L’INSOSTENIBILE DOLORE DI COLLEFERRO: “UN FATTO TROPPO GRANDEâ€
UN SENSO DI SMARRIMENTO OFFUSCA LO SGUARDO E INCRINA LA VOCE… “IN AMERICA SAREBBERO GIA’ SULLA SEDIA ELETTRICA”
“L’unica cosa che mi rincuora è che non sono direttamente di qua”. Due giorni dopo, Colleferro prova ad allontanare lo sgomento in cui l’ha precipitata l’omicidio di Willy Monteiro Duarte.
“Un fatto troppo grande, non avremmo mai immaginato potesse succedere qua”, spalanca gli occhi una dipendente della tabaccheria Galli, pieno centro cittadino, un centinaio di metri dallo slargo dove il 21enne di Paliano, di origini capoverdiane, è stato pestato a morte nella notte tra sabato e domenica.
“Non è bello che adesso Colleferro si ritrovi su tutti i giornali e le tv, che venga ricordato per questo brutto fatto. O no?”, chiede la donna e ripete: “Ma chi ha fatto questo non fa parte della nostra comunità e noi aspettiamo risposte dalla giustizia. Risposte certe e durature”.
Colleferro tenta di reagire spostando la notte qualche chilometro più in là , verso Artena, la cittadina vicina dove vivono i fratelli Marco e Gabriele e Bianchi e gli amici Mario Pincarelli e Francesco Bellegia, come Willy anche loro poco più di vent’anni, accusati di averlo ucciso a calci e pugni.
L’enormità dell’accaduto, l’assurdità della vicenda – non ancora ricostruita in tutte le sue parti – hanno provocato uno smarrimento che offusca lo sguardo, incrina la voce. Troppo presto per interrogarsi su quello che è successo e lasciarsene interrogare, per prendere le misure e non le distanze, la reazione più immediata e naturale davanti a “un evento così insensato”, per usare le parole del sindaco, Pierluigi Sanna.
Anche lui incredulo e deciso nel sottolineare l’estraneità degli accusati alla sua comunità . “Non che la gente di Artena sia cattiva – spiega – però è un fatto che non sono di Colleferro, una comunità operaia, tranquilla. Questa roba ci ha straziato il cuore”, sospira mordendosi il labbro inferiore.
“Lo faccio da giorni, per non piangere. In cinque anni ho investito in cultura, ho riaperto il teatro e la biblioteca, ma non è servito. Ma non mi si venga a dire che la colpa è della movida, ogni tanto nei locali dietro la piazza ci vado anch’io, non è chiudendoli che si risolve”, ragiona guardando fuori dalla finestra della sua stanza, al primo piano del Municipio
I locali della movida non si vedono, ma basta attraversare la piazza e superare la caserma dei carabinieri e quasi ci inciampi. La piazzetta in cui è stato ucciso Willy sta lì e ora sembra un altare alla memoria.
Pupazzi, bigliettini, piante, bandiere, magliette e gagliardetti della Roma, la sua squadra del cuore. E fotografie, messaggi. Testimonianze della commozione provocata dalla morte di un ragazzo perbene “finito nel posto sbagliato al momento sbagliato”, fa notare una donna scuotendo la testa.
“Nei nostri cuori sarai sempre vivo”, si legge su un foglietto poggiati sui fiori che circondano una croce messa lì “proprio perchè quello che è successo dovrà essere ricordato sempre”, quasi piange Roberta.
Ha 16 anni, racconta di essere un’amica di Willy e ricorda “il suo sorriso, la sua disponibilità . È per questo che l’hanno ammazzato, perchè è intervenuto per difendere un amico. Qui quei quattro li conoscevamo, venivano da fuori e non gli interessava fare amicizia qui, venivano a prendersela con i ragazzini”.
“Ora la giustizia deve dare le risposte che ci aspettiamo e a quelli la pena che meritano. Deve chiuderli in galera e buttare la chiave”, alza la voce Riccardo, quarant’anni. Arrivano uomini, donne, mamme e papà coi loro bambini, un gruppo di volontari della Croce Rossa: si fanno il segno della croce, si raccolgono in preghiera. Il silenzio è rotto solo dal cigolio di un’altalena sulla quale, dall’altro lato della piazza, dondolano due bambine.
“A Colleferro non ci sono bande criminali, l’immagine che sta passando in tv e sui giornali è sbagliata – tiene a precisare Maurizio, 46 anni – quello che è successo qui poteva accadere ovunque, ma ora abbiamo paura per i nostri figli. Ecco perchè confidiamo nella giustizia, servono pene esemplari”.
È venuto a portare un fiore a Willy “perchè questa tragedia ci ha provocato un dolore immenso, ma che sia chiaro: Colleferro non è questo, noi non c’entriamo”. “E chi sa deve parlare – gli fa eco una donna fino a un attimo prima assorta in preghiera – com’è possibile che nessuno abbia sentito nulla?”.
Più in là davanti alle telecamere dei giornalisti continua la teoria di chi “non c’ero, ma le cose sono andate così è così”. Un ragazzo e una ragazza mostrano un cestino dei rifiuti ammaccato piantato lungo la strada. “Vedete? Lo hanno usato per spaccare la testa a Willy”, indica lei ai cronisti.
Nel pomeriggio compaiono due striscioni in cui si chiede “Giustizia per Willy”. Arriva la notizia che gli arrestati nell’interrogatorio al gip hanno negato l’aggressione. “In America già stavano sulla sedia elettrica”, commenta un uomo.
“Non è che poco poco questo rischiano di diventare santi? – chiede ai giornalisti un altro – Dicono che non sono stati, ma allora chi l’ha ammazzato ‘sto ragazzo?”, e punta l’indice verso una foto dalla quale Willy sorride. È la stessa dell’ingrandimento che campeggia nella reception dell’Hotel degli Amici, sulla strada che da Colleferro porta ad Artena, dove il 21enne ucciso lavorava da due anni come apprendista cuoco.
“Era proprio come lo vede in foto”, si commuove Antonella Graziani, la direttrice dell’albergo. E ricorda “la disponibilità , la bontà di questo ragazzo che quando non aveva la bocca allargata in un sorriso gli sorridevano gli occhi. Noi non ce lo spieghiamo, conoscendolo è difficile pensare che qualcuno sia stato così cattivo con lui”.
Anche Nazareno D’Amici, il titolare dell’hotel, ha gli occhi lucidi. Ieri ha incontrato i genitori e la sorella di Willy. “Sono distrutti, devastati dal dolore”, scuote la testa, raccontando che “anche se non me lo ha mai detto, l’ho saputo dai suoi colleghi della cucina, quel ragazzo lavorava anche per aiutare la famiglia”.
Per questo, per continuare a farlo, ha pensato di promuovere una raccolta fondi – “sarà come se fosse Willy a continuare ad aiutare i suoi”.
Il sindaco di Paliano, Domenico Alfieri, che conosceva Willy – “era amico di mia figlia”, dice ad HuffPost – per domani sera ha organizzato una fiaccolata in suo ricordo. In mattinata, invece, accompagnerà la sorella del 21enne a un’amichevole della Roma a Frosinone, “perchè la squadra vuole donare alla famiglia di Willy una maglia con le firme dei calciatori”, dice Alfieri.
La Roma era la squadra del cuore di Willy. “Anche quel sogno gli hanno spezzato – considera commosso il titolare dell’albergo dove lavorava Willy – ma come si fa a uccidere un ragazzo così?”. Il fratello di Marco e Gabriele Bianchi ha dichiarato di essere disposto a chiedere perdono alla famiglia di Willy. “E perchè mai dovrebbe – replica secco D’Amici – se i fratelli dicono che non l’hanno ammazzato loro? Per i colpevoli ci vuole una pena esemplare. E poi me lo spiega un padre e una mamma, davanti alla morte di un figlio, fatto a pezzi con tanta ferocia, che se ne fanno del perdono. Noi vogliamo che la giustizia faccia il suo corso e pene esemplari per gli assassini di Willy”.
(da “Huffingtonpost”)
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