Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
L’IMMOBILE CON VISTA MARE A PALASE
Se Silvio Berlusconi comprò Villa due Palme a Lampedusa per dare una garanzia agli
abitanti dell’isola sull’emergenza migranti Giorgia Meloni invece è attratta dall’Albania. Ne parla oggi Il Foglio che racconti gli interessi immobiliari della premier nel paese in cui si stanno costruendo i Centri di accoglienza e identificazione con l’ok del presidente Edi Rama. Meloni sarebbe interessata a qualche immobile dalle parti di Palasë, anche detta Paljasa, nel comune di Himarë, nella contea di Valona, a sud. A un tiro di schioppo in traghetto dal Salento. Nello specifico, spiega il pezzo a firma di Simone Canettieri, si tratta di una villetta in un resort nuovissimo davanti alla spiaggia con la possibilità di giardino e piscina privata. Un’indiscrezione confermata al Foglio da fonti politiche e diplomatiche del governo albanese.
«Una scelta che “cementa” – è proprio il caso di dirlo – ancora di più il rapporto fra Roma e Tirana. Meloni d’Albania, insomma», sottolinea il quotidiano. L’anno scorso la famiglia Meloni passò il Ferragosto a Valona. E anche se il taglio del nastro sui Cpr tarda ad arrivare (era previsto per il primo agosto ma c’è uno scaricabarile continuo tra governo albanese e ministero della Difesa) potrebbe replicarsi la stessa estate di un anno fa. Con una variante, sottolinea il Foglio: la premier potrebbe passare qualche giorno di relax in Sardegna per incontrare con l’occasione Marina Berlusconi.
(da Il Foglio)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
L’ATTRICE E’ PROSSIMA AI 90 ANNI: “CARLO PONTI MI HA DATO QUELLO CHE CERCAVO DA SEMPRE: “AMORE E UNA BELLISSIMA FAMIGLIA”
Il tempo vola, dice Woody Allen, e non sempre in prima classe. Vola per tutti ma per gli attori si moltiplica nelle continue occasioni di cambiare personalità, abiti, epoche, cieli azzurri e tempestosi, schiaffi e sorrisi, dimesse vestaglie o abiti di gran sera, sontuosi: per loro spazio e tempo non esistono, mutano di continuo, loro, gli attori, giocano, si travestono e ti catapultano nell’infinito nuotando nell’immaginazione dello spettatore che deve voler credere. Ma intanto l’orologio segue il suo percorso di tic toc che non fa sconti: proprio il citato Woody il prossimo anno compirà i 90 anni, traguardo ambito dagli umoristi a denominazione d’origine come Groucho Marx, il suo maestro (se ne è andato 87enne) e Neil Simon (scomparso 91enne). Mel Brooks, aiutato da Frankenstein jr., resiste: ne ha compiuti 98
Quest’anno la diva per eccellenza, ma anche anti diva per scelta ed elezione, Sofia Loren ne compie 90, il 22 settembre e la Regione Campania non si farà trovare impreparata. Ma non sarà sola tra le star: due giorni dopo, il 22, la raggiunge Ornella Vanoni che ha dichiarato di aver speso una vita intera per riuscire ad essere davvero e soltanto se stessa, artista e donna senza fine, mentre il 28 sarà la volta di Brigitte Bardot, la bomba bionda B.B. che da molto tempo ha deciso di preferire l’umanità degli animali alla bestialità degli uomini. Sarà una giornata particolare? chiediamo all’attrice, a parte le torte istituzionali.
«La mia famiglia sta tenendo segreti i festeggiamenti perché vuole sorprendermi, ma sono sicura che ci saranno tanto amore, risate, musica e ottimo cibo».
Un incastro di ricette perfette per una donna che spesso ha rivelato di restare a volte sola nella sua bella casa di Ginevra, mentre il fax le si riempie di inviti in gran parte disattesi, ma senza soffrire di solitudine. Il suo è stato un lungo viaggio che dalla guerra, che poi ha rivissuto al cinema, l’ha portata alla pace, da Pozzuoli fino a Los Angeles con molte tappe e infiniti detour. Ma il tempo non si perde mai del tutto, resta impresso nei film, patrimonio della memoria dell’umanità. Tanto che ogni volta che recita, Sofia ha raccontato di portar via dal set qualcosa, un abito o un oggetto di scena: «Poi spargo i ricordi qua e là nelle case» ha detto «e magari spariscono, ma quando ho voglia di ritrovarli magicamente saltano fuori».
Miracoli del tempo. La memoria è la sua migliore amica, ma deve fare salti in lungo e in largo, dall’Aida che a 19 anni cantava doppiata dalla voce verdiana di Renata Tebaldi, a Dulcinea che divise il suo destino con quello di Cervantes, dalla Cesira di Moravia, nata in Ciociarìa, a quella lavandaia “sans gene” che frequentò nel movimentato 1792 il giovane Napoleone; fino all’Antonietta che nel capolavoro Una giornata particolare di Scola, incontra nel 1938 un coinquilino speciale. Eccetera, eccetera, eccetera. Una domanda: come immaginava il tempo futuro quando era bambina? «Quando cresci povero in un periodo di guerra, tendi ad avere una visione del futuro molto a breve termine. I tuoi pensieri vanno a trovare modi per evitare la fame e sperare che nessuna bomba cada vicino a casa tua o alle case della tua famiglia o dei tuoi amici».
«Quando sogno sono sempre quella ragazzina di 15 anni che attraversa i cancelli di Cinecittà»
Il tempo peggiore a volte permette anche i sogni.
«In quei rari momenti in cui mi permettevo di sognare, mi intrufolavo nell’unico cinema di Pozzuoli e mi prendevo una pausa dalla mia vita, tuffandomi con tutto il cuore e l’anima nei film di Hollywood che erano riusciti ad attraversare l’Atlantico».
Perché allora, durante la guerra, il regime aveva messo off limits il cinema Usa, il nemico. Ma era proprio lì che sarebbe approdata dopo il successo italiano, a tu per tu, facendosi abbracciare da quell’impero di celluloide di cui eravamo tutti dipendenti: da John Wayne a Marlon Brando, da Frank Sinatra a Cary Grant che prese il ruolo molto sul serio e la invitava a cena a lume di candela, scrivendo scene impreviste dalla sceneggiatura.
Lei iniziò come Sofia Lazzaro coi fotoromanzi allora popolarissimi, accanto al divo canterino Achille Togliani e Antonio Cifariello, poi come ballerina di fila nell’avanspettacolo ricreato da Fellini e Lattuada in Luci del varietà. Quando ha sognato di diventare attrice?
«Non ho mai immaginato di diventare un’attrice, non erano sogni alla mia portata, ma quei film che vedevo mi facevano vivere un tipo di esistenza diversa, una vita di amore e musica, una vita di bellezza e di speranza, una vita che prometteva che forse un giorno, chissà, la mia esistenza sarebbe migliorata. La “luce del proiettore” alla fine del tunnel mi indicava la strada da percorrere in un periodo in cui regnava il caos».
Diventare attrice è un sogno ereditato da sua madre, quindi un riflesso del tempo perduto?
«È vero, fu inizialmente il sogno di mia madre. Era una donna bellissima che vinse una gara nazionale per sosia di Greta Garbo e questo la ispirò ad andare a Roma per vedere se Cinecittà avesse qualche lavoro per lei».
«Quando sogno sono sempre quella ragazzina di 15 anni che attraversa i cancelli di Cinecittà»
Quindi forse la gara nel nome della Garbo le ha trasmesso nel DNA il sogno di interpretare Anna Karenina, uno dei cavalli di battaglia non solo di Greta ma anche di Vivien Leigh.
«Quello è restato un sogno preso con filosofia, ho avuto tante occasioni belle. Ma quando andammo a Roma io avevo solo 15 anni, mia madre mi tolse da scuola e ci trasferimmo senza un piano chiaro di sopravvivenza. Guadagnavamo qualche soldo come comparse nelle scene di folla delle grandi produzioni di quella che allora si chiamava “Hollywood sul Tevere”. Fino a quel momento quei film erano materiale dei sogni proiettato sullo schermo del nostro cinema a Pozzuoli, ma lì io ero a Cinecittà a contribuire in un modo molto piccolo a quel sogno».
Ma in quel momento il tempo non si è fermato, ha continuato ad andare secondo il destino delle sue fermate non annunciate sugli orari…
«La mia passione per la recitazione crebbe proprio da lì, ma non divenne quella realtà che poi mi cambiò la vita, fino a quando un giorno mia madre annunciò che stavamo tornando a Pozzuoli da mia sorella perché ricominciava la scuola. Sapevo che se fossi tornata nella mia amata città non l’avrei mai più lasciata, così trovai il coraggio e dissi a mia madre, non senza qualche timore, che non sarei tornata a Pozzuoli, che invece sarei rimasta a Roma per provare a fare l’attrice».
Con la saggezza di madre che ha oggi, legata a filo doppio al telefono dei suoi adorati figli, Carlo ed Edoardo, come giudica quella decisione?
«Col senno di poi è pazzesco anche che mia madre avesse accettato di lasciarmi rimanere da sola a Roma, ma lo fece e gliene sono grata ancora».
Quando non è sul set, dove ha passato metà della sua vita, come organizza il suo tempo?
«Mi piace svegliarmi presto la mattina. Dopo il caffè, controllo la mia corrispondenza. Se i miei figli non sono con me, parlo con loro al telefono. Poi faccio un po’ di esercizio leggero, come una passeggiata. Poi pranzo e faccio un pisolino. Quando mi sveglio parlo con i miei amici al telefono o qualcuno passa per un caffè pomeridiano. Ceno leggera, poi guardo il telegiornale. Prima di andare a letto guardo un film o leggo un libro. Trascorro la maggior parte del mio tempo a Ginevra».
E dove le piace viaggiare?
«Mi piace venire a Roma per visitare mia sorella e adoro andare a Los Angeles per trascorrere lì lunghi soggiorni con i miei figli».
Sofia Loren la si immagina spesso impegnata a vestirsi, truccarsi davanti allo specchio, emozionata prima di entrare in scena. Che differenza c’è tra il tempo della realtà e quello della finzione?
«Le rispondo come Hitchcock: il tempo del cinema è come quello reale senza le parti noiose».
Rifaccio la domanda. Come ha conciliato in tutti questi anni la sfida quotidiana tra la vita e la finzione del cinema?
«Le confesso che a volte la finzione è più reale della vita e la vita è spesso più strana della finzione stessa».
Quali storie l’hanno più toccata nel corso del tempo?
“Le storie che mi toccano e per le quali ho lottato sono sempre state quelle che si avvicinavano di più ad una realtà che potevo riconoscere ed arricchire attraverso le mie esperienze personali. Vengo dal neo realismo, le nostre storie nascevano dal popolo per il popolo».
Aver rivissuto la guerra…ma il mondo del set pretende spesso lunghe attese. Come le ha vissute?
«Sempre preoccupandomi per la prossima ripresa, la prossima scena, il prossimo momento in cui devo dare tutto. Mi preoccupo molto. Mio figlio Edoardo, che mi ha diretto in alcuni film, dice che fa parte del mio processo creativo e penso che abbia ragione».
In un bel libro recente, Maggiorate, di Federico Vitella, il suo nome appare, seduto sul titolo, accanto a quelli della Lollobrigida, della Pampanini e della Mangano, le quattro soldatesse della rinascita femminile del nostro cinema dopo il ventennio. Sappiamo che lei ha sempre negato la rivalità con la Lollo, inventata dai giornalisti, sappiamo che ha una storia molto diversa e con lei ha condiviso solo una puntata della saga di Pane e amore, ma quali sono, in un ideale riassunto di una così premiata carriera, con due Oscar, due Leoni e tanti altri riconoscimenti, i momenti più salienti?
«Devo iniziare con l’incontro con Carlo Ponti. Non solo mi ha dato fiducia per proseguire la mia carriera e l’ha costruita insieme a me, ma mi ha anche dato quello che cercavo da sempre: amore incondizionato e una bellissima famiglia».
«SONO CRESCIUTA POVERA E IN TEMPO DI GUERRA, LA MIA VISIONE DEL FUTURO ERA MOLTO A BREVE TERMINE, PENSAVO A COME EVITARE LA FAME»
Però con problemi legali, all’inizio la bigamia, poi la difficoltà nel gestire le gravidanze, tutte ghiottonerie per i giornali patinati. Ma lui era il produttore, poi il marito: e il regista?
«Direi l’incontro con Vittorio De Sica. È stato un grande mentore, mi ha insegnato come canalizzare me stessa attraverso i ruoli, mi ha insegnato come esistere in modo onesto e autentico davanti alla cinepresa: è stato la cosa più vicina alla figura paterna».
Certo, a lui si deve l’Oscar per la Ciociara, ruolo inizialmente pensato per la Magnani e fu lei che la propose per la parte della madre e non della figlia. E fu Cary Grant, una mattina all’alba, a telefonarle a casa, a Roma, la notizia che aveva vinto l’Oscar in cui lei non aveva creduto abbastanza per andare a Los Angeles.
«Terzo, la collaborazione con Marcello Mastroianni, se mi dici il suo nome mi fa venire in mente umorismo, eleganza, amicizia, collaborazione. Un sorriso indimenticabile, un cuore impareggiabile, una persona ineguagliabile».
Nel mio piccolo sono d’accordo, era il bravo taxista della porta accanto, avete girato 14 film, alcuni successi storici, siete stati un marchio d’esportazione del nostro cinema, ma il primo a costituire la coppia con i primi due titoli fu Alessandro Blasetti (Peccato che sia una canaglia, La fortuna di essere donna), anche se con De Sica ci furono i successi internazionali di Ieri, oggi, domani, di cui Altman rifece la scena mitica dello strip con l’ululato di Marcello, e di Matrimonio all’italiana, tratto da Filomena Marturano di Eduardo.
«Sì, è vero, l’amicizia e la collaborazione con Mastroianni hanno definito la mia carriera e la mia vita. Averlo avuto al mio fianco per tutti quegli anni mi ha resa non solo un’attrice, ma anche una persona migliore».
«TUTTO E’ COMINCIATO DALL’INCONTRO CON CARLO PONTI, MIO MARITO: MI HA DATO QUELLO CHE CERCAVO DA SEMPRE, AMORE E UNA BELLISSIMA FAMIGLIA»
Mastroianni raccontò una volta che si sarebbe potuto allestire a Broadway Filomena Marturano con voi due e la regìa di De Sica, ma che lei non se la sentì.
«Mi spiace di non aver mai avuto il coraggio di recitare su un palcoscenico. Mi fu offerto anche il ruolo di Serafina in La rosa tatuata (anche stavolta in rotta di collisione con la Magnani, ndr) di Tennessee Williams, a Broadway. Ma ero troppo nervosa e spaventata per accettare anche se in verità desideravo farlo moltissimo. Avrei dovuto farlo, ma l’ansia ha vinto».
E il cinema di oggi? Come scalarlo per una giovane? Ai suoi tempo c’erano i fotoromanzi e i concorsi di bellezza…
«Non mi piace dare consigli o giudicare. Ogni periodo ha i suoi momenti d’oro e i suoi momenti meno brillanti e nessun periodo dovrebbe essere glorificato rispetto a un altro, specie il passato. Crediamo nell’oggi per costruire un domani migliore».
Cosa pensa prima di addormentarsi? Ha un sogno ricorrente, facciamo un po’ di analisi, mi parli del suo tempo onirico.
«Un sogno, sì, che solo ieri stavo attraversando i cancelli di Cinecittà con mia madre alla ricerca di un qualsiasi lavoro. Ed ora eccomi qui a 90 anni».
Il tempo vola, ha ragione Woody.
«Sì, il tempo è davvero volato, in un batter d’occhio la mia vita è passata dall’essere davanti a me all’essere dietro di me. Così mi addormento ogni notte con lo stesso desiderio: che domani possa godermi il presente e vivere ogni momento al massimo».
Quale ruolo nel tempo per lei non è mai morto?
«Quello di madre e le anticipo che i momenti più belli sono stati due, quando è nato Carlo e poi quando è nato Edoardo».
LA VITA
Sophia Loren è nata a Roma il 20 settembre 1934, figlia di Romilda Villani, insegnante di pianoforte, e di Riccardo Mario Claudio Scicolone, immobiliarista. E’ cresciuta a Pozzuoli in condizioni economiche difficili.
LA CARRIERA
A 15 anni ha vinto il primo concorso di bellezza: nel 1950 ha partecipato a Miss Italia vicendo la fascia di Miss Eleganza. La sua vita cambiò l’anno successivo quando fu notata dal poduttore Carlo Ponti che le fece un contratto per 7 anni. Uno dei ruoli primi ruoli importanti fu quello di Cleopatra nel film e Due notti con Cleopatra (1953). Ha vinto due premi Oscar.
LA FAMIGLIA
L’attrice nel 1956 ha sposato Carlo Ponti in Messico, dove il produttore aveva chiesto e ottenuto il divorzio dalla prima moglie venendo però accusato di bigamia. Il matrimonio “legale” poi riconosciuto dall’Italia avvenne nel 1956. Hanno avuto due figli, Carlo e Edoardo.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
FORZA ITALIA: “NOI DA SEMPRE PER LO IUS SCHOLAE”… IL PD APPREZZA: “DISCUTIAMONE”… E ANCHE CALENDA APPLAUDE
Il siluro parte alle 10.57 di ieri, la vigilia di Ferragosto. Tutt’altro che silenzioso, appare
sulla pagina Facebook di Lega per Salvini premier: «Il Pd rilancia lo ius soli. Forza Italia apre un varco a destra: un testo sulla cittadinanza basato sugli anni di studio». L’immagine è un montaggio che accosta Antonio Tajani ed Elly Schlein.
La Lega alza il tiro nei confronti del segretario azzurro. Con l’accusa di intelligenza con il nemico. Poi, il commento: «La legge sulla cittadinanza va benissimo così, e i numeri di concessioni (Italia prima in Europa con oltre 230 mila cittadinanze rilasciate, davanti a Spagna e Germania) lo dimostrano». Insomma: «Non c’è nessun bisogno di ius soli o scorciatoie».
Il vicepremier azzurro non risponde direttamente agli alleati, lo fa il portavoce nazionale di Forza Italia, Raffaele Nevi: sullo «Ius scholae noi siamo coerenti», è una «posizione storica di Forza Italia con Silvio Berlusconi». E, soprattutto, «noi non attacchiamo mai gli alleati, perché farlo significa attaccare la coalizione e se stessi». Prosegue Nevi: «Sul tema della cittadinanza c’è un dibattito aperto da anni, ognuno ha le sue posizioni. Noi siamo possibilisti sulla questione dello ius scholae».
E conclude: «Però, siccome non fa parte del nostro programma di governo, rispettiamo la posizione degli altri. Sarebbe bello che tutti facessero la stessa cosa».
Mentre per Renata Polverini «la cittadinanza va riconosciuta al termine del ciclo di istruzione senza sottoporre ragazze e ragazzi nati in Italia a penose quanto ardue trafile burocratiche».
Secco anche Maurizio Gasparri: «Siamo campioni di diritti e non dobbiamo subire lezioni da parte di nessuno. Non ci sono polemiche da fare nella nostra coalizione e non ci sono lezioni da impartire da parte della sinistra». Ma al di là dell’affondo leghista, il tema torna sulla scena.
Il segretario di +Europa Riccardo Magi, che proprio sullo ius soli sta preparando un quesito referendario: «Che in Italia si sia riaperto il dibattito sulla cittadinanza è una buona notizia. Che la Lega si dica contraria allo ius soli, invece, non è una notizia».
Dal Pd interviene Graziano Delrio sullo ius scholae: «È un’apertura molto positiva quella di Forza Italia. Ovvio che si tratterebbe ancora di una soluzione intermedia ma sarebbe comunque un passo avanti. Speriamo quindi ci sia il modo di discuterne, non in termini di contraddizione radicale ma di ragionamento serio».
Anche per Carlo Calenda «il sostegno di FI a una normativa sullo ius scholae è un’ottima notizia. Fondamentale cercare una convergenza su questa proposta. Facciamolo presto».
Da Iv, Raffaella Paita parla di «norma di civiltà e buon senso, da sempre nostro cavallo di battaglia. Adesso Forza Italia passi dalle parole ai fatti». Luana Zanella, da Avs, crede che «questa sia una base minima non rinviabile per garantire diritti e integrazione a chi progetta il futuro nel nostro Paese».
(da agenzie)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
GLI SFOTTO’ SUI SOCIAL PER ANGELA CARINI NELLO SPOT PUBBLICITARIO DI WEBUILD (CHE DOVRA’ COSTUIRE IL PONTE SULLO STRETTO) : “BISOGNA AVERE GRINTA, DETERMINAZIONE, CREDERCI”
C’è anche Angela Carini tra le testimonial arruolate da Webuild per la sua nuova campagna pubblicitaria. La pugile azzurra appare nei video promozionali della società partecipata da Cassa depositi e prestiti per la campagna intitolata «Webuild per lo sport. Costruire un sogno: storie di campionesse».
Reduce dal ritiro per abbandono sul ring contro Imane Khelif dopo appena 46 secondi, la 25enne napoletana è stata scelta come esempio di «audacia, perseveranza, resilienza, tenacia e passione».
A Carini è stato affidato il compito di rappresentare la «passione», dopo che i risultati a Parigi non sono stati quelli sperati. È possibile però che il video sia stato realizzato prima del boom di popolarità della pugile alle Olimpiadi. «Ho sempre detto due parole – dice nel video di Webuild – Il talento ok c’è, ma deve essere allenato anche quello». Ma non basta, perché bisogna costruire, continua Carini che insiste «bisogna avere grinta, determinazione, crederci…». Un passaggio viene dedicato anche al fallimento: «Non fa nulla: cadi e ti rialzi». E poi aggiunge: «L’avversario più difficile è vincere te stessa». Infine il claim finale: «Con la passione si vincono sogni».
Con Carini ci sono anche la velista Caterina Banti, la judoka Alice Bellandi e le velociste Zaynab Dosso e Antonella Palmisano. Poi c’è lei, che però non sembra ottenere commenti positivi sui social. C’è chi critica la scelta di Webuild. C’è chi chiede su Instagram: «La Carini esattamente che ha vinto?». Qualcuno ipotizza che forse si sono sbagliati nella scelta del testimonial. C’è poi chi ricorda che Webuild dovrà anche costruire il Ponte sullo Stretto di Messina, e solleva qualche dubbio: «Se il famigerato ponte voluto dall’avvinazzato e che dovrebbe realizzare Webuild avrà la stessa resistenza della Carini siamo in una botte di ferro».
(da Open)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
LA CAMPAGNA E’ STATA CREATA PER STIMOLARE UNA DISCUSSIONE SUL LINGUAGGIO UTILIZZATO SPESSO DAI MEDIA
“Io non parteciperò alle Paralimpiadi di Parigi 2024. Gareggerò”. E’ lo slogan di una
campagna, sostenuta via social da alcuni dei principali atleti paralimpici del mondo, lanciata dal Comitato paralimpico internazionale (Ipc) per sconfiggere i pregiudizi linguistici.
Gli atleti che hanno aderito
Alla campagna, secondo quanto riporta il sito dell’Ipc, hanno aderito l’italiana Ambra Sabatini, l’australiano Curtis McGrath e l’argentino Gustavo Fernandez, ma anche Bebe Vio e altri azzurri, per ricordare che gli atleti paralimpici sono stati spesso elogiati semplicemente per aver preso parte allo sport e non per le loro abilità sportive o per la feroce volontà di vittoria.
Il linguaggio usato dai media
La campagna è stata creata per stimolare una discussione sul linguaggio utilizzato spesso dai media per descrivere gli atleti paralimpici rispetto agli atleti che gareggiano senza disabilità. “Gli atleti paralimpici sono stati spesso descritti dai media come ‘partecipanti’ e non ‘concorrenti’ – afferma Craig Spence, resposabile comunicazione dell’Ipc – A Parigi, dopo anni di allenamento e dedizione, 4.400 tra i migliori atleti paralimpici mondiali andranno a competere ai massimi livelli. Il linguaggio però gioca un ruolo determinante nel modo in cui le persone vengono percepite, soprattutto quando si tratta di persone con disabilità e paralimpici. È importante usare quello giusto, motivo per cui abbiamo lanciato questa campagna”.
(da La Repubblica)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
AREE DI CRISI CHE RIGUARDANO 15 REGIONI: A GIUGNO LE ORE DI CASSA INTEGRAZIONE SONO STATE 35,3 MILIONI, IN NETTO AUMENTO RISPETTO AI 29,4 MILIONI DEL 2023… PESSIMI ANCHE I NUMERI DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE: -2,6% A GIUGNO
Trentadue tavoli di crisi aziendali attivi al ministero delle Imprese e del Made in Italy; 23 tavoli in monitoraggio; aree di crisi complesse che riguardano 15 Regioni. Quasi 200 mila lavoratori coinvolti, considerando anche l’indotto che quasi mai arriva all’attenzione del governo: sono i fornitori delle grande aziende, ma spesso le loro sono troppo piccole perché qualcuno se ne preoccupi. E così finiscono nel dimenticatoio.
Ma servono anche a spiegare l’altra faccia della medaglia della canicola ferragostana: gli oltre 6,5 milioni di italiani che quest’anno rinunceranno alle ferie. Oltre la metà non andrà né al mare né in montagna perché non può permetterselo, tanti altri perché temono di venire messi in cassa integrazione a breve o, peggio, di perdere il lavoro
Timori che si alimentano con i freddi numeri della produzione industriale: -2,9% ad aprile, nel confronto annuo; -3,3% a maggio; -2,6% a giugno – l’ultimo dato reso noto dall’Istat lo scorso 2 agosto.
Certo a complicare la situazione contribuisce anche la politica monetaria con i tassi d’interesse che scendono troppo lentamente – perché la Bce continua a temere fiammate inflattive –, ma resta il fatto che la crescita economica è appesa quasi esclusivamente all’attuazione del Pnrr. Tradotto: l’1% atteso per fine anno dipende per 90 punti percentuali proprio dal Recovery.
Abbastanza per capire come sia complessa la situazione dell’industria tricolore a caccia di soluzioni strutturali e risposte davanti alla transizione energetica e digitale. Certo aver chiuso dopo 13 anni la vertenza di Termini Imerese è un segnale positivo, lo riconoscono anche i sindacati, ma non basta per immaginare una rapida inversione di rotta.
D’altra parte, nel raffronto sull’anno, le ore autorizzate di Cassa integrazione sono letteralmente esplose. L’Osservatorio Inps rileva che a giugno sono state 35,3 milioni contro le 29,4 milioni del 2023: le ore in ordinarie sono arrivate a 25,1 milioni (18,5 milioni lo scorso anno. Insomma il trend è in rapido peggioramento.
Con il risultato che rispetto a inizio anno sono 2.547 in più in lavoratori coinvolti dai tavoli di crisi aziendali aperti al ministero delle Imprese: erano 58.026 a inizio 2024. A lanciare l’allarme è Pino Gesmundo, il segretario confederale Cgil che ha la delega su politiche industriali e energetiche, infrastrutture e trasporti, aree di crisi: «Altri 120 mila – dice – sono a rischio nei settori in difficoltà per la gestione delle transizioni o per riconversioni produttive. Si aggiungono le crisi regionali: solo sui tavoli di Puglia e Veneto ulteriori sono 32 mila lavoratori a rischio. Nel complesso sono in bilico quasi 200 mila metalmeccanici».
Per i sindacati, infatti, vengono in qualche modo salvati i lavoratori diretti, mentre l’indotto si perde un pezzo alla volta. «Qual è la politica dell’Italia sulla siderurgia? Noi ancora non l’abbiamo capito, ma ci sono 120 mila operai che devono affrontare la transizione. Motivo per cui chiediamo subito un intervento di Palazzo Chigi per capire da che parte stiamo andando».
(da la Stampa)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
COME FACEVA A SAPERE CHE IL CANTIERE SAREBBE STATO AFFIDATO AL CONSORZIO FORMATO DA WEBUILD E FINCANTIERI QUASI UN ANNO PRIMA DELL’AGGIUDICAZIONE?
È il 28 settembre 2021 e uno dei re del porto di Genova, Aldo Spinelli, chiama Giovanni
Toti. Bisogna organizzare un summit sullo yacht di scio’ Aldo, che insieme allo stesso ex presidente della Regione Liguria e all’allora presidente del porto Paolo Signorini è stato rinviato a giudizio nella maxi inchiesta ligure.
Spinelli però, intercettato dalla Guardia di Finanza, attacca parlando della nuova Diga, la mega opera in costruzione a Genova, cantiere da un miliardo e 300 milioni finanziato con le risorse del Pnrr. È preoccupato: «Ti ho visto a Rai3 ma della diga non ne parlate mai, ma parte sta diga o no?». Toti lo rassicura: «La diga è fatta… è già in gara».
Poi, dopo che l’imprenditore paventa il rischio che a vincere siano «i cinesi», ecco che il governatore si sbilancia: «Sappiamo già anche chi la fa però non te lo…» ride Toti. Che poi precisa: «Secondo me vince Salini Fincantieri».
Previsione azzeccata, visto che il mega cantiere è stato affidato al consorzio oggi chiamato “PerGenova Breakwater”. Formato in primis dalla cordata che aveva già realizzato il nuovo ponte Genova San Giorgio: Webuild e Fincantieri Infrastructure, questa volta in alleanza con Fincosit e Sidra.
La scelta più gradita anche a Spinelli: «Speriamo che vincano quelli del ponte… perché hanno dimostrato di essere veramente imprese come si deve speriamo ». L’audio di questa telefonata finirà all’Eppo, la Procura europea che ha già aperto un fascicolo sulla nuova diga.
Un’opera finita al centro di una serie di controversie amministrative e di rilievi da parte dell’Anac, l’autorità anticorruzione.
Di certo all’epoca della telefonata l’aggiudicazione dei lavori era ancora molto lontana. Nove mesi più tardi, l’Autorità di Sistema guidata da Signorini era stata costretta a dichiarare deserta la gara a cui avevano mostrato interesse appunto il gruppo con a capo Webuild e il consorzio Eteria.
I due soggetti non avevano presentato le loro offerte, visto l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. Così era partita una trattativa diretta chiusa con la vittoria del primo il 12 ottobre 2022. Quando lo stesso Signorini aveva dichiarato: «L’aggiudicazione giunge al termine di un lavoro estremamente complesso».
(da La Repubblica)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
LE ASSOCIAZIONI DEI BALNEARI PRESSANO FITTO, CHE HA TRATTATO LA “RESA” CON BRUXELLES: “DEVE PORTARE A CASA ALMENO GLI INDENNIZZI” … RIBADIAMO: DOPO DECENNI CHE HANNO LUCRATO PAGANDO CANONI IRRISORI ALLO STATO, SONO LORO CHE DEVONO PAGARE UN INDENNIZZO AGLI ITALIANI
Le associazioni dei balneari sono ormai rassegnate al fatto che le concessioni demaniali andranno tutte a gara. Le promesse elettorali del centrodestra contro la direttiva Bolkestein sono evaporate nella canicola agostana, e anche lo sciopero di venerdì scorso, con gli ombrelloni chiusi per due ore, non ha portato passi avanti nel dialogo con la politica.
Il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto tratta con la Commissione europea per evitare il deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia europea. Si cerca una soluzione per aiutare gli imprenditori che rischiano di perdere la concessione, ma sembra uscita dal tavolo l’ipotesi delle proroghe differenziate – al 2027 e al 2029 in base alle aree ancora “libere” nelle varie regioni – come prevedeva invece l’ultima bozza esaminata a Palazzo Chigi.
Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti, spiega che «il passaggio principale è il riconoscimento di un indennizzo, elemento cardine su cui non è possibile derogare». Quindi, chi vince la gara deve liquidare il concessionario uscente che ha investito: l’entità dell’indennizzo potrebbe essere stabilita da una perizia asseverata
Poi ci sono altri due punti che la Fiba Confesercenti chiede al governo di portare al tavolo della trattativa con Bruxelles: «Il diritto di prelazione come è stato riconosciuto al Portogallo, che significa dare la possibilità al gestore uscente di pareggiare il progetto migliore presentato in sede di gara per mantenere la concessione». E infine «un doveroso periodo tecnico affinché le amministrazioni siano pronte ad affrontare con omogeneità le evidenze pubbliche».
L’Antitrust, però, spinge perché le gare vengano avviate entro la fine del 2024, l’esecutivo spera di avere tempo almeno fino all’estate del 2025. «Noi siamo convinti che la politica stia lavorando con l’Europa, da questa discussione bisogna trovare un punto di equilibrio tra i princìpi europei e i diritti delle imprese, non si può dire di no a tutto», sottolinea Rustignoli che aggiunge: «Dal centrodestra al centrosinistra il consenso sul riconoscimento dell’indennizzo è trasversale, aspettiamo di avere un confronto con il governo prima che si arrivi alla legge».
Di punto d’incontro con l’Europa parla anche uno dei parlamentari più vicini ai balneari come Riccardo Zucconi di Fratelli d’Italia. L’idea di Palazzo Chigi è quella di ripartire dalla norma di Mario Draghi sugli indennizzi inserita nel ddl Concorrenza, peccato che quella misura il centrodestra non l’abbia mai voluta attuare.
Lo stesso Zucconi ammette che per arrivare a un’altra proroga ci vorrebbe «un miracolo perché il governo ha tutti contro, dalla Commissione europea che sulla Bolkestein non ci è mai venuta incontro, rigettando la mappatura, fino al Consiglio di Stato. Prendiamo atto che in queste condizioni non si può interloquire». Zucconi si dice comunque fiducioso che il ministro Fitto «riuscirà ad ottenere dalla nuova Commissione Ue un punto di caduta che tuteli il settore del turismo balneare».
E nega contrasti tra i parlamentari della maggioranza che difendono i balneari e il governo: «Io non ho un conflitto di interessi – si difende –. Ho fatto l’imprenditore turistico per quarant’anni e opero ancora in una zona turistica, ma non sono mai stato un concessionario balneare».
Sugli indennizzi, Zucconi è firmatario di una proposta di legge: «Non si può solo andare alle aste e smantellare tutto, gli indennizzi sono la base, io spero che il governo riesca a strappare qualcosa di più, ma mi rendo conto che sarebbe un miracolo».
(da agenzie)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
LE FILIPPINE GARANTISCONO AI LORO ATLETI ESAMI MEDICI GRATUITI, COME COLONSCOPIE E GASTROSCOPIE, PER TUTTA LA LORO VITA…L’IRAQ DONA APPEZZAMENTI DI TERRENO, L’INDONESIA MUCCHE E CASE… ALLA POLACCA ALEKSANDRA MIROSLAW IL GOVERNO DI VARSAVIA REGALERÀ UN DIAMANTE, 60MILA EURO, UN QUADRO E UNA VACANZA… IL CONI VA AL SODO E RICONOSCE PREMI IN DENARO: PER L’ORO 180 MILA EURO (LORDI), PER L’ARGENTO 90MILA E PER IL BRONZO 60MILA
Da quando compirà 45 anni al resto della sua vita, Carlos Yulo, ginnasta filippino
capace di vincere l’oro olimpico a Parigi sia nel corpo libero che nel volteggio, potrà sottoporsi ad esami medici, come colonscopie e gastroscopie, gratuitamente. Il Governo di Manila per il suo eroe nazionale non ha badato a spese.
Sul conto in banca di Yulo sarà bonificato un assegno di 160mila euro, cui si aggiungerà un omaggio di altri 95mila euro più o meno della Camera dei rappresentanti. Altri riconoscimenti materiali arriveranno da aziende pubbliche e private, come un appartamento già ammobiliato a Taguig City del valore di 380mila euro e una fornitura gratuita di ramen.
Il Comitato Olimpico Internazionale non ha mai visto di buon occhio i premi monetari o di altro tipo, per salvaguardare la purezza della gloria olimpica. Un modello ancora seguito dalla Gran Bretagna e da altri pesi come Norvegia e Svezia. Tuttavia, con l’affermarsi dello sport-business il Cio ha dovuto chiudere un occhio, lasciando ai Comitati olimpici nazionali la possibilità di ricompensare economicamente i vincitori.
Il Coni riconosce premi in denaro: per l’oro 180mila euro (lordi), per l’argento 90mila e per il bronzo 60mila. Gli 80 atleti medagliati a Parigi nel complesso “costeranno” al Coni 9,8 milioni (a Tokyo la spesa era stata di 7 milioni). Gli Usa invece pagano per un oro l’equivalente di 35mila euro, per un argento 21 mila, e per il bronzo 14 mila, mentre il comitato di Hong Kong ha assegnato ai vincitori di medaglie d’oro nella spada femminile (Kong Vivian) e nel fioretto maschile (Cheung Long) 768mila dollari a testa.
Ai due vincitori delle medaglie d’oro nella scherma, ad esempio, Hong Kong ha donato abbonamenti gratuiti per la metro, mentre una catena di palestre ha offerto iscrizioni a vita agli altri medagliati. La Malesia aveva promesso al suo primo oro (ma sono arrivati solo due bronzi nel badminton), cibo da asporto gratuito per diversi anni, un Suv di fabbricazione straniera e un appartamento.
Sono felicissimi inoltre i vincitori delle 13 medaglie d’oro, delle 9 di argento e delle 10 di bronzo della Corea del Sud, perché saranno esentati dal servizio militare obbligatorio e riceveranno un’auto di un marchio nazionale.
Alla polacca Aleksandra Miroslaw medaglia d’oro nell’arrampicata sportiva, il Governo di Varsavia regalerà un diamante, 60mila euro, un appartamento, un quadro e una vacanza. L’India aveva garantito voli illimitati per un anno e una macchina di lusso al campione di giavellotto, Neeraj Chopra, vincitore dell’oro a Tokyo.
Sarà meno contento il governo di Narendra Modi, visto che a Parigi Chopra è arrivato secondo battuto dal pakistano Arshad Nadeem al quale aveva comprato un giavellotto professionale per allenarsi. Il Comitato Olimpico iracheno ha donato agli atleti qualificati per Parigi 2024 un appezzamento di terreno. Il re Abdullah II ha offerto denaro, auto, orologi e onorificenze a chi avrebbe vinto una medaglia per la Giordania: ci è riuscito Zaid Kareem, argento nel taekwondo.
Dal Governo indonesiano si aspettano premi consistenti anche i due nuovi campioni olimpici di Giacarta nell’arrampica sportiva e nel sollevamento pesi. Dopo il trionfo a Tokyo, Greysia Polii e Apriyani Rahayu avevano ricevuto cinque mucche, un ristorante e una nuova casa. Infine, il Ministero della cultura e dello sport del Kazakistan premierà gli atleti che sono saliti sul podio a Parigi vincendo un oro, tre argenti e tre bronzi un appartamento.
(da “Il Sole 24 Ore”)
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