LAVORATORI IN NERO, IL CASO SCUOTE L’EXPO: “BADGE SENZA FOTOâ€
C’È UN VARCO APERTO AGLI “IRREGOLARI”… “NON SI TIMBRA PIÙ ALL’USCITA”. BUFERA SU MANPOWER: “TEMIAMO PAGHE SOTTO I 5 EURO L’ORA”
Il commissario Expo Giuseppe Sala è ottimista e irritato.
Ottimista perchè l’esposizione “il 1° maggio sarà pronta”, continua a ripetere.
Irritato perchè il Corriere della Sera ieri ha raccontato il “varco abusivo” da cui — sotto l’occhio del cronista — entrano all’alba, dalle 6 alle 7, lavoratori irregolari, forse necessari per completare i lavori nella grande corsa finale prima dell’inaugurazione. Sala smentisce: “Il varco in questione è una postazione temporanea ed è presidiato 24 ore su 24”, così dice una nota ufficiale della società Expo 2015 Spa.
“Come mostra il video pubblicato su corriere.it  , il giornalista si è fermato sull’ingresso”, prosegue la nota. “Se fosse entrato sarebbe stato bloccato dalla vigilanza, come peraltro successo nello stesso luogo ad altri giornalisti nei giorni scorsi”.
“Sono amareggiato”, confessa Sala, “al di là dei contenuti che cercheremo di capire. A parte che ho fatto fare una verifica rapida e mi risulta che il cancello ci sia, ma poi chi entra trovi delle guardie, quindi questo è un po’ da verificare. Dopo di che, tra giornali e Expo c’è una regola non scritta, ma a cui ci si attiene, di fronte a cose che sono ritenute gravi: si chiama prima e si sente la versione dell’altra parte. Io, è meglio che la gente sappia”, ha detto Sala a una radio privata, “ho ricevuto una telefonata ieri sera alle 23, dunque con il chiaro intento di non sentire la nostra opinione, e quindi che ognuno faccia la sua parte. Che pensassero un po’ ai 9 mila lavoratori che stanno lavorando sotto l’acqua per cercare di finire questa opera… Per cui sono assolutamente irritato, dopo di che se sarà così ne risponderemo, ovviamente perchè siamo a rispondere alla collettività , però ogni tanto si perde veramente un po’ il senso della misura”.
L’irritazione del commissario non tiene conto dei precedenti: ai primi di aprile due giornalisti del sito fanpage.it   sono entrati da uno degli ingressi principali senza tessera di riconoscimento, semplicemente indossando caschetto e gilet ad alta visibilità , per arrivare, indisturbati, sotto Palazzo Italia.
Qui hanno deposto una scatola con la scritta “bomba”.
Sala, subito dopo, li ha descritti come “persone che hanno del buon tempo da perdere” e ha garantito che sulla vigilanza dei varchi ci sarebbe stato un giro di vite.
Eppure il 25 aprile un cronista del Fatto Quotidiano ha raccontato di essere entrato nel sito Expo attraverso un canale scolmatore del torrente Guisa.
Poi è stata la volta del Corriere, che ha aggiunto che da un varco non presidiato, a poca distanza da un ingresso ufficiale, entrerebbero i lavoratori non regolari, quelli che una tessera non ce l’hanno perchè non hanno neppure un contratto.
I sindacati confermano l’allentamento dei controlli in entrata e in uscita: “Il cantiere, con le quasi 9 mila persone che ci lavorano in questi giorni, è un delirio”, racconta Antonio Lareno, responsabile Expo della Cgil, “non stupisce dunque che riesca a entrare qualche lavoratore in nero. Ma credo sia un aspetto marginale, anche perchè il più delle volte vengono individuati. Però da metà febbraio, cioè da quando sono fortemente accelerati i lavori nel sito espositivo, non c’è più l’obbligo di mettere sul badge identificativo la fotografia personale, nè di timbrare al termine del turno. Abbiamo continuato a segnalare che in questo modo si incentivano gli ingressi irregolari”.
Il sindacalista segnala anche un altro aspetto che ritiene preoccupante, ora che si va verso l’apertura al pubblico del sito: quello relativo ai turni del personale di vigilanza. Un affare da quasi 20 milioni di euro, affidato a un raggruppamento d’imprese che comprende Allsystem, Sicuritalia e Ivri.
“Per risparmiare, le imprese stressano gli orari, facendo fare agli addetti 12 ore di lavoro al giorno: così rischiamo che a Expo possa succedere quello che è accaduto al Palazzo di giustizia di Milano. Ci vogliono invece turni compatibili con le soglie di attenzione”, chiede Lareno.
Su questo, i sindacati stanno conducendo trattative con Expo Spa.
Il personale di vigilanza è un esercito di 1.500 guardie private, di cui 900 armate e 600 da collocare agli ingressi, con competenze di procedure aeroportuali.
Secondo i sindacati, almeno una delle quattro aziende che hanno vinto la commessa diretta per la sicurezza starebbe inoltre garantendo compensi “molto inferiori alle regole: 4,6 euro all’ora, contro un minimo di 6,5”.
Sono le tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil di Milano a denunciare anche il tentativo di forzare gli accordi sindacali: puntano il dito su Manpower, l’agenzia che in Expo gestisce “il lavoro in somministrazione e che in violazione degli impegni assunti non ha fornito informazioni sul proprio operato”.
I sindacati ipotizzano che l’agenzia di lavoro interinale voglia utilizzare per i lavoratori richiesti dai padiglioni esteri contratti “al ribasso fino al 30 per cento rispetto alla normativa italiana”: “Temiamo che vogliano applicare contratti diversi da quelli collettivi nazionali, con una riduzione dei compensi anche sotto i 5 euro all’ora”.
Secondo i sindacati, Manpower avrebbe raccolto per i padiglioni stranieri 150 mila candidature di lavoro, da cui sta selezionando i 4 o 5 mila lavoratori richiesti. Manpower smentisce, citando l’“utilizzatore finale” (cioè, si suppone, il Paese ospitante): “Per tutti i contratti attivati per conto dei Paesi espositori sono stati adottati i contratti applicati dall’utilizzatore finale, nel pieno rispetto della normativa vigente in Italia”.
Intanto, a tre giorni dall’apertura, la corsa contro il tempo continua.
Gianni Barbacetto e Marco Maroni
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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