LA GAFFE DI MALAN SUI GENDER: CITA LA TEORIA SBAGLIATA
IL SENATORE DI FORZA ITALIA PUBBLICA UNA DEFINIZIONE CHE IN REALTA’ ENFATIZZA LA DIFFERENZA TRA UOMINI E DONNE: GLI SBERLEFFI SUL WEB
Deciso a mostrare che il presunto pericolo della «teoria di gender», bollato dalla ministra dell’Istruzione Stefania Giannini come una «truffa culturale» non è solo un fantasma, ma un pericolo reale, il senatore di Forza Italia Lucio Malan è andato a cercare sul web le prove della sua esistenza.
E ha twittato il testo (in inglese) di un compendio online di sociologia che riportava la definizione di gender theory.
Uno scivolone, perchè la gender theory nella definizione inglese è esattamente il contrario di quella che Malan la accusa di essere.
Secondo il senatore forzista e i gruppi a cui si richiama, infatti, la cosiddetta «teoria di gender» sarebbe un attentato alla differenza innata dei sessi e una forma di promozione della transessualita e omosessualità .
Il compendio inglese invece la definisce così:
La teoria di gender indica atteggiamenti e convinzioni che riguardano i ruoli appropriati, i diritti e le responsabilità dell’uomo e delle donna nella società . L’ideologia gender tradizionale enfatizza l’importanza della differenza tra uomini e donne, e assegna agli uomini il ruolo di lavoratore e alle donne quello di cura della casa e della famiglia. La teoria di gender si riferisce alle ideologie che legittimano le diseguaglianze di genere.
Incarna cioè quella concezione della famiglia che Malan e i gruppi sedicenti «antigender» difendono.
L’errore non è sfuggito agli utenti di Twitter che hanno risposto più o meno ironicamente al senatore, facendogli notare l’incomprensione.
Malan, però, ha mostrato di non aver gradito.
Il senatore forzista è uno dei più aperti sostenitori dell’esistenza di un complotto del «gender» ed autore di alcuni degli emendamenti che si fanno beffe della proposta di legge Cirinnà per riconoscere le coppie gay: ha proposto tra l’altro di far diventare le unioni civili «unioni renziane».
Elena Tebano
(da “il Corriere della Sera”)
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