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IN SICILIA CI SONO ACQUEDOTTI BUCATI, VIADOTTI INCOMPIUTI, FERROVIE DA TERZO MONDO, MA IN TV SI PARLA SOLO DEL PONTE SULLO STRETTO

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

SOLO PROPAGANDA PER CARPIRE VOTI E ATTENZIONE SUL NULLA, DEI PROBLEMI VERI NON FREGA NULLA

Il blocco parziale dell’aeroporto di Catania inchioda la Sicilia alla sua pessima situazione infrastrutturale. Chi viene dirottato a Trapani impiega cinque ore per tornare verso la costa orientale, poco meno per chi atterra a Palermo.
Si leggono cronache di una regione infartuata da incendi e antiche inefficienze e ci si domanda, inevitabilmente, perché mai il dibattito politico sia sempre e comunque incentrato sul fantasmatico Ponte (del quale già si parlava come cosa fatta sulle copertine dei rotocalchi negli anni Sessanta) e ignori una realtà quotidiana fatta di eterni ritardi, rassegnazione, vassallaggio a questo o quel vice-potente nella speranza che “si faccia sentire a Roma”.
Di questa Sicilia non si parla, nessuno a Porta a Porta ha mai portato il plastico di un viadotto incompiuto o di un acquedotto bucato. È sempre il solito problema, il do di petto entusiasma, il resto dell’opera sembra quasi una trascurabile appendice — è invece la sostanza.
E il resto dell’opera è la Sicilia tutta intera, il suo territorio, le sue strade mancanti e le sue ferrovie caracollanti. Cose che rimangono in ombra fino a che qualche accidente, come gli incendi di questi giorni, rende evidente quali sono le urgenze, quali le necessità, quali le cose fattibili e dunque da fare.
Ma appena spenti gli incendi, riaperto l’aeroporto e rientrata l’emergenza, si riparlerà di un Ponte che forse è tecnicamente irrealizzabile, forse costerebbe come rifare nuova l’isola intera, forse non si farà mai: ma vuoi mettere quanto vale, in termini di propaganda, immaginare lo Stretto con quella retta che lo sorvola, e tutto il resto lasciarlo al suo corso tortuoso, faticoso, mortificante?
(da La Repubblica)

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DIFFONDEVANO CONTENUTI RAZZISTI SUI SOCIAL: CHIUSE LE INDAGINI SU 12 NEONAZISTI

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

TRA LORO ANCHE MISS HITLER, A PROCESSO PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE

La procura di Roma ha chiuso le indagini a carico di 12 persone appartenenti al gruppo antisemita «Ordine Ario Romano», smantellato nel giugno del 2021 grazie a un’operazione condotta dai carabinieri del Ros. Tra loro anche Francesca Rizzi, alias “Miss Hitler“, la 40enne che nel 2019 ha vinto il concorso omonimo sul social network russo «VK». Le accuse contestate dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e il pm Erminio Amelio sono quelle di associazione a delinquere finalizzata alla propaganda e all’istigazione per motivi di discriminazione etnica e religiosa.
I militanti
Oltre a Francesca Rizzi, tra i 12 che rischiano di finire a processo c’è anche un carabiniere (all’epoca dei fatti era stato sospeso, ndr), Remo Governatori, così come Mario Marras, un nome già noto alle forze dell’ordine, e che già nel 2007 finì sotto indagine per aver fondato il gruppo «Azione fascista nazionalsocialista». I militanti del gruppo risiedono in varie regioni italiane: 6 nel Lazio (di cui 4 residenti a Roma e provincia, uno Latina e uno da Frosinone, ndr), tre in Sardegna, uno in Calabria, uno in Abruzzo e una in Lombardia (Francesca Rizzi, ndr). Nel corso delle perquisizioni nelle abitazioni degli indagati i carabinieri hanno trovato bandiere con le svastiche, «l’opera omnia su Benito Mussolini», il testo sulle leggi razziali, ritratti di Hitler, croci celtiche, medagliette e svariati cimeli del Duce.
Le frasi antisemite e razziste
I membri del gruppo diffondevano sui social contenuti razzisti e antisemiti, oltre che minacce. Tra i messaggi pubblicati e rilanciati sui canali social e sulle diverse chat di messaggistica ci sono diverse uscite in cui i membri del gruppo negavano l’esistenza storica della Shoah e delle camere a gas, definendole «la menzogna più grande della storia», ma anche frasi come «il pericolo ebraico sarà eliminato solo quando gli ebrei di tutto il mondo avranno cessato di esistere» e frasi contro i migranti, come «affondare tutte le navi Ong nel Mediterraneo e abbattere tutte le chiese, sinagoghe e moschee sarebbe la soluzione di parte dei nostri problemi».
(da agenzie)

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LA STRANA STORIA DEI DIPLOMIFICI D’ITALIA: CON POCHI GIORNI DI FREQUENZA E 10.000 EURO SI PRENDE LA MATURITA’

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

SONO IN CAMPANIA, LAZIO E SICILIA

Il Corriere della Sera oggi racconta un dossier di Tuttoscuola sui diplomifici. Ovvero su quella rete di istituti che sfornano annualmente migliaia di titoli di studio lasciando ai loro alunni la libertà di non frequentare la scuola. Il rapporto Maturità: boom dei diplomi facili racconta anche il fenomeno del “turismo diplomante”. E hanno pochi o pochissimi studenti iscritti fino alla vigilia della maturità o delle prove per l’esame del titolo che offrono. Poi arriva il boom: nell’ultimo anno scolastico la crescita degli iscritti arriva al +166%. «Ipotizzando una retta media di 5 mila euro, i ricavi di questo istituto solo per le iscrizioni al 50 anno sfiorerebbero in sei anni i 7 milioni», spiega il direttore di Tuttoscuola Giovanni Vinciguerra.
Il turismo diplomante
Il fenomeno del turismo diplomante riguarda migliaia di persone disposte a farsi centinaia di chilometri per frequentare le scuole a cui si iscrivono. In totale sono 92: una quota minore delle 1.423 paritarie che portano gli studenti alla maturità. Ma con una roccaforte: la Campania. Dove c’è il 90,5% dei nuovi iscritti. Segue il Lazio con il 6,3%, il 3,2% è in Sicilia. Su oltre un centinaio di province italiane quei 92 «paritari» sono concentrati in nove: tutte quelle della Campania più quelle laziali di Roma e Frosinone e quelle siciliane di Palermo e Agrigento». Sintesi finale: su 356 «paritari» in Campania quelli finiti nel dossier sono 82. Quasi uno su quattro. E dal 2015 ad oggi «l’incremento di iscritti a livello nazionale nelle paritarie tra il quarto e il quinto anno delle superiori è stato di 166.314».
I prezzi
Oltre 105 mila solo in Campania. Il Dpr 122/2009 dice che «ai fini della validità degli anni scolastici, compreso l’ultimo anno di corso (…) è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale». A cui questi istituti assolvono attraverso trasferte di 48/72 ore presso l’istituto dove si svolgerà l’esame per un numero totale di visite spesso inferiore a cinque. «La violazione di legge sulla frequenza per almeno tre quarti dei giorni di lezione messa in atto quasi sempre dagli istituti in odore di diplomificio è la loro carta vincente verso la clientela», spiega il dossier. E quanto si paga? Stando ai tariffari on-line, la cifra è «compresa tra i 1.500 e i 3.000 euro, più una tassa d’iscrizione che va da 300 a 500 euro. Per gli esami di idoneità, il prezzo varia tra i 1.500 e i 3.000 Euro. Per il diploma di maturità la retta media è 2.500-4.500 Euro. Ma ci sono casi in cui si arriva a 8.000 o addirittura a 10.000…».
I controlli
E i controlli? Gli ispettori erano 696, ora sono 24. A questi si aggiungono 59 dirigenti tecnici con incarichi triennali. Ovvero 83 ispettori per 20 mila istituti. A monte c’è il problema del valore legale del titolo di studio. «Non garantisce un suo valore reale», spiega Andrea Ichino, autore con Guido Tabellini del libro “Liberiamo la scuola”. «Allo stesso modo, la certificazione legale di un insegnante non garantisce la sua qualità: tutti ricordiamo gli insegnanti davvero bravi avuti nella nostra carriera scolastica così come quelli pessimi, eppure erano tutti insegnanti certificati dallo Stato».
(da agenzie)

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IL DEBITO DA 250.000 EURO DI ALESSANDRO SALLUSTI CON DANIELA SANTANCHE’: “DIFFICILE RECUPERARE I SOLDI”

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

LA SOCIETA’ DI CUI ERA USUFRUTTUARIO IL DIRETTORE DI LIBERO E’ IN LIQUIDAZIONE… LA STORIA DI UN PRESTITO NON ESIGIBILE

C’è un altro mistero nel fallimento di Visibilia. E riguarda i due ex Daniela Santanchè ed Alessandro Sallusti. Quando erano una coppia i due erano anche in affari insieme. L’azienda di Santanchè ha infatti versato soldi alla D1 Partecipazioni. Di proprietà sempre di Santanchè, ma con Sallusti usufruttuario.
E ora ballano la bellezza di 250 mila euro.
Secondo le carte presentate al tribunale fallimentare una società della ministra del turismo ha versato all’attuale direttore di Libero la cifra. Che non ha mai restituito i soldi. La questione è privata. Ma è finita nelle carte giudiziarie dell’inchiesta di Milano sul fallimento.
I pm indagano per falso in bilancio, bancarotta fraudolenta e, da poco, per truffa ai danni dello Stato. Nel mirino ci sono i fondi della Cig Covid.
D1 Partecipazioni
Ma torniamo a D1 Partecipazioni. La società da statuto svolge «attività di assunzione, detenzione e gestione di partecipazioni in altre società o enti». Nel 2013 accumula in otto mesi debiti per 1,5 milioni. Dal 2017 il patrimonio netto diventa sempre negativo. Nel 2019 viene messa in liquidazione. Negli ultimi bilanci i revisori hanno scritto che «non possiede azioni proprie; non possiede azioni o quote di società controllanti; nel corso dell’esercizio la società non ha posto in essere acquisti o alienazioni di azioni».
Il credito non poteva essere recuperato già dal 2017. Ma la svalutazione è stata effettuata solo tra 2020 e 2021. Domani racconta che il direttore di Libero compare in alcuni passaggi della perizia contabile. In particolare, c’è un contratto di cessione crediti tra Visibilia e Sallusti. Relativo a finanziamenti concessi da Visibilia a D1 Partecipazioni.
Santanchè e Sallusti
Il contratto vale 240 mila euro e risale al marzo 2016. Dagli atti risulta che il giornalista non ha mai versato i soldi del credito. A questi vanno aggiunti i 12.500 euro di interessi. E i consulenti della ministra scrivono che il credito non è stato conteggiato per ragioni di prudenza. Perché le possibilità che Visibilia riesca a riscuoterlo sono minime. Ma per i liquidatori invece il credito è certo, liquido e legale.
La possibilità di recuperarlo è quindi legata al patrimonio di Sallusti. Ma visto che il tempo è passato anche loro lo ritengono di difficile esigibilità. Il giornalista Vittorio Malagutti ha chiesto a Sallusti il motivo del debito. Lui non ha risposto.
(da agenzie)

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I MEDIA SOVRANISTI FESTEGGIANO PERCHE’ CI SARANNO 169.000 FAMIGLIE ITALIANE CHE NON AVRANNO DA MANGIARE

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

“FANNULLONI, LA PACCHIA E’ FINITA”: LA DESTRA ASOCIALE, LE LOBBY E GLI EVASORI FISCALI GIOISCONO NEL MASSACRARE I POVERI… NON DIMENTICHEREMO

A volte basta un sms per festeggiare. Ieri, 28 luglio, 169 mila percettori del reddito di cittadinanza hanno ricevuto dall’Inps la comunicazione della sospensione del sussidio a partire dal primo agosto.
Il messaggino è arrivato a chi si trova all’interno di nuclei familiari nei quali non ci sono componenti disabili, minori o over 65 come prevede la nuova normativa. L’ultima rata che hanno percepito è dunque quella del 27 luglio scorso.
E oggi scatta l’esultanza su Libero, Il Tempo e Il Giornale. «La rivolta dei fannulloni orfanelli di Conte», titola il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti. E ancora: «Monta la protesta. A Napoli uffici Inps presi d’assalto. Pd e M5s soffiano sulla protesta». Il quotidiano di Augusto Minzolini invece sostiene che ci fosse qualcuno che era in partenza per Sharm-El-Sheik quando ha ricevuto l’sms.
L’esultanza
In una nota l’Inps ha spiegato che con l’sms ha informato gli interessati della sospensione del beneficio. Ricordando che c’è la possibilità di una presa in carico dei servizi sociali: in questo caso la sospensione sarà revocata. E sottolineando che «questa eventualità riguarda esclusivamente le persone che versano in un particolare stato di bisogni complessi e di difficoltà di inserimento sociale o lavorativo».
A giugno hanno ricevuto il reddito o la pensione di cittadinanza un milione e 10.536 persone. La spesa complessiva è stata di 590,8 milioni di euro. L’importo medio a famiglia a giugno è stato di 565,69 euro. Il Sud ha complessivamente due terzi dei beneficiari totali. A Napoli lo percepiscono 146 mila famiglie.
Nel capoluogo della Campania sono 373mila persone coinvolte. L’ assegno medio arriva a 652,58 euro. A Napoli ci sono più beneficiari di Lombardia, Piemonte e Veneto (quasi 139mila) e più dell’intera Italia Centrale (143mila). Si capisce quindi perché sono stati presi d’assalto gli sportelli e il centralino dell’Inps. E c’è anche chi segnala qualche problema correlato: «Finora ho impiegato 102 percettori del reddito in vari progetti in favore della comunità. E adesso?», dice Giacomo Pirozzi, sindaco di Calvizzano, un piccolo comune a nord di Napoli.
Chi ha perso il reddito di cittadinanza ed è ritenuto occupabile, cioè ha tra i 18 e i 59 anni di età, non ha persone disabili a carico e non ha minori a carico, potrà ricevere 350 euro al mese come supporto alla formazione al lavoro attraverso gli sportelli dei Centri per l’Impiego e l’Inps.
Per il resto si attende il nuovo assegno di inclusione che riguarderà sempre chi ha minori, anziani o disabili in casa. La misura sarà attivata dal primo gennaio 2024.
Intanto il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte va all’attacco in un’intervista a La Stampa. «Agli ex parlamentari ridanno il ricco vitalizio, ai poveri tagliano il reddito la risposta non è la card da 380 euro, solo per le famiglie di 3 persone: due spese ed è tutto finito», dice a Federico Capurso.
Dice che il taglio è «un modo per dire “adesso arrangiatevi”». Per il grillino «si è giocata una partita politica sulla pelle delle persone». E ancora: «Poco importa al governo se queste persone stiano attraversando un momento di difficoltà dovuto alla mancanza di lavoro o se quei soldi servivano per integrare uno stipendio da fame. Dal primo agosto, zero». E conclude: «Meloni ha voltato le spalle a chi soffre senza neanche metterci la faccia, con un sms».
(da agenzie)

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OLGA KHARLAN: “PRIMA DI TIRARE HO SENTITO I MIEI GENITORI IN UCRAINA, ERANO IN UN RIFUGIO ANTIBOMBE: E IO DOVREI STRINGERE LA MANO A CHI HA INVASO E STA DISTRUGGENDO IL MIO PAESE?”

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

“ERA TUTTO PREMEDITATO, VOLEVANO FORZARMI A UN GESTO DI PACE, SE NE RIPARLA TRA 20 ANNI”… “HO RICEVUTO CENTINAIA DI MESSAGGI DI SOLIDARIETA’ DAI SOLDATI AL FRONTE: HO COMBATTUTO ANCHE PER LORO”

La campionessa ucraina Olga Kharlan potrà partecipare alla gara a squadre della sciabola. Lo ha deciso il Cio, che le ha dato anche un posto sicuro alle prossime Olimpiadi. Dopo la squalifica per non aver stretto la mano all’avversaria Anna Smirnova.
Lei oggi con il Corriere della Sera torna sull’episodio: «Mi avevano detto che era possibile salutare in quel modo. Invece quella ragazza voleva stringermi la mano. Non me l’aspettavo: l’ho considerata una provocazione». Kharlan è convinta che i russi avessero premeditato tutto: «Ne sono assolutamente sicura e volevano forzarmi a un gesto di pace che loro in realtà non desiderano. Se fossero stati sinceri avrebbero accettato il saluto con le lame: era comunque un modo per rispettarsi».
Per la campionessa «i russi hanno distrutto il concetto di fratellanza — almeno così la chiamavano — che caratterizzava le nostre relazioni. Forse tra 10 o 20 anni si potrà discutere di pace. Ma oggi è troppo presto. E troppi sono i danni».
Nel colloquio con Flavio Vanetti racconta che prima della gara «contro la russa, anzi, contro l’atleta neutrale, ho chiamato i miei e ho detto che sarei salita in pedana: erano in un rifugio anti-bombe. Come posso tirare senza ragionare su quello che stanno vivendo? Non posso stringere la mano a chi rappresenta un invasore che fa certe cose ai miei cari e al mio Paese».
Per lei «la fine potrà esserci solo quando i territori invasi saranno liberati: considero anche la Crimea, occupata nel 2014. Noi siamo in guerra da 9 anni».
Kharlan racconta che «sul telefonino ho attivato un avviso per sapere quando suonano le sirene degli attacchi: le segnalazioni arrivano nel cuore della notte… Può immaginare il mio stato d’animo, l’ansia e la paura». E dice di aver ricevuto solidarietà «dagli atleti, ma soprattutto dai soldati. Mi hanno inviato video e messaggi dal fronte, ringraziandomi: è come se avessi combattuto al loro fianco».
Si dice che lo sport dovrebbe essere separato dalla politica. Ma non è così. «Politica è stare attorno a un tavolo, discutere e decidere. Qui parliamo di una guerra e di un’invasione. E chi ha occupato invia i propri atleti a un Mondiale…».
(da agenzie)

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REDDITO DI CITTADINANZA CANCELLATO A 169.000 FAMIGLIE. A NAPOLI, SCATTA LA PROTESTA, ORA DIVENTA UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO

Luglio 28th, 2023 Riccardo Fucile

IL GOVERNO CHE TOGLIE AI POVERI PER INGRASSARE I RICCHI… CENTINAIA DI PERSONE AGLI UFFICI INPS… IL GOVERNO SCARICA IL PROBLEMA POVERTA’ AI COMUNI

Il reddito di cittadinanza (o pensione) è stato sospeso a 169mila le famiglie che risultavano beneficiarie del sussidio ma che non avendo nel proprio nucleo un componente disabile, minore o over 65 da agosto non risultano più avere i criteri stabiliti dalla nuova normativa.
L’ultima rata che hanno percepito è quella del 27 luglio. E la tensione a Napoli, una delle città che più usufruisce del Rdc, è salita tanto che centinaia di persone sono andate a lamentarsi agli uffici Inps.
Il messaggio annuncia la sospensione in attesa della presa in carico dei servizi sociali. Sarebbero 88mila le persone che potrebbero essere prese in carico. Tra agosto e settembre circa 80mila nuove famiglie dovrebbero avere il beneficio sospeso poiché scadono i sette mesi di durata.
Centinaia di persone dopo aver ricevuto l’sms sullo stop all’erogazione del Rdc hanno pritestato e chiamato l’Inps di Napoli e della provincia – in testa per numero di sussidi – per avere chiarimenti in merito ai nuovi requisiti.
Alla sede Inps di via De Gasperi, a Napoli, due persone hanno avuto un alterco con i vigilantes all’ingresso. Sul posto è intervenuta una pattuglia della polizia. Anche a Calvizzano, un comune dell’area a nord di Napoli, sono state numerose le persone che si sono recate negli uffici per cihiedere ai funzionari cosa fare.
Molte le richieste di informazioni: la legge prevede infatti che i nuclei al quale verrà sospeso il reddito, dovranno essere presi in carico dai servizi sociali del Comune. Numerose le persone che si sono recate, a quanto si apprende, anche presso le sedi delle municipalità, a partire da quella di Scampia.
Conte: “Governo taglia Rdc ma fa favori ad aziende ricche, mondo gira alla rovescia”
Per il governo, che taglia il Reddito di cittadinanza mentre proroga i termini per il pagamento degli extraprofitti da parte delle grandi società, “il mondo gira alla rovescia”.
Lo ha scritto sui social il leader del M5s, Giuseppe Conte. “Un sms per dire a 169mila famiglie ‘arrangiatevi’. Quello che arriva dall’Inps, grazie alle scelte del governo Meloni su Reddito e pensione di cittadinanza, è un messaggio chiaro: lo Stato ha deciso di sospendere il sostegno. Poco importa se queste persone siano in difficoltà”, ha sottolineato l’ex premier.
“Poche ore fa, però, il governo ha mandato un altro messaggio, dai toni assai diversi. Lo ha mandato, con un decreto, alle multinazionali e alle grandi società energetiche che hanno accumulato enormi extraprofitti grazie all’aumento dei costi dell’energia e delle bollette che pagano famiglie e imprese. Il messaggio dice più o meno così: lo Stato ha deciso di concedervi la possibilità di pagare la tassa sugli extraprofitti con un comodo ritardo di cinque mesi, senza sanzioni e interessi” ha aggiunto.
“Con stop Rdc rischio aggressione ad assistenti sociali”
“La sospensione via sms sta scatenando una guerra sui servizi sociali”. Lo dice il presidente degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi chiedendo di “intervenire immediatamente prima che le minacce di assalto ai servizi sociali diventino realtà, prima che qualcuna o qualcun assistente sociale venga aggredito. L’invio di un sms da parte dell’Inps nel quale si annuncia la sospensione dal 31 luglio del RDC ai cosiddetti occupabili sta scatenando una guerra”. “Riceviamo messaggi preoccupanti dai territori – dice – perché i nostri uffici, in molte aree non rinforzati, nè preparati, si trovano a gestire migliaia di situazioni di persone, tra i 18 e i 59 anni, a noi sconosciute perché, fin qui, prese in carico da Anpal o Centri per l’Impiego”.
(da agenzie)

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KAREL, IL GIOVANE GUERRIERO DEI GHOST CADUTO A BAKMUT. I GENITORI: “DOLORE INFINITO, MA GIUSTO CHE IL MONDO SAPPIA”

Luglio 28th, 2023 Riccardo Fucile

E’ STATO UNO DEI PRIMI AD ARRUOLARSI NELLE FORZE SPECIALI DELLA LEGIONE INTERNAZIONALE: “UNA SCELTA DI CORAGGIO E DI LIBERTA'”

“Buongiorno, perdoni il disturbo, sappiamo che lei è un giornalista ed è stato in Ucraina dove ha trascorso del tempo con nostro figlio Karel, volontario ceco che combatteva con le forze speciali al fianco delle truppe di Kiev. Qualche settimana fa la nostra creatura è morta, è stato ucciso dai russi. Abbiamo bisogno di saperne di più sul nostro amato Karel, la sua perdita è uno strazio inimmaginabile che ci dilania ogni giorno. Vorremmo avere notizie su cosa faceva negli ultimi tempi, video e foto. La ringraziamo per il suo aiuto, ci comprenda siamo distrutti”. Erano i primi di maggio quando abbiamo ricevuto questo messaggio via Whatsapp da un numero sconosciuto. Erano i genitori Karel Kučera il volontario ceco, appunto, che avevamo conosciuto a febbraio nella zona di Kupiansk, estremo lembo dell’Oblast di Kharkiv a ridosso del confine con la Russia, una delle zone più calde per combattimenti.
Eravamo “embedded” (inquadrati) col Ghost Team, le forze speciali della Legione internazionale, una delle esperienze che pochissimi riescono a fare e che era stata possibile grazie alla profonda amicizia che mi lega a uno di loro, Alessio volontario italiano originario della Sardegna.
“Siamo il Ghost Team, operiamo come fantasmi, ma quando il nemico ci vede….”, questo il biglietto da visita con cui si sono presentati i fantasmi dell’ardimento.
Le missioni dei Ghost vanno oltre, come dice il loro motto “Only One Way” con tre triangoli sovrapposti. Intervengono come “first responders”, per arginare un’improvvisa offensiva dei russi dalle posizioni trincerate in mezzo ai boschi, dove il conflitto a fuoco si trasforma in un inferno. O per compiere operazioni di sabotaggio, contro velivoli russi con l’uso dei lanciarazzi e coadiuvati dai sistemi missilistici antiaerei. Oppure, ed è questa la loro specialità, ci sono le azioni oltre le linee del nemico. “Andiamo a liberare i villaggi occupati dai russi o entriamo nelle zone dove staziona il nemico per catturarlo e portarlo indietro al fine di ottenere informazioni per la prossima missione”.
Karel faceva tutto questo e lo faceva dall’inizio perchè, assieme ad Alessio e lo stesso Ghost, leader dell’omonimo gruppo, è stato uno dei primi ad arruolarsi nella Legione Internazionale all’indomani dell’invasione ordinata da Vladimir Putin.
Dopo un addestramento durissimo, è entrato nei corpi speciali, l’elité degli stranieri reclutati in Ucraina per combattere contro i russi. Insomma, Karel era un veterano nonostante la sua età, avrebbe compiuto 23 anni lo scorso 24 giugno. Ed invece il fuoco nemico ha stroncato la sua giovane vita proprio mentre faceva quello in cui più credeva, difendere la libertà. “Piango tutti i giorni, il dolore è insopportabile, non riesco ad andare a lavorare e vivo solo grazie al fatto che ho un altro figlio, altrimenti probabilmente mi suiciderei”, ci racconta la mamma del combattente caduto.
Karel Kučera è nato il 24/06/2000 ed è morto il 18/03/2023 nei pressi del villaggio di Khromivka vicino a Bakhmut. Ha studiato al ginnasio della città di Nove Strašecí, ha conseguito il diploma di scuola superiore nel maggio 2019. Giocava a calcio e a tennis, era appassionato di tuffi e di kickboxing, ma faceva anche lezioni di canto.
Dall’età di 15 anni, emergeva sempre il suo carattere di leader tra i ragazzini con cui frequentava i campi estivi ogni vacanza. Gli piaceva sciare sulle Alpi, navigare i fiumi in canoa, andare in bicicletta. Leggeva Remarque, Hemingway, tanti libri in inglese.
Al liceo ha recitato in un gruppo teatrale e ha diretto opere di vario genere. Scriveva racconti, scattava foto, vagava nella natura, partiva nel pomeriggio per escursioni notturne e fotografava tutto ciò che incontrava lungo la strada. Amava la musica, adorava suo fratello che di sette anni più piccolo ed era attaccassimo ai suoi genitori e tutti i familiari.
Aiutava la nonna e il nonno in giardino e ad un certo punto aveva deciso di trasferirsi da loro per prendersene cura. Poi però c’era anche la passione per l’addestramento militare e l’ardire di imbracciare il fucile se il suo Paese fosse stato invaso come era accaduto mezzo secolo prima con i Sovietici.
Così come avrebbe difeso qualunque altra Nazione europea aggredita dai nemici della libertà come la Russia. E così a febbraio è partito. E così ha incontrato Alessio e gli altri. E così è diventato un combattente di elitè.
È stato uno dei primi ad entrare nel team, è stato uno dei membri fondatori assieme a me, K, Indiana, Ghost, Bruce – racconta Alessio – Un combattente eccellente sempre col sorriso. Al fronte mi prendeva in giro quando gli elicotteri passavano sopra le nostre teste. Io detesto il rumore degli elicotteri e lui mi guardava attraverso il balaclava e mi faceva il segno del rotore e poi rideva, e ridevano tutti i fratelli della squadra. Lo faceva sempre quella meravigliosa canaglia”.
Alessio non nasconde il dolore profondo della perdita: “Mi manca moltissimo perché siamo stati 24 ore su 24 assieme per più di un anno, abbiamo fatto una quantità enorme di missioni, era un pilastro del team, molto giovane, un soldato molto tecnico, intelligente a livello tattico ed era una persona splendida”.
Un combattente con una fredda serenità da samurai, questo è il Karel che abbiamo conosciuto anche noi a febbraio, quando ci ha raccontato che era di vedetta mentre i russi bombardavano senza sosta attorno alla base dove si trovavano i Ghost: Quando senti il fischio la bomba arriva anche a venti metri è stato uno dei momenti più bizzarri della mia vita”, ci ha raccontato mentre in sottofondo partivano colpi di artiglieria in entrata e in uscita.
Poi però è arrivata quella maledetta missione a Bakhmut, nel pieno della battaglia per la conquista della Stalingrado ucraina, e quella dannata telefonata che ci è arrivata nel pieno della notte: “E’ stato un delirio, una carneficina ieri notte, Ghost (il leader polacco il cui vero nome è Michal) Kevin, Karel e Sebastian sono caduti in battaglia. Sono morti”.
“Il mondo è in debito con Karel per i suoi sforzi e sacrifici nella lotta per la libertà e la democrazia. È morto, ma vivrà per sempre nei cuori dei suoi cari, dei suoi compagni di squadra e del popolo ucraino, come un martire – ci dice K un altro dei fondatori -. Si può diventare soldati, ma si nasce guerrieri e, fortunatamente per noi, Karel è nato come tale. Nonostante le difficoltà che ha sopportato durante molti scontri, ha continuato a combattere e non si è mai tirato indietro. Ha aperto la strada agli altri e ha dato a tutti un esempio da seguire per il successo sul campo di battaglia”. Ma come sovente accade in guerra ad onore corrisponde dolore.
“Ho implorato Karel ogni giorno di tornare, eravamo terribilmente preoccupati per lui e ora siamo una famiglia in rovina”, ci ha ripetuto in tante telefonate la mamma chiedendoci per settimane di non scrivere di Karel, di non mostrarne le foto senza balaclava, perché il dolore era ancora devastante, non avrebbero retto. Poi un messaggio ai primi di luglio: “Siamo pronti è giusto raccontare la storia di Karel per tutti coloro che come lui hanno fatto una scelta di coraggio e libertà. Per rendergli l’onore che merita”.
E così lo abbiamo fatto qui in questi spazi de La Stampa, dove avevamo ospitato per primi la storia di Ghost e di Karel. “Molte persone mi dicono che sono forte e che loro stessi non sarebbero in grado di sopportare un tale fardello per il loro bambino, ma non sanno cosa sta succedendo nella nostra mente tutto il giorno – ci spiega la mamma in uno degli ultimi messaggi di qualche giorno fa – Non sanno quanto è desolata tragicamente la nostra famiglia e quanto la vita ci sembra talvolta vuota. Viviamo solo per il nostro figlio più piccolo, l’unico ormai”.
Prima di chiudere la conversazione i genitori di Karel ci hanno regalato una serie di foto che ripercorrono la vita del figlio, fino a quelle in mimetica quando si addestrava ma senza balaclava. Ed è quella che abbiamo scelto di pubblicare. Perchè Karel, ora che sei lassù, nella casa comune di chi come te ha combattuto per un ideale, finalmente puoi mostrare il tuo volto di giovane guerriero.
(da La Stampa)

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COSA ACCOMUNA I PAESI DELL’UE? UNA CLASSE POLITICA PIENA DI LADRI E CIALTRONI: L’ULTIMO CASO È QUELLO DEL PARLAMENTARE NORVEGESE SORPRESO A RUBARE UN PAIO DI OCCHIALI DA SOLE

Luglio 28th, 2023 Riccardo Fucile

PRIMA C’ERA STATO IL DEPUTATO SLOVENO BECCATO CON UN PANINO IN TASCA, LA GOVERNATRICE DI MADRID CHE SI È FREGATA UNA CREMA PER IL VISO, L’EX MINISTRO DEL BILANCIO FRANCESE CON LA SOCIETÀ ALLE SEYCHELLES, L’EURODEPUTATO SOVRANISTA UNGHERESE FERMATO CON LA DROGA MENTRE FUGGIVA DA UN FESTINO GAY

Galeotti sono stati un paio di occhiali da sole di una nota griffe. Che il parlamentare norvegese Bjørnar Moxnes, leader del partito di sinistra Rodt da un decennio, si è infilato in valigia nel duty free dell’aeroporto di Oslo dopo aver strappato l’etichetta col codice a barre. Il tutto sotto gli occhi di una telecamera di sicurezza. Moxnes ha provato a giustificarsi con un inverosimile «è stato un incidente». Poi ha dovuto ammettere la verità in un post su Facebook: «Molte persone mi hanno chiesto come ho potuto fare una cosa così stupida. Me lo sono chiesto molte volte nelle ultime settimane. Non ho una spiegazione adeguata».
Oltre alla faccia, Moxnes ha perso anche il posto: il 24 luglio ha annunciato le sue dimissioni dall’incarico nel partito.
L’inglese e i video hard
Il parlamentare conservatore inglese Neil Parish meriterebbe un posto sul podio delle scuse più assurde. Lo scorso anno, in aprile, fu pizzicato mentre guardava un video hard sul telefonino nel bel mezzo di una seduta della Camera dei Comuni. Prima lo giudicò «un momento di pazzia», poi s’inventò di essere finito su quella pagina mentre stava cercando informazioni sui trattori su Google. Alla fine cedette e ammise che l’agricoltura non c’entrava nulla e che aveva davvero cercato quel video. E addio al seggio a Westminster.
Francesi, jet e sigari
Spendere 116mila euro per affittare un jet privato che ti porti in un Paese appena devastato da un terremoto? Ad Alain Joyandet, allora ministro della Cooperazione francese, non sembrò una cattiva idea quando fu invitato per una conferenza ad Haiti poche settimane dopo il catastrofico sisma del gennaio 2010.
Joyandet (che oggi è senatore) fu costretto a dimettersi, come anche il sottosegretario Christan Blanc, quando si scoprì che aveva speso 12mila euro (pubblici) in sigari cubani.
L’antievasori con la società alle Seychelles
Fare i paladini della lotta all’evasione fiscale e finire condannato per frode. Il destino è cinico e baro e l’ex ministro del Bilancio francese Jérôme Cahuzac ne sa qualcosa. Dopo essersi fatto una reputazione come uno dei più fermi critici di evasori e paradisi fiscali, nel 2012 finì nello scandalo quando si scoprì che aveva da venti anni un conto in banca in Svizzera. Come se non fosse abbastanza, nel 2016 i Panama Papers rivelarono che gli era pure intestata una società alle Seychelles. Dal governo finì in cella, condannato a due anni per frode fiscale e riciclaggio.
Il candidato fedifrago
Abbiamo citato il caso di Neil Parish. Quello di Benjamin Griveaux, stretto collaboratore di Emmanuel Macron nonché candidato di La République En Marche alla carica di sindaco di Parigi nel 2020, appartiene allo stesso filone.
Al voto Griveaux non è neppure arrivato. Ad affossarlo sono stati i messaggi e le foto esplicite che aveva inviato a una donna (un dettaglio: Griveaux era sposato e ha tre figli) e che nel febbraio di quell’anno diventarono virali sul web dopo che il blogger russo Piotr Pavlenski le aveva condivise. Nel 2021, Griveaux lasciò anche il seggio al parlamento e da allora si è rifatto una carriera nel settore privato.
L’austriaco e la nipote dell’oligarca
Diede la colpa all’alcol Heinz-Christian Strache, vicecancelliere austriaco al tempo dello scandalo poi passato alla storia come «Ibiza-Gate». La questione era piuttosto seria: nel 2017, nel pieno della campagna elettorale, Strache volò ad Ibiza per una vacanza.
Una sera incontrò una giovane donna russa che si presentò come la nipote di un’oligarca e promise di investire in un quotidiano per poi spostarlo su una linea vicina a quella di destra del partito del suo interlocutore. Che, in cambio, le assicurò che l’avrebbe favorita nell’assegnazione di appalti pubblici. Solo che la donna era in realtà una giornalista, ma Strache non se ne accorse perché era annebbiato dai drink (così sostenne poi).
Il caso saltò fuori nel 2019: Strache fu costretto a dimettersi e a ritirarsi dalla politica, il cancelliere Sebastian Kurz a sciogliere il governo e convocare elezioni anticipate.
L’ungherese e la festa gay
In questa lista di episodi assurdi, quello che ha come protagonista József Szájer merita un posto d’onore. Europarlamentare, membro di lunga data del partito ungherese Fidesz — guidato da Viktor Orbán —, noto per le sue posizioni conservatrici specie sul tema Lgbtq, la sua carriera finì per colpa di una festa piuttosto insolita. La sera del 27 novembre 2020, in pieno lockdown, la polizia di Bruxelles trovò 25 uomini che si intrattenevano in un incontro sessuale di gruppo.
Si scoprì che Szájer era fuggito calandosi da una grondaia e quando fu fermato per strada gli agenti trovarono della droga nel suo zaino. Orbán lo silurò in un nulla: «Inaccettabile e indifendibile».
La spagnola ladra «involontaria»
Fatale per Cristina Cifuentes fu una crema per il viso da 40 euro. Nel 2018 l’allora presidente della Comunità di Madrid fu costretta a lasciare il suo ruolo dopo la pubblicazione di un video del 2011 nel quale era ripresa mentre rubava il prodotto cosmetico in un supermercato. «Un errore involontario» sostenne lei, che poi pagò il dovuto.
Lo sloveno tradito da un panino
Di furto non si sono macchiati solo Cifuentes e Moxnes, ma pure il parlamentare sloveno Darij Krajcic, reo di aver rubato un panino nel 2019. In realtà, spiegò lui, stava conducendo un esperimento sociale: seccato dal fatto che i commessi lo ignoravano, sentì l’impulso di testare in prima persona quanto fosse efficace la sicurezza del supermercato. Il furto non venne scoperto sul posto, ma i colleghi lo spinsero a dimettersi (e a pagare il tramezzino trafugato)
Il maltese e il lobbista
Sessanta milioni di euro: tanto si era fatto promettere da un’azienda svedese del tabacco un collaboratore di John Dalli, allora (era il 2012) commissario europeo per la Salute, in cambio dell’impegno a far abrogare una legge che vietava la vendita e l’uso dello snus, tabacco umido in polvere che si consuma non fumandolo ma per via orale.
Dalli sostenne di essere stato costretto alle dimissioni dal presidente della Commissione José Manuel Barroso e lo citò in giudizio. Nel 2019, il Tribunale dell’Unione europea ha respinto l’istanza e con questa la richiesta di risarcimento danni.
(da agenzie)

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