DE LUCA DI NUOVO SOTTO INCHIESTA: “FALSO IN ATTO PUBBLICO” QUANDO ERA SINDACO
COSTI LIEVITATI DI OTTO MILIONI PER PIAZZA LIBERTA’ A SALERNO… INDAGATI ANCHE QUATTRO CONSIGLIERI REGIONALI
La nuova inchiesta sul governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca, accusato di falso in atto pubblico per un paio di delibere risalenti a quando era sindaco di Salerno, nasce apparentemente su un principio di buon senso.
Se progetti una piazza su un’area sopra a un torrente, il Fusandola, e vicino al mare, devi prevedere che quando scavi per posare le fondamenta troverai un po’ d’acqua e dovrai fare consistenti lavori di impermeabilizzazione e di messa in sicurezza.
Nella “Repubblica del Crescent” invece non ci hanno pensato. Anzi, è l’accusa dei pm, ci hanno pensato dopo: a giochi fatti e ad appalto per la realizzazione di piazza della Libertà già chiuso ed assegnato a Esa Costruzioni.
La Procura di Salerno, allertata nel 2011 da un esposto del comitato No Crescent, ha aperto un fascicolo per vederci chiaro su cifre e procedure. Iter dubbio. Gara forse truccata.
E quegli 8 milioni di perizia di variante per un evento “imprevedibile” solo per i tecnici, i progettisti, i funzionari e i politici locali.
Una “sorpresa geologica” che non era, e non poteva essere, una sorpresa, sostiene la Procura. Il torrente Fusandola non è nato dalla sera alla mattina.
La Finanza ha notificato 26 avvisi di conclusa indagine. I reati contestati spaziano dal peculato alla turbata libertà degli incanti al falso, fino alla frode nelle pubbliche forniture.
Sono contestati poi reati tributari ad alcuni indagati, tra i quali Mario Del Mese, che avrebbero emesso fatture false per centinaia di migliaia di euro a Esa Costruzioni.
I pm Antonio Cantarella e Guglielmo Valenti hanno ricostruito la storia dell’appalto, del progetto, della variante, dei costi caricati sull’ente pubblico.
E’ un filone bis rispetto a quello, più avanzato, dei crolli che misero a rischio la tenuta statica della costruenda piazza più volte sequestrata.
De Luca è accusato di falso in atto pubblico. Sempre in qualità di ex primo cittadino.
Con lui sono indagati gli assessori dell’epoca: il vice sindaco Eva Avossa, Alfonso Buonaiuto (assessore al Bilancio di Salerno in carica e attualmente capo della segreteria tecnica del governatore), Luca Cascone (oggi consigliere regionale), Domenico De Maio, Augusto De Pascale, Ermanno Guerra, Vincenzo Maraio (oggi consigliere regionale), Francesco Picarone (oggi consigliere regionale), Gerardo Calabrese, Aniello Fiore (oggi consigliere regionale). Rischiano tutti il processo per aver approvato il 6 agosto 2010 e il 16 febbraio 2011 due delibere che inserivano come “straordinarie” opere già previste nel progetto originario e che assorbivano come corrette le dichiarazioni del direttore dei lavori e del responsabile unico del procedimento sull’esistenza di imprevisti geologici che rendevano necessaria l’approvazione di una perizia di variante per potenziare le misure di impermeabilizzazione delle strutture interrate della futura piazza di fronte al lungomare di Salerno.
Le due delibere sono state istruite su relazioni e atti predisposti da diversi tecnici, tra i quali l’ingegnere Domenico Barletta. Barletta è coimputato con De Luca nel processo per il termovalorizzatore di Salerno.
Entrambi sono stati condannati in primo grado per abuso d’ufficio per la nomina di Alberto Di Lorenzo (anche lui condannato) a project manager del mai realizzato impianto di Cupa Siglia. Barletta e Di Lorenzo sono indagati anche in questa inchiesta.
Sono accusati di turbativa d’asta per la gara della posa in opera della pavimentazione aggiudicata da Esa Costruzioni. Barletta deve difendersi poi anche da svariate accuse di falso per l’attestazione della regolarità tecnica della delibera di giunta e di peculato per la liquidazione indebita di alcune somme.
Proprio oggi il legale del governatore campano, Paolo Carbone, ha chiesto l’assoluzione perchè il fatto non sussiste nell’arringa al processo d’appello per la nomina del project manager.
In primo grado era arrivata la condanna per abuso d’ufficio con sospensione della pena. Da qui era partito il provvedimento di sospensione ex legge Severino, poi bloccato dal tribunale di Napoli in attesa del giudizio della Corte Costituzionale.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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