Agosto 14th, 2023 Riccardo Fucile
GLI STRUMENTI A DISPOSIZIONE PER FARVI FRONTE SONO SEMPRE MENO
In una lunga intervista a giornaloni unificati dalle sue vacanze di Ceglie Messapica, Giorgia Meloni ha rotto il silenzio sulle polemiche che seguono la decisione del governo di tassare gli extraprofitti delle banche e sul tavolo aperto – e subito richiuso – con le opposizioni sul salario minimo e sul lavoro povero.
L’ha fatto, va detto, con dovizia di dettagli, e senza nascondersi dietro un dito, soprattutto rivendicando la tassa alle banche, per la quale era stata sommersa dalle polemiche, anche all’interno della sua maggioranza.
Quel che Meloni non ha fatto, semmai, è spiegare perché si è reso necessario andare a prendere quei 3 miliardi agli istituti di credito.
O meglio ancora, perché quel provvedimento è la conseguenza di una duplice tagliola sull’Italia: quella di una crescita economica molto inferiore rispetto alle attese e quella di un bilancio pubblico in cui è molto difficile far quadrare i conti.
Partiamo dalla crescita. Le previsioni dell’Ocse di un paio di mesi fa dicono che che la crescita del PIL rallenterà in Italia dal 3,8% del 2022 all’1,2% quest’anno, all’1% nel 2024.
La colpa, dice l’Ocse, è, manco a dirlo, dell’inflazione, che sta erodendo i redditi reali a causa della modesta crescita salariale e delle condizioni finanziarie si stanno inasprendo.
Sono previsioni, peraltro, che non tenevano conto dell’inatteso meno 0,3 del secondo trimestre e dell’ancor meno atteso calo delle presenze turistiche, che ha fatto segnare un calo della domanda del 30%, 800 mila presenze in meno ad agosto e un Ferragosto che, dopo anni di crescita, non sarà da tutto esaurito. Fisiologico pensare, insomma, che i calcoli possano essere ulteriormente rivisti al ribasso.
Aggiungiamo al cocktail pure il taglio del progetti legati al Pnrr, che secondo le previsioni avrebbe avuto un impatto di 3 punti percentuali di PIL da qui al 2026.
Meloni assicura che il governo non taglierà nulla, e che le opere saranno portate avanti, ma i dubbi sono leciti, considerando la nostra difficoltà a spendere i soldi europei, a rispettare le scadenze, a far partire i cantieri, e tutti i ritardi che già abbiamo accumulato in questi mesi.
Certo, dice Meloni, l’occupazione è ai massimi storici, ma se il lavoro è sottopagato e precario e soprattutto se si indeboliscono le tutele a chi il lavoro lo perde è molto difficile che tutto questo si riverberi in un crescita dei consumi.
Ed è questo il motivo per cui la battaglia ideologica contro il reddito di cittadinanza sembra totalmente fuori tempo e fuori contesto. Così come il teatrino sul salario minimo, che avrebbe meritato altro, rispetto all’ammuina con le opposizioni alla vigilia delle ferie d’agosto.
Il problema è che le pantomime, per l’appunto, sono la regola, quando in cassa non c’è un soldo, e bisogna fare le nozze coi fichi secchi. Che è quel che toccherà al governo – altra cosa che Meloni non dice – con la prossima legge di bilancio e con quella successiva, per una serie di motivi.
Il primo: che la diminuzione dell’inflazione, figlia dell’aumento dei tassi d’interesse, è una buona notizia per i consumatori, ma un doppio brutto colpo per i grandi debitori come lo Stato italiano, che vede crescere il costo del rifinanziamento del suo già gigantesco debito pubblico.
E che, per effetto del rallentamento dell’economia, deve mettere pure in previsione una crescita del rapporto debito/Pil, che grazie all’inflazione – e non a chissà quale taumaturgia del governo attuale o di quello precedente – era sceso sotto quota 150%.
Ciliegina sulla torta: il prossimo anno le nostre leggi di bilancio torneranno a essere esaminate dalla Commissione Europea, dopo anni di deroga a seguito dalla pandemia di Covid-19.
In altre parole, bisognerà tornare a rispettare le regole europee su debito e deficit. E quindi a combattere con gli eurocrati per qualche decimale di spesa in più. E quindi a fare i conti con le turbolenze dei mercati e dello spread. Oggi a quota 163, e quindi relativamente in sicurezza. Domani, chissà.
(da Fanpage)
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Agosto 14th, 2023 Riccardo Fucile
IL RUBLO SI È INDEBOLITO DEL 25% QUEST’ANNO, ENTRANDO DI DIRITTO NEL CLUB DELLE PEGGIORI VALUTE INTERNAZIONALI
Il rublo è in netta flessione e scende sotto la soglia di 100 sul dollaro (98,950), per la prima volta da marzo dello scorso anno.
La valuta russa si è indeboilita nonostante la decisione della Banca Centrale di interrompere gli acquisti di valuta estera sul mercato interno fino alla fine del 2023.
Il rublo, secondo quanto riporta Bloomberg, quest’anno si è indebolito di circa il 25% rispetto al dollaro, posizionandosi tra le peggiori valute dei mercati emergenti insieme alla lira turca e al peso argentino.
Prosegue il calo del rublo. Alla Borsa di Mosca, l’euro ha superato quota 110 rubli per la prima volta dal 23 marzo 2022. Lo riporta la Tass.
(da agenzie)
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Agosto 14th, 2023 Riccardo Fucile
“SONO PASSATI APPENA 6 ANNI E L’ASSASSINO DI MIA FIGLIA È GIÀ A SPASSO. È VERGOGNOSO, QUESTA NON È GIUSTIZIA”
«Credo nella giustizia, ma la verità è che lo Stato tutela gli assassini. E noi vittime siamo condannate all’ergastolo». Imma Rizzo non usa mezzi termini. Lei, la madre di Noemi Durini, la ragazza di 16 anni uccisa a coltellate e colpi di pietra dal suo fidanzato il 3 settembre del 2017 tra gli ulivi di Castrignano del Capo, punta estrema del Salento, lancia un affondo contro le procedure che hanno consentito a Lucio Marzo, l’assassino della figlia, di ottenere un permesso premio nonostante la condanna a 18 anni e 8 mesi di reclusione che sta scontando nel carcere di Quartucciu, in provincia di Cagliari. Il giovane, adesso 24enne, è stato fermato dalla polizia: era alla guida di un’auto in stato di ebbrezza.
Signora Rizzo, che cosa contesta allo Stato?
«Chiedo semplicemente che venga scontata la pena. Come avviene negli altri Paesi».
Non crede nella riabilitazione?
«Mi attengo ai fatti: sono passati appena 6 anni e l’assassino di mia figlia è già a spasso. È vergognoso».
Come ha saputo che Lucio Marzo era stato fermato?
«Mi hanno girato un articolo su whatsapp. Non ne sapevo niente. E non avrei mai immaginato che potesse uscire dopo così poco tempo».
Che cosa ha provato quando ha letto?
«Tanta rabbia. Ma non intendo arrendermi, andrò avanti».
Vale a dire?
«Continuerò a denunciare le storture di questo sistema».
A che cosa si riferisce?
«Come si può pensare che un assassino dopo sei anni sia da considerare recuperato? Questa è gente che ha ucciso, ha tolto la vita a un’altra persona».
Non crede nella giustizia?
«Al contrario, proprio perché credo nella giustizia penso che questa sia una sconfitta perché non viene applicata la condanna che è stata inflitta. Io sono contraria alla pena di morte, mi sono affidata alla legge, ma questa non è giustizia».
(da agenzie)
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Agosto 14th, 2023 Riccardo Fucile
L’INFORMAZIONE DI REGIME PRIVILEGIA IL GOSSIP, ORMAI E’ UN’ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA
C’era la politica, con lo scontro tra Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini sui fondi per la ricostruzione post alluvione in Romagna. Ma pure la cronaca, con la visita del ministro Carlo Nordio al carcere di Torino, dopo il doppio suicidio dei giorni scorsi. Invece al nuovo Tg1 di Gian Marco Chiocci hanno deciso di aprire l’edizione delle 20 di sabato puntando tutto sulla sfida tra Elon Musk e Mark Zuckerberg. “Il duello Musk Zuckerberg divide la politica, mentre fioccano le autocandidature di sindaci e presidenti di regione per ospitare l’evento”, è il primo titolo letto dal conduttore del principale telegiornale del servizio pubblico. Una notizia ovviamente importante, che però in viale Mazzini hanno deciso di valutare come la più rilevante della giornata, con tanto di elaborazione grafica alle spalle del giornalista in studio: si vedono i due miliardari nei panni di due cyber lottatori.
E dire che, nonostante il periodo di ferie, sabato 12 agosto è stata comunque una giornata densa di notizie: dal botta e risposta tra la premier Meloni e il governatore Bonaccini, al piano del guardasigilli Nordio per ridurre il sovraffollamento carcerario, fino all’azione disciplinare promossa dallo stesso ministro della Giustizia contro i pm che indagano su Matteo Renzi. Ci sono poi le vicende relative al salario minimo, con le polemiche successive all’incontro dell’1 agosto tra la presidente del consiglio e le opposizioni. E infatti è proprio il salario minimo il tema scelto dal conduttore del Tg1 per lanciare il primo servizio del telegiornale. “Non c’è solo il salario minimo a dividere la politica, perché sta diventando un caso il match di arti marziali con scenario antica Roma tra i due super miliardari dell’hi-tech“. Un collegamento abbastanza forzato quello tra il salario minimo e l’incontro tra Zuckerberg e Musk. Il servizio dedicato alla vicenda, comunque, è ben fatto: il giornalista ha addirittura usato l’Intelligenza artificiale per creare le immagini dell’ipotetico combattimento tra i due miliardari in una città d’arte italiana. Spazio anche a Roberto Occhiuto, il governatore di centrodestra della Calabria che candida la sua Regione (“dove abbiamo i Bronzi di Riace“) per ospitare l’evento. Ma c’è anche Renzi che promuove l’idea del governo di offrire un luogo simbolico ai due multimiliardari.
Solo dopo aver raccontato tutti i tutti i dettagli relativi al match Musk-Zuckerberg, i telespettatori del Tg1 sono stati informati delle altre vicende: oltre alla politica e alla cronaca, anche l’esodo di Ferragosto, il funerale della scrittrice Michela Murgia e un’intervista a Gianmarco Tamberi. La scelta del Tg1, che ha piazzato la notizia del combattimento prima di tutte le altre, non è passata inosservata. Soprattutto sui social, dove sono diversi i telespettatori che hanno protestato.
(da il Fatto Quotidiano)
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Agosto 14th, 2023 Riccardo Fucile
LA POVERTA’ NONOSTANZE IL LAVORO HA MOLTE CAUSE
La povertà nonostante il lavoro è un fenomeno drammatico e dalle molte cause. Lo ha ben documentato la relazione del Gruppo di lavoro sulle misure di contrasto alla povertà lavorativa, resa nota nella primavera del 2021, che parla di una “catena” di meccanismi e processi che portano, appunto, alla povertà lavorativa.
Ne fanno parte salari insufficienti, ma anche tempi di lavoro ridotti, la composizione della famiglia, in particolare il rapporto tra numero dei componenti e numero dei percettori di reddito, l’azione redistributiva dello Stato (assegni per i figli, detrazioni e deduzioni fiscali, disponibilità di congedi genitoriali e livello della loro remunerazione), la disponibilità di servizi che consentano la conciliazione tra responsabilità familiari e occupazione e l’azione redistributiva dello Stato.
A livello individuale, quindi, vi è certo un problema di troppo bassi salari orari, che non consentono di arrivare a guadagnare un reddito decente neppure lavorando a tempo pieno.
Accade in alcuni settori dei servizi, come è emerso anche di recente a seguito di condanne del tribunale o di proteste di lavoratori “in subappalto” della grande distribuzione. Ma vi è anche un problema di part time involontario, molto aumentato negli ultimi anni, sia tra le donne sia tra gli uomini.
Il rischio di basse retribuzioni è, infatti, particolarmente elevato per i lavoratori occupati solo pochi mesi all’anno, per i lavoratori a tempo parziale e per gli autonomi.
A livello familiare, a questi fattori di rischio si aggiunge quello dello squilibrio tra numero dei percettori di reddito e numero di coloro che da quel reddito dipendono, un rischio particolarmente elevato nelle famiglie dove ci sono più figli minorenni e gli adulti sono a bassa istruzione, tanto più se vivono nel Mezzogiorno, dove non solo la domanda di lavoro è scarsa, ma scarsi sono anche i servizi che favoriscono la conciliazione tra responsabilità familiari e lavorative. Di conseguenza il tasso di occupazione femminile è molto basso.
A fronte di questa catena di cause, la garanzia di un salario minimo adeguato, accompagnato da maggiori controlli sul suo rispetto e da un coinvolgimento di associazioni datoriali, sindacati, lavoratori nel monitorare ciò che succede, appare sicuramente indispensabile, anche se toccherebbe solo un anello della “catena”.
Si può discutere il “quanto” e che cosa deve comprendere, essendo consapevoli che si tratta non solo di garantire l’operatività alle aziende, ma anche di stabilire quale è la soglia di remunerazione del lavoro al di sotto della quale un paese civile e democratico non può scendere.
A questo proposito si parla spesso di produttività. Certo è una questione importante. Ma ci sono lavori a bassa produttività pure importantissimi per il buon funzionamento della vita quotidiana: dal lavoro di cura e domestico ai lavori di pulizia e manutenzione degli spazi pubblici, ad esempio. In Germania la prima forma di salario minimo fu introdotta per le operatrici/operatori socio-sanitari in quelle che corrispondono alle nostre Rsa
Per toccare gli altri anelli della catena occorrono altre misure, tra loro coordinate. Sicuramente occorre intervenire sugli ammortizzatori sociali, per arrivare a una forma di assicurazione dalla disoccupazione, o dal part time involontario, di tipo universale. Ancora più ambiziosamente, si potrebbe iniziare a ragionare sull’idea dell’economista tedesco Guenther Schmid di una sorta di assicurazione del corso della vita, che consenta di affrontare non solo le transizioni “negative” (perdita del lavoro, part time involontario), ma anche quelle positive: l’arrivo di un figlio, il ritorno in formazione.
Occorre anche lavorare a stretto contatto con le imprese per costruire percorsi di formazione e aggiornamento lungo tutto il corso della vita, tanto più necessarie oggi in un contesto di rapide e radicali trasformazione del mercato del lavoro, con particolare attenzione per lavoratori e lavoratrici a bassa qualifica che oggi sono per lo più esclusi dalle, poche, occasioni di formazione e aggiornamento offerte dalle aziende. E, naturalmente, occorre rafforzare le politiche di conciliazione famiglia-lavoro per sostenere l’occupazione femminile. Anche queste sono tutte cose necessarie su cui occorre un confronto che possibilmente non parta da zero. Senza tuttavia usarle come scusa per non fare nulla, a partire dall’anello più semplice: un salario orario decente.
(da la Stampa)
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Agosto 14th, 2023 Riccardo Fucile
DA SABAUDIA AL CIRCEO, PASSANDO PER ANZIO, NETTUNO E SANTA MARINELLA, LE TARIFFE IN SPIAGGIA SONO SCHIZZATE IN ALTO
399 euro sono tanti, ma non abbastanza se si vuole acquistare per un giorno un gazebo sulla spiaggia di Sabaudia. Un gazebo extralusso, certo, e comunque adeguato (con i suoi 400 euro di prezzo) ai folli rincari dei litorali laziali, dove un umile primo posto davanti al mare arriva a costare 83 euro a giornata.
Il budget per trascorrere una settimana nella prestigiosa località balneare oscilla tra i 1.500 e i 3mila euro, e solo per il pernottamento in alberghi e case vacanza. Nel caso di ville con spiaggia privata fronte mare, le tariffe arrivano anche a 6mila. Il portafoglio non trova conforto al ristorante, dove un pasto a base di pesce arriva agevolmente a costare 100 euro a testa.
Cala la domanda
I gelati nei chioschi al mare costano in media tre euro, una bottiglietta d’acqua 1 euro e 20. Per non parlare dei parcheggi, tassa obbligata per raggiungere la spiaggia, che per una settimana si aggira attorno ai 35 euro.
Rincari non necessariamente adeguati all’incremento di richiesta: all’ombra del vicino Circeo, per esempio, le presenze stanno subendo un calo del 20% nei giorni feriali, e del 50% nei festivi, come ricostruisce il Corriere della Sera. Antonella Di Genua, dell’hotel Maga Circe, confessa: «Siamo preoccupati: abbiamo perso 45 giorni di lavoro a causa delle piogge: il maltempo ha scoraggiato le decisioni sul lungo periodo. I clienti storici ci sono, ma lavoriamo per lo più su prenotazioni last minute. Sono in tanti a non programmare più».
Il mercato degli affitti estivi
Fa eco Marco Beoni dal Consorzio mare pontino: «Tra il meteo ballerino e i canoni alti per la valenza naturalistica dell’area, gli incrementi sono anche pochi. Qui poi continuano a mancare i servizi e la viabilità è nel caos». Il mercato degli affitti estivi è in crisi, conferma Maria Luisa Iodice, titolare di una blasonata agenzia immobiliare: «In generale non sono andati benissimo. Giugno è andato abbastanza bene. La sorpresa è stata luglio che ha fatto registrare un calo del 30% delle presenze soprattutto di clienti di alto standing. Che solitamente frequentano Sabaudia i mesi di giugno e luglio per poi spostarsi in posti più modaioli». E ancora: «Agosto sta reggendo. C’è disponibilità, mentre a condizioni normali, a maggio era tutto esaurito. Il turismo estero è completamente assente»
In spiaggia i prezzi crescono: +25%
Affluenza sotto la media anche in spiaggia, come racconta Antonio Carbonelli, il gestore di un lido tra le dune: «Non posso parlare di annata eccellente, perché registriamo cali durante la settimana ed un fenomeno particolare: tante prenotazioni per tutta la stagione, ma molti poi non si presentano. Hanno voluto assicurarsi l’ombrellone per non fruirne». Nonostante dal Comune manifestino ottimismo («per luglio siamo soddisfatti e ad agosto abbiamo il tutto esaurito»), la situazione non sembra dunque rosea. I rincari sperimentati nelle località turistiche del Lazio su sdraio, lettini e ombrellone si aggirano attorno alla media del +25%. E non risparmiano nemmeno le mete più popolari, da Ostia a Nettuno, passando per Anzio, Fiumicino, Ladispoli e Santa Marinella. Il carovita non basterebbe tuttavia a togliere l’appetito, secondo Valeria Strappini: «Inversamente proporzionale a quello che accade per il mare, è la situazione nei locali per mangiare: è già tutto pieno nella giornata di Ferragosto, a pranzo quanto a cena», racconta a Il Messaggero.
Qualcuno si rifugia in città
«Sono stati già prenotati tutti i posti dei ristoranti all’aperto e al mare. compresi quelli degli stabilimenti dove c’è meno afflusso rispetto allo scorso anno per i bagnanti giornalieri. Si possono ancora trovare disponibilità nelle sale interne».
Nel frattempo sulla Capitale si riflette il forzato disamore nei confronti delle località balneari laziali: «A pranzo e a cena – fa sapere Sergio Paolantoni, leader della Fipe-Confcommercio capitolina – molti gestori dei locali del Centro hanno deciso di non chiudere. Sarà più difficile trovare un posto nelle zone periferiche e semiperiferiche. Ma in quei quartieri non tutte le serrande saranno chiuse come accadeva negli anni scorsi».
(da agenzie)
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Agosto 14th, 2023 Riccardo Fucile
ANALISTI, FUNZIONARI E BLOGGER MILITARI RUSSI CONCORDI: LE TRUPPE UCRAINE STANNO AVANZANDO SU DUE LINEE D’ATTACCO
Dopo lunghi mesi di estenuanti scontri, le forze ucraine stanno ottenendo progressi significativi lungo due linee d’attacco principali. Questo è quanto riferisce il New York Times, citando analisti, funzionari ucraini e blogger militari russi.
Nonostante l’Ucraina non abbia spinto in avanti di più di 10 o 12 miglia (circa 16-19 chilometri) lungo entrambe le linee di attacco, i suoi recenti avanzamenti hanno un impatto rilevante in quanto stanno costringendo Mosca a ridistribuire le proprie forze da altre parti del fronte, affermano esperti militari citati dal giornale americano.
L’Institute for the Study of War, un think tank con sede a Washington, ha descritto questi progressi come “tatticamente significativi”.
Secondo il Nyt, le forze ucraine stanno spingendo verso sud lungo due principali vie: attraverso il villaggio orientale di Staromaiorske in direzione della città occupata dai russi di Berdiansk, e più a ovest verso la città occupata dai russi di Melitopol, che rappresenta un cruciale snodo di trasporti vicino alla costa.
Dai punti di partenza all’inizio della controffensiva all’inizio di giugno, le forze ucraine sono avanzate di circa 16-19 km lungo entrambe le direzioni.
L’obiettivo di Kiev è di raggiungere il Mar d’Azov e creare una spaccatura tra la Russia e la Crimea. Tuttavia, gli analisti militari mettono in guardia sul fatto che le forze ucraine dovranno ancora affrontare una avanzata lunga, lenta e sanguinosa contro le truppe russe stazionate dietro difese ben costruite e fortificate.
(da Globalist)
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Agosto 14th, 2023 Riccardo Fucile
LE TRUPPE RUSSE SONO STATE COSTRETTE A RITIRARSI DAL VILLAGGIO CHIAVE DI UROZHAINE
Le truppe russe sono state costrette a ritirarsi mentre l’Ucraina ha riconquistato un villaggio chiave a Donetsk, secondo i rapporti.
Le forze di Mosca hanno abbandonato le loro posizioni a Urozhaine, che è un villaggio del sud-est strategicamente significativo che Kiev sta tentando di riconquistare da giorni come parte della sua controffensiva.
Nei rapporti si afferma che i soldati ucraini abbiano utilizzato bombe intelligenti statunitensi che sono state spedite a marzo.
Ciò avviene quando il Ministero della Difesa del Regno Unito ha affermato che Vladimir Putin potrebbe non finanziare più il mercenario Wagner Group.
Nel suo bollettino quotidiano di domenica, ha affermato che lo stato russo ha agito contro alcuni altri interessi commerciali del proprietario di Wagner Yevgeny Prigozhin dopo che ha guidato un fallito ammutinamento contro i vertici dell’esercito di Mosca a giugno.
“I secondi finanziatori più plausibili sono le autorità bielorusse”, ha affermato, aggiungendo che questo sarebbe un drenaggio delle risorse della Bielorussia. Il ministero ha anche affermato che il gruppo Wagner si sta muovendo verso il ridimensionamento e la riconfigurazione per risparmiare sulle spese salariali del personale in un momento di pressione finanziaria.
(da Globalist)
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Agosto 14th, 2023 Riccardo Fucile
RINTRACCIATI I CINQUE DISPERSI, SALVATE SEI PERSONE IN UN CAMPER TRAVOLTO DALLA PIENA
Il torrente che attraversa la città di Bardonecchia, sulle montagne del Torinese, è esondato ieri sera intorno alle 21. Acqua e fango hanno invaso le strade del centro cittadino dove hanno lavorato le ruspe e i mezzi dei vigili del fuoco. Cinque persone risultavano disperse, ma secondo il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore alla Protezione Civile Marco Gabusi che seguono in diretta l’evolversi della situazione sono stati rintracciati in mattinata. “Sono in diretto contatto con la sindaca che mi ha confermato che non ci sono vittime e anche le cinque persone date inizialmente per disperse sono stati rintracciate. Questa è sicuramente una buona notizia – ha detto il presidente CIrio -. Tuttavia i danni sono rilevantissimi e ho già sentito il vice premier Antonio Tajani che ha fin da ora dato la disponibilità del governo a fare la propria parte per aiutarci ad affrontare questa situazione”.
Gli sfollati sono oltre un centinaio e molte zone sono isolate perché non funzionano i telefoni e da ieri sera mancano teleriscaldamento e acqua. La macchina dei soccorsi dopo l’onda anomala di fango si è messa in moto immediatamente. I vigili del fuoco, che questa notte hanno istituito un posto di comando avanzato per la gestione delle operazioni di soccorso con 50 vigili impegnati, sono riusciti a salvare sei persone che si trovavano in un camper posteggiato nei pressi del fiume e travolto da acqua e fango. Sono tuttora in corso le ricerche di eventuali persone in acqua lungo il corso del torrente, da Bardonecchia fino al centro abitato di Beaulard, paese che si trova più a valle.
Sul posto, da ieri, anche la protezione civile e i carabinieri. Un’auto è rimasta bloccata con persone a bordo a Beaulard ma i passeggeri stanno bene. Alcune altre auto, forse venti sono finite nel torrente. I vigili del fuoco hanno sgomberato anche l’area vicina alla stazione per una fuga di gas. Nella cittadina piemontese era in corso la festa di s.Ippolito, l’esondazione improvvisa del torrente ha seminato il panico tra i turisti e i villeggianti.
Sarebbe stata una frana staccatasi in quota durante un fortissimo temporale a causare l’improvvisa piena del torrente che attraversa l’abitato di Bardonecchia, affollata località della Valle di Susa al confine con la Francia. La massa di fango, rocce e detriti ha fatto crescere di colpo la portata del corso d’acqua mentre in città non pioveva neppure.
Il Comune di Bardonecchia ha aperto il Centro operativo comunale e ha deciso l’utilizzo del Palazzetto dello sport per ospitare persone che eventualmente debbano abbandonare le loro case al piano terra lungo il corso del torrente. La furia della piena potrebbe avere danneggiato qualche ponte, ma questo aspetto potrà essere appurato solo dopo l’intervento dei tecnici. L’ondata di fango avrebbe toccato anche un albergo e la sede della Polizia di Stato.
Le strutture più colpite dallo ‘tsunami’ di fango sono il commissariato di polizia, risultato non agibile e con gravi danni al piano terra oltre alla totale compromissione del parco mezzi, e l’hotel “La Betulla”, con il piano seminterrato invaso dall’ondata di piena. La zona maggiormente interessata è quella che si concentra su via Einaudi.
(da La Repubblica)
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