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PUTIN TRA CASAPOUND E FORZA NUOVA

L’EVOLUZIONE DELLE POSIZIONI SUL CONFLITTO TRA UCRAINA E RUSSIA, I MILITANTI AL FRONTE E I FINANZIAMENTI

Ucraina La guerra che non c’è è il libro pubblicato nel marzo del 2015 a firma di Andrea Sceresini e Lorenzo Giroffi: due giovani corrispondenti di guerra italiani per loro stessa ammissione un po’ naif, che avevano passato 40 giorni tra la Kiev post-Maidan e il Donbass in rivolta.
Una testimonianza a volte ingenua ma di primissima mano, che quasi all’inizio si imbatte in un italiano.
Un 52enne piemontese di nome Francesco e detto Stan, che porta al collo una runa di metallo, e che si è arruolato assieme ai miliziani del Pravy Sektor nel Battaglione Azov.
E il reparto il cui impiego viene spesso viene portato a esempio di certe vocazioni “neo-naziste” dell’attuale governo di Kiev, e in effetti Stan non nasconde le sue idee di estrema destra.
“Da ragazzo stava in Avanguardia Nazionale con Stefano Delle Chiaie”, racconta senza la minima remora. “Partecipare a una guerra ideologica è sempre stata la sua ambizione.
‘Ho-cinquanta-due-anni’, ha cadenzato con lentezza come se ogni sillaba valesse un pugno di lustri. ‘Se non ne approfitto ora, quando cazzo mi ricapita’”.
A fine libro, però, salta infatti fuori un altro italiano di estrema destra.
Ha 35 anni, si chiama Andrea, è lucchese, ha il corpo pieno di tatuaggi inneggianti a Mussolini. Legato a Forza Nuova, tra anni ’90 e 2000 ha fondato uno dei gruppi ultrà  più violenti della scena toscana.
E lui è finito dall’altra parte del fronte, tra i separatisti del Donbass. Convertito alla chiesa ortodossa e all’antifascismo, ma un “antifascismo russo” che “fa rima con patria, con tradizione”, racconta di come i separatisti hanno iniziato ad armarsi saccheggiando i musei della Seconda Guerra Mondiale; ammette senza problemi che Mosca li appoggia: e canta De Andrè per spiegare che in guerra bisogna uccidere senza pietà , per non fare “la fine di Piero”.
Non solo Sceresini e Giroffi hanno testimoniato di questa difficoltà  della estrema destra italiana a scegliere con chi stare, nella vicenda del Maidan e del Donbass. Giornale on line chiaramente orientato su una linea di sinistra radicale e a sua volta simpatizzante per i ribelli del Donbass, Popoff Quotidiano nel settembre del 2014 aveva ad esempio già  registrato una sorta di “derby nero in Ucraina: Casapound con Kiev, Forza Nuova con Putin”.
Piuttosto che il cinismo dello stesso Putin nel servirsi dei fascisti, la denuncia era su “quali capriole e equilibrismi siano capaci i fascisti quando cercano di ingraziarsi un nuovo padrone”.
Secondo l’analisi, sarebbe stata CasaPound sulla vicenda ucraina ad avere una linea “coerente”: “pro Kiev e quindi Pro-Ue fin dall’inizio della vicenda, tolto il piccolo problema’ che in Italia invece Casapound è anti-Ue”.
E riferiva appunto di stetti contatti con il Pravy Sektor, a combattere col quale sarebbero andati noti militanti: “da Zippo camerata famoso per aver pestato dei militanti del Pd, a Francesco Saverio Fontana, arruolatosi nella squadraccia nera che è il battaglione Azov (famoso per la brutalità  con cui opera contro la popolazione civile del Donbass) e tornato di recente in Italia, già  in giro a fare propaganda pro nazi col gagliardetto del battaglione in bella vista”.
Su Forza Nuova osservava che invece c’era stata un’evoluzione da una posizione pro-Kiev a una pro-Putin. Un “salto della quaglia” il cui imbarazzo sarebbe dimostrato “dal fatto che dal sito di Forza Nuova sono spariti gli articoli di rivendicazione degli incontri con Svoboda (salvo che i camerati si son dimenticati di togliere i link: ad esempio oppure questa commovente lettera del segretario Roberto Fiore ai camerati di Svoboda,)”.
Proprio da Popoff apprendiamo che l’Andrea 35enne e lucchese incontrato da Sceresini e Giroffi fa di cognome Palmeri, e scappato da un regime di sorveglianza speciale nel luglio del 2014, ed è appunto ricomparso nel Donbass “a combattere l’imperialismo americano”.
Come ricordano, era “capo di un gruppo ultras fascista, i Bulldog, famosi per aver fatto piazza pulita allo stadio di ogni traccia di colore rosso a suon di sprangate e scazzottate”.
Ma, appunto, a Popoff sono comunque convinti che i ribelli del Donbass siano i “buoni”. Nella loro analisi. “ovviamente Palmeri e Forza Nuova sanno benissimo che è difficile, se non impossibile, andare in giro a suon di saluti romani, celtiche e svastiche in una zona dove l’antifascismo è viscerale, profondo, una pregiudiziale perchè tutti hanno bene impressa nella memoria la fatica immensa che fu la Grande Guerra Patriottica e mostrano fieri il nastro di San Giorgio. Così è plausibile pensare che Palmeri all’esercito del Donbass non la stia raccontando tutta”.
Ci pensano dunque loro a denunciarlo, per prevenire chiunque possa usare “questa vicenda per diffamare ulteriormente la Resistenza del Donbass, togliendo valore al sangue versato da quel popolo per la propria libertà  contro l’aggressione imperialista di USA, UE e NATO”.
Attenzione, però. La rivolta di Maidan è del febbraio del 2014. Come già  ricordato, già  nel settembre del 2013 il Fronte Nazionale di Adriano Tilgher aveva riempito Roma di manifesti “Io sto con Putin” dal fortissimo tono omofobo.
Come spiegò lo stesso Tilgher, “Putin ha assunto posizioni coraggiose, contro la potentissima lobby gay che, con un’azione capillare, punta quasi a colpevolizzare chi omosessuale non è, e contro le centrali finanziarie mondiali che vogliono la guerra in Siria. Noi stiamo con Putin, senza se e senza ma: un attacco in Siria aprirebbe le porte a un conflitto mondiale e la posizione russa rappresenta un argine contro l’irresponsabilità  di Obama e di tutti i guerrafondai”.
Risale invece al 4 dicembre del 2013 un’intervista di Roberto Fiore alla Voce della Russia in cui il leader di Forza Nuova esprime sostegno a Putin in chiave anti-immigrazione. E da notare che il 5 giugno 2008 Russia Today aveva invece definito lo stesso Fiore “un terrorista fascista pericoloso”. Insomma, non solo state solo le quaglie fasciste a saltare.
Nel suo Tango Noir Anton Shekhovtsov attesta che Fiore tra 2012 e 2014 avrebbe tenuto il piede su due staffe: cercando di fare affari in Russia, tanto da incontrare il vice premier russo Arkady Dvorkovich all’International Business Forum Italia Russia; e nel contempo mantenendo i già  citati rapporti con l’estrema destra ucraina.
Ma quando il 20 dicembre 2014 Forza Nuova convoca a Milano una riunione di gruppi di estrema destra da tutta Europa per costruire quella che viene esplicitamente definita “un’alleanza strategica pro Putin” il movimento di Fiore vanta invece di avere con Putin “rapporti decennali”.
Fiore nel novembre del 2013 ha promosso con sponsorizzazione russa un incontro sulla limitazione della libertà  di espressione in Europa in chiave omofoba; dal 29 agosto al primo settembre 2014 è stato a un evento in Crimea, presentando un appello contro le sanzioni europee alla Russia; il 12 e 13 settembre 2014 ha a partecipato a Mosca a una due giorni di convegni sponsorizzati da Cremlino e Duma in difesa della famiglia tradizionale. Il 17 maggio del 2015 tornerà  a Mosca a dire che la stessa Mosca “è la terza Roma”, secondo lo slogan del nazionalismo russo
Nel marzo 2015 ancora Fiore è stato tra i leader di dieci movimenti europei di estrema destra invitati a San Pietroburgo a un “Forum internazionale conservatore russo” patrocinato dal Cremlino .
Con lui Luca Bertoni, un fedelissimo di Salvini che rappresenta l’associazione leghista Lombardia-Russia; e Irina Osipova, un’italo-russa già  candidata alle comunali a Roma con Fratelli d’Italia.
Un’inchiesta dell’Espresso nell’ottobre del 2017 collega questo evento a un giro di arruolamento di mercenari di estrema destra italiani per il Donbass, in cui ricompare il nome del solito Palmeri.
Il servizio riassume: “un plotone di fascisti e di neonazisti italiani che combattono in Ucraina, schierati in prima linea contro il governo di Kiev sostenuto dalla Nato. Ideologi ‘rossobruni’, stranieri e nostrani, che teorizzano e sostengono la guerra anti-europea dei miliziani filorussi. Un istruttore di arti marziali che arruola mercenari nelle nostre città , per spedirli al fronte. Ex poliziotti congedati e militari reduci da altre guerre sporche. Una misteriosa imprenditrice della sicurezza con base tra Londra e Milano. Anonimi finanziatori russi che pagano i movimenti europei di estrema destra. E due reclutatori di casa nostra con radici politiche opposte: un neofascista e un comunista. Tutti uniti nel nome di Putin”.
Secondo un’indagine dei Carabinieri, gli italiani combattenti con i russofoni del Donbass sarebbero almeno 6. Per il governo di Kiev, almeno 25. oltre a Palmeri un altro nome che viene fatto è quello del 33enne nolano Antonio Cataldo, ex-militare che nel 2001 aveva già  fatto il mercenario in Libia per i Gheddafisti.
Anche L’Espresso ritiene che “la nuova ideologia divide dall’interno anche l’estrema destra. I vertici di Casapound, ad esempio, si sono schierati con il governo di Kiev. Ma in visita nel Donbass spuntano anche esponenti romani del movimento, come Alberto Palladino, detto Zippo. Militante che nel 2008 balzò agli onori delle cronache per aver partecipato all’aggressione degli studenti di sinistra a piazza Navona. E ora si occupa di esteri nella redazione del Primato nazionale, giornale online di riferimento del movimento di estrema destra”.
Quello stesso Zippo che, abbiamo visto, secondo Popoff stava invece con gli ucraini! Però appena un mese dopo il leader di CasaPound Simone Di Stefano appare anche lui passato con il Cremlino. “Siamo fascisti ma ci piace anche Putin”, confessa. Si va da Putin o da Trump?, gli chiedono. “Mi sono simpatici entrambi”, è la risposta. “A Trump chiederei la chiusura delle basi Usa in Italia”.
E il 22 giugno del 2018, proprio nel giorno anniversario dell’attacco di Hitler all’Urss, CasaPound organizza una conferenza su Putin ) cui partecipano sia l’ideologo rosso-bruno Aleksandr Dugin, sia quel Giulietto Chiesa che da dirigente del Pci famoso per il suo filo-sovietismo e corrispondente da Mosca per Stampa e Unità  è diventato uno dei più famigerati complottisti italiani, a partire dalle sue teorie sull’attacco alle Torri Gemelle fatto dalla Cia (e non solo).
Nel novembre del 2017 L’Espresso ha poi fatto un’inchiesta sui finanziamenti di CasaPound e Forza Nuova in cui si cita la nostra Intelligence per spiegare che “in cambio dell’appoggio alla causa russa in Europa i movimenti estremisti avrebbero ‘ricevuto sostegno economico’”.
Affermazioni in realtà  generica e non suffragata da prove. “Anche Forza Nuova? Impossibile saperlo”, riconosce il servizio. “Le informazioni raccolte da L’Espresso permettono tuttavia di descrivere alcuni legami economici che uniscono Fiore alla Russia”, aggiunge.
E sono quelle di cui abbiamo già  riferito. In più, si aggiunge che Fiore “per oltre cinque anni è stato proprietario di una società  basata a Cipro, isola europea prediletta dai russi, che grazie al segreto bancario è da anni uno dei posti più in voga per chi vuole tenere riservati i propri affari.
Nell’ottobre del 2010 Fiore ha infatti aperto sull’isola la Vis Ecologia Ltd, società  che si occupa ufficialmente di ‘riciclo di materiali’, ma che ha caratteristiche insolite per un’azienda operativa: nessun dipendente, niente sito internet, la sede registrata presso gli uffici di uno studio di commercialisti.
Le visure camerali dicono che l’impresa è stata registrata a Cipro ‘per scopi fiscali’, ma è impossibile sapere se sui conti siano girati soldi dato che l’impresa non ha mai depositato un bilancio.
Contattato da L’Espresso, il segretario di Forza Nuova non ha risposto alle richieste di chiarimento sull’attività  della sua società  cipriota”.

(da “NextQuotidiano”)

This entry was posted on giovedì, Dicembre 6th, 2018 at 21:46 and is filed under denuncia. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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