse, in Italia i salari nominali, calcolati senza tenere conto dell’aumento dei prezzi, aumenteranno del 3,7% nel 2023 e del 3,5% nel 2024, mentre l’inflazione dovrebbe attestarsi al 6,4% nel 2023 e al 3% nel 2024. Il problema è proprio l’aumento dei prezzi: l’invasione russa dell’Ucraina ha contribuito a un’impennata dell’inflazione, che non è stata accompagnata da una crescita corrispondente dei salari nominali. Di conseguenza, i salari reali sono diminuiti praticamente in tutti i paesi Ocse, ma in Italia più della media. Le più colpite sono le famiglie a basso reddito, che hanno una minore capacità di far fronte all’aumento dei prezzi degli ultimi mesi.
Il problema del mancato rinnovo dei contratti collettivi
I dati sono chiari, dunque. Ma perché in Italia si guadagna sempre meno? Perché gli stipendi sono così bassi?
Ci sono due motivi principali, tralasciando il “fattore Ucraina” che sta contribuendo all’aumento generalizzato dei prezzi.
Un particolare avvertimento viene lanciato all’Italia rispetto ai “significativi ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi (oltre il 50% dei lavoratori italiani è coperto da un contratto scaduto da oltre due anni)”, che – sottolinea l’Ocse – rischiano di “prolungare la perdita di potere d’acquisto per molti lavoratori”.
In Italia, i salari fissati dai contratti collettivi sono diminuiti in termini reali di oltre il 6% nel 2022. Si tratta di un calo particolarmente significativo se si considera che, a differenza di altri paesi, la contrattazione collettiva copre, in teoria, tutti i lavoratori dipendenti.
L’indicizzazione dei contratti collettivi alle previsioni Istat dell’inflazione – al netto dei beni energetici importati (Ipca-Nei) -, recentemente riviste significativamente al rialzo, sottolinea l’organizzazione internazionale, “fa pensare che i minimi tabellari potranno recuperare parte del terreno perduto nei prossimi trimestri”. §
Il punto è che ora i ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi prolungano la perdita del potere d’acquisto per chi lavora. La contrattazione collettiva, sottolinea l’Ocse, può contribuire a mitigare la perdita di potere d’acquisto dei lavoratori e a garantire una più equa distribuzione dei costi dell’inflazione tra imprese e lavoratori, evitando una spirale prezzi-salari. I dati suggeriscono che nei paesi Ocse “c’è spazio per i profitti per assorbire aumenti salariali, almeno per i lavoratori a bassa retribuzione. I governi dovrebbero, inoltre, riorientare i sostegni messi in piedi nell’ultimo anno in maniera più mirata sulle famiglie a basso reddito”.
La questione del salario minimo
Non è solo questione di contrattazione collettiva, però. Il direttore per l’impiego, il lavoro e gli affari sociali dell’Ocse, Stefano Scarpetta, ritiene che nel nostro paese pesi anche “l’assenza di un salario minimo“, già introdotto in trenta paesi Ocse su 38.
Evocando, tra l’altro, gli effetti della guerra in Ucraina, l’economista sottolinea “l’importanza di avere in momenti come questo un salario minimo, accompagnato da una commissione per valutarne il livello”. Viene citato l’esempio della Germania, che come l’Italia ha una “forte” contrattazione collettiva, il che non ha impedito all’ex cancelliera Angela Merkel di introdurre una forma di salario minimo (partito nel 2015 da 8,50 euro l’ora) anche in risposta alla diffusione dei cosiddetti “mini job”.
Diverse leve possono essere attivate per limitare l’impatto dell’inflazione sui lavoratori e garantire un’equa ripartizione dei costi tra poteri pubblici, imprese e lavoratori. “Il mezzo più diretto per aiutare questi ultimi è quello di aumentare i loro salari, compreso il salario minimo legale, che è fissato dallo Stato”, sottolinea l’Ocse nel suo report. Nei paesi Ocse, in media, i salari minimi nominali “hanno tenuto il passo dell’inflazione grazie a degli aumenti discrezionali o grazie a dei meccanismi di indicizzazione. Al contrario, le retribuzioni negoziate nell’ambito dei contratti collettivi sono diminuite in termini reali, a causa del ritardo legato alla natura scaglionata e relativamente poco frequente delle trattative salariali”, osserva l’organizzazione internazionale.
(da today.it)

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“SALITE, E’ UN ORDINE!”: GIORNALISTI BLOCCATI SUL PRIMO TRENO ROMA-POMPEI PER IL PASSAGGIO DELLA MELONI

Luglio 16th, 2023 Riccardo Fucile

IMPEDITO AI GIORNALISTI DI FOTOGRAFARE L’ARRIVO DELLA PREMIER PER L’INAUGURAZIONE… PORTE SBARRATE IN FACCIA AGLI INVIATI, CHIUSI DENTRO UN TRENO

Chiusi dentro un treno, con le porte sbarrate, mentre passa Giorgia Meloni. Non sono ancora le 9 del mattino. Il treno speciale per Pompei è fermo al binario 1. Manca ancora mezzora alla partenza. «Signori dovete salire sopra ora» avvertono. I giornalisti sono alla stazione Termini, invitati da Trenitalia, per raccontare il primo viaggio del treno veloce Roma-Pompei. Ci sono alcuni inviati, anche di testate straniere, in pantaloncini, pronti ad affrontare i 40 gradi di torrido tour tra gli scavi. Non tutti sanno che sul treno c’è anche la premier Giorgia Meloni e per questo motivo la sicurezza si fa più severa.
Ci doveva essere anche la ministra del Turismo Daniela Santanchè, ma alla fine ha disertato, forse per evitare di esporsi alle domande sulle inchieste che la coinvolgono. I giornalisti vengono invitati ripetutamente a restare dentro la carrozza.
Nessuna possibilità di fare una foto, di esercitare il più semplice esercizio di cronaca. I cordoni rossi di Trenitalia delimitano l’area delle delegazioni di governo, ma non basta. I carabinieri e gli addetti dell’azienda delle ferrovie si fanno più inflessibili.
«Salite!» ordinano. Telegiornali, quotidiane, agenzie si ammassano sulle scalette. «Non potete stare qua», intimano. Un carabiniere, uno dei due che presidia l’uscita della carrozza 4, azzarda: «È un ordine».
Sta passando il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. I carabinieri e la security si fanno più solerti. L’addetto di Trenitalia con radio trasmittente e posa da bodyguard si fionda per chiudere gli sportelloni. I giornalisti vengono respinti dentro. Blindati, impossibilitati a mettere il collo fuori per fotografare a 200 metri di distanza l’arrivo della presidente del Consiglio, circondata comunque dalle sue guardie del corpo.
Anche la Rai protesta. Per le immagini ci sono i collaboratori dello staff e i canali ufficiali di Palazzo Chigi. I giornalisti sono bloccati all’interno. Lontani.
(da La Stampa)

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PARLA LA GUIDA TURISTICA CHE HA FERMATO LA RAGAZZA CHE HA SFREGIATO IL COLOSSEO: “I SUOI GENITORI MI HANNO DETTO: CHE MALE C’E’?”

Luglio 16th, 2023 Riccardo Fucile

“MI HANNO CACCIATO VIA CON UN GESTO DI STIZZA”

Nelle ultime ore una 17enne turista svizzera, in vacanza a Roma con la famiglia, è stata sorpresa da una guida turistica a incidere l’iniziale del suo nome su un basamento del Colosseo.
Un altro sfregio, a pochi giorni da quello compiuto dal 31enne bulgaro residente nel Regno Unito. Chi ha fermato e filmato la giovane è la guida David Battaglino, dell’agenzia City Walkers, che a Repubblica Roma racconta: «È la prima volta che sono riuscito a filmare un atto vandalico al Colosseo ma in sei anni ne ho visti a decine, c’è anche chi stacca parti del muro. Mi hanno anche sputato una volta perché ho rimproverato un ragazzo».
I genitori della ragazza alla guida: «Solo una ragazzina, non sta facendo nulla di male»
«Stavo facendo il tour al Colosseo con il mio gruppo. E un ragazzo messicano – spiega Battaglino – mi ha fatto un cenno per indicarmi quella ragazza. Ho continuato a parlare col gruppo e col cellulare ho ripreso la ragazza e dopo qualche secondo il mio gruppo mi ha applaudito. A lei, in inglese, ho detto: ‘Vuoi un applauso?’. La giovane ha compreso che era finita nel mirino di chi l’arte la tutela e si è allontanata per andare verso la famiglia».
«Ho detto ai genitori che quel che aveva fatto la figlia era illegale e loro con un gesto di stizza mi hanno cacciato via. Ho detto al gruppo che avrei indicato la famiglia alla vigilanza, li ho fotografati e seguiti e ho subito raggiunto la vigilanza per indicarglieli», ha aggiunto la guida. I genitori hanno cercato di minimizzare: «È solo una ragazzina, non stava facendo nulla di male». La giovane invece è finita in caserma con la famiglia. Ora dovrà affrontare una denuncia da parte dei carabinieri di Piazza Venezia.
(da Open)

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