Giugno 29th, 2024 Riccardo Fucile
RISALE IL M5S (12,5%), PERDONO TERRENO LA LEGA (8,8%) E FORZA ITALIA (8,5%), RESTANO IRRILEVANTI +EUROPA (1,5), ITALIA VIVA (2,5) E AZIONE (2,5), BONELLI E FRATOIANNI AL 6,2% … SEMPRE MENO AMATI CALENDA E RENZI
Le elezioni europee appena concluse hanno fatto registrare un successo «bipolare» per Fratelli d’Italia e Partito democratico, un arretramento nettissimo del Movimento 5 Stelle, l’insuccesso delle «terze forze» (Azione e Stati Uniti d’Europa), un riequilibrio nel centrodestra, con il sorpasso (di un’incollatura) di Forza Italia (con Noi moderati) sulla Lega. A seguire, i risultati delle Amministrative hanno evidenziato un parziale successo del centrosinistra, soprattutto nei grandi centri.
Oggi torniamo a rilevare le intenzioni di voto politico, unitamente alla valutazione dell’esecutivo, della presidente del Consiglio e dei leader politici. Come vedremo, ci sono importanti cambiamenti rispetto al voto delle Europee.
Se infatti alle elezioni europee la partecipazione è stata molto bassa, meno del 50% degli aventi diritto, alle elezioni politiche la partecipazione è più alta. Oggi nel nostro sondaggio, si evidenzia una propensione a votare per le Politiche del 57%, un dato in flessione rispetto alle Politiche del 2022, ma più elevato — di circa 10 punti, corrispondenti a più di 5 milioni di elettori — rispetto a quanto avvenuto alle Europee dell’8 e 9 giugno, quando la partecipazione al voto è stata pari al 49,7%, Questa differenza spiega in gran parte la variazione dei risultati.
Quindi, analizzando le intenzioni di voto attuali Fratelli d’Italia si contrae di poco meno di un punto, il Pd di poco più di un punto L’unica formazione che vede un aumento dei propri consensi è il Movimento 5 Stelle, il più penalizzato dal risultato delle elezioni europee, anche perché si tratta di una forza che ha le punte del proprio consenso concentrate nel Sud che ha visto una partecipazione bassa (ha votato il 43,7% degli aventi diritto nell’Italia meridionale e un misero 37,8% nelle Isole).
Se invece compariamo i dati con le ultime intenzioni di voto per le Politiche (che avevamo pubblicato a fine febbraio), le cose cambiano: FdI risulta stabile, migliorano Forza Italia e Lega, crescono il Partito democratico e Avs, scendono le forze centriste. E il Movimento 5 Stelle vede un ridimensionamento del proprio consenso (era stimato al 17% allora, oggi lo ritroviamo al 12,5%).
In sostanza il consenso rilevato per le Politiche vede un ridislocamento che premia appunto le forze che hanno avuto successo (con l’eccezione di Fratelli d’Italia che rimane stabile) e penalizza le forze che invece hanno avuto risultati insoddisfacenti. Insomma, in qualche modo, le Europee sembrano per ora aver lasciato un segno.
Le valutazioni del governo vedono una piccola crescita (l’indice di gradimento — calcolato come sempre escludendo coloro che non si esprimono — passa dal 43 di maggio all’attuale 44) e lo stesso avviene per le valutazioni rispetto alla presidente del Consiglio, con un indice che passa dal 44 di allora all’attuale 45. Nulla di rilevante, insomma: le elezioni recenti non sembrano aver avuto un influsso apprezzabile sulle quotazioni della compagine di governo.
Qualche variazione emerge invece nelle valutazioni dei leader politici. Se Tajani rimane stabilissimo in prima posizione, con un indice di 35, Elly Schlein vede crescere i propri valori di quattro punti e supera Giuseppe Conte, cosa che era avvenuta solo nei primi giorni della sua segreteria, quando rappresentava una novità per il Paese.
Giuseppe Conte perde due punti e si colloca, appunto, in terza posizione. Una variazione contenuta ma apprezzabile si registra per i due leader di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha avuto un ottimo risultato alle consultazioni europee: Nicola Fratoianni passa dal 21 al 23, Angelo Bonelli cresce a sua volta di due punti dal 20 al 22.
Per ora possiamo dire che gli italiani sembrano confermare quel «bipolarismo tenue» che abbiamo visto emergere dal voto europeo (i due partiti principali, Pd e FdI hanno poco più della metà dei voti validi) da un lato; dall’altro si mantiene il netto primato della formazione di Giorgia Meloni nel centrodestra, ma sembra più solida la preminenza del Pd nell’opposizione
Nando Pagnoncelli
per il “Corriere della Sera”
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Giugno 29th, 2024 Riccardo Fucile
“LE ESPULSIONI SONO DOVEROSE. MA BISOGNA ARRIVARE A UN’AZIONE DI TIPO PEDAGOGICO – QUANDO C’È STATA LA SVOLTA DI AN, LA CONDANNA DEL PASSATO E IL RIFIUTO DI OGNI RAZZISMO È STATA INEQUIVOCABILE. FIRMARONO IL DOCUMENTO FONDATIVO, LA RUSSA, DONZELLI E NATURALMENTE MELONI”
Gianfranco Fini ha visto il servizio di Fanpage?
«Un’oscenità. Semplicemente allucinante».
Allude ai gesti nazisti e le invettive antisemite, non al servizio, giusto?
«Le modalità con cui è stato fatto il servizio sono ai limiti del consentito, ma occorre guardare al contenuto. Se non ci fossero i filmati stenterei a credere che esponenti di FdI abbiano comportamenti così folli».
Perché stenterebbe?
«Conosco quel mondo. Incontro molti ragazzi e non hanno nulla a che spartire con quelli. E poi perché hanno Giorgia Meloni come modello che credo sia furibonda e farà di tutto per estirpare quel virus».
Perché considera il modello Giorgia un antivirus?
§«Perché si è formata, in anni in cui l’estremismo c’era (a destra come a sinistra) nella sezione del Colle Oppio, quella di Rampelli, spregiudicata e innovatrice: si definivano Gabbiani. E poi è stata presidente dei giovani di An ma mai, da presidente del partito, ho avuto sentore che ci fossero spinte di antisemitismo, nostalgie fasciste e peggio ancora rigurgiti nazistoidi».
Ma non è servito a nulla Fiuggi e il viaggio in Israele?
«Quando c’è stata la svolta di An la condanna del passato e il rifiuto di ogni forma di razzismo è stata inequivocabile».
Di chi parla?
«Tutti quelli che firmarono il documento fondativo, tra cui Ignazio La Russa, Donzelli e naturalmente Meloni».
Bastano le sospensioni?
«Sono felice che dopo un’esitazione iniziale si siano prese contromisure. E in alcuni casi le espulsioni sono doverose. Ma bisogna arrivare a un’azione di tipo pedagogico. Far capire che la destra è incompatibile con questi atteggiamenti che non vanno derubricati a goliardate».
Pedagogica?
«L’onorevole di FdI Zucconi ha detto bisognerebbe portarli ad Auschwitz. Giusto. Magari proiettare Schindler’s list , far leggere Il Diario di Anna Frank , meditare sulla testimonianza della senatrice Segre e chiedere loro di vergognarsi».
Pensa che sia diffuso questo doppio comportamento in pubblico o in privato?
«Assolutamente no. Pochissimi casi che fanno molto rumore. Inaccettabili. Quando fai politica il privato non esiste o quasi. La destra giustamente parla di coerenza. E tutti gli iscritti compresi i più giovani hanno il dovere di dire pubblicamente quello che pensano su antisemitismo e dittature. Ciò che mi ha più disgustato è stato lo scherno a Ester Mieli dopo averla applaudita. Né si può dire che in questi anni è mancata l’informazione su cosa sia stato l’antisemitismo nazifascista. Vado orgoglioso di aver fatto parlare nell’aula della Camera, il nobel Elie Wiesel».
La matrice culturale non è comune?
«Assolutamente no. Quando ho fondato An ci fu un fiorire di altre formazioni che si dichiaravano di destra estrema, come CasaPound. Ci chiamavano traditori e sapevano che nelle nostre sedi sarebbe stato impossibile per loro professare idee antidemocratiche e razziste».
Rievocare la X Mas non è solleticare quegli istinti?
«Fino all’8 settembre ‘43 la X erano reparti scelti della Marina ammirati anche dagli inglesi. Mi auguro che Vannacci faccia riferimento a quel periodo e non a quello dei rastrellamenti con i nazisti».
C’è chi pensa che aver mostrato una deriva antisemita in FdI abbia contribuito a isolare Meloni in Ue. Lei?
«È una colossale sciocchezza. In Ue Meloni non è isolata. E l’antisemitismo che dilaga non è frutto di un’onda nera bensì dell’odio nei confronti di Israele alimentato dai circoli islamisti radicali e da chi in una certa sinistra giustamente chiede una patria per i palestinesi, ma dimentica che Israele ha il sacrosanto diritto di esistere e difendersi dal terrorismo».
(da il Corriere della Sera)
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Giugno 29th, 2024 Riccardo Fucile
PER I GIUDICI, NEI BILANCI DEL PARTITO NEO-FRANCHISTA CI SAREBBERO “DONAZIONI NON IDENTIFICATE”, OSSIA ANONIME, ALTRE “IN CONTANTI” E ALTRE ANCORA “FINALIZZATE”, CIOE’ RACCOLTE PER UN CAUSA SPECIFICA, MA VIETATE DALLE NORME
La Corte dei conti in Spagna ha rilevato possibili donazioni illegali a Vox, che potrebbero costituire tre infrazioni della legge di finanziamento dei partiti, secondo l’ultimo rapporto sui conti annuali delle forze politiche, relativo al 2020, pubblicato oggi e ripreso da vari media, fra cui Tve.
Come già era avvenuto per i report relativi al 2018 e 2019, l’organo di controllo ha riscontrato nei bilanci del partito dell’estrema destra “donazioni non identificate”, ossia anonime, altre “in contanti” e altre ancora “finalizzate”, ovvero raccolte dal partito per una causa concreta, vietate dalla normativa, per un valore complessivo di 100.000 euro.
(da agenzie)
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Giugno 29th, 2024 Riccardo Fucile
AGLI ARRESTI DOMICILIARI IL VENTENNE RAZZISTA FIGLIO DI UN FUNZIONARIO DELLA FARNESINA
Armi artigianali stampate in 3D. Questo è quello che si sono trovati di fronte gli investigatori della Digos di Roma quando sono entrati nell’abitazione di Gianmarco Fiacchi, 20 anni, originario della zona Nord della Capitale e figlio di un funzionario del ministero degli Esteri, agli arresti domiciliari da quasi un mese.
Sul suo conto ci sono tante informazioni – convinto suprematista bianco, una certa dimestichezza con l’informatica e l’hacking, foto e dati sensibili di giovani ripresi di nascosto pubblicati online – e una certezza: Kilob, il suo nome sul web. Quanto alle armi, secondo gli investigatori, citati dall’edizione romana de La Repubblica, pare che il 20enne non avesse intenzione di compiere stragi. O quanto meno non se ne trova traccia. Ma le usava solo come passatempo nella sua casa di campagna.
La lista
Tra i suoi documenti è stato trovato anche un nutrito elenco – The List – di presunti nemici dei bianchi e altre figure che nel tempo hanno espresso posizioni contrarie a quelle del suprematismo e per questo meritano di essere puniti. Alcuni dei nomi sono quelli tipicamente presi di mira dai complottisti. C’è Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ritenuto anti-bianchi e anti-lavoratori, con gli indirizzi di diverse delle sue abitazioni in California. A fianco al suo nome, l’immagine di un mitragliatore. Nella lista anche Mark Zuckerberg. Il fondatore di Facebook viene definito «miliardario ebreo, informatore della Cia, dell’Fbi e della Nsa [l’agenzia di sicurezza degli Usa, ndr]». Alcuni accenni su dove trovarlo: passa la maggior parte del tempo a Palo Alto, e ha 16 bodyguard. Tra gli obiettivi anche lo stilista Ralph Lauren «miliardario ebreo e neo liberale, importante lobbista democratico, la cui compagnia realizza gli abiti del presidente Joe Biden». Per lui niente indirizzi ma coordinate geografiche.
L’idolo: lo stragista di Christchurch
Nell’elenco si trovano anche Tim Cook, attuale Ceo di Apple, e diversi personaggi invisi a Donald Trump. L’ex presidente e candidato alle prossime elezioni ha spesso nutrito i complotti di QAnon con le proprie dichiarazioni, ottenendo risultati disastrosi culminati nell’assalto a Capitol Hill. Ci sono anche medici che negli anni della pandemia si schierarono a favore del lockdown e dei vaccini, tra tutti Anthony Fauci primo consulente medico dell’amministrazione Biden fino al dicembre del 2022, e descritto come «perpetuatore della bufala pandemica, dei lockdown, della vaccinazione obbligatoria e della vaccinazione dei bambini». Tra le figure di riferimento di Kilob c’era Brenton Tarrant, autore della strage di Christchurch, in Nuova Zelanda, nella sparò e uccise circa 50 persone in un centro islamico durante la preghiera. Secondo gli investigatori, la lista sarebbe servita a dare informazioni a individui come lui.
La chat su Telegram
Tutti i 47 nomi contenuti nella lista sono stati diffusi su un canale Telegram creato dai seguaci del complottista romano. Il canale risulta ancora reperibile, con una versione in russo e una una in inglese. Vilebin il nome della chat, presente sull’app in più versioni per scongiurare che una chiusura forzata possa disperdere le informazioni che fino a poco tempo fa erano presenti anche su un sito. Immortalato in una foto in cui la fidanzata di Kilob mostra una richiesta di archiviazione della procura di Roma. Probabilmente – riporta ancora Repubblica – il documento riguarda l’inchiesta del 2022 della polizia postale in cui venne contestato al giovane il possesso di alcuni file di natura pedopornografica.
Sul sito, infatti, venivano diffuse immagini trafugate senza il consenso dei proprietari che spesso erano ritratti in situazioni intime. «Kilob non è più il proprietario del nome Vilebin. Le forze dell’ordine hanno le mani su tutto ciò che possiede: questo è il vero Vilebin adesso», si legge in uno degli ultimi messaggi. «Ciao a tutti se non lo sapete ancora Kilob è stato arrestato e probabilmente non tornerà mai più e non lo vedremo per un po’. Detto questo, il sito sarà sotto una nuova proprietà», recita invece quello che apre il nuovo canale.
(da agenzie)
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Giugno 29th, 2024 Riccardo Fucile
IL FIGLIO DEL CAVALIERE PUNTA FORZA ITALIA
«Berlusconi presidente» è una scritta che si trova ancora sul simbolo di Forza Italia. E se Marina Berlusconi dice no a ogni ipotesi di discesa in politica, Pier Silvio invece comincia a pensarci.
E l’ipotesi non può che preoccupare Giorgia Meloni. Perché a Palazzo Chigi, spiega oggi Il Fatto Quotidiano, hanno notato alcuni movimenti che paiono dare concretezza all’ipotesi. Che somigliano a quelli di Marcello Dell’Utri per conto del padre tra 1992 e 1993, ovvero agli albori della nascita di Forza Italia.
Il figlio maschio di Silvio si fa vedere spesso a Roma. Alloggia a Villa Grande e lì vede imprenditori e manager. Tra questi Antonio Doris, erede di Ennio. Ma soprattutto, il figlio del Cavaliere continua a commissionare sondaggi privati sulla sua popolarità. E sull’effetto di un suo eventuale coinvolgimento in Forza Italia.
I sondaggi
Il partito è in mano ad Antonio Tajani, che con la premier ha una buon rapporto. Ma durante la campagna per le elezioni europee Fedele Confalonieri ha riunito i direttori di rete e delle news per chiedere di spingere Forza Italia. A discapito del resto del centrodestra. E quindi anche di Fratelli d’Italia.
In più, Pier Silvio sta pensando di portare Serena Bortone in Mediaset. Per ripetere il colpo Bianca Berlinguer, da lui espressamente voluta. E trovare anche una collocazione più prestigiosa per Myrta Merlino. In più, ragiona il quotidiano, Meloni non può ignorare che il rider bretone Vincent Bolloré, che tratta con il governo per Tim, ha quote anche di Mediaset.
Ed è uno dei principali sponsor di Marine Le Pen in chiave anti-Macron in Francia. Per questo l’attivismo di Pier Silvio non può passare inosservato. In attesa di una nuova discesa in campo nel segno del padre.
(da ilfoglio.it)
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Giugno 29th, 2024 Riccardo Fucile
ERA STATA COORDINATRICE REGIONALE DELL’ABRUZZO DELL'”ESERCITO DI SILVIO”
Aveva chiesto al tassista di gonfiare una fattura per lucrare sul rimborso. Si è ritrovata licenziata dal suo datore di lavoro, l’azienda di stato, leader nel settore della cantieristica navale. Era infatti una dirigente di Fincantieri la protagonista del video a bordo di un taxi che era stato diffuso lo scorso 7 giugno dalla pagina Welcome to Favelas.
Nella scena si vede Sabrina di Stefano, militante storica di Forza Italia, che chiede al tassista romano di gonfiare la ricevuta e farla arrivare a 20 euro. Di fronte al rifiuto dell’uomo, la manager Fincantieri perde la pazienza. “Che ti cambia, scusa?” dice la donna, che alla risposta del tassista, “A me niente”, passa alle offese: “Ti cambia che rimani str…o come sei. Frustrato”.
Dopo la pubblicazione del video su Instagram, sono diverse le segnalazioni anonime giunte a Fincantieri, attraverso il meccanismo del whistleblowing, che indicavano nella passeggera a bordo del taxi la dirigente Sabrina Di Stefano.
Fincantieri, dopo aver raccolto le denunce anonime, ha ricostruito il caso e per Sabrina di Stefano, come riporta il Domani, è arrivato il licenziamento. L’episodio, infatti, avrebbe fatto venir meno il rapporto di fiducia nei suoi confronti da parte dell’azienda che ha anche aperto un audit per capire se anche in passato ci fossero stati casi simili.
Originaria di Roseto degli Abruzzi, sul suo profilo Facebook sono diversi gli scatti in cui Sabrina Di Stefano è accanto a Silvio Berlusconi. In una delle immagini, la donna è ritratta insieme a Francesca Pascale. Per Di Stefano il Cavaliere era più che un punto di riferimento politico. Tanto che nel 2013, la militante di Forza Italia venne nominata coordinatrice abruzzese de “L’esercito di Silvio”, il movimento nato per difendere Berlusconi dal presunto accanimento giudiziario.
(da agenzie)
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Giugno 29th, 2024 Riccardo Fucile
IL DELIRANTE COMMENTO SESSISTA E MISOGINO DI UN TIPICO SOVRANISTA
«Fai pena, donna e mamma inutile… Stai a casa che è meglio. Non sai neanche parlare». È il commento misogino che un consigliere di Fratelli d’Italia nella Municipalità di Venezia, Murano, Burano, Davide Quarta, ha linkato sotto ad un post su Facebook della consigliera comunale, e segretaria del Pd a Venezia Monica Sambo. «Ecco come considerano le donne gli esponenti del Partito della Meloni», è stata la replica di Sambo, che ha ricevuto la solidarietà degli altri componenti dell’assemblea di Municipalità.
«È un fatto gravissimo e inaccettabile che nel partito di maggioranza del governo italiano, rappresentato da una donna, un consigliere, con ruoli di coordinamento importanti nell’amministrazione, offenda una consigliera comunale, intimandole di rimanere `a casa´ in quanto `donna e mamma´ inutile’», hanno scritto nel loro messaggio 16 consiglieri del gruppo di maggioranza.
Lo scontro è nato dopo la pubblicazione di un video sulla piattaforma social nel quale Monica Sambo criticava il nuovo regolamento sulle locazioni turistiche annunciato dalla giunta del sindaco Brugnaro
La solidarietà del Pd
Il Pd ha espresso vicinanza alla segretaria attaccata sul web. «Rivolgiamo a Monica Sambo la solidarietà di tutto il Partito Democratico veneziano e regionale per l’attacco social, di stampo sessista e misogino, messo in atto nei suoi confronti dal capogruppo di Fratelli d’Italia nella Municipalità di Venezia, Murano, Burano». Lo affermano il segretario regionale del Pd, Andrea Martella, e il segretario del Pd Metropolitano di Venezia, Matteo Bellomo. «Ci preoccupa – aggiungono – il moltiplicarsi di questi episodi da parte di rappresentanti istituzionali della destra. Atteggiamenti da condannare con fermezza: questo clima, incompatibile con la democrazia, deve cessare».
«Misoginia becera e ostentata»
Solidarietà a Monica Sambo «per un attacco di grande volgarità da parte del capogruppo di FdI» è stata espressa anche dalla parlamentare dem Rachele Scarpa. «Un attacco personale quando si dovrebbe parlare di politica, una frase intrisa di una misoginia becera e ostentata – afferma Scarpa – inaccettabile in un dibattito democratico che vuole definirsi tale. Mi aspetto che il gruppo locale di Fratelli d’Italia e le forze politiche loro alleate prendano immediatamente le distanze e condannino questo grave episodio».
(da agenzie)
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Giugno 29th, 2024 Riccardo Fucile
LA DUCETTA, CHE HA SCAMBIATO LA LIBERA INFORMAZIONE PER “METODI DA REGIME”, HA CHIESTO TRA LE RIGHE A MATTARELLA DI “GARANTIRE LA LIBERTA’ DEI PARTITI”. E DAL COLLE? E’ ARRIVATO SOLO UN SILENZIO INFASTIDITO
Nella notte di Bruxelles, Giorgia Meloni ha posto una domanda infervorata ai giornalisti tirando in ballo direttamente il Quirinale. «È consentito da oggi infiltrarsi in un partito politico e riprenderne segretamente le riunioni? Lo chiedo a lei – dice rivolta all’inviato, ndr – ai partiti politici, al presidente della Repubblica».
C’è, dunque, un destinatario in particolare nella domanda piena di sottintesi che Meloni rivolge alle telecamere, quando per la prima volta risponde sull’inchiesta di Fanpage che ha svelato i sogghigni antisemiti, le derive razziste, le nostalgie fasciste di Gioventù nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia.
Ma perché la presidente del Consiglio si rivolge a Sergio Mattarella? Il primo a esserne stupito è il Capo dello Stato, anche se dalla presidenza della Repubblica filtra solo un formale silenzio, tutto da interpretare, come tenta di fare qualche dirigente di FdI, spaventato dalle possibili conseguenze della mossa della premier e dalla freddezza che a destra sentono soffiare dal Colle.
Non è escluso che Mattarella possa rispondere a suo modo, lasciando passare qualche giorno, e rendendo implicito il messaggio in una delle tante occasioni pubbliche che gli si offriranno.
Perché appellarsi a Mattarella? Secondo Meloni, infatti, Mattarella dovrebbe agire in quanto garante della Costituzione che, agli articoli 39 e 49, tutela la libertà dei partiti e dei sindacati, a cui – recita la Carta – «non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge».
La premier pensa che sia stata violata l’autonomia e la riservatezza di un’organizzazione politica con metodi che lei arriva addirittura a definire «di regime», nonostante l’inchiesta sotto copertura sia molto diffusa nelle democrazie occidentali e nella cultura anglosassone in particolare. Ad avvalorare quanto riportato da queste fonti, c’è il fatto che Meloni, nella sua risposta e nel suo richiamare Mattarella, citi, oltre ai partiti, i sindacati, senza che apparentemente ce ne sia motivo.
La premier è molto preoccupata dal rimbalzo internazionale dell’immagine che emerge del suo partito, soprattutto degli esponenti più giovani, la futura classe dirigente di FdI. In pochi giorni c’è stato il caso delle frasi antisemite di Paolo Signorelli, portavoce del ministro Francesco Lollobrigida, cognato della leader, e poi le due puntate dell’inchiesta che hanno mostrato il volto più nero della gioventù meloniana.
Nella sua ricostruzione dei fatti, Meloni parte condannando i giovani militanti per poi, però, dedicarsi esclusivamente a contestare l’inchiesta giornalistica. Lo fa formulando accuse senza prove e molto generiche, come quando si lascia scappare che «sono stati usati degli investigatori». Non è la prima volta che si sente una frase del genere, nel clima a tratti paranoico che si respira attorno alla leader, e contro i giornalisti più critici.
Ma è il passaggio su Mattarella a rivelare il livello di ansia di Meloni. Appena 48 ore prima, sempre all’interno di FdI il Colle era stato evocato su altro: e cioè sulla delicata partita europea che la premier sarebbe andata a giocare a Bruxelles. Meloni avrebbe desiderato – e pare sollecitato indirettamente – un intervento di Mattarella, o comunque un suo maggiore coinvolgimento. Per esempio, avrebbe gradito una mediazione con il presidente francese Emmanuel Macron.
Nel caso dei servizi giornalistici su Gioventù nazionale, però, Meloni fa di più. Perché sembra quasi richiamare Mattarella a un suo dovere. Abbiamo chiesto al costituzionalista Salvatore Curreri se ci siano delle ragioni giuridiche legittime, desumibili dalla Carta. La prima risposta è: «Sinceramente non capisco perché tirare per la giacchetta il presidente della Repubblica . Sostanzialmente lamenta la violazione della riservatezza del partito.
Certamente c’è una sfera di autonomia del partito che è essenziale ai fini dello svolgimento della sua funzione costituzionale, ma questa cede di fronte all’interesse pubblico alla conoscenza di fatti e persone (di FdI, ndr) da cui può dipendere il giudizio da parte dell’opinione pubblica.
(da la Stampa)
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Giugno 29th, 2024 Riccardo Fucile
SOLO UNA DONNA UNIVERSALMENTE CONOSCIUTA E STIMATA PUO’ SCATENARE LA RISCOSSA DI CUI L’AMERICA HA BISOGNO
La vecchiaia è una condizione speciale e meravigliosa, con tutti i suoi acciacchi e le sue vaghezze mentali. Anche ridotto così come lo abbiamo visto a Atlanta, Biden vale cento volte Trump, losco bugiardo che incanta l’America peggiore, a bunch of deplorables, un’immensa plaga di reietti che aspirano al potere per un delinquente insurrezionista in nome dei loro incubi complottisti, strong and wrong come diceva Bill Clinton. Ma questo è un giudizio morale, quasi una sentenza religiosa, però gli stati non si conducono con i paternoster, lo sappiamo dal Cinquecento. Le bugie e le pose forti, che promettono un futuro inesistente e minaccioso, prevalgono sul bilancio eccellente di una presidenza al capolinea dell’età, e bisogna farsene una ragione.
Michelle Obama è stata alla Casa Bianca otto anni, quattro più di Trump, con il marito e con Biden. Donna, nera, energica, carismatica e molto più giovane del suo possibile competitor sessista, maschilista, razzista e corrotto fin nelle midolla. Sopra tutto Michelle può ricostituire un sogno democratico con basi realiste, erede del moderatismo anche eccessivo del marito pragmatico, degli ideali anche farlocchi ma produttivi che ha incarnato, del suo stile wokista che è ormai una componente fissa del panorama d’opinione americano. Se fosse investita per acclamazione alla convention di Chicago, la battaglia sarebbe riaperta con buone probabilità di vittoria, migliori che con qualunque candidato anche perfetto ma relativamente sconosciuto. Cadrebbe l’argomento del sorpasso bianco su Kamala Harris, la vicepresidente che non è in grado di battere Trump, secondo tutti i sondaggi. Trump invecchierebbe di colpo e prenderebbe di rancido in un batter di mani. Sarebbe una battaglia sul futuro, con in più per Michelle la capacità di articolare con furia femminile e di minoranza etnica i risultati del vecchio politico sopravanzato dai suoi anni. Solo un sogno, per quanto si farebbe volentieri a meno degli scontri onirici nel paese guida dell’occidente, potrebbe battere gli incubi su cui vive e prospera The Donald.
Sarebbe uno scontro tra la verisimiglianza sociologica cupa e anticostituzionale di un uomo autoritario per istinto e passione triste e la speranza nel rinnovamento e nel domani così tipica di una mentalità americana che forse sopravvive, se quella fiaccola non fosse nascosta sotto il moggio abusivo della manipolazione dovuta a una prepotenza ribalda schierata beffardamente contro una decadenza fisica.
Biden doveva provarci, è l’incumbent, ha un bilancio effettivo notevole, è un presidente di guerra impegnato su più fronti drammatici, è indizio di superficialità rimproverare a lui e ai suoi di averci provato. Eppure ora è urgente il cambio di cavallo, e l’investitura di una donna universalmente conosciuta, una star che non ha bisogno di presentazioni, che può scatenare, con tutti i suoi limiti, una riscossa di cui l’America e il mondo hanno bisogno. Con il team Biden e il suo endorsement alle spalle, Michelle può prendere Trump a calci in culo. Non si vedono alternative credibili. Deve solo provarci con amore e convinzione, e con l’unità dei democratici a sostegno.
(da ilfoglio.it)
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