“TRUMP È INSTABILE E VUOLE IL POTERE ASSOLUTO” – KAMALA HARRIS, A UNA SETTIMANA DAL VOTO, ALZA I TONI. NEL COMIZIO A WASHINGTON CHE CHIUDE LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE
DAVANTI A 50 MILA PERSONE, ATTACCA CON VIOLENZA IL TYCOON: “È UN MESCHINO TIRANNO”… È TESTA A TESTA NEI SETTE STATI IN BILICO
“Donald Trump è instabile e vuole il potere assoluto”: A una settimana dal voto negli Stati Uniti Kamala Harris lancia la sua requisitoria all’Ellipse, nel luogo simbolico di fronte al lato sud della Casa Bianca in cui l’avversario repubblicano quasi quattro anni fa, il 6 gennaio del 2021, radunò i suoi sostenitori e li invitò a “lottare come dannati”, “fight like hell”.
Un’esortazione che finì con l’assalto a Capitol Hill e la giornata più buia della democrazia americana. “E’ il momento di una nuova generazione di leader in America. E io sono pronta”, ha detto la vice presidente alla sua gente riunita nella capitale. Gli Stati Uniti non sono un luogo per “aspiranti dittatori”: i manifestanti di Seneca Falls e dello Stonewall “non hanno lottato e dato al loro vita solo per vederci cedere le nostre libertà fondamentali. Non lo hanno fatto per vederci sottomettere alla volontà di un altro meschino tiranno”, ha aggiunto.
Il “popolo di Kamala”, raccolto nello stesso luogo dei trumpiani tre anni fa, non potrebbe essere più diverso dalla folla dalla quale sono usciti gli insurrezionisti violenti che hanno attaccato il Congresso. Composto, anche troppo secondo alcuni osservatori, quasi rassegnato ad una vittoria che sembra sempre più difficile, ma che comunque ha deciso di scendere in massa a dare il suo sostegno alla candidata democratica.
Oltre 52mila persone secondo la polizia della capitale, migliaia delle quali hanno atteso circa due ore e mezza in fila, pazientemente, e altre migliaia che nonostante la lunga coda non sono riuscite ad entrare nel perimetro dell’Ellipse e si sono assiepate sul grande prato di fronte, dove sorge l’obelisco dedicato a George Washington, un altro luogo iconico della capitale Usa.
Una folla che si vede così numerosa su quel prato forse solo in un’occasione: il 4 luglio, la festa dell’indipendenza americana. Una massa allegra ma non folkloristica come i sostenitori di The Donald, che lo venerano senza se e senza ma. Forse più consapevole, più critica anche nei confronti di una candidata che non appoggiano in tutto e per tutto, vedi ad esempio la guerra a Gaza, e tuttavia conscia dell’importanza di queste elezioni e spaventata dagli scenari prospettati dai democratici in caso di vittoria del repubblicano.
“Questo voto è una scelta fra il caos e la divisione o la liberta”, ha avvertito la vice presidente. “Trump parlando da questo posto quattro anni fa, ha inviato una folla armata a ribaltare un’elezione libera e giusta. Un’elezione che aveva perso”, ha attaccato Harris per poi passare ad una nota dolente della sua campagna, la crisi al confine sud degli Stati Uniti.
“Perseguiremo i cartelli del narco traffico e gli immigrati illegali, ma allo stesso tempo non dobbiamo dimenticare che siamo una nazione di migranti”, ha affermato. Quindi la democratica ha affrontato un altro tema caldo, la continuità con Joe Biden.
“La mia presidenza sarà diversa”, ha assicurato promettendo di continuare a lottare per l’aborto e i diritti riproduttivi delle donne. Harris ha anche promesso che non abbandonerà gli alleati degli Stati Uniti in tutto il mondo, altro argomento controverso con le minacce del tycoon di uscire dalla Nato e la sua vicinanza a figure autoritarie come Vladimir Putin e Kim Jon un. Harris ha anche promesso che “sarà la presidente di tutti gli americani, anche di chi non è d’accordo con lei”.
“We are not going back!”, hanno risposte donne nere e bianche, uomini, famiglie e centinaia di giovani, soprattutto studenti delle tante università di Washington. Qualcuno reggeva un cartello con la foto del tycoon con i baffi alla Hitler, qualcun altro protestava per il diritto all’aborto, alcuni per la difesa della comunità Lgtbq+.
“Io entrerò nello Studio Ovale con una lista di priorità per gli americani, Trump con una lista di nemici da punire”, ha attaccato la vice presidente accolta dall’ovazione del pubblico. Se l’America fosse Washington, Harris avrebbe la vittoria in tasca. Ma la capitale per molti gli analisti, e forse non a torto, è una bolla lontana da quella pancia del Paese che sembra preferire Trump.
Kamala Harris s Donald Trump testa a testa in Pennsylvania, stato in bilico che ha 19 grandi elettori. Secondo un sondaggio di Cbs News-YouGov, Harris e Trump hanno ognuno il 49% dei consensi.
(da agenzie)
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